ENOTIME.IT Le etichette delle bevande alcoliche sono fuorilegge, anzi
sopra la legge! L’intervento di Ennio Palmesino, Presidente
dell’Associazione Italiana dei Club degli Alcolisti in Trattamento Cari lettori,ricevo
e pubblico la lettera di Ennio Palmesino, Presidente dell’Associazione
Italiana dei Club degli Alcolisti in Trattamento e Membro della
Consulta Nazionale sull’Alcol presso il Ministero della Solidarietà Sociale
relativamente ad una nostra Notizia del Giorno "Vino e Salute: nuove politiche U.E. di comunicazione".
Il tema è scottante ed in particolare il Sig. Palmesino si sofferma sulla
necessità di indicare chiaramente in etichetta che il vino nuoce alla salute
delle donne incinte, come ha recentemente legiferato la Francia (vedi nostra notizia del 21/11/2006) e come
si sta apprestando a fare la Finlandia. Lascio al lettore ogni ulteriore
considerazione. Il
Direttore Fabrizio Penna Spett.
Enotime Magazine Come è
stato fatto notare alla Conferenza di Helsinki lo scorso novembre, fra gli
altri, anche dall’avv. Tuominen, consulente del governo Finlandese, finora
le bevande alcoliche sono state "al di sopra della legge" per quanto
riguarda le etichette. Prima
di sognare che qualcuno possa scrivere che due bicchieri di vino a pasto fanno
bene (bisognerebbe dimostrarlo sul serio, stavolta.....) sarà meglio che i
produttori si mettano al riparo da possibili cause miliardarie, che io
ormai vedo dietro l’angolo. Presidente Associazione
Italiana dei Club degli Alcolisti in Trattamento - Piazza de Marini
3/75, 16123 Genova ISEO. Nel bilancio della Polizia Stradale, che ha potenziato
le pattuglie, c’è anche un dato sociale allarmante Alcool, è «strage» di patenti Ben 290 ritirate nel 2006, già 29 nel 2007. «E ora bevono
anche le donne» di Giancarlo Chiari Resta l’abuso di alcol la prima causa del ritiro di patenti:
nei primi quindici giorni di gennaio le pattuglie della Stradale di Iseo ne
hanno ritirato ben 29 per guida in stato di ebbrezza. Mantenendo questa media
il 2007 potrebbe registrare un record assai superiore alle 290 ritirate per
guida in stato di ebbrezza nel 2006. La Stradale di Iseo, 17 agenti che coprono le strade di
Franciacorta e del Sebino, ha raddoppiato l’impegno sulle strade per prevenire
le stragi del fine settimane. Ma bresciani e bresciane continuano ad alzare il
gomito e, nelle ore notturne, le strade diventano spesso aree a rischio. Questo il dato più vistoso del bilancio del distaccamento di
Iseo, che nel 2006 ha aumentato l’attività delle pattuglie. I dati riassuntivi
evidenziano che al forte aumento delle pattuglie, (reso possibile
dalla strategia del comando che ha spostato gli agenti dall’ufficio al servizio
di controllo sulle strade) corrisponde una crescita maggiore di un
fenomeno, l’ebbrezza alla guida, che si è esteso dai maschi anche alle donne.
Una curiosità: l’ultima ragazza controllata ha fatto registrare un
significativo 2,9, contro lo 0,5 ammesso. L’incremento delle pattuglie, da 403 nel 2004, a 488 nel
2005, per arrivare a 719 del 2006, fa anche registrare dati positivi: le multe
per il mancato uso della cintura di sicurezza, è passato da 147 nel 2005 ai 190
nel 2006, ma considerando l’aumento delle pattuglie, il dato dice che l’uso
delle cintura è in crescita. Purtroppo però è cresciuto anche il numero degli
incidenti stradali, sia quelli con conseguenze mortali, 13 nel 2006 rispetto ai
5 dell’anno precedente, che quelli con feriti e danni: il totale degli
incidenti rilevati è passato da 207 a 308. La Stradale di Iseo, che controlla un’area ricca di locali
notturni si è impegnata anche nella prevenzione e nell’educazione sostenendo
iniziative come «Brindo con prudenza», ma i servizi coordinati contro le stragi
del sabato sera, dicono che resta molto da fare. Considerando che per contestare l’eccesso di alcol o di
droga, occorrono circa trenta minuti, è facile capire che le 290 patenti
ritirate per alcol, e le 10 per stupefacenti, 10, più del doppio del 2005,
sarebbero state assai di più se fosse stato possibile ridurre il tempo per gli
accertamenti o aumentare ulteriormente le pattuglie. In aumento anche il numero di chi guida ignorando il codice:
sono state 2813 le infrazioni accertate nel 2006 contro le 1992 del 2005,
mentre le carte di circolazione ritirate, quasi tutte per mancata revisione,
passando da 210 a 259 indicano che i controlli sui veicoli da parte dei
proprietari stanno diventando un’abitudine. «Sono spesso le donne - hanno fatto notare al comando - che
dimenticano le scadenze della revisione, ma in genere non si vedono più in
circolazione veicoli in pessime o cattive condizioni». Un ruolo decisivo per sostenere l’attività di controllo è
venuto dallo Sdi (sistema di investigazione) che permette agli agenti di
accedere con il computer delle proprie vetture alla banca dati del ministero
dell’interno: i controlli sono passati da 2420 a 3482. Risultati significativi
anche per quanto riguarda l’attività di Polizia giudiziaria, oltre ai 10
arresti in flagranza, la stradale nel 2006 ha denunciato a piede libero 322
persone per reati vari, 170 in più del 2005. Non è mancato l’impegno a tutela dell’ambiente con la scoperte e il sequestro, di due siti adibiti a discariche irregolari o abusive, e una serie di contestazioni per trasporti di rifiuti con documentazioni irregolari. Romeno in cella per un accoltellamento Rissa per la discoteca Un arresto e denunce Manette con l’ipotesi di tentato omicidio (d.l.) Rissa con accoltellamento alla discoteca Uagamama,
scattano un arresto e sei denunce. Il sostituto procuratore Annita Sorti, ieri
mattina, ha convalidato l’arresto fatto scattare dagli agenti della Squadra
mobile della questura di Pordenone nella notte seguita all’episodio della
furibonda lite all’esterno del "disco-live" di viale Aquileia a
Pordenone. Le manette sono scattate ai polsi di Oprea Mihaita, 24enne
di origine romena e residente a Padova. Il magistrato sta anche proseguendo
negli accertamenti per l’identificazione di altri cinque o sei giovani romeni
che avrebbero partecipato, a vario titolo, al ferimento e all’aggressione dei
due buttafuori del locale. L’accusa che ha fatto finire in carcere il giovane
romeno è piuttosto pesante: lesioni gravi e tentato omicidio. Secondo quanto ricostruito dagli inquirenti della Squadra
mobile della Questura di Pordenone il 24enne avrebbe prima aggredito Marco
Pizzaga, 38 anni, residente a Cordovado, uno dei responsabili della sicurezza
colpendolo alla schiena e perforandogli (fortunatamente in modo non
irreversibile) un polmone. Successivamente ha colpito il secondo "buttafuori",
Fabrizio Ferretti, 29 anni,di Sequals, recidendogli il tendine di una gamba. I
due feriti si trovano ancora ricoverati in ospedale, il primo con una prognosi
di un mese, mentre il secondo ne avrà per quaranta giorni. Ferite piuttosto
gravi che hanno indotto il magistrato a convalidare l’arresto con la custodia
cautelare in carcere e a confermare le accuse di lesioni gravi e tentativo di
omicidio. Non è la prima volta che all’esterno della discoteca Uagamama scoppiano furibonde risse. In quest’ultimo caso - come ricostruito dalla polizia - poco dopo la mezzanotte davanti al locale sarebbero arrivate due auto. Un gruppo di giovani romeni provenienti da Padova probabilmente arrivati per una festa. Ma i responsabili della sicurezza del locale - il gestore Roberto Tinteri ha spiegato che si affida da tempo a un’agenzia di professionisti - hanno ritenuto di non fare entrare i giovani poiché davano l’impressione di essere ubriachi. Ne è seguita una lunga discussione che è poi degenerata in mezzo al piazzale che fa da parcheggio al locale. «Nel giro di un minuto - come ha raccontato lo stesso titolare che si trovava all’ingresso della discoteca - ho visto che i due ragazzi della sicurezza sono stati aggrediti con un coltello. Poi fulmineamente ho visto scappare cinque o sei persone, tra loro c’era anche una donna, a piedi verso la statale». L’auto dei giovani romeni era rimasta sul piazzale. È da lì che sono partite le indagini degli agenti della Mobile che hanno portato all’arresto e alle denunce. IL GIORNALE DI VICENZA Tentato omicidio. I carabinieri della Setaf bloccano giovane
albanese scoperto grazie alla targa Dopo la lite per la giovane ballerina investe in auto due
militari americani Caos in viale della Pace. Indagini sull’accoltellamento di
un terzo parà. I feriti sono fuori pericolo di Diego Neri Ha ingranato la marcia ed ha investito prima uno, poi
l’altro fra i pretendenti della sua fidanzata, due militari americani. Poi è
fuggito, ma la targa dell’auto è stata letta da un testimone permettendo ai
carabinieri di identificarlo, raggiungerlo e arrestarlo. Per tentato omicidio.
Da sabato sera, è in cella il giovane albanese Ervin Kaja, 23 anni, che vive a
Bonaldo di Zimella (Verona). Il pm Vartan Giacomelli gli contesta anche
l’omissione di soccorso e la fuga. Il movimentato episodio, che ha seguito di poco
l’accoltellamento di un terzo parà della Ederle, è avvenuto alle 5 di sabato
mattina. In base ad una prima ricostruzione dei carabinieri della Setaf, una
giovane e bella romena, che lavora come ballerina di lap dance in un locale
della città, aveva appena finito il turno quando era stata fermata da due
americani, i militari John Ruescher, 19 anni, e Michael Johnson, 25. Kaja, che
era andato a prenderla, non avrebbe gradito gli apprezzamenti nei confronti della
fidanzata e fra i tre sarebbe nata una discussione nel piazzale del bar
Colorado. Quanto avvenuto dopo è ancora al vaglio dei militari del
tenente colonnello Fortunato Spolaore. Quello che è certo è che l’albanese
sarebbe salito su una Volvo prestata da un amico con a fianco la romena, e
sarebbe partito centrando prima Ruescher e quindi Johnson. Nessuno dei due
avrebbe tentato con efficacia di scansarsi, perché l’alcol e le ore piccole
avevano rallentato i riflessi. I due americani sono rimasti feriti e la
Volvo si è allontanata a gran velocità, ma Kaja non aveva fatto i conti con la
presenza in zona di una guardia giurata che, non potendo evitare il doppio
investimento, ha però preso nota della targa della macchina fornendola ai
carabinieri arrivati poche decine di secondi dopo dalla vicina caserma. Mentre gli americani sono stati accompagnati al S. Bortolo
(se la caveranno in una settimana - 10 giorni), i militari hanno avviato le
indagini. Hanno contattato il proprietario della Volvo, che è caduto dalle
nuvole spiegando che l’aveva prestata ad un amico albanese. Le indagini,
condotte con rapidità dagli inquirenti, hanno permesso di localizzare
l’abitazione di Bonaldo di Zimella, davanti alla quale Kaja aveva posteggiato
la Volvo descritta dalle vittime e dal testimone; quando hanno fatto irruzione
in casa, hanno trovato l’albanese che dormiva con a fianco la romena. Kaja non
ha potuto opporre resistenza, e sentito il magistrato i carabinieri lo hanno
accompagnato in carcere. Al momento gli viene contestato il tentato omicidio,
non tanto per la gravità delle ferite quanto per aver tenuto un comportamento
finalizzato ad ammazzare i due americani. Domani mattina l’albanese, che è
assistito dall’avv. Andrea Balbo dello studio Mele senior, avrà la possibilità
di dimostrare le sue ragioni durante l’interrogatorio. Nel frattempo, i carabinieri stanno cercando di far luce su un altro episodio avvenuto poco prima in zona, e che non è ancora chiaro se c’entri con il doppio investimento. È quello che vede coinvolto suo malgrado un altro militare statunitense, Ronald Lee Tyler, 18 anni, che verso le 4.30 della stessa notte è stato accoltellato ad un braccio da uno sconosciuto. Fortunatamente la lama non è entrata in profondità e la ferita è rimasta superficiale. Tyler, comunque, ha rischiato grosso. La tensione quando ci sono americani di mezzo, in città, è sempre molto alta. Il Dal Molin, per una volta, non c’entra nulla. Lunga scia di sangue. Crolla sul marciapiedi ROBERTO VENTRE Una lunga scia di sangue su corso Vittorio Emanuele: sono da poco passate le 22.00. Un giovane, noto tossicodipendente, con una profonda ferita alla mano destra, conseguenza probabilmente di una bottigliata, procede a piedi, cercando disperatamente aiuto e con quel filo di voce che gli è rimasto. Il suo aggressore, un extracomunitario, probabilmente di colore, dall’elevato tasso alcolico, si dilegua rapidamente dopo averlo colpito in seguito ad una lite le cui motivazioni sono in via di accertamento. Il giovane che vive sempre in strada ed e spesso in compagnia dei punk best che stazionano a via Velia è conosciuto al centro e anche nei Mercanti: è stato colpito ad un’arteria nel tentativo di difendere il volto da una bottigliata, forse una coltellata, anche se la versione fornita al drappello ospedaliero è che il giovane si ferito da solo con la bottiglia. Le forze cominciavano a mancargli, il sangue scendeva copioso, si è infilato disperatamente in un bar sul Corso chiedendo aiuto, ma ovviamente lì c’era ben poco da fare. Poi è entrato nella Farmacia a fianco chiedendo di essere medicato alla mano: impossibile, troppo profonda la ferita. E ancora tanto sangue, allagato il marciapiede davanti agli esercizi commerciali. Viene avvertita la polizia e viene chiamata l’ambulanza del’Humanitas. Intanto, il giovane salernitano prosegue, ormai allo stremo delle forze, barcolla, riesce ancora a percorrere a piedi altri 200 metri, poi frana a terra a via Capone, la traversa dove c’è la banca d’Italia ad angolo. Si accascia a terra, perde conoscenza, rischia di morire per la terribile emorragia: si forma un capannello di persone, di curiosi che mettono fretta alle operazioni di soccorso. Il giovane, capelli lunghi, barba incolta, perde sangue ed è a terra riverso nel sangue, viene caricato sull’ambulanza e di lì parte la corsa disperata verso il San Leonardo: una ferita profondissima da suturare. I poliziotti hanno proseguito le ricerche sul corso e nelle vie limitrofe e in serata hanno fermato uno straniero all’altezza dello stazione e lo hanno portato in caserma per l’interrogatorio. Si lavora, quindi, su questa pista, mentre appare decisamente poco verosimile il ferimento involontario che il giovane si sarebbe procurato da solo con la bottiglia. La ferita, infatti, era decisamente profonda: il tossicodipendente ha perso molto sangue prima di essere trasferito sull’ambulanza. Al San Leonardo la profonda ferita gli è stata ricucita. Tolleranza zero, il pugno duro del sindaco De Luca, la mobilitazione in città, i controlli, eppure ieri sera è avvenuto l’ennesimo fatto violento di cui si è reso responsabile un cittadino extracomunitario, tra l’altro dall’elevato tasso alcolico. Non è da escludere che i due stessero bevendo insieme e che poi uno dei due sia passato alle vie di fatto con inaudita violenza, tirando una bottigliata al compagno, come una furia. I proprietari del bar e della Farmacia per pulire il marciapiedi ci hanno impiegato un bel po’ di minuti, la strada era praticamente allagata di sangue. Così come il posto dove il tossicodipendente è crollato e cioè poco più avanti dell’altro frequentato bar su via Capone e la panchina sulla quale si era appoggiato prima di crollare definitivamente a terra. Tutto ciò in pieno centro cittadino e in piena isola pedonale, in quel momento però non c’erano pattuglie di vigilanza. Poi sono arrivate i vigili e le volanti della polizia per ricostruire l’accaduto e per identificare tutto il percorso fatto dal tossicodipendente salernitano prima del crollo sul marciapiede: hanno seguito la lunga scia di sangue. Alcol e separazioni scatenano la violenza Vittime soprattuto donne e bambini, ma anche anziani Nel 15% dei casi la denuncia dopo oltre 4 anni di
soprusi di FLAVIA PEDRINI Abuso di alcol e separazioni dal coniuge (annunciate o già
definitive) sono la miccia più frequente della violenza tra le pareti
domestiche. Vittime, quasi sempre, donne e bambini, ma si assiste anche ad un
preoccupante incremento dei casi di maltrattamento degli anziani (il 9,3% ha
oltre 59 anni). E se non si può parlare di emergenza, i fattori di rischio non
possono essere sottovalutati. Questa, in sintesi, la fotografia che emerge dal
rapporto Transcrime dedicato al tema «Violenza e maltrattamenti in famiglia»,
elaborato dal centro di ricerca dell’Università di Trento e dell’Università
Cattolica di Milano su incarico della Provincia di Trento, tenuto ieri a
battesimo dal ministro per la famiglia Rosy Bindi. Un quadro di approfondimento
che si aggiunge al tradizionale rapporto sulla sicurezza in Trentino, curato da
Ernesto Savona, professore di criminologia all’Università Cattolica di Milano e
direttore del centro Transcrime, e da Stefano Caneppele, professore a contratto
dell’Università Cattolica e responsabile dell’area di sicurezza urbana del
Centro Transcrime. I DATI E LA PERCEZIONE . Il rapporto, che offre anche un’analisi dettagliata a
livello nazionale e locale, per la ricerca nel Trentino ha analizzato 360
fascicoli processuali riguardanti 646 casi di violenza e maltrattamenti in
famiglia avvenuti fra il 2001 ed il 2005. Quattro gli ambiti presi in esame:
gli omicidi (realizzati o tentati); gli abusi sessuali, i maltrattamenti fisici
e gli altri tipi di maltrattamenti. Difficile mettere in atto una comparazione
tra il quadro locale e quello nazionale, sia per la scarsità di dati sul
fenomeno sia perché spesso i maltrattamenti in famiglia rimangono una piaga
nascosta. Certo, non sempre la percezione del problema offerta dai mass media
coincide con la realtà delle statistiche. Significativo, in tal senso,
l’esempio portato da Isabella Merzagora Betsos, dell’Università statale di
Milano, che ha illustrato il rapporto: «Dal 1991 al 2002 un importante
quotidiano nazionale ha pubblicato 396 notizie relative ad omicidi in famiglia.
Nel solo 2003, per l’effetto Cogne, sono stati 135 gli articoli sugli omicidi».
Significa che sono aumentati i delitti domestici? In realtà i dati dicono il
contrario. Quanto al Trentino, «la situazione, se non è proprio da isola
felice, permette di guardare senza timidezza alle altre realtà - ha detto -
Questo rapporto è utile ai trentini, per vedere cosa non funziona, ma anche per
le altre regioni». OMICIDI IN FAMIGLIA . Otto quelli presi in esame: l’omicidio in famiglia -
secondo la relazione - pare essere un «fenomeno decisamente contenuto, se non
un evento eccezionale». In Trentino, come nella maggior parte delle regioni del
Nord Italia, tuttavia, la condotta omicida esplode con più frequenza
all’interno di relazioni familiari e di prossimità. Gli autori sono quasi
sempre maschi, con un’età compresa fra i 35 ed i 44 anni. A pagare con la vita
relazioni spesso naufragate sono le donne: in quattro casi su cinque le
vittime avevano già subito aggressioni da parte dell’autore dell’omicidio o del
tentato omicidio. Non solo. Quattro donne erano ricorse alle cure del
pronto soccorso e due di loro avevano espresso timori per la propria
incolumità. Positivi i tempi della giustizia: nella maggior parte dei casi la
sentenza definitiva è giunta in meno di un anno. ABUSI SESSUALI . Il numero dei reati registrati pone il Trentino
lievemente al di sotto della media italiana, anche se i valori sono superiori a
quelli di altre regioni, come il Veneto o l’Emilia. Nella maggior parte dei
casi le violenze si consumano nell’arco di pochi giorni, ma l’inferno di
soprusi può protrarsi anche per qualche anno. Subdola e più difficile da
rilevare la violenza ai danni di minori o adolescenti. Se nel caso di vittime
adulte la violenza sessuale è spesso accompagnata da un’aggressione fisica -
dunque di più facile individuazione - l’abuso sui bambini speso si camuffa con
giochi e azioni meno brutali. Il filo fra vittima e carnefice in sedici casi
era di tipo «orizzontale», ovvero coinvolgeva coniugi, conviventi, fidanzati e
separati. Nove, invece, i minori vittime di adulti. Alcolismo, separazioni e
presenza di precedenti penali dell’autore sono i fattori di rischio più
frequenti. Anche in questo caso la risposta della magistratura è abbastanza
rapida: i fascicoli sono passati in giudicato in meno di un anno. MALTRATTAMENTI FISICI . Un dato su tutti: il 15% delle vittime ha sopportato
botte, umiliazioni e violenze per oltre quattro anni, prima di uscire dal
silenzio e denunciare i maltrattamenti subiti. Per paura, per vergogna, perché
«l’amore per la famiglia viene scambiato con un perverso senso di
riservatezza». A rendere tanto più difficile la scelta della denuncia
l’affettivo che spesso lega vittima e autore: il 70% delle violenze avviene tra
persone legate da un rapporto sentimentale. Problemi di alcolismo (un caso su
cinque), presenza di precedenti penali (nel 44% dei casi) e l’imminente fine
del rapporto d’amore, anche in questo caso, sono il principale «carburante» di
queste violenze. Nonostante l’efficienza dalla magistratura trentina il sistema
penale non basta a tutelare le vittime: in cento processi per maltrattamenti
solo la metà si concludono con la condanna degli autori (meno di 2 anni), che
tornano ben presto liberi. Solo dieci su cento finiscono in carcere. ALTRI MALTRATTAMENTI . La relazione evidenzia soprattutto i casi in cui vengono
meno gli obblighi di assistenza familiare (90%), un reato che anche in Trentino
sta crescendo. Una forma di violenza che corre sul filo psicologico ed
economico, mettendo in difficoltà il nucleo familiare abbandonato. Nel 34% dei
casi le vittime sono bambini al di sotto dei 9 anni. Preponderante, anche in
questo caso, la presenza di autori del reato maschile (oltre il 96%). FARE RETE . La repressione e l’inasprimento delle pene, da soli, non bastano. «Le risorse umane in Trentino non mancano - sottolinea Caneppele - ma talvolta i servizi faticano ad interagire tra loro». Fare rete diventa dunque la parola d’ordine, per mettere in circolo tutte le competenze ed intervenire al meglio sia sul fronte dell’assistenza alle vittime che su quello della prevenzione. TRENTINO Bindi: «Per la famiglia serve il lavoro sicuro» Il ministro a Trento: vorrei più donne nella vita pubblica e
più uomini a casa Trentino «isola quasi felice». Ma con problemi di alcolismo
e mancate denunce per paura PAOLO PIFFER TRENTO. La medicina è di quelle pesanti ma Rosy Bindi non
vede alternative. Intervenuta alla presentazione del rapporto di Transcrime
sulle violenze in famiglia, il ministro non usa mezzi termini: «La cura shock è
il lavoro a tempo indeterminato e l’estensione dei diritti anche ai contratti a
tempo determinato», dice a proposito della situazione sociale italiana
caratterizzata da una preoccupante precarizzazione del lavoro. Come lei la
pensano altri, nel governo. Ora sembra diventare quasi un imperativo. La responsabile del
dicastero della famiglia si spinge più in là: «La grande sfida è la
conciliazione dei tempi di vita con quelli di lavoro. E questo vale soprattutto
per le donne. Vorrei più donne nella vita pubblica e più uomini in quella
familiare». Una provocazione che spinge il ministro a sostenere che «il sistema
produttivo non andrà tanto lontano se non capirà la necessità di adottare il
tema della conciliazione. Penso che tutto ciò, alla fin fine, convenga anche
alle imprese». Di più: «Ci sarebbe da proporre un bollino-famiglia per le
aziende che riescono a proporre questo buon prodotto, cioè sostenere politiche
per la famiglia a favore dei loro dipendenti». In definitiva, marcia indietro
tutta perché, ormai, anche in Italia, la famiglia è squassata da tempi di
lavoro insostenibili e dalla necessità di far concorrere tutti al reddito
familiare. Figli se ne fanno pochi e quelli che ci sono restano in casa fino a
tardi, di crescerli spesso non c’è tempo ed è anche in questo clima, è stato
sottolineato, che può svilupparsi la violenza. «Inutile nascondercelo - ha
proseguito Rosy Bindi - la famiglia può essere il luogo della violenza. La
difficoltà è ormai quella di organizzarsi la vita e la volontà del governo è di
realizzare una politica per la famiglia che destini maggiori risorse e in cui
il tema della violenza non sia un dettaglio. A questo proposito - ha proseguito
il ministro - ci deve essere attenzione alle vittime ma anche agli aggressori
per un percorso di reinserimento». Rosy Bindi ha
elogiato il rapporto di Transcrime e il Trentino «isola felice», e ha
tratteggiato il recente disegno di legge che si occupa anche di questi aspetti
e prevede inasprimenti delle pene e l’introduzione di nuovi reati quali quelli
di “adescamento” e “atteggiamento persecutorio”. In precedenza, il governatore
Lorenzo Dellai aveva sottolineato che «la sicurezza del territorio non si
esaurisce con il suo controllo. La prevenzione è uno strumento fondamentale per
la creazione di un sistema integrato di sicurezza». E’ toccato a Isabella Merzagora Betsos dell’Università di Milano, una delle curatrici del rapporto, illustrarne i contenuti. Ha definito il Trentino «un’isola quasi felice ma con qualche problema legato all’abuso di alcolici e alle mancate denunce, per riservatezza, per paura, per mantenere l’unità familiare». «Complessivamente i maltrattamenti sono sotto la media italiana anche se in crescita quelli nei confronti degli anziani. A livello giudiziario c’è un aspetto positivo, in Trentino i procedimenti vanno in giudicato nel giro di un anno contro la media italiana di 2-3 anni». Respinto dall’amata la prende a ceffoni: arrestato Castel Goffredo. Un 30enne incensurato è finito in manette ieri sera dopo aver aggredito una compaesana 25enne di cui si era invaghito e che non ricambiava le sue attenzioni. Il fatto è accaduto a Castel Goffredo, dove entrambi i ragazzi vivono. In preda ai fumi dell’alcol, il 30enne ha pedinato la giovane fino all’abitazione di un’amica. Qui ha cercato di avvicinare la sua amata ma, vistosi respinto, le ha rifilato un paio di ceffoni ed ha poi preso a calci la sua vettura. Si è poi è poi avventato contro la porta di casa dell’amica, sfondandola a suon di pedate. Immobilizzato e tratto in arresto da una pattuglia dei carabinieri intervenuta sul posto, dovrà rispondere di violenza privata, danneggiamento aggravato e violazione di domicilio. Il 30enne è stato inoltre denunciato per guida in stato di ebbrezza. L’ADIGE Secondo l’assessore provinciale all’istruzione «il disagio
dei giovani è normale». Turchi ha spiegato come lo stupefacente più venduto sia il
tavor «L’uso di droghe leggere non vuol dire disagio» Incontro tra Rete studenti, psicologi e sociologi.
Salvaterra: «Giuste le retate» «Il disagio dei giovani è il disagio degli adulti nei rapporti con i giovani». «I giovani non sono un problema né una risorsa, ma persone che si stanno costruendo un percorso di vita». Clima sereno e costruttivo ieri all’incontro promosso dalla Rete studenti con la partecipazione dell’assessore Salvaterra, del sociologo Carlo Buzzi e dello psicologo Giampiero Turchi. Assieme a una settantina di giovani, erano presenti anche alcuni adulti (l’assessore Pegoretti, un preside e qualche insegnante). Stimolato dalle domande di Nicola Filippi, esponente della Rete, Buzzi ha ricordato che i giovani sono il risultato del mondo adulto. Spesso tuttavia gli adulti vogliono imporre le loro idee e inducono pertanto i giovani ad allontanarsi. L’uso di droghe leggere - fenomeno un tempo trasgressivo e ora non più - non indica una situazione di disagio perché è proporzionale al benessere della famiglia. «Il disagio dei giovani è normale, non deve affatto far paura» ha sostenuto Salvaterra, memore delle sue difficoltà di adolescente di periferia giunto in città. Due i concetti fondamentali per l’assessore: la conoscenza (garanzia di libertà) e la partecipazione (opportunità di crescita). Salvaterra ha spiegato le proposte elaborate dal suo assessorato in tema di politiche giovanili. Giampiero Turchi, docente di psicologia delle tossicodipendenze presso l’università di Padova, ha precisato che il consumo di droghe non dipende dalle forme del disagio, ma semplicemente dall’offerta del mercato. Ha poi affermato che la sostanza stupefacente (legale) più usata è il tavor e che le dipendenze riguardano anche l’alcol e il tabacco, più dannose e mortali di qualunque altra sostanza. Nonostante i tre relatori abbiano più volte ricordato che devono essere i giovani e non gli adulti a parlare dei problemi giovanili, i presenti si sono limitati ad ascoltare senza intervenire, a parte due brevi documenti preparati dagli organizzatori. Sul banco degli imputati in particolare le retate condotte dalle forze dell’ordine nelle scuole. Un sistema che Buzzi e Turchi hanno stigmatizzato mentre Salvaterra ha sostenuto, a condizione che siano svolte con modalità non intimidatorie. P.B. CORRIERE ADRIATICO La Acraf Angelini ha presentato una querela per l’invasione
del capannone di Montemarciano Rave
party, cinquanta ragazzi denunciati
ANCONA - La maratona spara-decibel è durata mezza giornata,
dall’una di notte fin dopo il pranzo domenicale. Più di dodici ore in cui
duecento ragazzi ballavano e bevevano e intorno un cordone di polizia e
carabinieri stava di guardia, aspettando che gli passasse la voglia di
scatenarsi al ritmo incessante della musica techno. Tattica prudente, forse
decisa per evitare che un tentativo di sgombero provocasse tafferugli proprio a
margine della strada statale. Ma non tutto è filato liscio per le “menti” della festa
abusiva e per molti dei giovani che s’erano dati appuntamento a Marina di
Montemarciano con il solito passaparola e una catena di sms. E’ finito con una
cinquantina di ragazzi identificati, quasi tutti del Pesarese, il rave party
organizzato sabato notte in un capannone dismesso della Acraf Angelini, dove un
tempo la ditta Dibaq produceva mangimi per animali. Probabilmente passeranno
tutti un grattacapo giudiziario, perché ieri mattina l’azienda farmaceutica
anconetana ha presentato una denuncia per i reati di violazione di domicilio,
invasione di terreno e edificio e danneggiamento. Gli organizzatori rischiano
poi anche una denuncia d’ufficio, da parte della questura, per aver organizzato
un raduno non autorizzato violando le norme del testo unico di pubblica
sicurezza. Il rave party era stato preparato con un certo impegno, di
certo non all’ultima ora. Dopo la mezzanotte erano arrivate sul litorale di
Marina le avanguardie a bordo di due camper in cui erano caricati potenti
generatori di corrente ed enormi casse acustiche. Con un colpo secco di
tronchesi è stata fatta saltare la catena che fermava la cancellata d’ingresso
al capannone della ex Dibaq, proprio accanto alla Brummel. Auto e camper sono
entrati nel piazzale della fabbrica. Restava da vincere solo la resistenza di
un portone d’ingresso, forzato pure quello tagliando una maniglia, e poi il
capannone è stato adibito a maxi-discoteca, con tanto di pista da balli e luci La musica spacca-timpani ha richiamato l’attenzione di un vigilante che verso le tre passava da quelle parti per un normale giro di sorveglianza. Ha capito subito che c’era una festa abusiva con molti invitati e s’è affrettato a chiamare i carabinieri. Dopo la prima pattuglia, che ha preso atto del rave party in corso, sono arrivati rinforzi dalle caserme dei carabinieri di Senigallia, Ostra, Marzocca e Falconara, affiancati da una Volante della polizia. Diversi ragazzi sono scappati, ma il grosso della compagnia è rimasto a ballare. “Erano pieni di alcol e giravano come zombie, intontiti da una musica assordante”, racconta un testimone che li ha visti aggirarsi intorno alla fabbrica. Forse anche per questo le forze dell’ordine hanno deciso, prudentemente, di non forzare la situazione, restando a vigilare il rave party e identificando i ragazzi man mano che uscivano alla spicciolata. I più resistenti, hanno smesso di ballare che il sole era già alto. Solo alle tre di pomeriggio la situazione era tornata quieta. Alla fine, nei verbali dei carabinieri, sono rimasti i nomi di una cinquantina di giovani, tra cui gli organizzatori del party. La Acraf Angelini, assistita dall’avvocato Alessandro Scaloni, ha presentato ieri mattina una denuncia per i danni subiti (portone e cancello forzati, la schiuma di un estintore cosparsa sul pavimento) e l’invasione abusiva del capannone. Lotta all’alcol: si intensificano i controlli davanti alla
discoteca LESIGNANO ACQUISTATO DAI VIGILI UN MODERNO STRUMENTO CHE
SOSTITUISCE IL VECCHIO ETILOMETRO L’allarme del comandante Nardelli: «Troppi ragazzi sopra la
soglia» LESIGNANO Giulia Coruzzi Dopo dieci anni di «servizio» il vecchio etilometro del comando di Polizia passa il testimone a un nuovissimo modello che permette di effettuare misurazioni in tempi nettamente inferiori. Il costo di settemila euro dello strumento è ampiamente ripagato dalla sua importante utilità. Ma i vigili di Lesignano hanno deciso di non limitare la propria funzione a quella di severi organi di controllo: dal primo weekend di dicembre aspettano i giovani all’uscita di una discoteca della zona, fornendo loro la possibilità di sottoporsi in tutta libertà al test alcolemico prima di mettersi alla guida. continua... Usavano
i figli di 6 e 12 anni Torino, sfruttano due bimbi per chiedere elemosina:
denunciati L’episodio è accaduto questo pomeriggio di fronte
all’ospedale Molinette Torino, 15 gen. (Adnkronos) - Usava i suoi figli, due bimbi
di 6 e 12 anni, per chiedere l’elemosina ma e’ stata bloccata dalla polizia
municipale che l’ha denunciata, insieme al suo convivente, per uso di minore
nell’accattonaggio. L’episodio e’ accaduto questo pomeriggio di fronte
all’ospedale Molinette dove la coppia e i due bambini, tutti di nazionalita’
romena, sono stati notati da una pattuglia di vigili urbani metre cercavano di
impietosire i passanti per farsi dare qualche spicciolo. Mente si trovavano sul posto, inoltre, gli agenti hanno anche arrestato, per resistenza e lesioni a pubblico ufficiale, un posteggiatore abusivo, che in preda ai fumi dell’alcol, ha incominciato ad insultarli e minacciarli. Quando i vigili gli si sono avvicinati, l’uomo, un algerino di 35 anni ha incominciato a dare in escandescenza cercando e nella colluttazione un agente e’ rimasto contuso e ha dovuto ricorrere alle cure del pronto soccorso da dove e’ poi stato dimesso con una prognosi di 5 giorni. L’ADIGE Lettere Chiude il Soul Train Trento città galera Trento, l’anticamera della morte. Uno strillo troppo forte?
Non credo, visto che l’impegno profuso da alcuni abitanti che sostengono questa
ridicola «guerra al rumore» sembra essere ascoltato senza replica. Replica che
arriva meno compatta solo perché è troppa l’amarezza di fondo nel vedere una
città in declino per poter convogliare energie sufficienti atte a salvarla in
extremis. Ultimo episodio in ordine cronologico riguarda la chiusura anticipata
del Soul Train alle 23, rimasto ormai l’unico locale in città a proporre un
calendario di eventi musicali. La trentinità viene esportata con imbarazzo da
coloro che hanno il coraggio di abbandonare le proprie radici e rifugiarsi
altrove esasperati dal tedio, e denigrata da chi ha deciso (o è stato obbligato
a farlo per motivi lavorativi) di trasferirsi a Trento e si è ritrovato stupito
in un dormitorio. Ormai la vita notturna viene considerata dai più un mero
girovagare di anime perse che saltano freneticamente da un bar all’altro fino
allo sfinimento alcolico, e purtroppo è realmente così! Qualche settimana
fa sono stato fermato per un normale controllo in centro città, a notte fonda,
e uno dei due carabinieri molto gentilmente, con uno squisito accento
meridionale, mi ha chiesto: «Ma non c’è proprio niente dopo le otto di sera da
queste parti? Cosa può fare chi decide di uscire la sera? Sembra di essere in
un quartiere di periferia del profondo sud!». Commenti?? Ma qualcuno si è mai
chiesto perché siamo finiti così in basso? Il problema è innegabilmente reale
ed è ora di eviscerarlo a dovere se vogliamo recuperare un minimo d’identità
cittadina. I piccoli ma importanti movimenti culturali che possono emergere da
iniziative private quali spettacoli teatrali, mostre fotografiche, punti
d’ascolto, corsi, cineforum, letture di poesie, concerti e quant’altro prendono
vita nelle ore serali per iniziativa e passione di chi non può trasformarle in
una professione e quindi potersi mantenere economicamente a fronte delle
elevate spese di gestione. Persone disposte a sacrificare i loro impegni
famigliari che loro malgrado si trovano imbavagliate e obbligate a mettere nel
cassetto decine di idee preposte quantomeno a contribuire ad innalzare (e non
di poco) la qualità della vita. Non dimentichiamoci, inoltre del polo
universitario che porta con sé il bene prezioso di altre realtà, in tempi non
sospetti ha addirittura segnato passi importanti nella storia italiana, ci
siamo scordati di quel che è successo trent’anni fa?? Sembra assurdo, ma
quand’anche vi siano difficoltà diverse e articolate per dar vita e poter
sviluppare questi fermenti gira e rigira si giunge al punto decisivo che ne
segna immancabilmente la fine: la lamentela. Il periodo che stiamo attraversando
coinvolge la popolazione nella sua interezza ed è indice di un grande malessere
di fondo che va ad alimentare una frustrante e continua insofferenza. Le
soluzioni adottate sono sempre sbrigative e, aspetto essenziale, volte
unicamente a marginare i fastidi dei lamentosi che come uno sciame di zanzare
infestano le amministrazioni pubbliche, giocoforza obbligate a vigilare sul
silenzio cimiteriale che piomba sulla città dopo le nove di sera, pur di non
sentire più quell’insopportabile ronzio. Non ha senso optare per i lussi e le
comodità della città illudendosi poi di poter ricreare nella propria abitazione
la pace dell’aperta campagna, l’esplodere di professioni diverse che lentamente
(sì, siamo sempre gli ultimi..) stanno prendendo piede anche da noi dovrebbe
implicare una definitiva presa di coscienza dell’esistenza di mille esigenze
diverse, ora non più ristrette ad un’esigua minoranza. Gli eccessi vanno puniti
in ogni caso, ma consapevolmente isolati, senza coinvolgere chi non ha colpe
perché svolge il proprio lavoro o coltiva la propria passione. Il problema del
Soul Train è solo l’ultimo dei segnali di questa strada dissestata, poiché il
gestore del locale si trova costretto a cessare l’attività a causa degli
schiamazzi all’esterno del locale che hanno tolto il sonno a qualcuno, e con la
stessa motivazione hanno chiuso i battenti quei pochi esercizi pubblici o spazi
ricavati da edifici ingegnosamente rivisitati che propongono qualcosa in
alternativa a teatri e auditorium che molti non possono o non desiderano
frequentare. A quel poco di pulsante che ancora resiste sta per essere tolta la
spina. Ditemi se questo è buon senso. Giacomo Plotegher Condannato
un 38enne. Si era steso in via Mazzini, opponendosi ai poliziotti Calci alla ‘volante’: otto mesi Otto mesi. Si è chiuso con una condanna il processo celebrato ieri mattina dal giudice Silvia Varotto e che vedeva imputato un trentottenne residente in città. Umberto P. era accusato di resistenza a pubblico ufficiale e danneggiamento, quello di un’auto della polizia, ma anche di ubriachezza manifesta. I fatti contestati risalgono alla sera del 17 dicembre del 2004 ed ebbero per teatro la centralissima via Mazzini. L’imputato, difeso dall’avvocato Doriano Aiolfi, non si è presentato al palazzo di giustizia. A tracciare il quadro di quanto accaduto due anni fa hanno provveduto, in qualità di testi, gli agenti che intervennero alle 22 di quel giorno. E ‘presero in consegna’ Umberto P. L’uomo concluse la serata al commissariato, da cui uscì con un verbale di denuncia in tasca. I poliziotti si erano precipitati nel cuore della Crema antica su segnalazione di alcuni passanti, che si erano imbattuti in una scena per lo meno inconsueta: l’uomo era riverso a terra, assieme a un’altra persona, riuscita però ad allontanarsi. Al tentativo degli agenti di riportarlo alla calma, il trentottenne avrebbe risposto in modo concitato, assestando anche calci alla vettura di servizio. Il giudice Varotto ha accolto la richiesta di pena avanzata dal pubblico ministero Andrea Boschiroli al termine della sua requisitoria. TGCOM Houston, un toy-boy come fidanzato Si chiama Ray J, più giovane di 18 anni Se le finanze di Whitney Houston sono una nota dolente nella
vita della cantante, non così si può dire per i suoi affari di cuore. Pare
infatti che sia nata una storia fra la 43enne star e il giovane collega Ray J,
25 anni e una carriera tra microfoni e set. I due sono stati avvistati più
volte insieme e, soprattutto, Whitney è stata presentata in famiglia.
Nonostante la differenza d’età, già si parla di convivenza. Ray, il cui vero nome è William Ray Norwood Jr, è il
fratello minore della cantante e attrice Brandy Norwood, devota fan di Whitney.
Proprio Brandy pare infatti aver fatto da tramite ai due novelli innamorati.
L’ultimo avvistamento di Whitney con Ray è stato alla steakhouse Maestro’s di
Beverly Hills: occhi negli occhi, i due avevano in realtà già superato alcuni
giorni prima la "prova genitori". Dopo essersi stretti la mano la settimana seguente al giorno
del Ringraziamento (che cade il quarto giovedì di novembre), fra i due è
infatti subito scoccata la scintilla e non si sono più lasciati. Whitney ha
trascorso le vacanze natalizie a casa dei genitori di Brandy e Ray: pare che la
"suocera" sia impazzita di gioia e, cosa importante per la Houston, sembra
che mamma Norwood e figlio abbiano un’ottima influenza su di lei. La cantante
non ha infatti toccato alcol. Grazie a Ray, Whitney appare felice, ottimista e piena di progetti. In seguito al divorzio da Bobby Brown lo scorso settembre, dopo 14 anni di matrimonio, la cantante era infatti caduta nuovamente in depressione e il rischio di pensare nuovamente alla bottiglia come soluzione ai suoi dolori era in agguato. A questo punto c’è solo da augurarle che questo nuovo amore sia quello giusto: una nuova batosta sentimentale proprio non le sarebbe d’aiuto. EUROSPORT.IT Ortega e i suoi demoni Alcol e depressione: il fuoriclasse del River ricoverato
d’urgenza in ospedale dopo essere stato raccolto in coma etilico Si sono aggravate le condizioni di Ariel Ortega: l’ex
giocatore di Sampdoria e Parma, talento indiscusso del calcio argentino, da
tempo sta affrontando gravi problemi di dipendenza dall’alcol e depressione.
Ariel, subito dopo la partita amichevole giocata sabato con il River contro il
Racing Club Avellaneda, è stato soccorso semisvenuto in un’abitazione della
zona residenziale di Costa Galana, alle porte di Buenos Aires: i soccorritori
hanno parlato di ’individuo in evidente stato di coma etilico’. Ariel era in lacrime, non in grado di reggersi in piedi...
alcuni amici hanno chiamato il River e il medico sociale Luis Seveso che ha
avvertito la dirigenza del club: "In un primo momento si è pensato che
fosse giusto ricoverare il giocatore passando sotto silenzio il suo problema
(per altro ormai noto) - ha dichiarato Seveso - sarebbe stato facile dire che
Ariel aveva una contrattura, o la pubalgia. Ma prima del giocatore viene
l’uomo. Ed è l’uomo che dobbiamo aiutare. Senza nasconderlo..." Ariel Ortega, 32 anni, sarà ricoverato in una struttura
specializzata per il recupero delle dipendenze: ieri alla ripresa degli
allenamenti la squadra è stata informata delle condizioni di Ortega e tutti
compagni hanno reagito in modo molto commosso alla notizia del ricovero del
compagno. Ortega, 8 gol in 27 partite con la Sampdoria, 3 in altre 18 con il Parma, ha vestito anche le maglie di Newell’s Old Boys, Valencia e Fenerbahce. La colonna sonora Leonard Cohen raffinato «poeta» geniale romanziere Sono molti i film
che hanno utilizzato le canzoni di Leonard Cohen come colonna sonora. Alla
Berlinale dello scorso anno è stato presentato dalla regista australiana Lian Lunson
un documentario, «I’ll be your», dedicato al grande cantautore e poeta canadese
di origine ebraica. Un documentario che è un ritratto-omaggio, definito da Wim
Wenders «uno dei più grandi film musicali che io abbia mai visto». In America il film è stato distribuito nel circuito, qui da
noi è impensabile che arrivi in sala, in compenso è reperibile in Dvd. Nel
frattempo la Sony Bmg ha editato la colonna sonora del lavoro di Lian Lunson,
«I’m Your Man». Leonard Cohen è l’unico tra i cantautori del Novecento che
può essere accostato a Bob Dylan: da «Suzanne» a «Bird on a Wire», da «Famous
Blue Raincoat» a «I’m Your Man», le sue canzoni hanno sempre conosciuto un
successo internazionale che non accenna a diminuire, come dimostrano le
eccellenti vendite del recentissimo «The Essential Leonard Cohen». Raffinatissimo poeta e geniale romanziere, la sua vita ha
attraversato famosi amori (da Janis Joplin a Rebecca De Mornay), tutte le
droghe, e un’inesausta tensione ascetica che lo ha portato, da qualche anno, a
ritirarsi in un monastero zen. Il film, girato al Brighton Festival 2004 e al
Sydney Festival 2005, nati per celebrare il settantaduenne cantatutore
canadese, ospita i contributi di musicisti come Teddy Thompson, Martha e Rufus
Wainwright, Nick Cave e gli U2, inframmezzati a lunghe conversazioni con lo
stesso Cohen. È il tuffo nel percorso di una generazione (Cohen è nato nel
1934) tra poesia e canzone alternativa, alcolismo, ricerca della
spiritualità e maturità ben vissuta.
Mercoledì, 17 Gennaio 2007
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