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Articoli 13/07/2005

Centri Mobili di Revisione e riforme dell’autotrasporto Ne parliamo col Sottosegretario Paolo Uggè

 

Centri Mobili di Revisione e riforme dell’autotrasporto
Ne parliamo col Sottosegretario Paolo Uggè
Intervista di Giordano Biserni e Roberto Rocchi.


Il Sottosegretario Paolo UggË
Paolo Uggè non è soltanto il Sottosegretario al ministero delle Infrastrutture con delega al settore dei trasporti, ma è anche un profondo conoscitore della materia ed in particolare di ogni tematica che riguarda l’autotrasporto delle merci. Non a caso è stato per anni il segretario generale della Federazione Autotrasportatori Italiani, dunque, si tratta di una figura istituzionale e politica di carattere “tecnico”, come ama lui stesso definirsi. Lo abbiamo di recente incontrato ad un importante convegno organizzato dall’Egaf e ben volentieri, da nostro “vecchio” associato, si è lasciato intervistare sugli argomenti di più stretta attualità ed interesse per il nostro settore.


Sottosegretario Uggè, oramai sono diventati operativi i cosiddetti Centri Mobili di Revisione, che consentono di verificare l’efficienza tecnica dei mezzi industriali e svolgono la loro attività grazie alla collaborazione reciproca tra il personale del Dipartimento dei trasporti e quello della Polizia Stradale. Ma com’è nata questa idea?
“Precursore di questa iniziativa è stata la società Autostrada del Brennero, che senza alcun obbligo decise di acquistare uno di questi mezzi e metterlo a disposizione dell’amministrazione provinciale di Trento e Bolzano, dopo che in occasione di un convegno dell’Aiscat, io stesso rivolsi un appello ai rappresentanti delle società presenti affinché si impegnassero in tal senso. Naturalmente, voglio precisarlo, non vi fu e non vi è nemmeno ora, alcuna intenzione da parte del nostro ministero di gestire esclusivamente l’intero apparato dei centri mobili, purché venga però attuata una strategia comune che consenta di valutare i risultati ed agire nella maniera più efficace possibile.”
Allo stato attuale quanti centri mobili per la revisione sono disponibili?
“Sono una quindicina quelli sparsi in tutta Italia e costantemente utilizzati, mentre ne abbiamo commissionati altri dieci per sopperire alle tante esigenze ed alle numerose richieste che ci pervengono da varie province. Questo ci fa comprendere come siamo sulla giusta strada.”
Quali i risultati conseguiti?
“Considerando lo scorso anno, dove i centri mobili sono stati utilizzati nell’arco di dieci mesi, i controlli effettuati sono risultati oltre 8.600 con risultati di grande impatto sulla categoria degli autotrasportatori. Solo per fare alcuni esempi, abbiamo constatato come gli operatori provenienti dai Paesi dell’est europeo, ed in particolare da quelli extra UE, risultino fortemente a rischio per quanto concerne la regolarità documentale e amministrativa in genere. Al contrario, gli autotrasportatori di casa nostra hanno evidenziato maggiori lacune di carattere tecnico, cioè di efficienza dei mezzi. In ogni caso nel 2004 il 71 per cento dei veicoli nazionali sono risultati inidonei alla circolazione o con irregolarità significative, mentre la percentuale è stata del 55 per cento per quelli stranieri. In particolare il 45 per cento riguardava veicoli provenienti dei Paesi dell’Unione Europea ed un 55 di Stati extraUE. Naturalmente stiamo parlando dei soli veicoli fermati e in questo senso debbo ricordare che le pattuglie della Polstrada effettuano già una prima selezione su strada, dunque, vengono sottoposti a controllo veicoli e mezzi che sono già apparentemente irregolari. Tuttavia, a questo riguardo, c’è una cosa che vorrei sottolineare con particolare accento.”
Quale?
“Dobbiamo tutti sforzarci di capire che il valore della sicurezza stradale dev’essere un valore ampiamente e completamente condiviso e non soltanto imposto. E quando parlo di condivisione non mi riferisco solo ai nostri operatori o a quelli della Polizia Stradale, ma anche a tutti i cittadini ed in questo caso specifico alle associazioni di categoria degli autotrasportatori. Non posso non ricordare la risposta di grande maturità che ci è giunta in tal senso dalle associazioni e persino dall’Albo degli autotrasportatori, che lo scorso anno ha messo a disposizione risorse economiche quantificabili in oltre 2 miliardi di vecchie lire per sostenere i costi di gestione dei centri mobili di revisione. Non solo, ma per i prossimi cinque anni l’esborso economico degli autotrasportatori sarà di quasi 30 miliardi, sempre di vecchie lire, per l’acquisto di nuovi mezzi. Questo è stato il primo grande risultato dell’iniziativa.”
Anche perché il settore dell’autotrasporto è talvolta messo sotto accusa per talune negligenze… “Non a caso stiamo realizzando tutte le riforme dell’autotrasporto, inserendo in via prioritaria il principio della sicurezza sia sociale che delle norme stradali. Naturalmente stiamo parlando della legge delega, che voglio ricordare come sia stata discussa, approvata e perciò condivisa da tutti i soggetti che rappresentano l’autotrasporto nazionale, compresa la stessa committenza .” Questo clima così idilliaco non corre però il rischio di essere turbato da alcuni fattori che stanno molto a cuore alla categoria, come ad esempio l’astioso problema del costo del gasolio tanto per intenderci.
“Allora, su questo piano occorre essere ben chiari e posso anche darvi un’anticipazione. Si sente spesso parlare del costo del gasolio alla pompa, cioè acquistato direttamente dal benzinaio. La realtà però è ben diversa: la stragrande maggioranza delle imprese di autotrasporto acquista il carburante in extra rete, cioè da un mercato diverso che ha anche costi diversi. Quando si fanno i confronti sugli incrementi del gasolio prendendo a riferimento il prezzo alla pompa, non avviene un calcolo esatto rispetto al reale incremento che l’autotrasportatore subisce.
In questo senso dobbiamo saperci rapportare e confrontare con gli altri Paesi europei, verificando se la forbice tra il prezzo medio pagato in Europa e quello in Italia si è allargata o ristretta. Soltanto così potremo avere la dimensione esatta di un fenomeno che invece è percepito come l’elemento di impossibilità per andare avanti e trovare un pieno accordo.”

Anche sulle riforme?
“In tutta onestà: non è così facile affrontare la riforma dell’autotrasporto in un momento così difficile, dove la gente risponde anche emotivamente e con minore razionalità a certi fatti. Le difficoltà aumentano notevolmente se poi si vogliono introdurre tutte quelle novità di cui abbiamo fino ad ora parlato e che riguardano una maggiore sicurezza stradale, la condivisione delle responsabilità, l’incremento dei controlli, il sistema di qualità che prevede una serie di parametri importantissimi. Ad esempio, la legge delega stabilisce una riassegnazione di compiti sia per la Consulta che per l’Albo degli autotrasportatori. In questo senso mi chiedo: è così difficile far diventare l’Albo, che deve tornare ad essere un organismo ministeriale, un organismo all’interno del quale vi sia una sezione composta da pattuglie miste e specializzate che eseguano sul territorio i necessari controlli, grazie anche all’apporto della Polizia Stradale? In Germania questo già avviene, facciamolo un obiettivo anche italiano per il bene di tutti e della sicurezza innanzitutto.”
Questo implica un aggravio dei compiti che può essere svolto quando le piante organiche sono pienamente efficienti. Purtroppo non è sempre così e data l’impossibilità di rinvigorire le amministrazioni carenti di personale, si sta ora percorrendo la strada della razionalizzazione delle risorse umane. Basti pensare che secondo i progetti ministeriali la Polstrada dovrebbe recuperare 18 mila pattuglie una volta risolto il problema delle scorte ai carichi eccezionali e 30 mila dopo la chiusura notturna dei reparti minori. C’è la volontà politica di arrivare a questo importante traguardo?
“Di recente il ministro dell’Interno Pisanu ha scritto al collega Lunardi proprio per sollecitare una maggiore collaborazione tra i vostri agenti ed i nostri funzionari, affinché i controlli siano più incisivi e frequenti ed evitando inutili perdite di tempo. Peraltro, in alcuni ambiti professionali basterebbero i soli dipendenti del ministero delle Infrastrutture, che farebbero capo alla Polstrada solo nel momento della violazione e non in quello del controllo. Sono queste le azioni da mettere in campo per cercare di migliorare la qualità e la quantità dei controlli e delle verifiche.”
Sottosegretario, perdoni la nostra malignità: ma dopo questa razionalizzazione non ci sarà poi il rischio che quelle 40-50 mila pattuglie si riducano notevolmente a scapito dell’impiego interno, visto le continue e sempre crescenti incombenze burocratiche?
“E’ vero. Il rischio esiste, ma proprio per questo noi abbiamo sempre parlato di una pattuglia al giorno, per ogni provincia, dedicata in modo esclusivo al controllo dei mezzi pesanti. Se questo verrà realizzato allora il rischio di perdere quel guadagno effettivo di pattuglie verrà dimezzato, grazie anche al consenso delle aziende di trasporto ed ai committenti, che premono affinché i controlli siano i più incisivi possibile.”
Parliamo di guida in stato di ebbrezza: una vera piaga per il nostro Paese.
“Di recente ho avuto modo di leggere una relazione tecnica redatta da un esperto nazionale della materia, secondo il quale anche un solo bicchiere di vino può alterare la percezione del rischio. Ecco perché sono favorevole non solo ad inasprire le sanzioni a carico di chi beve, ma anche e soprattutto a giungere a provvedimenti più efficaci quale la revoca della patente di guida.”
D’altronde, sulla base dei recenti dati statistici, si rileva come in sole quattordici ore, ci riferiamo alle notti di fine settimana, si consuma il 25 per cento del fatturato di morti sulla strada. Perché in Italia solo 200 mila controlli l’anno con l’etilometro, quando nella vicina Francia se ne fanno oltre 8 milioni e in Spagna 2 milioni e mezzo?
“Il consumo di alcolici alla guida è un problema sociale che non può e non deve essere dimenticato e che richiede di essere affrontato senza ritardo. Tuttavia, dobbiamo concentrarci anche sulla certezza della pena, grazie alla quale è possibile mutare il comportamento di coloro che ritengono di poter fare ciò che vogliono, convinti di rimanere impuniti. Chi guida in stato di ebbrezza deve sapere di avere discrete possibilità di essere controllato e la certezza che in caso di esito positivo ne pagherà severamente le conseguenze.”
Dopo la sentenza della Consulta che ha sancito l’impossibilità di prelevare i punti della patente al proprietario di un veicolo se non è stato identificato il conducente, ora si sta parlando della possibile illegittimità di restituire sei punti a chi frequenta i corsi di aggiornamento, contro i nove garantiti ai soli conducenti professionali quali tassisti o autotrasportatori. Ma il valore della sicurezza stradale è assoluto o di categoria?
“Innanzitutto rispetto ma non condivido la sentenza della Corte Costituzionale, che ha così escluso la possibilità di punire il proprietario di un veicolo che si è reso responsabile di una grave violazione.
Per quanto riguarda il recupero dei punti da parte degli autotrasportatori, invece, posso dire che stiamo introducendo il principio secondo il quale ai conducenti professionisti sia fatto obbligo di conseguire il certificato di abilitazione professionale.
Su questo documento, pertanto, si avrà la decurtazione dei punti e ciò significa che il rischio è duplice: perdere il certificato che consente di lavorare e nel contempo rischiare di perdere il posto di lavoro. Rispettare il codice della strada diventerà una necessità e non solo un obbligo.”

Signor Sottosegretario, l’Asaps cercherà sempre di dare il suo contributo alla realizzazione di una piena sicurezza stradale del nostro Paese e questo chiede ad ogni figura istituzionale.
“Da parte mia questo è il principale obiettivo e non potrò non ascoltare una voce forte come la vostra…”

 


Intervista di Giordano Biserni e Roberto Rocchi

Da "Il Centauro n.96"
Mercoledì, 13 Luglio 2005
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