Sabato 23 Novembre 2024
area riservata
ASAPS.it su
Articoli 30/01/2007

Nuove targhe per ciclomotore e... Guarda bene come ti incarto il "pacco"!

da "il Centauro"
Nuove targhe per il ciclomotore e...Guarda bene come ti incarto il "pacco"!
di Gianluca Fazzolari* e Giovanni Fontana**

 


Foto Coraggio   

Interessante, la nuova targa per ciclomotore: molto interessante ed anche carina. Addirittura, sembra che tra i più giovani la nuova targa sia di moda e tutti la vogliono o... tutti la pigliano. Del resto, la nuova targa può essere un modo per presentare un bel "pacco" alla polizia stradale: i due "sbirri" stanno per fermarti e tu ti prepari a sottoporti al loro esame tipico. Favorisca documenti e libretto... e tu gli dai documenti e libretto. Ok, tutto a posto, vada pure. Magari ti fanno anche i complimenti per esserti adeguato alla legge. E il pacco dove sta? Ma il ciclomotore targato, è il pacco! Avevi un vecchio ciclomotore di quando eri più giovane, magari uno di "seconda" mano, quando la prima, quella che ti aveva preceduto, era molto più lunga della tua e andava a intrufolarsi nei rimessaggi altrui: con quel ciclomotore poteva essere un affare serio, andarci a spasso. Oppure, sei un meccanico che non si fa troppi scrupoli quando qualcuno gli offre un veicolo da cui scambiare i pezzi: beh, adesso lo puoi tenere tutto intero, basta trovare un vecchio certificato di identificazione del ciclomotore, magari anche rubato, o semplicemente, alterato ed ecco fatto il pacco: vai alla motorizzazione, ti frughi un po’ in tasca (magari in quella altrui, giusto per chiudere il cerchio), presenti la tua domandina e ti rifilano targa e certificato di circolazione nuovo fiammante... neppure gli "sbirri" se ne sono accorti!

Nuove targhe, poche formalità  
Abbiamo voluto esasperare la circostanza di un fatto, ma neppure troppo, per stimolare gli addetti ai lavori a prestare maggiore attenzione al controllo documentale dei ciclomotori di nuova immissione sul mercato o, per meglio dire, ai ciclomotori muniti di nuova targa, giacché quanto è stato raccontato in premessa, non è poi così lontano dalla realtà che ci riguarda. Ci riguarda come addetti ai lavori, ma ci riguarda come cittadini a cui può essere sottratto un bene mobile che con buona probabilità sarà difficilmente recuperato: oggi più che mai! Allora, ancora una volta dobbiamo ricordare la raccomandazione del buon Antonello Di Mauro: dal momento che il nostro lavoro lo dobbiamo fare, facciamolo bene. Oggi come oggi, infatti, per ottenere una targa per ciclomotore e relativo certificato di circolazione, è sufficiente andare ad un ufficio periferico del Dipartimento per i trasporti terresti muniti di un vecchio "librettino", di tre versamenti (C/C n. 4028 pari ad • 29,24; C/C n. 121012 pari ad • 12,48 e C/C n. 9001 pari ad • ,80) e di fotocopia di un documento di identità ed il gioco è fatto. Benissimo! Finalmente i cittadini non hanno di che lamentarsi: tempo mezz’ora ed il gioco è fatto. Il problema, però, è un altro. All’atto del rilascio dei due documenti, il sistema informatico della motorizzazione non è "protetto" ovvero non è interfacciato con il CED del Ministero dell’Interno e dunque, non c’è modo di verificare se per quel telaio o per quel "librettino" è pendente denuncia di furto o di smarrimento. Del resto, se ciò fosse anche possibile, è molto probabile che per molti documenti e per altrettanti telai si attiverebbe un "alert" informatico. Basta ricordare quante volte, in sede di controllo del numero di telaio, sono stati evidenziati veicoli rubati diversi da quello controllato, ovvero a quel medesimo numero di telaio (in realtà, agli ultimi numeri della serie alfanumerica che al completo è costituita da diciassette caratteri) corrispondono più ciclomotori. Questo, è un problema di inserimento dati che pare oggi risolto... ma la storia non si cancella e questa storia produce ancora i suoi effetti. Allora, che fare? come possiamo scongiurare un simile fenomeno? Semplicemente, facendo quello che raccomanda il Di Mauro: facendo il nostro dovere e facendo bene il nostro lavoro o, per meglio dire, continuando a fare quello che facevamo quando eravamo delle "spine" ed ancora il ciclomotore non era munito neppure di contrassegno di identificazione: dobbiamo controllare il telaio. Se quello che fermiano appare un "soggetto", a maggior ragione approfondiamo il controllo. Ma se quello stesso personaggio è ancora "in cerca di autore", è opportuno non fermarsi alle apparenze (l’abito non fa il monaco, insomma e neppure il delinquente!) e quindi, dobbiamo "perdere" quei dannati cinque minuti in più per verificare il numero di telaio.

Il controllo del ciclomotore e del certificato di circolazione  
Il discorso vale per tutti i veicoli ma, sicuramente per il ciclomotore. Insomma, vogliamo farci prendere in giro? Vogliamo lasciarci passare sotto il naso veicoli o documenti proventi di furto per essere poi dileggiati al bar, tra il gruppo
 di amici del soggetto che abbiamo sommariamente controllato? Allora, si tratta di "scansionare" il veicolo ed il documento in base alla nostra esperienza personale, ma anche seguendo quelle semplici nozioni che tutti conosciamo, e che non dobbiamo dimenticare mai poiché applicabili per il controllo di qualsiasi veicolo, grande o piccolo che sia, dal trattore stradale al quadriciclo a motore. Intanto, dobbiamo verificare che il numero di telaio - meglio se ci abituiamo a definirlo V.I.N. (vehicle identification number) - riportato sul ciclomotore, sia il medesimo riportato alla pagina 2, codice comunitario armonizzato "E" del Mod. MC821F ovvero del Mod. MC821F che costituisce il certificato di circolazione sul quale, tra l’altro, nel medesimo rigo di stampa, troviamo anche i riferimenti al CIC che sostituisce il nuovo certificato. Ebbene, da questo semplice rilievo possiamo appurare quanto segue: - che il certificato ed il ciclomotore non siano un "pacco" e quindi l’uno e l’altro siano effettivamente legati intimamente da un unico numero di telaio; - in difetto, l’errore umano è sempre possibile ma, molto più probabilmente o il veicolo o il documento od entrambe le cose sono provento di furto: bingo! Un approfondimento potrebbe riguardare poi la sequenza alfanumerica del V.I.N. impressa sul ciclomotore, la targa ed il relativo certificato di circolazione.

Controllo approfondito  
• Certificato di circolazione  
Il certificato di circolazione (cfr. allegato) è realizzato su di un supporto cartaceo di formato A4, i cui margini esterni evidenziano la tipica bordura della carta a modulo continuo, le quattro pagine del fronte e del retro del documento hanno una stampa di fondo e microfibrille colorate, esaltabili mediante l’utilizzo di una lampada a luce ultravioletta (lampada di wood). Tale cartoncino è filigranato, recando il tipico simbolo degli uffici della motorizzazione - seguendo un po’ quello che è previsto per la carta di circolazione dettata dall’Art. 93 del vigente codice stradale. La stampigliatura del numero del certificato è posta in prima pagina ed è costituita da due caratteri alfabetici seguiti da sette caratatteri numerici realizzati con tecnica calcografica (quindi, percepibili, al tatto, anche sul retro del documento) dei quali, il settimo, non direttamente collegato agli altri (fig.1): il relativo fondo è protetto da un sistema anticontraffazione a microscrittura (fig. 1a).  
• La targa  
Secondo quanto stabilito dal neo articolo 248 del Regolamento di Attuazione al vigente codice stradale, così come sostituito dall’Art. 1 del d.P.R. 6 marzo 2006 n. 153, la targa per ciclomotore prevista dall’articolo 97 del Codice della Strada, è prodotta dallo Stato che provvede alla distribuzione attraverso gli uffici motorizzazione civile del Dipartimento per i trasporti terrestri, ovvero attraverso gli esercenti l’attività di consulenza per la circolazione dei mezzi di trasporto di cui alla legge 8 agosto 1991, n. 264. A norma dell’Art. 250 del d.P.R. 16 dicembre 1992, n. 495, così come modificato dall’Art. 3 del d.P.R. 6 marzo 2006, n. 153, la targa prevista per i ciclomotori è realizzata mediante azione meccanica di imbutitura a freddo di sei caratteri alfanumerici, la cui progressione viene stabilita dal Dipartimento per i trasporti terrestri, della profondità di 1,4 mm +/- 0,1 mm, su di un supporto metallico piano in lamiera di alluminio rettangolare delle dimensioni di mm. 121 x 141, dello spessore di 1,00 +/- 0,05 mm, recante il Marchio ufficiale della Repubblica Italiana, apposto per azione meccanica

12117

{foto3c}


di imbutitura la cui profondità è di 0,5 mm +/- 0,1. La targa, di colore bianco, è ricoperta da pellicola retroriflettente autoadesiva. Il colore dei sei caratteri alfanumerici, del Marchio ufficiale della Repubblica italiana, così come il bordo perimetrale dell’ampiezza di mm. 4, è nero (Figura III.3 Art. 250 Reg. Att.). Ovviamente, come può essere facilmente intuibile, non può essere prodotta ed utilizzata una targa che rechi una sequenza alfanumerica già assegnata ad altro ciclomotore, essa è strettamente legata al titolare il quale la applica esclusivamente al veicolo identificato nel certificato di circolazione di cui risulta intestatario. Laddove un soggetto sia intestatario di più veicoli, deve necessariamente munirsi di altrettanti certificati di circolazione abbinati ad altrettante targhe.  

Il V.I.N. (vehicle identification number)  
 Il V.I.N., notoriamente meglio conosciuto come numero di telaio, altro non è che il codice identificativo presente su ogni veicolo, ed è il vero ed unico sistema di identificazione per tutti i veicoli stradali. Nel nostro paese il decreto ministeriale 3 novembre 1994 ha recepito la direttiva CEE n. 93/34/CEE, che ha imposto anche per i veicoli a due o tre ruote, ciò che era già previsto per gli autoveicoli; per tanto a partire dal 14 giugno 1995 anche per i ciclomotori è obbligatoria una codifica del numero di telaio basata su alcune regole comuni, essa
 prevede infatti una combinazione di lettere e numeri che renda possibile il riconoscimento inequivocabile di ogni veicolo per un periodo di almeno trent’anni.

{foto6c}
{foto5c}
{foto4c}

La sigla di identificazione è costituita da una combinazione alfanumerica attribuita dal costruttore ad ogni singolo veicolo che deve essere:
• impressa sul telaio o sull’intelaiatura mediante martellamento o punzonatura in zona accessibile; • costituita da tre sezioni, per un totale di 17 caratteri alfanumerici;
• riportata anche su targhetta (ex Art. 74 C.d.S. sia essa adesiva ovvero metallica rivettata).
• Alcuni semplici suggerimenti  
Fatti questi brevissimi cenni a ciò che è, ed a ciò che rappresenta il V.I.N. nei veicoli stradali, per i cui approfondimenti si rimanda alla bibliografia in calce al presente articolo, sembra doveroso quanto opportuno fornire alcuni piccoli, quanto efficaci, suggerimenti per i meno esperti nell’attività di controllo non solo della sequenza del V.I.N. ma di ogni veicolo stradale e non solo per quanto riguarda i ciclomotori. A nostro modo di vedere il controllo di un veicolo su strada deve essere sempre finalizzato alla piena identificazione del conducente (e dei trasportati), del veicolo stesso, e della merce qualora si tratti di veicoli commerciali. Senza addentrarsi in quelle che sono le modalità di identificazione delle persone ed il controllo delle merci che viaggiano su strada, nell’ambito del controllo del territorio cui tutti siamo preposti, in questa sede preme soffermarsi per un momento all’analisi della rispondenza dei dati identificativi caratteristici presenti sul ciclomotore che abbiamo fermato. Una buona attività preliminare di controllo nasce dalla necessità di spendere solo pochi minuti, e si concretizza nel verificare solo piccole cose quali: l’esatta rispondenza tra la targa presente sul veicolo e quella riportata sul certificato di circolazione; l’esatta rispondenza del V.I.N. presente sul veicolo con quanto appare sul
 documento di circolazione; per i più “zelanti” è possibile suggerire, visto che ormai ci siamo ed il controllo accuratolo stiamo eseguendo, di accertare la presenza della targhetta ex Art. 74 C.d.S. verificando la sequenza V.I.N. sia quella punzonata sul telaio del veicolo ed ovviamente corrisponda con quanto registrato sul certificato di circolazione; ma cosa ancor più importante connessa all’esigenza di fare bene il nostro mestiere, è verificare attraverso la banca dati delle Forze di Polizia l’intera sequenza V.I.N. che, doverosamente, dobbiamo abituarci a rilevare ed inserire al sistema per intero senza limitarsi, come tipicamente ed ahinoi! amaramente ancora avviene, alle sole ultime sei o sette cifre finali da cui spesso si ottengono sconcertanti esiti poiché risultano da ricercare più veicoli recanti la stessa sequenza finale V.I.N. Costo dell’intera operazione, se correttamente eseguita (controllo identificativi e accesso alla banca dati): 5 minuti! Alcuni di noi potranno trincerarsi affermando di non avere accesso diretto alle banche dati, ma secondo noi nell’attuale contesto, in cui sta maturando una piena e reale sinergia tra tutte le Forze in campo, riteniamo non possa essere una valida esimente! E se da queste attività di polizia amministrativa scaturisse qualcosa che non torna? Qualche abbinamento che non va? O ancora, se quel V.I.N. presenti caratteristiche tali da far presupporre azioni volte a dissimularne l’illecita provenienza? Benissimo e, come dicevamo in premessa, abbiamo fatto Bingo! Pensate un po’… da una semplice attività di controllo del territorio, all’attività di p.g. connessa ad eventuali ipotesi di riciclaggio… Concludendo questa breve disamina tra colleghi nella quale, come i lettori più attenti avranno potuto notare, ci si è limitati - per ovvie ragioni di sicurezza - all’esposizione sommaria di taluni aspetti rendendo note solo alcune nozioni, una sola raccomandazione per quanto attiene al controllo degli identificativi e dei documenti presenti sul ciclomotore ed in generale su tutti i veicoli stradali: … se trovate qualche anomalia nella sequenza V.I.N. o nella targhetta identificativa e non avete particolari conoscenze nello specifico settore, ovvero i documenti esibiti vi destano dubbi… astenetevi nella maniera più assoluta dall’effettuare interventi tecnici di natura meccanica o chimica, limitando il vostro intervento ai preliminari atti amministrativi e/o giudiziari richiesti dal caso concreto … … all’analisi tecnica della sequenza V.I.N. o dei documenti - senza che nessuno si offenda o si debba sentire defraudato nella propria professionalità - provvederà il personale più esperto delle squadre di polizia giudiziaria e di polizia scientifica appositamente qualificato nell’analisi degli identificativi e nella certificazione dei falsi. Buon lavoro a tutti! 

 
*Gianluca Fazzolari,
Ispettore Capo della Polizia di Stato - Sezione Polizia Stradale La Spezia Referente provinciale ASAPS, referente Nazionale di Worlds Vheicle Documents, iscritto nell’Albo Nazionale Docenti I.S.O.Po.L.
**Giovanni Fontana Ufficiale di Polizia Municipale nel Comune di Forte dei Marmi (LU), Referente locale ASAPS, iscritto Albo Nazionale Docenti SPL e I.S.O.Po.L

Bibliografia Gianluca Fazzolari “I dati di identificazione dei veicoli stradali” testo non in vendita realizzato in esclusiva per A.S.A.P.S. Legislazione D.P.R. 30 aprile 1992, n. 285 e successive modificazioni “Nuovo codice della strada” D.P.R. 16 dicembre 1992, n. 495 e successive modificazioni “Regolamento di attuazione ed esecuzione del nuovo codice della strada” D.P.R. 6 marzo 2006 n. 153 “Modifiche agli articoli 248, 249, 250, 251, 252 nonchè agli allegati al titolo III del decreto del Presidente della Repubblica 16 dicembre 1992, n. 495 Regolamento di esecuzione e di attuazione del codice della strada”

da "il Centauro n. 108"  


© asaps.it

di Gianluca Fazzolari e Giovanni Fontana

da "il Centauro"
Martedì, 30 Gennaio 2007
stampa
Condividi


Area Riservata


Attenzione!
Stai per cancellarti dalla newsletter. Vuoi proseguire?

Iscriviti alla Newsletter
SOCIAL NETWORK