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Notizie brevi 31/01/2007

In Toscana l’operazione nata da intercettazioni nell’ambito di un’indagine su un traffico di auto di lusso rubate anche in Lombardia
Rapimento sventato dalla polizia
Arrestati sette livornesi: stavano per sequestrare un imprenditore camuno


Foto Coraggio


Doveva essere un sequestro lampo. La vittima designata, un imprenditore della Vallecamonica che opera nel campo dell’import di metalli, sarebbe stata liberata non appena la famiglia avesse consegnato i soldi ai sequestratori. A far saltare i piani della banda è stata la polizia stradale di Livorno che, indagando con la polizia di frontiera su un traffico internazionale di auto di lusso e di merce rubata in Lombardia e Toscana e destinate all’estero, ha intercettato alcune telefonate che parlavano di un imminente sequestro di persona nel Bresciano.
Ad ingolosire i sequestratori sono stati i soldi - parecchi - che l’imprenditore camuno ogni venerdì portava in banca e il metallo che trattava. A fine estate l’imprenditore avrebbe dovuto finire nelle mani dei banditi. Lo avrebbero bloccato e tenuto chiuso nel bagagliaio di un’auto in attesa che i familiari consegnassero i soldi custoditi in cassaforte. Ma la polizia li ha scoperti e anticipati e ha fatto fallire il piano tenendo sotto protezione la vittima che per diverso tempo ha cambiato orari e abitudini e a casa non è tornato. Suoi angeli custodi sono stati alcuni poliziotti in borghese che gli hanno fatto da scorta. Impegnata nelle indagini anche la squadra Mobile della questura di Brescia.
Nei mesi scorsi la Procura di Livorno, che stava indagando sul traffico di auto di lusso, ha deciso di approfondire l’indagine rinunciando ad arrestare subito i sequestratori. Gli inquirenti hanno atteso il nuovo anno per intervenire portando così a compimento l’indagine che è sfociata l’altro giorno in Toscana in sette arresti e numerose denunce. Tra le persone finite in manette un noto imprenditore e i suoi due figli raggiunti dalle ordinanze di custodia cautelare chieste dal pm Gianfranco Petralia.
Le nove persone indagate devono rispondere di riciclaggio, furto, ricettazione di auto di lusso (molte delle quali sparite durante i blitz in ville della Lombardia) e di merce varia che grazie a spedizionieri compiacenti partivano dal porto di Livorno nascoste nei containers.
Due sono quindi le indagini: quella che porta al riciclaggio di vetture costose (Porsche Cayenne, Bmw X5, Bmw 320 touring e Audi) e quella legata al progettato sequestro di persona. I magistrati toscani vogliono accertare se si tratti del primo progetto di sequestro-lampo della gang o se inserisca in una lunga serie, magari di episodi non denunciati alla magistratura.
In merito a questo episodio per motivi di sicurezza è stato deciso che rimanga anonima la vittima che vive ancora sotto protezione dal parte della polizia, anche se la banda che l’aveva nel mirino pare debellata e il pericolo ormai sembra cessato.
Il filone di indagine sui furti e sulle rapine potrebbe portare a nuovi sviluppi con l’individuazione dei componenti di altre bande che hanno firmato «colpi» anche in Lombardia depredando la merce dai tir in transito o effettuando il furto o la rapina di vetture di grossa cilindrata che hanno mercato in terra africana e nei paesi dell’est europeo, oltre che nei Paesi del medio Oriente. Proprio sorvegliando i porti di imbarco di queste ambite «prede» la polizia di frontiera ha scoperto la gang che è stata smantellata a Livorno.
Tutti gli arrestati sono livornesi o toscani. Tra loro figurano rapinatori di professione, mentre tra la merce sparita con i camion c’è anche un carico di olio d’oliva (30 mila litri) e pellame destinato alle concerie toscane. Ma in un anno è sparita molta altra merce.

di Franco Mondini

Da “Brescia Oggi”


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Mercoledì, 31 Gennaio 2007
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