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Rassegna stampa Alcol e guida del 30 gennaio 2007

A cura di Alessandro Sbarbada e Roberto Argenta

 

NOTA IMPORTANTE: in fondo alla rassegna continua la pubblicazione delle lettere di protesta di cui siamo a conoscenza, tra quelle scritte al quotidiano “Il Mattino” di Napoli, a seguito dell’articolo di sabato scorso che sosteneva come, per aiutare le arterie, “bastano” 4 bicchieri di vino al giorno.
Continuate a scrivere a posta@ilmattino.it , inoltrando per conoscenza a a.sbarbada1@tin.it e robargen@libero.it


IL RESTO DEL CARLINO (Reggio Emilia)
LA TRAGEDIA DI VIA GORIZIA
Indagato il papà: ’Aveva bevuto’
Ancora gravissimo il fratellino della bimba morta nell’incidente

La città col fiato sospeso per la sorte del piccolo Ciro

Il bimbo, 5 anni, è stato trasferito all’ospedale Maggiore di Parma.

Il padre è indagato per guida in stato d’ebbrezza

Reggio Emilia, 30 gennaio 2007 - ADESSO SI TEME per la vita del fratellino Ciro, 5 anni. Nella notte di domenica le sue condizioni si sono aggravate e i medici hanno disposto il trasferimento all’ospedale Maggiore di Parma. Il bimbo è in pericolo di vita. I medici stanno facendo di tutto per strapparlo alla morte.
Intanto oggi il magistrato che coordina le indagini della polizia municipale rilascerà il nulla osta per i funerali di Mariarca D’Amato, la bimba di 2 anni e mezzo deceduta nel terribile schianto tra la Renault Scenic, su cui viaggiava la famiglia D’Amato e un conoscente, e la Fiat Multipla su cui viaggiavano tre amiche di ritorno da un torneo di tennis.

Michelangelo D’Amato, il conducente della Renault, il padre dei due bimbi, è ora indagato per omicidio colposo e guida in stato d’ebbrezza. Gli accertamenti degli agenti della polizia municipale hanno permesso di stabilire che la vettura non era dotata dei seggiolini per i bimbi.

Una mancanza di misura che, secondo gli inquirenti, ha causato il volo della bimba che, in seguito al violento urto, è stata catapultata fuori dall’abitacolo.
Ma il fatto grave di questo tragico incidente è il fatto che i risultati tossicologici del sangue hanno dato esito positivo. Al padre dei bimbi, Michelangelo D’Amato, è stato riscontrato un tasso alcometrico di 1,45 quando la legge ammette un tasso fino allo 0,50 per cento.
Il prelievo è stato effettuato nell’immediatezza del ricovero al pronto soccorso. Michelangelo D’Amato voleva sottrarsi all’esame del sangue e per poco non viene alle mani con gli agenti della polizia che si trovavano al suo fianco. Al pronto soccorso sono stati vissuti attimi di violenza.
Poi Michelangelo D’Amato è stato riportato alla calma e ieri è venuta fuori la drammatica verità sul perché di un sorpasso in centro abitato, dove c’è il limite dei 50 all’ora e dove la linea continua indica agli automobilisti il divieto di superare i veicoli.
Michelangelo D’Amato, domenica sera, ha addirittura superato una lunga coda di vettura. I segni della frenata, ancora visibili sull’asfalto, e lunga 34 metri, e quel che rimane delle due vetture sono lì a dimostrare la velocità raggiunta dalla Renault Scenic. (*)
Il giorno dopo la tragedia Michelangelo D’Amato viene consolato da un nutrito gruppo di parenti e amici. Michelangelo, che adesso ha preso coscienza di quel che è avvenuto, è sotto shock. Chiede notizie del figlio Ciro, della moglie che è ricoverata e dell’amico di famiglia, Salvatore Oliva, trasferito, dopo le prime intense cure, nel reparto di rianimazione.

In via Gorizia, la strada della strage, la gente è preoccupata «Le auto, dopo aver superato la rotonda e i due semafori, corrono. Ci sono automobilisti che sfrecciano a velocità elevata», dice un abitante. La polizia municipale assicura che la strada non è tra quelle considerate più pericolose di altre. E i comandante della polizia municipale Antonio Russo sottolinea come i servizi contro chi corre vengono fatti.

(*) Nota: è difficile commentare questa vicenda, che lascia davvero senza parole.

Fatevi da voi le vostre riflessioni.


 
IL GAZZETTINO (Padova)

MASERÀ. DOMENICA ALLO STATION SOTTO GLI OCCHI DI DECINE DI COETANEI 
Sballo etilico in discoteca, 16enne finisce una notte all’ospedale

Maserà
Ha bevuto a tal punto che è dovuto intervenire il 118 per portarla al pronto soccorso a "smaltire la sbornia". È successo domenica pomeriggio alla discoteca Station di Maserà, "paradiso" del divertimento degli adolescenti.
Vittima della colossale sbronza una studentessa sedicenne di Padova che aveva passato il pomeriggio a ballare con gli amici. Dal ballare è passata al barcollare, dopo aver bevuto, secondo l’accertamento fatto dai sanitari, una massiccia dose di alcool. Il referto medico parla di "intossicazione acuta da alcool". La studentessa è stata trattenuta in ospedale tutta la notte e dimessa ieri mattina. Il Suem, come vuole la prassi, ha avvisato i carabinieri di competenza, che hanno provveduto ad accertare i fatti. La ragazza aveva cominciato a stare male nel tardo pomeriggio. Secondo il racconto di testimoni, era in evidente stato di alterazione e aveva cominciato a barcollare prima in pista e poi tra i divanetti. A un certo punto era tutta sudata e non si reggeva più in piedi. Vista la situazione sono intervenuti i responsabili della sicurezza del locale, prendendo la ragazza in affido. Dapprima hanno provato a vedere se si riprendeva. Poi, visto che le condizioni peggioravano, hanno ritenuto opportuno chiamare il 118.

I sanitari giunti sul posto, dopo un primo controllo veloce, l’hanno caricato sulla barella e portata al pronto soccorso dell’ospedale civile di Padova. I numerosi testimoni sono rimasti impressionati dalla scena, anche perché si era sparse la voci all’interno del locale che la giovane fosse morta. Gli operatori del Suem, prima di farla uscire, le avevano coperto il viso affinché non risentisse dello sbalzo di temperatura da dentro a fuori. Resta l’amaro in bocca per l’ennesimo episodio di "sballo" ormai diventata una triste consuetudine tra i giovani che per divertirsi devono assolutamente trasgredire mettendo a repentaglio la propria salute.

Stefania Mastellaro


IL TRENTINO

Lettere

L’alcol, i paesi europei e noi italiani

IL MINISTRO Turco ha dichiarato di aver proposto di alzare il divieto di vendita degli alcolici a 18 anni, come già avviene in tutta Europa, ma alcuni colleghi di governo l’hanno bocciato. Allora guardiamo agli altri paesi Europei solo quando ci fa comodo?
Alessio Nolan


IL GAZZETTINO (Treviso)
DENUNCIATO 
Disoccupato ubriaco litiga con la moglie e le spacca le gambe

«Bisogna capirlo ha dei problemi: non riesce a trovare lavoro e per questo beve». (*) Anche dal letto di ospedale la moglie 42enne del cittadino polacco, denunciato per lesioni gravi, continua a difendere il marito. Continua, nonostante tutto. Nonostante: la caviglia destra tibia e perone fratturati, tumefazioni al collo e al corpo, lievi contusioni craniche, in totale per 60 giorni di prognosi.
Questo il risultato di una lite scoppiata tra le mura domestiche di un appartamento in piazza Martiri di Belfiore. Questa la triste serata di domenica per una bimba di 12 anni, che ha assistito all’ennesima lite tra mamma e papà. È stata lei a chiamare il 113 quando ha visto che la situazione stava degenerando. L’inferno è scoppiato intorno alle 21 dell’altra sera. una lite come tante, per futili motivi. Lui, 41 anni, un omone di 140 chili, aveva bevuto, e tanto. Lei stava rassettando la cucina. All’improvviso l’uomo si è scaraventato sulla 42enne, stendendola a terra. Poi, per bloccarla, le si è seduto sopra, fratturandole le gambe ed ha cominciato a picchiarla ripetutamente al viso. A quel punto l’intervento delle Volanti e del 118, che hanno evitato che la situazione degenerasse ulteriormente. Il marito nel frattempo se l’era data a gambe. La 42enne è stata accompagnata al Pronto soccorso dove è stata medicata e ricoverata nel reparto di Ortopedia. insieme a lei per tutto il tempo la figlioletta. Alle 23, di nuovo, una situazione di tensione. All’ospedale arriva il marito che pretende di riaccompagnare a casa la bambina. «Vado da degli amici, ho già parlato con la polizia», continua a ripetere la piccola, ma lui insiste. A quel punto è nuovamente intervenuta la polizia, che ha deferito il 41enne all’Autorità giudiziaria per lesioni gravi.

(*) Nota: forse non trova il lavoro proprio perché beve…


IL GAZZETTINO (Treviso)
LA RICERCA 
Fipe - Confcommercio svela la piaga dell’alcol

La campagna di prevenzione sul tema "alcol e minori di 16 anni", ideata e promossa da Fipe-ConfCommercio con la collaborazione della Provincia di Treviso e i patrocini delle Usl 7,8,9 sarà presentata oggi alle 11 nella sala riunioni del Palazzo del Terziario, presso la sede Ascom in via Venier 55. La campagna da lì partirà verso i pubblici esercizi della provincia di Treviso.
Ne parleranno Renato Salvadori, presidente di Unascom-ConfCommercio, Franco Zoppé, presidente provinciale Fipe-ConfCommercio, Michele Noal, assessore alla Provincia di Treviso, Vittorio Filippi, sociologo e docente universitario, Carlo Cenedese (Usl 7), Oscar Miotti (Usl 8), Patrizia Riscica (Usl 9). L’iniziativa, si inserisce nei progetti di prevenzione relativi al problema dell’abuso di alcol da parte dei minori, e intende avviare una riflessione su un tema che anche in provincia di Treviso sta diventando una vera e propria emergenza sociale. Verranno illustrati i dati del fenomeno e la normativa di riferimento, e sarà presentato il messaggio oggetto della campagna.
Il problema del consumo di alcol da parte dei minori di 16 anni sta diventando una vera e propria emergenza sociale. A rendersene conto sono proprio i circa 2000 gestori associati alla Fipe-ConfCommercio della provincia di Treviso, che hanno deciso di proseguire nel cammino di prevenzione intrapreso qualche anno fa con le campagne guida sicuro e di promuovere presso i propri locali un nuovo messaggio, coinvolgente e positivo, volto a frenare il consumo di alcol da parte dei minori e ad educare ad un consumo controllato, responsabile e attento (*).

(*) Nota: stiamo a vedere. Con qualche perplessità, dato l’evidente conflitto di interessi di questa situazione, ove la prevenzione ai problemi correlati al consumo di una sostanza la fa chi guadagna sulla vendita di quella stessa sostanza.


IL GAZZETTINO (Udine)
In cella per tentato omicidio 
Gravi le accuse contro Giorgio Maieroni che ha ferito il convivente dell’ex moglie 

Treppo Grande

Tentato omicidio. È questo il reato per il quale il pubblico ministero della Procura della Repubblica di Udine, Matteo Tripani, ha richiesto la custodia cautelare in carcere al Gip nei confronti del tarcentino Giorgio Maieroni, 49 anni, di Tarcento. L’uomo era stato arrestato domenica sera dopo aver ferito al collo con un taglierino, nel corso di una colluttazione, il nuovo compagno dell’ex moglie Michela Gerussi, Virgilio De Luca, quarantunenne di Treppo Grande. La prognosi di guarigione per la ferita è di nove giorni.
L’arma, della quale in fase istruttoria verrà valutata la potenzialità lesiva, era stata rivolta inizialmente nei confronti della donna che si era rifugiata nella cucina, riuscendo a chiedere aiuto con il cellulare.
Al momento dell’arresto l’accusa formalizzata era stata quella di lesioni aggravate. Giorgio Maieroni è difeso dall’avvocato Andrea Mascherin.
Intanto parla la vittima. «Che posso dire? Sono salvo perché qualcuno, lassù dal Cielo, ci ha messo la sua santa mano», così Virgilio De Luca, 41 anni, di Treppo Grande colpito al collo da Maieroni. Si è ripreso dal trauma ma preferisce non parlare della colluttazione avvenuta nella sua villetta di via Centa: «Meglio chiudere qui la vicenda: sono state dette già troppe cose. Stavo meglio prima, certo, ma poteva andare molto peggio». Dimesso dall’ospedale di Udine, dove era stato accolto per la medicazione della ferita, è tornato a casa. Al collo una vistosa medicazione ma l’umore è, tutto sommato, abbastanza buono. «I medici mi hanno detto che sarebbe bastato un millimetro in più perché la lama del taglierino ledesse la carotide - dice sull’uscio di casa accanto alla compagna, ancora visibilmente scossa per l’accaduto -; mi hanno detto che posso ringraziare il Signore. Sono ancora qui e mi sento certamente fortunato: sono ancora vivo». La lama del taglierino ha inciso la carne per una lunghezza di circa venti centimetri sul lato sinistro causando un’emorragia subito tamponata dai sanitari del 118 allertati dalla compagna, Michela Gerussi, 39 anni, di Treppo Grande. Anche la donna è stata minacciata dall’ex-marito ma fortunatamente non è stata ferita anche perché è riuscita a fuggire subito in cucina. Per De Luca la prognosi per la guarigione è di dieci giorni. Nessun cenno o giudizio sull’uomo che l’ha assalito, Giorgio Maieroni, 49 anni, di Tarcento, che nella serata di domenica è stato arrestato dai carabinieri del Nucleo operativo radiomobile di Udine e da quelli della stazione di Feletto, accorsi sul posto a seguito della chiamata della donna.
L’uomo, che pare fosse alterato anche per l’assunzione di bevande alcoliche, si trova ancora ristretto nel carcere di Udine. Il fatto ha destato non poco sconcerto nella piccola comunità di Treppo Grande dove De Luca e la Gerussi, che convivono serenamente da circa un anno, sono conosciuti e considerati persone tranquille e riservate. Lui, un geometra che lavora nel Milanese, lei una maestra di scuola materna, non avrebbero ma immaginato di essere protagonisti di un episodio tanto grave.


 
QUOTIDIANO.NET

GRAN BRETAGNA
Alcolismo dilagante, il governo Blair pensa di limitare i pub
E apre il supercasinò

Effetti negativi della liberalizzazione dell’orario di apertura, il Dipartimento per la cultura i media e lo sport pensa a come limitare i danni
Londra, 29 gennaio 2007.- Il governo britannico progetta una "U-turn", una svolta radicale per arginare la cultura del bere a tutte le ore dopo essersi reso conto che la "liberalizzazione" degli orari di apertura dei locali è "andata troppo oltre in troppo poco tempo", scrive oggi il quotidiano "The Times".
Per i "pubs", che fino a novembre 2005 chiudevano rigorosamente alle 23, diventerà più difficile rimanere aperti fino a tardi in futuro. Allo stesso tempo il ministro Tessa Jowell - prosegue il quotidiano - annuncerà domani l’ultimo controverso cambiamento nelle sue politiche sociali, rendendo nota la sede del primo ’supercasinò’ britannico, che porterà 1 milione di slot machine nel Paese.
Il dipartimento per la Cultura, i media e lo sport (Dcms) sta tentanto di abbattere la cultura del bere 24-hour, scrive il Times , cambiando le linee guida assegnate alle amministrazioni, alle quali viene richiesto di variare l’orario di apertura e chiusura dei locali per combattere il "binge-drinking", cioè la cultura del bere per sballare, e le violenze provocate dall’alcolismo. Secondo l’ultimo rapporto di "Alcohol Concern", sono 3,8 i milioni di britannici dipendenti dall’alcol, mentre un milione di 16-24enni si ubriacano con regolarità.

Una commissione di cinque esperti ha impiegato più di un anno per decidere la località dove aprire il supercasinò. Tra le sette località favorite ci sono Blackpool e Greenwich. Contemporaneamente la commissione annuncerà l’apertura di 16 case da gioco più piccole.
Secondo i Tories, gli attuali cambiamenti rappresentano la prima ammissione che la decisione del governo di spazzare via le limitazioni sull’apertura dei locali in vigore da oltre 90 anni è stato un "errore". Il partito conservatore britannico all’opposizione ha avvertito inoltre che il gioco d’azzardo e il bere a tutte le ore causerà ulteriori problemi nel Paese.


 
L’ADIGE

L’Azienda sbaglia destinatario e lui fa causa 

Un roveretano chiede i danni per violazione della privacy

di PAOLO LISERRE

Può un cittadino, maggiorenne e vaccinato, incorrere nei rigori della legge ma evitare di farlo sapere ai suoi anziani genitori per non procurar loro motivo di preoccupazione o delusione? E può, se qualcuno manda all’aria le sue intenzioni (deliberatamente o involontariamente), fare causa e chiedere un risarcimento per i danni morali subìti in quanto ci sarebbe stata violazione della privacy? A deciderlo sarà il giudice di pace di Trento che proprio ieri ha affrontato per la prima volta il caso di un automobilista roveretano di 33 anni che ha citato in giudizio l’Azienda Sanitaria provinciale proprio per violazione della privacy. Il caso di quest’uomo e del suo contenzioso giudiziario con l’Azienda prende le mosse nell’estate del 2005, alla vigilia di Ferragosto. L’automobilista roveretano viene fermato da una pattuglia per un normale controllo e visto che ci sono gli agenti sottopongono il ragazzo anche alla prova dell’etilometro. Viene fuori che il tasso di alcool nel sangue è leggermente superiore al minimo consentito e gli agenti non sentono ragione: multa e ritiro della patente. Ma i problemi non finiscono qui. Anzi, per il ragazzo roveretano il peggio deve ancora venire. Prima di allora non gli era mai successo nulla di simile, mai una multa, mai un problema con le forze dell’ordine. I genitori, con i quali l’uomo vive tuttora in centro a Rovereto, sono persone anziane e il figlio non vuole crear loro problemi. E decide volutamente di non raccontare nulla. Il fatto è che dell’episodio viene quasi immediatamente informato anche il Servizio Alcologia presso l’Azienda sanitaria. Servizio che celermente invia all’uomo una lettera per partecipare ad un ciclo di incontri sulle tematiche dell’alcool. Sin qui nulla di male. Peccato che l’intestazione della missiva non riporti solo il nome della persona interessata ma più precisamente la dicitura «egregio signor .... e famiglia». E siccome succede che quando il postino recapita la lettera al destinatario lui non è in casa per motivi di lavoro ma c’è la mamma, quest’ultima leggendo la dicitura «.... e famiglia» pensa che si tratti veramente di qualcosa che riguarda anche lei e il marito (*) e decide di aprirla. Non che le succeda chissà cosa ma scoprire da una missiva dell’Azienda sanitaria che al figlio è stata ritirata la patente perché sorpreso a guidare in stato di ebbrezza e che lo stesso figlio non le ha raccontato nulla, non è cosa piacevole per nessun genitore. Inoltre, secondo l’atto di citazione presentato dal legale di fiducia dell’automobilista roveretano, i toni impiegati nella comunicazione da parte dell’Azienda Sanitaria «lasciano intendere che il signore è un soggetto con abituali problemi di alcolismo e per la cui cura sono necessari incontri mirati e ripetuti nel tempo». La cosa crea nel nostro automobilista un «ingiusto perturbamento» (risentimento, stress, imbarazzo, preoccupazione) visto che quella disavventura doveva rimanere segreta. E allora l’uomo decide di rivolgersi ad un avvocato e di intentare causa all’Azienda sanitaria. L’avvocato scrive all’Azienda e il responsabile del Servizio Alcologia le risponde testualmente: «Siamo spiacenti per eventuali danni arrecati al signor .... e prendendo spunto da questo episodio cercheremo di migliorare la comunicazione con l’utente a salvaguardia del suo diritto alla privacy». Un’ammissione di responsabilità che però non ha fatto arretrare l’Azienda Sanitaria che ieri mattina si è costituita in giudizio per resistere di fronte alla richiesta di risarcimento danni per una cifra simbolica di 2.500 euro.

(*) Nota: quando c’è un problema alcolcorrelato tutta la famiglia è coinvolta, e avere la patente sospesa per guida in stato di ebbrezza è certamente un problema alcolcorrelato.
Per questo il Servizio di Alcologia ha fatto bene a coinvolgere la famiglia per farla partecipare al ciclo di incontri sulle tematiche dell’alcol, incontri che certamente avrebbero parlato anche di famiglia.
Se poi questa persona ha una tale mancanza di dialogo con i genitori da tenere loro nascosto quanto gli capita, è un ulteriore motivo per coinvolgere tutta la famiglia, così che ne parlino tutti insieme.
Questo episodio è un lampante esempio di eccesso di garantismo: in altri paesi, ove forse c’è il problema opposto, chi guida in stato di ebbrezza finisce dritto in carcere, e i familiari vengono informati senza troppi riguardi.
Pensate agli articoli che vengono dagli Stati Uniti: quando un personaggio dello spettacolo viene fermato alla guida ubriaco lo scrivono tutti i giornali: non ci pare che Paris Hilton o Mel Gibson (che pure si possono permettere ottimi avvocati) abbiano querelato la stampa perché volevano tenerlo nascosto a mamma e papà.
I problemi non si superano mettendo la testa sotto la sabbia.
E quando si guida non si deve bere.


 
IL MATTINO

Castellammare: la rissa scoppiata davanti ad un pub, poi lo sparo.
Scatta la caccia all’aggressore

MICHELE INSERRA Castellammare. Una parola maldetta, una sfida per uno sguardo di troppo alla sua ragazza. A giocare un brutto scherzo anche qualche goccio di alcol in più che annebbia la vista e soprattutto la mente. Così una tranquilla notte all’insegna del divertimento rischia di trasformarsi in tragedia davanti ad un pub di via Bonito. Prima un acceso diverbio, poi spunta una pistola e un giovane fa fuoco, una sola volta, contro un suo coetaneo, ferendolo a una gamba in maniera lieve. È il triste epilogo dell’ennesima rissa che si verifica in città e in particolare in via Bonito, troppo spesso teatro di zuffe per futili motivi. Erano le 2.30 della scorsa notte, quando si è scatenato il putiferio nei pressi del pub «Maracanà», una della mete più gettonate dalla movida dell’hinterland. Una lite banale scoppiata anche con la complicità dello stato di ebbrezza. Osvaldo Vitiello, 31 anni, con piccoli precedenti penali, è in compagnia della sua fidanzata, all’interno del locale stabiese. Di fronte c’è una comitiva di giovani, anche loro di Castellammare. Uno sguardo insistente verso la ragazza. Poi qualche «frecciatina» e gli animi già si surriscaldano. Sembra che tutto sia finito lì. Ma non è così. Appena fuori la faccenda diventa più seria. Volano parole grosse, qualche spintone. All’improvviso un giovane scompare per pochi istanti e ritorna nuovamente. Questa volta è armato: da qualche parte, forse dall’auto, prende una pistola e la impugna minaccioso. Ha cattive intenzioni. Le persone, non troppe vista l’ora tarda, si allontanano velocemente dalla zona. In stato di ebbrezza, e secondo gli inquirenti probabilmente anche sotto l’effetto di qualche spinello, spara un colpo all’indirizzo di Vitiello. Lo colpisce alla gamba destra. Il ferito si accascia a terra e viene soccorso, mentre qualcuno avverte i carabinieri della locale compagnia che prontamente si dirigono a sirene spiegate verso via Bonito. Il responsabile del ferimento scappa e fa perdere le proprie tracce. E quando i militari arrivano sul posto non c’è quasi nessuno. Pertanto il ferito viene trasportato al pronto soccorso dell’ospedale San Leonardo e sottoposto ad un intervento chirurgico per estrarre la pallottola dalla gamba. Le sue condizioni non sono gravi, ma viene comunque disposto il ricovero in chirurgia. Per i sanitari la prognosi è di venti giorni. La macchina investigativa si mette subito in moto. I militari ascoltano la versione dei fatti di Vitiello e di qualche testimone, tra cui la ragazza che era in sua compagnia. Per gli inquirenti la lite sarebbe stata provocata da una sguardo di troppo verso la giovane. Grazie al racconto di qualche testimone e alle indagini l’aggressore avrebbe già un volto e un nome. Su di lui grava l’accusa di tentato omicidio. Si tratterebbe di un ragazzo di Castellammare a cui i carabinieri stanno dando la caccia in queste ore. I militari gli hanno fatto visita a casa, ma dopo l’episodio il giovane non è rientrato nella sua abitazione e al momento ha fatto perdere la sue tracce. A questo punto non è escluso che potrebbe costituirsi in breve tempo.


 
CORRIERE ADRIATICO

Il fermo non è stato convalidato ma il gip ha firmato un’ordinanza confermando i gravi indizi L’avvocato: “Per il suo stato di salute non può essere detenuto”
Resta in carcere Mario Masini. “Non ricordo, avevo preso droga e psicofarmaci”
“Non l’ho uccisa io, anzi forse sì”

lorenzo sconocchini

ANCONA - Non ricorda di aver massacrato l’anziana vicina di casa, ma non può neanche escluderlo del tutto. Era troppo confuso da un cocktail di droga, alcol e psicofarmaci per rammentare come ha trascorso quel tragico pomeriggio di domenica 21 gennaio, quando avrebbe sgozzato per poche decine di euro Maria Crescimbeni, anziana di 77 anni zoppa e quasi cieca. Mario Masini, nell’interrogatorio di ieri mattina in carcere davanti al gip Francesca Grassi, ha provato a insistere con l’alibi spiattellato anche di fronte ai carabinieri che venerdì sera l’avevano fermato con le accuse di omicidio volontario aggravato e rapina. “A quell’ora ero in piazza Pertini ad Ancona con gli amici”, ha ripetuto il 43enne tossicodipendente, difeso dall’avvocato Maurizio Sturba, fornendo una versione che i carabinieri hanno già verificato, smontandola come un Lego. E quando il giudice gli ha fatto presente che una traccia del suo Dna era rimasta sulla scena del crimine, impressa su un brandello di guanto trovato accanto al cadavere, allora Masini ha fatto una mezza marcia indietro, affidandosi alla vaghezza della sua memoria. “Se è così, allora forse sono stato io, ma non ricordo, ero troppo confuso”.
Resta comunque in carcere, il presunto omicida della Crescimbeni, anche se ieri il gip Grassi non ha convalidato il fermo di polizia giudiziaria scattato venerdì sera. Secondo il giudice, mancava un requisito fondamentale: il pericolo di fuga. In fondo nei cinque giorni dopo il delitto Mario Masini non s’era mai allontanato dal suo appartamento di via Che Guevara a Castelferretti, nella palazzina adiacente a quella dell’anziana aggredita e uccisa con venti colpi di un coltello da cucina alla gola. Era rimasto lì a mangiare e dormire anche quando pareva chiaro che i sospetti si stavano concentrando sull’entourage di conoscenti, coinquilini e vicini di casa della vittima. Non c’erano motivi specifici per ritenere che stesse preparando la fuga e non può essere ritenuto un indizio preciso quel borsone da viaggio che i carabinieri gli hanno trovato in casa al momento del fermo.
Questione tecnico-procedurale, perché i gravi indizi di colpevolezza a carico di Masini restano, tanto che il gip ha subito firmato un’ordinanza di custodia cautelare in carcere, soprattutto per la pericolosità sociale del soggetto, come richiesto dal pm Irene Bilotta, titolare dell’inchiesta sul delitto di Castelferretti condotta sul campo dai carabinieri del Reparto operativo, del Norm e della Tenenza di Falconara.
Il giudice Francesca Grassi si è riservata inoltre di valutare se le condizioni di salute dell’arrestato siano compatibili con la detenzione in carcere. Mario Masini, secondo quanto riferito dal suo legale, è molto malato, patisce le conseguenze di una tossicodipendenza che dura da quando era molto giovane. Il gip ha disposto accertamenti sanitari e se la patologia venisse confermata “il carcere ordinario non potrà ospitarlo”, ha detto l’avvocato Sturba, che ieri aveva chiesto di rimettere in libertà il suo assistito o quanto meno di mandarlo agli arresti domiciliari nell’appartamento di Castelferretti in cui abita con i genitori e un fratello. L’avvocato ha aggiunto che il suo assistito non ha ammesso l’omicidio, ma ha detto soltanto di non ricordare nulla perché aveva assunto varie sostanze che l’hanno mandato in stato confusionale. “Non riesce a mettere a fuoco quel pomeriggio - dice l’avvocato Sturba -. A questo punto bisognerà anche valutare se era in grado di intendere e di volere”.


CORRIERE ADRIATICO
Sempre più serrata l’azione svolta dei carabinieri sulle strade dell’entroterra durante i fine settimana
Ubriachi al volante, in un mese ritirate undici patenti

CAMERINO – Ancora quattro patenti ritirate, nell’ultimo fine settimana, per guida in stato di ebbrezza. Protagonisti dell’ennesimo episodio sono stati altrettanti giovani, tutti residenti nel territorio del camerinese e tutti denunciati all’autorità giudiziaria. E’ il risultato di un servizio di “prevenzione stragi” messo in atto dai Carabinieri della Compagnia di Camerino sul territorio di loro competenza.

Con l’operazione dell’ultimo fine settimana salgono a undici le denunce emesse per guida in stato di ebbrezza nel solo mese di gennaio dai militari dell’Arma dell’antica città ducale. Un dato allarmante e che mai si era presentato con questi numeri negli anni precedenti. Quello che più preoccupa, infatti, è che sempre più spesso sono dei giovanissimi ad essere sorpresi al volante sotto l’effetto di alcolici. Quasi sempre vengono fermati ed identificati in prossimità dei locali notturni del territorio, presi d’assalto nei fine settimana. Dai diciotto ai trent’anni, è questa la fascia d’età più a rischio, come emerge anche dai dati relativi ai risultati dei controlli messi in atto dai Carabinieri di Camerino negli ultimi fine settimana.

Quello dell’abuso di alcool, dunque, è un fenomeno che sta interessando sempre di più anche il territorio dell’Alto Maceratese. I numeri relativi alle denunce emesse per guida in stato di ebbrezza si stanno attestando su livelli allarmanti e l’impressione è che la presenza degli agenti sulle strade non sia sufficiente ad arginare, oltre alle stragi del sabato sera, anche quella che ormai rischia di diventare una piaga sociale. la sola repressione, infatti, può servire a ridurre il numero delle tragedie sulla strada ma non il fenomeno nella sua complessità. Non a caso, negli ultimi tempi sono stati molti gli enti che hanno avviato campagne di sensibilizzazione rivolte proprio ai più giovani.

La stessa Provincia si è data da fare in questo senso, promuovendo anche incontri con le scuole. Anche i singoli istituti scolastici, soprattutto quelli superiori, hanno più volte organizzato momenti di confronto. La speranza, ovviamente, è di migliorare il dato riuscendo quindi a far breccia tra i giovanissimi, spiegando che il diritto di divertirsi non può ledere il rispetto per la vita propria ed altrui.

E.PI.


IL GAZZETTINO (Vicenza)
POLIZIA STRADALE 
In tre giorni una strage di patenti dopo l’alcoltest 
Un trentacinquenne di Caerano, ubriaco, era alla guida anche se la patente gli era stata sospesa. Ora gli è stata revocata

Castelfranco

In macchina ubriaco e con la patente sospesa. Un uomo di 35 anni di Caerano S. Marco è stato fermato l’altra sera per un controllo da parte degli agenti della Polstrada di Castelfranco che stavano facendo un servizio di prevenzione. Ad un primo controllo del documento di guida gli agenti hanno trovato che stava guidando senza la patente visto che gli era stata sospesa il 3 dicembre del 2005. Inoltre il caeranese, ha fatto registrare un 1.60 (massimo consentito 0.50) al controllo dell’alcoltest risultando così in pieno stato di ebbrezza. L’uomo è stato così denunciato per guida in stato di ebbrezza e gli è stata sequestrata l’auto per tre mesi con una sanzione che va dai 1600 ai 6500 euro. Inoltre, cosa più grave, gli sarà revocata definitivamente la patente e così se vorrà guidare se la dovrà rifare completamente.Nonostante questa severità comunque, specie nei fine settimana, si continua a fare la conta degli automobilisti indisciplinati. Anche in questi ultimi tre giorni gli agenti della Polstrada di Castelfranco hanno effettuato pattuglie, posti di blocco e di controllo nelle strade più trafficate della Castellana e della Pedemontana. Decine e decine gli automobilisti controllati. Fra questi sei sono risultati al volante in stato di ebbrezza con valori superiori al doppio o anche al triplo del consentito. Oltre a questi altri nove automobilisti sono stati fermati per eccesso di velocità. Fra questi nove a ben cinque conducenti è stata anche ritirata la patente perchè sono risultati anche alterati con valori superiori al limite e quindi è scatta la "guida in stato di ebbrezza". L’attività della Polstrada di Castelfranco per prevenire incidenti continua costante e sistematica ogni giorno ma soprattutto nei fine settimana.
G.Z.


CORRIERE ADRIATICO
L’episodio in via Pace. Protagonisti due nigeriani clandestini. Caccia all’aggressore
Giovane accoltellato durante una rissa

MACERATA - Una lite tra extracomunitari ha rischiato di trasformarsi in tragedia. E’ successo domenica notte, intorno alle 2, in via Pace. Protagonisti due giovani immigrati di origine nigeriana, entrambi non in regola con il permesso di soggiorno. Il litigio - a quanto pare scaturito da futili motivi - è avvenuto in strada. I due africani, forse a causa del troppo alcol in corpo, hanno iniziato a prendersi a male parole. La situazione è però subito degenerata e dagli insulti si è passati agli spintoni. Improvvisamente uno dei due ha estratto un coltello dal giubbotto, colpendo il suo connazionale all’altezza dell’addome. Il giovane si è accasciato sul marciapiede, riverso in una pozza di sangue, mentre l’altro è fuggito senza lasciare traccia. Sul posto, immediatamente, sono giunti i carabinieri, allertati da parte di un residente allarmato dagli schiamazzi. Il nigeriano, a bordo di un’ambulanza, è stato trasportato al pronto soccorso dell’ospedale civile di Macerata, dove in nottata è stato sottoposto a un intervento chirurgico. Le sue condizioni sono migliorate grazie al tempestivo intervento dei medici, tant’è che è già stata sciolta la prognosi (venti giorni). Adesso il giovane è stato trasferito in reparto, sotto osservazione. Sul luogo dell’accoltellamento i militari dell’Arma hanno trovato una bottiglia di birra rotta, a conferma che evidentemente i due litiganti avevano esagerato con l’alcol.
Vista l’entità della ferita, la vittima sarebbe stata colpita con un coltello di piccole dimensioni. Sul caso la Procura ha aperto un’inchiesta per lesioni volontarie. Da parte dei carabinieri è caccia al responsabile dell’aggressione. Si indaga in modo particolare tra la comunità nigeriana. Il ferito, senza fissa dimora, lavora abusivamente come venditore ambulante e gravita da un po’ di tempo a Macerata. Appena verrà dimesso, sarà avviata la procedura per la sua espulsione dal territorio nazionale.

D.FER


IL GAZZETTINO (Treviso)
A TREVISO 
Litigano al bar e dopo anche con i poliziotti: denunciati

Vanno a sporgere denuncia e vengono denunciati. Un giro di parole che riassume la brutta domenica per tre giovani bellunesi, in trasferta, che hanno dato filo da torcere alla polizia trevigiana. D’altra parte i tre avevano deciso di trascorrere una domenica diversa a Treviso. E alla fine ci sono riusciti: i tre di Belluno infatti hanno concluso la giornata con una denuncia per resistenza a pubblico ufficiale, per essersi rifiutati di dare le proprie generalità e per ubriachezza molesta. Tutto è iniziato intorno alle 11 di domenica. I tre, M.C., 33 anni, P.M., 36 anni e il coetaneo M.D.R. sono entrati in un bar di Treviso, il locale "La pace". Lì hanno iniziato, come ha raccontato la titolare, ad infastidire i clienti ed a creare scompiglio. Quando la proprietaria del locale li ha invitati a smettere si sarebbero scagliati anche contro di lei. Era così scattato l’intervento delle Volanti, e i tre erano stati invitati a lasciare il bar. Poco dopo, intorno all’una, i tre si presentano in Questura. Chiedono al personale di guardia di sporgere una denuncia. «Siamo stati aggrediti, ci hanno fermati per strada e ci hanno assaliti», hanno ripetuto i giovani. «Vogliamo sporgere denuncia: noi siamo dei liberi cittadini e tu, poliziotto, sei al nostro servizio», hanno ripetuto i ragazzi. La situazione poi è degenerata con insulti e parolacce, per poi concludersi con la denuncia, certo non quella che volevano sporgere loro, ma la denuncia dei tre giovani.


IL GAZZETTINO (Treviso)
IN QUESTURA
Vanno a fare denuncia ubriachi: denunciati

Quella che si dice una "bella compagnia". Tre giovani di Belluno tra i 35 e 37 anni si sono beccati una denuncia per resistenza a pubblico ufficiale rifiuto di dare le proprie generalità e ubriachezza a seguito di una domenica piuttosto travagliata. Tutto è iniziato al locale "La pace" intorno alle 11, dove i tre, alticci, infastidivano i clienti. cacciati dalla titolare i tre, M.C., 35 anni, P.M., 37 e M.D.R, 37 sono andati in Questura per sporgere denuncia dopo una presunta aggressione. lì hanno cominciato ad insultare spintonare e aggredire l’agente di guardia. A quel punto è scattata la denuncia.


IL GAZZETTINO (Rovigo)
CALCIO C2 

Alcol vietato allo stadio per la sfida con la Reggiana

Rovigo
Domenica il big match Rovigo-Reggiana. Istituzioni e società del Rovigo calcio hanno già attivato il percorso che porterà allo svolgimento della partita fra la prima (la squadra di Parlato) e la seconda forza (Reggiana appaiata alla Cisco Roma) del girone B della C2. Uno scontro al vertice quindi, per il quale si profila il tutto esaurito allo stadio Gabrielli. Ecco perché la macchina organizzativa si è già messa in moto. Sul fronte dell’ordine pubblico è quasi certa l’ordinanza che vieterà la vendita di bevande alcoliche all’interno e nelle immediate vicinanze dello stadio. Una misura destinata a limitare il pericolo di disordini pubblici. Si è così voluto fare tesoro dell’esperienza maturata con la gara Rovigo-Spal, caratterizzata dai disordini provocati da circa 200 ultras spallini che al termine della gara erano ebbri non solo per la delusione della sconfitta ma anche per il troppo alcol incamerato. Anche il bar interno, che sarà destinato alla tifoseria ospite, oltre a non vendere alcol, sarà collocato oltre la rete che separa il campo C dalla tribunetta scoperta. Sarà ricavata un’apertura nella rete per consentire il passaggio verso il chiosco. Inoltre niente più gazebo facilmente "sbaragliabili" da eventuali facinorosi. Per il resto lo schema organizzativo sarà identico a quello di Rovigo-Spal: stop al traffico davanti allo stadio, via De Polzer e via Maffei riservate al parcheggio per le auto dei tifosi ospiti. Si attende un tifo particolarmente caldo per l’importanza del match in vista della promozione in C1: a dar man forte a polizia e carabinieri polesani arriveranno reparti da altre città.
La prevendita dei biglietti in città per lo scontro al vertice Rovigo-Reggiana avrà inizio quest’oggi. I tagliandi di accesso alla tribuna coperta riservati gli sportivi rodigini saranno acquistabili a 20 euro fino a sabato al botteghino dello stadio tutti i giorni dalle 17 alle 19, e presso il Caffè Nazionale in corso del Popolo durante gli orari di apertura del bar. I rimanenti, se non saranno esauriti prima (non sono previste tribune supplementari), saranno messi in vendita allo stadio prima della partita. La Reggiana aveva chiesto mille biglietti per i propri tifosi. Il Rovigo ne ha inviati 700, la massima capienza possibile delle due gradinate scoperte, riservate alla tifoseria organizzata ospite: i gruppi della Curva Sud, Teste Quadre, Gruppo Vandelli e Gruppo Alcolico, hanno già effettuato prenotazioni "a ritmo sostenuto" e la distribuzione dei tagliandi è stata fissata presso un circolo nel piazzale a fianco della Curva sud dello stadio Giglio, nelle giornate di domani dalle 21 alle 23 e venerdì dalle 10.30 alle 12.30. Altri sportivi reggiani contano di trovare spazio nella tribuna coperta acquistando i biglietti a Rovigo.


LA SICILIA
Caltagirone 
Auto fuori strada: denunciato per guida in stato di ebbrezza

Ancora una volta l’ombra dell’alcol nell’ennesimo incidente stradale
avvenuto sulle strade del Calatino e del Catanese. E’ stata sfiorata la tragedia, domenica mattina, alle 4,40, al km 79 della strada statale n. 192: un’auto (una Suzuki) con due giovani a bordo è andata fuori strada ed è finita contro un muretto. Secondo la ricostruzione dei fatti compiuta dagli agenti della polizia stradale del distaccamento di Caltagirone, intervenuti sul posto per i rilievi del caso, il conducente della vettura, che procedeva a velocità sostenuta su un tratto rettilineo, nell’abbordare una curva ha perso il controllo del mezzo. Feriti in maniera lieve i due occupanti della macchina.
Ma, dalle indagini compiute dalla Polstrada calatina, è presto emerso che il guidatore - un giovane catanese di 28 anni - era in stato di ebbrezza, come dimostrato dalla presenza, nel suo sangue, di un quantitativo di alcol superiore di quasi tre volte al limite fissato dalla legge: 1,90 grammi/litro a fronte del limite di 0,50 grammi/litro. Per lui è pertanto scattata la denuncia in stato di libertà all’autorità giudiziaria, oltre alla contravvenzione, alla sospensione della patente (sino a un massimo di tre mesi) e alla sottrazione di 10 punti.
Anche questo sinistro è la riprova che gli incidenti stradali sono sì colpa delle condizioni precarie in cui versano le diverse arterie della provincia, ma sono anche il frutto delle frequenti violazioni al codice della strada, prima fra tutte l’abuso di alcol da parte di quanti si pongono alla guida dei veicoli.

Mariano Messineo


 
L’ADIGE

lo spillo

Se gli studenti sono molesti

UN CITTADINO DI TRENTO

Dopo aver fatto chiasso presso i pub bevendo birra e schiamazzando dando fastidi (e non poco) agli abitanti fino alle ore due circa del mattino, ritornano alle dimore che li ospitano. Mia moglie e io ne sappiamo qualche cosa, purtroppo, ne abbiamo circa otto sopra il nostro appartamento fra maschi, femmine e cani. Quando entrano nell’appartamento alla spicciolata dalle due e fino alle quattro del mattino producono rumori molesti che non ci permettono di dormire, malgrado l’uso del «Tavor». A quelli che abitano sopra di noi si aggiungono anche i loro amici e amiche e continuano quel baccano che hanno lasciato ai pub e non solo: poi usano il bagno, la doccia, le rimpatriate a fine settimana ecc. Dormono fino alle 13.30 circa e poi, quando si alzano ricominciano a produrre nuovamente rumori molesti, trascinando mobili, ascoltando musica ad alto volume, camminando pesantemente, saltando, sbattendo porte, suonando strumenti musicali ecc. Siamo delle persone anziane, io sono invalido, la salute non è più come una volta. Avremmo bisogno di tranquillità ma purtroppo così non è. Sono quattro anni che sopportiamo questa grave situazione: dal 2003 ad oggi. Quello che più ci dà fastidio è: 1) che le autorità o si disinteressano del problema oppure ci dicono di portare pazienza (vigili urbani, polizia di stato, carabinieri, sindaco, politici); 2) che nessuno da retta alle nostre proteste (amministratore del condominio); 3) che alla fine dovremmo vendere l’appartamento subendo, oltre al danno fisico anche quello economico. Ci piacerebbe che quel «politico» che ha scritto sul giornale di «portare pazienza perché gli studenti a Trento non sanno dove andare» avesse otto/dieci studenti che gli camminassero e producessero rumori molesti a tutte le ore sopra la sua testa e poi vorrei vedere se ripeterebbe sul giornale la stessa frase che ha dichiarato. È molto onorevole per i «politici» amministrare una città studentesca come Trento, per loro è un grande vanto: però prima di fare le «Facoltà» universitarie avrebbero dovuto fare le infrastrutture e costruire degli alloggi e dei ritrovi esclusivamente per studenti fuori dai centri urbani e lasciare che i cittadini possano vivere in pace e non essere costretti a litigare per conquistarsela.


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Mercoledì, 31 Gennaio 2007
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