NOTA IMPORTANTE: in fondo alla rassegna continua la pubblicazione delle
lettere di protesta di cui siamo a conoscenza, tra quelle scritte al quotidiano
“Il Mattino” di Napoli, a seguito dell’articolo di sabato scorso che sosteneva
come, per aiutare le arterie, “bastano” 4 bicchieri di vino al giorno.
Continuate a scrivere a posta@ilmattino.it ,
inoltrando per conoscenza a a.sbarbada1@tin.it e robargen@libero.it
PRONTOCONSUMATORE.IT
Toscana capofila nella lotta
all’alcol sui luoghi di lavoro.
Convegno l’1 e 2 febbraio
all’Università di Firenze
A fronte dei dati Istat, che indicano il consumo di alcool
come uno dei principali responsabili di infortuni sul lavoro, la Regione
Toscana si fa capofila di un convegno per l’analisi dei dati e la
pianificazione di interventi per prevenire e trattare i problemi legati
all’alcol nei luoghi di lavoro. Secondo stime dell’Ilo (Organizzazione Internazionale per
il Lavoro), il 10-12% di tutti i lavoratori con età superiore ai 16 anni abusa
di alcol. Dai dati forniti dall’Istat risulta che il 75% degli italiani consuma bevande
alcoliche (l’87% degli uomini e il 67% delle donne) e il primo bicchiere viene
bevuto a 11-12 anni, conquistando così il primato europeo (nell’Unione la media
è di 14,5 anni). Inoltre 3 milioni sono i bevitori a rischio, 1 milione gli
alcolisti e ben 400 mila i giovani ’dipendenti’, molti dei quali ammettono di
ubriacarsi almeno 3 volte la settimana. E’ evidente che l’impatto sulla rendita lavorativa e sulle
condizioni di sicurezza di coloro che svolgono lavori manuali è estremamente
pesante. Sui circa 940.000 infortuni annuali sul lavoro denunciati ogni anno,
470.000 accadono con modalità in cui il consumo di bevande alcoliche può
svolgere un ruolo determinante. In base ai dati Ilo, il 10-20% degli infortuni
sono da mettere il relazione al consumo di bevande alcoliche. Senza contare che le assenze per malattia sono 4 volte
maggiori negli alcolisti. La sicurezza sui luoghi di lavoro parte quindi anche
da una corretta informazione e sensibilizzazione sui rischi derivanti dal
consumo di alcol. A questo tema è dedicato un convegno di due giorni, l’1 e 2
febbraio, presso il Polo delle Scienze Sociali dell’Università di Firenze (via
delle Pandette 9), che offrirà l’occasione per discutere ed esporre tutti i
dati disponibili sul fenomeno. Il convegno si propone di individuare, in
collaborazione con i servizi pubblici che si occupano del problema, con le
organizzazioni sindacali e con i datori di lavoro, modelli di intervento per
aumentare la sicurezza dei lavoratori e garantire azioni efficaci per la cura e
la riabilitazione delle persone coinvolte. L’incontro, promosso dal Centro Alcologico Regionale,
dalla Regione, dall’Azienda Ospedaliera di Careggi, dall’Azienda Sanitaria
Fiorentina e dall’Università di Firenze, è finanziato dal Ministero della
Salute e vede la Toscana come capofila. Le Regioni che vi prenderanno parte
sono Valle d’Aosta, Lombardia, Veneto, Friuli Venezia Giulia, Emilia Romagna,
Umbria, Marche, Calabria, Sicilia, Puglia, Molise e Provincia Autonoma di
Trento. La Toscana per la realizzazione si è avvalsa del Centro Alcologico
Regionale, a cui collaborano AOU di Careggi e l’Azienda USL 10 di Firenze,
Dipartimenti delle Prevenzione e delle Dipendenze. La prima giornata del convegno sarà dedicata alla
presentazione di dati epidemiologici, modelli formativi e interventi di
informazione e sensibilizzazione rivolti ai lavoratori. Il secondo giorno
saranno individuate proposte e indicazioni in materia di politiche e interventi
di prevenzione e trattamento dei problemi legati all’alcol nei luoghi di
lavoro. Tutti i materiali prodotti saranno messi a disposizione del pubblico
attraverso il sito www.alcolonline.it
L’ADIGE
Quattro ore di festa senza alcol
Sabato al palazzetto con la Ubalda
Girella
di SILVIA CESARO
Sesto appuntamento con il concerto organizzato dai
«Laboratori del fare» dell’associazione Ubalda Bettini Girella di Rovereto. Per
il primo appuntamento del 2007 saranno sei le band che animeranno il Palazzeto
dello sport nella serata di sabato prossimo 3 febbraio. Quattro ore di musica,
dalle 20 alle 24, che vedrà l’alternarsi di Outopsya, Spaventapasseri, Mirityo,
Nuova Gestione Tooley, Thought: Vacant e Pornotax. Ma se la tradizione ha
sempre visto l’esibirsi di band giovanissime, quest’anno qualcosa cambia: i
ragazzi dei laboratori hanno scelto di riservare un posto speciale ai Koala,
non più ragazzini, ma storici a Rovereto, che si presenteranno con un
repertorio di musica beat degli anni ’60. Un importante momento di confronto
generazionale, che sabato porterà sul palco padri e figli. «L’idea di
coinvolgere un gruppo musicale adulto - ci spiega Silvia, educatrice dell’U. B.
Girella - è stata proposta da noi educatori ai ragazzi che frequentano i
"laboratori del fare" dell’associazione con l’intento di permettere
loro un confronto con il mondo degli adulti, bisogno riscontrato più volte tra
i giovanissimi». Chiediamo ancora a Silvia di raccontarci cosa sono i
«Laboratori del fare »… «Sono luoghi nati nel novembre del 2003 all’interno
dell’associazione Ubalda Bettini Girella, dove ragazzi tra i 13 e i 21 anni
possono imparare a "fare" delle cose. C’è il laboratorio del look e
immagine dove si impara a truccarsi e a tagliare i capelli, quello di cucina,
c’è quello multimediale dove viene insegnato come si crea un sito internet e
poi quello di falegnameria e arte. Per un totale di tre sedi, tutte a Rovereto».
E tra le iniziative organizzate dai ragazzi durante l’anno si distingue l’ormai
noto concerto al Palazzetto, dove anche per questa edizione la musica farà da
padrona, ma non sarà la sola ad animare la serata: c’è anche uno spettacolo
delle ragazze di "Danzamania" che si esibiranno in un repertorio di
danza hip hop. E ancora alcuni impegni importanti voluti dai ragazzi in
occasione della serata di sabato: la possibilità di conoscere Emergency,
associazione umanitaria impegnata dal 1994 in territori segnati dai conflitti e
dalle conseguenze delle guerre, che sarà presente con uno stand. E poi la
scelta di non servire alcolici durante il concerto, per il quale è stato
chiesto espressamente al bar del palazzetto di non somministrarne alcuno.
IL GAZZETTINO (Treviso)
Ubriachi a 11 anni, i baristi
dicono «basta»
Allarmata
dalle statistiche, la Fipe rilancia l’applicazione rigorosa della legge ma
avverte: «Il proibizionismo serve a poco»
Niente alcol ai minori di 16 anni. I baristi trevigiani
hanno deciso di incrociare le braccia di fronte alle pressanti richieste di
spritz o cocktail sempre più diffuse da parte dei minorenni. La campagna,
unica in Italia, parte oggi con l’obiettivo di dissuadere i ragazzi
dall’assumere prodotti per loro nocivi al banco del bar, al tavolo del
ristorante, dentro le discoteche. I dati sono agghiaccianti e parlano di
bambini appena 11enni che bevono vino e birra, mentre i 15enni devono fare i
conti con i postumi delle sbornie. Uniti nella battaglia i duemila aderenti alla Fipe,
Federazione italiana pubblici esercizi, sindacato che riunisce l’80 per cento
degli appartenenti alla categoria. In prima linea accanto agli esercenti c’è
l’intera dirigenza dell’Unascom-Confcommercio, la Provincia e le tre Usl
trevigiane. "Hai meno di 16 anni? Non chiedermi alcolici. Per il resto
bevi quello che vuoi" è lo slogan scelto per i volantini che verranno
distribuiti e affissi nei 2.000 locali del territorio provinciale, di cui 400
in Comune di Treviso, 100 nel centro storico. In base all’esperienza acquisita sul campo e all’aspetto
dei giovani avventori, i baristi potranno chiedere la carta d’identità per
verificare esattamente i dati anagrafici. In realtà la legge italiana vieta già
da tempo di somministrare bevande alcoliche ai minori di 16 anni (articolo 689
del Codice penale). Le sanzioni prevedono una multa da 516 a 2.582 euro, con
la possibilità, mai applicata, di "permanenza al domicilio fino a 45
giorni". Anche la sanzione pecuniaria risulta assai rara e i controlli
scarsi. «Il nostro sindacato ha deciso di rispolverare la vecchia norma del
1930 per dare un segnale forte ai giovani» (*) spiega il presidente della
Fipe trevigiana Franco Zoppè, convinto che questo sia un atto simbolico
importante ma non risolutivo. Vi sono problemi culturali, sociali ed economici
che vanno bel al di là delle forze del singolo esercente.«E il proibizionismo non serve a scardinare il problema
alla radice, se ai divieti non vengono uniti progetti positivi», aggiunge
Zoppè. L’allusione mira alla proposta regionale di vietare la vendita di alcol
dopo una certa ora della notte. Provvedimento inutile - secondo la Fipe -
poiché penalizzerebbe chi si attiene alle regole, «favorendo i furgoncini
abusivi che compaiono dal nulla quando i bar abbassano le serrande». Per non
parlare della ricaduta negativa sul turismo. Un’altra questione aperta, secondo
gli esercenti, riguarda la sicurezza e la difficoltà nel gestire situazioni
difficili, rischiando magari la denuncia per aggressione nel caso si tenti di
cacciare dal locale qualche avventore ubriaco. L’invito ai ragazzi potrebbe ottenere risultati concreti,
secondo il presidente Unascom Renato Salvadori, se tutte le istituzioni
uniranno le forze. «È quella che in marketing si chiama la tecnica del salame -
precisa Salvadori - dove ciascuno contribuisce a completare l’opera prendendo
la sua fetta».
Laura Simeoni
(*) Nota: non trovate scandalosi il tono e le affermazioni
della Fipe? Il Codice Penale viene considerato una sorta di self-service da
usare a discrezione in caso di necessità. Dopo aver candidamente ammesso che la
norma non viene applicata, la stessa ritorna utile per il timore di leggi più
restrittive o per dare un’immagine migliore di sé. L’unico segnale forte ai
giovani di questa vicenda è che, se gli adulti non hanno nessun rispetto delle
regole, perché mai lo dovrebbero avere gli adolescenti? Il Procuratore capo di
Treviso, che in passato si è distinto per provvedimenti ed iniziative per la
prevenzione dei danni alcol correlati, non ha niente da dire?
IL GAZZETTINO (Treviso)
In motorino carichi di birra,
dieci patentini ritirati
Primi casi di sanzione per guida in stato di ebbrezza. E i
giovanissimi aggirano i divieti acquistando alcolici al supermercato
(La. Si.) Ragazzi che in pieno giorno corrono in motorino
brilli. I vigili li fermano e ritirano il patentino: è il nuovo inquietante
fenomeno che sta emergendo a Treviso. Sono già dieci i casi giunti agli uffici
dell’Usl 9 che si occupa di attuare i corsi di "rieducazione" anche
per gli adulti. Gli over 18 che hanno imparato i rischi dell’abbinamento
alcol-guida nel 2006 sono stati oltre 250, con una preponderanza di 30enni. Ora
la soglia si abbassa ai 15enni con il patentino del motociclo. «Sono ancora
pochi casi ma allarmanti» commenta Patrizia Riscica dell’Usl 9, che coordina i
corsi a cui vengono inviate le persone fermate in stato di ebbrezza. L’azienda
sanitaria trevigiana non è stata colta di sorpresa dai "nuovi arrivi"
poiché le statistiche parlano di un abbassamento progressivo dell’età per
quanto riguarda l’assunzione di alcol e droga. Ormai il target risulta quello
delle medie, con ragazzini di 11 anni che mimano gli adulti, abusando di vino o
birra. «Purtroppo il mercato non li aiuta ed anzi maschera i
prodotti alcolici sminuendone la pericolosità», denuncia la dottoressa Riscica
che cita un aneddoto. «L’altro giorno - racconta - ero in un supermercato
trevigiano ed ho visto sugli scaffali una bottiglia simile allo spumante; in
realtà era succo di mela ma comunicava un concetto errato». Dietro la carta
stagnola dorata e le immagini di Disney si contrabbanda "succo di mela che
imita il vino", confondendo i bambini e spingendoli ad imitare i grandi in
una strada pericolosa. Perché i ragazzini non sanno controllarsi e non possono
difendersi. Ancor più subdoli - secondo gli operatori dell’Usl - sono i succhi
a cui viene mescolata una bassa percentuale di alcol, venduti agli adolescenti
con invitanti bottigliette colorate. Nelle gite scolastiche gli insegnanti
spesso le sequestrano e i genitori cadono dalle nuvole. Il pugno di ferro in questo caso può ottenere effetti
contrari. Meglio sarebbe insegnare alle giovani generazioni sani modelli di
divertimento, lontani dal "binge drinking", il bere per sballare oggi
più in voga. Lo sostiene la dirigente dell’Usl 9 Patrizia Riscica ma anche i
colleghi dell’Usl 7 Carlo Cenedese e dell’Usl 8 Oscar Miotti, che hanno
sperimentato nelle rispettive realtà alcuni progetti interessanti come quello
che coinvolge l’istituto alberghiero di Vittorio Veneto. Le aziende sanitarie
considerano positivo l’impegno degli esercenti trevigiani, anche se non
nascondono che si tratti di una goccia nel mare. «È vero che i giovani abusano
di alcolici al bar - precisa Riscica - ma è altrettanto vero che i 12enni
preferiscono il supermercato». Le confidenze di una commessa trevigiana al
medico dell’Usl 9 testimoniano come nel periodo delle feste natalizie una
compagnia di adolescenti abbia speso oltre 600 euro in superalcolici, destinati
ad una festa privata in cui vengono mescolate le sostanze, droga e pasticche
comprese. Cocktail micidiali che hanno spinto recentemente alcuni genitori a
chiedere aiuto agli sportelli Usl presso la Madonnina, dopo aver visto tornare
a casa i figli minori completamente ubriachi.
IL GAZZETTINO (Treviso)
Non è pensabile negare ...
(La. Si.) Non è pensabile negare la realtà di Treviso e la
sua doppia vita: anziani che vi abitano ma non escono quasi mai e giovani
giunti dalla periferia per animare le ore notturne. Il sociologo Vittorio
Filippi analizza il recente confronto tra residenti ed esercenti del centro
storico dal punto di vista delle relazioni. Muta la società e il rapporto dei
giovani con il divertimento, con l’alcol e il cibo; muta la fisionomia della
città che si svuota progressivamente.
Dottor Filippi si tratta di un
fenomeno inarrestabile?«Se guardiamo ad altre grandi città sì. In America si usa
il termine "City user" per indicare quelle persone perlopiù giovani
che si riversano nelle zone del centro solo di notte, alla ricerca dei locali
di divertimento».
Ma a Treviso ci sono solo bar!«Appunto. Questo è un altro problema. In pochi anni sono
stati chiusi tre cinema del centro storico e i ragazzi non hanno alternative.
Del resto i loro sono gli unici segni di vitalità in un’area che di notte si
svuota completamente delle attività diurne: banche, uffici, negozi».I
ragazzi, è l’obiezione, bevono e poi disturbano con schiamazzi suscitando le
ire dei residenti.«Qui siamo di fronte ad uno scontro generazionale. Ciò non
significa che sia giusto avvallare forme di divertimento sbagliate e dannose.
L’abuso di alcol da parte dei ragazzi è evidente, basta guardare i bicchieroni
di spritz che assumono a stomaco vuoto, ma innalzando steccati e divieti non
risolviamo il problema».Non
concorda con la campagna degli esercenti che rifiutano di servire alcolici ai
minori di 16 anni?«È una scelta corretta anche perché rispetta la legge. Ma
la proibizione da sola non regge, altrimenti si ottiene l’effetto boomerang e
l’azione torna indietro provocando rigidità da parte dei giovani che tenteranno
di aggirare il divieto».
L’eterno dilemma: proibire o
educare?«Entrambe le cose. I dati non ci danno scelta. Dobbiamo
intervenire».
Quali dati?«La ricerca condotta da Venetosociale, strumento regionale
consultabile in internet, testimonia come il 62 per cento dei maschi e il 47
per cento delle femmine tra i 14 e i 17 anni beve abitualmente, con un aumento
progressivo della percentuale femminile e un abbassamento dell’età. Quasi un
15enne su due si è ubriacato e le ragazze reggono meno l’alcol dei ragazzi».
Quali bevande vengono usate e
abusate?«La moda del momento è quella dello spritz, aperitivo
alcolico che va per la maggiore e viene spesso bevuto in strada in compagnia,
ma i giovani e soprattutto le giovani non disdegnano i superalcolici. E mentre
nel resto d’Italia cala l’uso di vino e birra, nel nostro territorio aumenta,
specie tra i maschi. L’iniziazione avviene a 11-12 anni e le prime ubriacature
pochi anni dopo».
Cos’è cambiato rispetto al
passato?«Quasi tutto, a partire dall’immagine dell’alcolista, non
più persona socialmente disagiata o casalinga depressa. Ora bere è un assurdo
simbolo di emancipazione e successo tra adolescenti e pre-adolescenti. Il
consumo poi non viene nascosto ma al contrario esibito nei luoghi pubblici,
quale esempio ostentato di felice integrazione, che risulta però ingannatrice e
fasulla».
In che senso?«I ragazzi bevono per sballare e dunque il consumo non è
piacere da condividere, ma mezzo per perdere il controllo. Lo dimostra il fatto
che si beve ma non si mangia. Accanto alle norme restrittive per i minori,
proporrei dei corsi mirati all’educazione enogastronomica. La via tradizionale
dei "cicchetti" potrebbe aiutare ad assaporare meglio il vino di
qualità, imparando a gestire i rischi».
CITY
BOLOGNA Grasso, alcol, fumo e vecchiaia
Per ogni "male" ci sarà una cura
Il 44% dei bolognesi è in sovrappeso. Tra questi, meno di
un terzo fa attività fisica o segue una dieta per perdere peso. Per l’Ausl, il
45% non fa abbastanza attività, mentre uno su 10 è totalmente sedentario. Solo
il 14% poi mangia le cinque porzioni quotidiane di frutta e verdura
raccomandate dai medici. Sono alcuni dei dati emersi dal Profilo di salute della
popolazione, usato dalla Conferenza territoriale sanitaria, che raggruppa i 50
sindaci della area metropolitana, per elaborare le priorità del "Piano
della salute provinciale", basato su 73 progetti di prevenzione (stile di
vita, incidenti stradali, inquinamento, disagio psicologico) che andranno
avanti fino al 2008. E dal quadro della salute che caratterizza i bolognesi,
pare proprio ce ne sia bisogno: oltre alla ciccia, i "mali" che
affliggono la popolazione sono la vecchiaia, con tutti i guai che ne conseguono
(23% dei cittadini over 65, ma l’8,5% a Bologna è over 80), il fumo nei giovani
(quattro su dieci tra 25 e 34 anni), l’alcol (uno su tre beve, il 2% esagera).
In calo, invece, le morti per inquinamento da Pm10, le polveri sottili: sono
state 349 nel 2003, 211 nel 2004. Nonostante tutto, l’aspettativa di vita è
alta: per gli uomini è di 79 anni, addirittura di 83,74 per le donne. Grazie a questo piano provinciale, ogni territorio avrà il
suo intervento mirato, o almeno questo è l’intento.
IL GAZZETTINO
A Città di Castello (Perugia)
assalite da due giovani armati di una bottiglia
Sequestrata con l’amica e
violentata Perugia
Una giovane donna di Città di Castello è stata violentata
l’altra notte dopo che due uomini, minacciandola con il collo di una bottiglia
rotta, erano saliti sull’auto dove si trovava con una sua coetanea. Le indagini
sono svolte dalla polizia. Secondo una prima ricostruzione le due giovani, di 23 e 24
anni, verso le due, erano ferme nell’auto di una di loro in una strada di Città
di Castello. Stavano fumando e avevano abbassato il finestrino. Sono state
avvicinate da due uomini, sicuramente italiani, uno dei quali impugnava una
bottiglia rotta. La polizia non esclude che fossero sotto gli effetti degli
stupefacenti. I due le hanno costrette ad aprire lo sportello, sono
saliti a bordo della vettura e, sempre minacciandole con il vetro, si sono
fatti portare in una zona di campagna a ridosso della città. Qui uno dei due ha
violentato una delle donne. Dopo la violenza i sequestratori si sono allontanati con
l’auto delle donne, lasciandole a piedi in aperta campagna. La vettura è stata
trovata verso le 3.30 in città. Le due ragazze - secondo quanto riferito dalla
polizia - sotto choc si sono incamminate verso la città e sono state soccorse
da un automobilista di passaggio che le ha portate in ospedale, dove è stata
riscontrata l’avvenuta violenza sessuale subita da una di loro. La polizia
scientifica spera di potere rilevare sulla auto tracce utili alle indagini. Le
due ragazze lavoravano in un locale pubblico e avevano appena terminato il loro
turno di servizio. Al momento della aggressione la loro auto, una Fiat 500, era
ferma in un parcheggio del centro storico. I due aggressori - secondo la loro
descrizione - avevano tra i 20 ed i 30 anni e parlavano con accento
meridionale, forse campano. Quello che impugnava il vetro di bottiglia e che
poi ha compiuto la violenza sessuale era probabilmente ubriaco poiché - hanno
riferito le ragazze - «puzzava di alcol». Quando sono saliti in auto è stato
uno di loro a mettersi al volante della ’500’. Dopo la violenza sono fuggiti
portando via anche le borsette delle due giovani. Le due giovani donne, rimaste
a piedi, hanno suonato alla porta di una casa i cui proprietari hanno subito
chiamato la polizia.
CORRIERE ADRIATICO
Picchia la convivente, rumeno
arrestato
ANCONA - Botte da orbi alla convivente che voleva
lasciarlo per tornare in patria. Solo l’intervento dei carabinieri del Nucleo
operativo radiomobile ha salvato una giovane donna rumena maltrattata dal
convicente, anche lui rumeno, che è stato arrestato. I maltrattamenti sono,
molto probabilmente, cominciati già lunedì sera ma sono esplosi in tutta la
loro violenza ieri mattina. La coppia, che vive in un’abitazione nei pressi
dell’Aspio, ha iniziato a litigare. La donna, stanca del clima di intimidazione
che era costretta a sopportare, voleva indietro il passaporto che l’uomo le
aveva sottratto. E’ iniziato il litigio che è ben presto degenerato quando la
donna è stata investita dalla furia dell’uomo che l’ha picchiata
selvaggiamente. Le urla hanno attirato l’attenzione dei vicini che hanno
chiamato il 112. I carabinieri del Nucleo radiomobile sono riusciti a bloccare
la coppia. L’uomo era ubriaco; la donna aveva il volto pieno di lividi ed
ecchimosi e, una volta trasportata all’ospedale, le è stata diagnosticata anche
la frattura di tre costole. Secondo i primi accertamenti, le botte di ieri non
sarebbero state le prime. A far infuriare l’uomo, che vive in Italia
d’espedienti, il sospetto che la compagna volesse andarsene ma non per tornare
in Romania quanto per andare a vivere con un altro uomo. La donna è stata
ricoverata: guarirà in circa un mese d’ospedale. Il rumeno è invece finito a Montacuto
in attesa dell’udienza di convalida: dovrà rispondere di lesioni gravi,
violenza privata ed ubriachezza.
IL MATTINO
Bimba muore in incidente, papà
ubriaco alla guida
Nel violento impatto sei feriti La
madre non rischia la vita
VANNI ZAGNOLI Reggio Emilia. Guidava la macchina in stato
di ebbrezza, è andato a sbattere con un’altra auto, provocando la morte della
figlia di due anni e mezzo, mentre l’altro figlio, di sei, è in condizioni
gravissime. Michelangelo D’Amato, 32 anni, di Gragnano, da alcuni anni si è
trasferito a Reggio Emilia. Domenica sera è stato protagonista di un terribile
incidente con la sua Renault Scenic. A meno di un chilometro del centro storico
di Reggio si è schiantato contro un’altra monovolume, poco dopo le 19.30, in
via Gorizia. La piccola Mariarca ha perso la vita sul colpo, mentre altre sei
persone sono rimaste ferite: la moglie Anna Rosaria Balzano non è in pericolo
di vita, al contrario del figlio Ciro, sei anni, ricoverato in gravissime
condizioni in rianimazione a Parma. Non destano preoccupazioni le condizioni
dell’amico che viaggiava con loro, Salvatore Oliva, 39 anni, napoletano, e le
tre donne a bordo dell’altra auto. D’Amato, che abita poco lontano dal luogo
dell’incidente se l’è cavata con leggere contusioni. A fatica è stato portato
al pronto soccorso, ha danneggiato l’ambulanza, è entrato in colluttazione con
alcuni agenti, poi è stato sottoposto al test dell’alcolemia. «Il parametro
rilevato - dice il comandante della polizia municipale di Reggio Emilia,
Antonio Russo - è risultato superiore di quasi tre volte rispetto al massimo
consentito». Ovvero pari a 1,45, contro lo 0,5 ammesso. D’Amato dovrà
rispondere di guida in stato di ebbrezza e omicidio colposo. Secondo gli
accertamenti dei vigili, la Scenic ha urtato una prima auto e nei successivi
trecento metri ha sorpassato in velocità una fila di macchine che procedeva a
rilento, scontrandosi con la Multipla proveniente dalla direzione opposta, a
bordo della quale viaggiavano tre donne sui 40 anni. Per Mariarca non c’è stato
nulla da fare: è stata sbalzata dall’abitacolo, precipitando violentemente
sull’asfalto. Non viaggiava sul seggiolino previsto per i bambini, perché non
c’era proprio. Ciro, invece, non aveva la cintura di sicurezza. L’assenza del
seggiolino, obbligatorio per legge per il trasporto dei minori di tre anni, ha
indotto il magistrato a non chiedere l’autopsia della piccola. Il magistrato è
orientato a non chiedere alcuna misura cautelare.
IL GAZZETTINO (Rovigo)
Il giovane al volante sotto
effetto di droga e alcol Gli
esami tossicologici su Alessio Bardella hanno evidenziato tracce di anfetamine
e cannabis. Alto anche il tasso etilico
Un tragico "sballo". Potrebbe essere tra le
cause dell’incidente che domenica mattina a Guarda Veneta è costato la vita a
quattro persone, tre ragazzi di Adria e un vigile del fuoco di Crespino. Gli
esami tossicologici, infatti, hanno rilevato tracce di droga e di alcol nel
sangue e urine di Alessio Bardella, il 19enne di Adria alla guida della Ford
Fiesta partita dalla discoteca di Ferrara e scontratasi con la Fiat Stilo di
Luciano Menabò. Quello che molti sospettavano, quindi, comincia ad avere le
prime inquietanti conferme. E cioè che durante la notte, trascorsa in gran
parte alla discoteca Madame Butterfly di Ferrara, si sia fatto uso di sostanze
stupefacenti. Pare che la quantità di alcol emersa dalle analisi effettuate sul
corpo di Bardella fosse in un quantitativo quasi doppio rispetto ai limiti
consentiti. Inoltre sarebbero spuntate tracce di anfetamine e cannabis. In
pratica, oltre all’alcol, il giovane potrebbe aver ingoiato pasticche e fumato
spinelli. Stabilire se le dosi assunte dal ragazzo siano state in grado di
alterare la capacità dello stesso di guidare un’auto è comunque una congettura
difficile da provare. Sono però elementi che dimostrano, una volta di più,
quanto possa diventare letale lo "sballo" del sabato sera,
soprattutto in chi, facendo le ore piccole, poi rischia di avere i riflessi
allentati dal sonno al momento di mettersi al volante. Al Madame Butterfly, la
musica sulla quale ballano i ragazzi è un "hard house", dai ritmi
incalzanti e assordanti. Ecco allora che un mix formato da alcol, droghe e
volumi altissimi può influire sulle capacità percettive dei giovani. La dinamica dello scontro, avvenuta alle 6.20 di domenica
sulla strada provinciale 33, è ormai chiara. La Fiesta guidata da Bardella, con
a bordo i quattro amici di Adria, ha invaso la corsia di sinistra andando ad
impattare frontalmente con la Stilo di Menabò. Altra concausa l’alta velocità.
Le due auto infatti dopo lo scontro oltre a sfasciarsi sono rimbalzate
all’indietro. Sul colpo è morto lo stesso Bardella, poche ore dopo in ospedale
è spirato il 19enne Davide Vaccarella. Il giorno dopo si sono spezzate le vite
di Luciano Menabò e del 17enne Mattia Tieghi. In ospedale a Padova rimane
ricoverato in gravi condizioni il 17enne A.P., anch’egli come i suoi 4 amici
residente a Adria. La compagnia dei giovani adriesi era partita dal centro
ricreativo San Pietro Apostolo per raggiungere la discoteca di Ferrara. Oltre
ai 5 ragazzi coinvolti nello schianto c’erano anche altri tre gruppi di amici.
Si conoscevano tutti. Un gruppo era rientrato prima. Il terzo invece seguiva di
pochi secondi la Fiesta guidata da Bardella. Di questo terzo gruppo faceva
parte Lorenzo: «Siamo arrivati sul punto dello scontro pochi secondi dopo. Ho
visto un gran polverone, siamo passati con l’auto fra i rottami delle altre due
vetture. Siamo scesi per verificare le condizioni dei nostri amici. Alessio era
privo di sensi, gli altri si lamentavano. Abbiamo sperato potessero salvarsi. È
stato uno shock. Mi ha preso un senso di panico, di sicuro per un bel pezzo non
andrò in discoteca». Con lui c’era anche Claudio: «Ero seduto in auto e stavo
parlando con un mio amico, ad un certo punto ho sentito un botto, ho guardato
avanti e ho visto fumo e polvere. È stato un incubo». Sul consumo di droghe
nelle discoteche dice: «Ogni ragazzo si regola come meglio crede». La procura di Rovigo intanto ha dato l’autorizzazione per
la celebrazione dei funerali. Quelli dei tre giovani di Adria sono in programma
domani pomeriggio, il rito del pompiere è previsto il giorno dopo.
Alberto Garbellini
IL GAZZETTINO (Rovigo)
PARLA LA MOGLIE Autorità e Corpo dei vigili del fuoco per l’ultimo saluto
a Luciano Menabò
Maria, chiamata da tutti "Mary" prova un
sentimento di rabbia, ma non c’è rancore verso quei ragazzi che a bordo della
Fiesta si sono scontrati con l’auto del marito: «Ho sentito che qualcuno di
loro aveva consumato droga e alcol durante la serata. Lo si poteva supporre
perché spesso i giovani quando vanno in discoteca ne fanno uso, soprattutto se
devono resistere fino all’alba. Hanno pagato caro questo sbaglio. Purtroppo la
tragedia è costata la vita a mio marito e a tre ragazzi giovani. Non ci sono
parole». Luciano menabò risiedeva con la moglie e il figlio di 8
anni a Selva di Crespino, ma i funerali si celebreranno venerdì alle 10.30
nella chiesa di Pontecchio: «È più grande - dice la moglie - e potrà contenere
più gente. Inoltre io e Luciano frequentavamo spesso la parrocchia di
Pontecchio. Aveva molti amici». La salma poi sarà sepolta nel cimitero di
Pontecchio. Intanto, i colleghi di Menabò si preparano all’addio.
Prima del funerale la camera ardente sarà allestita nella sede del comando
provinciale di via Ippodromo. Dalle 8 alle 10 di venerdì prossimo sarà
possibile un ultimo saluto al pompiere che prestava servizio a Ferrara ma che
era conosciuto e stimato da tutti i colleghi polesani. Poi il corteo funebre,
la bara di Menabò sarà scortata dai pompieri di Rovigo e Ferrara, nel corteo ci
sarà anche un autoscala e altri mezzi del corpo. Saranno presenti autorità
cittadine e di Ferrara: «Ci dovrebbero essere - spiega Mario Sarno, comandate
provinciale dei vigili del fuoco - il prefetto di Rovigo Bruno Sbordone e forse
anche quello di Ferrara. Inoltre i rappresentanti delle istituzioni di Rovigo.
Al rito presenzieranno anche le più alte cariche a livello nazionale del corpo
dei pompieri: il dirigente generale capo Giorgio Mazzini. Alfio Pini, dirigente
centrale per le emergenze, se ce la farà ci sarà pure l’onorevole Ettore
Rosato, sottosogretario al ministro dell’Interno». Sarno conosceva bene Menabò: «Da quando anche io ero in
servizio a Ferrara. Ma Luciano era vicino anche ai colleghi di Rovigo,
partecipava spesso alle iniziative organizzate dal nostro comando, quelle a
sfondo sociale in collaborazione con l’Unicef. Spero che si attivino in fretta
i meccanismi di previdenza e di solidarietà a sostegno della sua famiglia.
Quella tragica mattina avrebbe dovuto effettuare un servizio di vigilanza alla
fiera di Ferrara. Invece purtroppo non è mai arrivato sul luogo di lavoro».
A.G.
IL GAZZETTINO (Rovigo)
LUTTO CITTADINO AD ADRIA Il vescovo ai funerali: sugli
stupefacenti guardia alta Domani
alle 14.30 la celebrazione in cattedrale, il sindaco invita bar e negozi a
tenere le serrande abbassate
(g.f. - a.g) «Tenere la guardia alta sul consumo di droghe
e alcol». Il vescovo di Adria-Rovigo, Lucio Soravito de Franceschi, domani
officerà i funerali dei tre ragazzi di Adria morti nell’incidente di Guarda
Veneta. Non ha ancora pensato all’omelia sulla quale incentrerà il rito ma
certamente non mancheranno passaggi sulla condizione dei giovani e sui pericoli
che corrono. Fra questi l’uso delle droghe, principali cause delle stragi del
sabato sera. «Innanzitutto - dice - mi sento vicino alle famiglie dei tre
ragazzi scomparsi e del vigile del fuoco di Crespino. La costernazione per la
tragedia di Guarda Veneta è grandissima. Si sono spezzate le vite di tre
giovani e di un lavoratore che si era svegliato presto per andare a prendere
servizio. Rivolgo un appello a tutti i giovani, affinché sappiano diventare più
responsabili e coscienti del valore della vita umana. Quanto è accaduto può
essere un monito affinché non si ripetano altre tragedia». Il vescovo si
rivolge anche alle istituzioni e alla politica: «L’ipotesi di liberalizzare le
droghe leggere o di raddoppiare la dose minima giornaliera significa lasciare i
giovani in balia degli stupefacenti. Occorre puntare di più sulla prevenzione,
serve una rieducazione per rendere i giovani più responsabili». Soravito
considera le strade del sabato sera «una roulette russa per i giovani che
rientrano dalle discoteche, ecco perché occorre anticipare gli orari di
chiusura e soprattutto limitare la vendita di alcol, ma so che su questo tasto
i gestori solleverebbero delle proteste». Adria renderà domani l’estremo saluto ad Alessio Bardella,
Davide Vaccarella e Mattia Tieghi. La cerimonia funebre - le salme giungeranno
alla camera ardente del nosocomio cittadino dopo le 11 - sarà concelebrata alle
14.30 in cattedrale dal vescovo e dai parroci della città. Sarà una giornata di
lutto cittadino, come anticipato lunedì dal sindaco Antonio Lodo durante i
lavori del consiglio comunale. Nella circostanza è stato anche osservato un
minuto di silenzio per onorare la tragica scomparsa dei tre giovani. «Devo
ancora informarmi dettagliatamente su cosa preveda il protocollo in circostanze
simili - fa sapere il Lodo - Chiederò ai bar ed ai negozi di tenere le serrande
abbassate durante i funerali, in segno di rispetto». Al vaglio del suo
esecutivo anche alcune iniziative per cercare di porre un freno alle cosiddette
stragi del sabato sera. Piange Adria, ma piangono soprattutto coloro che
frequentano il centro giovanile San Pietro e conoscevano bene Bardella,
Vaccarella, Tieghi e i due ragazzi sopravvissuti alla strage. Stasera, alle 21,
si terrà nella cattedrale di San Giovanni una veglia di preghiera, organizzata
dalla parrocchia della cattedrale, promossa da don Andrea Varliero e da don
Daniele Bramante. Quest’ultimo sacerdote era amico e confidente di Bardella e
Vaccarella. Anche le società di calcio di Adriese e San Vigilio dovrebbero presenziare
ai funerali con le proprie delegazioni I ragazzi avevano militato nelle loro
formazioni giovanili.
CORRIERE ADRIATICO
Controlli dei carabinieri
Alcol e guida 4 denunce
JESI - Alla guida dopo aver alzato troppo il gomito, una
vera e propria piaga sociale, il più delle volte - tra l’altro - causa di
gravissimi incidenti stradali, soprattutto nei weekend. Le forze di polizia
cercano di arginare il fenomeno come possono. E così sabato e domenica scorsa,
nell’ambito dei controlli predisposti sul territorio, i carabinieri del nucleo
operativo e radiomobile hanno denunciato alla procura della Repubblica tre
giovani jesini e un 35enne di Belvedere Ostrense, sorpresi a guidare (appunto)
“in stato di ebbrezza alcolica”. Ritirate immediatamente le patenti di guida,
così come prevede la legge, ora i quattro dovranno rispondere anche in sede
penale della violazione dell’articolo 186 del codice della strada.
IL GAZZETTINO (Pordenone)
La Cassazione «Josè Tonello resti
in carcere»
SPILIMBERGO -(Ro) I giudici della Cassazione hanno
recentemente respinto il ricorso con il quale l’avvocato Giancarlo Zannier
aveva chiesto la scarcerazione del proprio assistito José Tonello, 47 anni,
disoccupato, sposato con un figlio, di Spilimbergo. L’uomo si trova in carcere
da oltre 2 anni, dove sta scontando la pena di 16 anni di reclusione che gli è
stata inflitta, con rito abbreviato, dal giudice dell’udienza preliminare
Patrizia Botteri. Tonello - secondo l’accusa sostenuta dal pm Federico Facchin
- è chiamato a rispondere dell’accusa di omicidio volontario perché, a metà
novembre 2004, avrebbe assassinato l’amica-amante Maddalena Zuliani,
fracassandole la testa con una bottiglia piena di vino. Nelle prossime
settimane i giudici della Corte d’Appello di Trieste saranno chiamati ad
esaminare il ricorso con il quale l’avvocato Zannier ha chiesto di modificare
la condanna a 16 anni di reclusione che il giudice di primo grado ha inflitto a
Tonello (il disoccupato, nel frattempo, avrebbe superato i problemi di
alcoldipendenza). «Le incongruenze di quella sentenza - ha precisato il legale
- sono tante. Una per tutte? Non vi è certezza sull’ora nella quale è stato
commesso il delitto».
ENOTIME.IT
IN FRANCIA EDUCAZIONE AL VINO A
PARTIRE DALLA SCUOLA
Iniziativa volta ad informare gli studenti sugli effetti benefici del
vino nel quadro di un consumo corretto. Per difendere adeguatamente il vino francese, secondo
quanto riportato recentemente dal quotidiano “Le Monde”, i deputati della
commissione d’informazione sulla viticoltura dell’Assemblea nazionale
raccomandano di informare, fin dalla scuola, sugli “effetti benefici del vino
nel quadro di un consumo corretto”. A tal fine, indicano in una relazione
pubblicata il 6 dicembre, che dovrebbero essere realizzati programmi
d’istruzione per la salute. I deputati dell’Ump, il partito di centrodestra guidato da
Nicolas Sarkozy, autori della relazione, Philippe-Armand Martin e Gerard
Voisin, desiderano “restituire al vino francese il suo rango” e ritengono che
“l’apprendistato di uno stile di vita salutare cominci dall’infanzia e dalla
scuola primaria e che l’istruzione al gusto debba far parte dell’istruzione
generale”. Mentre i francesi bevono sempre meno vino - il consumo
medio annuale è passato da 100 litri pro capite di 20 anni fa ai 55 di oggi - i
deputati giudicano anche utile formare gli operatori del settore, a cominciare
dai viticoltori, e propongono la creazione di un osservatorio sul consumo
mondiale di vino, oltre al lancio di una campagna internazionale
“sull’originalità e la superiorità dei vini francesi”.
ITALIA OGGI
Consumi di vino, Francia verso k.o.
LA TRIBUNA TREVISO
ubriachi in motorino, patentini ritirati
BRESCIA OGGI
Grappa, distillato radicato nella cultura
IL RESTO DEL CARLINO
UN MIX DI ALCOL, sostanze di origine cannabinoide e
anfetaminica. E’ questo ...
Droghe e dipendenze: aumentano le persone che si rivolgono
ai "centri d’ascolto"
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