(ASAPS)
ROMA – Sembrano davvero finiti i tempi in cui solo i Dummies, i manichini antropometrici famosi per essere divenuti le
migliori controfigure umane nei crash test, avevano l’esclusiva della sicurezza
passiva ed attiva. Le ultime novità presentate nei vari saloni mondiali
dell’automobile, come in quello di Detroit di inizio anno, hanno infatti anticipato
quelle che saranno le prossime applicazioni più concrete della tecnologia più
evoluta. La Volvo,
per esempio, sta lavorando ad un sistema combinato in grado di ridurre le
lesioni da colpo di frusta, ed inoltre ha messo a punto un vero e proprio radar
anticollisione, in grado di percepire la presenza di un ostacolo fino a 6 metri e mezzo di
distanza: non certo la portata di un dispositivo da aeromobile, certo, ma
comunque un inizio, destinato alla prima applicazione commerciale entro i
prossimi 24 mesi. Quel che più solletica la curiosità dei tecnici, però, è
l’azione frenante che il sistema impone al veicolo, capace di azionarsi
autonomamente esattamente come per l’ABS o l’ESP. Anche la Mercedes
ha fatto molti progressi nel settore, proponendo per le prossime versioni più
lussuose della Classe S, un sistema analogo in grado di far mantenere al conducente
più distratto la giusta distanza di sicurezza: si tratta del Distronic Plus, anche in questo caso un
vero e proprio radar che fino alle velocità più alte (garantito da 0 a 200 km/h) mantiene un
corretto spazio con il veicolo che precede, inducendo automaticamente il freno
e riportando a cessate esigenze il veicolo alla velocità impostata dallo speed control. Il prestigioso veicolo,
del resto, vanta un sistema di sospensioni ad aria che livella ogni asperità
del terreno, ha una sorta di intelligenza artificiale che controlla il
movimento della scocca e ne riduce i movimenti indesiderati quando la velocità
comincia a farsi più alta (sic!), facendo sfoggio di motori più potenti ed al
tempo stesso meno inquinanti. Ma il pezzo forte, dicono a Stoccarda, è il Night View Assist, un sistema basato su
2 luci di profondità ad infrarossi sparati dagli specchi laterali (invisibili
all’occhio umano) che invia le immagini sul cruscotto – come nei telefilm di
Supercar – permettendo di segnalare con largo anticipo rispetto ai semplici
fari ogni più piccolo imprevisto. Se le europee non si sono risparmiate, anche
le americane si sono date da fare, e parecchio: la General Motors, per esempio,
ha brevettato un dispositivo di emergenza (una sorta di localizzatore navale),
in grado di mettere in comunicazione i veicoli tra loro nel raggio di 400 metri circa,
segnalando per esempio eventi come l’arresto improvviso della marcia e fornendo
ai conducenti che sopraggiungono di anticipare i propri tempi di reazione,
diminuendo così la velocità ed i relativi spazi di frenata. Molto interessanti,
allo studio da tempo e giunti ormai all’imminente commercializzazione, le
innovative cinture di sicurezza della Ford,
dotate di piccoli airbag interni in grado di limitare al minimo le lesioni
scapolari ed al basso ventre dovute all’impatto. Solo ai giapponesi, però, poteva venire in
mente di mettere ai bambini degli speciali braccialetti (li avessero gli
operatori della Polizia per controllare i clienti
più spregiudicati) in grado di inviare speciali segnali alle auto in arrivo.
Capofila di questo progetto, detto “Sky project”, c’è la Nissan,
ma anche altri costruttori nipponici vi hanno preso parte: una voce elettronica
avvertirà il conducente che un bambino si trova nelle vicinanze. (ASAPS)
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