Rassegna stampa del 18 Novembre 2005 |
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Dal “Corriere della Sera.it” del 18 novembre 2005 Operazione in Lombardia Gare clandestine in moto: settanta denunciati Nel bresciano, sequestrate motociclette che potevano raggiungere anche i 300 chilometri all’ora
BRESCIA - Un percorso con molte curve quello delle Coste di Sant’Eusebio, nel bresciano, scelto come teatro di gare clandestine tra motociclette . Una settantina le persone denunciate e altrettante le moto poste sotto sequestro (alcune possono raggiungere i 300 km/h) dalla Polizia Stradale di Brescia nell’ambito dell’operazione «Sorpasso» coordinata dal sostituto procuratore di Brescia Fabio Salamone. L’attività investigativa è consistita in videoriprese effettuate nella zona interessata dal fenomeno, anche durante lo svolgimento della gara, e nel momento in cui venivano camuffate o cambiate le targhe delle moto per eludere i controlli delle forze dell’ordine. Il percorso prescelto partiva da Vallio Terme e raggiungeva Agnosine per arrivare a Odolo. Le indagini hanno accertato che alle gare avrebbero partecipato anche motociclisti provenienti anche da altre province lombarde, come quella di Milano, Bergamo o Cremona. Ai motociclisti denunciati è stato contestato il reato previsto dall’articolo 9 del Codice della Strada, insieme a numerose altre infrazioni di natura amministrativa. 18 novembre 2005
dal “Corriere della Sera” del 18 novembre 2005 BRESCIA Video e fotografie documentano le sfide, i «piloti» usavano sistemi elettronici per rendere irriconoscibile la targa La Polstrada ferma il moto gp clandestino Corse sui tornanti di S. Eusebio: 55 denunce, sequestrati 65 bolidi Nunzia Vallini
BRESCIA — L’occhio della telecamera documenta: bolidi a due ruote lanciati in gare clandestine in fila indiana, a coppie ma anche su tre file. Dopo il rettilineo, il tornante a sinistra. Poi una serie di curve e controcurve. Un altro tornante e poi giù, sull’altro versante del Colle di Sant’Eusebio. Rombano i motori e la folla in attesa nelle piazzole panoramiche applaude. Gare di velocità, senza dubbio. Gare non autorizzate su strada provinciale, la 237 del Caffaro che collega Brescia con la Valle Sabbia. Gare con scommesse? «Per la verità non abbiamo trovato prove di movimenti di denaro - ammette un agente della Polstrada di Brescia impegnato in un’operazione che non ha precedenti in Lombardia - sicuramente però questa gente scommetteva sulla vita. Propria e altrui». A documentare quello che il procuratore di Brescia Giancarlo Tarquini ha definito ieri un «comportamento irresponsabile e pericoloso documentato con perizia» ci sono, oltre ai video, anche foto, verbali di polizia, testimonianze e statistiche da brivido: nel solo tratto da Caino a Odolo, i due Comuni ai piedi dei versanti sud e nord del Colle di Sant’Eusebio, in cinque anni sono stati rilevati circa 200 incidenti. Diciassette i motociclisti morti, quasi tutti in seguito a schianti avvenuti proprio tra i chilometri 18+400 e 22+500 della strada. Circa ottocento i motociclisti censiti a distanza dagli agenti. Una passione che investe tutti i ceti sociali: c’è l’imprenditore, il commercialista, l’avvocato, l’operaio e il farmacista. Per 55 di loro è scattata la denuncia per «gare di velocità non autorizzate» (articolo 9 ter del codice della strada) con la prospettiva di non rivedere più le loro moto. Gli agenti della polstrada di Brescia e Salò all’alba di ieri hanno bussato alle porte delle loro abitazioni con in mano il decreto di sequestro dei mezzi (la confisca scatta automaticamente dopo eventuale condanna) firmato dal magistrato Fabio Salamone: così ieri il piazzale della caserma Polgai si è riempito di Yamaha, Kawasaki, Honda, Ducati e Suzuki a targa Bs. Analoghi sequestri a Milano, Bergamo, Cremona, Mantova, Verona, Imperia e La Spezia. «Sulle Coste di Sant’Eusebio arrivavano appassionati da tutto il Nord Italia - spiega il magistrato Salamone - nell’ambiente tutti sapevano di queste sfide. Ma non è stato facile provarle». Per questi bolidi (65 quelli finiti sotto sequestro) con potenza sino a 180 cavalli e costi che superano i 36 mila euro si prospetta ora una raffica di perizie alla ricerca di eventuali manomissioni per aumentarne la resa o anche solo ostacolare la lettura della targa e quindi l’identificazione. «C’è chi si era dotato di un sistema elettrico capace di inclinare la targa schiacciando un pulsante sul manubrio - spiega un agente - questo bastava ad impedirci di leggere numeri e lettere». Per gli «smanettoni», così nell’ambiente si chiamano quelli che vanno a tutto gas, si apre ora una stagione nera. Si erano fatti beffa dei limiti di velocità imposti dalle amministrazioni locali; erano sopravvissuti ai controlli sistematici ordinati dal prefetto ingaggiando vere e proprie guerre di nervi con le pattuglie in servizio: gli agenti su una piazzola, loro su quella dopo. Tutti fermi, per ore, a guardarsi a distanza con diffidenza. Ora sono rimasti tutti, o quasi, a piedi.
da “L’eco di Bergamo.it” del 18 novembre 2005 Corse clandestine in moto: blitz a Brescia Quindici bolidi sequestrati in Bergamasca
Ci sono anche 15 bergamaschi, residenti fra la città e la provincia, fra le 55 persone denunciate dalla polizia stradale di Brescia per violazione dell’articolo 9 ter del Codice della strada, cioè per aver organizzato di velocità non autorizzate. Le perquisizioni - contro il fenomeno delle gare clandestine - sono scattate fra ieri e la notte scorsa sulla strada provinciale del Caffaro, nel bresciano: gli agenti hanno trovato decine di motociclisti che avevano organizzato gare e scommesse. L’indagine era partita da un controllo nel luglio scorso: gli accertamenti hanno poi portato al blitz di ieri, quando la polstrada di Brescia ha avuto il via libera ai provvedimenti di sequestro dei motocicli incriminati e a una trentina di perquisizioni in altrettante abitazioni. In totale sono state sequestrate 65 motociclette di grossa cilindrata, capaci in alcuni casi di raggiungere i 300 chilometri all’ora: i proprietari di 15 bolidi erano bergamaschi, gli altri venivano dalle province di Brescia, Milano, Cremona, Mantova, ma anche da Verona, La Spezia e Imperia. L’inchiesta che porta il nome di «Sorpasso» è stata coordinata dal sostituto procuratore di Brescia, Fabio Salamone: nella zona dove si svolgevano le gare, negli ultimi anni solo la polizia stradale aveva rilevato ben 17 incidenti stradali mortali. Con il blitz le forze dell’ordine sperano di aver dato uno stop al fenomeno delle gare clandestine.
Da “ilGenius.it” del 18 novembre 2005 Imola - A processo per la morte di un agente
18.11.2005 - La mattina del 24 maggio 2003 aveva partecipato prima a un convegno sulla sicurezza durante i servizi di scorta organizzato del suo sindacato, il Siulp. Poi il sovrintendente della Stradale di Forlì Pierluigi Giovagnoli (nella foto), 47 anni, moglie e tre figli, aveva preso servizio nel primo pomeriggio proprio in uno di quei servizi: al seguito del Giro delle Pesche Nettarine per la tappa nella vallata del Santerno. E lì lo attendeva il suo destino, tragico. A Pierluigi Giovagnoli, che fra l’altro dalla postazione in coda alla gara era stato spostato all’ultimo momento nelle prime file, toccò incrociare un automobilista ubriaco alle 15 del pomeriggio, e rimetterci così la vita.I consulenti di parte al processo per quella tragica fine, per la quale un imolese di 46 anni è ora imputato per omicidio colposo e guida in stato di ebbrezza sono sfilati mercoledì in aula a Imola nella sezione distaccata di Tribunale. Che il conducente del Daily che aveva investito in pieno il poliziotto, lo aveva trascinato per una ventina di metri e poi scaraventato in una scarpata all’altezza della frazione di Riviera in territorio di Casalfiumanese, non poteva essere del tutto vigile fu chiaro immediatamente dopo l’incidente. Il tasso alcolico nelle sue vene fu infatti allora quantificato dalle apposite analisi in oltre 300 milligrammi per litro contro lo 0,5 consentito dal codice della strada.La dinamica dell’incidente è stata ricostruita dunque con più precisione in aula mercoledì mattina davanti al giudice Sandro Pecorella. La moto dell’agente, che era preceduto di circa 150 metri da quella di un collega, oltre che dall’auto in testa alla gara e da buona parte del corteo, al momento dell’impatto si era spostato al centro della carreggiata per compiere le sue manovre di segnalazione, incrociando così il Daily che viaggiava in senso di marcia opposto. Il fatto è che il Daily non doveva in alcun modo essere lì. Il transito ai veicoli era infatti interdetto dalle apposite ordinanze prefettizie che imponevano il blocco del traffico per il passaggio dell’annuale gara ciclistica, nonchè abbondantemente segnalato da auto di gara, e altri mezzi di polizia stradale che appunto avevano preceduto la motocicletta dell’agente Giovagnoli. Il furgone viaggiava a una velocità che è stata stimata sugli 83 chilometri orari, inferiore al limite dei 90 che vigeva allora su quel tratto di Montanara, ma comunque quel furgone non doveva essere lì. Tanto che un testimone ha anche raccontato in aula di aver visto il mezzo dell’imputato scartare improvvisamente alla propria sinistra proprio per evitare un gruppo di motociclisti che per lasciar passare la gara si era fermato a bordo strada. Altri testimoni verranno sentiti nella prossima udienza del 30 novembre, mentre la sentenza è attesa per il 14 dicembre prossimo. nel frattempo si sono costituiti parte civile sia la vedova con i due figli minorenni dell’agente, che hanno oggi 13 e 7 anni, oltre alla figlia oggi già maggiorenne. l.g. Fonte: Corriere Romagna
Da “Estense.com” del 18 novembre 2005 Notizia inserita il 18/11/2005 A 13. Giorni difficili nel tratto Padova-Bologna
Autostrade per l’Italia informa che, alla stazione di Bologna Interporto, sull’autostrada A13 Bologna – Padova dove è già in atto la chiusura per due notti dello svincolo di entrata per i veicoli diretti verso Bologna, dalle ore 22:00 di domani sera alle ore 06:00 di sabato 19 novembre, verrà chiuso anche lo svincolo in uscita con provenienza da Padova. Nelle due notti di limitazione del traffico in entrata a Bologna Interporto, per chi è diretto verso Bologna in A13 si consiglia l’entrata al casello di Bologna Arcoveggio, mentre per i veicoli provenienti da Padova è consigliata l’uscita ad Altedo. La notizia del provvedimento di chiusura dell’entrata di Bologna Interporto verso Bologna e dell’uscita da Padova verrà diramata attraverso i pannelli a messaggio variabile, sugli schermi Infomoving nelle Aree di Servizio e attraverso Isoradio. La Direzione III Tronco Autostrade per l’Italia ha informato dell’orario di chiusura nelle notti di venerdì e sabato notte dell’entrata di Bologna Arcoveggio, il Compartimento della Polizia Stradale di Bologna, la Sottosezione di Altedo, l’Ufficio Speciale Anas di Bologna, la Provincia di Bologna, i Comandi della Polizia Municipale di Bentivoglio e Bologna, per le opportune iniziative di assistenza ai viaggiatori.
Dal “Giornaledicalabria.it” del 18 novembre 2005 Lanciavano sassi da un cavalcavia La Polstrada di Lamezia ha fermato in flagranza di reato tre marocchini. Nessun veicolo colpito
LAMEZIA TERME. Tre minori extracomunitari sono stati fermati dalla Polizia stradale a Lamezia Terme perché sorpresi a lanciare sassi contro le automobili in transito da un cavalcavia dell’autostrada Salerno-Reggio Calabria. I tre ragazzi, tutti di nazionalità marocchina, sono stati bloccati dagli agenti della sezione di Lamezia della Polstrada. I poliziotti hanno sorpreso in fragrante i tre minori nel corso di un servizio di appostamento istituito dopo che alcune persone avevano segnalato i lanci di sassi contro le automobili. I minori, alla vista degli agenti, hanno tentato di fuggire, ma sono stati prontamente raggiunti e bloccati. La loro posizione è adesso al vaglio della Procura della Repubblica per i minorenni di Catanzaro. La polizia stradale ha poi precisato che i tre minori extracomunitari non sono stati arrestati. Secondo quanto è stato precisato, soltanto uno è stato denunciato in stato di libertà. Il minore denunciato ha 16 anni ed è quindi penalmente responsabile. Nei confronti degli altri due ragazzi extracomunitari, inferiori ai 14 anni, non è stato adottato invece alcun provvedimento perché non punibili. La posizione del minore denunciato, che nel frattempo è stato riaffidato ai genitori, è al vaglio adesso della Procura della Repubblica per minorenni di Catanzaro.
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