Patrick Staudacher sventola il
tricolore dopo aver tagliato il traguardo (foto in alto), e nella seconda
immagine affronta concentratissimo un difficile passaggio su una gobba (foto
gazzetta della sport)
(ASAPS) –
È un carabiniere volante, un ragazzone di quasi 2 metri che ha messo gli
scarponi quando era ancora un bambino. Il nome tradisce la sua origine,
all’ombra delle Dolomiti, ma la curva che ha tirato con i due missili che aveva
al posto degli sci, lo hanno portato giù dalla Svezia fino da noi, nel nostro
cuore. Patrick Staudacher, una quasi matricola della coppa del mondo, vive ora
l’esperienza sportiva più esaltante. Probabilmente non è mai stato su una
Gazzella del Nucleo Radiomobile, e probabilmente non è mai stato nei panni del
Carabiniere vero. Eppure lo è. Lo è eccome, e i suoi occhi non mentono. Chi
conosce i gruppi sportivi, sa benissimo che si tratta di ragazzi e ragazze
privilegiate. Dormono nelle loro case, si allenano per mestiere, lasciano la
divisa quando si ritirano dall’attività agonistica. Staudacher è il primo dopo Zeno Colò a vincere
un oro mondiale in una disciplina veloce. È il primo dopo la doppietta di
Alberto Tomba (gigante e slalom), nel 1996 a Sierra Nevada. Ma soprattutto è un
carabiniere, che si è ricordato di un suo sconosciuto collega, che la divisa la
portava per davvero, ammazzato dall’altra parte del paese, in Sicilia. Ha
gioito, Patrick, quando gli hanno cinto la corona d’alloro, quando gli hanno
dato la medaglia – sua per i prossimi due anni – e quando la voce dello speaker
lo ha proclamato vincitore, ma il suo pensiero è volato da Aare, in Svezia, a
Catania, in Italia, dove i poliziotti rendevano onore ad un caduto. Patrick ha
dedicato la vittoria proprio a lui, all’ispettore capo Filippo Raciti. Di
questo lo ringraziamo. È un gesto che non dimenticheremo. (ASAPS)
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