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Rassegna stampa Alcol e guida dell’8 febbraio 2007

A cura di Alessandro Sbarbada e Roberto Argenta

 

EDUCARE AL VINO I GIOVANI PALATI DEL DOMANI…FERMIAMOLI!!!

In fondo a questa rassegna troverete altre risposte all’appello di Maria Daniela Pandolfo di Brescia.

Continuate a scrivere le vostre osservazioni su questa promozione all’alcol a bambini di 11 anni, sponsorizzata da una pubblica amministrazione, al Presidente della Provincia di Brescia (presidenza@provincia.brescia.it ), all’Assessorato Agricoltura della Provincia di Brescia (mpiccagli@provincia.brescia.it e sergio.grazioli@provincia.brescia.it), all’Ufficio Relazioni Pubbliche della Provincia di Brescia (urp@provincia.brescia.it), a Maria Daniela Pandolfo (mannipandolfo@libero.it), al GIORNALE DI BRESCIA (lettere@giornaledibrescia.it), BRESCIAOGGI (lettere@bresciaoggi.it) e a noi, per la pubblicazione in questa rassegna (a.sbarbada1@tin.it , robargen@libero.it ).


SALUTE di REPUBBLICA

Adolescenza d’alcol

Il primo assaggio a dodici anni Ma l’organismo in crescita non è in grado di reggere l’etanolo Dipendenza palese e sommersa Cresce la preoccupazione tra gli studiosi: un giovane tra i 15 e i 29 anni muore per cause correlate al troppo bere, incidenti stradali inclusi. Che fare

di Gianni Testino *

La patologia alcol-correlata è tra le maggiori cause di decesso nel nostro paese, 30.000 morti l’anno, con danni sanitari e sociali stimati in circa 125 miliardi. Altro dato da sottolineare è come il 20% dei ricoveri ospedalieri sia da mettere in relazione all’alcol (patologie internistiche, neurologiche, psichiatriche, traumatologiche...). L’elemento più allarmante è il coinvolgimento dei giovani: un ragazzo europeo su 4, di età tra i 15 e i 29 anni, muore per cause in qualche modo da mettere in relazione all’uso di alcol. (*) A livello nazionale si è assistito ad un preoccupante incremento dell’uso di alcol fra i 12 ed i 17 anni, soprattutto al femminile.
Circa il 50% degli incidenti stradali e degli incidenti sul lavoro fra i giovani sono da attribuire all’alcol: la metà di questi sono mortali. Il primo approccio all’alcol avviene spesso in famiglia e in corso di incontri con gli amici soprattutto nel week-end: in tali occasioni tale abitudine si consolida in quanto moda o modo per meglio integrarsi nel gruppo. L’età di inizio si è abbassata alla preoccupante soglia dei 12 anni. È stato anche provato come i giovani che consumano alcol tendono più frequentemente a usare tabacco o altre droghe rispetto ai coetanei astinenti e comunque a seguire uno stile di vita alterato. Le patologie alcol-correlate sono da suddividere in due capitoli:

1) alcolisti o bevitori problematici, dove la componente di dipendenza psichica è predominante;
2) soggetti colpiti da problematiche indotte dall’alcol anche per un uso definito o percepito dal paziente o dai medici stessi come "moderato".

Per quanto concerne il primo capitolo è bene sottolineare come l’alcol utilizzato in modo cronico, per periodi prolungati e a dosi elevate provochi assuefazione e dipendenza con conseguente crisi da astinenza. Dev’essere, quindi, collocato nel settore delle droghe. In relazione al secondo capitolo è opportuno precisare come l’alcol sia da definire una sostanza tossica e come non vada considerato un nutriente. È noto come l’alcol danneggi tutti gli organi dell’organismo con particolare riferimento al settore epato-gastroenterologico, neurologico e cardiovascolare. Favorisce inoltre i meccanismi di cancerogenesi (soprattutto vie aeree, esofago, tratto digestivo inferiore, fegato, pancreas, mammella). I soggetti più a rischio sono le femmine in quanto i meccanismi di degradazione dell’etanolo hanno una funzionalità ridotta di circa il 50 per cento rispetto ai maschi, e gli "under 18", in quanto tali meccanismi non sono ancora completamente maturi. L’uso di sostanze alcoliche è dunque un comportamento a rischio, e infatti l’Organizzazione Mondiale della Sanità "consente" un uso giornaliero di circa 30-40 g per l’uomo e di circa 20 g per la donna. Tale dosaggio, infatti, aumenta il rischio di contrarre alcune patologie in modo modesto. L’argomento è controverso.
Un dosaggio superiore è certamente dannoso, riduce la performance psicofisica e aumenta il rischio in modo statisticamente significativo di contrarre gravi patologie come la cirrosi epatica in tempi variabili fra i 5 ed 30 anni in rapporto alla predisposizione genetica individuale. Sono stati, infatti, identificati polimorfismi genetici che favoriscono il danno da alcol, con una maggiore facilità a contrarre diverse patologie che sono state identificate, sempre dall’Oms, in circa 60. Ciò fa comprendere come in associazione ad un inizio precoce dell’assunzione di alcol possano svilupparsi gravi patologie anche a un’età relativamente precoce. Sono sempre maggiormente necessari, infatti, trapianti di fegato al di sotto dei 45 anni per cirrosi. I dosaggi minimi consigliati sono riferiti ai soggetti sani, mentre l’uso di alcol è da sconsigliare con forza in pazienti affetti da patologie croniche (diabete, epatite virali, dismetabolismi, patologie cardiovascolari), in soggetti in sovrappeso, in gravidanza, durante l’allattamento, in corso di terapie farmacologiche ed in soggetti al di sotto dei 18 anni.
Per quanto concerne l’attività assistenziale proposta per l’alcolista, è stata introdotta nel nostro centro un’attività integrata ospedale-territorio. Prevede un diretto coinvolgimento del paziente e della famiglia attraverso la definizione di un programma di cura personalizzato. Il programma contempla un periodo di terapia medica disintossicante in associazione ad un’attività di counseling psicologico di supporto gestito in sinergia con gli operatori del territorio, ad una di counseling di educazione sanitaria principalmente svolto dal personale infermieristico del servizio e da un insostituibile supporto delle associazioni (Aicat ed Alcolisti Anonimi) che, a seconda della preferenza del paziente, se ne prendono carico già durante il ricovero, conoscendolo personalmente e spiegando la filosofia d’azione dell’associazione.

* Dip. Med. Spec. Az. Osp. Univ. San Martino – Presidente Ligure Società Italiana di Alcologia


(*) Nota: questo concetto è espresso male. Non è esatto affermare che in Europa un giovane su quattro muore a causa dell’alcol. Più esattamente: un decesso su quattro in questa fascia di età è attribuibile all’alcol.


SALUTE di REPUBBLICA

Le "colpe" di famiglia, branco e tv

Il fenomeno

IL PRIMO bicchiere appena fuori dalle elementari. Preoccupa il primato italiano: in Europa, l’età media dell’esordio è di 14 anni e mezzo. Poi l’abitudine all’assunzione aumenta, per numero di bevute e dose, alle medie superiori e all’università. Le femmine hanno raggiunto i maschi. "Il problema è grosso", dice Carmela Loguercio, gastroenterologa alla II Università di Napoli, "ma come tutto ciò che non fa piacere vedere, si rimuove­. Sono infatti i genitori a comprare i soft-drink, (tra cui gli alcopop, a basso contenuto di alcol), che il 20% dei ragazzini beve a merenda. Un miscuglio di alcol ben camuffato da zuccheri e additivi". Vanno forte rum, vodka e frutta. Il tutto mentre una legge proibisce il consumo di alcol fino ai 18 anni. (*) Bere fa tendenza, fa "grandi", disinibisce e facilita la relazione con l’altro. "Si fa anche prima di arrivare in discoteca", afferma Loguercio, "chi può va in enoteca. Vogliono sballare, e visto che manca l’educazione al bere, sballano davvero usando nel contempo viagra e altre droghe. La tv, poi, non aiuta. Un campione come Valentino Rossi ha fatto una pubblicità alla birra".
Non bisogna demonizzare, dicono gli specialisti. "La bevuta è un rito d’iniziazione del branco", sottolinea Luigi Janiri, responsabile del day hospital per l’alcolismo al "Gemelli" di Roma, "e dei ragazzi che bevono arriva alla dipendenza solo una parte. (*) Di solito, sono giovani con problemi seri: traumi, violenze, alcolismo in famiglia. Di rado un ragazzo arriva da solo a un centro di recupero come il nostro dove si fa diagnosi, si disintossica e si riabilita. Quando arriva però è un momento importante. Significa che al 95% c’è consapevolezza e voglia di uscirne. Noi dobbiamo far leva, penetrare quella piccola parte che sfugge, quell’altro di lui che rappresenta il rischio e lo induce a ricadere". Come tenerli agganciati? "L’unico modo, quello che funziona di più, è il condizionamento negativo", commenta Janiri. "Vale a dire, "l’alcol fa male, prima o poi distrugge e isola". A questo devono seguire i premi e, una volta fuori, un buon programma terapeutico e di vita".

(*) Nota: la legge non punisce il consumo, ma la somministrazione ai minori di 16 anni.

(**) Nota: demonizzare non serve, ma neppure è utile preoccuparsi dell’alcolismo solo come dipendenza. Non occorre essere dipendenti per avere problemi con l’alcol. La maggior parte dei problemi arriva prima di sviluppare una dipendenza.


BRESCIA OGGI

IL CONVEGNO. Gli studenti al Palacongressi di Boario hanno ascoltato gli interventi di educatori, medici, forze dell’ordine

Incidenti stradali, stop alla strage

L’allarme della Polizia: «Troppi scontri causati da droga, alcol, velocità»
 
di Giuseppe Cappitta

«Quando la strada ti ruba i sogni» non è solo il titolo del convegno sugli incidenti stradali svoltosi nella mattinata di ieri al Palacongressi di Boario Terme (*) al cospetto di almeno 500 alunni delle scuole medie superiori e di alcune decine di insegnanti. «Quando la strada ti ruba i sogni» è stata l’occasione per parlare di «quello che inevitabilmente è accaduto, di quello che sulla strada si è irrimediabilmente perso»; per dire e cercare di fare capire che «è stupido morire sulla strada».
Il convegno, organizzato da Dipartimento di prevenzione medica dell’Asl Valcamonica, diretta da Giuliana Pieracci, Regione Lombardia, Bim, Comunità di Valcamonica, Aido provinciale, ha visto intervenire, coordinati da Eugenio Fontana (ufficio stampa e pubbliche relazioni dell’Asl camuno-sebina), numerosi esperti dei diversi settori.
Drammatico il numero degli incidenti richiamato dal vice prefetto Michele Tortora e dal comandante della Polizia stradale di Brescia Mario Nigro; drammatiche le immagini che hanno mostrato quello che avviene nel pronto soccorso di un qualsiasi ospedale quando arrivano incidentati gravi. Le immagini sono state commentate da Annamaria Goggi, medico rianimatore dell’Ospedale di Valcamonica.
Dopo i saluti di rito dell’assessore al territorio provinciale Francesco Mazzoli, del sindaco di Darfo Francesco Abondio, di Angelo Foschini, direttore generale dell’Asl, che ha ricordato di avere avuto l’idea del convegno quando ha letto che la Valcamonica è ai primissimi posti nel triste numero delle «morti evitabili», è intervenuto il vice prefetto Tortora, che ha ricordato che nel 2005 si sono avuti in Italia 225mila incidenti stradali con 5.426 morti e 313mila feriti, che giornalmente muoiono 15 persone. Dopo un andamento decrescente degli incidenti stradali a partire dal 2003, nel 2006 si è registrato un andamento crescente.

Gli incidenti stradali accadono soprattutto il venerdì e il sabato, sono imputabili in gran parte ad alcool, droga, eccessiva velocità, stanchezza fisica. Avvengono soprattutto nelle strade interne. Nel 2005 la Provincia ha censito 4.040 incidenti stradali che rappresentano un decimo degli incidenti avvenuti in Lombardia. I morti sono stati 137, il 17% del totale registrato nella regione.
Il dirigente della polizia stradale di Brescia Mario Nigro ha invocato una maggiore cultura della legalità che significa rispetto di tutte le norme della circolazione stradale e utilizzo della strada con gradualità. «Drammatico è stato constatare una volta - ha detto - che chi era stato coinvolto in un gravissimo incidente stradale aveva conseguito la patente solo poche ore prima».
Tra le iniziative messe in campo dal Dipartimento di Polizia stradale di Brescia richiamate da Nigro, Icaro e il Pullman azzurro, indirizzate al mondo scolastico e volto a sensibilizzare i giovani sui pericoli della guida.
Per il provveditore agli studi Giuseppe Colosio il problema delle morti evitabili è individuale e non può essere modificato con provvedimenti normativi ma solo con una crescita culturale di chi guida. «Voi siete i soli responsabili della vostra salvezza - ha sottolineato, rivolto ai giovani in platea - l’educazione non può sostituire quello che potete fare voi. Sistemare le strade, migliorare le auto va bene, ma quello che conta è il comportamento di ognuno di voi».

Lorena Castellani, pedagogista, e Anna Martinelli, psicologa, hanno parlato dei pericoli che corre chi si mette al volante dopo avere fatto uso di droghe e alcool. Walter Vangelisti ha invocato interventi non settoriali, migliori strutture stradali, campagne di informazione e, da parte di chi guida, comportamenti virtuosi. Ai ragazzi è stato inoltre detto di divertirsi senza rischiare, di accettare i limiti e sapersi fermare.

(*) Nota: questo interessante convegno si è svolto a Boario Terme è in provincia di Brescia. La stessa provincia la cui amministrazione vuole educare al vino i palati degli undicenni.


L’ARENA

MOZZECANE. Incontro a villa Ciresola sui comportamenti giovanili

Droghe, frutto del disagio

E l’alcool è alla base di molti incidenti stradali

Cocaina, cannabis, nicotina e alcool: perché i giovani d’oggi ne sono attratti? Come si possono evitare certi comportamenti e prevenire le situazioni di disagio? A Villa Ciresola, i genitori del gruppo “Genitori a confronto” e i rappresentanti dei servizi sulle tossicodipendenze, delle forze dell’ordine e del pronto soccorso hanno cercato di dare risposta a queste domande nell’incontro “Mi sono scontrato con la realtà”.

Ad aprire la riflessione è stata Margherita Residori, psicologa del servizio Sert (servizio tossicodipendenze) di Villafranca, che ha parlato dei disagi ai quali vanno incontro gli adolescenti, fornendo ai genitori strumenti per comprendere il comportamento dei ragazzi e affrontare meglio situazioni difficili. Nel corso della serata sono stati affrontati anche gli aspetti medici del disagio giovanile con Giuseppe Sipala, il primario del reparto di Pronto soccorso dell’ospedale di Isola della Scala. Sipala ha affrontato il tema delle tossicodipendenze spiegando le conseguenze che alcool e droghe hanno sul corpo e sulla mente.
Una presentazione sulle droghe illegali, come eroina, ecstasy, marijuana e altri allucinogeni, è stata fatta da Anna Gaudio, medico del Pronto soccorso di Isola. A concludere la riflessione, il luogotenente dei carabinieri della stazione di Villafranca, Marco Fruncillo, che ha presentato le conseguenze penali a cui possono essere sottoposti i ragazzi che fanno uso sia delle sostanze illegali, ma anche di quelle legali, cioè di alcool e tabacco: «Un problema sociale da non sottovalutare. In quasi tutti gli incidenti, con l’etilometro, riscontriamo che chi ha provocato lo scontro ha dei valori superiori a quelli ritenuti sicuri per la conduzione di un autoveicolo».
Michela Toninel


ROMAGNA OGGI

Il calcio e il virus letale che lo affligge 

FORLI’ – Con la morte dell’ispettore capo Filippo Raciti, avvenuta in occasione degli scontri tra ultras e polizia a margine del derby di serie A tra Catani e Palermo, è tornato d’attualità il problema della violenza degli stadi.
Tutti, sportivi e non, sono rimasti colpiti indirettamente da questo lutto, soprattutto perché ha coinvolto un agente impegnato ad offrire un servizio per i cittadini, ma soprattutto per lo Stato, si chiedono quale sia la ricetta giusta per evitare che la domenica si smetta di parlare di scontri tra tifoserie e si parli solamente di calcio giocato.
In primo luogo è necessario applicare la legge. Il codice penale afferma che il reato di resistenza a pubblico ufficiale fatto da più persone e con armi improprie va punito con una pena compresa tra i 3 ed i 12 anni. Normalmente, però, viene disatteso. I reati in ambito sportivo non sono trattati allo stesso modo di quelli che si registrano quotidianamente. Il reato di violenza e resistenza a pubblico ufficiale è particolarmente grave perché impedisce alle forze dell’ordine di eseguire il proprio compito, cioè quello di garantire la sicurezza alla popolazione. I tifosi fermati dalla forze dell’ordine durante episodi di scontri, fino ad oggi difficilmente sono stati assoggettati a tali misure previste dalla legge, pur subendo l’interdizione dalla presenza a manifestazioni sportive.
Un altro è poi il rispetto di tale provvedimento, che dovrebbe scontato con la firma del fermato in Questura in occasione di una manifestazione sportiva calcistica. Esistono però, alcuni escamotage che rendono il “Diaspo” (così il nome della misura) di fatto ‘inutile’. Infatti molti tifosi riescono a seguire la propria squadra di calcio guardando la partita dalle finestre dei condomini che affacciano allo stadio.
Poi ci sono gli stadi che in Italia, fatta eccezione per alcuni, possono esser definiti “colabrodi’’. Ogni spettatore, secondo la legge Pisanu, deve disporre di un biglietto nominale con posto numerato e le strutture devono disporre di telecamere di sorveglianza. Come da tradizione italiana anche questa legge non viene rispettata. E’ diffusa la tendenza a vendere biglietti sui quali non viene riportato il nominativo della persona, come dimostrato anche da un’inchiesta di “Striscia la Notizia’’, mentre numerosi stadi non sono a norma di sicurezza.
Molto spesso questa carenza di sicurezza viene imputata alle scarse risorse economiche: parte di esse, allora, si potrebbero reperire ad esempio dai ricavi derivanti dalle tasse sui biglietti.
Anche le società hanno un ruolo importante sulla questione dell’ordine pubblico. E’ necessario fare in modo che non giungano agli ultrà biglietti gratis oppure mezzi per seguire la propria squadra del cuore gratuitamente in trasferta. In alcuni casi le frange violente, se non accontentate, possono ricattare le società e, se non vengono accontentate, provocare danni.
Ma chi è quel ‘’tifoso’’ che cerca deliberatamente lo scontro? Normalmente possono esser i disoccupati ultra 30enne che si sfogano contro le forze dell’ordine per punire così lo Stato oppure coloro che si trovano sotto i fumi dell’alcol. L’alcol è una delle principali cause che inducono il tifoso a perdere la testa. Andrebbe bandito, ma normalmente esistono fuori dagli stadi iniziative che prevedono offerte libere per un bicchiere di vino, di birra o addirittura bar che vendono liberamente superalcolici. In Inghilterra, dove il fenomeno della violenza negli stadi ha vissuto il suo picco con gli hooligans, diverse ore prima e dopo le partite è proibito a tutti i locali adiacenti lo stadio di vendere sostanze alcoliche.
A ben vedere, dunque, il problema appare più culturale che repressivo o preventivo. Restano necessari investimenti per la messa in sicurezza degli impianti sportivi, per consentire alle forze dell’ordine di svolgere il proprio lavoro nel migliore dei modi, per tenere traccia di tutti coloro che entrano ed escono dallo stadio. Ma per evitare tragedie come quella di venerdì, ciò che serve è un mutamento culturale, un investimento forte per diffondere un cultura dello sport, un senso civico e un rispetto nei confronti delle istituzioni che sono ormai stati polverizzati.
Perchè se il ‘morto’ – per dirla alla Matarrese – c’è scappato durante un derby di serie A, è bene ricordare che un dirigente sportivo di nome è morto al termine di una insignificante partita di Terza categoria. Il calcio è dunque un malato grave, afflitto da un virus difficile da debellare poiché parte di una malattia che affligge tutta la nostra società moderna.
Giovanni Petrillo Marco Di Maio


IL GAZZETTINO (Belluno)

TRICHIANA

L’ultima licenza venne consegnata in comune nel 1971 da Rinaldo Brancher che per carenza di clienti fu costretto a chiudere 

Dopo 35 anni torna un servizio taxi 

Ci riprova Pieremilio De Cia che confida nella vasta fascia di anziani e nei sempre più severi controlli anti alcol
Nei prossimi giorni Trichiana avrà il servizo di taxi pubblico. Sono trascorsi ben 35 anni da quando Rinaldo Brancher consegnò in Comune l’ultima licenza nel 1971.Il nuovo servizio di autonoleggio "Guidoio" è istituito da Pieremilio De Cia, originario di Sovramonte, residente nella frazione di San Felice, ed abita, guarda caso, a pochi metri proprio da Brancher. L’orario del servizio sarà attivo, dal lunedì al venerdì dalle 15 alle 20, il sabato dalla 17 alle 24 e la domenica dalle 6 alle 24. Questi i numeri di telefono per le chiamate: 0437/555433 e 339/6909588.L’autorizzazione comunale ha il numero 012 "Autonoleggio con conducente". Rinaldo Brancher ha affermato che nel 1970, con l’insediamento della Ceramica Dolomite, gran parte della gente si era comprata l’auto e quindi i clienti erano talmente pochi da dover chiudere. A distanza di 35 anni le cose sono cambiate, oggi ci sono parecchi anziani che hanno bisogno di spostarsi e non possono guidare l’auto, ci sono i controlli sul tasso alcolico, con conseguente penalizzazione dei punti sulla patente e quindi anche andare in discoteca diventa un problema. Per questo De Cia è fiducioso di offrire un nuovo servizio di autoleggio pubblico. Per il momento l’orario è pomeridiano-serale, in seguito potrebbe essere esteso per l’intera giornata.
Mario Battiston


IL MATTINO
PRATA SANNITA 

Moglie e tre figlie picchiate e costrette a dormire in strada In cella padre-padrone

Arrestato anche l’unico figlio maschio Disoccupati, pretendevano i soldi

GIANFRANCESCO D’ANDREA Maltrattate, umiliate, offese, malmenate quasi tutti i giorni e, spesso, costrette a passare la notte fuori casa, all’addiaccio: ieri, finalmente, la fine di un incubo, grazie all’intervento dei carabinieri di Prata Sannita. Una mamma e le sue tre figlie, tutte residenti a Pratella, vittime della violenza dei due uomini di casa, V.R. 52 anni, capofamiglia, e G.R., 26, unico figlio maschio, entrambi già noti alle forze dell’ordine essendo stati arrestati, in passato, sempre a causa delle percosse e delle minacce con le quali quotidianamente sfogavano sulle vittime la loro collera dovuta, in parte, al frequente abuso di alcool. Una vita impossibile per le tre sorelle e per la madre, costrette a subire ogni tipo di umiliazione e angheria: sono stati alcuni vicini, tempo addietro, al termine dell’ennesimo litigio furibondo, a segnalare nuovamente ai carabinieri la situazione di degrado umano che continuava a caratterizzare quel triste menage familiare. Così, dopo una lunga serie di appostamenti e di rilievi effettuati nei pressi della loro abitazione, i carabinieri di Prata Sannita, coordinati dal maresciallo Giuseppe Sileo e coadiuvati da uno staff di psicologi e assistenti sociali, hanno stretto le manette ai polsi dei due carcerieri, proprio mentre il più giovane, G.R., nullafacente e con nessuna voglia di lavorare, tentava di estorcere con la forza alla madre l’ennesima banconota, anche se di piccolo taglio, necessaria a trascorrere una serata con gli amici. Tra tutti i componenti della famiglia, solo la moglie di V.R. aveva un lavoro sicuro come collaboratrice scolastica. Le ragazze invece, tutte maggiorenni, cercavano di arrangiarsi con lavoretti saltuari, così come il padre-padrone, che di rado lavorava come boscaiolo sulle montagne circostanti il piccolo comune del Matese. Completamente sfaccendato, invece, il figlio G.R., che spesso pretendeva in prestito l’autovettura da una delle sorelle, pur non avendo mai ottenuto la patente di guida, ennesimo pretesto per infierire su di lei con pugni, schiaffi e calci. 


 

IL GIORNALE DI VICENZA

Trissino, marito violento a giudizio anche per le presunte vessazioni ai figli

«Una vita d’inferno per 6 anni»

Ha reso la vita di moglie e figli un inferno per sei anni. Con l’accusa di maltrattamenti in famiglia il cittadino ghanese Mukaila Sheriff Zabra, 47 anni, residente a Trissino in via della Stampa 9/2, è stato rinviato a giudizio dal giudice Stefano Furlani e dovrà presentarsi in tribunale il prossimo 14 maggio.
In base a quanto ricostruito dal pubblico ministero Alessandro Severi, Zabra - assistito dall’avv. Angelo Spadaro - avrebbe maltrattato la famiglia dal 2000 fino al marzo dell’anno scorso, quando intervennero le forze dell’ordine. In particolare, Zabra avrebbe avuto il vizio del bere e sovente sarebbe rientrato a casa ubriaco. In queste occasioni per la moglie Ayorkor Rashidatu le serate diventavano degli incubi. Infatti il marito è accusato di aver avuto con lei e con i due figli minorenni un comportamento violento e prevaricatorio. La donna sarebbe stata percossa in molte occasioni, e insultata con frequenza per frasi irriferibili. Ancora, il marito l’avrebbe minacciata di morte nel caso in cui lei si fosse confidata con qualcuno raccontando le sue pene. I due figli sarebbero stati colpiti senza motivo più volte, e questo atteggiamento aveva generato in tutti una paura generalizzata nei suoi confronti che si traduceva in uno stato di sofferenza psichica continuo. Questi episodi sarebbero stati abituali in particolare il sabato sera, quando il ghanese tornava a casa completamente ubriaco.
Le violenze sarebbe continuate nei vari alloggi della famiglia Zabra, da Arzignano a Castelgomberto, fino a Trissino. La donna trovò poi la forza di reagire e di andare a vivere in un altro appartamento, portando con sè i due figli, per porre fine a quelli che la pubblica accusa ritiene soprusi da codice penale.


ROMAGNA OGGI

CESENA

In preda all’alcol infastidisce una ragazza e aggredisce il suo fidanzato 

Gli son costati cari, ad un cesenate di 34 anni, i litri di alcol che aveva ingerito in occasione di una festa organizzata martedì sera per il cambio di gestione di un bar a Calabrina.
L’individuo, Roberto Berardi, ha patteggiato una pena di 8 mesi ai domiciliari, condonata alla sanzione di 4650 euro per aver infastidito una ragazza ed aggredito il suo ragazzo.
Sul posto per riportare alla calma il Berardi sono intervenuti gli agenti del 113.


IL MATTINO

SERINO 

Alcol e solitudine, giovane rinvenuto cadavere in casa 

Lo hanno trovato morto nel suo prefabbricato con in mano una bottiglia di alcool. (*) Mario Pelosi, 34enne di Serino, stavolta non è riuscito a superare i postumi della sua ultima sbronza. Il ragazzo, segnato da una vita alquanto difficile, era l’altra sera scappato da una casa famiglia dove si trovava in cura per rifugiarsi nella sua Serino. Qui ha affogato nell’alcool i suoi dolori finendo per rimetterci la pelle. A trovarlo, ieri mattina, sono stati alcuni vicini di casa che hanno lanciato l’allarme ai vigili urbani, ai responsabili del servizio sociale del comune di Serino ed ai carabinieri. Questi ultimi hanno sfondato la porta del prefabbricato rinvenendolo cadavere. Mario Pelosi, che aveva perso il papà nel sisma del 1980, aveva alle spalle una storia particolare. Quattro anni fa, in occasione del funerale della mamma, il ragazzo scoprì di avere una serie di fratelli sparsi per l’Italia che i suoi genitori avevano “ceduto” fin da bambini a coppie che non riuscivano ad avere figli. Malgrado questa scoperta la sua esistenza è sempre stata segnata da una profonda solitudine. Il suo caso era noto a tutti e i servizi sociali del paese lo tenevano costantemente sotto osservazione. Proprio l’assessore alle politiche sociali, Antonio Martino, unitamente al sindaco, Gaetano De Feo, ed al suo vice, Raffaele Ingino, ieri mattina hanno provveduto prima ad avvisare i suoi parenti sparsi per la penisola e poi a disporre le pratiche burocratiche per il funerale.

(*) Nota: non c’è nessuno che beve direttamente l’alcol. È molto probabile che la bottiglia di cui parla l’articolo contenesse vino o un altro alcolico. Avete notato che quando si parla positivamente degli alcolici viene citato il tipo e spesso anche la marca, mentre invece al negativo si parla genericamente di alcol? Senza conoscere i dettagli di questa triste vicenda possiamo star certi che questo 34enne è morto bevendo vino o altro alcolico, non alcol.


IL GAZZETTINO (Pordenone)

INCHIESTA 

Delitto Cerabino, l’indagato valuta il patteggiamento

Maniago

Si avvicina l’ora della verità per Diego Berton, 44 anni, l’operaio di Vajont che deve rispondere dell’ipotesi d’accusa di omicidio preterintenzionale. Tra qualche settimana sfilerà davanti al giudice dell’udienza preliminare Patrizia Botteri. Il pm Federico Facchin, forte della perizia del medico legale Giovanni del Ben e della ricostruzione dei carabinieri di Maniago (univoche al proposito le versioni fornite dai testimoni al comandante Antonio Palermo), dovrebbe sostenere la condotta fuorilegge di Berton. L’operaio - per l’accusa - avrebbe spinto, fatto cadere a terra e, sebbene non avesse la volontà di ucciderlo, causato la morte del vigile del fuoco Bruno Cerabino, 56 anni, di Maniago. L’avvocato difensore Paolo Luisa Vissat cercherà invece di ottenere tutte le possibili attenuanti per la condotta dell’assistito, quasi sicuramente ricorrendo a riti alternativi. È possibile che il processo non si "accenda". L’avvocato Luisa Vissat, visto l’esito della perizia medico legale e degli elementi di prova in possesso degli inquirenti, si starebbe orientando a proporre un accordo (patteggiamento) alla Procura.
Diego Berton, già noto alle Forze dell’ordine per altre vicende, nella notte tra l’1 e il 2 maggio 2006 - da quanto emerso dall’inchiesta - avrebbe spinto a fatto rotolare sull’asfalto l’ex pompiere Cerabino, con il quale stava discutendo. La "lite", innescata da futili motivi e resa probabilmente più accesa dall’alcol, iniziò all’interno di un bar di Vajont per proseguire all’esterno. Inizialmente era sembrata una semplice e animata disputa paesana tra "conoscenti". Improvvisamente Berton avrebbe messo una mano sul petto e spinto Cerabino che, forse insicuro sulle gambe, cadde a terra, sbattendo il capo sul marciapiede e perdendo conoscenza. Le condizioni di Cerabino vennero giudicate molto gravi, tanto che il personale del "118" ne dispose il trasferimento nel reparto di rianimazione dell’ospedale di San Vito al Tagliamento. L’ex vigile del fuoco lottò contro la morte per giorni, . Il 9 maggio il suo cuore si fermò. Il pm Facchin ordinò una serie di accertamenti medico legali. Inizialmente si pensò che l’ex vigile del fuoco potesse essere stato colto da un malore, proprio mentre l’operaio di Vajont gli dava la spinta che lo fece cadere. Un’ipotesi che è stata però sconfessata dalla perizia medico legale. In quelle ore il pm Facchin valutò anche la possibilità di predisporre un incidente probatorio per ricostruire quanto accadde all’esterno del bar prima, durante e dopo la spinta fatale. L’ipotesi della ricostruzione venne però ritenuta ininfluente.
Roberto Ortolan


IL GAZZETTINO (Vicenza)

IN TRIBUNALE 

(M.C.) Ieri il processo per stabilire le responsabilità di una furibonda rissa avvenuta il 18 giugno del 2003 al Peroni, il bar ristorante che si trova in piazza Serenissima, nei pressi del centro commerciale. Protagonista un gruppo di marocchini ubriachi. A farne le spese, la coppia di carabinieri recatasi sul posto per sedare gli animi: i marocchini li avevano aggrediti brandendo dei cocci di bottiglia. Ieri, nell’aula della sezione di Castelfranco del Tribunale di Treviso, è stato sentito come testimone del pubblico ministero l’allora titolare del Peroni, Gianni Agostini. Imputati, anche se non presenti in aula, quattro nordafricani: Abdessadek Ibnelaziz, Said Boumarouan, Abdelfattah Aoudate, Mouhcine Marrhen ed El Mehdi Marrhen. Agostini ha riferito che in quel periodo nel locale si erano verificate diverse risse. Per quanto riguarda quella al centro del dibattimento, ha chiarito che era nata all’interno del gruppo di marocchini. Erano stati chiamati i carabinieri, sul posto era arrivata una volante. I militari avevano tentato di fermare la furiosa zuffa, a quel punto, uno dei marocchini aveva raccolto una bottiglia rotta da un contenitore di rifiuti e si era scagliato contro un carabiniere e da lì la cosa era degenerata ulteriormente, tanto che per mettere fine alla violenza erano dovute intervenire diverse altre pattuglie. Il processo è stato rinviato al 18 aprile, per sentire la testimonianza di uno dei carabinieri intervenuti per primi.


IL GAZZETTINO (Padova)
SUL LISTON

Ubriaco va di matto tra i passanti

Ne ha combinate di tutti i colori. Prima ha insultato i passanti, poi ha tentato di aggredire un vigile urbano, alla fine ha tirato calci e pugni contro due poliziotti. È così stato denunciato a piede libero, per resistenza e violenza a pubblico ufficiale, un maghrebino trentenne regolarmente residente a Castelfranco Veneto. Il fatto è accaduto ieri alle 17. L’immigrato, in evidente stato di ebbrezza, si è fermato davanti al municipio e ha cominciato a molestare i passanti. Visto quel che accadeva, un vigile urbano è uscito da palazzo Moroni per cercare di riportare alla calma l’extracomunitario. Inutilmente, però. Anzi, il trentenne ha pure tentato di aggredire lui e di afferrare un paio di persone che si erano fermate a guardare quel che succedeva. Alla fine è intervenuta una Volante e gli agenti, seppur a fatica, sono riusciti a immobilizzare lo straniero che continuava a tirare calci e pugni.


CORRIERE DELLA SERA

«Ha rovesciato lo champagne sulla tavola e poi lo ha leccato»

Principe Harry, notte brava con Madonna

Dallo stadio alla festa in discoteca con la popstar: la nottata del giovane Windsor (annaffiata dall’alcol) raccontata dal Sun 

LONDRA (Regno Unito) - Dieci ore e mezzo di aristocratico divertimento iniziate allo stadio, rallegrate da una bevuta con Madonna e culminate in una rissa in un night: l’agenda dei lavori del principe Harry non ha un attimo di pausa né, di riflesso, quella del tabloid The Sun che ne segue indefessamente le tracce.
IL «TIMETABLE» - Il tabloid ha pubblicato una versione da orario ferroviario di quella che definisce non senza soddisfazione «la sorprendente notte brava annegata dall’alcool» di Harry. Il viaggio inizia alle 17.15 di martedì, quanto il tenente Windsor accompagnato da sessanta commilitoni lascia la caserma per andare a godersi la partita amichevole Brasile-Portogallo; alle 19.30 sono installati comodamente sulle tribune Vip dello stadio dell’Arsenal, con inclusa nel prezzo birra gratis a volontà. Alle 22 Harry lascia il terreno di gioco e un’ora e mezzo dopo, presumibilmente rimandati i commilitoni in caserma, si presenta all’esculsivo Mahiki Club insieme a 15 amici tra cui la ex Natalie Pinkham (la fidanzata Chelsy Davy è impegnata in un lungo viaggio); tra gli altri clienti Madonna con il marito Guy Ritchie e la modella Dita von Teese.
SIGARETTE E ALCOL - Verso mezzanotte la festa comincia ad animarsi: dopo aver infilato una sigaretta dietro l’altra Harry e l’inseparabile Guy Pelly ordinano il "Neptune’s Bounty", un cocktail a base di vodka e rum da 75 euro, servito in un elmetto da palombaro e destinato in teoria a soddisfare la sete di otto persone; non contenti, lo fanno seguire da qualche bicchierino di rum e da altri cocktail vari. Alle 2.30 scatta la rissa fra il cantante punk Donny Tourette e un cliente: la sicurezza porta via Harry dal locale, ma fuori dal club volano calci e pugni (come dimostra un video già diffuso su Internet), e così alle 2.45 il Principe viene caricato in una macchina e mandato in caserma, dove il tenente Windsor fa felice ritorno alle 3.45.
CHAMPAGNE LECCATO - Le sempre volonterose fonti aggiungono volentieri qualche altro dettaglio: «A un certo punto uno degli amici di Harry ha versato dello champagne sulla tavola, che Harry ha leccato fino a ripulirla; un altro gli ha versato un cocktail sulla camicia e il principe non se ne è neanche accorto, è proprio partito». «Harry ha provato ad andarsene intascando qualcuno dei miei Cd, ho dovuto rincorrerlo per recuperarli. E’ un tipo molto divertente», ha chiosato il Dj Danny Danger.


IL MATTINO DI PADOVA

basta alcol nei phone center la giunta studia un’ordinanza


CORRIERE DELLA SERA

’’Alcol ai minori, pene piu’ severe per i locali’’

Risse tra giovani Il Comune: stop all’alcol e controlli dei vigili


LA NAZIONE

ALL’EFFICACIA della lotta all’abuso di alcolici intrapresa dall’am...


IL CORRIERE VENETO

Allarme del Sert: « Troppo alcol sulle piste da sci »


CORRIERE ALTO ADIGE

Vende alcolici, multa di 1032 euro al « 66 »


L’ECO DI BERGAMO

Droghe e alcolismo La prevenzione inizia alle medie


Abbiamo letto con incredulità che l’amministrazione Provinciale di Brescia promuove incontri nelle scuole medie inferiori con una sommelier e con il direttore del Centro Vitivinicolo Bresciano, allo scopo di "educare al vino i giovani palati del domani".
È gia discutibile che i produttori di vino vadano a procacciarsi nuovi clienti nella scuola, violando il loro stesso Codice di autoregolamentazione dei rappresentanti della produzione di bevande alcoliche. Ancora più stupefacente che una pubblica amministrazione si faccia promotrice di una simile iniziativa.
Ogni tanto leggiamo articoli che gridano allo scandalo perchè l’Italia è il paese in cui si comincia a consumare alcolici in età più giovane, addirittura a 11 anni.
A Brescia si va a promuovere alcol nelle scuole a bambini di 11 anni, con il riconoscimento dell’Ente Pubblico.
Secondo dati del Ministero della Salute il sessanta per cento delle persone in cura nel nostro paese per problemi alcolcorrelati consuma prevalentemente, quando non esclusivamente, vino.
L’idea di promuovere una bevanda alcolica - quella che in Italia produce più sofferenza - per prevenire l’alcol è, tecnicamente parlando, una sciocchezza. Proporlo a dei bambini è, oltre che un reato penale, un insulto all’intelligenza, al buon senso, e naturalmente alla salute.
Per fare prevenzione all’alcol non ci pare che estimatori e produttori di alcolici siano le persone più indicate. Perchè allora non chiamare produttori di sigarette per la prevenzione del tabagismo?
Esperti in problemi alcolcorrelati, potrebbero spiegare come, per la prevenzione, uno degli obiettivi primari sia, al contrario, innalzare quanto più possibile l’età di approccio all’alcol dei giovani.
Sarà bene fermare questa iniziativa al più presto, meglio se con delle scuse, e stendere un velo pietoso sull’episodio.
Altrimenti siamo certi che di questa iniziativa sentiremo ancora parlare per molti anni.

Alessandro Sbarbada - Mantova -a.sbarbada1@tin.it

Roberto Argenta - Asti - robargen@libero.it

Venerdì, 09 Febbraio 2007
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