EDUCARE AL VINO I GIOVANI PALATI DEL DOMANI…FERMIAMOLI!!!
In fondo a questa rassegna troverete altre risposte
all’appello di Maria Daniela Pandolfo di Brescia.
Continuate a scrivere le vostre osservazioni su questa
promozione all’alcol a bambini di 11 anni, sponsorizzata da una pubblica
amministrazione, al Presidente della Provincia di Brescia (presidenza@provincia.brescia.it
), all’Assessorato Agricoltura della Provincia di Brescia (mpiccagli@provincia.brescia.it
e sergio.grazioli@provincia.brescia.it), all’Ufficio Relazioni Pubbliche
della Provincia di Brescia (urp@provincia.brescia.it), a Maria Daniela
Pandolfo (mannipandolfo@libero.it), al GIORNALE DI BRESCIA (lettere@giornaledibrescia.it),
BRESCIAOGGI (lettere@bresciaoggi.it) e a noi, per la pubblicazione in questa rassegna (a.sbarbada1@tin.it
, robargen@libero.it ).
SALUTE di REPUBBLICA
Adolescenza d’alcol
Il primo assaggio a dodici anni Ma
l’organismo in crescita non è in grado di reggere l’etanolo Dipendenza palese e
sommersa Cresce la preoccupazione tra gli studiosi: un giovane tra i 15 e i 29
anni muore per cause correlate al troppo bere, incidenti stradali inclusi. Che
fare
di Gianni Testino *
La patologia alcol-correlata è tra le maggiori cause di
decesso nel nostro paese, 30.000 morti l’anno, con danni sanitari e sociali
stimati in circa 125 miliardi. Altro dato da sottolineare è come il 20% dei
ricoveri ospedalieri sia da mettere in relazione all’alcol (patologie
internistiche, neurologiche, psichiatriche, traumatologiche...). L’elemento
più allarmante è il coinvolgimento dei giovani: un ragazzo europeo su 4, di età
tra i 15 e i 29 anni, muore per cause in qualche modo da mettere in relazione
all’uso di alcol. (*) A livello nazionale si è assistito ad un preoccupante
incremento dell’uso di alcol fra i 12 ed i 17 anni, soprattutto al femminile.
Circa il 50% degli incidenti stradali e degli incidenti
sul lavoro fra i giovani sono da attribuire all’alcol: la metà di questi sono
mortali. Il primo approccio all’alcol avviene spesso in famiglia e in corso di
incontri con gli amici soprattutto nel week-end: in tali occasioni tale
abitudine si consolida in quanto moda o modo per meglio integrarsi nel gruppo. L’età
di inizio si è abbassata alla preoccupante soglia dei 12 anni. È stato anche
provato come i giovani che consumano alcol tendono più frequentemente a usare
tabacco o altre droghe rispetto ai coetanei astinenti e comunque a seguire uno
stile di vita alterato. Le patologie alcol-correlate sono da suddividere in due
capitoli:
1) alcolisti o bevitori problematici, dove la componente
di dipendenza psichica è predominante;
2) soggetti colpiti da problematiche indotte dall’alcol
anche per un uso definito o percepito dal paziente o dai medici stessi come
"moderato".
Per quanto concerne il primo capitolo è bene sottolineare
come l’alcol utilizzato in modo cronico, per periodi prolungati e a dosi
elevate provochi assuefazione e dipendenza con conseguente crisi da astinenza.
Dev’essere, quindi, collocato nel settore delle droghe. In relazione al secondo
capitolo è opportuno precisare come l’alcol sia da definire una sostanza
tossica e come non vada considerato un nutriente. È noto come l’alcol danneggi
tutti gli organi dell’organismo con particolare riferimento al settore
epato-gastroenterologico, neurologico e cardiovascolare. Favorisce inoltre i
meccanismi di cancerogenesi (soprattutto vie aeree, esofago, tratto digestivo
inferiore, fegato, pancreas, mammella). I soggetti più a rischio sono le
femmine in quanto i meccanismi di degradazione dell’etanolo hanno una
funzionalità ridotta di circa il 50 per cento rispetto ai maschi, e gli
"under 18", in quanto tali meccanismi non sono ancora completamente
maturi. L’uso di sostanze alcoliche è dunque un comportamento a rischio, e infatti
l’Organizzazione Mondiale della Sanità "consente" un uso giornaliero
di circa 30-40 g per l’uomo e di circa 20 g per la donna. Tale dosaggio,
infatti, aumenta il rischio di contrarre alcune patologie in modo modesto.
L’argomento è controverso.
Un dosaggio superiore è certamente dannoso, riduce la
performance psicofisica e aumenta il rischio in modo statisticamente
significativo di contrarre gravi patologie come la cirrosi epatica in tempi
variabili fra i 5 ed 30 anni in rapporto alla predisposizione genetica
individuale. Sono stati, infatti, identificati polimorfismi genetici che
favoriscono il danno da alcol, con una maggiore facilità a contrarre diverse
patologie che sono state identificate, sempre dall’Oms, in circa 60. Ciò fa comprendere come in
associazione ad un inizio precoce dell’assunzione di alcol possano svilupparsi
gravi patologie anche a un’età relativamente precoce. Sono sempre maggiormente
necessari, infatti, trapianti di fegato al di sotto dei 45 anni per cirrosi. I
dosaggi minimi consigliati sono riferiti ai soggetti sani, mentre l’uso di
alcol è da sconsigliare con forza in pazienti affetti da patologie croniche
(diabete, epatite virali, dismetabolismi, patologie cardiovascolari), in soggetti
in sovrappeso, in gravidanza, durante l’allattamento, in corso di terapie
farmacologiche ed in soggetti al di sotto dei 18 anni.
Per quanto concerne l’attività assistenziale proposta per
l’alcolista, è stata introdotta nel nostro centro un’attività integrata
ospedale-territorio. Prevede un diretto coinvolgimento del paziente e della
famiglia attraverso la definizione di un programma di cura personalizzato. Il
programma contempla un periodo di terapia medica disintossicante in
associazione ad un’attività di counseling psicologico di supporto gestito in
sinergia con gli operatori del territorio, ad una di counseling di educazione
sanitaria principalmente svolto dal personale infermieristico del servizio e da
un insostituibile supporto delle associazioni (Aicat ed Alcolisti Anonimi) che,
a seconda della preferenza del paziente, se ne prendono carico già durante il
ricovero, conoscendolo personalmente e spiegando la filosofia d’azione
dell’associazione.
* Dip.
Med. Spec. Az. Osp. Univ. San Martino – Presidente Ligure Società Italiana di Alcologia
(*) Nota: questo concetto è
espresso male. Non è esatto affermare che in Europa un giovane su quattro muore
a causa dell’alcol. Più esattamente: un decesso su quattro in questa fascia di
età è attribuibile all’alcol.
SALUTE di REPUBBLICA
Le "colpe" di famiglia,
branco e tv
Il fenomeno
IL PRIMO bicchiere appena fuori dalle elementari.
Preoccupa il primato italiano: in Europa, l’età media dell’esordio è di 14 anni
e mezzo. Poi l’abitudine all’assunzione aumenta, per numero di bevute e dose,
alle medie superiori e all’università. Le femmine hanno raggiunto i maschi.
"Il problema è grosso", dice Carmela Loguercio, gastroenterologa alla
II Università di Napoli, "ma come tutto ciò che non fa piacere vedere,
si rimuove. Sono infatti i genitori a comprare i soft-drink, (tra cui gli
alcopop, a basso contenuto di alcol), che il 20% dei ragazzini beve a merenda.
Un miscuglio di alcol ben camuffato da zuccheri e additivi". Vanno forte
rum, vodka e frutta. Il tutto mentre una legge proibisce il consumo di alcol
fino ai 18 anni. (*) Bere fa tendenza, fa "grandi", disinibisce e
facilita la relazione con l’altro. "Si fa anche prima di arrivare in
discoteca", afferma Loguercio, "chi può va in enoteca. Vogliono sballare,
e visto che manca l’educazione al bere, sballano davvero usando nel contempo
viagra e altre droghe. La tv, poi, non aiuta. Un campione come Valentino Rossi
ha fatto una pubblicità alla birra".
Non bisogna demonizzare, dicono gli specialisti. "La
bevuta è un rito d’iniziazione del branco", sottolinea Luigi Janiri,
responsabile del day hospital per l’alcolismo al "Gemelli" di Roma,
"e dei ragazzi che bevono arriva alla dipendenza solo una parte. (*) Di solito, sono giovani con
problemi seri: traumi, violenze, alcolismo in famiglia. Di rado un ragazzo
arriva da solo a un centro di recupero come il nostro dove si fa diagnosi, si
disintossica e si riabilita. Quando arriva però è un momento importante.
Significa che al 95% c’è consapevolezza e voglia di uscirne. Noi dobbiamo far
leva, penetrare quella piccola parte che sfugge, quell’altro di lui che
rappresenta il rischio e lo induce a ricadere". Come tenerli agganciati?
"L’unico modo, quello che funziona di più, è il condizionamento negativo",
commenta Janiri. "Vale a dire, "l’alcol fa male, prima o poi
distrugge e isola". A questo devono seguire i premi e, una volta fuori, un
buon programma terapeutico e di vita".
(*) Nota: la legge
non punisce il consumo, ma la somministrazione ai minori di 16 anni.
(**) Nota: demonizzare non serve,
ma neppure è utile preoccuparsi dell’alcolismo solo come dipendenza. Non
occorre essere dipendenti per avere problemi con l’alcol. La maggior parte dei
problemi arriva prima di sviluppare una dipendenza.
BRESCIA OGGI
IL CONVEGNO. Gli studenti al Palacongressi di Boario hanno
ascoltato gli interventi di educatori, medici, forze dell’ordine
Incidenti stradali, stop alla
strage
L’allarme della Polizia: «Troppi scontri causati da
droga, alcol, velocità»
di Giuseppe Cappitta
«Quando la strada ti ruba i sogni»
non è solo il titolo del convegno sugli incidenti stradali svoltosi nella
mattinata di ieri al Palacongressi di Boario Terme (*) al cospetto di almeno
500 alunni delle scuole medie superiori e di alcune decine di insegnanti.
«Quando la strada ti ruba i sogni» è stata l’occasione per parlare di «quello
che inevitabilmente è accaduto, di quello che sulla strada si è
irrimediabilmente perso»; per dire e cercare di fare capire che «è stupido
morire sulla strada».
Il convegno, organizzato da Dipartimento di prevenzione
medica dell’Asl Valcamonica, diretta da Giuliana Pieracci, Regione Lombardia,
Bim, Comunità di Valcamonica, Aido provinciale, ha visto intervenire,
coordinati da Eugenio Fontana (ufficio stampa e pubbliche relazioni dell’Asl
camuno-sebina), numerosi esperti dei diversi settori.
Drammatico il numero degli incidenti richiamato dal vice
prefetto Michele Tortora e dal comandante della Polizia stradale di Brescia
Mario Nigro; drammatiche le immagini che hanno mostrato quello che avviene nel
pronto soccorso di un qualsiasi ospedale quando arrivano incidentati gravi. Le
immagini sono state commentate da Annamaria Goggi, medico rianimatore
dell’Ospedale di Valcamonica.
Dopo i saluti di rito dell’assessore al territorio
provinciale Francesco Mazzoli, del sindaco di Darfo Francesco Abondio, di
Angelo Foschini, direttore generale dell’Asl, che ha ricordato di avere avuto
l’idea del convegno quando ha letto che la Valcamonica è ai primissimi posti
nel triste numero delle «morti evitabili», è intervenuto il vice prefetto
Tortora, che ha ricordato che nel 2005 si sono avuti in Italia 225mila
incidenti stradali con 5.426 morti e 313mila feriti, che giornalmente muoiono
15 persone. Dopo un andamento decrescente degli incidenti stradali a partire
dal 2003, nel 2006 si è registrato un andamento crescente.
Gli incidenti stradali accadono soprattutto il venerdì e
il sabato, sono imputabili in gran parte ad alcool, droga, eccessiva velocità,
stanchezza fisica. Avvengono soprattutto nelle strade interne. Nel 2005 la
Provincia ha censito 4.040 incidenti stradali che rappresentano un decimo degli
incidenti avvenuti in Lombardia. I morti sono stati 137, il 17% del totale
registrato nella regione.
Il dirigente della polizia stradale di Brescia Mario Nigro
ha invocato una maggiore cultura della legalità che significa rispetto di tutte
le norme della circolazione stradale e utilizzo della strada con gradualità.
«Drammatico è stato constatare una volta - ha detto - che chi era stato coinvolto
in un gravissimo incidente stradale aveva conseguito la patente solo poche ore
prima».
Tra le iniziative messe in campo
dal Dipartimento di Polizia stradale di Brescia richiamate da Nigro, Icaro e il
Pullman azzurro, indirizzate al mondo scolastico e volto a sensibilizzare i
giovani sui pericoli della guida.
Per il provveditore agli studi Giuseppe Colosio il
problema delle morti evitabili è individuale e non può essere modificato con
provvedimenti normativi ma solo con una crescita culturale di chi guida. «Voi
siete i soli responsabili della vostra salvezza - ha sottolineato, rivolto ai
giovani in platea - l’educazione non può sostituire quello che potete fare voi.
Sistemare le strade, migliorare le auto va bene, ma quello che conta è il
comportamento di ognuno di voi».
Lorena Castellani, pedagogista, e Anna Martinelli,
psicologa, hanno parlato dei pericoli che corre chi si mette al volante dopo
avere fatto uso di droghe e alcool. Walter Vangelisti ha invocato interventi non settoriali,
migliori strutture stradali, campagne di informazione e, da parte di chi guida,
comportamenti virtuosi. Ai ragazzi è stato inoltre detto di divertirsi senza
rischiare, di accettare i limiti e sapersi fermare.
(*) Nota: questo interessante convegno
si è svolto a Boario Terme è in provincia di Brescia. La stessa provincia la
cui amministrazione vuole educare al vino i palati degli undicenni.
L’ARENA
MOZZECANE. Incontro a villa Ciresola sui comportamenti giovanili
Droghe, frutto del disagio
E l’alcool è alla base di molti incidenti stradali
Cocaina, cannabis, nicotina e
alcool: perché i giovani d’oggi ne sono attratti? Come si possono evitare certi
comportamenti e prevenire le situazioni di disagio? A Villa Ciresola, i
genitori del gruppo “Genitori a confronto” e i rappresentanti dei servizi sulle
tossicodipendenze, delle forze dell’ordine e del pronto soccorso hanno cercato
di dare risposta a queste domande nell’incontro “Mi sono scontrato con la
realtà”.
Ad aprire la riflessione è stata Margherita Residori,
psicologa del servizio Sert (servizio tossicodipendenze) di Villafranca, che ha
parlato dei disagi ai quali vanno incontro gli adolescenti, fornendo ai
genitori strumenti per comprendere il comportamento dei ragazzi e affrontare
meglio situazioni difficili. Nel corso della serata sono stati affrontati anche
gli aspetti medici del disagio giovanile con Giuseppe Sipala, il primario del
reparto di Pronto soccorso dell’ospedale di Isola della Scala. Sipala ha
affrontato il tema delle tossicodipendenze spiegando le conseguenze che alcool
e droghe hanno sul corpo e sulla mente.
Una presentazione sulle droghe illegali, come eroina,
ecstasy, marijuana e altri allucinogeni, è stata fatta da Anna Gaudio, medico
del Pronto soccorso di Isola. A concludere la riflessione, il luogotenente dei
carabinieri della stazione di Villafranca, Marco Fruncillo, che ha presentato
le conseguenze penali a cui possono essere sottoposti i ragazzi che fanno uso
sia delle sostanze illegali, ma anche di quelle legali, cioè di alcool e
tabacco: «Un problema sociale da non sottovalutare. In quasi tutti gli
incidenti, con l’etilometro, riscontriamo che chi ha provocato lo scontro ha
dei valori superiori a quelli ritenuti sicuri per la conduzione di un
autoveicolo».
Michela Toninel
ROMAGNA OGGI
Il calcio e il virus letale che lo
affligge
FORLI’ – Con la morte dell’ispettore capo Filippo Raciti,
avvenuta in occasione degli scontri tra ultras e polizia a margine del derby di
serie A tra Catani e Palermo, è tornato d’attualità il problema della violenza
degli stadi.
Tutti, sportivi e non, sono rimasti colpiti indirettamente
da questo lutto, soprattutto perché ha coinvolto un agente impegnato ad offrire
un servizio per i cittadini, ma soprattutto per lo Stato, si chiedono quale sia
la ricetta giusta per evitare che la domenica si smetta di parlare di scontri
tra tifoserie e si parli solamente di calcio giocato.
In primo luogo è necessario applicare la legge. Il codice
penale afferma che il reato di resistenza a pubblico ufficiale fatto da più
persone e con armi improprie va punito con una pena compresa tra i 3 ed i 12
anni. Normalmente, però, viene disatteso. I reati in ambito sportivo non sono
trattati allo stesso modo di quelli che si registrano quotidianamente. Il reato
di violenza e resistenza a pubblico ufficiale è particolarmente grave perché
impedisce alle forze dell’ordine di eseguire il proprio compito, cioè quello di
garantire la sicurezza alla popolazione. I tifosi fermati dalla forze
dell’ordine durante episodi di scontri, fino ad oggi difficilmente sono stati
assoggettati a tali misure previste dalla legge, pur subendo l’interdizione
dalla presenza a manifestazioni sportive.
Un altro è poi il rispetto di tale provvedimento, che
dovrebbe scontato con la firma del fermato in Questura in occasione di una
manifestazione sportiva calcistica. Esistono però, alcuni escamotage che
rendono il “Diaspo” (così il nome della misura) di fatto ‘inutile’. Infatti
molti tifosi riescono a seguire la propria squadra di calcio guardando la
partita dalle finestre dei condomini che affacciano allo stadio.
Poi ci sono gli stadi che in Italia, fatta eccezione per
alcuni, possono esser definiti “colabrodi’’. Ogni spettatore, secondo la legge
Pisanu, deve disporre di un biglietto nominale con posto numerato e le
strutture devono disporre di telecamere di sorveglianza. Come da tradizione
italiana anche questa legge non viene rispettata. E’ diffusa la tendenza a
vendere biglietti sui quali non viene riportato il nominativo della persona,
come dimostrato anche da un’inchiesta di “Striscia la Notizia’’, mentre
numerosi stadi non sono a norma di sicurezza.
Molto spesso questa carenza di sicurezza viene imputata
alle scarse risorse economiche: parte di esse, allora, si potrebbero reperire
ad esempio dai ricavi derivanti dalle tasse sui biglietti.
Anche le società hanno un ruolo importante sulla questione
dell’ordine pubblico. E’ necessario fare in modo che non giungano agli ultrà
biglietti gratis oppure mezzi per seguire la propria squadra del cuore gratuitamente
in trasferta. In alcuni casi le frange violente, se non accontentate, possono
ricattare le società e, se non vengono accontentate, provocare danni.
Ma chi è quel ‘’tifoso’’ che cerca deliberatamente lo
scontro? Normalmente possono esser i disoccupati ultra 30enne che si sfogano
contro le forze dell’ordine per punire così lo Stato oppure coloro che si
trovano sotto i fumi dell’alcol. L’alcol è una delle principali cause che
inducono il tifoso a perdere la testa. Andrebbe bandito, ma normalmente
esistono fuori dagli stadi iniziative che prevedono offerte libere per un
bicchiere di vino, di birra o addirittura bar che vendono liberamente
superalcolici. In Inghilterra, dove il fenomeno della violenza negli stadi ha
vissuto il suo picco con gli hooligans, diverse ore prima e dopo le partite è
proibito a tutti i locali adiacenti lo stadio di vendere sostanze alcoliche.
A ben vedere, dunque, il problema appare più culturale che
repressivo o preventivo. Restano necessari investimenti per la messa in sicurezza
degli impianti sportivi, per consentire alle forze dell’ordine di svolgere il
proprio lavoro nel migliore dei modi, per tenere traccia di tutti coloro che
entrano ed escono dallo stadio. Ma per evitare tragedie come quella di venerdì,
ciò che serve è un mutamento culturale, un investimento forte per diffondere un
cultura dello sport, un senso civico e un rispetto nei confronti delle
istituzioni che sono ormai stati polverizzati.
Perchè se il ‘morto’ – per dirla alla Matarrese – c’è
scappato durante un derby di serie A, è bene ricordare che un dirigente
sportivo di nome è morto al termine di una insignificante partita di Terza
categoria. Il calcio è dunque un malato grave, afflitto da un virus difficile
da debellare poiché parte di una malattia che affligge tutta la nostra società
moderna.
Giovanni Petrillo Marco Di Maio
IL GAZZETTINO (Belluno)
TRICHIANA
L’ultima licenza venne consegnata
in comune nel 1971 da Rinaldo Brancher che per carenza di clienti fu costretto
a chiudere
Dopo 35 anni torna un servizio
taxi
Ci riprova Pieremilio De Cia che confida nella vasta
fascia di anziani e nei sempre più severi controlli anti alcol
Nei prossimi giorni Trichiana avrà il servizo di taxi
pubblico. Sono trascorsi ben 35 anni da quando Rinaldo Brancher consegnò in
Comune l’ultima licenza nel 1971.Il nuovo servizio di autonoleggio
"Guidoio" è istituito da Pieremilio De Cia, originario di Sovramonte,
residente nella frazione di San Felice, ed abita, guarda caso, a pochi metri
proprio da Brancher. L’orario del servizio sarà attivo, dal lunedì al venerdì
dalle 15 alle 20, il sabato dalla 17 alle 24 e la domenica dalle 6 alle 24.
Questi i numeri di telefono per le chiamate: 0437/555433 e
339/6909588.L’autorizzazione comunale ha il numero 012 "Autonoleggio con
conducente". Rinaldo Brancher ha affermato che nel 1970, con
l’insediamento della Ceramica Dolomite, gran parte della gente si era comprata
l’auto e quindi i clienti erano talmente pochi da dover chiudere. A distanza
di 35 anni le cose sono cambiate, oggi ci sono parecchi anziani che hanno
bisogno di spostarsi e non possono guidare l’auto, ci sono i controlli sul
tasso alcolico, con conseguente penalizzazione dei punti sulla patente e quindi
anche andare in discoteca diventa un problema. Per questo De Cia è fiducioso di
offrire un nuovo servizio di autoleggio pubblico. Per il momento l’orario è
pomeridiano-serale, in seguito potrebbe essere esteso per l’intera giornata. Mario Battiston
IL MATTINO PRATA SANNITA
Moglie e tre figlie picchiate e
costrette a dormire in strada In cella padre-padrone
Arrestato anche l’unico figlio
maschio Disoccupati, pretendevano i soldi
GIANFRANCESCO D’ANDREA Maltrattate, umiliate, offese,
malmenate quasi tutti i giorni e, spesso, costrette a passare la notte fuori
casa, all’addiaccio: ieri, finalmente, la fine di un incubo, grazie
all’intervento dei carabinieri di Prata Sannita. Una mamma e le sue tre figlie,
tutte residenti a Pratella, vittime della violenza dei due uomini di casa, V.R.
52 anni, capofamiglia, e G.R., 26, unico figlio maschio, entrambi già noti alle
forze dell’ordine essendo stati arrestati, in passato, sempre a causa delle
percosse e delle minacce con le quali quotidianamente sfogavano sulle vittime
la loro collera dovuta, in parte, al frequente abuso di alcool. Una vita
impossibile per le tre sorelle e per la madre, costrette a subire ogni tipo di
umiliazione e angheria: sono stati alcuni vicini, tempo addietro, al termine
dell’ennesimo litigio furibondo, a segnalare nuovamente ai carabinieri la
situazione di degrado umano che continuava a caratterizzare quel triste menage
familiare. Così, dopo una lunga serie di appostamenti e di rilievi effettuati
nei pressi della loro abitazione, i carabinieri di Prata Sannita, coordinati
dal maresciallo Giuseppe Sileo e coadiuvati da uno staff di psicologi e
assistenti sociali, hanno stretto le manette ai polsi dei due carcerieri,
proprio mentre il più giovane, G.R., nullafacente e con nessuna voglia di
lavorare, tentava di estorcere con la forza alla madre l’ennesima banconota,
anche se di piccolo taglio, necessaria a trascorrere una serata con gli amici.
Tra tutti i componenti della famiglia, solo la moglie di V.R. aveva un lavoro
sicuro come collaboratrice scolastica. Le ragazze invece, tutte maggiorenni,
cercavano di arrangiarsi con lavoretti saltuari, così come il padre-padrone,
che di rado lavorava come boscaiolo sulle montagne circostanti il piccolo
comune del Matese. Completamente sfaccendato, invece, il figlio G.R., che
spesso pretendeva in prestito l’autovettura da una delle sorelle, pur non
avendo mai ottenuto la patente di guida, ennesimo pretesto per infierire su di
lei con pugni, schiaffi e calci.
IL GIORNALE DI VICENZA
Trissino, marito violento a giudizio
anche per le presunte vessazioni ai figli
«Una vita d’inferno per 6 anni»
Ha reso la vita di moglie e figli un inferno per sei anni.
Con l’accusa di maltrattamenti in famiglia il cittadino ghanese Mukaila Sheriff
Zabra, 47 anni, residente a Trissino in via della Stampa 9/2, è stato rinviato
a giudizio dal giudice Stefano Furlani e dovrà presentarsi in tribunale il
prossimo 14 maggio. In base a quanto ricostruito dal pubblico ministero
Alessandro Severi, Zabra - assistito dall’avv. Angelo Spadaro - avrebbe
maltrattato la famiglia dal 2000 fino al marzo dell’anno scorso, quando
intervennero le forze dell’ordine. In particolare, Zabra avrebbe avuto il
vizio del bere e sovente sarebbe rientrato a casa ubriaco. In queste
occasioni per la moglie Ayorkor Rashidatu le serate diventavano degli incubi.
Infatti il marito è accusato di aver avuto con lei e con i due figli minorenni
un comportamento violento e prevaricatorio. La donna sarebbe stata percossa in
molte occasioni, e insultata con frequenza per frasi irriferibili. Ancora, il
marito l’avrebbe minacciata di morte nel caso in cui lei si fosse confidata con
qualcuno raccontando le sue pene. I due figli sarebbero stati colpiti senza
motivo più volte, e questo atteggiamento aveva generato in tutti una paura generalizzata
nei suoi confronti che si traduceva in uno stato di sofferenza psichica
continuo. Questi episodi sarebbero stati abituali in particolare il sabato
sera, quando il ghanese tornava a casa completamente ubriaco. Le violenze sarebbe continuate nei vari alloggi della
famiglia Zabra, da Arzignano a Castelgomberto, fino a Trissino. La donna trovò
poi la forza di reagire e di andare a vivere in un altro appartamento, portando
con sè i due figli, per porre fine a quelli che la pubblica accusa ritiene soprusi
da codice penale.
ROMAGNA OGGI
CESENA
In preda all’alcol infastidisce una ragazza e aggredisce
il suo fidanzato
Gli son costati cari, ad un cesenate di 34 anni, i litri
di alcol che aveva ingerito in occasione di una festa organizzata martedì sera
per il cambio di gestione di un bar a Calabrina. L’individuo, Roberto Berardi, ha patteggiato una pena di 8
mesi ai domiciliari, condonata alla sanzione di 4650 euro per aver infastidito
una ragazza ed aggredito il suo ragazzo. Sul posto per riportare alla calma il Berardi sono
intervenuti gli agenti del 113.
IL MATTINO
SERINO
Alcol e solitudine, giovane
rinvenuto cadavere in casa
Lo hanno trovato morto nel suo prefabbricato con in
mano una bottiglia di alcool. (*) Mario Pelosi, 34enne di Serino, stavolta non
è riuscito a superare i postumi della sua ultima sbronza. Il ragazzo, segnato da una vita
alquanto difficile, era l’altra sera scappato da una casa famiglia dove si
trovava in cura per rifugiarsi nella sua Serino. Qui ha affogato nell’alcool
i suoi dolori finendo per rimetterci la pelle. A trovarlo, ieri mattina,
sono stati alcuni vicini di casa che hanno lanciato l’allarme ai vigili urbani,
ai responsabili del servizio sociale del comune di Serino ed ai carabinieri. Questi
ultimi hanno sfondato la porta del prefabbricato rinvenendolo cadavere. Mario
Pelosi, che aveva perso il papà nel sisma del 1980, aveva alle spalle una
storia particolare. Quattro anni fa, in occasione del funerale della mamma, il
ragazzo scoprì di avere una serie di fratelli sparsi per l’Italia che i suoi
genitori avevano “ceduto” fin da bambini a coppie che non riuscivano ad avere
figli. Malgrado questa scoperta la sua esistenza è sempre stata segnata da una
profonda solitudine. Il suo caso era noto a tutti e i servizi sociali del paese
lo tenevano costantemente sotto osservazione. Proprio l’assessore alle
politiche sociali, Antonio Martino, unitamente al sindaco, Gaetano De Feo, ed
al suo vice, Raffaele Ingino, ieri mattina hanno provveduto prima ad avvisare i
suoi parenti sparsi per la penisola e poi a disporre le pratiche burocratiche
per il funerale.
(*) Nota: non c’è nessuno che beve
direttamente l’alcol. È molto probabile che la bottiglia di cui parla
l’articolo contenesse vino o un altro alcolico. Avete notato che quando si
parla positivamente degli alcolici viene citato il tipo e spesso anche la
marca, mentre invece al negativo si parla genericamente di alcol? Senza
conoscere i dettagli di questa triste vicenda possiamo star certi che questo 34enne
è morto bevendo vino o altro alcolico, non alcol.
IL GAZZETTINO (Pordenone)
INCHIESTA
Delitto Cerabino, l’indagato
valuta il patteggiamento Maniago
Si avvicina l’ora della verità per Diego Berton, 44 anni,
l’operaio di Vajont che deve rispondere dell’ipotesi d’accusa di omicidio
preterintenzionale. Tra qualche settimana sfilerà davanti al giudice
dell’udienza preliminare Patrizia Botteri. Il pm Federico Facchin, forte della
perizia del medico legale Giovanni del Ben e della ricostruzione dei carabinieri
di Maniago (univoche al proposito le versioni fornite dai testimoni al
comandante Antonio Palermo), dovrebbe sostenere la condotta fuorilegge di
Berton. L’operaio - per l’accusa - avrebbe spinto, fatto cadere a terra e,
sebbene non avesse la volontà di ucciderlo, causato la morte del vigile del
fuoco Bruno Cerabino, 56 anni, di Maniago. L’avvocato difensore Paolo Luisa
Vissat cercherà invece di ottenere tutte le possibili attenuanti per la
condotta dell’assistito, quasi sicuramente ricorrendo a riti alternativi. È
possibile che il processo non si "accenda". L’avvocato Luisa Vissat,
visto l’esito della perizia medico legale e degli elementi di prova in possesso
degli inquirenti, si starebbe orientando a proporre un accordo (patteggiamento)
alla Procura. Diego Berton, già noto alle Forze dell’ordine per altre
vicende, nella notte tra l’1 e il 2 maggio 2006 - da quanto emerso
dall’inchiesta - avrebbe spinto a fatto rotolare sull’asfalto l’ex pompiere
Cerabino, con il quale stava discutendo. La "lite", innescata da
futili motivi e resa probabilmente più accesa dall’alcol, iniziò all’interno di
un bar di Vajont per proseguire all’esterno. Inizialmente era sembrata una
semplice e animata disputa paesana tra "conoscenti". Improvvisamente
Berton avrebbe messo una mano sul petto e spinto Cerabino che, forse insicuro
sulle gambe, cadde a terra, sbattendo il capo sul marciapiede e perdendo
conoscenza. Le condizioni di Cerabino vennero giudicate molto gravi, tanto che
il personale del "118" ne dispose il trasferimento nel reparto di
rianimazione dell’ospedale di San Vito al Tagliamento. L’ex vigile del fuoco
lottò contro la morte per giorni, . Il 9 maggio il suo cuore si fermò. Il pm
Facchin ordinò una serie di accertamenti medico legali. Inizialmente si pensò
che l’ex vigile del fuoco potesse essere stato colto da un malore, proprio
mentre l’operaio di Vajont gli dava la spinta che lo fece cadere. Un’ipotesi
che è stata però sconfessata dalla perizia medico legale. In quelle ore il pm
Facchin valutò anche la possibilità di predisporre un incidente probatorio per
ricostruire quanto accadde all’esterno del bar prima, durante e dopo la spinta
fatale. L’ipotesi della ricostruzione venne però ritenuta ininfluente. Roberto Ortolan
IL GAZZETTINO (Vicenza)
IN TRIBUNALE
(M.C.) Ieri il processo per stabilire le responsabilità
di una furibonda rissa avvenuta il 18 giugno del 2003 al Peroni, il bar
ristorante che si trova in piazza Serenissima, nei pressi del centro
commerciale. Protagonista un gruppo di marocchini ubriachi. A farne le spese,
la coppia di carabinieri recatasi sul posto per sedare gli animi: i marocchini
li avevano aggrediti brandendo dei cocci di bottiglia. Ieri, nell’aula
della sezione di Castelfranco del Tribunale di Treviso, è stato sentito come
testimone del pubblico ministero l’allora titolare del Peroni, Gianni Agostini.
Imputati, anche se non presenti in aula, quattro nordafricani: Abdessadek
Ibnelaziz, Said Boumarouan, Abdelfattah Aoudate, Mouhcine Marrhen ed El Mehdi
Marrhen. Agostini ha riferito che in quel periodo nel locale si erano
verificate diverse risse. Per quanto riguarda quella al centro del
dibattimento, ha chiarito che era nata all’interno del gruppo di marocchini.
Erano stati chiamati i carabinieri, sul posto era arrivata una volante. I militari
avevano tentato di fermare la furiosa zuffa, a quel punto, uno dei marocchini
aveva raccolto una bottiglia rotta da un contenitore di rifiuti e si era
scagliato contro un carabiniere e da lì la cosa era degenerata ulteriormente,
tanto che per mettere fine alla violenza erano dovute intervenire diverse altre
pattuglie. Il processo è stato rinviato al 18 aprile, per sentire la
testimonianza di uno dei carabinieri intervenuti per primi.
IL GAZZETTINO (Padova) SUL LISTON
Ubriaco va di matto tra i passanti
Ne ha combinate di tutti i colori. Prima ha
insultato i passanti, poi ha tentato di aggredire un vigile urbano, alla fine
ha tirato calci e pugni contro due poliziotti. È così stato denunciato a piede
libero, per resistenza e violenza a pubblico ufficiale, un maghrebino trentenne
regolarmente residente a Castelfranco Veneto. Il fatto è accaduto ieri alle 17.
L’immigrato, in evidente stato di ebbrezza, si è fermato davanti al municipio e
ha cominciato a molestare i passanti. Visto quel che accadeva, un vigile urbano
è uscito da palazzo Moroni per cercare di riportare alla calma
l’extracomunitario. Inutilmente, però. Anzi, il trentenne ha pure tentato di
aggredire lui e di afferrare un paio di persone che si erano fermate a guardare
quel che succedeva. Alla fine è intervenuta una Volante e gli agenti, seppur a
fatica, sono riusciti a immobilizzare lo straniero che continuava a tirare
calci e pugni.
CORRIERE DELLA SERA
«Ha rovesciato lo champagne sulla tavola e poi lo ha
leccato»
Principe Harry, notte brava con
Madonna
Dallo stadio alla festa in
discoteca con la popstar: la nottata del giovane Windsor (annaffiata
dall’alcol) raccontata dal Sun
LONDRA (Regno Unito) - Dieci ore e mezzo di aristocratico
divertimento iniziate allo stadio, rallegrate da una bevuta con Madonna e
culminate in una rissa in un night: l’agenda dei lavori del principe Harry non
ha un attimo di pausa né, di riflesso, quella del tabloid The Sun che ne segue
indefessamente le tracce. IL «TIMETABLE» - Il tabloid ha pubblicato una versione da
orario ferroviario di quella che definisce non senza soddisfazione «la
sorprendente notte brava annegata dall’alcool» di Harry. Il viaggio inizia alle
17.15 di martedì, quanto il tenente Windsor accompagnato da sessanta
commilitoni lascia la caserma per andare a godersi la partita amichevole
Brasile-Portogallo; alle 19.30 sono installati comodamente sulle tribune Vip
dello stadio dell’Arsenal, con inclusa nel prezzo birra gratis a volontà. Alle
22 Harry lascia il terreno di gioco e un’ora e mezzo dopo, presumibilmente
rimandati i commilitoni in caserma, si presenta all’esculsivo Mahiki Club
insieme a 15 amici tra cui la ex Natalie Pinkham (la fidanzata Chelsy Davy è
impegnata in un lungo viaggio); tra gli altri clienti Madonna con il marito Guy
Ritchie e la modella Dita von Teese. SIGARETTE E ALCOL - Verso mezzanotte la festa comincia ad
animarsi: dopo aver infilato una sigaretta dietro l’altra Harry e
l’inseparabile Guy Pelly ordinano il "Neptune’s Bounty", un cocktail
a base di vodka e rum da 75 euro, servito in un elmetto da palombaro e
destinato in teoria a soddisfare la sete di otto persone; non contenti, lo
fanno seguire da qualche bicchierino di rum e da altri cocktail vari. Alle 2.30
scatta la rissa fra il cantante punk Donny Tourette e un cliente: la sicurezza
porta via Harry dal locale, ma fuori dal club volano calci e pugni (come
dimostra un video già diffuso su Internet), e così alle 2.45 il Principe viene
caricato in una macchina e mandato in caserma, dove il tenente Windsor fa
felice ritorno alle 3.45. CHAMPAGNE LECCATO - Le sempre volonterose fonti aggiungono
volentieri qualche altro dettaglio: «A un certo punto uno degli amici di Harry
ha versato dello champagne sulla tavola, che Harry ha leccato fino a ripulirla;
un altro gli ha versato un cocktail sulla camicia e il principe non se ne è
neanche accorto, è proprio partito». «Harry ha provato ad andarsene intascando
qualcuno dei miei Cd, ho dovuto rincorrerlo per recuperarli. E’ un tipo molto
divertente», ha chiosato il Dj Danny Danger.
IL MATTINO DI PADOVA
basta alcol nei phone center la giunta studia un’ordinanza
CORRIERE DELLA SERA
’’Alcol ai minori, pene piu’ severe per i locali’’
Risse tra giovani Il Comune: stop all’alcol e controlli
dei vigili
LA NAZIONE
ALL’EFFICACIA della lotta all’abuso di alcolici intrapresa
dall’am...
IL CORRIERE VENETO
Allarme del Sert: « Troppo alcol sulle piste da sci »
CORRIERE ALTO ADIGE
Vende alcolici, multa di 1032 euro al « 66 »
L’ECO DI BERGAMO
Droghe e alcolismo La prevenzione inizia alle medie
Abbiamo letto con incredulità
che l’amministrazione Provinciale di Brescia promuove incontri nelle scuole
medie inferiori con una sommelier e con il direttore del Centro Vitivinicolo
Bresciano, allo scopo di "educare al vino i giovani palati del
domani".
È gia discutibile
che i produttori di vino vadano a procacciarsi nuovi clienti nella scuola,
violando il loro stesso Codice di autoregolamentazione dei rappresentanti della
produzione di bevande alcoliche. Ancora più stupefacente che una pubblica
amministrazione si faccia promotrice di una simile iniziativa.
Ogni tanto
leggiamo articoli che gridano allo scandalo perchè l’Italia è il paese in cui
si comincia a consumare alcolici in età più giovane, addirittura a 11 anni.
A Brescia si
va a promuovere alcol nelle scuole a bambini di 11 anni, con il
riconoscimento dell’Ente Pubblico.
Secondo dati del
Ministero della Salute il sessanta per cento delle persone in cura nel nostro paese
per problemi alcolcorrelati consuma prevalentemente, quando non esclusivamente,
vino.
L’idea di
promuovere una bevanda alcolica - quella che in Italia produce più
sofferenza - per prevenire l’alcol è, tecnicamente parlando, una
sciocchezza. Proporlo a dei bambini è, oltre che un reato penale, un insulto
all’intelligenza, al buon senso, e naturalmente alla salute.
Per fare
prevenzione all’alcol non ci pare che estimatori e produttori di alcolici siano
le persone più indicate. Perchè allora non chiamare produttori di sigarette per
la prevenzione del tabagismo?
Esperti in
problemi alcolcorrelati, potrebbero spiegare come, per la prevenzione, uno
degli obiettivi primari sia, al contrario, innalzare quanto più possibile l’età
di approccio all’alcol dei giovani.
Sarà bene fermare
questa iniziativa al più presto, meglio se con delle scuse, e stendere un velo
pietoso sull’episodio.
Altrimenti siamo
certi che di questa iniziativa sentiremo ancora parlare per molti anni.
Alessandro Sbarbada - Mantova -a.sbarbada1@tin.it
Roberto Argenta - Asti - robargen@libero.it
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