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Rassegna stampa 28/10/2005

Rassegna stampa del 27 Ottobre 2005

Rassegna stampa del 27 Ottobre 2005


Da “Il Gazzettino” del 27 ottobre 2005
L’INCIDENTE
Uno scontro, due feriti, una vettura che si dilegua. la Polstrada scopre la verità: due denunce
L’auto non era rubata.
E il conducente? Pirata .


Un incidente stradale con due feriti. Una delle due auto coinvolte che si dilegua nel nulla. Poi la verità, scoperta dalla Stradale. Il proprietario dell’auto pirata aveva prestato il proprio mezzo, senza assicurazione, ad un amico albanese. Il quale dopo aver fatto l’incidente era fuggito.
Così sono scattate due denunce da parte della polizia stradale di Vicenza e Schio nell’ambito delle indagini su un incidente stradale avvenuto ieri in località Alte Ceccato, in cui erano rimaste coinvolte due vetture. Una delle due si era allontanata senza prestare soccorso alle persone rimaste ferite presenti nell’altro mezzo. L’auto era stata poi trovata abbandonata a Meledo di Serego. Le indagini della polstrada hanno permesso di risalire al proprietario dell’auto che davanti alle contestazioni degli investigatori ha presentato una denuncia di furto dell’auto ai carabinieri. Ulteriori controlli, tuttavia, hanno permesso di accertare che il proprietario, di 25 anni, di Crotone ma residente a Lonigo, aveva presentato denuncia dichiarando falsamente il furto in quanto il mezzo era privo di assicurazione e poi l’aveva prestato ad un amico albanese.
L’uomo è così stato denunciato per simulazione di reato e favoreggiamento, mentre l’albanese per fuga e omissione di soccorso.


Da “Il Gazzettino” del 27 ottobre 2005
Resta a piedi, va a rubare.

Gemona
Alle 2.45 di ieri la Polstrada di Tolmezzo gli ha ritirato la patente di guida e gli ha sequestrato il camion. Kurt Kahlpacher, 35 anni, di Koflach, è infatti risultato positivo alla prova dell’etilometro. Un’ora e mezza dopo il camionista austriaco è stato arrestato dai carabinieri del Radiomobile di Tolmezzo in via Osoppo a Gemona. Lo hanno sorpreso nel giardino di una casa, dove stava rubando due spatole edili del valore di 40 euro. Kahlpacher ha reagito violentemente. Era fuori di sè, quando si è scagliato contro i militari che cercavano di capire come mai si trovasse all’interno di un cortile privato e perchè fosse a piedi. L’uomo ha colpito il caposquadra procurandogli una contusione alla spalla ed è stato arrestato, oltre che per furto aggravato, anche per lesioni aggravate, violenza e resistenza. È stato accompagnato nel carcere di Tolmezzo. Il suo camion è stato affidato dalla polizia stradale a una carrozzeria della zona.




Da “Il Giornale di Vicenza” del 27 ottobre 2005
Rifiuti & mazzette.
Nuova accelerazione delle indagini condotte dal pm Angela Barbaglio
L’Arpav nel mirino della procura Verifiche della polizia in aziende
Il nuovo filone d’inchiesta si inserisce nel troncone costato l’arresto anche a Sergio Fanton
di Ivano Tolettini.


Anche l’Arpav è nel mirino del pm Angela Barbaglio. Altri controlli rischiano di venire indagati. Il troncone dell’inchiesta sulla gestione dei rifiuti che ha visto l’arresto del capo della squadra antinquinamento della Provincia Sergio Fanton, accusato di concussione, si allarga. Si è appreso che coinvolge anche personale dell’“Agenzia regionale per la prevenzione e la protezione ambientale del Veneto” (Arpav) e alcune imprese “amiche”. Il sospetto, tutto da dimostrare, è che ci siano stati rapporti di scambio illeciti - informazioni contro denaro - tra qualche imprenditore e uno o più pubblici ufficiali inclini ad arrotondare le entrate.
Per parte sua Fanton, che si trova agli arresti domiciliari a Creazzo ed è difeso dall’avv. Paolo Mele senior, ha ammesso di avere incassato 70 mila euro di mazzette tra il 2000 e il 2004, frutto degli illeciti rapporti con una ventina di aziende vicentine per le quali era diventato di fatto un collaboratore fisso.
Dall’inizio del mese la polstrada di Verona Sud, su incarico del sostituto procuratore Barbaglio, sta eseguendo verifiche e approfondendo il ruolo di alcuni ispettori Arpav diventati all’improvviso chiacchierati. Nomi, circostanze, date e luoghi sono rigorosamente coperti dal segreto. Di più per adesso è impossibile saperne, fatto salvo che in una prima fase dell’inchiesta avevano partecipato attivamente. Più o meno la stessa cosa che era avvenuta con Fanton, quando aveva partecipato a una riunione in procura con la sua dirigente Lucia Zocca nell’ufficio del pm Barbaglio.
Si sa soltanto che, dopo qualche settimana di stasi, l’attività investigativa è tornata ad essere frenetica e che il magistrato inquirente ha predisposto una serie di accertamenti per capire chi è leale e chi è stato eventualmente colluso o è in odore di pericolose connivenze.
Se questo poi sia da mettere in relazione con il recente allontanamento dalle indagini di uno o più ispettori dell’Arpav è un altro capitolo tormentato, poiché riscontri sul punto non ci sono. Del resto l’ordine del pm Barbaglio è perentorio e si vuole evitare fughe di notizie, anche perché tra gli addetti ai lavori si parla già molto di quello che sta avvenendo e di quello che potrebbe avvenire.
Non è un caso se la procura ha individuato i propri consulenti tra tecnici dell’Arpav lombarda che non avevano rapporti con i colleghi veneti. Su questi dettagli, è noto, il magistrato inquirente è rigoroso.
Ecco spiegato perchè nei prossimi giorni la lista degli indagati legata al filone Fanton e dintorni potrebbe allungarsi di molto, proprio perché la carne investigativa al fuoco è parecchia.
Anche per questo alla luce degli ultimi passaggi investigativi le indagini sul dipartimento Ambiente della Provincia sono tornate a farsi incalzanti e promettono possibili scintille. Decisivi saranno i riscontri.
Le verifiche riguarderanno più uffici e non è escluso che siano destinate a crescere di livello. Fino a dove e per che cosa rimangono allo stato domande sospese alle quali l’unica che è in grado di dare risposte, sul piano inquisitorio, è la dott. Barbaglio. Nei mesi scorsi sono stati sequestrati chili e chili di documenti e i consulenti della procura su questo fronte stanno lavorando a pieno regime.
Se una parte di questa rinnovata frenesia sia da mettere in relazione anche al recente interrogatorio di Fanton, avvenuto all’inizio della scorsa settimana, oppure è legata ai nuovi impulsi investigativi ricevuti dagli agenti del sostituto commissario Antonio Di Ruzza è al momento riservato. Con ogni probabilità si tratta dell’una e dell’altra cosa.
La fase è delicata e potrebbe preannunciare altri scatti in avanti della maxinchiesta avviata a marzo con il sequestro di un camion della ditta di Graziella Destro di Tezze di Arzignano. Pareva una circostanza banale, invece ha terremotato il mondo della gestione dei rifiuti. E lo tsunami non ha ancora terminato di provocare conseguenze. Tanto per dire, in questi giorni stanno partendo i 150 avvisi di garanzia di cui si era parlato qualche settimana fa a carico delle ditte che hanno intrattenuto rapporti con la Fermetal di Montecchio Maggiore dopo il 2003, quando era scaduta l’autorizzazione provinciale. Autorizzazione che è stata rilasciata nei giorni scorsi per operare in regime ordinario e che ha permesso la riapertura della società di Carletto Tirapelle.
LA SCHEDA
La mattina del 10 marzo a Peschiera sulla A4 una pattuglia della polstrada di Verona Sud intercetta e blocca un camion della ditta di Graziella Destro, 62 anni, di Cornedo, con sede a Tezze di Arzignano. Non è idoneo al trasporto di rifiuti speciali e nel pomeriggio viene sequestrata la società.
L’indomani il sindaco di Arzignano Stefano Fracasso, interpellato sulla vicenda, parla di un fenomeno isolato: "Ritengo si tratti di eccezioni marginali in un contesto che si muove nel rispetto delle regole".
Del resto quelle di Fracasso erano parole di circostanze alla luce di quello che in effetti pareva un caso isolato. La realtà si sarebbe incaricata di descrivere la più importante indagine in materia ambientale degli ultimi quindici anni nel Vicentino. Gli indagati, molti per questioni formali per inosservanza del decreto Ronchi, sono oltre 200. Ma soprattutto è emerso che i controlli nel Vicentino erano all’acqua di rose.
Trascorrono cinque mesi e l’inchiesta si infiamma. Il 27 luglio gli agenti della polstrada arrestano su ordine di custodia firmato dal gip Giuffrida Sergio Fanton, capo della squadra antinquinamento della Provincia, i “soci” Gaetano Sandonà e Michela Turetta, oltre all’ing. Beniamino Didonè.
Tra agosto e settembre è il turno della Provincia ad essere visitata più volte dalla polizia su mandato del pm Angela Barbaglio. Sono sequestrati delibere e documenti in materia di politica ambientale.
Arriva ottobre e le indagini riprendono vigore. Sia sul piano amministrativo, per verificare chi non ha rispettato il decreto Ronchi, sia su quello del presunto coinvolgimento di pubblici ufficiali. L’inchiesta è destinata ad allargarsi ancora di più.


Venerdì, 28 Ottobre 2005
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