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Rassegna stampa Alcol e guida del 15 febbraio 2007

A cura di Alessandro Sbarbada e Roberto Argenta

 

AFFARI ITALIANI ONLINE

Alcol/ Sempre più donne iniziano a bere

Giovedí 15.02.2007
L’aumento del consumo di bevande alcoliche nell’universo femminile rappresenta un fenomeno relativamente recente. A livello nazionale, si segnala un aumento di problemi legati all’alcol nelle donne: dati che risultano confermati, a livello provinciale, da una ricerca condotta sul territorio e promossa dall’assessorato alle Pari opportunità della Provincia di Torino, insieme all’associazione Aliseo, presentata oggi in un convegno dal titolo “Le donne e l’alcool”, tenutosi a Torino presso la sede della Provincia. Gli studi fatti fino ad oggi non hanno approfondito bene il problema dell’alcolismo femminile, fenomeno scarsamente rilevabile perché spesso confinato fra le mura domestiche.
Eppure i dati dicono che nella fascia d’età compresa fra i 30 e i 34 anni la mortalità per patologie correlate all’abuso di alcol è, fra le donne, tre volte superiore a quella rilevata fra gli uomini. Oggi si calcola che il numero di donne che hanno sviluppato una dipendenza dall’alcol sono pari a 1/3 di quello degli uomini con analoghi problemi, e la percentuale dei ricoveri di donne alcoliste è triplicata negli ultimi anni. Da queste premesse parte la ricerca di Aliseo – Associazione contro l’alcolismo, che opera sul territorio torinese dal 1987 nell’ambito delle iniziative del Gruppo Abele. A queste si associano i trend e le rilevazioni fatte dall’associazione stessa durante il proprio operato: l’aumento del numero di donne che si rivolgono ad Aliseo; richieste di aiuto sempre più complesse e di diverse tipologie ( informazione e sostegno sia psicologico che economico); la crescente complessità del problema-alcol, spesso correlato ad altre dipendenze e a disturbi alimentari.
La ricerca ha coinvolto 38 realtà del territorio torinese, associazioni che si occupano di assistenza prevalentemente a donne, alle quali è stato somministrato un questionario. Il 76% ritiene che il fenomeno dell’alcolismo femminile è in aumento
, sottolineando il bisogno di informazione mirata sul tema. Sono dunque stati realizzati depliant informativi che verranno distribuiti negli ambulatori medici, nei consultori, nei centri d’ascolto e nelle scuole. Il depliant verrà presto tradotto in quattro lingue. Sull’argomento abbiamo sentito Pino Maranzano, responsabile dell’associazione Aliseo. “La ricerca – afferma - nasce dal riscontro nelle nostre strutture di un aumento delle richieste di aiuto. Abbiamo ritenuto utile fare una ricerca sul territorio provinciale per capire se e come questa nostra sensazione potesse essere riscontrata nelle altre realtà”. Quanto ai risultati, per Maranzano “è bene chiarire che questo studio non è e non vuole essere uno studio di tipo statistico/numerico, ma qualitativo. Ci interessava capire come fosse percepito il problema dell’alcolismo femminile in associazioni che di donne si occupano. Il risultato è che le nostre sensazioni sono state confermate: il 72% dei soggetti intervistati hanno dichiarato di percepire il fenomeno come in aumento”.
Ma quali sono le specificità della dipendenza da alcol nell’universo femminile? “Su questo punto – afferma Maranzano - posso parlare solo in virtù dell’esperienza di Aliseo. Fra i giovanissimi non esiste differenziazione di genere: il consumo è analogo, sia come percentuali che come modalità. La fascia anagrafica che presenta le maggiori criticità è quella fra i 35 e i 45 anni. Spesso l’abuso di alcol si incrocia con percorsi di vita difficili e dolorosi. L’alcol viene quindi utilizzato come auto-medicamento. E la reiterazione di questi comportamenti porta alla dipendenza” Ma l’abuso di alcol è affiancato da quello di altre sostanze? “Il poliabuso – conclude - è in crescita, come tutto il fenomeno alcolismo femminile in generale. E questo fenomeno è presente soprattutto fra le donne più giovani. Nella fascia che ho indicato come maggiormente critica (35-45 anni) le sostanze che più spesso sono associate alle bevande alcoliche sono gli psicofarmaci”.


IL GAZZETTINO (Rovigo)

Il Dipartimento per le dipendenze dell’Ulss 19 ha reso noto il rapporto annuale dell’attività e degli interventi finalizzati 

Alcol e droga, è allarme per i giovani Registrato un incremento del consumo sin dai 20 anni. Cocaina in aumento. I rischi non sono percepiti

Adria

(g.f.) È allarme alcol e droga. Il Dipartimento per le dipendenze dell’Ulss19 di Adria ha reso noto ieri il rapporto annuale delle attività e degli interventi finalizzati al trattamento delle persone con problemi alcol-droga correlati.
Dal quadro o emerge una situazione in continua evoluzione. Le persone che hanno ricevuto uno o più trattamenti durante il 2006 sono state 591, poco più delle 587 registrate nel 2005. Quello che è cambiato, invece, è la proporzione fra persone con problemi di droga e di alcol. Sono aumentati infatti quelle con problemi alcol correlati mentre sono in leggero calo quelle con problemi di droga.
Per quanto riguarda invece l’assunzione di droga stanno cambiando anche le sostanze. Diminuiscono le persone che usano eroina e rimane costante è l’uso dei cannabinoidi mentre è in aumento l’assunzione di cocaina, sia come droga primaria sia come droga secondaria, cioè quella che affianca altre droghe: o, i cannabinoidi, gli alcolici e le droghe sintetiche.

L’uso elevato di alcolici, che si affianca poi al consumo di tutte le droghe illegali, è poi in forte aumento tra i giovani rappresentando, così, una via di ulteriore rischio. Per quanto riguarda la cocaina, i dati riportati dall’osservatorio "Fumo alcool e droga" dell’Istituto superiore della sanità evidenziano che il consumo massiccio a livello nazionale riguarda soprattutto persone tra 25 e 35 anni.
Nella realtà locale invero la fascia di età prevalente nelle persone in carico al Sert, per uso e dipendenza di tutte le droghe, è quella compresa fra i 25 e 39 anni, con un altro intervallo significativo tra i 20 e 25 anni. Secondo diverse ricerche si è abbassata quindi l’età media di avvicinamento all’uso di alcol e di droga ma, come riferisce il dottor Andrea Finessi, direttore del Dipartimento per le dipendenze Ulss 19, non vi è consapevolezza di conseguenze gravi da parte degli assuntori. L’uso saltuario e, in seguito, combinato o integrato con più e diverse sostanze, droghe ed alcol, sembra permettere ai più, per il primo periodo di assunzione, uno stile di vita relativamente normale. Questa modalità d’uso, assieme alla bassa percezione del rischio, porta le persone ad avvicinarsi ai servizi sanitari in età relativamente adulta. Il rischio, inoltre, è percepito inizialmente solo come problema sanitario, al pari di una malattia, e non si considera che l’uso di droga e alcol comporta altri rischi. Si va dall’’aumento delle possibilità di incidenti stradali, oltre il 50% è determinato dall’uso di alcol, o sul lavoro, di aggressioni compiute o subite, a relazioni familiari sempre più compromesse.
Il fenomeno dell’uso di droghe e alcol è in continuo cambiamento e richiede ai servizi e alle strutture specifiche che affrontano questi problemi di aggiornarsi continuamente, non solo per personalizzare ed articolare sempre più la tipologia dei trattamenti, ma anche per attivare interventi di promozione alla salute che si pongano in rete con gli altri ambiti istituzionali e sociali. Il problema droga e alcol rappresenta oggi, e sempre più, l’emergere di una situazione di vita personale, famigliare, lavorativa e collettiva che va ripensata tutti assieme e non semplicemente liquidata come un problema solamente giovanile.


CORRIERE ADRIATICO

Mattatore della serata sarà Dolly Bomba versatile showman che presenterà le opere Oggi negli spazi del ricreatorio San Carlo la premiazione della rassegna

Benessere e alcol, parlano i giovani

FERMO - Chi sono i giovani di oggi? Come vivono le relazioni con i coetanei e con gli adulti? Quali spazi hanno per esprimersi? E di che cosa hanno bisogno?

Questi ed altri interrogativi hanno stimolato l’Ambito Sociale XIX e l’Ambito Sociale Territoriale XX, che in collaborazione con il SER.D. dell’ASUR Zona Territoriale 11 hanno promosso un percorso di riflessione che ha visto coinvolti, per tutto l’anno 2006, i giovani e le figure professionali che con loro lavorano quotidianamente.
Uno dei temi centrali di questo percorso è stato la promozione della salute e del benessere: tale questione è stata affrontata dagli operatori del Team Territoriale di Prevenzione sia con gli operatori dei Centri di Aggregazione Giovanile all’interno di cinque incontri formativi, sia con gli adolescenti incontrati nei luoghi di divertimento, nelle scuole e nei Centri di Aggregazione Giovanile dei due Ambiti Territoriali.
Nello specifico, all’interno dei Centri di Aggregazione Giovanile, si sono realizzati incontri a carattere prevalentemente informativo allo scopo di aumentare la consapevolezza tra i giovani dei rischi connessi al consumo e all’abuso di alcol e di sostanze psicoattive e di stimolare la riflessione ed il confronto all’interno di un clima relazionale positivo.

A conclusione di questo percorso è stata indetta la prima Edizione del Concorso Apple Boy Contest, una iniziativa che ha lo scopo di offrire ai giovani dei Centri di Aggregazione la possibilità di discutere le tematiche relative al benessere e/o all’uso di sostanze.
Il Concorso Apple Boy Contest invita infatti i ragazzi dei Centri di Aggregazione Giovanile a realizzare una campagna di prevenzione dell’uso di sostanze psicoattive o, in alternativa, un gioco che abbia come soggetto la promozione della salute.
Attraverso questa proposta si intende, oltre che sensibilizzare i giovani sui rischi connessi ai consumi di sostanze attraverso i gruppi di pari, realizzare messaggi di promozione della salute realizzati da giovani e da diffondere tra i giovani.
Le opere in concorso, valutate da una giuria composta da esperti, verranno presentate e premiate in occasione dell’incontro previsto per oggi dalle 17 nella Sala Cipriani del Ricreatorio San Carlo di Fermo - V. Cipriani, 2/4.
La partecipazione all’incontro è gratuita e aperta a tutti i giovani del territorio. Mattatore della serata sarà Dolly Bomba, versatile showman, che con la sua ironia presenterà le opere in concorso al pubblico presente.


ROMAGNA OGGI

Cinque incontri per capire gli effetti dell’alcol 

IMOLA - Cinque appuntamenti, a cadenza settimanale, per parlare di alcol e dei suoi effetti sono in programma tra il mese di febbraio e marzo ad Imola nella Parrocchia Nostra Signora di Fatima in viale Vivaldi (a partire dalle ore 20). Le riunioni, aperte a tutta la cittadinanza e alle famiglie con problemi alcolcorrelati che frequentino o non i club alcolisti in trattamento, sono organizzati dal servizio di alcologia dell’AUSL di Imola e dall’Acat di Bologna Nord.
L’obiettivo è di informare e sensibilizzare sui problemi alcolcorrelati e complessi della dipendenza che tanto costano in termine di sofferenze umane e sociali. Si inizia mercoledì 21 febbraio con: “L’alcol e suoi effetti”, poi mercoledì 28: “Il bere e i problemi alcolcorrelati”; mercoledì 7 marzo: “Il funzionamento dei Club Alcolisti in Trattamento. Il ruolo delle famiglie e del servitore-insegnante”; mercoledì 14: “La ricaduta”; mercoledì 21: “La spiritualità antropologica”.
Per ulteriori informazioni ci si può rivolgere chiamando l’Ausl di Imola al numero 0542 604036 e contattando Antonella Longo (psicologa presso il settore alcologia del Sert di Imola e servitrice insegnante del Club 127) o Carla Petroncini (assistente sociale presso il settore di algologia del Sert di Imola e servitrice insegnante del club 117). 


 

IL TRENTINO

di Chiara Zomer

«Baraonda» offesa: dimesso tutto il direttivo Continua la polemica. Il presidente: «SconfinaMenti? Non abbiamo fatto nulla»
Lettera del sindaco: «Li abbiamo aiutati, soli non erano in grado» I giovani: «Tirati in ballo per altri scopi, ora ci ritiriamo»

AVIO. Ormai la manifestazione “SconfinaMenti” sta lasciando sulla strada più danni che onori. Prima sulla festa musicale è saltata mezza giunta. E ora, a saltare, è il direttivo dell’associazione Baraonda che, martedì sera, ha dato le dimissioni in blocco, presidente compreso. Più d’uno i motivi che hanno spinti i ragazzi allo strappo. Ma la goccia che ha fatto traboccare il vaso, è una lettera che il sindaco Mauro Amadori ha mandato alle associazioni del paese.
Ovvio lo scopo della missiva: cercare di raffreddare gli animi dopo la querelle su SconfinaMenti. Per la manifestazione - queste almeno le chiacchiere girate in paese - figurava come organizzatrice l’associazione Baraonda. E per questo avrebbe ricevuto - stando sempre alla convinzione generale - 18 mila euro di contributi. Una cifra enorme, rispetto ai soldi che normalmente girano per le casse dei gruppi di volontariato. Da qui le prime proteste, aggravate dal fatto che, si è capito poi, di fatto la manifestazione era organizzata dal Comune.
Su questa ridda di voci e polemiche ha voluto mettere la parola fine il sindaco. Spiegando per iscritto che sì, il grosso del lavoro l’aveva fatto l’amministrazione. Ma solo perchè i giovani di Baraonda, inesperti, non erano in grado, sia dal punto di vista organizzativo che contabile, di far da soli. E’ stato questo a far saltare sulle sedie i ragazzi dell’associazione. «Dopo le ultime vicissitudini, l’accusa di aver ricevuto 18 mila euro di contributi e l’ultima lettera del sindaco, abbiamo deciso di dimetterci - spiega il presidente Antonio Benvenuti - E’ stata una decisione sofferta, ma l’onorabilità e l’immagine del nostro gruppo sono state usate per altri scopi e irrimediabilmente lese dagli ultimi eventi. Non è più il caso di andare avanti».
Fin qui la posizione dell’associazione. Ma Benvenuti, a titolo personale, qualche riflessione nel merito della vicenda la fa volentieri. Partendo da quei 18 mila euro di contributi: «Non li abbiamo mai ricevuti. Ed è ovvio: non abbiamo organizzato SconfinaMenti. Non ne abbiamo mai avuto la volontà. Noi siamo stati chiamati solo a fine dicembre dall’assessore competente - spiega Benvenuti - e ci ha illustrato un progetto già concluso: ci ha esposto date, luoghi, gruppi che avrebbero suonato, costo dei biglietti. L’unica cosa che ci ha chiesto, e che noi, a titolo volontario abbiamo accettato di fare, era un minimo di ruolo logistico, che prevedeva la distribuzione dei volantini, l’affissione dei manifesti, la vendita dei biglietti. Punto. Poi, invece, ci siamo trovati in mezzo ad un gioco più grande di noi. Io non so chi, in questa storia, ha ragione. So però che Baraonda non c’entra nulla. Era nata per altri scopi, in questo anno e mezzo di vita ha lavorato bene. Ora spero che qualche iscritto decida di andare avanti, che l’associazione abbia un seguito».

Forte di 43 iscritti, il gruppo è nato un anno e mezzo fa su spinta dell’amministrazione allo scopo di coinvolgere i giovani aviensi. Ma da allora i ragazzi hanno imparato a camminare da soli. Due gli eventi di particolare richiamo organizzati finora. La serata rock “Made in Avio”, in cui è stato dato spazio alle band locali e il memorial Francesco Leonardi, un torneo di calcetto per ricordare il giovane aviense scomparso nel 2004. Entrambe le iniziative, tra l’altro, che hanno saputo coniugare divertimento e attenzione per il sociale. Si trattava di serate alcool free, con la partecipazione dell’associazione “Zero gradi”.

«Speriamo davvero che l’esperienza possa continuare - conclude Benvenuti - noi del direttivo, per parte nostra, risponderemo al sindaco. E chiederemo un incontro».


L’ADIGE

Patenti baby vietato l’alcol
 
BERLINO - Il governo tedesco ha deciso ieri il divieto assoluto di consumo di alcol per i guidatori principianti, divieto varrà per un periodo di due anni dopo l’ottenimento della patente.

 L’ARENA

Dopo le polemiche intervengono gli organizzatori

Festa della Renga, il Valpolicella non mancherà

Il comitato: «L’ordinanza vieta la vendita solo dopo le 20». Bandite tutte le bevande in vetro

La tradizione è salva e il vino Valpolicella non mancherà allo stand della festa de la Renga mercoledì delle Ceneri.

L’ordinanza firmata dal sindaco Paolo Zanotto vieta infatti la mescita di alcolici di qualunque gradazione a partire dalle 20 del 21 febbraio e fino alle 2 del 22. Quindi a festa praticamente finita. «Ci tengo a precisare questo», spiega il presidente del Comitato benefico Festa de la Renga Mauro Bertani, «perché andava scapito della tradizione presentare il nostro piatto tipico, polenta e renga, senza vino».
Ma le ordinanze comunali emanate per il carnevale, che riguardano il divieto di utilizzo delle bombolette di schiuma colpevoli, l’anno scorso, di aver mandato in ospedale un centinaio di persone, e la limitazione oraria dell’uso di alcolici, sono mirate a salvaguardare la sicurezza dei cittadini. «Anche l’anno scorso abbiamo chiuso i banchi alle 20 perché avevamo finito la polenta», fa sapere Bertani.
Quindi fino a sera la renga potrà essere giustamente innaffiata dal vino, la cui mescita avverrà però rigorosamente in bicchieri di plastica. L’ordinanza bandisce anche il vetro nella somministrazione di tutte le bevande, alcoliche e non» continua Bertani, «come noi già facciamo da qualche anno ai chioschi gestiti dal Comitato Benefico. La pericolosità delle bottiglie di vetro abbandonate in tutte le strade del paese o in mano a ubriachi era evidente. Gli ambulanti e gli esercenti hanno accettato di buon grado questa nuova regolamentazione che mira alla migliore riuscita della festa. In questo modo sarà facilitato il compito delle stesse forze dell’ordine».
Le bevande non potranno essere somministrate in contenitori di vetro, dalle 13 di mercoledì 21 alle 14 di giovedì. I chioschi di degustazione funzioneranno dalle 10 di mercoledì; dalle 14,30 inizieranno ad arrivare le maschere che sfileranno dalle 15 alle 16.
Elisabetta Parisi


LA SICILIA

Valle del Belice 

Sambuca di Sicilia isola felice 

(f.c.) - Nei Comuni agrigentini della Valle del Belice sembra Sambuca di Sicilia il centro dove si concentrano di più i giovani alla ricerca di svago nei fine settimana. A Santa Margherita Belice e Montevago la gran parte salgono in auto e vanno a Sciacca oppure a Partanna e Castelvetrano. A Sambuca accade altrettanto, ma la presenza di locali bene attrezzati permette a tanti di non allontanarsi ed evitare le insidie della strada. In tutti c’è la voglia di fare qualcosa di diverso rispetto all’ascolto di musica e all’assaggio di un drink, ma ci si rende conto che le alternative sono praticamente nulle. A Sambuca c’è un’associazione teatrale che coinvolge alcuni giovani del luogo, a Santa Margherita c’è un gruppo folkloristico e un certo movimento culturale in crescita, ma il desiderio del mondo giovanile il sabato e la domenica è solo quello di evadere e di affrontare una serata cosiddetta da «sballo», con musica, incontri e qualche volta anche con il sempre presente spinello. I giovani belicini ammettono che la droga circola, ma mostrano un bicchiere di vino o un drink per dimostrare che loro le sostanze non le prendono, dimenticando gli effetti altrettanto devastanti dell’alcol. Girando per i locali pubblici di Sambuca di Sicilia da mezzanotte in poi si può notare che non c’è giovane che non abbia in mano una bevanda, per la gioia dei gestori, che però si lamentano della concorrenza dei grossi centri, dove ai giovani vengono offerte non alternative al pub. Ci si diverte con poco, ma non tutti si accontentano. Le istituzioni sono preoccupate. Quasi ogni fine settimana a Sambuca si verificano atti vandalici.


IL GAZZETTINO (Vicenza)

LA STORIA

Occhi che non dimenticano, nemmeno a distanza di oltre sessant’anni da quella lunga scia di sangue perpetrata da un manipolo di tedeschi in ritirata, che prese avvio nel padovano e si concluse con l’eccidio di Castello di Godego (Treviso) il 29 aprile 1945. Sono gli occhi di Palmira, detta Palma, Valesin, la moglie di Bruno Chiarioni. La donna, che oggi ha quasi 88 anni e vive a Mestre con una delle due figlie, è l’unica testimone oculare, ancora in vita, di quell’esecuzione. Il marito le fu fucilato ad una manciata di metri di distanza, nel cortile dello stabilimento Fiat di Abbazia Pisani, frazione di Villa del Conte, che stava proprio davanti alla casa dei Chiarioni. La signora Palma, che teneva strette le figliolette, Luciana di quattro anni e Leda di due, prima fu spinta verso quello schieramento di uomini che i tedeschi avevano deciso di uccidere, poi venne allontanata da un loro comandante, in sella ad un cavallo bianco, che disse: "Non uccidete donne e bambini".A distanza di quasi sessantadue anni Palma Chiarioni, vedova di guerra con una pensione di poco più di 350 euro, ricorda con perfetta lucidità quei momenti. «Era domenica. Non potrò mai dimenticare. Erano circa le undici e mezzo. La giornata era piovosa. Bruno era andato nei campi con il fratello Arduino. Il venerdì sera erano venuti in casa alcuni uomini da Lovari, frazione di San Martino di Lupari. Erano partigiani dell’ultima ora. Gli dissero: "Bruno, sei un patriota o no? Vieni con noi a tagliare gli alberi. Dobbiamo sbarrare la strada ai tedeschi". Mio marito trovò una scusa e non ci andò. L’aria di quelle ore era tesa. Ci dicevano che la guerra era finita, ma si capiva che sarebbe accaduto qualcosa di terribile. Avevo venticinque anni e tanta paura, soprattutto per le bambine. L’avevo confidata a Bruno. E così, quella mattina, mentre se ne stava nei campi, tornò a casa. Disse al fratello che non se la sentiva di lasciarci sole. I tedeschi stavano arrivando. Si vedevano da lontano. Bruno si nascose nel sottoscala. In casa avevamo anche degli sfollati. Quando i tedeschi fecero irruzione, urlando e sbattendo le porte, uno di loro, Gaetano Passuddetti, ebbe l’intuizione di nascondersi sotto al divano. Fu la sua salvezza. I tedeschi trovarono mio marito. Ricorderò sempre il volto dell’uomo che venne a prenderlo. Era lo stesso che dava gli ordini, lo stesso che poi li uccise ad uno ad uno. Era basso, grassottello, puzzava di vino, forse era ubriaco. Io, dalla finestra di casa, ho visto tutto. Fuori ci stavano già i tre fratelli Agostini. Tutti furono malmenati e picchiati, ma sui tre fratelli i tedeschi scatenarono una ferocia inaudita. Li colpirono con calci e pugni, dappertutto, in mezzo alle gambe, poi con le pistole. Forse pensavano fossero dei partigiani. Portarono giù anche Anna, una sfollata da Padova. Alloggiava nella stanza sopra di noi. In città faceva la direttrice di qualche ufficio. Partiva ogni mattina in bicicletta».

Il racconto di Palma si interrompe per qualche attimo, poi riprende fiato per ripercorrere la pagina più dura della sua vita. «Uccisero prima i tre fratelli, Duilio, Vittorino ed Ivo. Poi Giannino, era un gran bravo ragazzo. Le bambine mi corsero in braccio, le tenevo strette. Vedevo Bruno e lui mi guardava - racconta la donna con le lacrime agli occhi - Borbottava qualcosa rivolto a me, ma non capivo, non potevo aprire la finestra. Toccò a lui. Gli puntarono la pistola alla tempia sinistra. Il colpo gli uscì dalla parte opposta, verso l’alto. Si afflosciò a terra. Anna, che veniva dopo di lui, stramazzò sopra il suo corpo. Forse era svenuta. La credettero morta. Uccisero Vittorio Ferronato, aveva 53 anni. Infine, dettero il colpo di grazia fucilandoli alle gambe e ai piedi. Poi entrarono. Mi chiesero una coperta per coprire i corpi. "I bambini non devono vedere", mi dissero. Sì, ho visto tutto e non potrò mai dimenticare». Così come la piccola Luciana, che nonostante i suoi quattro anni, ricorda ogni attimo. « A volte penso che era meglio non vedere».
Il corpo di Bruno Chiarioni rimase a terra, sotto quella pioggerellina di aprile, ancora per un po’, fintantochè i tedeschi non se ne andarono, rastrellando altri uomini. Tra questi anche Mario Menzato, il sarto del paese. Il figlio Cirilllo ha fondato il Comitato parenti delle vittime dell’eccidio di Abbazia Pisani e promuove nelle scuole il ricordo di una strage dimenticata per decenni. «Mio suocero e mio cognato portarono il corpo di mio marito sul divano, quel divano che salvò il signor Gaetano. Mio marito ha dato la vita per noi. Non voglio medaglie, non voglio onori. Perdonare? È difficile quando ti strappano via quello che di più caro hai al mondo. Ho lavorato giorno e notte per crescere le mie figlie. Di giorno caricavo carri di fieno, di notte lavavo e cucivo. Ci conoscevano come "le fate Chiarioni" perchè non stavamo ferme nemmeno quando era ora di riposare».
La signora Palma ricorda un ultimo particolare. «Cinque minuti dopo la strage arrivò Andreas, un tedesco che era diventato amico di molte delle nostre famiglie. Riuscì a salvare Cirillo Miozzo, ma non Bruno. Ricordo che mi disse "Mi dispiace Palma. Se fossi arrivato prima tuo marito sarebbe ancora qui"...».


LA REPUBBLICA

CRONACA
All’alba l’ennesima lite poi l’omicidio sotto lo sguardo della moglie e dell’anziano padre Rocco Perini aveva 31 anni. E’ stato colpito da una scarica di cinque colpi
Pescara, padre uccide il figlio a fucilate "Era alcolizzato, non lo sopportavo più"

La Polizia ha arrestato Alfonso Perini per l’omicidio di suo figlio Rocco di 31 anni

PESCARA - L’ha ucciso perché non riusciva a smettere con l’alcol. Cinque colpi di fucile ha sparato Alfonso Perini su suo figlio di 31 anni. E’ successo a Pescara. Questa mattina alle 4.30, esasperato una volta ancora dal comportamento del figlio, Alfonso, 54 anni, impiegato in una ditta che si occupata i ascensori, ha imbracciato il fucile e ha fatto fuoco sotto gli occhi della moglie e dell’anziano padre. Rocco Perini, era nato ad Atri, in provincia di Teramo. In passato aveva lavorato come elettricista ma adesso era disoccupato e chiedeva in continuazione soldi ai genitori. Le liti al secondo piano di via Masci, a Pescara, erano frequenti e sempre per lo stesso motivo.
Ieri sera Rocco era rientrato intorno a mezzanotte e si era messo a bere. Suo padre prima ha urlato poi ha preso il fucile e ha fatto fuoco almeno tre volte contro il figlio ma non l’ha ucciso. In preda ad una rabbia folle, è corso ad imbracciare una seconda carabina e ha sparato quattro o cinque colpi. Questa volta Rocco è crollato a terra morto mentre stava telefonando alla polizia per chiedere aiuto. Quando gli agenti sono arrivati a casa Perini, il cadavere dell’uomo era disteso sul pavimento della cucina in una pozza di sangue. Suo padre, impietrito, era seduto in sala. E’ stato arrestato per omicidio volontario.


IL GAZZETTINO (Rovigo)

TRIBUNALE 

Morde la madre per l’auto Condannato un 25enne

Condannato ad una pena complessiva di 12 mesi per resistenza a pubblico ufficiale e per lesioni procurate alla madre. È avvenuto ieri al tribunale di Rovigo, ad essere condannato è stato Stefano Poppi, 25enne residente a Occhiobello ma ferrarese di origine. Il fatto era avvenuto lo scorso ottobre, quando durante un sabato sera Poppi voleva uscire di casa e mettersi al volante in stato di ebbrezza. La madre allora ha cercato di impedirglielo, si è perfino seduta sul sedile accanto al posto guida per evitare che il figlio mettesse in moto la vettura. Il 25enne però ha reagito mordendo ad un braccio la madre di 50 anni. Sul posto si sono precipitati i carabinieri di Occhiobello che hanno dovuto sudare non poco per immobilizzare il giovane. Ieri la condanna a 8 mesi per resistenza a pubblico ufficiale e 4 mesi per lesioni e violenza privata nei confronti della madre. Secondo l’avvocato difensore, Giovanni Montalto di Ferrara, però la resistenza è stata frutto di un malinteso perché il ragazzo voleva semplicemente evitare di essere ammanettato in quanto dolorante ai polsi.


IL GAZZETTINO (Padova)

Giovedì, 15 Febbraio 2007

Il primo processo è arrivato ieri mattina davanti al giudice monocratico Sonia Bello. I procedimenti aperti dalla Procura sono sei. Saranno riuniti 

Trenta imputati per i mercoledì sera degli spritz 

Sono tutti giovani del "Pedro". Si sono opposti ai decreti penali che li condannavano ad un’ammenda di 578 euro

Stanno arrivando al pettine i nodi dei mercoledì sera esagerati dello spritz in piazza. I mercoledì di fine primavera - inizio estate 2006. Un gruppo di una trentina di giovani dovrà rendere conto alla giustizia di quelle baldorie serali, oltre il limite della decenza, fatte passare come feste universitarie. Sei serate, sei inchieste della Procura, sei processi. Ieri mattina il giudice monocratico Sonia Bello ha riunito i primi quattro. Gli altri due sono ancora in fase di conclusione. Gli imputati sono tutti giovani vicini al centro sociale "Pedro". E il primo della lista Max Gallob, considerato uno degli organizzatori delle "notti universitarie". Tutti si sono opposti al decreto penale che li condannava ognuno al pagamento di un’ammenda di 578 euro. Assistiti dall’avvocato Aurora D’Agostino affronteranno il processo. Non ci stanno a portarsi sulle spalle tutto il peso dell’accusa.
C’è un capo d’imputazione diverso ogni sera. Ma le contestazioni sono sempre le stesse. Agli imputati viene contestato il fatto di aver organizzato delle riunioni senza aver avvertito il questore, di aver sistemato in piazza delle Erbe i tavoli con gli amplificatori per la musica, di aver somministrato bevande, di aver diffuso la musica a tutto volume e di aver disturbato il riposo delle persone. Poi, per ogni serata, ci sono particolari diversi. Ad esempio per mercoledì 17 maggio si afferma che alla mezzanotte (per sfidare l’ordinanza del sindaco Zanonato) era stato organizzato un conto alla rovescia e all’ora in cui doveva scattare il "coprifuoco" sono stati esplosi dei petardi.
Nemmeno i tassisti volevano entrare in piazza delle Erbe e in Ghetto durante i raduni "universitari" del mercoledì sera. La notte era loro. Di chi voleva disobbedire, di chi voleva sballare con l’alcol e gli spinelli (e poi vai a vedere se non c’era anche roba forte in giro), di chi aveva confuso la buona educazione con il lassismo più sfrenato. Quanti taxi sono stati danneggiati (calci e pugni) perchè gli autisti pretendevano di accompagnare i clienti in Ghetto? E le macchine degli abitanti? E quelle dei clienti incolpevoli degli alberghi? E che dire dell’abitante, al quale una sera era venuto in mente di documentare fotograficamente il degrado del Ghetto ed era stato aggredito, picchiato in testa, tanto da finire al pronto soccorso? Certo, il popolo del mercoledì notte non voleva intrusi. Non voleva che nessuno assistesse alle scene tristi di ragazzine che stramazzavano al suolo sul proprio vomito. Oppure di giovani barcollanti, che si attaccavano alle colonne di via Squarcione e di via dei Fabbri per fare i propri bisogni. O che si liberavano dell’alcol contro le vetrine o gli ingressi dei palazzi. Attraversare il centro di mercoledì sera era vietato al cittadino qualsiasi. Per non parlare della desolazione finale. Dopo i bagordi il selciato della piazza e quello delle vie del Ghetto erano pavimentati di bicchieri di plastica, vetri, lattine di birra, cartacce, vomito e urina.Le inchieste sono state avviate sulla base delle denunce della polizia. Le forze dell’ordine hanno esagerano? Ecco cosa dichiarava Enrico Zulian, portavoce del Centro sociale occupato "Pedro", per annunciare il programma di mercoledì 24 maggio, che prevedeva pure il "Giro di canna", con forte richiamo al Giro d’Italia: «Il Giro di canna è una manifestazione contro la legge sulla droga targata Fini-Giovanardi e contro il proibizionismo voluto dalla giunta Zanonato. Il via è previsto per le 17 in piazza delle Erbe, quindi raggiungeremo il Prato della Valle, Pontecorvo e il parco Iris. In serata saremo nuovamente in piazza delle Erbe dove organizzeremo della musica. Questa volta, però, a differenza degli altri mercoledì sera non spareremo i fuochi d’artificio, ma abbiamo pensato a diverse sorprese».

Lino Lava


IL TRENTINO

Ha fatto inversione al casello di Ala. Fermato dalla polizia stradale all’altezza di Nomi

Camion contromano: paura in A22.
L’autista austriaco, ubriaco, ha guidato per oltre 20 chilometri senza accorgersi di nulla

ROVERETO. E’ riuscito ad imboccare l’autostrada nella corsia sbagliata, e ha guidato contromano - a quanto pare senza neppure accorgersene - per oltre venticinque chilometri, finchè la polizia stradale è riuscita a fermarlo e costringerlo a scendere dal mezzo. Ad incrociarlo, tra gli altri automobilisti atterriti, anche l’autonomista aviense Giorgio Gelmetti: «L’ho schivato per un soffio - racconta ancora scosso dall’accaduto - Non ho mai avuto tanta paura».
Era all’incirca l’una e trenta, quando è accaduto. Il camionista, un austriaco diretto a nord, era già in autostrada, sulla corsia giusta. Ma al casello di Ala Avio è uscito. Arrivato nel piazzale - quindi ancora dentro l’autostrada - dev’essersi reso conto di aver sbagliato. Per questo ha fatto inversione per riimmettersi sulla carreggiata. E’ stato allora che ha sbagliato corsia, finendo tra le auto che procedevano verso sud. La manovra è stata notata dal casellante di Avio, che ha allertato il 113. Ma ormai il tir era in autostrada.
Fortunatamente era passata l’una di notte, il traffico non era intenso. Anche per questo, forse, la folle manovra non si è conclusa in modo drammatico. L’austriaco, comunque, stando almeno alle testimonianze degli automobilisti, non ha mostrato di accorgersi di nulla. Serenamente si è immesso sulla corsia di sorpasso - che per lui era la corsia di destra - e ha continuato il viaggio. Unico particolare che può far pensare che si sia reso conto della situazione, il fatto che procedeva con gli abbaglianti accesi. E accesi erano anche i far sopra il cassone, quelli che usano i camionisti per avere una buona visuale in caso debbano scaricare merce la notte. Certo è, comunque, che al casello di Rovereto non ha neppure provato ad uscire. Altra manovra potenzialmente pericolosissima. Ma che almeno proverebbe una sua consapevolezza della situazione. Invece nulla, ha tirato dritto. Rischiando, almeno una volta, l’incidente serio. Quando, all’altezza di Marco, si è quasi scontrato con l’auto di Giorgio Gelmetti, il noto autonomista aviense, che si è trovato davanti il tir durante una manovra di sorpasso. E che l’ha schivato per un soffio.
Anche lui ha allertato la polstrada che, comunque, stava già organizzando l’intervento. Prima sono stati fatti rallentare, all’altezza di Trento, i mezzi in transito sull’autostrada, in modo da garantire che non avrebbero incontrato, nella loro corsa, il camion contromano. Poi due pattuglie hanno cercato di fermarlo: una, procedendo in corsia nord, l’altra affiancandolo in corsia sud. Dopo 20 minuti l’hanno fermato.
L’austriaco si è sottoposto immediatamente all’alcoltest, che ha evidenziato un valore di alcol nel sangue ampiamente superiore ai limiti di legge. Ovvie le conseguenze per lui: ritiro patente e divieto temporaneo di circolare sulle autostrade italiane.
Qualche problema c’è stato, infine, per la rimozione del mezzo, della quale si sono occupati i pompieri di Trento con l’uso di un’autogru.


L’ARENA

IN BORGO ROMA

Ubriaco in contromano «centra» un autobus (*)

Incidente tra Santa Teresa e viale Piave l’altra notte. Una vettura, guidata da un uomo risultato ubriaco, mentre viaggiava in contromano si è schiantata contro un pullman. Paura per quaranta anziani. Decisiva la prontezza di riflessi dell’autista del pullman.
Ieri un camion si è fermato solo all’ultimo metro Nel tentativo di invertire il senso di marcia il conducente ha quasi causato un tamponamento
Un’altra tragedia sfiorata. L’ennesima, in uno dei tratti di strada più pericolosi del Comune che già in passato è stato teatro di incidenti mortali. Si tratta del sottopasso a senso unico che porta dalla città a Borgo Roma, teatro di uno scontro tra un’auto e un pullman con una quarantina di anziani. Il fatto è accaduto l’altra notte, intorno all’una e per fortuna non ha avuto gravi conseguenze per le persone. L’episodio, tuttavia, riporta prepotentemente l’attenzione su quel tratto di strada che va da Santa Teresa a viale Piave.
Secondo la ricostruzione fatta dai vigili urbani, l’incidente è accaduto intorno all’una quando una Citroen C3, condotta da un trentatreenne, residente nel vicentino, ha imboccato contromano il tunnel proveniente da via Santa Teresa. Proprio in quel momento, in direzione opposta, è arrivato un pullman dell’Atv con una quarantina di anziani, che stavano facendo rientra a casa dopo aver trascorso la serata al teatro Filarmonico.
Decisiva la reazione dell’autista dell’autobus che ha visto l’auto arrivare in contromano e ha utilizzato il clacson e gli abbaglianti per avvertire il conducente della manovra errata; a pochi metri dall’auto, il bus ha sterzato sulla destra per evitare la collisione, ma la vettura ha comunque centrato la parte posteriore del veicolo, senza gravi danni.
Per fortuna non vi sono stati feriti; le pattuglie del turno notturno della polizia municipale sono intervenute in pochissimi minuti per i rilievi di legge. L’automobilista vicentino è stato sottoposto al test alcolemico che è risultato positivo quasi tre volte oltre il limite. Oltre alla denuncia penale per guida sotto l’effetto di sostanze alcooliche, gli è stata contestata la guida contromano e senza la patente al seguito. La somma delle infrazioni al codice della strada comporterà la decurtazione di 20 punti.
(…)

(*) Nota: la guida contromano è un problema alcol correlato. È causata non solo dallo stato confusionale, ad esso si somma infatti l’effetto disinibente, tipico dell’alcol e degli eccitanti, che induce alla trasgressione delle regole.


L’ARENA
- I precedenti

Rumeno ubriaco travolse e uccise coppia di giovani
Quattro anni fa in un frontale un morto e cinque feriti

È accaduto di nuovo e la mente ha fatto un conto alla rovescia indietro di dieci mesi, quando perdettero la vita Andrea Gecchele e la sua fidanzata Giulia Biondani, centrati da un’automobilista ubriaco che era salito dal sottopasso di Santa Teresa e proseguendo la sua corsa in viale Piave s’era scontrato con la moto che arrivava dal senso di marcia opposto. Era aprile e la coppia viaggiava serena ad acquistare un regalo di compleanno per il papà di uno dei due.
La Opela Kadett condotta da un romeno li centrò in pieno. Nell’abitacolo bottiglie di birra vuote a testimoniare quello che non era difficile da capire anche senza etilometro. (*) Prima di arrivare in viale Piave l’autista aveva centrato anche dei paletti, ma era talmente ubriaco da non essersene reso conto. Nell’agosto 2001 un’automobile contromano centrò un fuoristrada: un morto e cinque feriti. Anche in quel caso si trattò di un’auto con quattro romeni. La loro Golf provenendo da via Santa Teresa anzichè seguire le frecce che indicavano la direzione obbligatoria tirò dritto andando a sbattere contro un fuoristrada. (a.v.)


IL SECOLO XIX

Uccise donna incinta, nuova condanna

LA CORTE DI CASSAZIONE aveva annullato per motivi tecnici la condanna a due anni per Massimo Soraci, l’automobilista accusato di aver travolto e ucciso una giovane incinta di cinque mesi, Arianna Ciccolella ventottenne.

Il tragico episodio era accaduto il 19 settembre 2003. Ieri nuovo processo e nuova condanna: due anni e sei mesi di pena per l’imputato. Il procedimento, che si è svolto con rito abbreviato davanti al giudice Franca Borzone, non ha cambiato di molto le cose. Soprattutto in considerazione che Soraci può contare sull’indulto grazie al quale la pena detentiva sarà interamente cancellata. A rivolgersi alla Cassazione era stato il pm titolare dell’inchiesta Federico Panichi il quale aveva sostenuto che nel primo processo il calcolo del giudice sulla continuazione dei reati, in parte colposi e in parte dolosi, non era corretta e la Cassazione gli ha dato ragione.
L’ uomo, un imprenditore di 36 anni, dopo l’investimento era scappato senza prestare soccorso. Era imputato quindi di omissione di soccorso, di omicidio e aborto colposo, e guida sotto l’effetto di stupefacenti. L’ imputato, difeso dagli avvocati Camillo Ciurlo ed Emanuele Lamberti, era inoltre accusato di aver provocato ferite anche a Francesco Canu, investito di striscio subito dopo aver travolto Arianna Ciccolella.
La tragedia aveva destato grandissima emozione in città: si è trattato di uno dei più gravi incidenti della strada avvenuti negli ultimi anni a Genova. La giovane donna, moglie di un tecnico dell’Ansaldo, tornava dal lavoro dopo un turno serale in sella al suo scooter. Soraci, al volante della sua Subaru Impreza, l’aveva travolta, sbalzata e uccisa in via Gramsci.
Poi era fuggito urtando un altro motociclista, diventato poi testimone per l’identificazione dell’investitore che alla fine di un inseguimento era stato bloccato dai carabinieri. Le analisi avevano evidenziato che nel sangue di Soraci c’erano residui di alcol e anfetamine: quest’ultime assunte dall’imprenditore per una cura dimagrante.

Soraci sin dalle prime fasi dell’inchiesta ha sempre confermato il suo racconto: «Avevo bevuto soltanto una birra. E nessuno mi aveva mai avvertito della pericolosità di mescolare la cura di anfetamine alla quale mi stavo sottoponendo, perfettamente lecita, con quantità anche piccole di alcol. Fatto sta che io non ricordo assolutamente nulla di quanto è accaduto: mi trovavo in uno stato di completa incoscienza. Questa tragedia mi ha distrutto».
Nel corso del primo procedimento erano state risarcite dalla società assicuratrice dell’ investitore i genitori, il marito e il fratello della vittima che si erano costituiti parte civile.
Elisabetta Vassallo


IL GAZZETTINO

IN BREVE 

SUSEGANA

Guida in stato d’ebbrezza, condannato

Sarebbe stato reduce da una bella sbronza il 41enne macedone Muhedin Usoski, che alle 3 della notte di Natale 2003 fu fermato dalle forze dell’ordine mentre percorreva con la sua Opel Corsa la statale 13. Sottoposto ad alcoltest, Usoski fece registrare al primo esame un valore di 1,77 mg/l (oltre tre volte il limite di legge), mentre il secondo test non riuscì perché l’extracomunitario, secondo l’accusa, non sarebbe nemmeno riuscito a soffiare nell’etilometro. Ieri il Tribunale di Conegliano ha condannato Usoski a 10 giorni di arresto e 500 euro di ammenda (condonati).

Rifiuta l’alcoltest, multato

Fermato in via Lourdes all’una e mezza di notte del 14 gennaio 2005 da una pattuglia, si sarebbe rifiutato di sottoporsi all’alcoltest pur dimostrando tutti i sintomi della guida in stato di ebbrezza. Per tali motivi il 39enne macedone Asan Alioski è stato condannato ieri dal giudice Deli Luca a 30 giorni di arresto e 800 euro di ammenda (pena condonata).


CASTELMASSA

Guida ubriaco, patente ritirata

Aveva un tasso alcolico nel sangue che era triplo rispetto al limite consentito. Per questo motivo un 43enne residente a Ceneselli è stato fermato dai carabinieri del Norm di Castelmassa. L’uomo è risultato positivo all’alcoltest e per questo motivo la sua patente di guida è stata sequestrata.


SUPEREVA NOTIZIE

Vittime del metanolo, primo passo verso un indennizzo (*)

Incontro tra l’Associazione dei familiari e la Segreteria della Presidenza del Consiglio. Città del Vino aveva rappresentato il caso presso le alte cariche dello Stato

A fine gennaio a Palazzo Chigi la segreteria generale presso la Presidenza del Consiglio dei Ministri ha ricevuto l’Associazione delle Vittime del Metanolo, come ha comunicato il presidente Roberto Ferlicca all’Associazione Nazionale Città del Vino. A ventun’anni di distanza dal caso metanolo il governo italiano sta valutando l’ipotesi di riconoscere un “indennizzo” alle vittime e ai familiari delle vittime di uno scandalo che, scoppiato nel 1986, colpì profondamente il mondo del vino italiano. “Le istituzioni – ha dichiarato Ferlicca a Città del Vino – stanno valutando l’ipotesi di un indennizzo da calcolare economicamente e da discutere in Parlamento. Il nostro ottimismo è a metà strada, l’incontro che c’è stato è un fatto significativo, ma non abbiamo ancora la certezza che questa storia ormai ventennale giunga a termine. Sicuramente dopo l’interessamento delle Città del Vino presso le alte cariche dello Stato è tornata l’attenzione su un brutto capitolo che rischiava di essere dimenticato”.
“Non possiamo che esprimere soddisfazione per questo segnale di interessamento che arriva dalle Istituzioni verso un caso così delicato – ha commentato il presidente di Città del Vino, Valentino Valentini -. Dopo l’iniziativa dello scorso anno insieme alla Coldiretti e alla Fondazione Symbola le Città del Vino si erano impegnate a rappresentar

Venerdì, 16 Febbraio 2007
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