Da
"Il Gazzettino" del
14 settembre 2005
IN MANETTE DUE LADRI DI BICICLETTE
L.I.
Rovigo
Stavano letteralmente smontando le biciclette parcheggiate
davanti alla stazione. I due improvvisati ladruncoli sono incappati in una
pattuglia della Stradale di Badia che li ha colti sul fatto. In manette
con l’accusa di furto aggravato sono finiti Loris Ghirardelli, cinquantuno
anni, e Andrea Varolo, trentaquattrenne, entrambi residenti a Guarda Veneta.
I due sono stati associati alla casa di reclusione di via Verdi a disposizione
dell’autorità giudiziaria. Oggi compariranno davanti al giudice per il rito
direttissimo.
Sono le quattro e trenta del mattino quando l’auto
della polizia transita in piazza della Riconoscenza. Gli agenti notano due
individui intenti ad armeggiare tra le biciclette. Alla vista dei poliziotti
i due scappano a gambe levate. Percorrono soltanto un centinaio di metri
prima di essere bloccati. Ghirardelli prova a sfuggire alla cattura. Cerca
di divincolarsi e spintona un agente. Tutto inutile. Ai suoi polsi scattano
le manette per resistenza a pubblico ufficiale.
Non vi sono dubbi sulle intenzioni della coppia.
Ghirardelli e Varolo sono stati beccati con il corpo del reato ancora in
mano. Gli uomini dell’ispettore Andrea Cappellini hanno sequestrato due
cerchi, una sella ed un fanalino con il relativo collegamento elettrico.
In tasca ai due ladruncoli sono stati trovati anche gli arnesi del mestiere.
Gli agenti hanno recuperato una pinza ed una chiave inglese. Se i poliziotti
non fossero intervenuti tempestivamente avrebbero fatto in tempo a smontare
altri pezzi di velocipede.
Da "Il Mattino" del 14 settembre 2005
Per comprensibili motivi di sicurezza, il comandante provinciale
della Polstrada non intende fornire i loro nomi
Per comprensibili motivi di sicurezza, il comandante provinciale della Polstrada,
il vice questore Pio Russo non intende fornire i loro nomi. CosÏ come il
vice questore Salvatore Imparato, il dirigente del Coa (Centro Operativo
Autostradale) di Sala Consilina. Sono stati coraggiosi quegli uomini della
Stradale che non hanno mollato l’Alfa nonostante la folle velocità, oltre
duecento chilometri all’ora. Ma i poliziotti della Stradale protagonisti
del lungo e pericoloso inseguimento da Pontecagnano fino a via Ligea sono
gli stessi che nelle ultime estati hanno dovuto fronteggiare il caos dell’A3
impegnata dai lavori di costruzione della terza corsia. Sono in servizio
nel distaccamento di Eboli, oltre che al Coa di Sala Consilina. Ieri mattina
la prima pattuglia della Polstrada di Eboli si è messa in movimento dopo
la segnalazione del Coa di Sala Consilina. Erano da poco passate le sette
e trenta. La segnalazione alla pattuglia in servizio, una telefonata al
dirigente della Polstrada di Salerno, vice questore Pio Russo. Poi il piano
operativo, fino a via Ligea. Ben sapendo dei rischi che si sarebbero potuti
correre soprattutto dopo che dal Servizio Centrale Operativo della Polizia
(lo Sco) era arrivata la certezza: "Sono quelli di Taormina".
Da "Il Gazzettino" del
14 settembre 2005
SICUREZZA
STRADALE
Partita l’iniziativa promossa dalla Provincia e destinata alle scolaresche
friulane di elementari e medie dopo l’esperienza 2004 con i nuovi patentati
Meno incidenti, appello da chi è rimasto in carrozzella
Prima "puntata" alla Carducci di Udine: a fare da consulenti
e consiglieri dei bambini c’erano esponenti di Polizia, Carabinieri e
Vigili urbani
Irene
Giurovich
Stragi del sabato sera addio? è possibile, se si
incomincia ad inculcare nei giovanissimi le massime fondamentali dell’educazione
civica e stradale. Un percorso per "vivere la sicurezza", come
si intitola il progetto promosso dagli assessorati provinciali alla Cultura
e ai Trasporti, il cui start ufficiale ha coinvolto i bambini della scuola
elementare Carducci, in viale Tricesimo, alla presenza dei rappresentanti
di Palazzo Belgrado e delle Forze dell’ordine (comandante Polstrada, Giuseppe
Stornello; comandante dei Carabinieri del Comando provinciale di Udine,
Carlo Gerosa; comandante della polizia comunale, Giovanni Colloredo).
Un atto simbolico quello compiuto dai disabili costretti in carrozzina
a causa degli incidenti: a loro, appartenenti fra l’altro all’associazione
sportiva disabili "Basket e non solo", il compito di accompagnare
sulle strisce pedonali i baby discepoli che dovranno imparare le regole
auree della sicurezza stradale a partire dai rudimenti. Sconfiggere lo
’stragismo’ su strada, dunque, attraverso lezioni pratiche, ma anche incontri
formativi, durante i quali saranno proprio le vittime finite in carrozzina
a salire sulla cattedra e a indicare l’autodifesa, rappresenta il must
dell’amministrazione provinciale, reduce da ammaestramenti mirati, lo
scorso anno, agli studenti delle superiori e ai neopatentati. Nella ruota
dell’educazione per la vita finiranno le elementari e le medie sparse
sul territorio. Durante la première sono stati distribuiti slogan specifici
e messaggi di prevenzione, come ad esempio "In bicicletta devi indossare
il casco: mettitelo bene in testa", oppure "Dieci secondi per
salvare la vitaallacciati le cinture!".Di fronte alla cruda realtà
ribadita nelle parole dell’assessore alla cultura, Claudio Bardini ("Ci
sta scoppiando fra le mani la bomba degli incidenti stradali"), è
impossibile rinviare la diffusione di una cultura anti-rischio. Non a
caso la scelta di arruolare in questo progetto i disabili, la cui vita
è stata condannata per sempre dagli incidenti, rappresenta un segnale
evidente di monito. La nostra provincia, che detiene il primato regionale
per numero di decessi provocati da scontri - mentre la regione si colloca
terza nella lista italiana - , "ha voluto ampliare il raggio dei
destinatari per incominciare a seminare i codici preventivi in un’età
in cui certi messaggi restano indelebili". Vivere la sicurezza è
partita con tutti i crismi e continuerà, con tanto di manifestazioni nei
piazzali udinesi che coinvolgeranno anche gli automobilisti friulani.
Da "Il Mattino" del 14 settembre
2005
Due bambini in lacrime nell’inferno di
fuoco
PETRONILLA CARILLO
Quando nel parcheggio del Baia i poliziotti
invitano la giovane rumena Djuka Dimitrijevjc (19 anni) a scendere dall’auto
lei ha tra le braccia soltanto il bimbo di un anno. "Non li conosco, non
so chi siano", dice in un italiano stentato. La ragazza viene cosÏ soccorsa
ma, proprio mentre gli uomini in divisa cercano di allontanarla e di calmare
il suo piccino, dall’abitacolo dell’Alfa si sente una altro bimbo che
piange. Anzi, una bimba. Anche lei scura di pelle e con grandi occhi neri.
Gli agenti aprono lo sportello della potente auto color amaranto e trovano,
rannicchiata tra i due sedili, una piccina in lacrime. Ha soltanto due
anni. è terrorizzata, come il suo fratellino: era seduta accanto alla
mamma quando è iniziata la folle corsa giù per il viadotto Gatto. Ma,
quando ha sentito i colpi di pistola, ha preferito nascondersi. è stata
una scena da film quella che ieri ha portato all’arresto dei tre slavi
coinvolti, secondo gli inquirenti, nell’omicidio dell’imprenditore siciliano
Pancrazio Muscolino. Tra i tre fermati a Salerno, secondo fonti investigative,
ci sarebbe anche il presunto killer dell’imprenditore siciliano. Sarebbe
stato individuato, secondo anche il racconto fatto dai suoi complici,
in Zeljko Dimitrijevic di 21 anni. La caccia alla banda di extracomunitari
inizia intorno alle 7.15 di ieri sulla Salerno-Reggio Calabria. Allo svincolo
di Lauria una pattuglia della polstrada individua una Bmw di colore nero:
è una delle auto segnalate dalla Procura di Siracusa, ricercata per l’omicidio
di Giardini Naxos. A bordo dell’auto, ci sono dei nomadi. Parte la segnalazione
alle altre centrali della stradale. La notizia viene subito trasmessa
via radio a Sala Consilina che allerta anche le sue pattuglie. Ma, durante
l’inseguimento, la Bmw fa perdere le proprie tracce. I poliziotti, però,
individuano un’altra auto sospetta: un’Alfa 164 di colore amaranto. Inizia
l’inseguimento sull’autostrada. Una volta superata l’area di sosta di
Pontecagnano, gli agenti intimano l’alta. Ma il conducente non si ferma
e inizia la sua folle corsa: prende lo svincolo di Fratte, percorre la
tangenziale, arriva sul viadotto Gatto. Qui, intorno alle 8.15, trova
una fila interminabile di tir in attesa di imbarco. Bogda Bogadnovic,
34 anni, alla guida dell’Alfa, non ci pensa su più di tanto: preme il
piede sull’acceleratore, supera i 200 chilometri orari, e si dirige verso
il porto, contromano. Dietro di lui, due pattuglie della stradale. Una
volta giunti a via Ligea, Bogdanoc si dirige verso il parcheggio della
Baia, pensando forse di trovare una via di uscita. Ma si ritrova davanti
soltanto le cabine del lido e la scogliera. Intanto i poliziotti sparano
alcuni colpi di pistola in aria, a scopo intimidatorio. Ma non basta ciò
a spaventare i due uomini. Insieme a Bogdanoc, vi è un altro slavo di
21 anni, Zeljko Dimitrivjc. Trovandosi in un vicolo cieco, i due nomadi
escono dall’abitacolo dell’auto e alzano le mani. Sembra quasi che vogliano
arrendersi. Ma la loro è soltanto un modo per carpire la fiducia delle
divise. Non appena i poliziotti tentano di avvicinarsi, i due si lanciano
uno sguardo di intesa e corrono via verso il mare. Dietro di loro gli
agenti della polizia. L’inseguimento a piedi dura poco. I due nomadi scavalcano
il muro con grande agilità, attraversano la prima scogliera, poi la spiaggia
libera, infine arrivano al lido Baia. Scatta l’allarme. Il porto viene
blindato e partono i controlli con fumogeni e cani poliziotti. Ma le ricerche
proseguono anche in mare. Intanto nel corso della mattinata si dissolve
anche il giallo della Bmw: la stessa auto, con a bordo i cinque nomadi,
è stata fermata nei pressi dello svincolo di Barberino di Mugello, sulla
A1. E le incertezze degli inquirenti sulla possibilità che si trattasse
della stessa banda che aveva ammazzato la notte prima Pancrazio Muscolino,
svaniscono. Mentre proseguono le ricerche in mare, alla caserma Pisacane
la giovane donna viene interrogata ma non convince gli inquirenti che
l’arrestano con l’accusa di concorso in omicidio e rapina e la conducono
con i due bimbi nel carcere di Bellizzi Irpino.
Da "Il Gazzettino" del
14 settembre 2005
Il Veneto fa squadra per aumentare la sicurezza
Giuseppe
Tedesco
Venezia
Il Veneto fa squadra per aumentare la sicurezza
sulle strade e mettere un freno al dilagare degli incidenti che spesso
si trasformano in vere e proprie stragi. I 18.005 sinistri registrati
lungo le strade del Veneto nel 2003 (ultimo anno per il quale sono disponibili
statistiche attendibili) con i 686 morti, quasi due al giorno, e i 25.330
feriti, 69 al giorno, che hanno causato sono lÏ a testimoniare una situazione
alla quale bisogna reagire. Questo il significato dell’Osservatorio regionale
sulla sicurezza stradale che l’assessore veneto alle politiche della mobilità
Renato Chisso ha insediato ieri a palazzo Balbi affidandone la direzione
del comitato permanente ristretto al procuratore capo di Treviso, Antonio
Fojadelli, da tempo in prima linea sul fronte della prevenzione e della
repressione di comportamenti scriteriati al volante.
"Si tratta di un organismo voluto dalla giunta Galan
e attivato con una delibera dello scorso dicembre - ha ricordato l’assessore
- con il quale vogliamo rendere più efficaci gli interventi in questo
settore, coordinando e mettendo in sinergia le lodevoli iniziative sulla
sicurezza della circolazione attivate nel territorio regionale da enti
e organismi di vario genere, compresi titolari e gestori delle infrastrutture,
organismi di controllo della circolazione, associazioni con specifiche
finalità". "In questo settore - ha fatto presente l’assessore - come Regione
abbiamo operato sia con azioni per migliorare le infrastrutture ed eliminare
i cosiddetti "punti neri", sia con iniziative di educazione
e comunicazione volte a promuovere un comportamento più corretto da parte
degli utenti della strada. Abbiamo inoltre promosso l’avvio di un Centro
di monitoraggio, momento di raccolta e coordinamento dei dati nel campo
della sicurezza stradale. Interventi nella medesima direzione sono stati
portati avanti anche a livello provinciale e locale, mentre altre azioni
sono state realizzate in attuazione del Piano nazionale di sicurezza stradale".
Insomma, l’obiettivo è quello di mettere in rete
tutte le esperienze per dare maggiore efficacia ai singoli provvedimenti
siano essi di educazione, di prevenzione, di repressione. "La Regione
ha dimostrato sensibilità politica su un fenomeno preoccupante che condiziona
la nostra vita quotidiana - ha osservato il procuratore Fojadelli - Il
coordinamento di tanti sforzi non potrà che potenziarne l’efficacia perchè
l’Osservatorio non si limiterà a osservare, ma vorrà agire per dare elementi
di conoscenza. Ci vorrà tempo e fatica, ma l’adesione al progetto è totale:
ognuno ha un’esperienza, mettiamole assieme e ne uscirà qualcosa di propositivo,
non solo dati statistici". "Certo - ha concluso Fojadelli nell’auspicare
tempi di lavoro sufficientemente veloci - si partirà dai dati, che dovranno
essere certi, credibili, omogenei per arrivare poi a una fase propositiva
in termini di educazione, di azioni concrete, di riscoperta e potenziamento
dei mezzi repressivi". Insomma, sarà una battaglia culturale e di civiltà.
L’Osservatorio è presieduto dallo stesso assessore
regionale alle politiche della mobilità o da un suo delegato. Ne fanno
parte come esperti il procuratore Antonio Fojadelli, il presidente dell’Aci
Triveneto Maurizio Paveggio e il direttore del Corriere del Veneto, Ugo
Savoia. Ne sono designati come componenti Mario Piovesan (per l’Unione
regionale delle Province del Veneto), Claudio Melotti (per l’Anci Veneto),
Cesare Salice (per l’Anas), Angelo Matassi (per società autostrada Venezia
Padova), Riccardo Riccardi (per società Autovie Venete), Eduardo Angelozzi
(per società autostrade per l’Italia), Alberto Brentegani (per la società
autostrada Brescia-Padova), Donatella Bruno (per Veneto Strade), Ettore
Ravazzolo (ViAbilità spa), Ronca Gianni Guido (compartimento della Polizia
stradale), Andrea Gallo (Uffici della Polizia municipale dei Comuni della
regione), Pierina Guerra (Associazione Manuela - vittime della strada),
Carmelo Trotta (dell’Ufficio Mctc per il Veneto)e un rappresentante del
Comando Regione Carabinieri.
Da "Il Gazzettino" del
14 settembre 2005
POLSTRADA
Arrestato
un operaio albanese residente ad Abano.
La sua
Bmw fermata per un controllo lungo la A4 fra i caselli di Vicenza Ovest
ed Est
Sotto il sedile un chilo di eroina in sasso
m.a.
Ha negato l’evidenza. Ma nonostante tutta la sua
buona volontà non è riuscito a persuadere gli agenti della Polstrada di
Vicenza che l’hanno arrestato per detenzione di sostanze stupefacenti
a fini di spaccio.
Sotto il sedile del passeggero erano nascosti due
pani di eroina purissima in sasso, ognuno del peso di mezzo chilo: una
volta tagliata la droga sul mercato al dettaglio avrebbe avuto un valore
di oltre cinquantamila euro.
"Vi giuro che non ne so niente. Qualcuno mi ha voluto
fare un brutto, bruttissimo scherzo. Non ho mai visto quella roba. Mi
dovete credere". è la difesa debolissima di Gentjan Hoxha, albanese di
27 anni, con regolare permesso di soggiorno, residente con madre e fratello
ad Abano Terme.
Sono e 22.30 di domenica quando la sua auto, una
Bmw 318, immatricolata nel ’95, viene fermata lungo l’A4 fra i caselli
di Vicenza Ovest ed Est in direzione Venezia, proveniente da Ospitaletto,
nel bresciano.
L’operaio extracomunitario afferma di essere diretto
a casa dopo aver trascorso la serata con alcuni amici vicino a Brescia,
dei quali però non ricorda il nome: oltre alla macchina, di cui risulta
intestatario, la polizia gli sequestra anche due cellulari dai quali si
spera ricavare elementi utili all’indagine in corso."Un normalissimo controllo
- spiega il comandante Antonio Macagnino - nel corso del quale certo non
pensavamo di trovare una quantità cosÏ considerevole di stupefacente e
per di più eroina. Segno che, sussiste ancora una discreta domanda di
questo tipo di droga, ormai surclassata da hashish, coca e pasticche".
In Italia dal 2003 e dipendente di un’azienda di
infissi in legno di Mestrino, Hoxha ha alcuni precedenti per furto. Dalla
perquisizione domiciliare, effettuata in collaborazione con la squadra
mobile di Padova, non sono emersi elementi che possano aggravare la sua
posizione.
Da "Il Messaggero" del 14 settembre
2005
E il Museo delle auto della Polizia si
trasforma in discoteca.
Sabato sera "Musica per la legalità"
Per la terza edizione della "Notte bianca" che si
svolgerà sabato, anche quest’anno la Polizia di Stato parteciperà tenendo
aperto il Museo delle auto, in via dell’Arcadia 20 (fiera di Roma). In
particolare quest’anno, l’idea è di organizzare una serata dal titolo
"Musica per la Legalità" nella nuova ala del museo, che verrà per l’occasione
inaugurata, dove i ragazzi ballando sulle note del DJ Stefano Capasso
potranno seguire un percorso di legalità sulla sicurezza stradale e sui
rischi derivanti dall’uso e dall’abuso di sostanze alcoliche e stupefacenti-
"Pillole di sicurezza e di legalità".
L’ingresso previsto per le ore 20.00, è gratuito e verranno distribuiti
per l’intera notte oltre a bevande analcoliche, anche gadget della Polizia
di Stato e volantini. Durante la serata si potrà anche assistere a spettacolari
esibizioni delle unità cinofile ed incontrare personaggi dello spettacolo.
Da "Il Mattino" del 14 settembre
2005
Coppia di spacciatori catturata sull’A1
Tentativo di fuga in A1 per una coppia
di spacciatori di Sulmona. Stavano ritornando a casa, quando all’altezza
della barriera autostradale di Napoli Nord, nel territorio di Marcianise,
sono stati intercettati da una pattuglia della Polstrada. Gli agenti hanno
intimato l’alt. La Ford Fiesta, ha, invece, aumentato bruscamente la velocità,
tentando la fuga. Ha avuto cosÏ seguito un inseguimento, che si concludeva
con l’arresto dei due individui. Si tratta di Giovanni Pagliari, di venticinque
anni, e di Rosalba Ruscitti, di ventisette anni. Nell’auto sono state
rinvenute quindici bustine di eroina, mentre altre sedici dosi di cocaina
erano nascoste nel reggiseno della ragazza.
Da "Corriere Romagna" del 14
settembre 2005
In sei mesi preso due volte con la patente
senegalese falsa
FORLI’
In sei mesi è stato sorpreso due volte
alla guida dell’auto con una patente falsa. Un senegalese è stato denunciato
per ricettazione e falso dalla Polizia Stradale di Rocca San Casciano.
Gli agenti hanno bloccato l’extracomunitario sulla Cervese mentre era
a bordo di una Fiat Punto. Lo straniero, 32 anni, in regola col permesso
di soggiorno, è residente a Lido di Savio in viale Romagna e lavora a
ForlÏ. Da un controllo più approfondito i poliziotti hanno scoperto che
la patente senegalese era falsa. Poi si è accertato che sei mesi fa il
senegalese era stato beccato sempre alla guida con un documento fasullo
del suo Paese d’origine.
Da "Corriere Romagna" del 14
settembre 2005
Sloveno beccato in area di servizio
col passaporto contraffatto
smt
SAVIGNANO
Passaporto falso in mano: arrestato
un cittadino sloveno.Gli agenti della polizia stradale (sottosezione autostradale),
durante un normale controllo notturno, lo ha hanno identificato ieri notte.
L’uomo, 45enne nativo di Sarajevo, aveva trascorso la notte in un aurea
di servizio, Rubicone Ovest, a Savignano. Bloccato dagli agenti perchè
dalle movenze sospette, l’uomo è emerso irregolare a tutti gli effetti.
Ma sopratutto, alla presentazione del documento richiesto, la polstrada
si è subita resa conto che il documento era palesemente contraffatto.
Scattato l’arrestato per lo sloveno.
Da "L’Arena" del 14 settembre
2005
Operazione
della polstrada di Verona sud sulla Serenissima.
La droga era probabilmente destinata al mercato scaligero
Cocaina e hashish sotto i sedili
dell’auto
Sequestrati oltre un chilo di
stupefacente e 760 euro in contanti, due uomini arrestati
r.v.
La droga viaggia sotto i sedili dell’auto. La scoperta
è stata fatta dagli agenti della Polstrada di Verona sud: due persone
sono finite in carcere. Teatro dei fatti la carreggiata est dell’autostrada
Serenissima, nel tratto che attraversa il comune di Sommacampagna. Ieri
mattina, poco prima delle 4, due poliziotti in servizio di pattuglia hanno
proceduto a un controllo di una Renault Scenic con due uomini.
Al volante c’era Choraf Mouhamadi, 28 anni, di origini marocchine ma residente
nel Comasco; il passeggero era invece Abderrahman Moutik, 34 anni, anche
lui di origini marocchine ma residente in provincia di Varese.
Durante il controllo i due hanno manifestato insofferenza verso l’operato
degli agenti che hanno perciò deciso di procedere a un controllo più accurato
dell’abitacolo e delle due persone. Durante la perquisizione hanno ritrovato,
sotto il sedile posteriore sinistro, due mattonelle di hashish pressato
del peso di un chilo ciascuna. Inoltre, in un involucro di cellophane,
c’erano altri quattordici grammi di cocaina. Entrambi gli stupefacenti
sono stati avviati al laboratorio di analisi della polizia. Sotto il sedile
del conducente c’erano anche 760 euro che gli agenti ritengono provento
di spaccio e che pertanto sono stati sequestrati.
I due sono stati arrestati su disposizione del sostituto procuratore di
turno, Giovanni Benelli, con l’accusa di detenzione ai fini di spaccio
di sostanza stupefacente. L’auto, invece, è stata posta sotto sequestro
alla Lepanto in attesa delle eventuali disposizioni della magistratura.
Gli agenti del sostituto commissario Antonio Di Ruzza stanno ora cercando
di ricostruire il percorso compiuto dall’auto per accertare anche la provenienza
dello stupefacente. Non è escluso che la droga fosse diretta nel Veronese.
Considerata la quantità è possibile che fosse destinata al mercato al
dettaglio.
Nei prossimi giorni i due arrestati, alla presenza dei rispettivi legali,
compariranno davanti al giudice per le indagini preliminari per l’interrogatorio
di garanzia.
Da "Il giornale di Vicenza" del
14 settembre 2005
Gestione rifiuti.
La presidente della Provincia a palazzo Negri
Dal Lago in procura
Salvarani: "Solo una
visita istituzionale" La prof.: "Un incontro dopo le vacanze"
All’indomani della
"visita" della polstrada negli uffici di palazzo Nievo, la "lady di ferro"
è andata dal capo degli inquirenti
di Ivano Tolettini
Né indagata, né testimone, solo ambasciatrice di cortesia. LunedÏ erano
stati gli inquirenti a presentarsi nei suoi uffici di presidente della
Provincia per acquisire documenti nell’ambito dell’inchiesta sulla gestione
dei rifiuti che va avanti da oltre sei mesi. Ieri Manuela Dal Lago ha
sfoderato la diplomazia.
Come le aveva insegnato il grande papà manager-avvocato che da presidente
della Lanerossi si recava presto in ufficio, sa che il mattino ha l’oro
in bocca. CosÏ, memore di quel monito, poco dopo le 9 si è recata dal
procuratore Ivano Nelson Salvarani per un colloquio.
Dunque, da un palazzo all’altro. Da quello della politica provinciale,
Nievo di contrà Gazzolle, a quello sede della procura che amministra la
fase investigativa, Negri in corso Palladio. Trecento metri, quattrocento
passi, che la lady di ferro della politica locale ha deciso di percorrere
presto per raggiungere il capo degli inquirenti.
Era un incontro atteso? Qualcuno, vedendola
salire le scale verso l’ala del palazzo dove lavora il consigliere Salvarani
e pensando alla verifica della polstrada di Verona Sud del giorno precedente,
ha messo i due fatti in relazione. Inevitabile.
Ma la presidente era da sola, nel senso che non era accompagnata da alcun
legale, e la titolare dell’inchiesta è il sostituto procuratore Angela
Barbaglio, che ha l’ufficio in un’altra zona di palazzo Negri.
Dunque, che cosa mai era andata a fare la presidente leghista? "Un semplice
incontro di tipo istituzionale, non c’è alcuna attinenza con l’inchiesta",
ha tagliato corto il procuratore Salvarani, dribblando elegantemente il
cronista e fiondandosi verso gli uffici della sezione dei carabinieri.
Ieri, però, nei palazzi della politica cittadina non si parlava d’altro
che della "visita" dei poliziotti in provincia per acquisire tutte le
delibere di Giunta in materia ambientale dal ’98 in poi, oltre a documenti
e quant’altro possa servire per valutare l’orientamento dei vertici provinciali
nei rapporti col personale.
"Da questa vicenda - ha detto l’altro giorno la prof. Dal Lago, professando
umiltà - abbiamo la possibilità di imparare qualcosa per lavorare in futuro
meglio. Siamo pronti ad accettare i consigli".
Del resto, che l’inchiesta sulla gestione dei rifiuti stia mettendo in
luce una realtà che era di apparente anarchia per mancanza di controlli,
lo dicono i numeri.
Più di cento imprenditori, piccoli e grandi, indagati. Qualche amministrazione
locale, come il Comune di Montecchio Maggiore col suo sindaco Maurizio
Scalabrin, finita sotto la lente d’ingrandimento.
Una situazione di irregolarità piccole e grandi che ha visto l’arresto
a fine luglio del capo della squadra antinquinamento Sergio Fanton e di
tre complici perché incamerava i soldi delle consulenze dalle ditte che
avrebbe dovuto verificare.
Nell’ambiente si sapeva qual era l’andazzo e che i controlli di competenza
della Provincia, attraverso i suoi organi tecnici, erano ridotti al limite
o addomesticati. E poi anche in caso di sanzioni, ci sarebbe stata la
commissione che le declassava o le mandava in archivio. Non era un caso
se le imprese che si occupano di rifiuti in regime di contabilità semplificata
crescevano come funghi nel Vicentino rispetto a Padova o Verona, per non
dire di Treviso.
A questo proposito i poliziotti del sostituto commissario Antonio di Ruzza
hanno passato al setaccio quasi 500 contravvenzioni per fare il quadro
di una situazione compromessa. Per qualcuno un quadro al collasso, rispetto
a quello che avviene in altre parti del Veneto, dove pur non essendo dei
draghi, le verifiche sono eseguite in maniera continua. Nel Vicentino,
fino a marzo, nell’ambiente c’era grande tranquillità.
"è stata una visita di cortesia dopo le vacanze estive", ha chiosato più
tardi l’abile Dal Lago glissando sul reale contenuto del colloquio.
Lei e il procuratore si sono parlati per quasi un’ora. Solo per farsi
gli auguri e ammirare, poiché l’ufficio di Salvarani ha la vista sul giardino
del tempio di Santa Corona, la bella giornata settembrina? O magari la
Dal Lago si è lamentata che i cronisti, e di conseguenza la collettività,
sanno troppe cose sui palazzi della provincia e i rifiuti?
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