(ASAPS) BRUXELLES (BELGIO), 28 febbraio 2007 – 149 morti
in autostrada, in Belgio, nel 2006: si tratta, per il giornalista belga Frédéric
Soumois, che ha curato la ricerca, di una situazione assolutamente allarmante,
che mette in crisi il raggiungimento degli obiettivi fissati in materia di
sicurezza stradale dagli Stati Generali nel 2002. Che il Belgio non brilli, in
termini di sicurezza stradale, lo sanno tutti, in Europa, tanto che a livello
di statistica è stabile accanto all’Italia. Nei giorni scorsi, la commissione
delle Infrastrutture ha sentito molte persone – in una sorta di gran giurì –
per cercare di capire dove si è sbagliato. Si è parlato di riforma del codice
della strada, di super multe da pagare subito (pena il sequestro del veicolo),
di moltissime altre novità, molte delle quali – come le postazioni radar alla
francese – già in funzione. Eppure i dati della sinistrosità non vanno affatto
bene e sembra ormai lontana la possibilità di cogliere l’obbiettivo di
dimezzare la mortalità stradale entro il 2010. Dal canto loro, la polizia
federale e quelle locali hanno riferito che tra il 2002 ed il 2006 il numero
dei controlli sono aumentati: i controlli tecnici sui veicoli sono aumentati
del 14%, mentre i servizi con auto civetta sono lievitati del 19%. +11% in
termini di controlli di velocità, mentre ancora più incisivo sembra essere
l’impegno sul fonte della guida in stato di ebbrezza: +86% per l’alcol, mentre
le verifiche sull’uso di droghe è cresciuto del +227%. Notevole anche l’impegno
sul fronte dei trasporti con una crescita del 76% in materia di trasporto
pesante. Ma allora, cos’è che non funziona? Perché 20 morti in più, in
autostrada, rispetto al 2004? La crescita sembra inarrestabile e non tocca
soltanto la mortalità: è il fenomeno complessivo a crescere, come dimostra
l’aumento anche dei feriti (825 nel 2006, |
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