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Rassegna stampa Alcol e guida del 27 febbraio 2007

A cura di Roberto Argenta e Alessandro Sbarbada

 

CORRIERE ADRIATICO

Una mamma racconta il suo dramma: Viviamo in una società che detta modelli e tempi sbagliati, lo Stato deve dare e avere regole

“Ho perso i figli in due incidenti. Mi ha aiutato la fede”

PORTO SANT’ELPIDIO - A ricordare i loro sorrisi restano due foto appoggiate sul mobile all’ingresso della casa. Francesco e Maria Chiara, fratello e sorella, uniti da un unico tragico destino. Sono trascorsi quasi 14 anni da quando sono morti, a distanza di cinque mesi l’uno dall’altra. Colpa di due incidenti stradali con dinamiche e in luoghi diversi. Da allora, per i genitori la vita non è più stata la stessa. E’ dura perdere un figlio, due poi. “Un dolore che non si può descrivere a parole - dice la loro mamma, che vive a Porto Sant’Elpidio - che senti addosso ogni mattina che apri gli occhi. Il tempo aiuta, lenisce. Ma non è che il dolore passa. No, impari a conviverci, tutto qua”. Era l’agosto del 1993, Francesco aveva 18 anni, lavoro d’estate, libri d’inverno, fidanzatina. Era in auto con gli amici sul lungomare di Porto Sant’Elpidio, sono finiti fuori strada, carambola e zac, la sua vita che è volata via per sempre. Cinque mesi dopo, gennaio 1994, Maria Chiara aveva 23 anni. Andava dal fidanzato, a Fabriano, era un sabato pomeriggio. Un’auto ha invaso la sua corsia, schianto. E’ morta sul colpo. “All’inizio provavo rabbia, ero accecata, stordita - racconta la mamma -. Com’è possibile? Prima Francesco e poi Chiara? Perché è capitato a me? Poi andando avanti capisci che l’unica cosa che puoi fare è sforzarti ad entrare in questi misteri, penetrarli, capirli. E la fede aiuta, è l’unica ancora di salvezza. Nel mio caso c’è anche che io e mio marito siamo una coppia molto unita, ci siamo sostenuti e fatto forza a vicenda”. Ogni vita è una storia a sé così come ogni morte. Specie se riguarda un figlio. C’è un sentimento che è uguale per tutti, però: il dolore. “Ogni volta che sento in televisione delle stragi del sabato sera mi tornano alla mente i ricordi, sto male, penso ai genitori di questi ragazzi, che magari come me hanno visto uscire sereni i loro figli, ciao mamma non rientro tardi non preoccuparti, e poi si trovano a dover affrontare la tragedia, il lutto. Assistere alla morte dei figlio è qualcosa di innaturale. Ti chiedi se potevi fare qualcosa per evitarla, se avessi detto no, non andare, non uscire stasera, magari adesso era ancora qui. La mancanza di un figlio, della quotidianità, è atroce, insopportabile. Sia io che mio marito abbiamo sempre vissuto per loro e creduto nel valore della famiglia. I miei ragazzi non sono morti in una strage del sabato sera, le circostanze erano diverse. Ma la loro fine mi ha portato ad interrogarmi su quello che accade sulle strade, ai nostri giovani, nei fine settimana”. Qui scatta l’indignazione. “Lo Stato è come un capofamiglia, deve dare e avere delle regole. I locali, ad esempio, non è possibile che costringano i nostri ragazzi ad uscire di notte, rientrare a casa all’alba. I giovani, per colpa di una società che detta regole e tempi sbagliati, si perdono tanta parte di vita. E i genitori che possono fare? Niente, se non restare svegli fino a quando non vedono i figli rientrare a casa. Solo allora si riesce a chiudere un occhio. Possibile che non ci si renda conto che siamo di fronte ad abitudini sbagliate, che lo Stato non possa fare niente per obbligare la chiusura dei locali ad una certa ora della notte, per proibire gli alcolici, per evitare che ai giovani sia consentito girare con auto di grossa cilindrata? Certo, non è detto che in questo modo si evitino gli incidenti, basta guardare quello che è accaduto ai miei figli, sulla strada si può morire a qualsiasi ora. Però la vita dei giovani è sacra e credo ci debba essere da parte di tutti maggiore rispetto e più regole. Quanto a noi genitori, poco possiamo fare se non parlare coi nostri figli, saper dire qualche no in più, insegnare ai ragazzi a sentirsi gratificati per le piccole cose che sono quelle più importanti. Non servono gli eccessi, le sensazioni forti. I giovani debbono avere speranza, recuperare il senso della vita. Che è e resta bella, nonostante tutto”.
LOLITA FALCONI


CORRIERE DELLA SERA

27-02-2007

Stragi del sabato, l’ultima battaglia: stop agli open-bar ...

Campagna di famiglie e Polizia: basta locali dove paghi uno e bevi a oltranza. Ferrero: «Vietiamo gli spot dell’alcol»... Puoi bere gratis almeno una volta pagando il solo biglietto d’ingresso. Oppure puoi bere quello che vuoi a costo fisso. O magari paghi uno e bevi tre. O ancora: puoi pagare un forfait e bere quanto vuoi. Che tutto questo si chiami «open-bar» o In un altro modo poco importa. «Sono tre formule diverse che producono lo stesso risultato, cioè promuovere il consumo di alcolici», taglia corto Roberto Rocchi, ispettore capo della polizia stradale di Reggio Emilia e consigliere nazionale dell’Asaps, Associazione amici della polstrada.
«La moda e la diffusione dei cosiddetti open-bar - rivela Ronchi - riguarda l’intero territorio nazionale. A dire che sono decine certo non si commettono errori ma un conteggio vero e proprio è impossibile anche perché spesso quelle formulette pro-alcol sono legate all’evento di una singola serata e quando a noi arrivano le segnalazioni è già tardi. Ci risulta che le regioni con più open-bar siano Emilia, Veneto, una parte della Lombardia e, in misura minore, anche il Piemonte». Dopo le stragi dello scorso fine settimana lungo le rotte del sabato sera, è guerra al bere facile. L’ennesima per il movimento che raccoglie i familiari delle vittime e che parla di «una Nassiriya ogni giorno, nella totale insensibilità delle massime figure politiche». La richiesta al ministro del dei Trasporti Bianchi è chiara: «Chiediamo l’impiego dell’esercito per controlli immediati» sulle strade d’Italia. Il ministro alla Solidarietà sociale, Paolo Ferrero, ieri ha proposto di «bloccare le pubblicità dell’alcol».
Di fronte ai due incidenti del Salento e del Riminese costati la vita a nove ragazzi fra i 17 e i 30 anni e di fronte ai 38 morti contati sulle strade Italiane fra venerdì sera e l’alba di domenica, Ferrero chiede di «smetterla con l’ipocrisia», con messaggi televisivi «in cui il piacere e il divertimento vengono assodati all’utilizzo delle sostanze alcoliche». E anticipa: «È necessario modificare la normativa al fine di proibire le pubblicità dirette che invitano ad assumere alcool, esattamente come facciamo con le sigarette. Su questo nelle prossime settimane presenteremo un disegno di legge». Il deputato Udc Carlo Giovanardi ha fatto un passo in più: «Ho proposto al ministro degli Interni un sabato notte senza auto, proprio come si fa con le domenica ecologiche. Non dico che sia la soluzione, ma è per dare un segnale. Per svegliarsi una domenica mattina senza morti da contare. E poi voglio che qualcuno ml spieghi se producono più morti le polveri sottili o le stragi del sabato sera...». L’idea di uno stop al traffico piace alla Santanché (An) che nella scorsa legislatura era stata fra le promotrici della chiusura anticipata delle discoteche, una legge poi bocciata: «La mia più cocente delusione politica».
L’Osservatorio Codici non soltanto condivide il sabato notte senza auto ma vorrebbe che il governo prevedesse lo stop almeno per un sabato al mese. E poi c’è chi spera in più controlli di polizia, chi invita a tenere più corsi di educazione stradale nelle scuole e chi vorrebbe (contro gli open-bar) l’applicazione rigorosa di una vecchia legge che obbliga allo scontrino anche in caso di omaggio. «Uno vuole bere? Benissimo - dice Giordano Biserni, presidente Asaps -. Quello che non ci sta bene è che condanni a morte degli innocenti, spesso anche se stesso».


LA NAZIONE - IL GIORNO - IL RESTO DEL CARLINO

27-02-2007

«Basta con le stragi, sabato sera senz’auto» ...

L’idea di Giovanardi: «Anche i genitori ci aiutino». Protesta. Santanché: «sit in a Montecitorio». Ferrero: «L’alcol va proibito»... Alcol, droghe, musica, sonno, motori potenti e un po’ di quell’incoscienza giovanile che alimenta il senso dell’immortalità. E’ un mix terribile quello che uccide ogni anno sulle strade oltre 1600 ragazzi tra i 16 e 1 29 anni, servito da lobby potenti - più volte denunciate dalle pagine di questo giornale - che non arretrano di un passo pur sapendo di essere causa diretta o indiretta delle stragi del sabato sera.
Ora basta. Carlo Giovanardi, ex ministro dell’Udc propone uno «stop al traffico per una notte dalle 22 sabato alle otto della domenica». «Chiedo una risposta a questa proposta dal ministro degli Interni - conclude Giovanardi - l’appoggio di tutte le associazioni dei genitori, degli amici della Polizia stradale, dai Parenti delle vittime della strada, che in tutti questi anni hanno visto con angoscia frustrati i loro tentativi di avere qualche segnale positivo da parte delle istituzioni a sostegno della loro battaglia». «Non solo lo stop al traffico per una notte del sabato sera, ma anche una veglia davanti alla Camera dei familiari delle giovani vittime per richiamare il Parlamento su queste stragi». E’ quanto afferma Daniela Santanché (An) che nella scorsa legislatura aveva firmato assieme a Carlo Giovanardi una legge per la chiusura anticipata delle discoteche. Anche il Codici «condivide» la proposta dell’ex ministro Giovanardi e rilancia, chiedendo al governo di «emanare un provvedimento che, per un sabato al mese, preveda il blocco delle auto di notte».
«Stop alla pubblicità dell’alcol come per quella delle sigarette è la proposta del ministro per la Solidarietà sociale, Paolo Ferrero -. Dobbiamo smetterla con l’ipocrisia. La prevenzione dei comportamenti a rischio sarà il punto centrale del piano di intervento triennale che stiamo costruendo insieme con le Regioni». «Gli incidenti stradali ci sono perché c’è troppo traffico, ma anche c’è molta disattenzione e troppa insicurezza sulle strade - commenta il ministro delle Infrastrutture Antonio Di Pietro -. «Il governo, le istituzioni, devono lavorare a una migliore educazione stradale, ma anche per rendere le strade più sicure. Ma il problema è più complesso. Perché sulle nostre strade avviene «una Nassirya ogni giorno nella totale insensibilità delle massime figure politiche», come denuncia Giuseppa Cassaniti Mastrojeni presidente dell’Associazione Italiana Familiari e Vittime della Strada che chiede di parlare direttamente al premier Romano Prodi.

Ieri, il dramma è entrato anche nella Cappella Redemptoris Mater in Vaticano. In un passo delle meditazioni offerte alla Curia e al Papa in preparazione della Quaresima, il cardinale Giacomo Biffi ha toccato il tema della morte che tanti giovanardi (*) incontrano tornando dalla discoteca, sottolineando l’impegno dei vescovi emiliani per arginare il fenomeno contro l’insensibilità dei gestori delle sale sordi a ogni sollecitazione.
Autore: Dario C. Nicoli

(*) Nota: un bell’articolo con un bel lapsus.


IL TRENTINO

Carla Mariani Portioli, vicepresidente dell’Associazione vittime della strada. Anche lei ha perso un figlio di 19 anni

«Carcere per chi guida ubriaco e 3 anni senza patente»

ROMA. «E’ ora che ci vergogniamo e che diciamo basta a tutto questo!». Carla Mariani Portioli è la vicepresidente dell’«Associazione europea familiari vittime della strada» e sa cosa significa perdere un figlio in un incidente: «Era il 19 ottobre 1997, aveva 19 anni...fu per un colpo di sonno di chi guidava». E’ da allora che lotta con tutte le sue forze perchè non succeda più.

Ma la Patente a punti non doveva servire a evitare tutto questo?

«Purtroppo non ha dato i risultati sperati perchè non è stata accompagnata da altri cambiamenti, perchè si è avuto paura di fare scelte drastiche che altri Paesi stanno facendo. La patente non è un documento di libertà ma di grande responsabilità, ma questo messaggio ai ragazzi non arriva se poi gli si dice che con due birre sono in regola!».

Lei ha fatto una battaglia contro gli open-bar...

«Certo! 5 euro e bevi quanto vuoi...ma scherziamo! Come sono anni che lotto contro le feste della birra. E’ come se nessuno volesse rendersi conto che il 50% degli incidenti è causato da problemi legati all’alcol e il 25% è dovuto ad alcool passivo ovvero al fatto che un altro conducente aveva bevuto. La realtà è che si dovrebbe raddoppiare il prezzo degli alcolici per renderli meno accessibili e che serve una legge a tolleranza zero per chi guida dopo aver bevuto. Vale a dire: subito il carcere e senza patente per 3 anni! Il resto sono solo palliativi».

 In queste ore vengono annunciate leggi, modifiche, interventi...

«Ora tutti corrono a fare proposte, ma poi non accade mai nulla. Arrivano solo soluzioni tampone di riduzione del danno. Guardi, non vedo l’ora che arrivi il 2010 quando scadrà il termine dettato dall’Unione europea per dimezzare le vittime della strada...forse allora si muoverà qualcosa».

Anche per la chiusura anticipata delle discoteche si è tentato di fare qualcosa...

«Qualche regione, come il Veneto, si sta muovendo in tal senso. E anche in questo caso si tratta di scelte di responsabilità, ma dietro ci sono tali giochi di potere...Così alla fine ci si deve abbandonare alla sola speranza di rivedere il proprio figlio nel suo letto al mattino e che non arrivi mai quella maledetta telefonata».
(m.v.)


CORRIERE ADRIATICO

Nelle comitive facciamo a turno C’è sempre uno che non beve e riporta tutti gli altri a casa Dopo la tragedia qualche giovane ci ripensa, ma le notti ad alta gradazione e velocità sono un’abitudine
“E’ tremendo, non andremo più in discoteca”

PESARO

Chi guida questa sera? Chi non ha bevuto.

La condicio sine qua non dettata dai giovani per mettersi al volante è restare sobri in un sabato sera di festa. Un voto di non alcolismo per una notte.
I ragazzi usano questa strategia salva-vita per evitare di correre rischi sulle strade quando si mettono in macchina, direzione discoteca, dopo qualche bicchiere di troppo.

A chi tocca guidare il sabato sera lo chiamiamo scherzosamente il pirla della festa - racconta Giulia, giovane studentessa neopatentata -. In Germania un’amica ci ha raccontato che loro chiamano Bob quello che deve riportare a casa tutti gli amici e garantire serietà al volante e non l’abbiamo tradotto così. (*)
La dinamica tipo di una serata del week-end dei giovani è questa: vedersi con il gruppo di amici poco più che adolescenti per andare a cena e dare l’incarico agli ’amici d’onore’ che quella sera hanno fatto voto di sobrietà di garantire sicurezza e prudenza nella notte nel tragitto che porta al divertimento. Finita la musica, a loro il compito di fare marcia indietro di primo mattino, fare la rituale tappa-colazione e riaccendere il motore per riportare i passeggeri a casa.
Spesso quando eravamo più piccole ci organizzavamo con i pullman per raggiungere le discoteche della Romagna o il Miù Miù di Marotta perchè quelle strade sono pericolose - raccontano le amiche Tullia e Sara appena uscite dal Liceo Scientifico Marconi di Pesaro -. Ci affidavamo all’autista che era una persona grande che svolgeva il suo lavoro. Adesso che nella compagnia iniziano le prime patenti preferiamo prendere la macchina noi piuttosto che affidarci a chi va veloce o ha bevuto un pò troppo. Ci teniamo alla nostra incolumità e anche i nostri genitori ogni volta che usciamo di casa sono molto preoccupati e ci tengono sulla porta tra le tante raccomandazioni.
Dall’estate non abbiamo saltato un sabato sera in discoteca festeggiando compleanni e altre ricorrenze - dice Marco Pazzaglia, invitato alla festa che si è distrutta nella disgrazia -. Pensi che non ti capiti mai niente ma il pericolo è sempre in agguato, fino a questo dramma al nostro gruppo non era successo nessun incidente stradale perchè chi guidava ci metteva la testa o forse solo perchè siamo stati fortunati.
Per i ragazzi la velocità è una forte tentazione - commenta Elena dell’Isituto Bramante di Pesaro -. Sono i maschi che spingono sull’acceleratore, non capisco come sia possibile ma la velocità li diverte. Nelle serate di festa prepariamo le macchine e i passeggeri già dal pomeriggio e non ci azzardiamo a salire con chi non è nel pieno delle proprie facoltà o va troppo spedito.
Facciamo a turni nelle nostre comitive. Un giorno può fare più brindisi uno e il sabato dopo l’altro - spiega una coppia di amici di Cattolica, Mattia e Luca, studenti dell’Istituto Genga. Rispettiamo i limiti di velocità - continua Luca - anche se credo che certe macchine che arrivano a velocità non consentite dalla legge non dovrebbero essere in commercio, la tentazione c’è e prima o poi la tiri la macchina e vista l’inesperienza non riesci a mantenere il controllo. Le auto di grossa cilindrata i genitori non dovrebbero metterle in mano ai figli che hanno la patente da pochi mesi.
E’ una grande responsabilità quella di portare delle persone in macchina - continua Mattia -. Anche se il guidatore si comporta in maniera responsabile deve stare attento agli altri automobilisti. se uno va ai duecento all’ora e ti si schianta contro sei inerme. Dopo ogni tragedia sulle strade mi rendo sempre più conto che guidare non è uno scherzo per la tua vita e quella degli altri.
C’è anche chi, sconvolto dalle stragi del sabato sera, ha deciso di evitare certe mete. Non vado più neanche alla festa dei cento giorni - dice Giulia, studentessa diciottenne -. Preferisco fare altro perchè adesso ho paura di andare a mettermi in strada di notte. Fino a poco tempo fa andavo in discoteca, anche due volte al mese, ma ad accompagnarmi era mio padre e mi sentivo al sicuro.
Ho perso già parecchi amici negli incidenti stradali, troppe telefonate con la terribile notizia nella notte o di primo mattino mi hanno sconvolto la vita - racconta Gianluca Letizi di vent’anni -. Io e i miei amici abbiamo imparato la lezione pagandola cara. Bisogna usare la testa quando si giuda, non è solo la macchina il problema perchè anche in motorino possono succedere le disgrazie.
VALENTINA ANTONIOLI

(*) Nota: quando mancano modelli di divertimento e di consumo alternativi non bere alcolici viene vissuto come una rinuncia senza significato.


CORRIERE ADRIATICO

Silb provinciale “e’ una questione di educazione”

PESARO - “Sarebbe facile - scrive Sergio Pioggia, presidente provinciale del Silb - in occasione di tragedie come queste abbandonarsi alla ricerca di un capro espiatorio chiamando in causa ancora una volta i locali da ballo come i principali artefici di quanto accaduto. Questa tragedia altro non è invece che l’amara testimonianza che la sicurezza stradale è soprattutto un problema culturale. La famiglia e l’istruzione hanno la responsabilità maggiore nel promuovere la cultura della sicurezza e della prevenzione. Non si può essere ipocriti su questo: la prevenzione comincia fin dai banchi di scuola, serve un’ora obbligatoria alla settimana dedicata alla sicurezza stradale; inoltre è giunto il momento prevedere limiti seri alla possibilità per giovani inesperti di poter condurre autovetture di grossa cilindrata. E comunque a certe condizioni, purtroppo, gli effetti possono essere disastrosi anche con un’utilitaria. Se non lo fanno le famiglie o la maturità, sono le istituzioni a doverci pensare, anche attraverso misure che toccano il portafoglio, come il sequestro dell’autovettura del conducente colto in stato di ebbrezza”. (*)

(*) Nota: una volta tanto gli esercenti sono favorevoli a misure che toccano il portafoglio. Peccato però che si riferiscano al portafoglio degli altri.


CORRIERE ADRIATICO

Per non farsi male Meglio evitare gli abusi

PESARO - Ma non basta dire “non andremo più in discoteca”. Non può bastare, perché - raccontano appartenenti alle forze dell’ordine - non è necessario andare in Romagna per trasgredire. Basta recarsi, nel fine settimana, a Baia Flaminia o nei pressi di ristoranti, pizzerie e bar per accorgersi che - per i giovani, ma non solo per loro - il pericolo è “dentro” l’angolo, non dietro. Si sta dentro e fuori i locali con in mano il bicchiere pieno di bevande alcoliche. E poi si sale in auto in evidente alterazione psicofisica. Con tutte le conseguenze per se stessi e per gli altri. Non basta non andare più in discoteca. E’ necessario non farsi male. L’alcol e le droghe, leggere o pesanti che siano, devono finire nella spazzatura. Per evitare che sia la vita e finire presto, troppo presto.


IL TEMPO

Alcol e velocità i killer della strada

Allarme della Prefettura nel Teramano per lo spaventoso aumento di incidenti d’auto. A febbraio cinque morti in cinque giorni

TERAMO — Sono l’alcol e l’alta velocità le cause dello spaventoso aumento degli incidenti mortali sulle strade della provincia di Teramo. La Prefettura parla di una vera e propria emergenza che si è manifestata per tutto il 2006 e che ha raggiunto punte agghiaccianti nei primi mesi di quest’anno. Terribile il dato di febbraio: cinque morti in cinque giorni. In crescita anche il numero delle patenti sospese o revocate dalle forze dell’ordine.


IL MATTINO

Fumo, droga e alcol allarme dipendenze 

MARIA TANGREDI Montesarchio. Emulare gli amici, trasgredire, divertirsi di più e, talvolta bypassare i problemi familiari. Ecco le principali cause che inducono i giovani e, gli adolescenti, a far uso di droghe e alcol. Motivazioni queste emerse da questionari somministrati agli studenti degli istituti superiori che ricadono nel distretto sanitario di Montesarchio, in base ad un preciso programma di prevenzione avviato dall’Unità Operativa Dipendenze Patologiche del Distretto 19 dell’Asl. Preoccupanti le cifre. La Valle Caudina specchio di un fenomeno di più ampie proporzioni. I medici e gli operatori dell’ex Sert, analizzando i dati emersi dall’indagine, hanno avviato il progetto prevenzione, incontrando gli studenti. «Dalla lettura delle risposte ai quesiti - afferma il dottore Giovanni Iglio - si evince che il non sentirsi capiti rappresenta una discreta causa del disagio che si avverte nella fascia d’età compresa tra i 15 ed i 20 anni, unitamente alla solitudine, ad eventuali problematiche inerenti le loro relazioni sentimentali e di amicizia. Ma, ciò che più preoccupa è che dai questionari non è emerso un buon livello di conoscenza riguardo il grado di pericolosità circa l’uso di sigarette, bevande alcoliche e droghe. Mentre, è emerso che i giovani fanno registrare una forte tendenza a sperimentare e ad utilizzare bevande alcoliche». Alcol e sigarette che seppure hanno ugualmente effetti dannosi come la polvere bianca, vengono spesso trascurati nella prevenzione. «Purtroppo - evidenzia Iglio -le bevande alcoliche e le sigarette essendo due sostanze che si ritrovano liberamente e lecitamente in commercio, non suscitano nell’immaginario collettivo dei giovani l’atteggiamento stigmatizzante delle sostanze stupefacenti, quali eroina, marijuana, cocaina, lsd. Il che favorisce lo sviluppo di un certo tipo di mentalità e di comportamento in una grossa percentuale di giovani che, per loro compito generazionale abitualmente incline alla trasgressione, trovano nell’alcool e nelle sigarette due tipi di sostanze che, se per un verso servono a trasgredire, per l’altro vengono identificate come sostanze legali e quindi pienamente accettate e provate». Alto poi l’uso di stupefacenti. Come alta (oltre 80%) è la percentuale dei giovani fra i 18 e 20 anni che hanno provato almeno una volta, l’hashish, mentre più basse sono le percentuali che riguardano l’assunzione degli altri tipi di droghe, fra cui l’eroina. Discoteche nell’80%, feste nel 65%, per strada nel 57%, a casa di amici nel 38% e scuola nel 36%, ai concerto nel 51%: questi i luoghi dove si fa maggiormente uso di droghe ed alcool. «In questi dati, la percentuale che si registra a scuola - dice Iglio - è quella maggiormente da sottolineare». Nell’ex Sert di via Napoli si fa anche disintossicazione volontaria. Attualmente oltre 100 sono le persone in fase di disintossicazione dall’eroina. Ma vi è la possibilità per i giovani di avere anche un semplice colloquio con specialisti ed esperti.


IL MATTINO

Casalnuovo, la bimba confessa alla mamma affidataria. Genitori, nonno e un amico accusati degli abusi: arrestati

PINO NERI Casalnuovo. Maria, 5 anni appena, ha capito che poteva contare sulla sua nuova mamma. Da qualche tempo era stata affidata dal Tribunale a una tranquilla famiglia di Casalnuovo. Ormai al sicuro tra i nuovi affetti, instaura un bel rapporto confidenziale e racconta alla mamma affidataria quel segreto terribile. Maria (il nome è di fantasia per tutelarne la privacy) le racconta di violenze, di abusi consumati quando si trovava nel nucleo familiare naturale, dal quale i giudici l’hanno poi prudentemente allontanata per disadattamento sociale. Vicende impressionanti, abusi sessuali di cui dovranno rispondere i genitori, il nonno della bimba e un anziano amico di famiglia arrestati ieri a Casalnuovo. Denunciate a piede libero altre tre persone, sulle quali sono in corso accertamenti. A tutti il pm Giuseppe Cimmarotta contesta il reato di violenza di gruppo su minore. La vicenda viene alla luce quando la bimba parla di uno strano «gioco» che faceva con un tizio che chiamava «nonno» ma che poi si rivelerà un amico del suo vero nonno, anche lui invischiato in questa storia orribile. Il racconto fa scattare l’allarme. La donna a cui è stata affidata la bambina si rivolge al Tribunale dei minori. Poi viene coinvolta la Procura di Nola. I giudici ascoltano il racconto della signora e dispongono immediatamente una perizia medico legale sulla bambina. Arriva il terribile responso: su Maria è stata usata violenza. Viene disposta una seconda perizia, un’osservazione psicodiagnostica, eseguita da uno psichiatra dell’infanzia. Maria racconta, ricorda fatti e circostanze raccapriccianti, spiega quell’orribile «gioco», nient’altro che una subdola violenza sessuale. Gli inquirenti ricostruiscono tutta la vicenda. Maria è stata violentata a 5 anni dal padre E.V., 38 anni, cameriere, dal nonno A.V., 65 anni, pensionato, e da un amico di famiglia F. M., stuprata davanti alla complice presenza della madre, A.V., 36 anni, una prostituta brasiliana dedita all’alcol. Si sospetta che la madre abbia avuto rapporti con l’anziano che la piccola Maria chiamava «nonno» e che sia stata anche pagata per ogni prestazione. Adesso gli aguzzini sono in galera. Sono stati arrestati l’altra notte dalla squadra mobile di Napoli, che ha eseguito quattro ordinanze di custodia cautelare firmate dal gip su richiesta del pm Cimmarotta. La casa dell’orrore si trova al primo piano di un parco residenziale del rione Licignano, case abitate dal ceto medio, più che dignitose, balconi e giardini. Ma dalle indagini è emerso anche un secondo posto in cui si consumavano le violenze sulla piccola. Un appartamento di Castelvolturno, di proprietà dell’anziano «amico» di famiglia, il cosiddetto «nonno», anche lui arrestato. Qui durante le perquisizioni gli agenti hanno trovato alcune foto, insieme con una serie di videocassette e dvd. Il contenuto dei filmati non è stato reso noto ma è presumibile che si tratti di materiale pedopornografico nel quale potrebbe essere ritratta anche la stessa Maria. La Procura smentisce che la bambina sia stata vittima di un lucroso giro di affari, si punta però a scoprire se nel giro di violenze siano coinvolti altri bimbi.


ASAPS

Stati Uniti, campagna di prevenzione per i giovani

Velocità, guida in stato di ebbrezza, cinture e SUV: dai 15 ai 21 anni a scuola di sicurezza

WASHINGTON (USA), 27 febbraio 2007 – Non è il migliore dei bollettini, quello statunitense: ogni anno, su queste strade, 3.500 giovani muoiono, oltre 8.000 restano coinvolti in eventi mortali, e più di 300mila finiscono in ospedale, molti con lesioni irreversibili. Con questa consapevolezza, una gruppo di associazioni (tra consumatori ed assicurative), coordinate dall’ Advertising Council, hanno dato vita negli States ad una serie di campagne di sensibilizzazione. Gli studi della NHTSA (National Highway Traffic Safety Administration) hanno infatti dimostrato che il numero di giovani conducenti coinvolti in eventi mortali – qui la patente si può conseguire a 16 anni – è 5 volte maggiore rispetto agli adulti. I problemi sono quelli di tutto il mondo: velocità eccessiva, guida sotto l’effetto di alcol e droghe, semafori bruciati e ribaltamenti con i SUV, per i quali le tecniche di guida non sono correttamente apprese. Il tema della campagna è “parla senza paura” ed è diretta ai giovani di età compresa tra i 15 ed i 21 anni, l’età più critica per il segmento di sinistrosità preso in esame: si discute di velocità, di distrazioni, di cinture di sicurezza fino – appunto – alla necessità di conseguire un addestramento specifico alla guida dei grossi fuoristrada, che se in Europa non superano il 10% del parco circolante, negli USA sono una realtà ben più diffusa. Secondo gli organizzatori, 350mila ragazzi assisteranno alle varie lezioni.


IL MESSAGGERO

Troppo alcol, troppa droga. Una ragazza finisce così in ospedale sotto osservazione, no...


IL RESTO DEL CARLINO

VIOLENZA IN DISCOTECA DIVIETO IGNORATO 0 Ubriacarsi a 14 anni? Facile ed economico

Vodka, birra e piedi per terra


ITALIA OGGI

Superbike, alcolici partner discreti


LA GAZZETTA DI PARMA

Sudamericano ubriaco al volante: denunciato


IL GIORNO

Basta con le stragi, sabato sera senz’auto L’idea di Giovanardi: Anche i genitori ci aiutino


IL MESSAGGERO VENETO

alcoltest, il record è di 2,13 grammi/litro


LA TRIBUNA DI TREVISO

stupefacenti e alcol: scatta l’allarme tra i minorenni

ubriacato dai mon cheri : scatta la perizia


LA NUOVA FERRARA

carcere per chi guida ubriaco e 3 anni senza patente


© asaps.it
Mercoledì, 28 Febbraio 2007
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