IL BISTURI.IT
Paolo Ferrero: fermare la pubblicità che incoraggia l’uso
di alcool
“Bloccare le pubblicità dell’alcool” perchè “se si
continuano a veicolare messaggi televisivi in cui il piacere ed il divertimento
vengono associati all’utilizzo delle sostanze alcoliche, continueremo a
produrre stili di vita che ne banalizzano il consumo, e quindi i rischi ad esso
derivati, come la guida in stato di ebbrezza”. A sostenerlo è stato il ministro
della Solidarietà Sociale Paolo Ferrero che, nel corso del forum on line sul sito del ministero,
ha ricordato la morte di alcuni ragazzi per incidenti stradali avvenuti lo
scorso sabato notte. Il ministro ha quindi affermato di ritenere necessario “arrivare
rapidamente ad una modifica della normativa al fine di proibire le pubblicità
dirette che invitano ad assumere alcool, esattamente come facciamo con le
sigarette. Su questo nelle prossime settimane presenteremo uno specifico
disegno di legge, così come il terreno della prevenzione rispetto all’utilizzo
delle sostanze, alcool compreso, sarà il punto centrale del piano di intervento
triennale che stiamo costruendo insieme alle Regioni”.
“Il terreno dell’alcool - ha
concluso Ferrero - è quello dove una corretta informazione e una corretta
prevenzione serve moltissimo per definire un consumo tra l’uso e l’abuso della
sostanza medesima e quindi per salvaguardare la salute delle persone, a partire
dai minori!.
CORRIERE ADRIATICO
Il dottor Sguanci racconta le positive risposte degli
incontri a scuola
“La repressione non basta”
“E’ importante sensibilizzare
ragazzi e genitori”
PESARO - Tutti hanno qualcosa da dire. Tutti hanno
ricette pronte. “La colpa è dei giovani, dei loro abusi”. “No, la colpa è delle
strade maledette, che devono essere messe in sicurezza...”. Insomma, tutti
pontificano. E non sempre le sicurezze sono così... sicure. Meglio affidarsi al parere degli esperti, degli addetti ai
lavori. Nel caso, un doppio esperto nella stessa persona: il dottor Antonio
Sguanci, oggi dirigente del Commissariato di polizia di Urbino, attivamente
impegnato nella diffusione del rispetto della legalità, in passato - per tre
anni - in servizio nel Compartimento della Marche della polizia stradale. “E’ sicuramente importante agire, intervenendo sia per
prevenire che per reprimere, esercitando una continua e meticolosa opera di
prevenzione in strada. Detto questo, però, ritengo che la doppia funzione non
possa bastare a dare soluzione al problema se non accompagnata da un’attiva
sensibilizzazione dei giovani. A tal proposito, sottolineo l’importanza del
lavoro voluto dal questore dottor Pansini, molto attento al problema, che ha
sollecitato, ottenendo positive risposte, il mondo della scuola. Sono convinto
che dal confronto con i giovani, e mi riferisco soprattutto a chi frequenta gli
ultimi anni delle elementari e i primi della media, possano arrivare soluzioni
a una questione sempre più preoccupante. a maggiore ragione, partendo da questo
presupposto, ritengo che prevenire e reprimere non basti...”. Di recente, nella città ducale il questore Benedetto
Pansini ha incontrato gli alunni del Liceo Classico Statale Raffaello,
affrontando tematiche importanti quali il contrasto al fenomeno
dell’infortunistica stradale ed il rispetto della legalità. L’iniziativa si
ricollega alla campagna di prevenzione ed informazione promossa dalla Questura
con tre lettere aperte agli alunni sugli incidenti stradali e le numerosi morti
soprattutto fra i giovani... Il progetto ha suscitato un notevole interesse e
la classe prima A del Raffaello ha invitato il dottor Pansini ad un incontro di
approfondimento sulla tematica degli incidenti stradali. “Nel corso degli incontri emerge spesso - sottolinea il
dottor Sguanci - che non sempre i giovani conoscono le conseguenze dell’uso di
sostanze proibite perché dannose al fisico e alla mente. E l’aspetto più
preoccupante è che spesso sono le famiglie a non capire il problema. Succede,
anzi, che i genitori si presentino alla polizia stradale per chiedere ragione
del ritiro della patente ai loro figli causa guida in stato d’ebbrezza. Se i
primi a non conoscere il valore della legalità sono padre e madre potete
immaginare i comportamenti dei ragazzi. Ma è confortante l’attenzione
riscontrata negli incontri, come quello che avete appena citato svolto a
Urbino”. In quell’incontro era stato dedicato uno spazio importante alle
iniziative promosse, appunto, allo scopo di ridurre l’incidenza
dell’infortunistica stradale, come l’opera d’informazione finalizzata alla
diffusione della figura del conducente designato, già nota in molti paesi
europei, dove l’educazione civica è materia fondamentale e chi non beve non è
“il pirla di turno”.
IL GAZZETTINO
LE STRAGI SULLE STRADE
Saranno Alex Zanardi e Roberto
Ravaglia i grandi protagonisti della manifestazione che si tiene oggi al Teatro
del Parco dalle 9 alle 13.15 e che coinvolgerà gli istituti superiori Zuccante,
Mozzoni, Bruno sul tema della sicurezza sulle strade. L’iniziativa, organizzata
anche quest’anno dal prof. Vito Tanzi, vedrà anche la partecipazione dei
dottori Fabiano Turetta, Carmelo Trotta e Biagio Epifani, di Massimiliano
Locanto (cicloturista con all’attivo una serie di record in solitaria) e Nadia
Zanoni, responsabile nazionale di Fiab scuola. Zanardi, l’ex pilota di Formula
Uno protagonista di un drammatico incidente nel 2003, e Roberto Ravaglia,
campione del mondo per vetture Turismo, saranno i testimonial della giornata. «Dal Rapporto Istat per il 2005 - dice il prof. Tanzi - i
decessi per incidenti stradali sono stati oltre 5400 in Italia, 540 in Veneto e
91 nella provincia di Venezia. Il maggior numero di morti si ha tra i giovani
che hanno un’età compresa fra i 18 ed i 29 anni, quasi uno su tre rispetto al
totale. E quasi l’80% dei morti è di sesso maschile. Secondo l’Organizzazione
Mondiale della Sanità, il 46% degli incidenti mortali in cui sono coinvolti
giovani con un’età compresa fra i 18 ed i 29 anni, è dovuto all’abuso di
alcool».
La mortalità sulle strade è in
aumento o in diminuzione?«Secondo i dati diffusi dal Censis nel novembre 2006, tra
i minorenni in Italia si registra, rispetto al 2005 una diminuzione della
mortalità per incidenti stradali, pari a -3,8%. È rimasto però invariato
nell’ultimo anno il numero dei giovani morti a bordo delle due ruote. Gli
adolescenti e i giovani adulti rappresentano le fasce di età che hanno risposto
meno positivamente alle misure protettive introdotte negli ultimi anni».A confermare i dati ufficiali sono i risultati della
quarta annualità di "Una nuova cultura della sicurezza stradale",
programma realizzato grazie alla collaborazione del Ministero della Pubblica
Istruzione, il Ministero dei Trasporti, la casa editrice Le Monnier e il
Censis, che prevede la somministrazione di un test di auto-valutazione sulla
sicurezza stradale agli oltre 2,6 milioni di studenti di tutte le scuole
secondarie d’Italia.«Secondo i risultati dell’indagine, nei dodici mesi
antecedenti la rilevazione il 15,2% degli studenti (ovvero più di 400.000
giovani) è stato coinvolto in almeno un incidente. Il 13,4% (355.000 ragazzi)
ha avuto almeno un incidente alla guida o a bordo come passeggero di un veicolo
a due ruote. I giovani che non indossano il casco sulle due ruote si sono
ridotti al 3,7%, quelli che circolano in due sul motorino sono però il 53,3%
(il 79% al Sud), e i ragazzi che percorrono un incrocio con il semaforo rosso
sono ancora il 40,6%. Inoltre, solo il 35\% comprende il significato di tutti i
segnali stradali. Il 23% degli intervistati veneti afferma di aver guidato in
stato di ebbrezza contro una media nazionale dell’11%».
L’abuso di alcool è dunque ancora
la cause principale delle tragedie?«Rispetto al 1998 si è registrato un aumento del consumo
di alcool in Veneto soprattutto tra gli adolescenti (+17%) e le adolescenti
(+33%). In Veneto il primo bicchiere di vino lo si beve a 11/12 anni, le prime
ubriacature avvengono intorno ai 15 anni. Per tutto questo l’Istituto
"Zuccante" propone ai propri studenti una giornata di riflessione al
fine di sensibilizzare gli studenti ad un comportamento più prudente sulla
strada».Stefano Babato
CORRIERE ADRIATICO
Promossa da Federfarma
Campagna contro l’alcool e il fumo
ASCOLI - Federfarma informa i cittadini del Piceno che il
consiglio dei ministri ha approvato il ’programma quadro’ del ministro della salute
Livia Turco per la promozione di uno stile di vita salubre e la riduzione delle
malattie croniche. Il programma prevede un intervento ’multicomponenti’, con
attività di comunicazione e azioni per ridurre l’iniziazione al fumo, per
aumentare il consumo di frutta e verdura, per ridurre l’abuso di alcol, il
consumo di bevande e alimenti troppo calorici e facilitare lo svolgimento
dell’attività fisica. «Il programma consentirà di inquadrare in maniera
coordinata il contrasto ai fattori di rischio - ha dichiarato Pasquale
D’Avella, presidente Federfarma Ascoli - con un approccio non solo agli aspetti
sanitari ma anche alle implicazioni ambientali, sociali ed economiche, e
prevederà la condivisione degli obiettivi da parte degli attori coinvolti come
le amministrazioni centrali e regionali, gli enti locali e i settori privati».
Fumo, alcol, scorretta alimentazione e inattività fisica sono infatti i
principali fattori di rischio delle malattie croniche più frequenti nel nostro
paese, ma possono essere anche debellabili all’origine scongiurando l’aumento
delle morti premature e di patologie. È, pertanto, un imperativo assoluto, sia
sul piano etico sia su quello economico, programmare un intervento di salute
pubblica che affronti in maniera globale questi fattori di rischio, consentendo
al territorio di guadagnare salute, e che garantisca la sostenibilità del
Sistema Sanitario in termini economici e di efficacia.
L’ARENA
Numerose le iniziative per diffondere la cultura del
rispetto alla guida. In programma anche servizi specifici all’uscita delle
discoteche
Incidenti, è il mese della
prevenzione
Slogan e convegni accompagnati da
verifiche sui veicoli e controlli con autovelox In un anno 300 alla guida in
stato di ebbrezza Troppa fiducia abbassa il livello di attenzione
Parte il Mese della sicurezza stradale. «L’iniziativa
dell’assessorato alla Sicurezza e polizia municipale che si concluderà il 28
marzo vuole diffondere la cultura della sicurezza e del rispetto per gli altri.
Il progetto, attuato per il terzo anno, è rivolto a tutte le fasce di età: si
parlerà di questi temi a scuola, nei centri di aggregazione, nelle
circoscrizioni e anche nei centri anziani, perché il tema riguarda tutti.
Alcuni momenti si svolgeranno anche fuori dalle discoteche, dato che lo scorso
anno sono state oltre trecento le persone denunciate per guida in stato
d’ebbrezza», ha spiegato l’assessore alla Sicurezza Elio Pernigo. Il comandante della Polizia municipale Luigi Altamura
aggiunge: «Si tratta di un obiettivo ambizioso. Vogliamo coinvolgere anche
quegli automobilisti esperti, di età 30-50 anni, che spesso rientrano nelle
casistiche degli incidenti. Sentirsi troppo sicuri alla guida, infatti, molte
volte fa abbassare il livello di attenzione». L’iniziativa è del nucleo di educazione stradale della
Polizia municipale e culminerà con il convegno alla Gran Guardia e la festa di
chiusura del 28 marzo in piazza Bra. I temi più trattati saranno quelli della
guida in stato di ebbrezza, dell’alta velocità, delle misure di sicurezza da adottare
alla guida come l’uso delle cinture e del casco, del rispetto delle regole, la
tutela degli utenti deboli quali pedoni e ciclisti. Le iniziative del mese
saranno suddivise e organizzate in quattro aree tematiche. Fino a domenica l’attenzione sarà sulla sicurezza davanti
alle scuole, tutela dei bambini a bordo del veicolo, cinture di sicurezza,
telefonino, passaggi pedonali. Dal lunedì fino all’11 marzo sarà il turno della
velocità, con controlli specifici attraverso autovelox e telelaser. Dal 12 al 18 verranno intensificate le verifiche sui
veicoli e sulla loro efficienza, con un’attenzione particolare a revisione,
dispositivi, verifiche su ciclomotori e caschi. L’ultima settimana sarà il
turno di alcolici e sostanze psicoattive, con i loro pericolosissimi effetti
sulla guida e sulla capacità di valutazione e reazione dei conducenti. Per
questo verranno organizzati controlli specifici all’uscita dalle discoteche,
dove i ragazzi saranno invitati a testare le proprie condizioni prima di
mettersi alla guida. Il 23 marzo insegnati, alunni delle scuole superiori e
operatori di Polizia stradale si troveranno all’auditorium della Gran Guardia
per la seconda edizione del convegno sulla sicurezza stradale, per confrontare
su strategie e obiettivi da perseguire con l’educazione stradale in aula.
Nell’occasione sarà premiato il vincitore del concorso «Trova lo slogan»,
organizzato nella Polizia municipale tra il novembre 2006 e gennaio 2007.
«Non possiamo rimanere fermi ad
aspettare che nuove tragedie riempiano le pagine dei giornali della domenica
mattina», ha dichiarato intanto il deputato dell’Italia dei valori Antonio
Borghesi. «Sarebbe necessario, per prima cosa, chiudere le discoteche per due
mesi per vedere se le stragi diminuiscono. Se si è presa la decisione, peraltro
più che legittima, di chiudere gli stadi a causa della morte, scandalosa, di
una persona, non vedo perché non si debba prendere un provvedimento come
questo, che andrebbe a tutelare un numero ben più consistente di vite umane.
L’altra misura che propongo è il divieto di alcolici ai minori di 21 anni».
ROMAGNA OGGI
Pioggia: chiudere le discoteche
non serve
RIMINI
Qual è uno degli ingredienti per
ridurre il numero di incidenti mortali il sabato sera? Sicuramente non chiudere
i locali notturni. E’ quanto pensa il presidente dei discotecari Sergio Pioggia.
Pioggia è contrario alla proposta di Carlo Giovanardi
(Udc) e Daniela Santachè (An) di anticipare la chiusura delle discoteche:
"Chiudiamo tutte le discoteche e tutti i locali per un mese. Poi vediamo
come vanno le cose – ha esordito Pioggia - Lo dico perchè sono assolutamente
convinto che peggiorerebbero’’. Secondo il presidente del sindacato dei locali da ballo il
problema dell’alcol non è circoscritto solamente all’interno delle discoteche: ‘’Non
è colpa dei locali – ha commentato Pioggia - Se chiudessimo i locali, anzi, la
gente continuerebbe a bere e in più si riverserebbe sulle strade, non avendo
luoghi in cui andare. Mi pare evidente che il bilancio di morti sarebbe più
alto". Poi ha aggiunto: ‘’Noi siamo gli unici a fare campagne contro
l’alcol, contro la droga, specialmente contro il comportamento di assumerle
prima di mettersi al volante. Non vedo un simile impegno da parte di altri. E
invece veniamo lasciati soli, e incolpati ogni volta che succede
qualcosa".
Negli ultimi anni, secondo
Pioggia, la ‘’discoteca è divenuto luogo per ballare e soprattutto parlare, non
per bere o sballarsi. Sarebbe bene che anche chi fa le leggi, finalmente, lo
capisse". (*)
(*) Nota: le numerose campagne
contro l’alcol e le alte droghe sono state spesso attivate nei locali del
divertimento notturno. Nella maggior parte dei casi nonostante, e non grazie,
la poca collaborazione dei gestori delle discoteche. In ogni caso la soluzione,
tra l’evidente conflitto di interessi tra la salute dei fruitori ed il guadagno
dei gestori dei locali, non può certo essere affidato alla volontà di chi trae
profitto dalla vendita di alcolici. Sarebbe bene che anche chi fa le leggi,
finalmente, lo capisse.
LA SICILIA
L’intervista
Antonio Casa
Nel 2006 il Sert di Ragusa ha seguito 271 utenti. Più
della metà sono tossicodipendenti, mentre sono in aumento gli alcolisti, sia
cronici che sporadici. All’incirca il 50% delle persone che denotano questo
genere di problemi sono giovani di età compresa fra i 19 e i 29 anni. "A
parte i soggetti che conosciamo e seguiamo da tempo - dichiara il responsabile
medico del Sert, Orazio Palazzolo, dobbiamo purtroppo registrare un aumento
costante di nuovi "utenti" alcolisti. In genere sono inviati nei nostri
uffici dalla Commissione medica patenti, perché sorpresi dalle Forze
dell’ordine perché guidavano in stato di ebbrezza". Da circa due anni il
fenomeno sta conoscendo picchi sempre più alti. Su cento casi di alcolisti,
trenta sono di livello cronico, i restanti vengono registrati come
"episodici", ma è facile superare la linea di confine. "Lo
andiamo dicendo - continua il dott. Palazzolo - nelle scuole dove teniamo
conferenze sul tema. In alcune di esse la testimonianza di ex alcolisti ha
provocato un comprensibile choc agli alunni, ma è così che i giovani aprono gli
occhi ad una realtà che spesso sconvolge la propria vita e di quelli che stanno
vicini". La base di partenza sono i drink dei fine settimana, a base di
succo di frutta e di una percentuale anche modesta di rhum. Un connubio che
presuppone l’"abbuffata" fra venerdì, sabato e domenica sera, quando
l’allegra compagnia distrae e i bicchieri non si contano più. Più ragazzi che
ragazze, tuttavia quest’ultime, nei numeri, piano piano stanno raggiungendo i
pari età. Aumenta l’aggressività individuale e di gruppo, e il coinvolgimento
in episodi di violenza ne è una conferma, ci si mette al volante di un’auto o
in sella alla moto senza percepire i pericoli ai quali si sta andando incontro.
"A preoccupare - commenta l’esperto - è l’età in cui iniziano le forme di
dipendenza. Anche a Ragusa ci sono casi in cui a 12-13 anni si fanno le prime
esperienze di alcol e tabacco, il che presagisce molto frequentemente allo
spinello verso i 16 anni, per poi passare alle sniffate di cocaina e alle
pasticche di ecstasy". Non è una novità. Nel consumo la cocaina
soprattutto ha soppiantato l’eroina di qualche anno fa. Nell’80% dei casi i sequestri di droga da parte delle
Forze dell’ordine riguardano la polvere bianca e la marijuana, poi vengono le
pillole colorate in voga dentro e fuori i locali pubblici. Fino a un lustro fa,
la "neve" era considerata la droga dei ricchi, ora è alla portata di
tutti, senza distinzione di ceto e di tasca: bastano 20-30 euro per una dose.
"Questa precocizzazione delle dipendenze non ci lascia indifferenti -
osserva il dirigente del Sert -, infatti la nostra attività d’informazione
ingloba pure le scuole medie inferiori. Non possiamo fare altrimenti. Chi
assume cocaina o beve alcol non ha la consapevolezza di guardarsi allo specchio
e dire: "Ho un problema". Le nostre visite, salvo casi eccezionali,
riguardano uomini e donne, giovani e non, che dobbiamo riabilitare. C’è poco
altro da fare". La prevenzione e il controllo da parte delle famiglie,
insomma, sono scemati. In collaborazione con la Prefettura, il Csa e l’Ausl di
recente è stato pubblicato un vademecum dal titolo "Ma io genitore",
che fornisce suggerimenti in caso di presenza in famiglia di soggetti con
dipendenze comportamentali. Non solo da droga o alcol, ma anche da gioco
d’azzardo, videogiochi, internet e personal computer. "I meccanismi
d’insorgenza di una dipendenza da internet sono uguali a quella per gli stupefacenti",
afferma Palazzolo. Il Sert del capoluogo segue inoltre i circa 40
tossicodipendenti detenuti nella casa circondariale. Da qui a qualche settimana
ripartirà l’Osservatorio provinciale sulle tossicodipendenze. Ogni quattro mesi
sarà emesso un bollettino con cifre e statistiche per analizzare i fenomeni in
tempo reale. Sospesa, invece, l’importante attività dell’unità di strada,
quella con cui i giovani venivano controllati nei punti di maggiore
aggregazione. Sono finiti i finanziamenti.
IL GIORNALE DI VICENZA
C’è una nuova droga: donne nel mirino
Chetamina nei bicchieri delle ragazzine, la “moda” inglese
arriva a Vicenza
All’assemblea d’istituto l’esperto informa le giovani di
un nuovo pericolo. Nei mesi scorsi anche in città ci sono stati episodi
“sospetti”
di Federico Ballardin
Arriva in Italia e a Vicenza la nuova droga, esportata
dall’Inghilterra dove ha già scalato la classifica delle sostanze psicotrope
più pericolose. Si chiama Special K, a base di chetamina, in origine un
anestetico per cavalli che produce delirio, amnesia, depressione e perdita
della memoria a lungo termine, oltre a provocare su chi ne fa uso una
dissociazione tra corpo e cervello. A volte viene messa di nascosto nei
bicchieri delle ragazze per renderle più arrendevoli e il fatto che produce
amnesia “salva” i responsabili da possibili denunce. Il fenomeno, per quanto
non ancora diffuso, è in aumento anche a Vicenza e nel mirino sono soprattutto
le ragazze. L’avvertimento è stato lanciato, senza voler creare
eccessivo allarmismo, da un esperto di dipendenze, il direttore della comunità
S. Gaetano di Vicenza, Enzo Bacchion, durante un’assemblea studentesca
all’istituto professionale Montagna cui era invitato. Con lui c’era anche il
consigliere dell’ordine degli avvocati, Fernando Cogolato. I due hanno spiegato
agli alunni delle prime due classi le conseguenze fisiche e i rischi di un
abuso di alcol e droghe, oltre che le implicazioni giuridiche che potrebbero
avere anche per i minorenni certi comportamenti. Le assemblee. I due ieri hanno partecipato a due incontri:
il primo nella sede di via Mora, dalle 8,30 alle 10,25, il secondo nella sede
Ghirotti di via Lago di Levico, dalle 10,50 alle 12,35. Il titolo
dell’assemblea era: “Fame chimica, fame di vivere - tra false credenze e veri
rischi sull’uso e abuso di alcol, tabacco e sostanze psicotrope illegali”. L’incontro, coordinato dal prof. Raffaele Colombara, si
inserisce nel più vasto progetto voluto dall’istituto in tema di dipendenze, in
collaborazione anche con il Ceis, e utilissimo per informare ed avvisare gli
studenti di certi nuovi e pericolosi fenomeni legati alla droga e all’alcol. Il film. L’introduzione alla discussione è stata affidata
ad un filmato realizzato con alcune interviste on the road ad adolescenti. La “moda” inglese. Poi Enzo Bacchion ha iniziato il suo
intervento avvisando le giovani studentesse di stare molto attente in discoteca
perché, benché non sia ancora diffusa, è in aumento la “moda” londinese di
mettere delle sostanze nelle bevande per cercare di renderle più “arrendevoli”.
Episodi simili, per quanto isolati, si sono registrati nei mesi scorsi anche a
Vicenza. In questo senso una delle sostanze più pericolose è appunto a base di
chetamina (Special K e simili). Senza voler esagerare nell’allarmismo, lo scopo di
Bacchion era quello di trasmettere un messaggio chiaro alle giovani
generazioni: «Attenzione, divertitevi, ma tenete presente che ci sono anche dei
rischi frequentando certi ambienti, quindi imparate a gestirli e a prevenirli».
I party privati. In questo senso possono essere
addirittura più pericolose le feste private dove si sono registrati casi di
“premeditazione” nel creare le condizioni per lo sballo, sia con alcol che con
droghe leggere. Il problema è che se qualcuno si sente male in queste
situazioni non c’è nessuno che possa intervenire, specie se tutti i
partecipanti hanno perso il controllo. I genitori quindi non dovrebbero
sentirsi così sicuri se i figli invece che in discoteca se ne vanno a casa di
amici. «Sarebbe bene - è stato sottolineato - che gli adulti si assicurassero
di che amici si tratta e se vi sia qualcuno che controlli la situazione». I “discount” party. Infatti sempre più spesso i
giovanissimi, con pochi soldi in tasca da spendere soprattutto per la “benza”
dello scooter o la ricarica del telefonino, si organizzano per feste al
risparmio. Un “raid” al discount di turno e con una colletta si portano a casa
birre e superalcolici con pochi euro a testa. «E poi i genitori si chiedono - commentava Bacchion, tra i
sorrisi ammiccanti degli studenti - come fanno i figli a tornare a casa
ubriachi se avevano solo 10 euro in tasca...». Pendolarismo e incidenti. Tra i vari rischi c’è anche
quello della strada visto che in una stessa serata i ragazzi fanno i...
pendolari tra due o tre locali diversi, come va di moda oggi. Gli spostamenti,
soprattutto se si abusa di alcol o “fumo”, chiaramente espongono i giovani al
pericolo di incidenti. I genitori. «C’è una tendenza da parte dei genitori -
spiegava Enzo Bacchion -, soprattutto tra i 45 e 50 anni, a lasciar liberi i
figli in età adolescenziale e a diminuire la sorveglianza». Questo perchè li si
vede più adulti e informati, magari grazie ad internet o alla scuola. Poi però
si sorprendono, come rilevava l’avvocato Cogolato, quando i figli finiscono nei
guai per possesso di fumo o droghe leggere. In questo senso, le durissime leggi
italiane spesso aprono le porte del carcere anche ai giovanissimi». (fe. ba.) Sempre più ragazzine. L’abuso o il cattivo
uso di alcol ormai è senza distinzione di sesso. Anzi, le giovanissime sono le
più a rischio perché preferiscono spesso il superalcolico o il cocktail ad alta
gradazione in quanto, con il coprifuoco imposto dai papà, c’è poco tempo per
raggiungere gradualmente l’euforia “alcolica”. È questo il recente fenomeno al
femminile che preoccupa non poco chi si occupa di dipendenze. Il fatto che tra le giovanissime si stia diffondendo
l’abitudine all’alcol, molto più che in passato, fa alzare le antenne di chi
questi fenomeni è abituato a registrarli e a vederli proiettati negli anni
futuri. Le adolescenti sono più vulnerabili dei loro coetanei maschi anche
perchè, essendo nel fiore degli anni, spesso attirano uomini molto più grandi e
scafati che è più difficile respingere se sotto l’effetto di una “sbronza”.
Senza esagerare con gli allarmismi, il direttore della comunità S. Gaetano ha
voluto avvertire le studentesse del Montagna durante le assemblee di ieri per
consentire loro di prendere coscienza di certi fenomeni e prevenirli.
CORRIERE ADRIATICO
Alcol, i carabinieri ritirano 7 patenti
PESARO - Nei giorni in cui si parla quasi esclusivamente
delle stragi del sabato sera, è importante sottolineare l’impegno dei
carabinieri della Compagnia di Novafeltria per tenere sotto controllo le aree delle
discoteche e le strade. Impiegate quasi trenta le pattuglie con unità cinofile
antidroga. I carabinieri hanno denunciato 14 persone, segnalato 4 giovani per
stupefacenti e sottratto 175 punti dalle patenti, elevando 63 contravvenzioni.
Controllati soprattutto tanti i giovani che raggiungevano la lasciavano le
discoteche della zona. Ii carabinieri hanno operato con l’ausilio di cani
antidroga del comando provinciale. Sette le patenti ritirate a seguito di
controlli con l’etilometro: con conseguenti denunce per guida in stato di
ebbrezza alcolica. Sequestrata un’autovettura condotta da un giovane privo
dell’assicurazione addirittura dall’ottobre 2006. In totale sono stati
controllati, tra il 24 e il 26 febbraio, ben 570 automotoveicoli e 802 persone.
tra le quali 39 stranieri. In particolare, detratti 175 punti dalle patenti. Nell’ambito dei controlli, oltre ai conducenti trovati
positivi al controllo etilometrico, venivano denunciate altre sette persone per
ubriachezza in luogo pubblico; si tratta di tre marocchini e quattro italiani
colti in evidente stato di ebbrezza alcolica nei pressi di due locali notturni;
quattro i giovani trovati in possesso di una decina di grammi di marijuana.
CORRIERE ADRIATICO
In auto ubriachi ritirate due patenti
Pergola - Anche a Pergola l’emergenza alcol è sempre
presente, ma in misura più controllabile da parte delle forze dell’ordine che
nei limiti del possibile riescono ad arginare il fenomeno in modo che non
provochi conseguenze irreparabili. Recentemente nel corso dei controlli da
parte dei carabinieri di Pergola per intensificare l’opera di prevenzione degli
incidenti dovuti a guida in stato di ubriachezza sono state ritirate due
patenti a un ragazzo di Pergola e a un extracomunitario residente in provincia
di Rimini. L’extracomunitario, dopo aver provocato un incidente che non ha
avuto gravi conseguenze, era scappato ma è stato successivamente rintracciato e
fermato dai militari ed ora dovrà rispondere di diverse infrazioni al codice
della strada. G.M.
LA SICILIA
Vino al veleno per donne dell’Est Metanolo.
Indagini dei carabinieri del Nas
su quattro morti sospette in Sicilia negli ultimi mesi
Palermo. Quattro morti sospette,
un unico filo conduttore: l’avvelenamento da alcol metilico, il più noto
metanolo.
L’ultimo decesso è quello di una donna di 42 anni,
stroncata lunedì, dall’acidosi metabolica alla prima Rianimazione dell’ospedale
Civico di Palermo. Una cittadina rumena che lavorava come badante a Gibellina
(Trapani) e che avrebbe ingerito un distillato alcolico, forse regalatole da
altre connazionali. È l’ennesima morte sospetta che si registra in Sicilia
negli ultimi mesi e che vede protagoniste, vedi caso, tutte donne dell’Est
europeo, residenti nell’Isola per motivi di lavoro. Un decesso, quello di lunedì, che ha fatto scattare il
campanello d’allarme non solo in Sicilia ma anche al ministero della Salute che
ha allertato i carabinieri nel Nas. Quarta morte insospettabile, dopo quelle avvenute a
Ragusa, Enna, Bagheria (Palermo) e adesso anche quella di Gibellina (Trapani). Le cause? Forse un distillato «tagliato» maldestramente da
qualche altro connazionale delle quattro povere vittime. Una cosa è sicura, da
oggi su questi decessi si lavorerà eccome, anche se dal Comando dei carabinieri
della salute di Palermo, finora si è operato nel buio più fitto. La prima azione vera è quella partita ieri mattina, quando
diverse squadre di militari con il «camice bianco» si sono messe all’opera per
indagare negli ambienti delle comunità rumene in Sicilia. L’ultimo decesso quasi certamente sarà il «passe-partout»
dell’inchiesta a largo raggio che interesserà anche le Procure di Ragusa,
Palermo, Enna e Marsala. Anzi, addirittura trapela dal comando del Nas, l’eventuale
indagine a tutto campo sulle tre precedenti morti. Si sospetta, infatti, che la
donna deceduta lunedì a Palermo avesse avuto dei contatti con le altre tre
connazionali. C’è, l’ipotesi fondata di procedere, una volta avviata
l’inchiesta, alla riesumazione delle tre precedenti vittime. Ma cosa avrebbe provocato le
morti? Di sicuro c’è l’avvelenamento da ingestione di metanolo. Ma chi ha
prodotto il distillato? E cosa ha adoperato? Vinacce, frutta o altri prodotti?
Sono questi gli elementi a cui dovranno dare una risposta gli investigatori
che, da ieri, stanno lavorando a largo raggio nelle quattro province dove si
sono registrati i decessi. Un evento che fa tornare indietro
negli anni. Infatti, accadde proprio 20 anni fa lo scandalo del metanolo che
provocò soprattutto nel Nord Italia 19 vittime, decine di intossicati e una
miriade di inchieste giudiziarie con l’immagine dell’Italia e dei suoi vini
drammaticamente compromessa, con un intero settore produttivo in ginocchio. Ma
non tutto, come si dice, viene per nuocere. E infatti fu quella tragica vicenda
che diede il via, puntando alla qualità, alla ripresa della vitivinicoltura
italiana e ai suoi successi sui mercati di tutto il mondo. Antonio Fiasconaro
SUPEREVA
Una pubblicazione
della SUVA, l’Istituto Assicurativo Elvetico
Non solo alcol
Da una
parte. D’altra parte. Tutto quello che si deve sapere sull’alcol e le altre
sostanze generanti dipendenza nel posto di lavoro. Non vogliamo vietarle nulla. Mettiamo le cose in chiaro:
non vogliamo assolutamente rovinarle birretta dopo il lavoro. Ma in Svizzera vi
sono più di 160 000 alcoldipendenti, circa 100 000 farmacodipendenti e almeno
25 000 tossicodipendenti. Vogliamo fare qualcosa contro questo problema. L’abuso di sostanze generanti dipendenza provoca non di
rado infortunio. Per lo più è in gioco l’alcol. un dato di fatto che: circa 8
svizzeri su cento hanno un problema legato all’alcol sotto l’effetto dell’alcol
(già da 0,4 per mille), tutte le reazioni rallentano e I’acuità visiva
diminuisce anche se non ce ne accorgiamo, anzi: ci sentiamo meglio, più veloci e più forti! chi beve alcol provoca tre
volte più infortuni sul lavoro del collega sobrio chi causa un infortunio in
stato di lieve ubriachezza rischia una riduzione delle prestazioni assicurative anche lei
potrebbe essere vittima già domani del suo collega brillo i collaboratori fanno
volentieri «finta di non vedere» il problema di dipendenza del loro collega
invece di parlargliene, e così problemi diventano però solo più grossi. Come vede, vi sono buoni motivi
per dire NO alle sostanze generanti dipendenza sul posto di lavoro. E vi sono
altrettanti buoni motivi per affrontare apertamente le persone che hanno
problemi legati a sostanze generanti dipendenza e in particolare all’alcol.
Niente di nuovo sotto il sole. Vi sono molte forme di droga. Alcune sono rare.
Altre hanno una larga diffusione. Anche l’alcol, in piccole dosi è un prodotto
voluttuario, in grandi quantità diventa un veleno (veda a tal proposito anche il capitolo «Quanto è troppo?»). Sostanze generanti dipendenza sul posto di lavoro. Perché
vale la pena dire SÌ.
Renda tutto chiaro.
Il no all’alcol e alle sostanze che generano dipendenza
sul posto di lavoro deve essere accompagnato da un sì a più tolleranza e
franchezza.
Questo sì vale la pena, perché è il primo passo per non
emarginare più gli interessati, per non sparlare dietro le loro spalle o
coprire il consumo in segreto. Sarebbe ovviamente più semplice guardare da
un’altra parte o anche incitare: «Solo un bicchiere. Bevi con noi!». Voler
affrontare una persona che palesemente non si sente bene richiede molto
coraggio, perché ci si intromette nella sua sfera privata. Ma per una volta
bisogna farlo! Infatti le donne e gli uomini che bevono o abusano
di medicamenti non mancano semplicemente di volontà. Sono malati, non possono vivere senza queste sostanze e non vogliono ammetterlo. Hanno
bisogno dell’aiuto di terzi per cambiare la loro situazione. Dialoghi con l’interessato: mostri che lei si preoccupa.
Per esempio così: «Ho notato che negli ultimi tempi ... Posso darti una mano?». È possibile che le reazioni non siano sempre gentili. Ma
forse lei ha così dato un impulso per un cambiamento positivo. Provi una volta qualcosa di nuovo. Sia onesto anche con sé
stesso. Osservi per qualche tempo il suo comportamento: le capita di bere solo
perché gli altri lo fanno? A pranzo beve birra invece di acqua minerale perché
ha sempre fatto così? Allora, come molte altre persone, ha sotto controllo il
suo consumo di alcol ma beve troppo spesso per abitudine e può
così diventare dipendente. Provi una volta qualcosa di nuovo. Lasci perdere più
spesso (e soprattutto sul lavoro) l’alcol e goda la sensazione di cavarsela
«senza». Non sempre, ma sempre più sovente. Dica SÌ a una mente lucida. SÌ a più sicurezza sul posto di lavoro. Legali o illegali: sul
lavoro le droghe non hanno posto. passato hascisc, eroina, oppio cocaina sono
sovente finite in prima pagina. Tra tutti i forti tossicodipendenti, la
quota di quelli che ricorrono a droghe illegali è però piuttosto piccola (3 per
cento). Nella nostra cultura hanno molta più importanza le droghe legali nicotina,
alcol e medicamenti. nicotina causa soprattutto danni alla salute, tutte le
altre droghe, legali o illegali, accrescono pure il pericolo di
infortuni in quanto pregiudicano la capacità di percezione e reazione. Solo la
cocaina aumenta temporaneamente la capacità di rendimento. L’effetto si
trasforma però rapidamente in depressione». Inoltre la sostanza rende molto
presto dipendenti e danneggia la salute. Suva ritiene perciò che alcol,
medicamenti e altre droghe siano assolutamente fuori posto sul lavoro.
Sostanze generanti dipendenza sul
posto di lavoro. Quanto è troppo?
Lo sanno tutti: a partire dal 2005
in Svizzera il limite legale per i conducenti è pari a 0,5 per mille. Però la
sua capacità di concentrazione diminuisce già molto prima. Lei percepisce le
cose in modo confuso e reagisce più lentamente. In tutto quello che fa, corre
un rischio d’infortunio più elevato. Ciò vale anche se beve solo ai pasti.
Sente così meno l’effetto dell’alcol, ma arriva ugualmente ai suoi per mille.
Il loro numero dipende dalla quantità di
alcol consumata e dal suo peso corporeo. Con la stessa quantità di alcol le
donne raggiungono alcuni per mille in più degli uomini. Se vuole, può calcolare
approssimativamente da solo i suoi valori critici. Osservi l’elenco con il tasso
alcolico di diverse bevande (vedi retro), scelga una delle bevande e faccia il
calcolo seguente:
Uomini
Grammi d’alcol = per mille peso corporeo x 0,68
Donne
Grammi d’alcol = per mille peso corporeo x 0,55
Dopo 3 dl di vino, un uomo di 70 kg ha già lo 0,65 per
mille!
Indirizzi utili in caso di problemi con alcol e sostanze
che generano dipendenza:
♦ servizio medico-sociale o
servizio di consulenza per le tossicomanie della sua regione
♦ medico di casa
♦ medico d’azienda
♦ servizio sociale della ditta
Tutte queste persone e istituzioni sottostanno al segreto
professionale e trattano il suo problema con discrezione.
Il vino un rimedio contro l’infarto? Si sente sempre dire
che un consumo di alcol in piccole dosi (circa 1–2 bicchieri standard due
giorni; poco importa se birra o acquavite) fa scendere rischio di affezioni
delle coronarie e segnatamente di infarto miocardico. Diversi studi scientifici
hanno effettivamente confermato. Ma
farne derivare una raccomandazione generale a consumare più alcol sarebbe “da
creduloni” in quanto l’alcol ha ancora altri effetti (lesione del fegato,
carcinoma gastrico). Questi rischi salgono costantemente più il consumo
aumenta. Molto spesso non limita a consumarne piccole e allora cresce di nuovo
pure rischio d’infarto. Anche consumandone piccole dosi vi è tuttavia il
pericolo di diventare dipendenti; in tal caso aumenta il d’infortunio (per un
uomo di tre bicchieri standard significano già lo 0,65 per mille)! In poche
parole: per prevenire un infarto esistono possibilità più sensate del consumo
di alcol: p.es. niente fumo, alimentazione povera grassi e attività fisica!
L’eliminazione dell’alcol richiede più o meno lo stesso tempo in tutte le
persone. In un’ora lei perde circa lo 0,1 per mille di alcol. Qualunque cosa le
si dica, non vi è alcuna possibilità di accelerare il processo. Neppure il
caffè serve a qualche cosa. Al contrario: dopo un caffè si sente la testa più
chiara, ma si ha sempre ancora la medesima quantità di alcol nel sangue. Allora
si sopravvalutano facilmente le proprie capacità di prestazione! In parole chiare: Un uomo di 70 kg beve la sera due
bicchieri di birra, mezzo litro di vino e un caffè corretto. Raggiunge così
un’alcolemia dell’1,8 per mille. Va a letto a mezzanotte e il mattino alle 7 si
reca al lavoro con più dell’1,0 per mille! Vale quindi la pena di badare a
quanto si beve. Ciò vale sia per il capo che per ogni collaboratore e
collaboratrice.
Uso consapevole delle bevande alcoliche
Le regole da seguire per consumare alcolici senza correre
rischi Un adulto sano che osserva le seguenti regole elementari nel bere non
mette a repentaglio la propria salute né quella di altre persone:
■ non bere più di 2 bicchieri
standard al giorno
■ in occasioni particolari: gustare
fino a 4 bicchieri standard
■ gustare significa: non più di un
bicchiere in un’ora
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