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Rassegna stampa Alcol e guida del 28 febbraio 2007

A cura di Roberto Argenta e Alessandro Sbarbada

 

IL BISTURI.IT

Paolo Ferrero: fermare la pubblicità che incoraggia l’uso di alcool

“Bloccare le pubblicità dell’alcool” perchè “se si continuano a veicolare messaggi televisivi in cui il piacere ed il divertimento vengono associati all’utilizzo delle sostanze alcoliche, continueremo a produrre stili di vita che ne banalizzano il consumo, e quindi i rischi ad esso derivati, come la guida in stato di ebbrezza”. A sostenerlo è stato il ministro della Solidarietà Sociale Paolo Ferrero che, nel corso del forum on line sul sito del ministero, ha ricordato la morte di alcuni ragazzi per incidenti stradali avvenuti lo scorso sabato notte.
Il ministro ha quindi affermato di ritenere necessario “arrivare rapidamente ad una modifica della normativa al fine di proibire le pubblicità dirette che invitano ad assumere alcool, esattamente come facciamo con le sigarette. Su questo nelle prossime settimane presenteremo uno specifico disegno di legge, così come il terreno della prevenzione rispetto all’utilizzo delle sostanze, alcool compreso, sarà il punto centrale del piano di intervento triennale che stiamo costruendo insieme alle Regioni”.

“Il terreno dell’alcool - ha concluso Ferrero - è quello dove una corretta informazione e una corretta prevenzione serve moltissimo per definire un consumo tra l’uso e l’abuso della sostanza medesima e quindi per salvaguardare la salute delle persone, a partire dai minori!.


CORRIERE ADRIATICO

Il dottor Sguanci racconta le positive risposte degli incontri a scuola

“La repressione non basta”

“E’ importante sensibilizzare ragazzi e genitori”

PESARO - Tutti hanno qualcosa da dire. Tutti hanno ricette pronte. “La colpa è dei giovani, dei loro abusi”. “No, la colpa è delle strade maledette, che devono essere messe in sicurezza...”. Insomma, tutti pontificano. E non sempre le sicurezze sono così... sicure.
Meglio affidarsi al parere degli esperti, degli addetti ai lavori. Nel caso, un doppio esperto nella stessa persona: il dottor Antonio Sguanci, oggi dirigente del Commissariato di polizia di Urbino, attivamente impegnato nella diffusione del rispetto della legalità, in passato - per tre anni - in servizio nel Compartimento della Marche della polizia stradale.
“E’ sicuramente importante agire, intervenendo sia per prevenire che per reprimere, esercitando una continua e meticolosa opera di prevenzione in strada. Detto questo, però, ritengo che la doppia funzione non possa bastare a dare soluzione al problema se non accompagnata da un’attiva sensibilizzazione dei giovani. A tal proposito, sottolineo l’importanza del lavoro voluto dal questore dottor Pansini, molto attento al problema, che ha sollecitato, ottenendo positive risposte, il mondo della scuola. Sono convinto che dal confronto con i giovani, e mi riferisco soprattutto a chi frequenta gli ultimi anni delle elementari e i primi della media, possano arrivare soluzioni a una questione sempre più preoccupante. a maggiore ragione, partendo da questo presupposto, ritengo che prevenire e reprimere non basti...”.
Di recente, nella città ducale il questore Benedetto Pansini ha incontrato gli alunni del Liceo Classico Statale Raffaello, affrontando tematiche importanti quali il contrasto al fenomeno dell’infortunistica stradale ed il rispetto della legalità. L’iniziativa si ricollega alla campagna di prevenzione ed informazione promossa dalla Questura con tre lettere aperte agli alunni sugli incidenti stradali e le numerosi morti soprattutto fra i giovani... Il progetto ha suscitato un notevole interesse e la classe prima A del Raffaello ha invitato il dottor Pansini ad un incontro di approfondimento sulla tematica degli incidenti stradali.
“Nel corso degli incontri emerge spesso - sottolinea il dottor Sguanci - che non sempre i giovani conoscono le conseguenze dell’uso di sostanze proibite perché dannose al fisico e alla mente. E l’aspetto più preoccupante è che spesso sono le famiglie a non capire il problema. Succede, anzi, che i genitori si presentino alla polizia stradale per chiedere ragione del ritiro della patente ai loro figli causa guida in stato d’ebbrezza. Se i primi a non conoscere il valore della legalità sono padre e madre potete immaginare i comportamenti dei ragazzi. Ma è confortante l’attenzione riscontrata negli incontri, come quello che avete appena citato svolto a Urbino”. In quell’incontro era stato dedicato uno spazio importante alle iniziative promosse, appunto, allo scopo di ridurre l’incidenza dell’infortunistica stradale, come l’opera d’informazione finalizzata alla diffusione della figura del conducente designato, già nota in molti paesi europei, dove l’educazione civica è materia fondamentale e chi non beve non è “il pirla di turno”.


IL GAZZETTINO

LE STRAGI SULLE STRADE

Saranno Alex Zanardi e Roberto Ravaglia i grandi protagonisti della manifestazione che si tiene oggi al Teatro del Parco dalle 9 alle 13.15 e che coinvolgerà gli istituti superiori Zuccante, Mozzoni, Bruno sul tema della sicurezza sulle strade. L’iniziativa, organizzata anche quest’anno dal prof. Vito Tanzi, vedrà anche la partecipazione dei dottori Fabiano Turetta, Carmelo Trotta e Biagio Epifani, di Massimiliano Locanto (cicloturista con all’attivo una serie di record in solitaria) e Nadia Zanoni, responsabile nazionale di Fiab scuola. Zanardi, l’ex pilota di Formula Uno protagonista di un drammatico incidente nel 2003, e Roberto Ravaglia, campione del mondo per vetture Turismo, saranno i testimonial della giornata.
«Dal Rapporto Istat per il 2005 - dice il prof. Tanzi - i decessi per incidenti stradali sono stati oltre 5400 in Italia, 540 in Veneto e 91 nella provincia di Venezia. Il maggior numero di morti si ha tra i giovani che hanno un’età compresa fra i 18 ed i 29 anni, quasi uno su tre rispetto al totale. E quasi l’80% dei morti è di sesso maschile. Secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità, il 46% degli incidenti mortali in cui sono coinvolti giovani con un’età compresa fra i 18 ed i 29 anni, è dovuto all’abuso di alcool».

La mortalità sulle strade è in aumento o in diminuzione?

«Secondo i dati diffusi dal Censis nel novembre 2006, tra i minorenni in Italia si registra, rispetto al 2005 una diminuzione della mortalità per incidenti stradali, pari a -3,8%. È rimasto però invariato nell’ultimo anno il numero dei giovani morti a bordo delle due ruote. Gli adolescenti e i giovani adulti rappresentano le fasce di età che hanno risposto meno positivamente alle misure protettive introdotte negli ultimi anni».

A confermare i dati ufficiali sono i risultati della quarta annualità di "Una nuova cultura della sicurezza stradale", programma realizzato grazie alla collaborazione del Ministero della Pubblica Istruzione, il Ministero dei Trasporti, la casa editrice Le Monnier e il Censis, che prevede la somministrazione di un test di auto-valutazione sulla sicurezza stradale agli oltre 2,6 milioni di studenti di tutte le scuole secondarie d’Italia.

«Secondo i risultati dell’indagine, nei dodici mesi antecedenti la rilevazione il 15,2% degli studenti (ovvero più di 400.000 giovani) è stato coinvolto in almeno un incidente. Il 13,4% (355.000 ragazzi) ha avuto almeno un incidente alla guida o a bordo come passeggero di un veicolo a due ruote. I giovani che non indossano il casco sulle due ruote si sono ridotti al 3,7%, quelli che circolano in due sul motorino sono però il 53,3% (il 79% al Sud), e i ragazzi che percorrono un incrocio con il semaforo rosso sono ancora il 40,6%. Inoltre, solo il 35\% comprende il significato di tutti i segnali stradali. Il 23% degli intervistati veneti afferma di aver guidato in stato di ebbrezza contro una media nazionale dell’11%».

L’abuso di alcool è dunque ancora la cause principale delle tragedie?

«Rispetto al 1998 si è registrato un aumento del consumo di alcool in Veneto soprattutto tra gli adolescenti (+17%) e le adolescenti (+33%). In Veneto il primo bicchiere di vino lo si beve a 11/12 anni, le prime ubriacature avvengono intorno ai 15 anni. Per tutto questo l’Istituto "Zuccante" propone ai propri studenti una giornata di riflessione al fine di sensibilizzare gli studenti ad un comportamento più prudente sulla strada».

Stefano Babato


CORRIERE ADRIATICO

Promossa da Federfarma

Campagna contro l’alcool e il fumo

ASCOLI - Federfarma informa i cittadini del Piceno che il consiglio dei ministri ha approvato il ’programma quadro’ del ministro della salute Livia Turco per la promozione di uno stile di vita salubre e la riduzione delle malattie croniche. Il programma prevede un intervento ’multicomponenti’, con attività di comunicazione e azioni per ridurre l’iniziazione al fumo, per aumentare il consumo di frutta e verdura, per ridurre l’abuso di alcol, il consumo di bevande e alimenti troppo calorici e facilitare lo svolgimento dell’attività fisica. «Il programma consentirà di inquadrare in maniera coordinata il contrasto ai fattori di rischio - ha dichiarato Pasquale D’Avella, presidente Federfarma Ascoli - con un approccio non solo agli aspetti sanitari ma anche alle implicazioni ambientali, sociali ed economiche, e prevederà la condivisione degli obiettivi da parte degli attori coinvolti come le amministrazioni centrali e regionali, gli enti locali e i settori privati». Fumo, alcol, scorretta alimentazione e inattività fisica sono infatti i principali fattori di rischio delle malattie croniche più frequenti nel nostro paese, ma possono essere anche debellabili all’origine scongiurando l’aumento delle morti premature e di patologie. È, pertanto, un imperativo assoluto, sia sul piano etico sia su quello economico, programmare un intervento di salute pubblica che affronti in maniera globale questi fattori di rischio, consentendo al territorio di guadagnare salute, e che garantisca la sostenibilità del Sistema Sanitario in termini economici e di efficacia.


L’ARENA

Numerose le iniziative per diffondere la cultura del rispetto alla guida. In programma anche servizi specifici all’uscita delle discoteche

Incidenti, è il mese della prevenzione

Slogan e convegni accompagnati da verifiche sui veicoli e controlli con autovelox In un anno 300 alla guida in stato di ebbrezza Troppa fiducia abbassa il livello di attenzione

Parte il Mese della sicurezza stradale. «L’iniziativa dell’assessorato alla Sicurezza e polizia municipale che si concluderà il 28 marzo vuole diffondere la cultura della sicurezza e del rispetto per gli altri. Il progetto, attuato per il terzo anno, è rivolto a tutte le fasce di età: si parlerà di questi temi a scuola, nei centri di aggregazione, nelle circoscrizioni e anche nei centri anziani, perché il tema riguarda tutti. Alcuni momenti si svolgeranno anche fuori dalle discoteche, dato che lo scorso anno sono state oltre trecento le persone denunciate per guida in stato d’ebbrezza», ha spiegato l’assessore alla Sicurezza Elio Pernigo.
Il comandante della Polizia municipale Luigi Altamura aggiunge: «Si tratta di un obiettivo ambizioso. Vogliamo coinvolgere anche quegli automobilisti esperti, di età 30-50 anni, che spesso rientrano nelle casistiche degli incidenti. Sentirsi troppo sicuri alla guida, infatti, molte volte fa abbassare il livello di attenzione».
L’iniziativa è del nucleo di educazione stradale della Polizia municipale e culminerà con il convegno alla Gran Guardia e la festa di chiusura del 28 marzo in piazza Bra. I temi più trattati saranno quelli della guida in stato di ebbrezza, dell’alta velocità, delle misure di sicurezza da adottare alla guida come l’uso delle cinture e del casco, del rispetto delle regole, la tutela degli utenti deboli quali pedoni e ciclisti. Le iniziative del mese saranno suddivise e organizzate in quattro aree tematiche.
Fino a domenica l’attenzione sarà sulla sicurezza davanti alle scuole, tutela dei bambini a bordo del veicolo, cinture di sicurezza, telefonino, passaggi pedonali. Dal lunedì fino all’11 marzo sarà il turno della velocità, con controlli specifici attraverso autovelox e telelaser.
Dal 12 al 18 verranno intensificate le verifiche sui veicoli e sulla loro efficienza, con un’attenzione particolare a revisione, dispositivi, verifiche su ciclomotori e caschi. L’ultima settimana sarà il turno di alcolici e sostanze psicoattive, con i loro pericolosissimi effetti sulla guida e sulla capacità di valutazione e reazione dei conducenti. Per questo verranno organizzati controlli specifici all’uscita dalle discoteche, dove i ragazzi saranno invitati a testare le proprie condizioni prima di mettersi alla guida. Il 23 marzo insegnati, alunni delle scuole superiori e operatori di Polizia stradale si troveranno all’auditorium della Gran Guardia per la seconda edizione del convegno sulla sicurezza stradale, per confrontare su strategie e obiettivi da perseguire con l’educazione stradale in aula. Nell’occasione sarà premiato il vincitore del concorso «Trova lo slogan», organizzato nella Polizia municipale tra il novembre 2006 e gennaio 2007.

«Non possiamo rimanere fermi ad aspettare che nuove tragedie riempiano le pagine dei giornali della domenica mattina», ha dichiarato intanto il deputato dell’Italia dei valori Antonio Borghesi. «Sarebbe necessario, per prima cosa, chiudere le discoteche per due mesi per vedere se le stragi diminuiscono. Se si è presa la decisione, peraltro più che legittima, di chiudere gli stadi a causa della morte, scandalosa, di una persona, non vedo perché non si debba prendere un provvedimento come questo, che andrebbe a tutelare un numero ben più consistente di vite umane. L’altra misura che propongo è il divieto di alcolici ai minori di 21 anni».


ROMAGNA OGGI

Pioggia: chiudere le discoteche non serve 

RIMINI

Qual è uno degli ingredienti per ridurre il numero di incidenti mortali il sabato sera? Sicuramente non chiudere i locali notturni. E’ quanto pensa il presidente dei discotecari Sergio Pioggia.

Pioggia è contrario alla proposta di Carlo Giovanardi (Udc) e Daniela Santachè (An) di anticipare la chiusura delle discoteche: "Chiudiamo tutte le discoteche e tutti i locali per un mese. Poi vediamo come vanno le cose – ha esordito Pioggia - Lo dico perchè sono assolutamente convinto che peggiorerebbero’’.
Secondo il presidente del sindacato dei locali da ballo il problema dell’alcol non è circoscritto solamente all’interno delle discoteche: ‘’Non è colpa dei locali – ha commentato Pioggia - Se chiudessimo i locali, anzi, la gente continuerebbe a bere e in più si riverserebbe sulle strade, non avendo luoghi in cui andare. Mi pare evidente che il bilancio di morti sarebbe più alto". Poi ha aggiunto: ‘’Noi siamo gli unici a fare campagne contro l’alcol, contro la droga, specialmente contro il comportamento di assumerle prima di mettersi al volante. Non vedo un simile impegno da parte di altri. E invece veniamo lasciati soli, e incolpati ogni volta che succede qualcosa".

Negli ultimi anni, secondo Pioggia, la ‘’discoteca è divenuto luogo per ballare e soprattutto parlare, non per bere o sballarsi. Sarebbe bene che anche chi fa le leggi, finalmente, lo capisse". (*)


(*) Nota: le numerose campagne contro l’alcol e le alte droghe sono state spesso attivate nei locali del divertimento notturno. Nella maggior parte dei casi nonostante, e non grazie, la poca collaborazione dei gestori delle discoteche. In ogni caso la soluzione, tra l’evidente conflitto di interessi tra la salute dei fruitori ed il guadagno dei gestori dei locali, non può certo essere affidato alla volontà di chi trae profitto dalla vendita di alcolici. Sarebbe bene che anche chi fa le leggi, finalmente, lo capisse.


LA SICILIA

L’intervista 

Antonio Casa

Nel 2006 il Sert di Ragusa ha seguito 271 utenti. Più della metà sono tossicodipendenti, mentre sono in aumento gli alcolisti, sia cronici che sporadici. All’incirca il 50% delle persone che denotano questo genere di problemi sono giovani di età compresa fra i 19 e i 29 anni. "A parte i soggetti che conosciamo e seguiamo da tempo - dichiara il responsabile medico del Sert, Orazio Palazzolo, dobbiamo purtroppo registrare un aumento costante di nuovi "utenti" alcolisti. In genere sono inviati nei nostri uffici dalla Commissione medica patenti, perché sorpresi dalle Forze dell’ordine perché guidavano in stato di ebbrezza". Da circa due anni il fenomeno sta conoscendo picchi sempre più alti. Su cento casi di alcolisti, trenta sono di livello cronico, i restanti vengono registrati come "episodici", ma è facile superare la linea di confine. "Lo andiamo dicendo - continua il dott. Palazzolo - nelle scuole dove teniamo conferenze sul tema. In alcune di esse la testimonianza di ex alcolisti ha provocato un comprensibile choc agli alunni, ma è così che i giovani aprono gli occhi ad una realtà che spesso sconvolge la propria vita e di quelli che stanno vicini". La base di partenza sono i drink dei fine settimana, a base di succo di frutta e di una percentuale anche modesta di rhum. Un connubio che presuppone l’"abbuffata" fra venerdì, sabato e domenica sera, quando l’allegra compagnia distrae e i bicchieri non si contano più. Più ragazzi che ragazze, tuttavia quest’ultime, nei numeri, piano piano stanno raggiungendo i pari età. Aumenta l’aggressività individuale e di gruppo, e il coinvolgimento in episodi di violenza ne è una conferma, ci si mette al volante di un’auto o in sella alla moto senza percepire i pericoli ai quali si sta andando incontro. "A preoccupare - commenta l’esperto - è l’età in cui iniziano le forme di dipendenza. Anche a Ragusa ci sono casi in cui a 12-13 anni si fanno le prime esperienze di alcol e tabacco, il che presagisce molto frequentemente allo spinello verso i 16 anni, per poi passare alle sniffate di cocaina e alle pasticche di ecstasy". Non è una novità. Nel consumo la cocaina soprattutto ha soppiantato l’eroina di qualche anno fa.
Nell’80% dei casi i sequestri di droga da parte delle Forze dell’ordine riguardano la polvere bianca e la marijuana, poi vengono le pillole colorate in voga dentro e fuori i locali pubblici. Fino a un lustro fa, la "neve" era considerata la droga dei ricchi, ora è alla portata di tutti, senza distinzione di ceto e di tasca: bastano 20-30 euro per una dose. "Questa precocizzazione delle dipendenze non ci lascia indifferenti - osserva il dirigente del Sert -, infatti la nostra attività d’informazione ingloba pure le scuole medie inferiori. Non possiamo fare altrimenti. Chi assume cocaina o beve alcol non ha la consapevolezza di guardarsi allo specchio e dire: "Ho un problema". Le nostre visite, salvo casi eccezionali, riguardano uomini e donne, giovani e non, che dobbiamo riabilitare. C’è poco altro da fare". La prevenzione e il controllo da parte delle famiglie, insomma, sono scemati. In collaborazione con la Prefettura, il Csa e l’Ausl di recente è stato pubblicato un vademecum dal titolo "Ma io genitore", che fornisce suggerimenti in caso di presenza in famiglia di soggetti con dipendenze comportamentali. Non solo da droga o alcol, ma anche da gioco d’azzardo, videogiochi, internet e personal computer. "I meccanismi d’insorgenza di una dipendenza da internet sono uguali a quella per gli stupefacenti", afferma Palazzolo. Il Sert del capoluogo segue inoltre i circa 40 tossicodipendenti detenuti nella casa circondariale. Da qui a qualche settimana ripartirà l’Osservatorio provinciale sulle tossicodipendenze. Ogni quattro mesi sarà emesso un bollettino con cifre e statistiche per analizzare i fenomeni in tempo reale. Sospesa, invece, l’importante attività dell’unità di strada, quella con cui i giovani venivano controllati nei punti di maggiore aggregazione. Sono finiti i finanziamenti.


IL GIORNALE DI VICENZA

C’è una nuova droga: donne nel mirino

Chetamina nei bicchieri delle ragazzine, la “moda” inglese arriva a Vicenza

All’assemblea d’istituto l’esperto informa le giovani di un nuovo pericolo. Nei mesi scorsi anche in città ci sono stati episodi “sospetti”

di Federico Ballardin

Arriva in Italia e a Vicenza la nuova droga, esportata dall’Inghilterra dove ha già scalato la classifica delle sostanze psicotrope più pericolose. Si chiama Special K, a base di chetamina, in origine un anestetico per cavalli che produce delirio, amnesia, depressione e perdita della memoria a lungo termine, oltre a provocare su chi ne fa uso una dissociazione tra corpo e cervello. A volte viene messa di nascosto nei bicchieri delle ragazze per renderle più arrendevoli e il fatto che produce amnesia “salva” i responsabili da possibili denunce. Il fenomeno, per quanto non ancora diffuso, è in aumento anche a Vicenza e nel mirino sono soprattutto le ragazze.
L’avvertimento è stato lanciato, senza voler creare eccessivo allarmismo, da un esperto di dipendenze, il direttore della comunità S. Gaetano di Vicenza, Enzo Bacchion, durante un’assemblea studentesca all’istituto professionale Montagna cui era invitato. Con lui c’era anche il consigliere dell’ordine degli avvocati, Fernando Cogolato. I due hanno spiegato agli alunni delle prime due classi le conseguenze fisiche e i rischi di un abuso di alcol e droghe, oltre che le implicazioni giuridiche che potrebbero avere anche per i minorenni certi comportamenti.
Le assemblee. I due ieri hanno partecipato a due incontri: il primo nella sede di via Mora, dalle 8,30 alle 10,25, il secondo nella sede Ghirotti di via Lago di Levico, dalle 10,50 alle 12,35. Il titolo dell’assemblea era: “Fame chimica, fame di vivere - tra false credenze e veri rischi sull’uso e abuso di alcol, tabacco e sostanze psicotrope illegali”.
L’incontro, coordinato dal prof. Raffaele Colombara, si inserisce nel più vasto progetto voluto dall’istituto in tema di dipendenze, in collaborazione anche con il Ceis, e utilissimo per informare ed avvisare gli studenti di certi nuovi e pericolosi fenomeni legati alla droga e all’alcol.
Il film. L’introduzione alla discussione è stata affidata ad un filmato realizzato con alcune interviste on the road ad adolescenti.
La “moda” inglese. Poi Enzo Bacchion ha iniziato il suo intervento avvisando le giovani studentesse di stare molto attente in discoteca perché, benché non sia ancora diffusa, è in aumento la “moda” londinese di mettere delle sostanze nelle bevande per cercare di renderle più “arrendevoli”. Episodi simili, per quanto isolati, si sono registrati nei mesi scorsi anche a Vicenza. In questo senso una delle sostanze più pericolose è appunto a base di chetamina (Special K e simili).
Senza voler esagerare nell’allarmismo, lo scopo di Bacchion era quello di trasmettere un messaggio chiaro alle giovani generazioni: «Attenzione, divertitevi, ma tenete presente che ci sono anche dei rischi frequentando certi ambienti, quindi imparate a gestirli e a prevenirli».
I party privati. In questo senso possono essere addirittura più pericolose le feste private dove si sono registrati casi di “premeditazione” nel creare le condizioni per lo sballo, sia con alcol che con droghe leggere. Il problema è che se qualcuno si sente male in queste situazioni non c’è nessuno che possa intervenire, specie se tutti i partecipanti hanno perso il controllo. I genitori quindi non dovrebbero sentirsi così sicuri se i figli invece che in discoteca se ne vanno a casa di amici. «Sarebbe bene - è stato sottolineato - che gli adulti si assicurassero di che amici si tratta e se vi sia qualcuno che controlli la situazione».
I “discount” party. Infatti sempre più spesso i giovanissimi, con pochi soldi in tasca da spendere soprattutto per la “benza” dello scooter o la ricarica del telefonino, si organizzano per feste al risparmio. Un “raid” al discount di turno e con una colletta si portano a casa birre e superalcolici con pochi euro a testa.
«E poi i genitori si chiedono - commentava Bacchion, tra i sorrisi ammiccanti degli studenti - come fanno i figli a tornare a casa ubriachi se avevano solo 10 euro in tasca...».
Pendolarismo e incidenti. Tra i vari rischi c’è anche quello della strada visto che in una stessa serata i ragazzi fanno i... pendolari tra due o tre locali diversi, come va di moda oggi. Gli spostamenti, soprattutto se si abusa di alcol o “fumo”, chiaramente espongono i giovani al pericolo di incidenti.
I genitori. «C’è una tendenza da parte dei genitori - spiegava Enzo Bacchion -, soprattutto tra i 45 e 50 anni, a lasciar liberi i figli in età adolescenziale e a diminuire la sorveglianza». Questo perchè li si vede più adulti e informati, magari grazie ad internet o alla scuola. Poi però si sorprendono, come rilevava l’avvocato Cogolato, quando i figli finiscono nei guai per possesso di fumo o droghe leggere. In questo senso, le durissime leggi italiane spesso aprono le porte del carcere anche ai giovanissimi».
(fe. ba.) Sempre più ragazzine. L’abuso o il cattivo uso di alcol ormai è senza distinzione di sesso. Anzi, le giovanissime sono le più a rischio perché preferiscono spesso il superalcolico o il cocktail ad alta gradazione in quanto, con il coprifuoco imposto dai papà, c’è poco tempo per raggiungere gradualmente l’euforia “alcolica”. È questo il recente fenomeno al femminile che preoccupa non poco chi si occupa di dipendenze.

Il fatto che tra le giovanissime si stia diffondendo l’abitudine all’alcol, molto più che in passato, fa alzare le antenne di chi questi fenomeni è abituato a registrarli e a vederli proiettati negli anni futuri. Le adolescenti sono più vulnerabili dei loro coetanei maschi anche perchè, essendo nel fiore degli anni, spesso attirano uomini molto più grandi e scafati che è più difficile respingere se sotto l’effetto di una “sbronza”. Senza esagerare con gli allarmismi, il direttore della comunità S. Gaetano ha voluto avvertire le studentesse del Montagna durante le assemblee di ieri per consentire loro di prendere coscienza di certi fenomeni e prevenirli.


 

CORRIERE ADRIATICO

Alcol, i carabinieri ritirano 7 patenti

PESARO - Nei giorni in cui si parla quasi esclusivamente delle stragi del sabato sera, è importante sottolineare l’impegno dei carabinieri della Compagnia di Novafeltria per tenere sotto controllo le aree delle discoteche e le strade. Impiegate quasi trenta le pattuglie con unità cinofile antidroga. I carabinieri hanno denunciato 14 persone, segnalato 4 giovani per stupefacenti e sottratto 175 punti dalle patenti, elevando 63 contravvenzioni. Controllati soprattutto tanti i giovani che raggiungevano la lasciavano le discoteche della zona. Ii carabinieri hanno operato con l’ausilio di cani antidroga del comando provinciale. Sette le patenti ritirate a seguito di controlli con l’etilometro: con conseguenti denunce per guida in stato di ebbrezza alcolica. Sequestrata un’autovettura condotta da un giovane privo dell’assicurazione addirittura dall’ottobre 2006. In totale sono stati controllati, tra il 24 e il 26 febbraio, ben 570 automotoveicoli e 802 persone. tra le quali 39 stranieri. In particolare, detratti 175 punti dalle patenti.
Nell’ambito dei controlli, oltre ai conducenti trovati positivi al controllo etilometrico, venivano denunciate altre sette persone per ubriachezza in luogo pubblico; si tratta di tre marocchini e quattro italiani colti in evidente stato di ebbrezza alcolica nei pressi di due locali notturni; quattro i giovani trovati in possesso di una decina di grammi di marijuana.


CORRIERE ADRIATICO

In auto ubriachi ritirate due patenti

Pergola - Anche a Pergola l’emergenza alcol è sempre presente, ma in misura più controllabile da parte delle forze dell’ordine che nei limiti del possibile riescono ad arginare il fenomeno in modo che non provochi conseguenze irreparabili. Recentemente nel corso dei controlli da parte dei carabinieri di Pergola per intensificare l’opera di prevenzione degli incidenti dovuti a guida in stato di ubriachezza sono state ritirate due patenti a un ragazzo di Pergola e a un extracomunitario residente in provincia di Rimini. L’extracomunitario, dopo aver provocato un incidente che non ha avuto gravi conseguenze, era scappato ma è stato successivamente rintracciato e fermato dai militari ed ora dovrà rispondere di diverse infrazioni al codice della strada. G.M.


LA SICILIA

Vino al veleno per donne dell’Est Metanolo. 

Indagini dei carabinieri del Nas su quattro morti sospette in Sicilia negli ultimi mesi 

Palermo. Quattro morti sospette, un unico filo conduttore: l’avvelenamento da alcol metilico, il più noto metanolo.

L’ultimo decesso è quello di una donna di 42 anni, stroncata lunedì, dall’acidosi metabolica alla prima Rianimazione dell’ospedale Civico di Palermo. Una cittadina rumena che lavorava come badante a Gibellina (Trapani) e che avrebbe ingerito un distillato alcolico, forse regalatole da altre connazionali.
È l’ennesima morte sospetta che si registra in Sicilia negli ultimi mesi e che vede protagoniste, vedi caso, tutte donne dell’Est europeo, residenti nell’Isola per motivi di lavoro.
Un decesso, quello di lunedì, che ha fatto scattare il campanello d’allarme non solo in Sicilia ma anche al ministero della Salute che ha allertato i carabinieri nel Nas.
Quarta morte insospettabile, dopo quelle avvenute a Ragusa, Enna, Bagheria (Palermo) e adesso anche quella di Gibellina (Trapani).
Le cause? Forse un distillato «tagliato» maldestramente da qualche altro connazionale delle quattro povere vittime. Una cosa è sicura, da oggi su questi decessi si lavorerà eccome, anche se dal Comando dei carabinieri della salute di Palermo, finora si è operato nel buio più fitto.
La prima azione vera è quella partita ieri mattina, quando diverse squadre di militari con il «camice bianco» si sono messe all’opera per indagare negli ambienti delle comunità rumene in Sicilia.
L’ultimo decesso quasi certamente sarà il «passe-partout» dell’inchiesta a largo raggio che interesserà anche le Procure di Ragusa, Palermo, Enna e Marsala.
Anzi, addirittura trapela dal comando del Nas, l’eventuale indagine a tutto campo sulle tre precedenti morti. Si sospetta, infatti, che la donna deceduta lunedì a Palermo avesse avuto dei contatti con le altre tre connazionali.
C’è, l’ipotesi fondata di procedere, una volta avviata l’inchiesta, alla riesumazione delle tre precedenti vittime.

Ma cosa avrebbe provocato le morti? Di sicuro c’è l’avvelenamento da ingestione di metanolo. Ma chi ha prodotto il distillato? E cosa ha adoperato? Vinacce, frutta o altri prodotti? Sono questi gli elementi a cui dovranno dare una risposta gli investigatori che, da ieri, stanno lavorando a largo raggio nelle quattro province dove si sono registrati i decessi.
Un evento che fa tornare indietro negli anni. Infatti, accadde proprio 20 anni fa lo scandalo del metanolo che provocò soprattutto nel Nord Italia 19 vittime, decine di intossicati e una miriade di inchieste giudiziarie con l’immagine dell’Italia e dei suoi vini drammaticamente compromessa, con un intero settore produttivo in ginocchio. Ma non tutto, come si dice, viene per nuocere. E infatti fu quella tragica vicenda che diede il via, puntando alla qualità, alla ripresa della vitivinicoltura italiana e ai suoi successi sui mercati di tutto il mondo.

Antonio Fiasconaro


SUPEREVA

Una pubblicazione della SUVA, l’Istituto Assicurativo Elvetico

Non solo alcol 

Da una parte. D’altra parte. Tutto quello che si deve sapere sull’alcol e le altre sostanze generanti dipendenza nel posto di lavoro.
Non vogliamo vietarle nulla. Mettiamo le cose in chiaro: non vogliamo assolutamente rovinarle birretta dopo il lavoro. Ma in Svizzera vi sono più di 160 000 alcoldipendenti, circa 100 000 farmacodipendenti e almeno 25 000 tossicodipendenti. Vogliamo fare qualcosa contro questo problema.
L’abuso di sostanze generanti dipendenza provoca non di rado infortunio. Per lo più è in gioco l’alcol. un dato di fatto che: circa 8 svizzeri su cento hanno un problema legato all’alcol sotto l’effetto dell’alcol (già da 0,4 per mille), tutte le reazioni rallentano e I’acuità visiva diminuisce anche se non ce ne accorgiamo, anzi: ci sentiamo meglio, più veloci e più forti! chi beve alcol provoca tre volte più infortuni sul lavoro del collega sobrio chi causa un infortunio in stato di lieve ubriachezza rischia una riduzione delle prestazioni assicurative anche lei potrebbe essere vittima già domani del suo collega brillo i collaboratori fanno volentieri «finta di non vedere» il problema di dipendenza del loro collega invece di parlargliene, e così problemi diventano però solo più grossi.
Come vede, vi sono buoni motivi per dire NO alle sostanze generanti dipendenza sul posto di lavoro. E vi sono altrettanti buoni motivi per affrontare apertamente le persone che hanno problemi legati a sostanze generanti dipendenza e in particolare all’alcol. Niente di nuovo sotto il sole. Vi sono molte forme di droga. Alcune sono rare. Altre hanno una larga diffusione. Anche l’alcol, in piccole dosi è un prodotto voluttuario, in grandi quantità diventa un veleno (veda a tal proposito anche i
l capitolo «Quanto è troppo?»).

Sostanze generanti dipendenza sul posto di lavoro. Perché vale la pena dire SÌ.

Renda tutto chiaro.

Il no all’alcol e alle sostanze che generano dipendenza sul posto di lavoro deve essere accompagnato da un sì a più tolleranza e franchezza.

Questo sì vale la pena, perché è il primo passo per non emarginare più gli interessati, per non sparlare dietro le loro spalle o coprire il consumo in segreto. Sarebbe ovviamente più semplice guardare da un’altra parte o anche incitare: «Solo un bicchiere. Bevi con noi!». Voler affrontare una persona che palesemente non si sente bene richiede molto coraggio, perché ci si intromette nella sua sfera privata. Ma per una volta bisogna farlo! Infatti le donne e gli uomini che bevono o abusano di medicamenti non mancano semplicemente di volontà. Sono malati, non possono vivere senza queste sostanze e non vogliono ammetterlo. Hanno bisogno dell’aiuto di terzi per cambiare la loro situazione.
Dialoghi con l’interessato: mostri che lei si preoccupa. Per esempio così: «Ho notato che negli ultimi tempi ... Posso darti una mano?».
È possibile che le reazioni non siano sempre gentili. Ma forse lei ha così dato un impulso per un cambiamento positivo.
Provi una volta qualcosa di nuovo. Sia onesto anche con sé stesso. Osservi per qualche tempo il suo comportamento: le capita di bere solo perché gli altri lo fanno? A pranzo beve birra invece di acqua minerale perché ha sempre fatto così? Allora, come molte altre persone, ha sotto controllo il suo consumo di alcol ma beve troppo spesso per abitudine e può così diventare dipendente. Provi una volta qualcosa di nuovo. Lasci perdere più spesso (e soprattutto sul lavoro) l’alcol e goda la sensazione di cavarsela «senza». Non sempre, ma sempre più sovente. Dica SÌ a una mente lucida. SÌ a più sicurezza sul posto di lavoro. Legali o illegali: sul lavoro le droghe non hanno posto. passato hascisc, eroina, oppio cocaina sono sovente finite in prima pagina. Tra tutti i forti tossicodipendenti, la quota di quelli che ricorrono a droghe illegali è però piuttosto piccola (3 per cento). Nella nostra cultura hanno molta più importanza le droghe legali nicotina, alcol e medicamenti. nicotina causa soprattutto danni alla salute, tutte le altre droghe, legali o illegali, accrescono pure il pericolo di infortuni in quanto pregiudicano la capacità di percezione e reazione. Solo la cocaina aumenta temporaneamente la capacità di rendimento. L’effetto si trasforma però rapidamente in depressione». Inoltre la sostanza rende molto presto dipendenti e danneggia la salute. Suva ritiene perciò che alcol, medicamenti e altre droghe siano assolutamente fuori posto sul lavoro.

Sostanze generanti dipendenza sul posto di lavoro. Quanto è troppo?


Lo sanno tutti: a partire dal 2005 in Svizzera il limite legale per i conducenti è pari a 0,5 per mille. Però la sua capacità di concentrazione diminuisce già molto prima. Lei percepisce le cose in modo confuso e reagisce più lentamente. In tutto quello che fa, corre un rischio d’infortunio più elevato. Ciò vale anche se beve solo ai pasti. Sente così meno l’effetto dell’alcol, ma arriva ugualmente ai suoi per mille. Il loro numero dipende dalla quantità di alcol consumata e dal suo peso corporeo. Con la stessa quantità di alcol le donne raggiungono alcuni per mille in più degli uomini. Se vuole, può calcolare approssimativamente da solo i suoi valori critici. Osservi l’elenco con il tasso alcolico di diverse bevande (vedi retro), scelga una delle bevande e faccia il calcolo seguente:

Uomini

Grammi d’alcol = per mille peso corporeo x 0,68

Donne

Grammi d’alcol = per mille peso corporeo x 0,55

Dopo 3 dl di vino, un uomo di 70 kg ha già lo 0,65 per mille!

Indirizzi utili in caso di problemi con alcol e sostanze che generano dipendenza:

servizio medico-sociale o servizio di consulenza per le tossicomanie della sua regione

medico di casa

medico d’azienda

servizio sociale della ditta

Tutte queste persone e istituzioni sottostanno al segreto professionale e trattano il suo problema con discrezione.

Il vino un rimedio contro l’infarto? Si sente sempre dire che un consumo di alcol in piccole dosi (circa 1–2 bicchieri standard due giorni; poco importa se birra o acquavite) fa scendere rischio di affezioni delle coronarie e segnatamente di infarto miocardico. Diversi studi scientifici hanno effettivamente confermato. Ma farne derivare una raccomandazione generale a consumare più alcol sarebbe “da creduloni” in quanto l’alcol ha ancora altri effetti (lesione del fegato, carcinoma gastrico). Questi rischi salgono costantemente più il consumo aumenta. Molto spesso non limita a consumarne piccole e allora cresce di nuovo pure rischio d’infarto. Anche consumandone piccole dosi vi è tuttavia il pericolo di diventare dipendenti; in tal caso aumenta il d’infortunio (per un uomo di tre bicchieri standard significano già lo 0,65 per mille)! In poche parole: per prevenire un infarto esistono possibilità più sensate del consumo di alcol: p.es. niente fumo, alimentazione povera grassi e attività fisica! L’eliminazione dell’alcol richiede più o meno lo stesso tempo in tutte le persone. In un’ora lei perde circa lo 0,1 per mille di alcol. Qualunque cosa le si dica, non vi è alcuna possibilità di accelerare il processo. Neppure il caffè serve a qualche cosa. Al contrario: dopo un caffè si sente la testa più chiara, ma si ha sempre ancora la medesima quantità di alcol nel sangue. Allora si sopravvalutano facilmente le proprie capacità di prestazione!
In parole chiare: Un uomo di 70 kg beve la sera due bicchieri di birra, mezzo litro di vino e un caffè corretto. Raggiunge così un’alcolemia dell’1,8 per mille. Va a letto a mezzanotte e il mattino alle 7 si reca al lavoro con più dell’1,0 per mille! Vale quindi la pena di badare a quanto si beve.
Ciò vale sia per il capo che per ogni collaboratore e collaboratrice.

Uso consapevole delle bevande alcoliche

Le regole da seguire per consumare alcolici senza correre rischi Un adulto sano che osserva le seguenti regole elementari nel bere non mette a repentaglio la propria salute né quella di altre persone:

non bere più di 2 bicchieri standard al giorno

in occasioni particolari: gustare fino a 4 bicchieri standard

gustare significa: non più di un bicchiere in un’ora


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Giovedì, 01 Marzo 2007
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