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Rassegna stampa 02/09/2005

Rassegna stampa del 1 Settembre 2005

Rassegna stampa del 1 Settembre 2005


Da “Il Messaggero” del 1 settembre 2005
AUTOSTRADA DEL SOLE
Guida Tir rubato senza patente, arrestato


ORVIETO
Guidava sull’A1 un autocarro risultato rubato senza avere mai conseguito la patente un campano di 27 anni arrestato la scorsa notte da una pattuglia della polizia stradale di Orvieto.
Gli agenti della Polstrada orvietana hanno inoltre notificato un’ordinanza di custodia cautelare, disposta nell’ambito di un’indagine coordinata dalla procura di Montepuciano, a un sessantaduenne originario sempre della Campania per un furto analogo compiuto a luglio in Toscana.
Gli investigatori sospettano che i due possano essere in qualche modo collegati. Accertamenti sono infatti in corso su una decina di furti di autocarri dotati di gru compiuti tra l’Umbria e la Toscana.
L’operazione è scattata la scorsa notte quanto una pattuglia della polizia stradale ha fermato un mezzo analogo diretto verso sud nel tratto dell’Autosole compreso tra Orte e Attigliano.
L’autocarro è risultato rubato poco prima a Ospedalicchio di Bastia Umbra. Alla guida c’era il campano di 27 anni che è stato arrestato.
Oltre a non avere conseguito la patente, dagli accertamenti è emerso che il giovane era sottoposto alla sorveglianza speciale e quindi non avrebbe dovuto allontanarsi dal suo paese di residenza.
Nello stesso momento agli investigatori è giunta notizia che i loro colleghi di Roma nord avevano fermato una persona a bordo di un altro autocarro dotato di gru e altre due che viaggiavano su un’auto staffetta.
Dai controlli è emerso che una di queste ultime era il campano al quale doveva essere notificata l’ordinanza di custodia cautelare disposta dall’autorità giudiziaria di Montepulciano.
L’uomo è stato quindi raggiunto mentre si trovava ancora negli uffici della stradale di Roma nord dagli investigatori orvietani che lo hanno arrestato.
Le indagini che tendono ad accertare l’esatta concatenazione dei fatti e il ruolo dell’uomo arrestato in essi sono comunque ancora in pieno svolgimento.

Da “Il Giornale di Vicenza” del 1 settembre 2005
Una troupe della televisione del cantone italiano in visita per due giorni in caserma a Vicenza
La polstrada fa lezione agli svizzeri
In cantiere un programma sulla ricostruzione degli incidenti in 3D

La polstrada di Vicenza fa lezione agli svizzeri. Per due giorni giornalisti e cameraman della Tsi, Televisione svizzera italiana, hanno filmato l’attività dell’ufficio infortunistica della polizia stradale vicentina, nota in tutta Italia per la ricostruzione informatica degli incidenti stradali in tre dimensioni.
Da anni, infatti, gli agenti del vicequestore Antonio Macagnino sono in grado di realizzare filmati per simulare gli scontri. "Si tratta - spiegano gli agenti dell’ufficio retto dall’ispettore capo Valentino - di un servizio di polizia utilizzato in caso di incidenti gravi o complessi. Grazie alle informazioni raccolte da chi ha rilevato l’incidente, alle foto digitali dello scontro ed eventualmente aeree del posto, vengono realizzate delle planimetrie con una riproduzione fedele e realistica di quello che è avvenuto, permettendo a chi osserva lo schermo del computer di essere come un testimone dello scontro". Il lavoro dei poliziotti Alessandro Zadra e Alessandro Zamboni permette quindi di attribuire le eventuali responsabilità.
Questa attività, che fa parte del progetto europeo “Corvette” e che è pressoché unica in Italia, viene presentata in varie fiere e incontri. Ad uno di questi avevano partecipato i dipendenti della televisione di stato svizzera, che hanno voluto filmare l’attività dei vicentini. Verrà realizzato un programma che andrà in onda in ottobre nel corso della trasmissione “Etabeta”.


Da “La Provincia di Cremona” del 1 settembre 2005
Presi dagli agenti sull’auto rubata

Brillante operazione degli agenti della Polstrada di Cremona a Brescia. Nella notte tra martedì e ieri hanno intercettato sull’A21, all’uscita di Brescia, un’auto rubata con a bordo tre pluripregiudicati. I tre sono stati acciuffati dopo un inseguimento. A destare i sospetti l’uscita dall’A21 dell’auto: in ‘scia’ a un altro mezzo dal varco Telepass.

Da “Il Gazzettino” del 1 settembre 2005
"Riduce i rischi che derivano dalle cadute e dalle scivolate sull’asfalto".
"Provoca un impatto morbido che riduce i rischi di gravi traumi".
"Diffonde una nuova cultura delle strade"
Nicoletta Masetto


Camposampierese
Venticinque centimetri di cordolo soffice che possono salvare la vita. Ogni giorno in Italia, secondo dati Istat, si registrano 617 incidenti stradali dei quali una ventina mortali. Rappresentano la prima causa di morte per la popolazione tra i 14 ed i 40 anni.
Da Villanova di Camposampiero parte un progetto, il primo in Italia, a difesa della fascia di popolazione che utilizza la motocicletta (9 milioni di persone). Si tratta di un "cordolo soffice", alto 25-30 centimetri, applicabile sui guard rail e nei luoghi dove è prevedibile un impatto accidentale del motociclista in scivolata sull’asfalto.
A realizzarlo è la "SoftCurb srl" che fa capo a l’ingegner Luigi Cicinnati di Padova e Michele Conte di "Euromontaggi" (col papà Giorgio e il fratello Fabrizio), ditta che si occupa di lavori stradali e che curerà la commercializzazione e l’installazione del cordolo "sicuro". "Esistono precise norme europee in materia di classificazione delle barriere stradali e di impatto con le medesime. Esse, purtroppo, non prendono in alcuna considerazione il motociclista e la sua sicurezza - afferma Cicinnati - Lo scorso anno l’Italia ha recepito la normativa, ma rimane carente. È stata questa debolezza legislativa che ci ha spinti ad elaborare il progetto".
"Ne abbiamo parlato per caso a Monaco, di fronte ad un bicchiere di birra e a centinaia di giovani in moto - racconta Michele - Il cordolo soffice riduce i rischi che derivano dalle cadute. Rispetto al comportamento rigido tipico dei cordoli dei marciapiedi attualmente utilizzati, è un elemento deformabile. Al momento dell’urto ha un comportamento morbido, tanto che poi riprende forma. È un’idea semplice. Abbiamo cercato di curare i materiali e intervenire laddove i sistemi di sicurezza sono carenti. È applicabile di fronte a qualsiasi ostacolo: pareti rigide, gradini di calcestruzzo, alberi, pali di illuminazione. Lo abbiamo presentato in giro e piace".
Gli enti pubblici, per la verità, in un primo momento sono sembrati stupiti, poi hanno manifestato interesse. "Prima del prodotto è una cultura che si deve diffondere - conclude Cicinnati - Nessuno vieta di andare per le strade, bisogna però farlo in massima sicurezza sia da parte di chi sta in sella a moto o scooter. Si tratta di rimedi minimi, anche in termini di costi, eppure determinanti di fronte al prezzo di tante vite perdute".
Si tratta di un progetto tutto padovano, che si colloca una regione stessa "pilota" in Europa per interventi di prevenzione nei rischi e negli incidenti. A febbraio, grazie all’allora capogruppo di An in consiglio regionale, Paolo Scaravelli è stato approvato un articolo, in collegamento alla Finanziaria, in materia di urbanistica, viabilità e mobilità. Esso prevede sia favorita "la percorribilità in condizioni di sicurezza di tutte le reti stradali urbane ed extraurbane mediante l’adeguamento delle infrastrutture e l’ammodernamento delle dotazioni di sicurezza". L’articolo di legge rappresenta un importante risultato per il popolo dei centauri e degli scooteristi. Un traguardo raggiunto grazie, prima di tutto, alla campagna di sensibilizzazione dell’Associazione motociclisti incolumi presieduta da Marco Guidarini e da Davide Barin che riunisce medici, ingegneri, professionisti ed appassionati della due ruote impegnati a formulare proposte per la sicurezza dei motociclisti nella "giungla d’asfalto".
La Direzione regionale mobilità, Veneto Strade, Province e Comuni saranno impegnati, nell’immediato futuro, ad individuare i "punti neri" della rete viaria di propria competenza seguendo linee guida ben precise nella progettazione di strade, arredi urbani ed interventi di manutenzione in modo da eliminare inutili ostacoli fissi, spartitraffico a spigolo vivo, rotonde con cordoli sopraelevati, pericolosi lampioni ai bordi della sede stradale, sostituibili con manufatti in plastica o con protezioni, cordoli soffici e guard rail con bande ammortizzanti.

Da “Kataweb” del 1 settembre 2005
L’alcol come una droga


Le malattie croniche, incluse le patologie cardiovascolari, il diabete, lo stroke, il cancro e le malattie respiratorie rappresentano nel loro insieme il 46% di tutte le malattie e sono causa di ben il 59% dei 57 milioni di decessi che ogni anno si verificano nel mondo. Il progressivo incremento delle malattie croniche riflette una significativa modificazione nelle abitudini alimentari e nei livelli di attività fisica, come conseguenza dei processi economici di industrializzazione e di globalizzazione. Già dal 2002 l’Organizzazione mondiale della sanità ha lanciato un allarme sui rischi di uno stile di vita non corretto e ha indicato una strategia globale di tipo correttivo, attraverso progetti di tipo educativo finalizzati a migliorare il nostro stile di vita e conseguentemente la nostra salute.
Il convegno “Stili di vita e patologie correlate: obesità, fumo, ipertensione arteriosa, dipendenze legali, attività fisica”, organizzato dall’INI, Istituto Neurotraumatologico Italiano, presso la Divisione Medicus di Monteripoli (Tivoli, Roma) ha compiuto un excursus su alcuni tra i comportamenti a rischio più diffusi nella nostra società, responsabili di varie patologie. L’attenzione si è focalizzata non tanto sull’aspetto terapeutico e farmacologico, quanto sulle possibili motivazioni e sulle strategie correttive attuabili.
Di seguito riportiamo solo alcuni aspetti delle varie patologie correlate a errati stili di vita.
Alcol. L’alcol è a tutti gli effetti una droga in quanto capace di indurre fenomeni di abuso e di dipendenza sia psicologica che fisica anche se, nella opinione comune, il bevitore non è considerato un tossicodipendente. L’abuso prolungato di alcol provoca danni fisici (malattie epatiche e pancreatite tra le più frequenti), psichici (labilità del tono dell’umore, perdita del controllo, decadimento cognitivo) e sociali (scarsa produttività, difficoltà nei rapporti interpersonali, in particolare in famiglia, aumento del rischio di suicidi, criminalità ed incidenti stradali). Un dato tra tutti: negli Stati Uniti il 45% degli incidenti mortali su veicoli a motore ed il 22% degli incidenti in navigazione è dovuto all’intossicazione da alcol.
Il consumo di alcol tra i giovani è problema rilevante e diffuso che riguarda anche il nostro paese che ha anzi un primato poco invidiabile, quello cioè della “precocità etilica” tra i paesi europei; il primo bicchiere viene assunto tra gli 11 e i 12 anni rispetto ai 14 anni di età degli altri stati europei.
Le ragioni vanno ricercate sicuramente nella tradizione italica del bere; si beve per “cultura mediterranea” a tavola, in famiglia e, soprattutto in alcune regioni, l’iniziazione viene fatta, sia pur in buona fede, dal genitore, che sembra essere più terrorizzato dall’idea che il proprio figlio possa diventare un “drogato” piuttosto che un alcolista. Ma il giovane italiano tende poi a bere fuori pasto, preferendo al vino, avendo gusti sicuramente raffinati, i cocktail.
I dati dell’Istituto superiore di Sanità indicano che i consumatori di alcol in Italia, nell’età compresa tra i 14 e i 16 anni, sono passati dai 781.000 del ’98 agli 870.000 del 2001.
La percentuale dei consumatori tra i maschi è passata dal 46,2% del 98 al 51,6% nel 2001; quella delle femmine dal 35,7% al 41,6%. Le preferenze vanno, nell’ordine a birra, vino, aperitivi alcolici, amari.
Il costo sociale dell’eccesso di consumo di alcol è altissimo; c’è un dato statunitense del 2001 impressionante: il costo sociale dei giovani al di sotto dei 21 anni è stato di 61,9 miliardi di dollari in spese sanitarie ed in ridotta produttività a fronte di un guadagno per le aziende produttrici di 8,9 miliardi di dollari. Va ricordato poi che sotto l’influsso delle sostanze alcoliche vengono compiuti un numero maggiore di atti criminali e si hanno comportamenti violenti. Nella fascia di età compresa tra i 14 e i 18 anni l’alcol miete un numero di vittime 6 volte maggiore di quello provocato da tutte le sostanze stupefacenti messe insieme ed è al primo posto tra le quattro principali cause di morte: incidenti stradali, ferimenti non intenzionali, omicidi e suicidi. Gli incidenti stradali rappresentano la prima causa di morte tra i giovani sotto i 30 anni di età.
La pubblicità delle bevande alcoliche è, o meglio, dovrebbe, però, essere vietata cosi come è vietata la vendita dei superalcolici negli esercizi pubblici, ma non nei supermercati, spesso aperti 24 ore al giorno o negli autogrill. E allora come hanno fatto le aziende produttrici ad aggirare i divieti?
La risposta ci viene, e non oggi ma dieci anni fa, dall’Australia dove è allora iniziata la produzione degli alcolpops, categoria di prodotti che sta ridisegnando il panorama della dipendenza giovanile da sostanze alcoliche.
Cosa sono gli alcolpops? Sono bevande gassate con aggiunta di alcol con gradazione tra i 5% ed il 7%. L’età media in cui si inizia a bere alcolpop è 13 anni, le ragazze rappresentano la percentuale più consistente, si può bere direttamente dalla bottiglia o sull’onda del “binge drinking” (che in realtà è una sbornia) 5-6 bottiglie in una volta sola.
Grazie agli alcolpop l’industria ha trovato il modo di “coltivare “ fin da piccoli i giovani aprendo la strada alla dipendenza. Secondo una valutazione del National Institute on Alchol Abuse and Alcholism, il pericolo della dipendenza è inversamente proporzionale all’età; chi inizia a bere sotto i 15 anni di età è quattro volte più a rischio di chi lo fa dopo i 21 anni. Nel 1997 il fatturato della vendita degli alcopop negli Stati Uniti è stato di 1,8 miliardi di dollari, il giro d’affari nel 2002 di 4,9 miliardi di dollari, la crescita annua è del 20%. In Italia nel 2003 il mercato degli alcolpop ha fatturato 1,5 milioni di euro.
Dipendenza da farmaci. Stando a una indagine del Censis sulle motivazioni che spingono gli italiani ad assumere farmaci, si ha che per il 54.5% degli intervistati i farmaci servono per garantire la possibilità di convivere a lungo con una malattia cronica e per il 60,2% sono in grado di contribuire a migliorare la qualità della vita. Il 46% assume il farmaco prescritto solo se ritiene che sia veramente utile mentre il 41% segue alla lettera l’indicazione del medico.
La percentuale di italiani che si rivolge alla medicina non tradizionale rappresenta solo il 3,6%.
E’stato chiesto, in tema di dipendenza da farmaci, quanti fossero a conoscenza di persone definibili “farmaco dipendenti”, ha risposto affermativamente il 35,7% . La percentuale sale al 38% tra i giovani, al 41% tra i residenti nelle regioni centrali e al 48.8% tra i laureati.
Cosi come per l’alcol quindi, anche per i farmaci si parla di dipendenza come conseguenza del loro uso. In genere la farmacodipendenza si sviluppa lentamente, coinvolge moltissime sostanze e raramente viene considerata dal soggetto una malattia. I danni che ne derivano sono, come per l’alcol, di tipo fisico, psichico e sociale. La categoria di farmaci più coinvolta è rappresentata dagli psicofarmaci, in grado di produrre dipendenza fisica e psichica, il rischio aumenta in funzione della dose e della durata della terapia.
Tabagismo. La relazione tra fumo attivo di tabacco e maggior frequenza di malattie non è più da documentare. E’ una delle poche cose certe della medicina.
20 sigarette al giorno riducono di circa 4,6 anni la vita media di un giovane che inizia a fumare a 25 anni. Ovvero per ogni settimana di fumo si perde un giorno di vita. Di 1.000 maschi adulti che fumano: uno morirà di morte violenta, sei moriranno per incidente stradale, 250 saranno uccisi dal tabacco per patologie ad esso correlate.
Secondo l’Oms il 90-95% dei tumori polmonari, l’80-85% delle bronchiti croniche ed enfisema polmonare ed il 20-25% degli incidenti cardiovascolari, sono dovuti al fumo di tabacco.
In ogni boccata di fumo sono contenute almeno 10 sostanze ossidanti e irritanti che sono i principali responsabili: a) della bronchite acuta e, alla lunga, di bronchite cronica (presenza di tosse ed escreato per almeno tre mesi all’anno per due anni consecutivi) ed enfisema (abnorme allargamento degli alveoli con distruzione delle loro pareti); b) della aumentata incidenza e gravità di episodi asmatici ed infezioni respiratorie ricorrenti. Gli idrocarburi policiclici aromatici contenuti nel “catrame” e il Polonio 210 sono invece i principali responsabili dello sviluppo dei tumori, polmonari e non solo. Il fumo è la causa principale di malattie coronariche in uomini e donne e si associa al 30% delle morti causate da malattie coronariche.
Anche il fumo passivo è in grado di indurre il cancro polmonare nei fumatori e i figli di genitori fumatori hanno una maggiore incidenza di polmoniti, di bronchiti e crisi asmatiche rispetto ai figli di genitori non fumatori. Secondo alcuni rapporti il fumo passivo provoca ogni anno negli USA quasi 5.000 decessi per cancro del polmone nei non fumatori. In Italia il fumo passivo sarebbe responsabile di un migliaio di morti l’anno. Anche gli studi epidemiologici più ottimisti valutano che il rischio cumulativo di morte per tumore polmonare sia di un morto ogni 1.000 persone esposte al fumo passivo. Un rischio enormemente inferiore a quello dei fumatori attivi in cui l’ordine è di 380 morti ogni 1.000 persone fumatrici.
Tecno-malattie. Il termine tecno-malattie ufficialmente non esiste, ma indipendentemente dalla definizione che si vuole dare il termine esprime i potenziali danni per la salute derivanti da prodotti tecnologici o dalle trasformazione indotte dalla tecnica nell’ambiente fisico e sociale, cioè: dal videoterminale al cellulare, dagli Ogm alle mutazioni tecno-indotte del clima e dell’ambiente socio-lavorativo; in altre parole, patologie da uso e abuso delle nuove tecnologie.
Particolarmente significative, poi, sono le correlazioni tra variazioni climatiche e salute pubblica. Il riscaldamento globale può determinare un impatto negativo sulla salute attraverso i seguenti meccanismi diretti e indiretti:
a) variazione delle caratteristiche di esposizione ad estremi termici con aumento di frequenza e di intensità di fenomeni climatici periodici (ondate di calore con incremento della mortalità ed un eccesso di prestazioni al pronto soccorso; in Italia nel 2003 c’è stato un eccesso di mortalità di 4.300 morti).
b) Incremento di uragani, tempeste, siccità ed altri fattori climatici estremi (patologia fisica, traumatica, infettiva, nutrizionale, psicologica; è stato stimato che negli ultimi 10 anni il numero di disastri naturali si è triplicato rispetto agli anni Sessanta).
c) Alterazioni della dinamica di trasmissione di malattie infettive veicolate da cibo e da vettori (variazioni ambientali favorenti l’alimentazione ed il ciclo vitale dei vettori, insetti, topi e zecche; la ricchezza di specie patogene è proporzionale non alla temperature ma alla tropicalizzazione del clima con alternanza di secco e umido) quali malaria, dengue, salmonellosi, ecc. per ciò che riguarda distribuzione geografica e stagionalità. Questi effetti sono già manifesti; l’Oms ritiene che le variazioni climatiche sono responsabili del 2,4% delle sindromi diarroiche e del 6% dei casi di malaria nei paesi in via di sviluppo; in zone non endemiche si sono verificate epidemie di malaria e dengue e 3.000 morti per salmonellosi; in Nuova Zelanda è già stato registrato un incremento dei casi di salmonellosi con l’aumento della temperatura; in molte regioni, stando ad alcune stime che si spingono fino al 2030, il rischio di ammalarsi di diarrea subirà un incremento del 10%; negli Stati Uniti è in Nord-Europa si sta verificando un’epidemia di encefalite da West Nile Virus e una riattivazione di malattia di Lyme.
d) Peggioramento dell’inquinamento ambientale, della qualità dell’aria e dell’esposizione ad allergeni (comparsa precoce di pollini e loro persistenza nell’aria dato dall’aumento di C02, proliferazione a causa delle precipitazioni di spore e miceti).
e) Variazioni negative degli ecosistemi producenti cibo e diminuzione dell’acqua potabile (patologia nutrizionale, psicologica, fisica).
f) Migrazioni (patologia fisica, nutrizionale, psicologica);
g) Tensioni civili ed economiche.
I soggetti più esposti al rischio saranno per ovvi motivi quelli appartenenti a strati socio-economici svantaggiati ovvero anziani, malati, soggetti isolati, poveri e con accesso difficoltoso a cure mediche. L’Oms ha calcolato che le variazioni climatiche sono state responsabili, da sole nel 2000 di 150.000 morti e di 5,5 milioni di anni persi per disabilità/morte.


Da “L’Arena” del 1 settembre 2005
I due sono di Cerea, hanno agito a Ostiglia
Padre e figlio denunciati
Tentano furto in farmacia
a.v.

Forzando la porta sul retro, sono riusciti a entrare nella farmacia, ma il titolare li ha sentiti e costretti alla fuga, inseguendoli per mezza Ostiglia fino a quando non si sono dileguati a bordo di un’auto. A quel punto sono entrati in azione gli agenti della polizia stradale di Ostiglia, che sono risaliti alla vettura, alla sua proprietaria e ai due malviventi, padre e figlio (minorenne) di Cerea, che sono stati denunciati a piede libero per tentato furto aggravato in concorso. Nei guai sono così finiti D.V. e J.V., padre e figlio rispettivamente di 36 e 17 anni. L’auto sulla quale sono fuggiti non è risultata rubata, bensì di proprietà della moglie di D.V.
Nelle mire di padre e figlio c’era la farmacia "Crotti" di via Trento e Trieste a Ostiglia, a quell’ora chiusa al pubblico. I due sono riusciti a penetrarvi dopo aver forzato la porta che dà sul retrobottega. Il farmacista li ha sorpresi, rincorsi fino alla loro auto e annotato il numero di targa l’ha consegnata alla polizia stradale.


Venerdì, 02 Settembre 2005
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