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Notizie brevi 05/03/2007

Premio Improta, consegnati riconoscimenti a 7 operatori di Polizia
“Il Prefetto lascia la testimonianza alta di un forte senso di legalità, architrave della democrazia”
Il pensiero vola a Nicola Calipari, ad Emanuele Petri e Filippo Raciti


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Tre uomini simbolo della Polizia di Stato: In alto il prefetto Umberto Improta, poliziotto di razza come Nicola Calipari, numero uno del Sismi operativo dopo una vita a caccia di criminali. In basso il sovrintendente Emanuele Petri, ucciso dalle Brigate Rosse.

(ASAPS) ROMA, 5 marzo 2007 – Era una mattina di gennaio, per la precisione il 28. Padova è ancora sonnolenta quando da alcuni furgoni scendono uomini vestiti di blu scuro. Indossano passamontagna e contrassegni particolari. Hanno granate appese al giubbotto tattico, con fucili d’assalto portati a tracolla con incredibile maestria. Seguono a pochi passi alcuni uomini vestiti da idraulici, ed entrano in una palazzina. Sono uomini del NOCS, il Nucleo Operativo Centrale di Sicurezza, costituito da pochi anni per far fronte all’emergenza terrorismo. Contro i terroristi, in questo caso le brigate rosse, il NOCS aveva appena dato il via ad una delle operazioni più brillanti che la storia delle polizie mondiali ricordano: la liberazione del generale James Lee Dozier, il militare americano più alto in grado della NATO dell’epoca. Un’operazione chirurgica, che valse all’Italia l’immediata telefonata di congratulazioni da parte del presidente degli Stati Uniti Ronald Reagan. Improta, insieme al comandante Scandurra, fu uno dei direttori di quell’azione, svolta senza sbavature di sorta. Nel giro di pochi secondi i terroristi furono catturati senza colpo ferire ed il generale Dozier, 42 giorni dopo la sua cattura, poté tornare al suo lavoro. Da quel giorno le Brigate Rosse cominciarono il loro declino, mentre la carriera di Umberto Improta è stata costellata di successi operativi, adeguata al suo crescente peso nella sicurezza del nostro stato. Classe 1932, il prefetto Umberto Improta ci ha lasciato troppo presto, quando ancora un uomo della sua levatura aveva ancora molto da dare alla nostra società. Il suo nome non è stato però dimenticato, tanto che proprio nei giorni scorsi, 7 operatori di polizia sono stati insigniti di un premio che porta il suo nome, giunto ormai alla quarta edizione. Si tratta di un riconoscimento per “l’impegno profuso in attività di servizio volta alla prevenzione e repressione di fatti di criminalità e terrorismo”: la commissione ha assegnato gli attestati all’ispettore capo Armando Corallo, all’ispettore capo Alberto Sanna, al sovrintendente Roberto Moranti, all’assistente Francesco Calabrò, all’assistente capo Michele Pellegrino, all’assistente Marcello Esposito ed all’assistente Matteo Savoia. Alla cerimonia, il figlio del prefetto di ferro, Maurizio, oggi dirigente dell’Ufficio Immigrazione della Questura di Roma e quindi avviato sulle orme del padre, al fianco del sottosegretario all’Interno Marcella Lucidi, e di altri poliziotti di razza, tra cui i vicecapo Giuseppe Pecoraro e Nicola Cavaliere, il prefetto di Roma Achille Serra ed il questore della capitale Marcello Fulvi. Il pensiero vola a tutti i nostri caduti, in particolare a Nicola Calipari, ucciso il 4 marzo 2005 in Iraq dopo aver liberato l’ennesimo ostaggio italiano, ad Emanuele Petri, il sovrintendente ammazzato dalle BR il 2 marzo 2003, ed a Filippo Raciti, ispettore caduto in un infame agguato degli ultras a Catania, pochi giorni fa. In suo onore, gli organizzatori del premio Improta hanno consegnato una targa di solidarietà al Reparto Mobile di Catania. “Umberto Improta  - ha detto il sottosegretario all’Interno Marcella Lucidi – lascia attraverso la sua vita e l’impegno della sua famiglia la testimonianza alta di un forte senso della legalità e la legalità è architrave della democrazia. Il premio a lui dedicato ne fa memoria, fa vivere il suo esempio. È importante che i giovani colgano quale valore ha il rispetto della legge e, insieme, quale valore ha l’ impegno quotidiano di chi, servendo lo Stato e facendo rispettare la legge, garantisce a ciascuno sicurezza e libertà”. Peccato che praticamente nessuno organo di stampa, ha celebrato questo evento così come meritava. Un’occasione mancata, proprio come quella degli americani di rendere giustizia all’assurda morte di uno dei nostri migliori agenti di sempre, Nicola Calipari. (ASAPS)


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Lunedì, 05 Marzo 2007
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