Rassegna stampa del 31 Agosto 2005 |
Da “Corriere
della Sera” del 31 agosto 2005 Un terribile tamponamento, il balzo fuori dall’auto. Il panico, la corsa in ospedale. Poi l’epilogo, tragico, irreversibile. La sua bambina muore, lui e la moglie si salvano, mentre la macchina della giustizia si mette in moto. Dopo 12 anni di processi, A.Q. è stato condannato definitivamente per omicidio colposo: causò lo scontro nel quale la piccola perse la vita, ma soprattutto non fece il possibile per proteggerla. La bimba viaggiava tra i sedili anteriori, fra il padre e la madre, e non indossava la cintura di sicurezza. Per questo la Cassazione ha suggellato per sempre la responsabilità del padre alla guida della vettura, mettendo per la prima volta un punto fermo su una questione assai delicata: stragi di bambini vittime di genitori al volante, spesso sprovvisti di seggiolino o di cinture ben allacciate. I numeri non mancano: nel 2003, nei primi sei mesi dall’entrata in vigore della patente a punti, l’Istat indica 133 bimbi fino a 14 anni che hanno perso la vita sulla strada: 96 maschi e 37 femmine. Per non parlare dei feriti: oltre 12 mila. La maggior parte dei piccoli morti sono quelli trasportati in auto: 62, i più numerosi (24) sotto i cinque anni. E la casistica impressiona quando si entra nel dettaglio degli incidenti. Nel luglio 1999, nel Cremonese, perde la vita un bimbo di 2 anni e mezzo: alla guida la madre che nel tentativo di allacciargli la cintura finisce contro un palo della luce. Nulla di nuovo nel 2002, in provincia di Roma, dove un piccolo di 19 mesi viene scaraventato fuori dal finestrino, mentre la mamma si schianta contro un albero. A soccorrerli è il padre del bambino, che stava rientrando a casa. Idem nel novembre 2004, a Barzanò, in provincia di Lecco, dove un altro neonato di appena sei mesi scivola sull’asfalto sbalzato fuori dall’auto guidata dalla madre diciannovenne. La ragazza, convinta di aver assicurato il figlio al seggiolino, finisce sotto inchiesta per omicidio colposo. La lista è lunga, ma la dinamica non cambia. Come sottolinea Giordano Biserni dell’Associazione sostenitori della Polstrada: «Spesso i bambini sono vittime della superficialità dei genitori. Ma bisogna capire che certi comportamenti hanno conseguenze spesso irreversibili - spiega Biserni -. E non dimentichiamo i minori feriti, che sono migliaia: come può un padre sopportare di aver provocato al figlio lesioni permanenti? Meglio pensare prima di mettersi in auto». Sulla stessa linea Giuseppa Cassaniti Mastrojeni, presidente dell’Associazione italiana familiari e vittime della strada: «La sentenza della Cassazione segna un passo importante nella repressione degli incidenti: mette l’accento sulla corresponsabilità, vale a dire che si può uccidere non solo provocando un incidente, ma anche omettendo di proteggere chi si trasporta». Poi un pensiero al padre condannato: «Mi dispiace. So sentirà il peso di quello che ha fatto per tutta la vita, dentro di sé, e ora anche socialmente. Ma è inevitabile: la vita è troppo importante per essere distrutta da negligenza o mancanza di responsabilità. Tanto più se si è genitori». I BAMBINI VITTIME DI INCIDENTI 133 bambini L’Associazione sostenitori della Polizia ha rielaborato i dati Istat del 2003 Morti sulle strade Secondo l’Istat sono 133 i bambini morti in incidenti stradali nei primi sei mesi dall’entrata in vigore della patente a punti. L’Asaps sottolinea che 26 erano conducenti di bici, 62 trasportati in auto e 45 pedoni. Fra i trasportati, il numero maggiore si concentra fra i bimbi sotto i cinque anni (24). Da “TGCom” del 31 agosto 2005 Figlia morta in schianto:condannato Era senza cintura, colpa del padrei E’ stata colpa del padre, ai fini civili, se in un incidente stradale la figlia morì perché era a bordo dell’auto senza cintura di sicurezza. Lo ha stabilito la Cassazione che ha condannato il genitore, reo di aver causato lo scontro in cui perse la vita la piccola, che viaggiava tra i sedili anteriori di mamma e papà, e di non averla adeguatamente protetta. Il reato contestato è quello di omicidio colposo. L’episodio risale ormai a 12 anni fa, quando l’auto sulla quale viaggiava la famigliola rimase coinvolta in un terribile tamponamento. La piccola venne sbalzata fuori dalla vettura. Inutile la corsa in ospedale. I genitori si salvano, la figlia purtroppo non ce la fa. Ora la giustizia ha fatto, anche se lentamente, il suo corso. A.Q., alla guida dell’auto, è stato condannato per omicidio colposo perché provocò l’incidente e non protesse l’incolumità della piccola. Per il tempo passato dall’epoca dell’incidente il reato di omicidio colposo che era costato una condanna a cinque mesi di reclusione al padre è caduto in prescrizione "anche per l’inerzia della pubblica accusa", ma la Suprema Corte, ai fini civili, ha confermato "i profili di responsabilità accertati" nei confronti di quel padre, reo di non avere messo la cintura di sicurezza alla "piccola e ignara vittima". Si tratta di una sentenza che potrebbe fare scuola visto che finora non era mai stata sancita la responsabilità dei genitori in incidenti in cui hanno perso la vita i propri figli, spesso sprovvisti di seggiolino o di cinture di sicurezza ben allacciate. I numeri, d’altronde, parlano chiaro. Nel 2003, nei primi sei mesi dall’entrata in vigore della patente a punti, 133 giovani fino a 14 anni hanno perso la vita sulla strada. La maggior parte di loro è deceduta in incidenti automobilistici: 62 di cui 24 sotto i cinque anni. "Spesso i bambini sono vittime della superficialità dei genitori", ha detto Giordano Biserni dell’Associazione sostenitori della Polstrada. La decisione della Cassazione, insomma, potrebbe dare una svolta a questo tragico bilancio, richiamando i genitori alle loro responsabilità. Anche in auto. Certo la condanna di questo padre aggiunge dolore al dolore.
Una vittima «piccola e ignara». Così si legge nella sentenza emessa ieri dalla Corte di Cassazione che ha condannato per omicidio colposo il padre di una bambina morta nel 1993 per i traumi riportati in un incidente stradale. Era proprio lui, un signore emiliano, alla guida dell’auto che subì un duplice tamponamento mentre viaggiava sulla corsia di sorpasso. Un incidente fatale per la piccola, che nell’impatto venne sbalzata fuori dall’abitacolo dell’automobile, riportando ferite gravissime che ne causarono la morte. Doveva essere proprio lui, il papà, a premurarsi di proteggere la figlia, adottando le misure di sicurezza necessarie e evitando di far viaggiare la figlia tra lui e la moglie, incastrata tra i due sedili anteriori. L’articolo 172 del Codice della Strada parla chiaro: tutti i passeggeri al di sotto dei dodici anni e di altezza inferiore al metro e mezzo hanno l’obbligo di viaggiare protetti da dispositivi adeguati al loro peso e alla loro altezza. Il «seggiolino» è previsto anche per tutti i minori di peso inferiore ai 35 chili, mentre i bambini di età inferiore ai tre anni possono essere trasportati liberamente sui sedili posteriori purché accompagnati da un adulto di almeno sedici anni. Deroga concessa anche in caso di viaggio su un taxi o su un’auto presa a noleggio: anche in questo caso il bambino può viaggiare senza protezioni particolari, a condizione che stia sui sedili posteriori e sia accompagnato da un passeggero di età superiore ai sedici anni. La Cassazione, però, non è nuova a questo tipo di sentenze. Già in passato erano stati emessi provvedimenti riguardo le responsabilità del conducente sul mancato utilizzo delle cinture di sicurezza da parte dei passeggeri: nel 2000 la Terza Sezione Civile aveva condannato un ragazzo al pagamento di un milione e mezzo di euro di risarcimento alla sua fidanzata, che era finita in coma dopo un grave incidente. Le indagini avevano dimostrato che al momento dello schianto il giovane indossava le cinture di sicurezza, mentre la ragazza ne era sprovvista. Una mancanza imputata proprio al fidanzato-guidatore, su cui ricadde la responsabilità delle lesioni, nonostante si trattasse di un passeggero maggiorenne. «Il conducente di un veicolo è tenuto ad esigere che il passeggero indossi la cintura di sicurezza - si leggeva allora nella sentenza -, rifiutando di trasportare il passeggero in caso di renitenza». Nel caso conclusosi ieri, invece, la sentenza ha confermato le responsabilità del padre della bambina morta e dell’autista di un altro mezzo coinvolto nello scontro mortale. I due erano già stati condannati all’epoca dei fatti, ma il reato penale era ormai caduto in prescrizione «anche per l’inerzia della pubblica accusa», come ammesso nella nota emessa dal Tribunale. E la Quarta Sezione Penale ha giudicato entrambi colpevoli di omicidio colposo. Il Codice della Strada prevede una multa di 68,25 euro e la decurtazione di cinque punti dalla patente di chi guida senza cinture o trasporta passeggeri poco «inclini» all’utilizzo dei dispositivi di sicurezza. Se invece il «trasgressore» è un bambino e in auto è presente un genitore che ne detiene la patria potestà, la pena pecuniaria viene applicata all’adulto responsabile, e il punteggio del conducente resta intatto.
ENNA E appena qualche giorno fa un bambino di 10 anni ha perso la vita in un incidente stradale che si è verificato sull’A19 Palermo-Catania, nei pressi di Enna. Sono ancora gravi le condizioni della sorellina gemella, ricoverata all’ospedale Sant’Elia di Caltanissetta. Al volante c’era la madre, Graziella Tudisco, 45 anni, rimasta lievemente contusa. L’auto, una Suzuki, ha strisciato il guard-rail e si è ribaltata su un fianco. I bambini erano sul sedile posteriore, senza cintura di sicurezza, mentre la madre l’aveva allacciata. Nell’urto il piccolo è stato sbalzato fuori dall’auto dal lunotto posteriore, volando per 18 metri dal viadotto. Trasferiti in elicottero a Caltanissetta, il bambino è giunto ancora vivo in ospedale, dove è spirato poco dopo. Le condizioni della sorella sono disperate. La polizia stradale di Enna, che ha compiuto i rilievi, sta cercando di stabilire le cause dell’incidente. E in proposito l’Asaps (Associazione sostenitori della Polstrada) ricorda ai genitori «l’importante ruolo dei seggiolini di trattenuta dei bambini; soprattutto - spiega il presidente dell’Associazione, Giordano Biserni - ricordiamo l’ esempio che possono dare ai loro bambini utilizzando, come previsto, loro per primi anche le cinture di sicurezza posteriori. È l’esempio la più valida forma educativa». Da “Il Gazzettino”del 31 agosto 2005 Autisti stranieri in nero: è un racket Nuova denuncia della stradale, tre casi in pochi giorni. Scattano i servizi anti abusivismo Lorenzo Zoli Badia Un vero e proprio racket, organizzato da imprenditori senza scrupoli che mettono stranieri, clandestini o con permessi di soggiorno rilasciati a fini turistici, in ogni caso privi di contratto di lavoro, alla guida di camion ormai obsoleti, malfunzionanti, non revisionati e privi di documenti. Viaggi notturni in condizioni di sicurezza inesistenti, per trasportare carichi di frutta e verdura abusivi dai luoghi di raccolta a quelli di lavorazione. Un fenomeno in crescita, in Polesine, e che vede piccole imprese di trasporti sorgere periodicamente nel periodo estivo, in condizioni di totale irregolarità, con un unico scopo: rastrellare il maggior profitto possibile. È di ieri l’ultimo episodio, scoperto dagli agenti del reparto di polizia stradale di Badia Polesine, agli ordini dell’ispettore Alberto Cappellini. Sono stati denunciati il legale rappresentante di un’azienda di autotrasporti di Sant’Elena d’Este, nella Bassa Padovana, A.B. le sue iniziali, 28 anni. Gli è stata contestata la violazione del decreto legislativo 286 del 1998, che sanziona le violazioni in tema di lavoro nero ed immigrazione clandestina. Nei guai anche un rumeno, C.D.M. le sue iniziali. È stato trovato al volante di un camion dell’azienda padovana, nonostante non fosse in possesso di alcun documento che comprovasse la sua assunzione. Gli unici documenti che aveva con sé erano una patente di guida romena ed un passaporto. Non era dotato di permesso di soggiorno, ma unicamente di un visto per turismo. Stava trasportando un carico di barbabietole, raccolte nella Bassa padovana, a uno zuccherificio polesano. Non è la prima volta che l’azienda di Sant’Elena finisce nel mirino della stradale di Badia: non più di una ventina di giorni fa, infatti, gli era stata contestata la medesima irregolarità, con la variante che, quella volta, al volante dell’automezzo c’era un secondo straniero. In quel caso, inoltre, erano state anche rilevate difformità tra il carico dichiarato sui documenti di viaggio e quello che, invece, era, in concreto, stivato nel cassone. Tra questi due episodi se ne inserisce un terzo, risalente al 18 agosto. Quel giorno un camion perse, in un incidente, quintali di pomodori davanti al ponte di Badia. Gli agenti della stradale, accorsi sul posto, non tardarono ad accorgersi che, oltre allo stato di clandestinità in Italia del conducente, un giovane rumeno, anche i documenti di viaggio e del camion non erano in regola. Il ragazzo, inoltre, non risultava dipendente dell’azienda di Parma per la quale lavorava. Altri casi sono in corso di accertamento. La polizia stradale, intanto, ha predisposto servizi notturni per contrastare il fenomeno dei trasporti abusivi ed "in nero", che, da parte sua, sta iniziando a creare problemi alle aziende che, operando in regola, si trovano a subire la concorrenza sleale di imprenditori senza scrupoli. Da “Il Messaggero” del 31 agosto 2005 Sorpreso dalla Polstrada su un’auto rubata: arrestato M.R. VASTO Furto, violenza e resistenza a pubblico ufficiale: sono le accuse per un ventottenne di Barletta, Antonio Garofalo, arrestato dagli uomini della Polstrada Vasto sud. L’uomo, fermato per controlli sull’A/14 nell’area di servizio Trigno ovest, è stato sorpreso a bordo di una BMW "X5" risultata rubata, di proprietà di un’azienda di Macerata. Fermato dagli agenti, Garofalo, ha opposto resistenza inveendo contro i poliziotti e aggredendoli.
Ovada (AL) Un cittadino congolese, irregolare e senza fissa dimora, per sfuggire agli agenti della polizia stradale, ne ha feriti quattro con un coltello da cucina, provocando loro lesioni leggere alle braccia, le prognosi vanno da 5 e 10 giorni. L’uomo è stato arrestato per resistenza e lesioni. È accaduto sulla A/26 in territorio di Genova. Lo straniero è stato notato da una pattuglia mentre camminava lungo l’autostrada e lo hanno invitato a salire in auto. A questo punto l’uomo ha estratto il coltello, con lama lunga 22 centimetri, ha cercato di colpirli e poi, attraverso un varco nella recinzione, si è gettato nel torrente Cerusa. Chiesti rinforzi, i poliziotti sono riusciti a circondarlo ma lo straniero, per cercare di fuggire, li ha feriti prima i essere bloccato. Da “Corriere Romagna”del 31 agosto 2005 Al volante dell’auto a 14 annii RICCIONE Una ragazzina di quattordici anni della provincia di Rimini è stata sorpresa lunedì pomeriggio verso le 18 sul lungomare alla guida di una vettura con altri due giovani passeggeri a bordo. Gli agenti del posto estivo di polizia di Riccione hanno notato l’auto, una Fiat Punto, svoltare con una manovra azzardata per immettersi in un parcheggio non lontano da via Sangallo e hanno deciso di effettuare un controllo. Quando si sono avvicinati non potevano credere ai loro occhi, al volante c’era una ragazzina sicuramente minorenne. La sorpresa è stata ancora maggiore quando, dopo qualche accertamento, hanno scoperto che si trattava di una quattordicenne. Al suo fianco c’era un ragazzo di quasi diciannove anni, “patentato” e figlio del proprietario dell’auto, un altra ragazza diciottenne sedeva invece sul sedile di dietro. Gli agenti hanno subito interessato della questione una pattuglia della polstrada più addentro del codice della strada. Ovviamente al terzetto è toccato di tornare a casa a piedi per il fermo amministrativo della vettura, poi tutto l’incarta,mento andrà al Prefetto per i provvedimenti del caso. Il ragazzo che ha concesso all’amica di guidare potrebbe essere riconosciuto responsabile di incauto affidamento, ma anche il padre potrà essere considerato obbligato, con l’autore dell’infrazione, a pagare la somma da questo dovuta per eventuali sanzioni a meno che non provi che la circolazione del veicolo è avvenuta contro la sua volontà. La ragazzina rischia una multa fino a novemila euro, ma anche nel suo caso la responsabilità ricade sulla persona rivestita dell’autorità o incaricata della vigilanza. Da “La Sicilia” del 31 agosto 2005 Lancio di sassi, altro caso alla Favorita Roberto Valguarnera I «soliti ignoti» hanno colpito in via Ercole, nel parco della Favorita. Anche questa volta, sarebbero stati dei giovanissimi a rendersi protagonisti del pericoloso tiro a segno che non ha avuto conseguenze. I responsabili sono fuggiti prima dell’arrivo della polizia. Un giorno prima, dal cavalcavia di Bonagia, alla periferia orientale della città, alcuni ragazzi sono stati notati mentre scagliavano sassi contro le auto che percorrevano la circonvallazione, l’arteria stradale più trafficata della città. Sempre sulla circonvallazione, sabato scorso è stata sfiorata la tragedia. Un sasso ha mandato in frantumi il lunotto di una donna di 35 anni, incinta, alla guida della sua utilitaria all’altezza dello svincolo Pagliarelli. Il 24 agosto, sempre nei pressi del carcere, il caso più grave. Domenico Giacone, sottoufficiale della marina militare, è rimasto ferito all’occhio dalle schegge del parabrezza della sua auto «esploso» dopo essere stato colpito da una pietra. Sulla vicenda stanno indagando i carabinieri della compagnia piazza Verdi. La lista dei tiri al bersaglio ai danni degli automobilisti è, però, più lunga. Filo conduttore, sembra essere diventano ormai il senso di emulazione. Emblematico il caso dei tre minorenni che dal cavalcavia di corso Calatafimi su viale Regione hanno utilizzato i pezzi di un vecchio divano come proiettili rischiando anche di precipitare da una decina di metri. I tre, infatti, due di quattordici e uno di sedici, si sporgevano per verificare la precisione dei loro tiri. In questo caso una pattuglia della polizia è riuscita a fermare e identificare i responsabili. Non hanno avuto la stessa fortuna i colleghi che il 19 hanno intravisto dei ragazzi su un cavalcavia mentre cercavano di colpire le automobili in transito. I giovani sono poi fuggiti a bordo di un’auto. Via Cartagine, 22 agosto. In pieno giorno sette giovani hanno iniziato un fitto lancio di sassi e mattoni costringendo le auto a una pericolosa gimcana. I ragazzi hanno recuperato i proiettili vandalizzando un giardinetto pubblico. Da “La Sicilia”del 31 agosto 2005 Minardo sulla Ragusa-Catania «Controlli sulla velocità coordina la Polstrada» Presenza delle pattuglie di vigili urbani lungo alcuni tratti delle strade statali 194 e 514 Ragusa-Catania: sulla richiesta di interventi avanzata dal senatore di Forza Italia Riccardo Minardo si registra la risposta del prefetto di Siracusa Francesco Alecci. «Comunico che ho provveduto ad interessare il locale Comando sezione di polizia stradale - scrive il prefetto Alecci nella risposta al parlamentare ibleo - al fine di acquisire notizie in ordine alla riferita carenza di coordinamento delle forze di polizia, e segnatamente la polstrada, e i Corpi di polizia municipale dei Comuni il cui territorio è interessato dall’attraversamento della stradestatali 194 e 514». Nella sua richiesta ufficiale, Minardo aveva sottolineato la presenza di autovelox senza la presenza di segnaletica preventiva, di avvertimento cioé degli automobilisti. Su questo punto, il prefetto Alecci ha riferito che nei mesi scorsi si è tenuta una riunione alla quale hanno partecipato il dirigente della polstrada di Siracusa, il comandante del Corpo di polizia municipale di Francofonte, il vice comandante del Corpo di polizia municipale di Lentini, tra i Comuni interessati alla problematica, «i quali hanno concordato - aggiunge il prefetto Alecci - di coordinare, mediante una programmazione mensile, i servizi sia per gli itinerari che per i turni da effettuare. Ciò, al fine di evitare sovrapposizioni nel controllo della velocità sulla statale Ragusa-Catania». Dunque, la conferma che le polizie municipali di Lentini e Francofonte sono al lavoro per rilevare la velocità sulla ss. 514. Secondo il senatore Minardo «l’affidamento del coordinamento alla polizia stradale contribuisce ad evitare i disagi causati agli automobilisti che si sono visti elevare non poche contravvenzioni, considerato che è la stessa polstrada a stabilire la pattuglia che deve svolgere il servizio e dove questo dev’essere effettuato e cioé nei tratti in cui il limite di velocità è di 90 km orari». |
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