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Rassegna stampa Alcol e guida del 4 marzo 2007

A cura di Alessandro Sbarbada e Roberto Argenta

 

CORRIERE DEL VINO

Russia: un decreto sulle controindicazioni dell’alcol

Dal primo febbraio bisogna indicare le controindicazioni sui prodotti alcolici. Questo il senso del decreto diramato da Mikhail Zurabov, ministro della Salute russo, che interessa anche i vini.
“L’alcol è controindicato per i bambini e gli adolescenti di età inferiore a 18 anni, per le donne in gravidanza, per le persone che soffrono disturbi del sistema nervoso, del sistema circolatorio, dei reni o del fegato o di altri organi digestivi, e infine per i conducenti di veicoli”.


IL TRENTINO

Beve troppo, niente porto d’armi 

Ma il Tar restituisce il fucile ad un cacciatore di Roncegno 

L’uomo aveva dichiarato di consumare mezzo litro di vino al giorno: gli fu tolta la licenza

TRENTO. «Bevo mezzo litro di vino al giorno». Questo aveva dichiarato al medico di base un cacciatore di Roncegno e tanto era bastato alla Commissione medica dell’Azienda sanitaria per giudicarlo non idoneo al porto d’armi. Un giudizio confermato dal questore di Trento con un provvedimento del 9 agosto del 2005. Il Tar di Trento - cui si era rivolto l’uomo - non è però d’accordo: vero che ha detto di bere mezzo litro al giorno, ma tutti gli esami effettuati dal cacciatore non indicano un abuso di alcol o una dipendenza da sostanze alcoliche.
Tutto è iniziato nell’estate del 2005, quando il cacciatore deve presentare le carte per il rinnovo del porto d’armi. L’uomo va dal suo medico di base per il certificato preliminare: al dottore dichiara di bere «mezzo litro di vino al giorno». Insomma, tre bei bicchieri. Tanto basta per chiedere un consulto al Servizio di alcologia. Il cacciatore conferma quanto già dichiarato, specificando tuttavia che quella quantità di vino non la «sente neppure», visto che il suo lavoro lo porta a fare un’attività fisica molto pesante in montagna e nei campi. La relazione del Servizio di alcologia si chiude con questa frase: «E’ probabile una sottostima del consumo». Insomma, c’è il sospetto che quel mezzo litro di vino dichiarato sia meno di quanto realmente consumato dal cacciatore.
I risultati del laboratorio sconfessano però questa ipotesi. La relazione «esclude la presenza attuale di qualsiasi problematica alcol correlata. In particolare viene esclusa una attuale dipendenza da alcol» (*).
Il questore di Trento con un provvedimento del 9 agosto 2005 vieta comunque al cacciatore il porto d’armi. L’uomo, a quel punto, si rivolge all’avvocato Sabrina Moschen e decide di fare ricorso alla giustizia amministrativa.
Secondo il Tar il giudizio di inidoneità si basa esclusivamente su quel certificato del medico di base dove viene indicato un consumo di «mezzo litro di vino al giorno», ma tutti gli esami poi effettuati non hanno dato alcuna conferma di un abuso di alcol. Per la giustizia amministrativa non c’era i presupposti per negare il porto d’armi al cacciatore e il provvedimento del questore è stato quindi annullato. Al cacciatore dovranno anche essere compensate le spese di giudizio.

(*) Nota: senza entrare nello specifico di questa situazione, che non conosco, ho incontrato persone devastate dall’alcol che avevano esami del sangue pressoché perfetti.
E ho visto moltissime, troppe, persone devastate dall’alcol in possesso di regolare porto d’armi.
Ogni tanto qualcuna in queste condizioni finisce in episodi di cronaca nera riportati da questa rassegna stampa.


L’ADIGE

Il consumo di mezzo litro di vino al giorno non è incompatibile con l’attività venatoria

A caccia si va anche brilli

Cacciatore fermato perché beve. Il Tar lo riabilita

Si può imbracciare un fucile e sparare anche bevendo mezzo litro di vino al giorno. Lo ha stabilito il Tar, che ha accolto il ricorso di un cacciatore di Roncegno. A quest’ultimo, nell’agosto del 2005, era stata vietata la detenzione di armi e di munizioni. Il motivo? Un certificato che indicava un consumo di vino di mezzo litro al giorno. Troppo, per l’Azienda sanitaria. Il Tar, però, ha escluso ogni forma di «problematica alcol-correlata» e gli ha riconsegnato la doppietta.


AGI NEWS

e’ inciampato per le scale mentre tentava di occultare il corpo

UCCIDE LA MOGLIE E VA IN UFFICIO. SCOPERTO DAI VICINI

E’ inciampato sulle scale, mentre cercava di disfarsi del corpo della moglie, uccisa la mattina durante un litigio soffocandola con un cuscino: il rumore ha fatto uscire di casa i vicini. A quel punto l’uomo, vistosi scoperto, ha cercato di mentire dicendo che la donna, che sorreggeva, era morta in seguito a una caduta delle scale. Chiamato il 118, e’ stato smascherato dai sanitari, che hanno subito chiamato i carabinieri non avendo dubbi sul rigor mortis: la morte era avvenuta molte ore prima. L’uomo, di nazionalita’ inglese, Desmond Richard Blackmore, 44 anni, impiegato in un impresa di pompe funebri di Ferrara, e’ stato arrestato dai Carabinieri di Ferrara: ha confessato l’omicidio nella notte, dopo un interrogatorio durato diverse ore, di fronte all’evidenza dei fatti, ma ha cercato di negare fino all’ultimo. La vittima, Oletta Barone, 47 anni, lavorava come impiegata delle poste a Bologna. La tragedia e’ maturata all’alba di ieri mattina dopo un violento litigio, perche’ l’uomo era rincasato ubriaco. La moglie si e’ messa ad urlare e l’uomo l’ha soffocata con un cuscino. Poi, anche se in stato confusionale, e’ andato a lavorare. Per tutto il giorno ha cercato di mentire anche con i familiari: alla sorella, che chiedeva della moglie, aveva detto di essere preoccupato perche’ non aveva piu’sue notizie. "Andiamo insieme in ospedale - gli aveva detto la sorella - magari e’ stata portata li’ perche’ sta male e non ha documenti". Invece la donna era gia’ morta. (AGI)


 IL GIORNALE DI VICENZA

FERRARA. Il cadavere della donna gli è caduto mentre lo stava trasportando giù dalle scale

Soffoca la moglie e poi va al lavoro

L’uxoricida è stato scoperto dai vicini

Ferrara. Lei lo rimproverava per il whisky che beveva, lui l’ha soffocata con un cuscino, lasciandola in casa per oltre dodici ore e tentando poi di sbarazzarsi del cadavere nella tarda serata di venerdì. Desmond Richard Blackmore, 44 anni, addetto dell’azienda ferrarese dei servizi cimiteriali, è ora in carcere per omicidio volontario e per l’occultamento del cadavere della moglie Oletta Barone, 47 anni, impiegata alle poste di Bologna. Venerdì mattina presto, in casa, l’ennesima lite. Lui, in pigiama, ha perso il controllo, e ha ucciso la donna; poi, con gli abiti da lavoro, ha cominciato il turno come aiuto necroforo al cimitero cittadino. Dopo il lavoro, nella pausa pranzo è tornato a casa, ha vestito la moglie di tutto punto, e poi è tornato al lavoro, ma ha detto di non sentirsi bene; ai colleghi è apparso come perso, assente.
Rientrato alle 17.30, ha dovuto fare anche i conti con la sorella della moglie, preoccupata perché per tutta la giornata non era riuscita a rintracciare Oletta; la cognata ha fatto pressione sull’uomo, voleva andare a casa a cercarla. Lui invece l’ha dissuasa, ma si è sentito messo alle strette. Così, a sera ha cominciato a portare giù per le scale, dal terzo piano, il cadavere che aveva ormai una pronunciata rigidità cadaverica. Al pianerottolo fra il terzo e il secondo piano il corpo è caduto dalle scale finendo contro i vasi di fiori, rompendoli e facendo un gran rumore. I vicini sono usciti e hanno chiesto all’uomo cos’era successo. «Ho sento un tonfo, l’avete sentito anche voi?», ha detto. Poi, rivolto alla moglie a terra: «Avete visto, mia moglie è caduta dalle scale».
Un vicino ha chiamato il 118, e i sanitari hanno capito che la rigidità del corpo era sospetta: quella donna non era morta da poco, come voleva far credere il marito, per un malore e cadendo dalle scale, ma molte ore prima.
I carabinieri hanno chiamato il magistrato di turno e il medico legale. Che ha confermato le prime ipotesi: la rigidità poneva la morte a una decina di ore prima. Poi, le prime indagini, le prime contraddizioni: l’auto del marito aveva i sedili abbassati, segno che doveva caricare qualcosa. In auto c’era la borsa della moglie, che invece avrebbe dovuto avere con lei, almeno sulle scale, visto che lui aveva detto che era appena rientrata dal lavoro. Così, nell’interrogatorio Blackmore è crollato e ha confessato. Ora è in carcere, accusato di omicidio volontario e occultamento di cadavere. Domani l’interrogatorio del gip e la convalida dell’arresto; sempre domani verrà eseguita l’autopsia.


KATAWEB

Italiano di 23 anni ucciso con un pugno a Nizza
Un pugno al volto ha tolto la vita, stamani all’alba, a un giovane di 23 anni, Cristian Frosio, di Camporosso (Imperia), aggredito durante una rissa scoppiata fuori da una discoteca di Nizza, in Costa Azzurra.


La polizia giudiziaria francese ha già fermato un immigrato inglese di 33 anni, Cristopher Moore. Ancora in fase di accertamento i motivi dell’aggressione. È probabile che sia la giovane vittima italiana — con precedenti per droga e lesioni — che l’inglese fossero sotto l’effetto dell’alcol. Cristian, che al momento dei fatti si trovava in compagnia del cugino, viveva da 2-3 anni tra l’Itala e la Francia, in quanto proprio nel nostro Paese aveva avuto problemi con la giustizia. Giovedì prossimo l’autopsia, per ricostruire le cause della morte.


 IL SECOLOXIX

Nizza. Un giovane di Camporosso è morto l’altra notte in circostanze drammatiche dopo una rissa, al termine di una movimentata notte in discoteca. Colpito da un pugno, il ragazzo - di soli 25 anni - è crollato a terra senza vita e a nulla sono valsi i ripetuti tentativi dei medici e dei soccorritori di rianimarlo.
E’ spirato così, l’altra notte, dopo una banale discussione ben presto degenerata con un gruppo di turisti inglesi, all’interno di un locale notturno del centro storico di Nizza, il "Blue Whales" di rue Centrale, Cristian Frosio, 25 anni, originario di Camporosso ma da tempo residente in Francia.
Il giovane è crollato a terra sotto lo sguardo sgomento del gruppo di amici che stavano con lui. E non ha più ripreso conoscenza. Il suo aggressore, uno skipper inglese, probabilmente inconsapevole di quanto avvenuto, si è invece allontanato di pochi isolati, subito dopo averlo colpito. E’ stato fermato, poco tempo dopo, dagli uomini del commissario Martin Lerrel, con l’accusa di "omicidio involontario".
Secondo quanto ricostruito dagli inquirenti francesi, nella notte tra venerdì e sabato, Cristian Frosio si era recato nel locale notturno, uno dei tanti che il giovane era solito frequentare, nel quartiere della Vieux-Nice, insieme ad un gruppo di amici italiani.

Il gruppo aveva trascorso gran parte della serata bevendo allegramente, forse anche qualche bicchiere di troppo. Così, quando i giovani hanno iniziato una violenta discussione con un gruppo di inglesi, in viaggio in Costa Azzurra, i responsabili della sicurezza del locale li hanno fatti uscire dal night, pensando che un po’ d’aria fresca potesse calmare gli animi.
Non è stato così. E dalle parole e agli insulti si è presto passati ai fatti. Sino a che uno degli inglesi, uno skipper inglese, ha colpito Frosio con un pugno al viso. Il giovane italiano è caduto a terra. L’inglese gli ha voltato le spalle e si è allontanato, ma senza far perdere le sue tracce.
A questo punto, la tragedia. Cristian Frosio, steso a terra, non ha più ripreso conoscenza. E a nulla sono valsi anche i tentativi dei medici di rianimarlo.

Sarà l’autopsia, fissata per la prossima settimana, forse per martedì, a stabilire se ad uccidere il giovane sia stato proprio quel violento colpo in pieno viso. Oppure se le cause della morte possano essere attribuite ad un infarto, magari conseguenza della colluttazione. O, ancora, ad un eventuale eccesso di alcool. Tutti interrogativi, ovviamente, ad oggi senza risposta.
Subito dopo, come detto, sono scattate le ricerche dei protagonisti della rissa che ha portato alla morte di Frosio.
E gli uomini del commissario Lerrel, non hanno dovuto faticare molto. Il gruppo, e tra loro l’uomo che ha colpito il giovane, non si era allontanato di molto. Sentito dalla polizia, del resto, lo skipper inglese ha subito ammesso di aver colpito il giovane durante una rissa: «Sono stato io però quel pugno non può averlo ucciso». Ma è apparso del tutto inconsapevole del fatto che Frosio era morto.
La notizia della tragica fine del ragazzo, un giovane che amava la bella vita, i locali notturni e le auto di lusso, è arrivata a Camporosso solo nel pomeriggio di ieri.
La mamma, Grazia Modafferi, si trovava in piazza. E disperata ha dato sfogo al suo dolore inconsolabile. La povera donna si è sentita male ed in suo soccorso sono intervenuti i militi della Croce Azzurra di Vallecrosia che l’hanno accompagnata in ospedale ed i vigili urbani di Camporosso.


IL GAZZETTINO (Udine)

RESISTENZA

Minaccia i poliziotti

denunciato

Un controllo a quattro giovani che ieri notte si trovavano in piazza San Cristoforo è finito con una denuncia a piede libero contro M.H., vent’anni, rom che risiede in via Monte Sei Busi. Il giovane, che era in evidente stato di ebbrezza e inveiva contro i poliziotti che gli chiedevano di esibire i documenti di identità, è stato deferito per resistenza e minacce contro pubblico ufficiale. La pattuglia della Squadra Volante aveva avvicinato i quattro giovani verso le tre del mattino per un controllo di routine.


IL GAZZETTINO (Treviso)

Sport e cultura, presentato il programma

Ormelle

Presentato dal comune di Ormelle il programma per tutte le manifestazioni sportive e culturali dell’anno. Sono almeno 50 i principali eventi che caratterizzeranno il 2007 per il comune di Ormelle. Tra i principali "Calici di Stelle" e la conferenza sugli scavi archeologici di Tempio, prevista per il 30 marzo. Confermata anche per quest’anno la festa di primavera, gli spettacoli teatrali e le conferenze sull’attualità e sulla famiglia. Diversi gli appuntamenti con musica e narrazione. Oltre ad un gran numero di concerti e spettacoli teatrali, tra i tanti si esibirà anche il Gruppo d’archi Veneto. Quest’anno ci sarà anche la mostra di pittura di Luciano Curtolo. L’estate ospiterà inoltre una serie di iniziative inserite nella rete eventi della provincia, come il teatro in villa. Previsti anche incontri con l’autore e mostra del libro. Gli appuntamenti sportivi sono messi a punto, invece, in modo sapiente dalle ormai radicate associazioni sportive: già il 17 marzo ci sarà la possibilità di ammirare le ballerine dell’associazione Danza Tersicore. Il ciclismo farà la sua parte il 1 maggio con il gran premio Rinascita, replica il 6 maggio con il Memorial Sartor Benedos. Previste anche diverse pedalate ecologiche. A giugno il basket giovanile mette in campo il memorial Filippo Momesso, in collaborazione con l’associazione onlus Advar che anche a Ormelle assiste su base volontaria alcuni malati. Bisognerà invece attendere il mese di giugno per il saggio di danza Tersicore e quello di agosto per il pattinaggio. Per le iniziative legate all’ambiente e all’agricoltura spunta per Bacco, ad Aprile, iniziative con cene guidate, giornate ecologiche, sagra del raboso, festa della birra (*) e castagnata in piazza. Oltre al gran numero di festeggiamenti messi a punto dalla ProLoco.

Andrea Zambenedetti

 
(*) Nota: e bravo il Comune di Ormelle, circa quattromila abitanti.
Quest’anno tre feste dedicate al vino e una dedicata alla birra: evviva lo sport, evviva la cultura.


IL GAZZETTINO (Treviso)

Ai nastri di partenza le attività del Moto club "Le Torri"

Castelfranco

(G.V.) Ai nastri di partenza anche la serie di attività previste per il 2007 dal Moto Club "Le Torri". Un programma intenso, una ventina di appuntamenti o poco meno che iniziano proprio oggi con la terza edizione della Mostra Statica di moto. Presso la sede del sodalizio, il ristorante Anna Smania dalle ore 9, si potranno ammirare modelli che oggi si possono trovare solo dai collezionisti o da qualche appassionato che non ha voluto "buttare" la vecchia Gilera, piuttosto che i modelli della varie Moto Guzzi, la MV Agusta, la Morini, la Vespa, la Lambretta etc. Gli altri appuntamenti: 22 aprile benedizione di auto e moto storiche. 20 maggio: Motoconcorso Nazionale a Feltre. 3 giugno: Motoincontro d’epoca a Campodarsego. 10 giugno: Matoraduno La Marca. 17 giugno: Motoraduno "Le Torri" a Istrana. 1° luglio: Motoraduno Nazionale "Strada del vino rosso" a Monastier. 8 luglio: Motoincontro a Mogliano Veneto. 15 luglio: Motograppa a Castelcucco. 26 agosto: Motoincontro Storica Nazionale a Zenson di Piave. 9 settembre: Motoconcorso Nazionale Storica a Mansuè Pradegai. 8 - 9 settembre: Gita con moto e auto storiche sulle Dolomiti. 23 settembre: Rievocazione del circuto storico castellano. 30 settembre: Visita in pulmann al mercatino di Imola. 7 ottobre: Motocastagnata a Crocetta del Montello. 21 ottobre: II° raduno di auto d’epoca. 26 novembre: Gita sociale con visita al museo delle moto. 16 dicembre: Pranzo sociale di fine anno presso la sede del sodalizio Ristorante "Anna Smania". Da maggio, ogni mercoledì sono previste uscite, tutti i giovedì sera le riunioni del moto club in sede, per raccogliere settimanalmente, le adesioni alle varie manifestazioni in calendario.


LA PROVINCIA DI COMO

San Fedele Intelvi

Ieri è stato organizzato in piazza Carminati da comune, comunità montana e parrocchia Dibattito su alcol e alta velocità per sensibilizzare i giovani

SAN FEDELE INTELVI (F. Ai.) Una giornata speciale contro il disagio per giovani e istituzioni della Valle d’Intelvi, quella di ieri in piazza Giovan Battista Carminati. Un’occasione per parlare di alta velocità e alcol, due fenomeni che spesso sul territorio fra i giovani hanno provocato gravi incidenti, spesso anche mortali. A proporre l’iniziativa è stato l’assessorato alle politiche giovanili del comune di San Fedele e la parrocchia con la partecipazione dell’assessorato ai servizi sociali della comunità montana Lario Intelvese e l’Asl di Como che ha distribuito opuscoli per aumentare le conoscenze riguardo gli effetti all’uso di queste sostanze. L’analisi delle risorse territoriali mette in luce la povertà di opportunità aggregative e ricreative per il tempo libero dei giovani. Il punto di riferimento maggiore resta sempre il bar. Solo a San Fedele se ne contano ben 13 a cui se ne aggiungono altre tre nelle frazioni in quota su una popolazione di circa 1600 abitanti. L’oratorio è la struttura presente e quasi ovunque risulta essere l’unico ambito che organizza attività socio-ricreative per i ragazzi. La parrocchia risulta ancora essere anche l’unico ambito eventualmente disponibile a cedere ai giovani luoghi e spazi in cui poter organizzare attività autogestite come feste e concerti. Fatta eccezione per la piscina comunitaria di San Fedele e qualche campetto di calcio, poche sono le strutture sportive. Queste poi sono quasi esclusivamente rivolte alla fascia preadolescenziale e sono per lo più dedicate ai maschi attraverso attività calcistiche. In questi ultimi anni si sta affermando per le ragazze il volley grazie all’impegno della società sportiva della Lario Intelvi , una delle poche associazione attive sul territorio. Accanto a queste non sembrano esistere altre opportunità aggregative e ricreative. La carenza di spazi e luoghi riveste una certa importanza anche in considerazione del fatto che frequentemente i ragazzi della zona crescono soli e con le figure di riferimento, i genitori, per lunghi periodi della giornata assenti per lavoro. Le ultime ricerche effettuate dalla Caritas, dall’Asl, dal Centro studi prospettive di Como e dall’ente montano di San Fedele, rilevano che i giovani del posto sembrano sempre più «attirati verso comportamenti portati a seguire percorsi di vita sregolati. Si ha così un’evoluzione dei fenomeni di tolleranza nei confronti del consumo di alcol e droga che non rappresenta solo un fenomeno di devianza, ma è piuttosto il risultato di profondi cambiamenti avvenuti nei valori e nei comportamenti delle nuove generazioni». Per l’assessore alle Politiche giovanili di San Fedele Stefano Agnese che ha coinvolto sindaci ed istituzioni del territorio «la soglia di attenzione verso le problematiche che affliggono i giovani del territorio sarà sempre alta». Per il presidente dell’Ente Montano Oscar Gandola: «le risposte contro il disagio cominciano ad arrivare proprio dal mondo studentesco, a dimostrazione del fatto che i ragazzi di “montagna" nonostante i disagi dei trasporti hanno dimostrato di essere bravi a scuola tanto quanto i loro compagni della città».


CORRIERE ADRIATICO

In via Isonzo, l’uomo s’è scagliato contro la polizia

Ubriaco litiga con i vicini Equadoregno denunciato

ancona - Un equadoregno di 44 anni, V. I., è stato denunciato dagli agenti di polizia delle Volanti per resistenza e ubriachezza. L’uomo è stato fermato nell’appartamento in cui vive in via Isonzo, insieme con alcuni connazionali, dopo che gli agenti erano stati chiamati dai vicini. L’extracomunitario, infatti, aveva iniziato a festeggiare rumorosamente il fine settimana ad un gruppo di amici connazionali. Come spesso accade, i toni sono trascesi, probabilmente anche a causa dell’eccesso d’alcol ingurgitato, e così i vicini hanno chiamato la polizia. Anche perché l’uomo, agli nviti di comportarsi con un po’ più di rispetto nei confronti dei condomini, non se n’è dato per inteso. Agli agenti l’uomo s’è presentato in stato visibilmente alterato a causa dell’alcol, aveva addirittura ancora la bottiglia di vino in mano ch ebrandiva minacciosamente. L’arrivo degli agenti, inoltre, ha anche scatenato la sua aggressività dal momento che s’è scagliato contro gli agenti che tentavano di calmarlo. C’è stato qualche momento di concitata tensione. Fortunatamente, l’ira dell’uomo s’è placata senza che facesse male agli agenti che lo hanno portato in Questura per gli accertamenti. Alla fine è stato denunciato in stato di libertà per resistenza a pubblico ufficiale e per ubriachezza.


IL SECOLO XIX

Ubriaco spinto fuori dal barcade: è in prognosi riservata

sampierdarena

La Polizia ha denunciato il suo aggressore, un cinquantenne, vecchia conoscenza delle forze dell’ordine

04/03/2007

QUEL TIZIO ha troppo alcol nelle vene, se ne accorge anche il barman. Ciro Vitiello però non ne vuol sapere: chiede da bere e disturba i clienti del locale. Fino a che uno di questi non lo prende per il bavero e lo spinge fuori: il trentunenne residente in via Cechov a Rivarolo cade, batte la testa e finisce in prognosi riservata all’ospedale Villa Scassi.
Sarebbe questa la dinamica, stando ai primi rilievi effettuati dagli agenti del commissariato Prè, dell’aggressione avvenuta ieri mattina alle due in un bar di piazza Montano, a Sampierdarena. Un caso spinoso, per il quale l’intraprendente avventore che avrebbe sbattuto sul marciapiedi Vitiello è stato denunciato: è Antonio Marcenò, cinquantaquattrenne di Pra’. Entrambi sono vecchie conoscenze delle forze dell’ordine.
È notte fonda nel locale di Sampierdarena. Il trentunenne di Rivarolo chiede un altro "giro" ma dietro il bancone il gestore dice no. Ciro Vitiello è già alticcio e il suo interlocutore non ha nessuna voglia di vederselo crollare esausto fra i tavoli o, peggio ancora, guardarlo dare di matto per il troppo bere.
L’ultimo pericolo però, secondo le testimonianze raccolte dagli uomini di Evandro Clementucci, si sarebbe trasformato in realtà. Vitiello inizia a importunare i presenti. Lo fa una, due, tre volte.
Poi interviene Antonio Marcenò che, senza andare per il sottile, lo "accompagna" all’uscita. Qui le versioni divergono. Secondo alcuni l’uomo sarebbe inciampato nel gradino dell’uscio: «era troppo ubriaco per vederlo», dicono alcuni clienti. Altri invece accusano il cinquantaquattrenne di aver spinto Vitiello con eccessiva violenza, facendolo cadere sull’asfalto.
Nella colluttazione infine si inserisce anche una donna di 52 anni. Cerca di dividere i due ma rimedia soltanto una brutta storta al polso che Marcenò le afferra in malo modo. Stringendosi l’avambraccio per il dolore, alla povera non resta che ritirarsi in disparte.
Ciro Vitiello batte il capo sul manto stradale. I militi dell’ambulanza che giunge sul posto lo accompagnano in codice verde al Villa Scassi: ha una brutta ferita alla testa ma è cosciente. Nulla di grave, insomma.
Alle 5 di ieri mattina però le cose si mettono male. Uno specialista dell’ospedale dove l’uomo è stato trattenuto nota qualcosa che è sfuggito alle prime visite: una frattura della teca cranica (*). Una lesione ossea seria, che spinge i dottori a ricoverare Vitiello nel reparto di medicina generale, riservandone la prognosi. Antonio Marcenò nel frattempo viene ascoltato dai poliziotti di via Balbi e indagato a piede libero per lesioni colpose.
Le indagini, che in questi giorni continueranno a ritmo serrato, dovranno far luce sull’esatta sequenza dei fatti che ha portato al ferimento del trentunenne e della sua improvvisata soccorritrice.

(*) Nota: capita frequentemente che traumi cranici in seguito alle cadute di persone ubriache non vengano riconosciuti.


CORRIERE ADRIATICO

Avvelenate da vino adulterato

PALERMO - Potrebbe essere stato il metanolo la causa della morte di tre donne dell’Est, decedute nell’arco di un mese a Palermo.

E’ quanto sarebbe emerso dall’autopsia sui corpi delle donne che si trovavano in Sicilia per lavorare come badanti. Nei prossimi giorni verranno eseguiti ulteriori accertamenti dagli esperti del centro antiveleni di Pavia. Due delle tre donne avevano poco più di vent’anni, la terza aveva 41 anni. Per tutte il sospetto è avvelenamento da metanolo. Avrebbero bevuto vino o whisky adulterato.


SALUTE di Repubblica del 1 marzo 2007

pag. 38

Ottimi ingredienti per creme e scrub

Vino, tè e caffè

Madame Pompidou sosteneva che un bicchiere di champagne fa sentire una donna più attraente. Effetto placebo? Non proprio. Restando in tema, infatti, non ci si può esimere dal menzionare le proprietà antiage dell’uva e del vino, rosso in particolare. "L’uva è ricchissima di polifenoli, resveratrolo e procianidoli in particolare, contenuti nella buccia e nella polpa, che hanno un eccellente effetto antinvecchiamento e di miglioramento del microcircolo. I suoi semi, i vinaccioli, hanno un alto tenore di acidi grassi polinsaturi, che proteggono le membrane cellulari e hanno spiccate proprietà lenitive ed emollienti sulla pelle", osserva il dottor Galimberti. Per questo, gli estratti d’uva sono diventati un ingrediente privilegiato in anticellulite, creme idratanti e antiage per viso e corpo, trattamenti schiarenti, scrub (*). Anche il caffè offre principi attivi al mondo della cosmesi. "Protagonisti gli antiossidanti e soprattutto la caffeina, nota per le sua capacità di stimolare l’attività della tiroide e delle ghiandole surrenali e di determinare così un aumento del metabolismo e della lipolisi, cioè della scissione dei grassi. è per questo che la caffeina è presente nelle formule di moltissime creme e gel anticellulite e anticuscinetti", spiega Galimberti. Sulla stessa linea, il tè verde, anch’esso incluso in moltissimi cosmetici ha "proprietà rimineralizzanti utili, tra l’altro, per pelle e capelli", conclude Galimberti. (c. b.)


(*) Nota: distrattamente chi ha scritto il titolo ha scritto “vino” al posto di “uva”. Cose che capitano.

Spesso.


 

SALUTE di Repubblica del 1 marzo 2007

pag. 19

Lo strano caso del vino secco

La curiosità

UN BICCHIERE, non di più, di vino a pasto può aiutare a perdere peso. In dosi moderate infatti, aiuta a metabolizzare grassi, proteine e zuccheri. Alcune sostanze che contiene, come il glicerolo, aiuterebbero a scindere e digerire più efficacemente i grassi, il cromo potenzia l’azione dell’insulina, l’alcol riduce il livello di zuccheri nel sangue, mentre i polifenoli aiutano a combattere l’invecchiamento. Quale vino scegliere? Sembra che l’ideale siano vini secchi, meglio se rossi, a basso contenuto di zuccheri e poco alcolici (10 gradi). (*)

 
(*) Nota: uno tra i più diffusi giornali che si occupano di salute riporta nello stesso numero i due articoli che precedono questa nota.
Vedete come la comunicazione dei mass media continua a promuovere, con argomentazioni più o meno serie, il consumo di vino, salvo poi lamentarsi dei problemi legati all’alcol.
Ma chi ha problemi alcolcorrelati non beve “alcol”, il più delle volte beve proprio il vino.
Poco importa se il primo articolo parlava di uva e il secondo raccomandava di non superare il bicchiere a pasto: a chi riceve questo bombardamento di “informazioni”, alla fine, rimane l’associazione vino-salute.


IL CORRIERE DI PRATO

Cinese in stato di ebbrezza non si ferma all’alt della polizia

Prato, 3 marzo 2007 - Quando gli agenti della Polizia gli hanno intimato di fermarsi, il conducente dell’auto non ha rispettato il comando e ha proseguito bruscamente avanti. È avvenuto nella serata di venerdì, quando il personale delle volanti, nel corso di un posto di controllo effettuato in via Pomeria, ha intimato ad un autoveicolo che lì transitava di accostare al margine della carreggiata per poter compiere una normale operazione di verifica dei documenti di guida. Il conducente del veicolo, una Opel Calibra di colore grigio, non ha osservato l’indicazione dell’agente e, accelerando bruscamente, ha proseguito la marcia in direzione dell’ospedale.
La volante si è subito messa all’inseguimento dell’auto, riuscendo a bloccarla nelle vicinanze di via Petrarca, dove il conducente è stato identificato per X.X., 51 anni, nato a Zhejiang, nella Repubblica popolare cinese e residente a Prato, regolarmene soggiornante in Italia. L’uomo è apparso immediatamente in evidente stato di ebbrezza alcolica, tanto che gli operatori della Polizia di stato lo hanno invitato a seguirli presso la locale sede della polizia stradale per i necessari accertamenti strumentali. X. X. si è rifiutato di sottoporsi all’ alcoltest; pertanto è stato denunciato in stato di libertà per il reato di rifiuto di sottoporsi ad accertamento alcolemico, nonché contravvenzionato per mancato arresto a posto di controllo e marcia velocità eccessiva. L’auto è stata sottoposta a fermo amministrativo ed affidata in custodia al locale Soccorso Stradale.


IL GAZZETTINO

Viaggio nei luoghi dove si consuma il rito delle corse clandestine, tra reticenze, mezze ammissioni e la voglia di non criminalizzare "quelli del sabato sera" 

Volpago, Indianapolis ai piedi del Montello 

Quattrocento metri d’asfalto dove i giovanissimi si sfidano con i motorini in gare a velocità mozzafiato dopo la serata al pub

di Giuseppe Pietrobelli

C’è un silenzio spettrale sullo stradone a due corsie, con in mezzo un’aiuola spartitraffico, che porta il nome di via Manin, quartiere di urbanizzazione recente ai piedi del Montello. Silenzio assoluto nella notte. Le palazzine moderne con il giardinetto sembrano quinte mute sulla scena di uno spettacolo che non c’è. Una settimana fa qui era tutto un rombare di motorini, "cinquantini" trasformati in piccoli bolidi che partivano a razzo tra un tripudio di adolescenti. L’ormai famosa "gara clandestina" bloccata prima da un incidente e poi dall’operazione dei carabinieri e dei vigili urbani, avveniva proprio su questo rettilineo di circa 400 metri, asfalto accidentato, qualche piccolo dosso e non poche buche a rendere meno agevole il percorso. Ma adesso non c’è nessuno. E c’era da aspettarselo, perchè dopo una settimana di grancassa massmediologica soltanto uno scemo potrebbe portar fuori il motorino truccato, con il rischio che arrivi un agente a controllare cilindrata e manomissioni da autodromo, magari sequestrando il prezioso mezzo.
Volpago se ne sta quietamente adagiata alle pendici del colle. In giro non c’è un passante, come in tutti i paesi quando il giorno dopo bisogna andare a scuola o in ufficio. Eppure il venerdì sera è già preludio diweekend. Un tempo gli unici luoghi di socializzazione erano le osterie. Oggi ci sono i pub. Ed è solo lì che si può tentare la decifrazione del rebus di questa sarabanda collettiva, espressione di disagio e di noia allo stesso tempo, voglia di trasgressione e di divertimento. Soltanto che detta così sembra una banalizzazione. La realtà è molto più semplice e allo stesso tempo meno facile da afferrare.
Il punto di partenza è una specie di acronimo, "Aldamida’s", nome in apparenza esotico per una birreria, ma è solo la sommatoria delle iniziali dei soci. Un po’ si sentono sbattuti in prima pagina, visto che qui dentro negli stanzoni foderati di legno, davanti al maxischermo che manda partite di calcio in serie continua, i ragazzini si carburano a dovere prima di inforcare i ciclomotori da sballo. C’è una fauna tipica. Vietato avere più di trent’anni. È di rigore il jeans con le scarpe da jogging, il bomber o il giaccone. Eleganza un po’ di periferia, con le ragazze che portano ancora le scarpe dalla punta allungata. Ma c’è voglia di vivere, di divertirsi, è tutto un ciao-ciao-come-stai e giù baci sulle guance, brindisi con i boccali di birra, tavolate che si formano e si scompongono, compagnie che arrivano e se ne vanno.
Alessandro Durigon, uno dei soci delbusinessin apparenza molto florido, è una persona gentile, perbene. «Della corsa abbiamo saputo dal Gazzettino...». Possibile, la pista è due strade più in giù, oltre un vialetto dove si dovrebbe passare solo a piedi, in realtà il luogo dove i ragazzi si ritrovano quando il locale chiude. «Ma quella sera non potevano esserci cento motorini, al massimo una trentina». Chi sono? «Quelli del sabato». Sembra quasi una sigla, uno slogan. Ma pare che sia proprio così, perchè la ripeteranno anche altri ragazzi. "Quelli del sabato" hanno un’età che va dai 14 ai 17 anni. Tutti rigorosamente minorenni. Tutti in motorino? «Non tutti, perchè qualcuno viene portato con la macchina dai genitori, che non si fidano a farlo uscire alla sera in ciclomotore. Poi il genitore passa a riprenderlo dopo qualche ora».
"Quelli del sabato" non sono tipetti facili. «Se abbiamo qualche difficoltà nella gestione è con loro - confida Durigon - perchè non li conosciamo molto bene. Vengono, magari bevono una birra. E sono già ubriachi. Non puoi valutarne le reazioni. Gli alcolici non possiamo somministrarli a chi ha meno di 16 anni, ma per la legge sulla privacy non possiamo nemmeno chiedere i documenti». (*) E allora? «Noi diciamo: ben vengano i controlli, i carabinieri, i vigili urbani. Ne abbiamo discusso con il sindaco di Volpago e abbiamo concordato qualche incontro da fare qui contro l’abuso di alcool. E poi i problemi, se ci sono, si verificano fuori, non dentro il locale».
La linea-maginot è quasi scontata, ma pare riflettere lo stato delle cose, almeno dal punto di vista di chi amministra un pub che fa tendenza e dove non si verificano episodi degni di nota. È fuori che va cercata qualche spiegazione della moto-mania. Chi sono "quelli del sabato sera"? La risposta è affidata a diciottenni che, a sentir loro, sono distanti anni-luce da chi eccede con le due ruote. «Il venerdì non ci sono, perchè "quelli del sabato sera" vengono solo il sabato». Chi sono? «Ragazzini». Cioè? «Sono bambini, devono crescere». Perchè, voi quelle cose non le fate? «Noi non le facciamo oggi che di anni ne abbiamo 18 o 20, ma non le facevamo neppure quando avevamo la loro età». Cos’hanno fatto? «Fanno macelli nei giardini, buttano le bottiglie».
E con le moto? «Vogliono farsi vedere, si muovono solo in scooter». Vorrete dire che scorrazzano con lo scooter. «Si sentono Capirossi». È grave? «Sono ragazzate». Anche finire in ospedale a 14 anni con il bacino fratturato? «In moto capita». Facendo le gare? «Ma chi ha detto che fanno le gare? Vengono, bevono, stanno nei giardinetti. E poi partono per andare a casa. E accelerano...». Magari sul rettilineo a tutta manetta, uno su una carreggiata, uno sull’altra, a vedere chi arriva prima. «Ma tutti abbiamo avuto quattordici, quindici anni... poi si cresce». Chi è il campione? «Non c’è un campione». Impossibile, se ci sono gare uno che arriva prima degli altri dev’esserci, e deve avere un nome e un cognome, un motorino truccato e le ragazzine che lo adorano. «Forse non hanno avuto il tempo di trovare un campione».
Sul piazzale di Aldamida’s si minimizza, si nega, si fa finta di niente. «Si guardi attorno, vede un motorino?». In effetti non ce ne sono, come in un passaparola tutti sono venuti in macchina. «Ecco, vede, questa è la dimostrazione». Eppure lo spirito di "quelli del sabato sera" aleggia dappertutto. Il geometra Mario Piovesan, leghista tutto d’un pezzo, già assessore provinciale alla Sicurezza stradale, abita a un tiro di schioppo. Se c’è un padrino del blitz è proprio lui, che aveva denunciato ai carabinieri il danneggiamento della propria auto con un boccale lanciato dall’esterno del giardini. «Sono tre anni che fanno queste gare. E poi si raccontano le loro bravate al bar o a scuola». Osvaldo Bosco ha una casa a schiera in prima fila sull’autodromo-Manin. «Cavolo se si sentono i rumori. Io non mi affaccio a guardare perchè a quell’ora dormo, o meglio cerco di dormire. È tutto un via vai di motorini fino a notte fonda. Li lanciano a tutta manetta. Se poi scommettano, questo non lo so». E l’assessore ai Servizi sociali, Guerrino Silvestrini: «Li ho sentiti contendere sulla vittoria discutendo su chi era stato più veloce. E li ho visti, ma avevano il casco in testa».
Insomma, i testimoni ci sono. Anche se poi il sindaco Roberto Toffoletto cerca di non drammatizzare. «Faremo prevenzione, controlli, abbiamo concordato con i titolari della birreria incontri di sensibilizzazione con i giovani. Le segnalazioni ci sono arrivate dai cittadini. Ma non esageriamo». Da primo cittadino non vuole che si dica che da queste parti c’è il Far West. Forse è così, ma una piccola Indianapolis di casa nostra se la sono fatta, Anche se la scorsa notte i motorini sono rimasti nei garages.

 
(*) Nota: rinnovo l’appello ai lettori di questa rassegna perché ci aiutino a chiarire la questione.
Che se davvero stesse in questi termini, sarebbe un paradosso della nostra legislazione da risolvere con urgenza.


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Lunedì, 05 Marzo 2007

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