Siamo rimasti tutti
colpiti, addirittura sorpresi, dalle pacate e serene parole di Marisa Grasso
vedova dell’Ispettore Capo Filippo Raciti, ucciso assurdamente a Catania dai
“campioni” del tifo calcistico. Siamo rimasti commossi dalle parole dolcissime
della figlia Fabiana dedicate al suo papà. Quell’episodio, di cui
parliamo più diffusamente nelle pagine successive, ha dimostrato che se lo
Stato sta in piedi è anche grazie allo spessore di donne come Marisa, Fabiana e
tante altre vedove e madri di appartenenti alle forze di polizia che sanno
reggere il dolore con una dignità e un coraggio che cementano il senso di
appartenenza alla società civile delle persone per bene, dei Cittadini con la C
maiuscola. Certo subito dopo i
terribili assalti del Cibali di Catania si è messa in moto la litania delle
richieste di provvedimenti seri, forti, definitivi per riportare il calcio e il
suo contorno a quello che è: un gioco. Un gioco però circondato da mille
interessi soprattutto economici. Ecco subito la
sospensione del campionato la chiusura degli stadi al pubblico, il divieto
delle trasferte dei tifosi, l’inibizione alle partite notturne e via di
seguito. Abbiamo persino imparato cosa sono i “tornelli”. Passate un paio di
settimane, il solito Paese delle “intransigenze permissive” ha cominciato a
smussare, a smontare i provvedimenti, a ripercorrere nei fatti (anche se non
nelle assurde e idiote affermazioni) il tracciato della linea Matarrese. “I
morti sono parte del sistema”. In poche settimane
tutto è tornato quasi come prima. Anche i provvedimenti più severi come l’arresto
differito o il divieto di trasferta dei tifosi, dopo il vaglio del Parlamento
ci giureremmo, verranno sicuramente diluiti, resi meno severi. Vedrete! La storia la
conosciamo. E’ la stessa che si ripete con le violenze stradali come la
pirateria, la guida in stato di ebbrezza o sotto l’effetto di sostanze. Anche
sulla strada fra grandi proclami di severità e provvedimenti concreti scorre un
mare di comprensione. Troppa. Infatti, come affermava in una recente inchiesta
Quattroruote, c’è troppa indulgenza in Italia nei confronti dei pirati della
strada: il mensile ha verificato che molti processi a carico di automobilisti
che nel corso del 2006 avevano provocato incidenti gravissimi con comportamenti
irresponsabili si sono conclusi con sentenze fin troppo "miti" tanto
da indurre ’Quattroruote’ a ritenere che non ci sia proporzione tra le sanzioni
previste per questi veri e propri pericoli pubblici e per chi invece commette
un’infrazione in buona fede e senza mettere a repentaglio la vita altrui. Clamoroso il caso di
un cittadino svizzero che nell’estate scorsa seminò il panico sull’Autosole,
tra Parma e Modena, (i colleghi della Stradale di Modena Nord conoscono bene
l’episodio) rubando quattro macchine, sfasciandone quindici in una catena di
incidenti con diversi feriti, con colluttazione finale con la Polizia al
momento dell’arresto preceduta da una fuga a bordo di un’auto sulla quale si
trovava una bambina in attesa dei genitori. Processato per
direttissima, l’uomo è stato rilasciato e condannato al pagamento di una multa
di soli 260 euro, oltre a una pena di un anno e undici mesi che però è stata
immediatamente sospesa, e ha potuto fare tranquillamente ritorno in patria. Ancora più grave la
storia di un camionista a cui per sette volte è stata ritirata la patente, ma
che ha potuto sempre rientrare in possesso del documento di guida, nonostante
abbia all’attivo diversi incidenti tra cui una vera e propria strage in Val
Pusteria. Per non parlare infine
delle punizioni previste per chi guida con un tasso alcolemico nel sangue
superiore alla soglia consentita di 0,5 grammi per litro: al momento non c’è
differenza tra chi si trova appena al di sopra di questa soglia, ed è ancora
abbastanza lucido, e chi arriva fino a due grammi, ed è quindi in stato di vera
e propria ubriachezza. Nei casi di valore alcolemico elevato occorre applicare
una maggiore severità e arrivare, come propone la Polizia Stradale e l’Asaps,
fino alla confisca del veicolo. Il perdonismo da
stadio e quello da strada sono due facce della stessa medaglia, semplici,
semplicissime da interpretare. Le leggi degli interessi economici (diritti
televisivi nello sport, introiti delle società di calcio, produttori di alcol,
produttori di veicoli superveloci, mondo della notte) prevalgono sempre sulle esigenze
della sicurezza e della tutela della vita. Per questo la società
civile deve tenere alta la guardia e non mollare la presa. Questo va fatto per
la signora Raciti, per tutte le altre famiglie dei caduti delle forze di
polizia e per tutte le persone per bene che tengono prima di tutto alla
sicurezza e alla legalità. Loro sono il vero Stato.
da Notiziario "il
Centauro" n.129
|