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Editoriali 06/03/2007

La violenza nello sport e la violenza stradale sono due facce della stessa medaglia

Quella che fa prevalere l’interesse economico sulla salvaguardia della vita e della sicurezza

 


Siamo rimasti tutti colpiti, addirittura sorpresi, dalle pacate e serene parole di Marisa Grasso vedova dell’Ispettore Capo Filippo Raciti, ucciso assurdamente a Catania dai “campioni” del tifo calcistico. Siamo rimasti commossi dalle parole dolcissime della figlia Fabiana dedicate al suo papà.
Quell’episodio, di cui parliamo più diffusamente nelle pagine successive, ha dimostrato che se lo Stato sta in piedi è anche grazie allo spessore di donne come Marisa, Fabiana e tante altre vedove e madri di appartenenti alle forze di polizia che sanno reggere il dolore con una dignità e un coraggio che cementano il senso di appartenenza alla società civile delle persone per bene, dei Cittadini con la C maiuscola. 
Certo subito dopo i terribili assalti del Cibali di Catania si è messa in moto la litania delle richieste di provvedimenti seri, forti, definitivi per riportare il calcio e il suo contorno a quello che è: un gioco. Un gioco però circondato da mille interessi soprattutto economici.
Ecco subito la sospensione del campionato la chiusura degli stadi al pubblico, il divieto delle trasferte dei tifosi, l’inibizione alle partite notturne e via di seguito. Abbiamo persino imparato cosa sono i “tornelli”. Passate un paio di settimane, il solito Paese delle “intransigenze permissive” ha cominciato a smussare, a smontare i provvedimenti, a ripercorrere nei fatti (anche se non nelle assurde e idiote affermazioni) il tracciato della linea Matarrese. “I morti sono parte del sistema”.
In poche settimane tutto è tornato quasi come prima. Anche i provvedimenti più severi come l’arresto differito o il divieto di trasferta dei tifosi, dopo il vaglio del Parlamento ci giureremmo, verranno sicuramente diluiti, resi meno severi. Vedrete!
La storia la conosciamo. E’ la stessa che si ripete con le violenze stradali come la pirateria, la guida in stato di ebbrezza o sotto l’effetto di sostanze. Anche sulla strada fra grandi proclami di severità e provvedimenti concreti scorre un mare di comprensione. Troppa. Infatti, come affermava in una recente inchiesta Quattroruote, c’è troppa indulgenza in Italia nei confronti dei pirati della strada: il mensile ha verificato che molti processi a carico di automobilisti che nel corso del 2006 avevano provocato incidenti gravissimi con comportamenti irresponsabili si sono conclusi con sentenze fin troppo "miti" tanto da indurre ’Quattroruote’ a ritenere che non ci sia proporzione tra le sanzioni previste per questi veri e propri pericoli pubblici e per chi invece commette un’infrazione in buona fede e senza mettere a repentaglio la vita altrui.
Clamoroso il caso di un cittadino svizzero che nell’estate scorsa seminò il panico sull’Autosole, tra Parma e Modena, (i colleghi della Stradale di Modena Nord conoscono bene l’episodio) rubando quattro macchine, sfasciandone quindici in una catena di incidenti con diversi feriti, con colluttazione finale con la Polizia al momento dell’arresto preceduta da una fuga a bordo di un’auto sulla quale si trovava una bambina in attesa dei genitori.
Processato per direttissima, l’uomo è stato rilasciato e condannato al pagamento di una multa di soli 260 euro, oltre a una pena di un anno e undici mesi che però è stata immediatamente sospesa, e ha potuto fare tranquillamente ritorno in patria. 
Ancora più grave la storia di un camionista a cui per sette volte è stata ritirata la patente, ma che ha potuto sempre rientrare in possesso del documento di guida, nonostante abbia all’attivo diversi incidenti tra cui una vera e propria strage in Val Pusteria.
Per non parlare infine delle punizioni previste per chi guida con un tasso alcolemico nel sangue superiore alla soglia consentita di 0,5 grammi per litro: al momento non c’è differenza tra chi si trova appena al di sopra di questa soglia, ed è ancora abbastanza lucido, e chi arriva fino a due grammi, ed è quindi in stato di vera e propria ubriachezza. Nei casi di valore alcolemico elevato occorre applicare una maggiore severità e arrivare, come propone la Polizia Stradale e l’Asaps, fino alla confisca del veicolo.
Il perdonismo da stadio e quello da strada sono due facce della stessa medaglia, semplici, semplicissime da interpretare. Le leggi degli interessi economici (diritti televisivi nello sport, introiti delle società di calcio, produttori di alcol, produttori di veicoli superveloci, mondo della notte) prevalgono sempre sulle esigenze della sicurezza e della tutela della vita. 
Per questo la società civile deve tenere alta la guardia e non mollare la presa. Questo va fatto per la signora Raciti, per tutte le altre famiglie dei caduti delle forze di polizia e per tutte le persone per bene che tengono prima di tutto alla sicurezza e alla legalità. Loro sono il vero Stato.

da Notiziario "il Centauro" n.129


© asaps.it

di Giordano Biserni

da Notiziario "il Centauro"
Martedì, 06 Marzo 2007
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