Mercoledì 17 Luglio 2024
area riservata
ASAPS.it su
Rassegna stampa 11/08/2005

Rassegna stampa del 10 Agosto 2005

Rassegna stampa del 10 Agosto 2005

 



Da “Il Messaggero”   del 10 agosto 2005

PRESO A TORINO

Pescarese il capo della banda specializzata nelle auto d’epoca


 

Rubavano e riciclavano auto d’epoca costose e rare. E il capo di questa banda, secondo la Stradale di Torino, è un pescarese, ora in carcere: Steno Tarquini, 48 anni, ”Arsenio Lupin” dell’auto. Agli arresti domiciliari due suoi complici. La tecnica di furto: si fotografava un’auto d’epoca (la banda era specializzata in Mercedes), si andava al Pra per conoscere generalità e domicilio del proprietario, si effettuava il furto e si portava l’auto al sicuro. Si fabbricavano quindi certificati di proprietà falsi e si vendeva l’auto rubata in Belgio, dove le procedure di acquisto di una vettura sono più semplici: il valore dell’auto oscillava tra 25 e 60 mila euro.

L’indagine è partita dalla denuncia di un cittadino che aveva sorpreso nel proprio garage un estraneo (Tarquini) intento a fotografare la sua auto d’epoca, una MG. Tarquini aveva poi perso la macchina fotografica, in cui c’era un rullino pieno di foto scattate ad auto d’epoca, all’esposizione al Lingotto, un anno e mezzo fa. E l’auto su cui il sedicente fotografo era fuggito è risultata intestata a un cittadino lussemburghese il che ha insospettito gli inquirenti che già conoscevano Tarquini per precedenti traffici di auto, visto che ne aveva vendute 135 nei dieci anni precedenti. Tarquini aveva anche un proprio sito Internet attraverso il quale ”vendeva”, solo in apparenza, auto, mentre in realtà acquisiva elementi di conoscenza per la propria attività.

 


Da “La Sicilia”   del 10 agosto 2005

Controlli della polizia stradale   

Tre denunciati per le macchine e altri due nei guai per la ricotta


 

Con l’approssimarsi del Ferragosto, la polizia stradale potenzia i controlli. Nelle ultime ore, in cinque sono stati denunciati a piede libero all’autorità giudiziaria per essere stati sorpresi a bordo di mezzi già sottoposti a sequestro, per ricettazione e per uso di atti falsi. A finire nei guai per primo è stato A.G., un ambulante catanese di 28 anni. I poliziotti lo hanno sorpreso in città a bordo di una vecchia Opel Kadet precedentemente sottoposta a sequestro. Nei confronti di A.G. è scattata la denuncia per violazione di sigilli e sottrazione di beni sottoposti a sequestro. Un trentacinquenne di Palma di Montechiaro, S.M., è stato denunciato per uso di atto falso. L’uomo, dopo essersi impossessato di un contrassegno assicurativo, sottraendolo ad un’agenzia, lo aveva modificato con i dati della sua vettura.

E’ al vaglio degli inquirenti, invece, la posizione di un gelese sorpreso alla guida di una Ford Ka taroccata. I pezzi meccanici dell’utilitaria erano stati sottratti a Ragusa da un’altra vettura.
Nei guai, sono finiti anche due ambulanti per essere stati "pizzicati" a vendere ricotta in barba a qualsiasi norma igienica. La ricotta è stata sequestrata per essere sottoposta a controlli, mentre i due ambulanti, uno dei quali minorenne, sono stati denunciati per commercio di sostanze alimentari nocive. Una donna originaria dell’ex Jugoslavia, infine, è stata accompagnata a Caltanissetta perché i suoi documenti non erano in regola.

 


Da “La Provincia di Lecco”   del 10 agosto 2005

Il sommergibile Sei ore per percorrere i primi 30 chilometri, tra intoppi e curiosi

L’ultimo viaggio del Toti, domenica a Milano


 

CREMONA. A Corte Madama ieri l’ eccitazione era palpabile. Tutti parlavano dell’ Enrico Toti mentre prendevano il caffè al bar: anziani e giovani si scambiavano informazioni su quanto è grande, sulla potenza dei carrelli che lo trasportano, su quanto sia strano vederlo passare in mezzo ai campi di granturco. Tutto fa parte di un evento, quale è diventato il trasferimento, via terra, del sommergibile verso la destinazione finale del Museo della Scienza e della Tecnologia di Milano. Il Toti è arrivato a Corte Madama, piccola frazione di Castelleone, nel Cremonese, ieri in piena notte, alle 2,45. Ci ha messo quasi sei ore a percorrere la prima tappa del suo lungo viaggio sull’asfalto, trenta chilometri dal porto di Cremona a Corte Madama, costeggiando i campi di mais alla velocità di sei km/h, con la gente ai lati della strada. E il trasferimento non è stato facile, anche se tutto è stato studiato, calcolato e simulato nei minimi dettagli. Due momenti, in particolare, rischiavano di mandare tutto all’aria: la prima inversione di marcia in prossimità del passaggio a livello di Pizzighettone, dove, passato l’ultimo treno alle 23:00, i tecnici hanno dovuto smontare i cavi elettrici della linea ferroviaria dando via libera al Toti un quarto d’ora dopo mezzanotte, e poi il superamento del cavalcavia della Paullese all’altezza di Cappella Cantone. Qui è stata necessaria un’ altra inversione di marcia, che ha riportato il sommergibile ad avanzare nuovamente con la prua in avanti, come poi entrerà a Milano. Il cavalcavia, alto 5 metri contro i 7,40 del convoglio, ha obbligato il sottomarino a salire contromano da una corsia e a scendere poi dall’altra parte dopo aver attraversato l’arcata del ponte stradale. La notte scorsa la seconda tappa del viaggio, che si concluderà all’alba di domenica a Milano: la prua puntata a nord-ovest, rotta per Settala, a quaranta chilometri di distanza. Prima, però, grande festa organizzata dal Comune di Castelleone, con tanto di brindisi simbolico e banda musicale. «Il passaggio del Toti è un grandissimo evento e c’è molta curiosità tra la gente - dice il sindaco di Castelleone, Chiara Tommasetti - tutti in paese ne parlano con eccitazione». Il Toti, Chiara Tommasetti lo aveva visto anche al suo arrivo a Cremona, quattro anni fa. «Quello di oggi è un evento trasversale - aggiunge il sindaco -: i giovani rimangono affascinati soprattutto dagli aspetti tecnici dell’operazione e dal sottomarino, una mirabile opera di ingegneria; gli anziani magari ricordano di più il suo passato militare». E la memoria del passato militare del Toti, simbolo di una Guerra Fredda combattuta anche nelle acque dell’Adriatico, è qualcosa «che non tutti condividono», sottolinea Tommasetti, ma «il suo disarmo ha rappresentato un segno verso la pace».


Giovedì, 11 Agosto 2005
stampa
Condividi


Area Riservata


Attenzione!
Stai per cancellarti dalla newsletter. Vuoi proseguire?

Iscriviti alla Newsletter
SOCIAL NETWORK