da "il
Centauro" Cellulari e guida: un rischio in rapida crescita di Franco Taggi*, Antonella Crenca, Cinzia Cedri, Giancarlo Dosi |
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Negli ultimi anni in tutto il
mondo c’è stata una diffusione esplosiva, specie tra i giovani, dei telefoni
cellulari: una sorta di “tsunami” della comunicazione. In termini sociali, ciò
sembra molto positivo in quanto questi dispositivi favoriscono i rapporti tra
le persone e migliorano la loro sicurezza: ad esempio, gli anziani possono
chiamare più facilmente i loro cari in caso di necessità o per pura compagnia;
i genitori tenersi in ogni momento in contatto con i figli giovani; molti
problemi di lavoro sono facilitati, anche per la possibilità di collegarsi ad
Internet; le persone amate e gli amici sono sempre raggiungibili; i medici hanno
reperibilità più affidabile; chiamare prontamente soccorso in caso di emergenza
non costituisce più un problema. Nel caso di disastri, poi, il cellulare può
essere decisivo per indirizzare le ricerche, come hanno più volte mostrato
salvataggi di persone sepolte da macerie, rintracciate proprio grazie al fatto
che avevano potuto comunicare con i soccorritori tramite il loro cellulare. E
ancora, a chi non è capitato di rimanere chiuso in ascensore magari il 15 di
agosto con 35 gradi all’ombra e tutti i condomini in ferie a Rimini o alle
Maldive? A fronte di questi vantaggi, tuttavia, non sembra che la gente si
renda ben conto che l’uso del cellulare può impegnare pesantemente la nostra
attenzione, e talora impedirci di percepire correttamente il mondo circostante.
Questo “effetto collaterale” del cellulare sembra avere particolare importanza
per la sicurezza stradale. Esistono, infatti, molte evidenze del fatto che
usare il cellulare mentre si sta guidando comporta un rischio elevato di
provocare un incidente. Il numero di ricerche pubblicate nel tempo su questo
tema ha avuto carattere esplosivo, parallelo alla veloce diffusione di tali
dispositivi: nel documentarci, abbiamo reperito 29 studi pubblicati nel
ventennio 1980-1999 e ben 99 studi dal 2000 al 2005! Recentemente, i numerosi
lavori scientifici prodotti al riguardo sono stati valutati criticamente in
un’ampia rassegna (1). In base al copioso materiale esaminato gli autori
concludono che: - studi osservazionali indicano che i conducenti usano comunemente
il cellulare e che l’uso sta aumentando; - studi sperimentali, in genere svolti
su simulatori, indicano che la capacità di guida risulta compromessa sia
utilizzando cellulari (con o senza auricolare) o il “viva voce”; - studi
epidemiologici mostrano che il rischio relativo di incorrere in un incidente
stradale con o senza feriti è intorno a 4, anche stavolta sia utilizzando
cellulari con o senza auricolare o il viva voce; - l’introduzione di leggi
specifiche volte a contrastare l’uso del cellulare durante la guida sembra
produrre effetti solo nel breve termine; - Gli utenti della strada sembrano capire molto presto se la
frequenza dei controlli su strada viene aumentata, e modificano rapidamente i
propri comportamenti. - Ancor più recentemente, con l’uso di un simulatore ad
alta fedeltà, è stato definitivamente confermato che il degrado della capacità
di guida determinato dall’uso del cellulare è simile a quello indotto da
un’alcolemia del conducente intorno a 80mg/100ml (si ricordi che il limite
legale in Italia è pari a 50mg/100ml) (2). Tutta questa conoscenza accumulata
sembra, purtroppo, scarsamente utilizzata per comunicare il rischio alla
popolazione. Nei fatti siamo tutti continuamente bombardati da spot televisivi
dove vengono presentate situazioni di uso esagerato dei cellulari, senza che
sia mai fatto cenno a possibili effetti negativi sull’attenzione, in
particolare in relazione alla sicurezza di guida. Il
problema in Italia In
Italia abbiamo studiato questo fenomeno nell’ambito delle nostre indagini
nazionali nelle scuole superiori sui rischi per la guida (3,4,5). La prima di
queste ricerche (relativa a 6.624 soggetti di 8 regioni) mostrava che già nel
1998 circa il 40% degli studenti possedeva un telefono cellulare. In un’analoga
indagine svolta nel 2003 (22.348 soggetti
di 19 regioni) tale proporzione aveva largamente superato l’80%. Da una
rilevazione di approfondimento, svolta nel 2005 (958 soggetti), risultava che
praticamente tutti gli studenti possedevano un cellulare; circa uno studente su
tre aveva già un videofonino. Un’indagine intermedia, svolta nel 2002 su 759
studenti universitari (età: 19-30 anni) mostrava che più del 95% di essi
possedeva un cellulare e circa l’80% guidava un autoveicolo. Tra questi ultimi,
circa il 50% dichiarava di usare il cellulare durante la guida sia per ricevere
che per fare telefonate (in media 2.5 telefonate al giorno, della durata di due
minuti). Ma con i cellulari non si telefona soltanto: si possono anche inviare
o ricevere messaggi (SMS-Short Message Service, ovvero MMS - Multimedia
Messaging Service, con suoni, immagini o addirittura brevi filmati!). Nel caso
di SMS ricevuti durante la guida, il 41.2% dei maschi e il 24.3% delle femmine
dichiarava di leggerli “quasi sempre”. Fatto ancora più interessante (e
preoccupante) è che, sempre durante la guida, l’11.5% dei maschi e il 4.2%
delle femmine riferiva di inviare molto spesso SMS (un ulteriore 22.1% di
maschi e 18.2% di femmine dichiarava di farlo, ma non frequentemente). Nel 2005, nell’ambito del sistema
nazionale di monitoraggio dell’uso del casco e delle cinture di sicurezza
(Sistema Ulisse), abbiamo dedicato spazio anche all’osservazione diretta
dell’uso del cellulare durante la guida (auricolare e viva-voce non rilevati):
su 71.657 conducenti osservati, il 2.1% lo stava utilizzando (5,6). In Italia,
il Nuovo Codice della Strada consente l’utilizzo del cellulare durante la guida
di un veicolo soltanto con dispositivi hands-free (quelli, cioè, che lasciano
le mani libere). In particolare, non è superfluo sottolineare che è proibito
l’uso di qualsiasi apparecchiatura radiotelefonica durante la marcia del
veicolo, con le eccezioni di cui sopra, di conseguenza è vietato anche inviare
o leggere SMS o MMS (art.173 CdS). Nonostante questa facilitazione (che, come
visto però non riduce il rischio) dal primo luglio 2003 al 30 giugno 2004 sono
state elevate 89.015 contravvenzioni per questa infrazione, in gran parte a
conducenti maschi (dati dell’archivio della patente a punti del Ministero dei
Trasporti, v. fig.1). {foto3c} Fig.1 Contravvenzioni elevate per uso del cellulare durante la guida, per sesso ed età, rapportate al numero sottostante di patenti attive (Italia, Data base “Patente a punti”, periodo 1.07.2003 – 30.06.2004) Questo numero rappresenta il 4.7% di tutte le sanzioni di
interesse per la patente a punti e, rapportandolo al numero di patenti attive
(oltre 35 milioni), si può stimare che la probabilità di essere sanzionati
nell’anno per uso di cellulare durante la guida è intorno al 2.6 per mille (un
valore certo trascurabile per suscitare un concreto timore di incappare in un
controllo). Attualmente, anche per via dei recenti Campionati del Mondo di
calcio, si sta diffondendo in Italia, come in altri paesi, il TV-fonino,
apparecchio che permette di ricevere anche trasmissioni televisive. A fronte di
questa diffusione rapida e capillare di cellulari sempre più evoluti, con
prestazioni diverse, c’è in noi grande preoccupazione per il futuro della
sicurezza stradale del nostro Paese. E questa preoccupazione non è dettata solo
dal fatto che la gran parte dei giovani guida un veicolo e possiede un
cellulare, ma anche dalla constatazione che i diversi tipi di cellulari, come
pure i vari usi che se ne possono fare, sottendono rischi diversi, via via
crescenti. Una guida sicura presuppone infatti che si sia sempre in grado di
far fronte a quattro fasi sequenziali: percezione, analisi-riconoscimento,
decisione, azione (3,9). L’uso normale dei cellulari più semplici non interferisce
molto sulla percezione in quanto, anche se l’attenzione è impegnata in parte
nella telefonata, il soggetto la strada la guarda. Gli effetti della
conversazione si manifestano sulle due fasi centrali, allungando il tempo
necessario per l’analisi-riconoscimento di quanto si incontra sulla strada e
quello per decidere cosa fare in caso di necessità. L’impatto sulla fase
“percezione” si ha invece durante le operazioni di chiamata o di risposta. Nel
caso degli SMS, specie se inviati, la percezione della strada diventa
necessariamente frammentaria; lo stesso può dirsi per i videocellulari, se il
conducente indulge ad osservare l’immagine comparsa sullo schermo. Il rischio
di provocare un incidente stradale che nelle diverse situazioni viene a
concretizzarsi dura per un tempo limitato, quanto dura la telefonata (la
composizione di un messaggio, il leggere un messaggio, o – nel caso dei
videofonini - il guardare l’immagine sullo schermo). Due
nuovi rischi emergenti Accanto a questi rischi – da tempo studiati - ne stanno sorgendo però altri due, che andrebbero attentamente considerati per tempo, sia in termini di ricerca sia per azioni di prevenzione. Il primo riguarda i TV-fonini: cosa avverrà tra non molto quando questi dispositivi si saranno consistentemente diffusi? Quanti li utilizzeranno durante la guida? Non pochi di certo, visto che già alcune riviste ne pubblicano i programmi settimanali (v. fig.2).
Fig.2 Programma settimanale delle
trasmissioni su TV-fonino (“Sorrisi e Canzoni”, settimanale nazionale italiano
di guida ai programmi radiotelevisivi, settembre 2006) Telegiornali, partite di calcio,
trasmissioni cui si è particolarmente affezionati, e altro ancora, saranno per
molti conducenti tutte occasioni per accendere il TV-fonino, specie durante
spostamenti sulla lunga distanza, verosimilmente in autostrada. E questo verrà
fatto pensando: “Tanto ascolto soltanto”. Ma probabilmente non sarà
così: non si
realizzerà un episodico azzeramento della percezione della strada, ma un
continuo staccare gli occhi dalla strada per guardare nello schermo del
TV-fonino. E tutto questo non durerà quanto una breve telefonata, bensì molto
di più, quanto la durata di una trasmissione! E’ bene osservare che questo
rischio si potrà concretizzare anche quando sarà il trasportato ad usare il
TV-fonino: è ragionevole pensare che la tentazione di dare un’occhiata allo
spettacolo che il passeggero sta seguendo sarà continua per il conducente. Tutto
questo appare, a nostro avviso, di particolare allarme, specie in relazione al
trasporto professionale sulle lunghe distanze. Il secondo rischio emergente
riguarda invece… i pedoni. Da circa un anno stiamo osservando il loro
comportamento quando attraversano la strada (7). I più recenti dati da noi
acquisiti, relativi alla città di Roma (1609 attraversamenti osservati in
giugno-luglio 2006), ci mostrano che mediamente il 5.5% dei pedoni (circa uno
su diciotto) attraversa la strada parlando al cellulare. In più dell’80% di
questi casi, quello che sorprende è che per il soggetto il mondo sembra non
esistere. Mentre attraversa, il pedone che sta usando il cellulare non fa in
genere attenzione alla strada e ai veicoli che sopraggiungono (che talvolta sono
costretti a frenare bruscamente per non investirlo): egli è totalmente
concentrato sulla conversazione, semplicemente indifferente al mondo che lo
circonda. E non si tratta solo di giovani, come verrebbe istintivamente da
pensare. In definitiva, l’uso del telefonino da parte dei pedoni potrebbe
rivelarsi come una delle maggiori cause di incidente all’interno delle aree
urbane. Il pedone che attraversa la strada, infatti, è un soggetto a rischio
nella giungla metropolitana, un “utente debole”; sicuramente ancor più debole
se distratto da una conversazione telefonica. La questione non è banale:
ricordiamoci che nel 2004 sono morti 700 pedoni in Italia. Quanti di questi
stavano parlando al cellulare? Conclusioni Quanto
abbiamo qui discusso tratteggia una situazione estremamente critica, in rapida
evoluzione, e fa prevedere che se non verranno presi per tempo seri
provvedimenti, sia repressivi sia di massiccia informazione del pubblico,
dovremo aspettarci una crescita importante del numero di incidenti stradali
legati all’uso del cellulare. Se questo avverrà, la cosa non sarà indolore,
alla luce del fatto che è stato valutato (prima del diffondersi dei
telefonini…) che un incidente stradale su quattro ha come causa principale un
problema di attenzione (8). Per quel che ci riguarda, stiamo operando per far
promuovere in Italia quattro azioni urgenti: 1) dare maggiore spazio nei corsi
per l’acquisizione della patente di guida ai rischi dell’uso dei cellulari,
sottolineando il loro impatto negativo sul “cognitivo” del conducente; 2)
aumentare consistentemente il livello dei controlli su strada, facendo in modo
che la possibilità di incorrere in una dura sanzione per uso del cellulare
durante la guida sia maggiormente percepita rispetto a quanto avviene oggi; 3)
promuovere da parte dello Stato specifiche (e periodiche) campagne di
informazione, in modo che il rischio sia più concretamente percepito dalla
gente; 4) far sì che all’interno degli spot pubblicitari dei cellulari sia reso
obbligatorio un cenno sulla pericolosità del loro uso in certe situazioni
(prima di tutto durante la guida). In fondo, questo è quello che già avviene
nelle pubblicità dei farmaci e di altri prodotti che comportano anche rischi
per l’acquirente. In
relazione all’ultimo punto, ci rendiamo ben conto delle difficoltà connesse con
la sua attuazione; ma il rischio dell’uso del cellulare durante la guida (o in
altre situazioni che richiedono elevata attenzione, come attraversare una
strada) non può restare confinato in poche righe del libretto di istruzioni
dell’apparecchio. E’ quindi sperabile che Produtori e Gestori di cellulari
comincino a sentirsi moralmente coinvolti nei problemi che abbiamo qui
considerato, e decidano – anche in assenza di un obbligo di legge - di
informare nei loro messaggi pubblicitari in modo più completo gli utenti. Nota
a piè di pagina: In
Italia, dove la popolazione è di circa 57 milioni di abitanti, circolano più di
43 milioni di veicoli a motore (49 milioni se consideriamo anche i veicoli
privi di motore come i rimorchi). Tra questi, circa 34 milioni sono
autoveicoli, 5 milioni mezzi pesanti e 4 milioni motociclette. I titolari di
patenti attive sono più di 35 milioni, e il 21.3% di questi ha età compresa tra
18 e 29 anni. Vi sono inoltre circa 7 milioni di ciclomotori (dato solo stimato
in quanto veicoli privi di carta di circolazione), usati prevalentemente da
giovani di età dai 14 ai 17 anni, per la guida dei quali solo da circa due anni
è stata prevista un’apposita autorizzazione (il patentino). Dopo l’introduzione
della patente a punti (luglio 2003) si è avuta in Italia una forte riduzione
dell’incidentalità stradale (circa –20%), ma il fenomeno rimane sempre grave:
nel 2004 sono stimabili a questo proposito dai dati sanitari: 6.250 morti,
120.000 ricoveri e più di 1.000.000 di accessi al pronto soccorso. Il rapporto
maschi/femmine è circa 3.5:1 nei deceduti e circa 2:1 nei soggetti ricoverati.
Circa un decesso su tre (34.3%) riguarda soggetti con meno di trenta anni di
età. (3,5). Questo stato delle cose deve essere attentamente considerato ai
fini della prevenzione, anche alla luce del fatto che il processo di riduzione
dell’incidentalità innescato con la patente a punti, e che ha caratterizzato
gli ultimi anni, appare affievolirsi nei suoi effetti. *Reparto “Ambiente e Traumi” Dipartimento Ambiente e connessa Prevenzione
Primaria Istituto Superiore di Sanità
Pietro Marturano Direzione Generale Motorizzazione – Div.9 (Prevenzione e sicurezza stradale) Dipartimento Trasporti Terrestri Ministero dei Trasporti
1) McCartt
A.T., Hellinga L.A., Bratiman K.A. “Cell phones and driving: review of
da il Centauro n.109 |
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