Nota: permettetemi una nota autocelebrativa.
Buon compleanno a Roberto Argenta, prezioso ed insostituibile
collaboratore, che ha consentito la sopravvivenza – e lo sviluppo – di questa
rassegna, affiancandomi proprio quando stavo per chiuderla.
Alessandro
A FINE RASSEGNA TROVATE IL TESTO DEL BELLISSIMO DOCUMENTO
TRENTINO “ALCOL PROPOSTE DI REGOLAMENTAZIONE A TUTELA DELLA SALUTE PUBBLICA”.
PENSO CHE CI DOVREMO TUTTI IMPEGNARE AFFINCHE’ IN OGNI
TERRITORIO ITALIANO VENGANO PORTATE AVANTI INIZIATIVE COME QUESTA.
Segnalo anche un’altra bella iniziativa: un nuovo blog che
parla di alcolismo, curato da Massimiliano Gentile, che ospita anche la nostra
rassegna (http://blog.libero.it/alcolismo/).
Visitatelo, ne vale la pena.
Ubriaco contromano in tangenziale
ora è accusato di omicidio colposo
La fidanzata, ferita, è fuori
pericolo
SILVIA DE CESARE
È morta con la tempia perforata e con il fegato spappolato
Antonietta Esposito,
la 35enne di Boscoreale rimasta uccisa nello schianto della Yaris su cui
viaggiava. Vincenzo Ciabatti, che guidava l’auto ed era ubriaco quando -
all’alba di domenica - ha imboccato contromano la tangenziale, è ora indagato
per omicidio colposo: gravissime le sue responsabilità nel terribile impatto
tra la sua vettura e la Ford Fiesta su cui viaggiavano due giovani di Bellizzi
(per i quali non c’è invece alcuna contestazione di reato). Forse, se avesse
usato la cintura di sicurezza, Antonietta Esposito avrebbe potuto salvarsi.
È un’ipotesi, che emerge a margine dell’autopsia eseguita dal medico legale
Giovanni Zotti sulla salma della giovane deceduta. Migliorano intanto le
condizioni di Carmen Zaino, la ragazza di 21 anni che si trovava sulla Yaris
accanto a Ciabatti, il suo fidanzato. Gravemente ferita, a 48 ore
dall’incidente la ragazza si sta lentamente riprendendo. Il suo stato di salute
lascia ben sperare, i medici sono ottimisti. Trasportata d’urgenza da
un’ambulanza del 118 nella tarda notte di sabato, in un primo momento le sue
condizioni sembravano disperate. Politraumatizzata era stata trasferita nel
reparto di rianimazione dell’ospedale San Giovanni di Dio e Ruggi D’Aragona di
Salerno, dove ha subito ricevuto tutte le cure necessarie e dove resta tutt’ora
ricoverata. I medici dell’ospedale di San Leonardo, per motivi cautelativi non
hanno ancora sciolto la prognosi: la ragazza non è in pericolo di vita. E
infatti Carmen ha cominciato lentamente la sua ripresa, anche se il trauma è
stato forte e i ricordi che si agitano nella sua mente sono ancora confusi. I
giovani di Boscoreale erano appena usciti dalla discoteca e volevano rientrare
a casa. Invece l’errore madornale, la distrazione fatale: l’ingresso contromano
in tangenziale, lo schianto contro l’altra auto. Vivi per miracolo i due
fratelli Giunti, di Bellizzi, che viaggiavano a bordo della Ford Fiesta.
IL GAZZETTINO
Il governo ha allo studio misure di particolare rigore con
pene severe, ma anche azioni educative per evitare che l’ecatombe continui
Pugno di ferro contro le stragi del sabato sera
Ritiro della patente per eccesso di velocità e guida in
stato di ebbrezza (*), nuovi limiti in autostrada, più pattuglie
Roma
Penalità raddoppiate per le
infrazioni più gravi e ritiro della patente nei casi limite, velocità ridotta
in maniera selettiva a 120 chilometri l’ora sulle autostrade, più pattuglie e
più controlli. E ancora: patente per guidare le minicar, divieto dell’uso di
grosse cilindrate ai neopatentati, revisione di tutto il meccanismo della
patente a punti, che oggi «mostra segni di stanchezza».
Il ministro dei Trasporti Alessandro Bianchi annuncia un
vero e proprio giro di vite contro le stragi del sabato sera ed i pirati della
strada. «I numeri degli incidenti - afferma - ormai sono da guerra civile:
occorre dare un segnale forte».
La prossima settimana in Consiglio
dei ministri ci sarà, annuncia Bianchi, «un pacchetto di misure al quale stiamo
lavorando da tempo assieme a Interni, Politiche giovanili, Pubblica istruzione
e Sanità. In tutto sono 12-13 linee di azione ben precise su formazione,
informazione, regole e controlli».
«Da subito» il ministro proporrà al presidente del
Consiglio di «stralciare le 3-4 misure più urgenti a cominciare dall’inasprimento
delle sanzioni per quelle violazioni che sono alla base degli incidenti
mortali: superamento dei limiti, guida in stato di ebbrezza e mancato
rispetto delle precedenze».
E «contemporaneamente stralceremo
alcuni interventi sulla patente a punti» per «rendere la sanzione più
corrispondente alla gravità del reato commesso.
Ad esempio -spiega- chi viene
sorpreso a guidare contromano in autostrada non perderà più 10 punti, come chi
parcheggia in curva, ma il doppio. E nei casi più gravi: ritiro della patente».
Per le minicar, oltre all’introduzione della patente sarà alzata da 14 a 16
anni l’età minima per la guida. E per chi si mette al volante in stato di
ebbrezza «stiamo prevedendo il ritiro della patente da un anno in su».
«Sulle continue stragi del sabato sera, il Governo
dovrebbe riflettere. Sembra quasi che l’Italia non si preoccupi più di tanto
dei propri ’figli’ che da anni muoiono sulle strade», ha dichiarato Luigi
Camilloni, Presidente dell’Osservatorio Sociale. «Forse è giunto il momento -ha
sottolineato- che il Governo cominci a giocare d’attacco, prevenendo ma
soprattutto salvaguardando la vita dei propri ’figli’ attraverso dei massicci
controlli. Cosa sta aspettando il Governo ad adeguarsi agli standard
comunitari riguardanti la sicurezza stradale, specie quelli già ampiamente
collaudati dell’europa del nord?».
E il capogruppo dei Popolari-Udeur alla Camera, Mauro
Fabris, sollecita un «piano straordinario» del governo «per fermare la strage
che ogni anno comporta almeno seimila vittime, per lo più giovani, sulle nostre
strade».
Dopo aver ricordato i morti degli ultimi giorni, Fabris
afferma che «questa volta il governo deve accompagnare alle sempre necessarie
misure educative l’inasprimento delle pene per chi viola il codice e
soprattutto modificare radicalmente le norme per il rilascio delle nuove
patenti prevedendo l’obbligatorietà dei corsi di guida sicura».
Secondo Fabris, «in altri paesi, ad esempio la Francia, il
pugno di ferro delle autorità contro chi viola le regole della sicurezza e le
modifiche agli esami per la patente, hanno portato ad rapido dimezzamento dei
morti sulle strade». Ora, per l’esponente dei Popolari-Udeur, «così deve essere
anche in Italia, abbandonando pietismi e moralismi come misure meramente di
immagine che non hanno prodotto in questi anni i risultati attesi».
(*) Nota: basta chiacchiere, per
piacere.
In Italia le lobby del vino e degli altri alcolici
sono potenti: a differenza dei politici francesi, i nostri non hanno il
coraggio per contrastarle.Ricordo alcune delle notizie passate sulla stampa in
questi ultimi anni:
«Verrà revocata a vita la patente a chi uccide guidando
ubriaco»,
«Verrà sospesa la somministrazione di bevande alcoliche
nei locali notturni a partire dalle ore 2»,
«Verranno vietate la vendita e la somministrazione di
bevande alcoliche nelle aree di servizio autostradali», «Verrà vietata la
pubblicità delle bevande alcoliche»,
«Verranno vietate la vendita e la somministrazione di
bevande alcoliche ai minori di 18 anni»,
«Verranno inserite sulle etichette delle bottiglie di
vino, birra e alcolici avvertenze sui rischi legati al consumo».
Ogni volta che è uscita una di queste proposte di legge,
si sono attivate le lobby dell’alcol. E i nostri parlamentari hanno prontamente
fatto marcia indietro: NESSUNA di queste norme, che pure godrebbero
ampiamente del consenso dell’opinione pubblica, è stata approvata.
Sinceramente siamo un po’ stufi di farci prendere in giro,
stufi degli inutili proclami sui giornali, con tutte queste proposte che
non finiscono mai sulla Gazzetta Ufficiale.
Leggere adesso il prossimo articolo…
WINENEWS.IT
“GUADAGNARE SALUTE” …
“MA SENZA PERDERE L’AUTODETERMINAZIONE ED IL DIRITTO AD UN
LECITO BENESSERE”: COSI’ SPIEGA FEDERVINI (CONFINDUSTRIA) AL MINISTERO DELLA
SALUTE IN MERITO AL “CAPITOLO DEDICATO ALL’ALCOL” APPROVATO DAL GOVERNO
C’è preoccupazione negli ambienti di Federvini, l’organizzazione degli
imprenditori di vino e degli alcolici di Confindustria, sul piano “Guadagnare
Salute” approvato del Ministero della Salute (e che recepisce le indicazioni
dell’Oms), che prevede interventi mirati a ridurre i rischi correlati
all’abuso di alcol. A destare preoccupazione non sono chiaramente le finalità
dell’iniziativa, anche perché la Federvini riconosce che esiste “una realtà di
consumo definibile a rischio e che sia indispensabile intervenire”.
Il malumore nasce, invece, dalla poca chiarezza e dalla
genericità di certe misure di intervento, mirate a ridurre la disponibilità di
bevande alcoliche nell’ambiente di vita e di lavoro e in generale a limitarne
la disponibilità il consumo.
Il piano del Ministero della Salute prevede anche un
più intenso controllo sulla rete stradale per diminuire gli il numero e la
gravità degli incidenti alcolcorrelati, e l’incoraggiamento ai produttori
affinché producano bevande a minor gradazione alcolica pur nel rispetto della
qualità, e la richiesta di assicurare un’informazione corretta sui prodotti
ai consumatori.
Secondo Federvini, queste sono
sommarie richieste di divieti che hanno già dimostrato di fallire in quei
Paesi che li applicano sistematicamente alle loro realtà sociali (*) ben più
inquinate da modalità di consumo scorrette rispetto alle nostre. La strada
giusta sarebbe, invece, quella di una corretta educazione (peraltro prevista
dal piano ministeriale rivolta a giovani ed adulti) in cui possono entrare in
gioco anche specifiche limitazioni; un’attenta formazione di tutti gli
operatori del settore, in particolare di coloro che sono addetti alla vendita
ed alla somministrazione; una continua e mirata informazione, gli elementi di
maggior successo ed efficacia per una politica attenta.
Federico Pizzinelli
(*) Nota: in Francia i sistematici controlli con gli
etilometro hanno contribuito a dimezzare i morti sulle strade, altro che
fallimento!
Poi spiegatemi come si fa a considerare “divieto”
un’avvertenza in etichetta ai consumatori, “divieto” fare più controlli per le
strade, “divieto” produrre bevande a minor gradazione alcolica.
E’ solo una questione di denaro, gli imprenditori di vino
e alcolici hanno paura di perdere soldi.
Ma l’OMS è chiarissima: se si vogliono ridurre i problemi,
bisogna ridurre i consumi.
STRADE
KILLER LE CONTROMISURE
Un decreto per fermare le stragi
Scatta il giro di vite sulla patente a punti.
Penalizzazione doppia per chi guida ubriaco
ANTONELLA MARIOTTI
TORINO
Quarantadue morti. No, non si è
schiantato un treno contro un altro, non è scoppiata una bomba o un incendio in
un locale affollato. E’ il numero delle vittime ordinarie sulle strade dal
venerdì sera alla domenica. La metà di quei corpi dilaniati contro un muro, in
una scarpata, sotto un Tir, erano ragazzi e ragazze tra i 20 e i trent’anni. Da
ieri ci sono quarantadue famiglie disperate, che non capiscono come si può
morire tornando da una serata al Festival o da una gita in moto. Quarantadue
famiglie che adesso saranno travolte da questioni legali, per capire chi ha più
colpa di chi. E poi le assicurazioni, ma nessun risarcimento riempirà il posto
vuoto.
Adesso che le bare sono chiuse
tutti vogliono il pugno duro, il governo si prepara ad approvare un decreto con
norme più restrittive come ha annunciato l’altro ieri il ministro dei
Trasporti, Alessandro Bianchi: raddoppiati i punti tolti alla patente di chi
guida in stato di ebbrezza o sotto l’effetto degli stupefacenti, e limiti di
velocità al ribasso. Il decreto con le multe e sanzioni più pesanti sarà
portato in discussione in Consiglio dei ministri forse già in questa o al
massimo la prossima settimana. Ieri però il Piemonte ha annunciato una sua via
per bloccare le stragi del sabato sera: da venerdì prossimo saranno rafforzati
i controlli e aumentate le pattuglie delle forze dell’ordine, nei tratti a
rischio e vicini alle discoteche.
«Ecco ora si grida, i titoli si fanno grandi sui
giornali, ma questa è una guerra che si combatte tutti i giorni». Giuseppa
Cassaniti Mastrojeni è la presidente dell’Associazione vittime delle strade, il
dolore l’ha conosciuto da vicino, sua figlia Valeria è morta a 17 anni
investita mentre camminava sul marciapiede. «Ogni anno muoiono più di seimila
persone - grida con forza la Cassaniti -, sa cosa vuol dire? Sono almeno 18 al
giorno. Se ne parla solo quando succedono casi eclatanti, ma le persone sulla
strada muoiono tutti i giorni. Perché la tv di Stato non fa programmi educativi
in questo senso? Perché non si utilizzano di più i poliziotti sulle strade? E’
inutile la patente a punti se poi c’è modo di recuperarli. Mettiamo più punti,
anche cinquanta, ma senza la possibilità di recuperarli mai. Se una persona
uccide perché guida ubriaco non deve avere mai più la possibilità di guidare
un’auto».
Accanto alle sanzioni il Governo approverà azioni sul
piano educativo e della sensibilizzazione. «Ma la scuola guida sui banchi non
basta - ribatte la Cassaniti - se poi i modelli che i giovani trovano in strada
sono quelli della velocità, dell’alcol, se i locali notturni aprono a
mezzanotte e chiudono al mattino». Ogni anno in Europa scompare una città: 120
mila persone uccise sulle strade, in Italia sono almeno settemila. La Ue ha
stabilito che entro il 2010 gli incidenti stradali devono essere ridotti del
cinquanta per cento: «E chi è che deve morire nell’altro cinquanta per cento? -
di chiede la Cassaniti -. Nessuno deve più morire sulla strada».
LA STAMPA
Chi va piano
Di Massimo Granellini
Ogni volta che il numero degli
incidenti mortali oltrepassa la quota di tolleranza che ancora distingue una
notizia dalla pur orrida routine, il governo annuncia di voler abbassare i
limiti di velocità. E ogni volta uno si domanda per quale motivo chi non li ha
mai presi in considerazione fino a quel momento dovrebbe cominciare a farlo
proprio nell’istante in cui diventano più difficili da rispettare.
La Spoon River delle tragedie racconta la storia sempre
uguale di un ubriaco o di uno spaccone che sfreccia sull’asfalto come un
pistolero braccato nella prateria, totalmente insensibile alla segnaletica,
figuriamoci al contachilometri. In strada, ma anche altrove, l’inasprimento
delle regole dispiega i suoi effetti su un’unica categoria di persone: quelli
che le osservavano già. E’ dai tempi del Manzoni che le autorità pensano di
risolvere i problemi stringendo i bulloni della convivenza, invece di
vigilare affinché nessuno li sviti. In fondo scrivere una legge è
abbastanza semplice. Il difficile sta nel sottrarla al destino inesorabile di
carta straccia, costruendole intorno un sistema serio di controlli. Uno
Stato che reagisce alle intemperanze dei suoi associati a colpi di divieti
assomiglia a quei padri di una volta, che per punire il figlio nottambulo
costringevano l’intera famiglia ad andare a letto dopo cena. Poi si chiudevano
in salotto a dormire davanti alla tv e il reprobo sgattaiolava fuori, non prima
di aver loro sfilato le chiavi dalla tasca del cappotto.
IL TRENTINO
Brillo al volante, auto confiscata
Verrà messa all’asta. Severa sentenza del giudice
Miori
Un quarantenne positivo all’alcoltest dopo un incidente
Era già successo tre volte
TRENTO. Alzare il gomito prima di mettersi al
volante può costare caro. Non solo una denuncia per guida in stato di ebbrezza
e una denuncia a piede libero, ma anche la confisca dell’automobile, destinata
ad essere messa all’asta. (*) Ne sa qualcosa un quarantenne di Trento, che il
26 ottobre di due anni fa fu pizzicato a guidare con un tasso alcolico nel
sangue di 1,35, quasi tre volte superiore al limite stabilito dalla legge. In
quel caso l’intervento delle forze dell’ordine si rese necessario perché
l’automobilista fu protagonista di un incidente. Non era la prima volta che
l’uomo veniva trovato positivo all’alcoltest. Già tre volte, in precedenza, le
forze dell’ordine lo avevano fermato e denunciato perché troppo alticcio mentre
guidava.
Ieri era in programma il processo di fronte al
giudice Claudia Miori, con il pm Giuseppe De Benedetto a sostenere l’accusa.
Questa volta il processo ha avuto una conclusione insolita rispetto alla
stragrande maggioranza dei procedimenti per guida in stato di ebbrezza: il
giudice, infatti, ha disposto come pena accessoria la confisca dell’automobile
dell’imputato, una Opel Astra. In soldoni, significa che l’automobile del
quarantenne verrà venduta ad un’asta giudiziaria e il ricavato finirà nelle
casse dello Stato. Non è il primo caso del genere in Trentino. Due anni fa,
infatti, analoga sorte toccò ad un uomo di Cles con il vizio dell’alcol:
nell’agosto del 2005 la sua auto fu confiscata e messa l’asta.
Provvedimenti
severi (per altro applicabili anche se non c’è la recidiva), ma senz’altro
efficaci. La guida sotto l’effetto dell’alcol è una piaga molto diffusa in
Trentino, nonostante i continui controlli da parte delle forze dell’ordine. Il
fenomeno non ha subito un’inversione di tendenza decisa neppure dopo
l’introduzione della «patente a punti». Anzi, l’eccesso di alcol lo scorso anno
è stata una delle principali cause di incidenti stradali anche in Trentino. Le
sanzioni «normali» (sospensione della patente, denuncia penale e multe)
evidentemente non bastano a convincere gli automobilisti. Chissà che la
confisca dell’auto non sia un argomento più convincente.
(*) Nota: guidare in stato di ebbrezza può costare molto,
molto più caro.
Complimenti a questa giudice coraggiosa, con l’auspicio
che altri seguano il suo esempio.
LA PADANIA
DIECI GIOVANI MORTI NEL WEEKEND
Strade senza controlli, la strage non si ferma
Praticamente nulli i test dell’etilometro: un
automobilista italiano “rischia” lo stop una volta ogni 175 anni
L’ennesima strage sulle strade nel weekend - dieci morti,
per la maggior parte giovani di ritorno dalla discoteca - riaccende i
riflettori su un fenomeno mai esauritosi e che con l’introduzione della patente
a punti ha avuto solo una piccola diminuzione. Ma, mentre il governo
annuncia l’ennesimo “giro di vite” contro i comportamenti rischiosi al volante,
emerge un dato che non lascia spazio a molti dubbi: nel nostro Paese i
controlli con l’etilometro sono circa 200mila all’anno, su un totale di 35
milioni di patentati. In percentuale significa il 3%, contro una media europea
del 16%, come probabilità significa invece la possibilità di essere controllati
una volta ogni 175 anni, quindi, praticamente mai.
Dati che, evidentemente, il ministro dei Trasporti
Alessandro Bianchi, ignora, visto che all’indomani dell’ultima ecatombe la
serie di misure di emergenza annunciate non prevede alcun potenziamento dei
mezzi della Polizia Stradale. Le idee del ministro sono tutt’altre: 12 (o
13, i numeri non sono chiarissimi, ndr) «linee d’azione» su formazione,
informazione, regole e controlli. In particolare però, sull’ultimo aspetto,
quello più carente, il ministro non ha specificato come intenda intervenire, se
non «creando veri e propri cordoni di controllo attorno alle aree sensibili»,
infiltrando degli agenti nei locali, e «responsabilizzando i gestori delle
discoteche», senza però vietare gli alcolici. Sugli altri punti invece ha già
annunciato che porterà le nuove misure all’esame del consiglio dei ministri
entro settimana prossima. Tra le cose che proporrà c’è la «limitazione selettiva»
della velocità, che comunque dovrà scendere a 120 all’ora, l’inasprimento delle
sanzioni, fino alla sospensione della patente per un anno, per i comportamenti
pericolosi, come il superamento dei limiti, la guida in stato di ebrezza e il
mancato rispetto delle precedenze. Bianchi ha anche annunciato, ma questo non è
strettamente collegato con le cosiddette stragi del sabato del sera,
l’innalzamento dell’età - da 14 a 16 anni - per i guidatori di delle minicar e
l’introduzione della patente a punti anche per loro.
Sul fenomeno degli incidenti del sabato sera l’Asaps
(Associazione amici e sostenitori della Polizia Stradale) che da quando è nata
si occupa di raccogliere e analizzare dati sulla sicurezza stradale ha
elaborato una statistica ad hoc. Dalle tabelle - redatte in base ai dati del
2005 (gli ultimi disponibili) - emerge che il 44,3% degli incidenti notturni
durante tutta la settimana avviene durante le notti di venerdì e sabato. E i
morti nelle due tragiche notti rappresentano il 45% dei decessi complessivi
delle notti della settimana, 18,3% il venerdì e 26,7% il sabato.
Più in generale viene evidenziato che gli incidenti
notturni, in qualsiasi giorno, non sono in percentuale molto più numerosi di
quelli diurni ma, in compenso, sono molto più pericolosi: nel 2005, nella
fascia oraria che va dalle 22 alle 6 del mattino, si sono verificati 35.098
incidenti, pari al 15,6% del totale, che hanno causato la morte di 1.529
persone pari al 28,1% del totale e il ferimento di 54.873 persone pari al 17,5%
del totale. Da
questo emerge che, se l’indice medio nazionale di mortalità (cioè il numero dei
morti ogni 100 incidenti rilevati dalle forse di polizia) è pari a 2,4%, per i
sinistri che accadono di notte va al 4,4%, quasi il doppio, e questo indice
tocca il massimo, proprio nella notte del venerdì con una punta del 4,7%. Ma
anche questo “record” raddoppia ancora quando il sinistro avviene nelle strade
extraurbane dove si ha un indice di mortalità diventa dell’8,9%, contro un
tasso del 2,5% dei sinistri dell’area urbana.
A fronte di questa situazione l’Asaps fa notare anche la
triste situazione dei controlli: le pattuglie sono poche e in diminuzione,
mentre i controlli con l’etilometro ammontano a circa 200.000 sui 35 milioni di
patentati, solo il 3%, rispetto al 16% della media europea e al 38% dei Paesi
più severi, come la Francia, dove si effettuano 8 milioni di controlli l’anno e
la Spagna, 4 milioni.
IL TEMPO (Molise)
ALCOOL e dipendenze, sono tanti i
giovanissimi, a volte poco più che bambini, che di nascosto o in qualche ...
... caso
addirittura incoraggiati dagli stessi genitori, bevono vino o altre bevande
alcoliche, senza sapere di mettere a rischio la loro salute. Ragazzi di età
spesso inferiore ai 14 anni, che emulano comportamenti di adulti o di coetanei,
fino a ricorrere, in casi estremi o soltanto conclamati, al Sert. Un consumo
che dalle ricerche condotte sul territorio risulta tanto più marcato nei
piccoli centri della regione, quelli dove mancano strutture ricreative per
ragazzi, e dove spesso il bar è l’unico luogo di incontro. Alcoolismo come
forma di tossicodipendenza, giudicata meno pericolosa del consumo di droghe
vere e proprie e quindi per questo a volte sottovalutata, come ha dichiarato il
presidente della Provincia di Campobasso Nicola D’Ascanio nella riunione
preparatoria del nuovo «Prevention day». Un incontro nel quale sono state
consegnate pergamene ricordo agli studenti del liceo artistico di Campobasso,
che hanno collaborato fattivamente al progetto «Andromede», giunto alla terza
annualità e promosso dall’amministrazione di palazzo Magno, con una vasta
«partnership». Obiettivo dell’iniziativa, che negli altri anni ha riscosso
grande consenso, è quello di diffondere la cultura del «bere poco e
responsabile», contrastando l’abuso di sostanze alcoliche e creando una
rete che coinvolga attivamente il mondo della scuola. Un progetto che si
sviluppa in moduli. Alla fase della ricerca sul territorio e della prevenzione
segue la fase della riabilitazione, che può essere condotta attraverso le
terapie di disintossicazione tradizionali o più innovative, come i corsi di
musicoperatia, ippoterapia, mutuo soccorso. Una soluzione sociale per un
problema che è sociale, e che spesso ha esiti tragici: è notorio infatti che il
consumo di alcool è strettamente correlato agli incidenti stradali del sabato
sera. Bere poco e bene serve anche a ridurre il rischio di uno schianto
fatale (*). C.S.
(*) Nota: se questa è la prevenzione, i produttori di
sedie a rotelle possono continuare a dormire sonni tranquilli.
L’ARENA di Verona
La strage infinita. Ci si interroga dopo i sette morti tra
sabato e domenica. Da inizio anno una vittima ogni due giorni
«Troppi incidenti, servono più controlli»
Appello del prefetto che convoca d’urgenza il Comitato per
la sicurezza
«Bisogna far vedere i filmati più scioccanti degli
incidenti dovuti alla velocità o all’abuso di alcol o droga durante le lezioni
per la patente nelle scuole guida»
Ogni settimana verrà effettuata la pianificazione delle
verifiche effettuate sulla strada E si cercherà di incrementarle
Sette morti in poco meno di tre giorni. In
incidenti accaduti all’alba di sabato e di domenica o nel pomeriggio festivo,
poco dopo l’ora di pranzo. Il bilancio di questo fine settimana sulle strade di
Verona e provincia è stato drammatico. E le vittime sono in maggioranza giovani
e giovanissimi.
E mentre genitori, parenti e amici stanno disperatamente
cercando di affrontare la perdita di Matteo, Leonardo, Marco, Gabriele e
Alessandro, Giulia o nonno Felice, il prefetto Italia Fortunati si attiva per
cercare misure che pongano un freno alla strage che dall’inizio dell’anno sulle
strade veronesi marcia al ritmo di un morto ogni due giorni.
«La nostra attenzione deve fare un passo in avanti», ha
detto ieri, «dobbiamo cercare ulteriori strade, uno sforzo congiunto da parte
di tutti, organi di informazione compresi, per mandare messaggi che siano molto
forti. Non credo sia più il tempo di mandare messaggi, scusatemi il termine,
“delicati”. I messaggi devono essere forti e continuativi».
Per questo il prefetto ha convocato d’urgenza per giovedì
la riunione del tavolo provinciale per la sicurezza e l’ordine pubblico.
«Settimanalmente», annuncia la Fortunati, «verrà fatta una pianificazione dei
controlli sulle strade con la presenza di vigili urbani. E per quanto
possibile, perché è già un’organizzazione abbastanza ramificata, si cercherà di
ampliare la rete delle verifiche sul territorio, che logicamente sono un deterrente».
Il prefetto è convinto dell’utilità delle campagne
preventive con immagini scioccanti. «Gli effetti degli incidenti per una guida
molto veloce», sostiene, «bisognerebbe farli vedere anche nelle scuole guida,
non limitarsi solo alle parole».
Intanto gli addetti ai lavori, polizia
municipale, associazioni che si occupano di sicurezza stradale, gli stessi
titolari delle autoscuole, si interrogano sulle cause e sui possibili
interventi. Giordano Biserni, presidente dell’Asaps, Associazione sostenitori
amici polizia stradale, denuncia la mancanza di controlli adeguati soprattutto
durante il fine settimana quando, secondo i dati resi noti dal portale internet
dell’associazione in un report allarmante, l’indice di mortalità è doppio
rispetto agli altri giorni e addirittura quadruplo nelle strade extraurbane.
Tra le cause principali dei sinistri, l’alta velocità, la stanchezza e l’abuso
di sostanze psicotrope come droga e alcol.
Prosegue anche il mese della sicurezza promosso dalla
polizia municipale, che tratterà questa settimana proprio il tema della
velocità con incontri di sensibilizzazione ma anche presidi delle strade con
telelaser e autovelox.
Ma i dati che fanno riflettere Biserni dell’Asaps sono
anche quelli relativi ai controlli effettuati sulle strade delle città
italiane. Nell’ultimo anno, sono state 200 mila le verifiche con l’etilometro
fatte dalle forze dell’ordine nel nostro Paese, contro i 7, 8 milioni di
controlli in Francia e i 3, 4 milioni in Spagna. «Statisticamente equivale a un
controllo ogni 175 anni. Semplicemente insufficiente», prosegue Biserni. «La
nostra società sta pagando un prezzo altissimo in termini di vite umane,
impensabile per un paese civile e in tempo di pace. La situazione va affrontata
e va fatto subito».
Il comandante dei vigili, Luigi
Altamura, sottolinea il fatto che la situazione è sempre allarmante e
drammatica, e si protrae nel tempo. «La strage stradale, come è stata definita,
non si ferma e anzi in alcuni momenti si aggrava ancora di più», commenta Altamura.
«A fianco di un maggior numero di equipaggi sul territorio con compiti
preventivi e repressivi potrebbero essere utili campagne di comunicazione ed
attività di sensibilizzazione coordinate, per raggiungere il maggior numero di
cittadini possibile e far capire loro le conseguenze dei comportamenti
aggressivi sulla strada», spiega Altamura, commentando così i dati dell’Asaps e
la richiesta da parte di alcune associazioni di categoria dell’esigenza di un
maggior numero di controlli e interventi repressivi.
Schierato sulla via dell’inasprimento delle sanzioni è
Alberto Pallotti, presidente dell’associazione Vittime della strada. «Il 95
percento delle morti sull’asfalto sarebbero evitabili. Incidenti dovuti cioè a
disattenzione, alta velocità, alcol e pessima manutenzione dell’auto. La
risposta a questa continua strage, che dev’essere fermata, sta nella
repressione. I giudici hanno gli strumenti per punire i comportamenti criminosi
ed è ora che li usino»
Ilaria Noro
L ARENA di Verona
L’Asaps
Una legge per limitare gli alcolici
«L’unico pieno
che non ti fa andare lontano». Questo è lo slogan della campagna di
sensibilizzazione che l’Asaps ha lanciato contro la dilagante moda degli open
bar, locali cioè in cui è possibile consumare grandi quantità di alcol a
prezzo fisso. Quando si parla di sicurezza stradale e di stragi del sabato
sera, infatti, il dito viene alzato e puntato contro l’uso di sostanze
stupefacenti e alcol.
L’Asaps, parallelamente, chiede al governo una legge in
grado di limitare in modo efficace il consumo di alcol, con particolare
riferimento ai minorenni. Secondo Giampaolo Brunetto, responsabile del sevizio di alcologia
dell’Ospedale maggiore, inoltre, più che il proibizionismo fine a se stesso è
utile fornire un’alternativa ai giovani. «Il problema è vasto e culturalmente
molto diffuso, non solo tra i ragazzi», spiega. «Gli interventi devono andare
nella giusta prospettiva, attraverso progetti di sensibilizzazione,
informazione e prevenzione, ma anche fornendo alternative interessanti ed efficaci
attraverso progetti altrettanto validi». (i.n.) (*)
(*) Nota: il mio caro amico (e testimone di nozze)
Brunetto dice cose ineccepibili, ma io aggiungo che la prevenzione non può
prescindere dalla repressione: chi guida non deve bere, e quando lo fa bisogna
toglierlo dalla strada, nell’interesse suo e di tutti quanti incroceranno la
sua auto.
Messico, muore in cella un giovane
turista italiano
Simone Renda, 35 anni, viveva a
Lecce Era stato fermato per ubriachezza.
La famiglia: "Ora vogliamo la
verità"
CITTÀ DEL MESSICO
Aveva 35 anni, era in vacanza in Messico. Ed è morto nella
cella di un commissariato a Cancun dove era stato rinchiuso per ubriachezza
molesta. La vittima di questa tragica vicenda, ancora tutta da chiarire, è
Simone Renda, giovane bancario leccese con alle spalle una vita da oscar.
Secondo la versione fornita dalle autorità messicane il dramma è avvenuto
giovedì scorso, nel giorno in cui l’italiano avrebbe dovuto imbarcarsi su un
aereo per tornare nel nostro Paese.
Renda aveva dato disposizioni in albergo di essere
svegliato in mattinata. Dato che non rispondeva alle chiamate, né al personale
che continuava a bussare, la direzione dell’hotel ha chiamato la polizia. Gli
agenti sono entrati nella stanza con un passepartout, trovando il giovane in
stato confusionale, probabilmente causato dall’alcol. Secondo la ricostruzione
ufficiale, l’italiano avrebbe avuto una reazione scomposta fuggendo in strada
seminudo e sarebbe stato arrestato per ubriachezza, processato per direttissima
e condannato a 36 ore di detenzione. Il giorno dopo è stato trovato cadavere in
cella.
Secondo lo zio di Simone, Silvio
Valente, noto avvocato leccese, «c’è però un vuoto di 24 ore che deve essere
colmato e che rivela gravi responsabilità da parte delle forze dell’ordine
messicane sulle quali chiediamo che venga fatta chiarezza». Pare infatti che il
giovane si sia sentito male in commissariato tant’è che è stato sottoposte a
visita medica nella quale gli è stato diagnosticato un principio di infarto.
«Invece di portarlo subito in ospedale - continua lo zio - l’hanno lasciato in
cella e il giorno dopo è morto». «Dagli esiti dell’autopsia - riferisce ancora
lo zio - non sono emersi segni di violenza, ma è chiaro che ci sono
responsabilità gravissime non solo perché Simone non è stato portato in
ospedale, ma non hanno neppure avvisato né l’ambasciata né il consolato
italiano a Cancun».
Il fratello e lo zio di Renda sono partiti ieri per il
Messico per ottenere verità e giustizia.
L ARENA di Verona
Trasportato in ospedale dopo
essersi sentito male per le conseguenze di un colpo alla testa
Sedicenne ricoverato per una
sprangata
Coinvolto in una rissa avvenuta a
Vicenza, è ricoverato in prognosi riservata
Un sedicenne è ricoverato in prognosi
riservata all’ospedale di Borgo Trento con la scatola cranica fracassata. Il
ragazzo sabato sera è rimasto coinvolto in una rissa nel vicentino. Gli
amici lo hanno riaccompagnato a casa probabilmente perchè volevano evitare i controlli
della polizia arrivata sul posto. Ma poco dopo il sedicenne che è nato a
Viareggio, ma da genitori sudamericani e che abita a Verona si è sentito male.
I familiari hanno allertato il 118 e E.G. è stato portato in ospedale dove si
trova tuttora in prognosi riservata.
La rissa s’era scatenata a Vicenza
nel locale El noturno caribeno in via Divisione Folgore. La bagarre è scoppiata
che era già mattina tra un gruppo di nordafricani e un altro composto da
domenicani e italiani. Secondo la prima ricostruzione della polizia vicentina i
secondi avrebbero avuto da ridire sul comportamento tenuto dai primi. Sta’ di
fatto che dalle parolacce s’è passati agli spintoni e poi sono spuntati tubi di
ferro e coltelli.
La prima
parte della rissa s’è verificata all’interno del locale. Sembrava che gli
africani avessero deciso di desistere, ma si sono piazzati fuori dalla
discoteca e hanno atteso che gli altri uscissero, quindi li hanno aggrediti.
Il
bilancio della polizia alla fine vede due persone ferite e tre denunciate per
rissa, oltre a una ragazza domenicana che s’è beccata una segnalazione
amministrativa per ubriachezza.
Ma pare che lo stato alcolico di
tutti fosse molto elevato. La polizia vicentina è sulle tracce di altri partecipanti alla
scazzottata, in questura, la notte stessa sono stati portati anche gli addetti
alla sicurezza del locale.
Fino a ieri in questura si
aspettavano i coinvolti affinché sporgessero denuncia, ma adesso le posizioni
di alcuni potrebbero cambiare vista la prognosi riservata del minorenne. La
polizia dovrà interrogare di nuovo tutti e per chi ha pestato il giovane
dominicano potrebbe essere ora accusato di lesioni gravi. (a.v.)
L’ARENA di Verona
- Il parere dell’esperto
«Al volante di notte è pericoloso»
Dalle tre in poi c’è la fase di sonno più pesante e i
riflessi calano
«Alle tre di notte
bisognerebbe essere a letto. Non alla guida di un’automobile. A quell’ora è
inevitabile che cali la soglia di attenzione e che i riflessi rallentino. Il
corpo ha bisogno di riposare». Non ha dubbi il dottor Ezio Manzato, psichiatra ed
esponente della consulta nazionale delle tossicodipendenze, sottolineando che a
quell’ora ci sarebbe il sonno più pesante di tutte le ore destinate al riposo.
«Il consiglio che si può dare a
tutti i ragazzi è quello di andare a letto prima e di non bere per poi mettersi
al volante. Inoltre è bene, se hanno bevuto quantità non rilevanti di alcol,
che cerchino di smaltirle nelle due ore precedenti al rientro in auto bevendo
molti liquidi, facilitando così la diuresi, aggiungendo all’acqua magari del
succo di limone che aiuta ad eliminare l’alcol. Ma se gli alcolici
ingurgitati sono tanti non dovrebbero proprio mettersi a guidare»,
raccomanda il medico. (*)
«Se alla stanchezza si aggiunge l’alcol è molto alta la
possibilità di addormentarsi al volante», conclude Manzato, «cambia la
percezione del pericolo, rallentano i riflessi attentivi ma chi è in preda a
questo stato non se ne rende conto. Diversamente è auspicabile che la persona
non si metta al volante. Ci sono anche dei farmaci per annientare l’effetto
dell’alcol, ma debbono essere somministrati dai medici. Hanno effetto comunque
solo se la sbronza è allo stadio iniziale. Se l’intossicazione è in atto si
deve intervenire in altri modi». (a.v.)
(*) Nota: anche quando gli alcolici sono pochi, non devono
mettersi a guidare.
Attenzione, quando si mandano questi messaggi bisogna
essere molto chiari.
Quanto alle “tecniche” suggerite dall’esperto per smaltire
l’alcol, mi lasciano letteralmente allibito.
L’alcol assunto entrato in circolo nel sangue lo elimino
bevendo acqua e limone?
Far passare qualche ora senza bere alcol (anche se non si
beve limone) certamente diminuisce l’alcolemia, ma in questo modo finisce che
mi metto al volante addormentato, a causa dell’ora tarda…
In realtà all’esperto sarebbe bastato scrivere due righe,
semplici, chiare, inequivocabili: prima di guidare non si devono mai bere vino,
birra e/o alcolici, e non si guida se si è stanchi (bisogna andare a letto
prima).
L’ADIGE
Perchè fu affossato il ddl sulle discoteche?
La cultura dello sballo
ROMA - «Di fronte alla carneficina
dei nostri figli che si verifica da troppi anni sulle strade ogni fine
settimana, uno Stato che voglia dirsi civile e che abbia a cuore la tutela
della vita e della salute pubblica, come del resto prescrive anche la nostra
Costituzione, non può continuare ad assistere inerte e impassibile, non può
seguitare a girarsi dall’altra parte». Lo dice il parlamentare di An Riccardo
Pedrizzi che chiede di tornare all’impostazione del ddl Giovanardi sulle
discoteche «che fu affossato in parlamento dalla lobby del divertificio».
«Occorre fissare delle regole, dei paletti sull’orario di chiusura delle
discoteche, di entrata per i minorenni e di cessazione della musica; sull’intensità
della stessa e delle luci psichedeliche che, attraverso gli effetti particolari
che producono, abbassano la soglia di attenzione e favoriscono il consumo di
sostanze stupefacenti; sulla vendita degli alcolici, come d’altronde avviene
anche in occasione delle partite di calcio». «Quando ci si trova ad avere a che
fare con una vera e propria ecatombe di ragazzi non è che si possa rispondere
con slogan. Occorre aiutare i nostri giovani a rifiutare la cultura dello
sballo e a riscoprire il senso del limite».
AVVENIRE
L’Italia che cresce a cura di
Michele Cennamo
ASSO INTRATTENIMENTO
LE DISCOTECHE ITALIANE A FIANCO DELLE FAMIGLIE PER LA
DIFESA DELLA VITA
Dopo la
recrudescenza degli incidenti stradali (non legati per la verità alle attività
delle discoteche) che hanno stroncato troppe giovani vite nel corso del fine
settimana, le discoteche aderenti ad ASSO INTRATTENIMENTO
(Federturismo/Confindustria) hanno deciso di riprendere con rinnovato impegno
la campagna di sensibilizzazione dell’opinione pubblica (giovani, famiglie,
istituzioni, mass media) per l’adozione di misure concrete di dissuasione di
comportamenti imprudenti e pericolosi e di prevenzione in difesa della vita,
propria e degli altri, come bene non disponibile.
Purtroppo è vero che si muore a tutte le ore e tutti i giorni
della settimana. Le statistiche reali riportano che i giorni più pericolosi
sono gli infrasettimanali e la fascia oraria più a rischio è quella tra le
18.00 e le 20.00.
Ma per certi moralizzatori non è importante difendere la
vita : il loro obiettivo sembra quello di colpire l’uso del tempo che di solito riserviamo al divertimento.
Le discoteche da anni contribuiscono all’affermazione di una cultura della
fruizione del tempo libero che sappia concretamente coniugare divertimento e
sicurezza e infatti gli incidenti non
la vedono coinvolta (i giovani di notte vanno sempre più da altre parti).
(*)
Noi di Asso Intrattenimento
diciamo che da parte di tutti occorre maggiore serietà, nell’impegno per
l’informazione e la prevenzione.
Le famiglie devono fare il loro
dovere. E’ assurdo che un imprenditore debba fare l‘educatore, con un ruolo di supplenza
improprio.
I giovanissimi non dovrebbero fare mattino. Non dovrebbero
guidare auto dalle prestazioni esplosive. Se minorenni non dovrebbero stare in
giro tutta la notte. Ma di chi è la colpa?
Chiediamo dunque ai genitori di fare la loro parte e ci
schieriamo con loro in difesa della vita dei giovani..
Per quanto riguarda noi imprenditori - dice Antonio Degortes
Presidente di Asso Intrattenimento - abbiamo da tempo proposto al Governo di
sperimentare il modello inglese: chiusura di ogni attività di intrattenimento
invernale alle 3. Divieto di somministrazione degli alcolici a partire dalle 2.
Con il divieto a
tutti i locali che non sono discoteche di protrarre l’attività dopo mezzanotte,
circoli compresi. Nonché la chiusura di tutti gli abusivi che non rispettano le
norme di sicurezza.
Dobbiamo imparare a regolare meglio la complessità
dell’economia dell’entertaiment notturno e Asso Intrattenimento intende farlo senza confondere l’aspirazione al divertimento dei giovani con le
regole pragmatiche per renderlo il più sicuro possibile.
Di fronte ad ipotesi di nuove regolamentazioni informate
da uno spirito paternalistico ed autoritario ma di difficile attuazione Asso
Intrattenimento esprime apprezzamento per la direzione di marcia dell’attuale
Governo che sembra voler andare verso un maggiore controllo delle strade e un
giro di vite verso i consumatori di droghe e alcol al volante, proposta che
caldeggiamo da anni.
(*) Nota: !!!
L ADIGE
L&rs
Mercoledì, 07 Marzo 2007
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