VITA&SALUTE http://www.aicat.net/Documenti%20PDF/Vita%20&%20Medicina%20alcol.pdf
TG1.RAI.IT DAL NOTIZIARIO DEL TG1 DELLA SERA DEL 11 MARZO 2007 ALCOL E AUTO TRAGICO MIX RAGAZZA UBRIACA TRAVOLGE E UCCIDE A MILANO UN COETANEO.
NON ME NE SONO ACCORTA. CAMPAGNA DEL TG1 CONTRO LE STRAGI DEL WEEK END (*) (*) Nota: a seguito di questa notizia, il TG1 della sera lancia la seguente iniziativa: http://www.tg1.rai.it/SITOTG/TG1_foglia/0,8762,1067046,00.html
Tutti insieme contro le stragi del sabato sera "Era in moto, sabato sera con gli amici. Uno schianto
ha cambiato la sua vita... Parte con la testimonianza di Mario una campagna di
sensibilizzazione del TG1 contro le stragi del sabato sera. Chiediamo a tutti i
nostri telespettatori di contribuire con suggerimenti, idee, proposte. Come fermare le stragi del sabato sera? Scrivete a: tg1.societa@rai.it Io ho inviato la seguente mail: Gentile TG1, io penso che voi vi dobbiate vergognare. La vostra testata si è resa protagonista, lo scorso 2
novembre, di uno dei più squallidi episodi di propaganda all’alcol, spacciata
per informazione scientifica, che io ricordi nella mia lunga esperienza di
lotta ai problemi alcolcorrelati (impegno da tempo dedicato con particolare
attenzione al fenomeno degli incidenti stradali, in Italia legati all’alcol in
circa la metà dei casi). Un servizio che suscitò una vera e propria ondata di
proteste, in tutta Italia, da parte del mondo scientifico e sanitario, di
privati cittadini, e anche di Associazioni che si occupando di salute e
sicurezza, a partire proprio da quelle dei familiari e delle vittime della
strada (http://www.aicat.net/il_caso_tg1.htm ). Tutta gente che ancora sta aspettando le vostre scuse. Riferendosi a quel vostro servizio, il Professor
Eugenio Del Toma, in un durissimo articolo pubblicato da SALUTE di Repubblica,
scrisse che "L’informazione
nutrizionale è ormai un problema medico-sociale così grave da non meritare la
stessa ingenuità culturale che la tv dedica agli oroscopi...". Con quale coraggio, dopo aver preso in giro i
vostri telespettatori, manipolando una ricerca scientifica per promuovere alcol
a titolo “chi beve vino campa cento anni”, venite oggi a piangere le vostre
lacrime di coccodrillo per tutti quei giovani che, proprio a causa delle
bevande alcoliche, non arrivano a campare nemmeno venti anni? In Italia le lobby del vino e degli altri alcolici sono
potenti: a differenza dei politici francesi, i nostri non hanno il coraggio per
contrastarle. Ricordo alcune delle notizie passate sulla stampa e in TV in
questi ultimi anni: «Verrà revocata a vita la patente a chi uccide guidando
ubriaco», «Verrà sospesa la somministrazione di bevande alcoliche nei locali
notturni a partire dalle ore 2», «Verranno vietate la vendita e la
somministrazione di bevande alcoliche nelle aree di servizio autostradali»,
«Verrà vietata la pubblicità delle bevande alcoliche», «Verranno vietate la
vendita e la somministrazione di bevande alcoliche ai minori di 18 anni»,
«Verranno inserite sulle etichette delle bottiglie di vino, birra e alcolici
avvertenze sui rischi legati al consumo». Ogni volta che è uscita una di queste
proposte di legge, si sono attivate le lobby dell’alcol. E i nostri
parlamentari hanno prontamente fatto marcia indietro: NESSUNA di queste norme, che pure godrebbero del
consenso dell’opinione pubblica, è stata approvata. I 200 mila
controlli/anno con l’etilometro in Italia, contro i 9 milioni in Francia,
rispondono a questa stessa logica. Così in Italia un bambino di 10 anni può, a
norma di legge, andare al supermercato ad acquistare una bottiglia di vodka, un
guidatore può, a norma di legge, andare in un autogrill a fare scorta di vino e
di birra, così chi uccide guidando ubriaco torna a guidare quasi subito. Ricordo il caso di un signore di Piacenza cui la patente è
stata sospesa 18 volte per guida in stato di ebbrezza, che continua
tranquillamente a guidare, a norma di legge. Ogni volta che per la strada
incrocio un’auto, penso che potrebbe essere lui. Diminuire i morti sulle strade non è difficile, basta
copiare chi già ci è riuscito. Anteponendo una buona volta la salute e la sicurezza dei
cittadini agli interessi economici di qualcuno. Alessandro Sbarbada, a.sbarbada1@tin.it
CORRIERE ADRIATICO Benedetto Pansini predisporrà per quella data uno stretto
controllo. Ma i giovani rassicurano: martedì sera andremo in discoteca con 16
pullman, nessun rischio Saranno in 1.300 alla Festa dei cento giorni. Alcol e
droga i nemici da sconfiggere Studenti, notte folle. L’allarme del questore Pesaro - Il conto alla rovescia è iniziato per studenti e
istituzioni. Meno due giorni all’evento degli eventi. La Festa dei 100 giorni.
Gli studenti del quinto superiore aspettano con trepidazione ed entusiasmo la
tradizionale cerimonia per festeggiare i 100 giorni dal termine del loro
impegno scolastico. Martedì prossimo ben sedici pullman salperanno dal Campus
scolastico di Pesaro alla volta dello storico locale romagnolo Nuova Torre, ex
Torre Folk a Coriano in provincia di Rimini dove ogni anno si svolge il party
studentesco. Milletrecento studenti in giacca e cravatta e abito da sera - come
vuole la tradizione - daranno inizio alle danze dalle prime ore della sera fino
a mattina inoltrata. Preoccupazione e contromisure invece sul fronte della
sicurezza. Il questore Benedetto Pansini ha già preposto misure preventive di
controllo per limitare il fenomeno dell’alcolismo e l’uso di sostanze
stupefacenti prima e durante la fatidica notte del 13 marzo. L’alcol e la
droga dopo le serate di divertimento sono le principali cause degli
incidenti stradali - dice la nota sottoscritta dal questore - ; invertire la
tendenza all’uso smodato di queste sostanze è fondamentale (*). Per
questo motivo sono già state avviate una serie di iniziative quali un’attività
di informazione a tutto campo rivolta alle famiglie, agli insegnanti, ai
giovani stessi, agli imprenditori del tempo libero. “Inoltre - continua la nota del questore - durante la sera
del 13 marzo sarà effettuato uno stretto collegamento tra le varie componenti
della sicurezza per il controllo delle strade per tutta la notte. E’
fondamentale comunque tenere sempre alta la guardia da parte dei giovani in
primis e dei titolari dei locali. Dal canto loro, i giovani studenti pesaresi rassicurano
genitori, insegnanti ed istituzioni. Stiamo organizzando tutto nel migliore dei
modi e nel modo più sicuro - dichiara sicuro Alessandro Patrignani,
rappresentante d’istituto del Liceo Scientifico Marconi di Pesaro - abbiamo
messo a disposizione 16 pullman da Pesaro che porteranno tutti gli studenti fin
davanti al locale e poi a casa. In questo modo tutti potranno bere qualche
bicchiere in più senza la preoccupazione di andare alla guida. Purtroppo in una
festa così sentita non si può chiedere ai ragazzi di non bere. (**)
Inoltre abbiamo fatto girare in questi giorni una circolare in tutte le classi per
chiedere agli studenti di non esagerare e di usare sempre al testa. Sono sicuro
che non ci saranno problemi. In definitiva nella notte del 13 marzo, come detto, si
prevede uno spostamento di 1300 ragazzi da Pesaro alla Romagna. Un esodo senza
precedenti che naturalmente dopo gli ultimi tragici fatti non può non passare
inosservato: undici istituti superiori coinvolti e oltre milletrecento
giovanissimi si sposteranno in terra romagnola per festeggiare con brindisi e
spumante l’arrivo della maturità. Il solo liceo Scientifico Marconi di Pesaro
conta 270 iscrizioni. Circa un centinaia invece le adesioni di ciascun istituto
pesarese. In attesa di vedere come si comporteranno i giovani
studenti nella notte dei 100 , sono già state fissate le date di alcuni
importanti incontri organizzati dagli stessi studenti nelle scuole con
ex-tossicodipendenti ed ex-alcolizzati delle comunità per sensibilizzare i
giovani sul problema dell’abuso di alcol. Anche se la vera lezione l’abbiamo
subita sulla nostra pelle con la morte di quattro amici, termina il giovane
Alessandro Patrignani. VALENTINA GALLI (*) Nota: “uso smodato” presuppone che esista un uso “a
modo”. Se per l’alcol si può discutere, stupisce tale
terminologia utilizzata per le droghe illegali. (**) Nota: la nostra cultura in questo campo, trasmessa ai
giovani dagli adulti, è così profondamente alcolica che bere, e strabere, pare
diventato un obbligo. Non pare nemmeno ipotizzabile una modalità di divertimento
vissuto con la mente lucida. Nemmeno il fatto che ogni tanto qualche amico ci lasci la
pelle comporta, in questi ragazzi, una messa in discussione di questi
comportamenti, apre ipotesi di un possibile cambiamento. Una lezione subita, una lezione dolorosa, ma inutile: quei quattro amici sono morti per niente.
Della Mattia replica alle sollecitazioni dell’Associazione
Manuela Sicurezza, niente lezioni In tema di sicurezza stradale la Provincia di Pordenone non
ha bisogno di imparare nulla (*). È piccata la replica di Corrado Della
Mattia, giù assessore alla Viabilità e ora presidente dell’Aci, all’invito
dell’Associazione Manuela di copiare le iniziative di Treviso per limitare la
mortalità sulle strade della destra Taglialento. Precisa Della Mattia: «Noi non abbiamo proprio nulla da
imparare da Treviso. La nostra Provincia ha creato il Comitato per la sicurezza
fin dal 1977 perchè è convinta che la responsabilità degli incidenti non sia
delle strade - che sono omologate - ma di chi le percorre». Quindi la
responsabilità degli automobilisti, specie di quelli più giovani, cui sono
state e sono indirizzate campagne di sensibilizzazione contro l’abuso di alcol,
e della velocità. Di sicurezza sulle strade si è parlato l’altra mattina in
Provincia in un convegno del sindacato di polizia Coisp. In quell’occasione
Della Mattia, come presidente dell’Aci di Pordenone, ha annunciato che l’Onu e
l’Organizzazione mondiale della sanità hanno scelto il 2007 come l’anno della
sicurezza stradale con l’obiettivo di arrivare entro il 2010 al dimezzamento
della mortalità. Dal 23 al 29 aprile l’Aci curerà anche in provincia una serie
di manifestazioni sull’argomento. Sempre venerdì mattina a un’ottantina di
studenti riuniti nell’aula del consiglio provinciale erano state mostrate dal
primario di Terapia intensiva dell’ospedale Santa Maria degli Angeli, Willy
Mercante, foto di coetanei morti in incidenti stradali. Foto che avevano
raggelato la platea. (*) Nota: non esiste nessuno che “non ha bisogno di
imparare nulla”. Particolarmente in un tema tanto complesso e delicato come quello della sicurezza stradale. ANSA ANCORA STRAGI DEL SABATO SERA, MORTI 3 GIOVANI MILANO - Un altro
sabato di morti giovani sulle strade italiane: tre ragazzi, il piu’ grande
aveva 26 anni, sono infatti le vittime di tre diversi incidenti avvenuti nella
notte. Il piu’ grave alle porte di Milano: la vittima e’ un diciannovenne di
Legnano anni mentre altri 11, tutti giovanissimi tranne una persona di 40 anni,
sono rimasti feriti. L’impressionante carambola, alle 4:30 del mattino, ha
coinvolto sette vetture e diciannove persone poco prima dell’alba tra Milano e
la barriera di ingresso dell’Autolaghi. Non è stato ancora possibile accertare se il ragazzo sia
morto in conseguenza dell’urto oppure sia stato travolto da un’altra auto dopo
essere uscito dalla vettura sulla quale si trovava. I feriti sono in diversi
ospedali ma nessuno di loro e’ in gravi condizioni. Da una prima ricostruzione
sembra che, dopo lo sbandamento autonomo di una prima vettura, anche una
seconda abbia perso il controllo e poi entrambe siano state investite da una
terza auto il cui conducente era in stato alterato. Le cause
dell’incidente, secondo Autostrade, sarebbero da imputare a un colpo di sonno
ed allo stato psico-fisico di uno dei conducenti. La polizia stradale ha
accertato che una ragazza aveva un tasso alcolico tre volte superiore al limite
previsto per potersi mettere alla guida. In Friuli Venezia Giulia una festa si e’ trasformata in
tragedia. Intorno all’1:30 di notte un ragazzo di 26 anni appena compiuti (il 6
marzo) e’ morto in un incidente nel pieno centro di Roveredo in Piano. Roberto
Fagnini stava raggiungendo gli amici per andare a festeggiare. Quando non
l’hanno visto arrivare all’appuntamento, gli amici che lo aspettavano in un
locale ad Aviano lo hanno cercato al cellulare: all’altro capo hanno risposto i
Carabinieri, a cui è toccato il compito di comunicare la notizia. Il ragazzo,
per cause ancora da accertare, ha perso il controllo della sua auto che è
andata ad incastrarsi in un antico porticato in pietra. Inutili i soccorsi: e’
morto sul colpo. Roberto Fagnini, spedizioniere residente a Pordenone, lascia
la mamma e un fratello maggiore. Il terzo incidente mortale che ha coinvolto giovani vite
e’ avvenuto nel Veronese. A perdere la vita è stato un ragazzo di 18 anni,
Michele Donnarumma, residente a Garda. L’incidente è avvenuto intorno all’una lungo
la strada statale che porta fuori dal paese quando la vettura su cui il giovane
viaggiava dal lato del passeggero ha sbandato ed è finita sulla carreggiata
opposta proprio mentre stava sopraggiungendo un’altra macchina. Nell’impatto il
giovane è morto, mentre gli altri occupanti delle due auto sono rimasti feriti
e sono ricoverati in ospedale. In Calabria, inoltre, due persone - marito e moglie - sono
morte in mattinata dopo che l’ automobile sulla quale viaggiavano è precipitata
in un burrone in località Fago del Soldato, nei pressi di Camigliatello Silano,
dopo uno scontro con un’ altra vettura avvenuto sulla statale 107. La
superstrada, nel tratto compreso tra Spezzano e Camigliatello è stata chiusa al
traffico. Paolo De Luca, di 38 anni, di Camigliatello, e Rosa Lo Pedone, di 39,
di San Giovanni in Fiore vivevano a Rende, dove gestivano un’ attività
commerciale. Questa mattina stavano andando a trovare i parenti dell’ uomo a
Camigliatello. Secondo una prima ricostruzione fatta dalla polizia stradale, la loro vettura, a causa della fitta nebbia, all’ imbocco di una galleria, ha urtato contro un’ altra auto che viaggiava in direzione opposta ed è precipitata dal viadotto, compiendo un volo di una quarantina di metri. Le operazioni di recupero dei corpi e dell’ auto sono state rese difficoltose dalla nebbia. ANSA Incidenti: Codacons, ora i Tutor Per ridurre le stragi del sabato sera (ANSA)-MILANO,11 MAR -Dopo gli incidenti stradali della notte scorsa il Codacons sollecita misure urgenti per ridurre il numero dei morti del sabato sera. "Il primo provvedimento da adottare e’ l’installazione del ’Tutor’ in tutta Italia come deterrente al superamento dei limiti di velocita’ - ha detto il presidente Codacons, Carlo Rienzi - Indispensabile poi predisporre controlli a tappeto da parte delle forze dell’ordine fuori le discoteche, in modo da impedire che persone ubriache si mettano alla guida".
ECONOMIA & CULTURA In occasione della presentazione
del libro di Monica Bianchetti, il presidente dell’ente lancia un nuovo appello
agli imprenditori «Alla Vigna arrivano 9mila nuovi volumi. Ma niente
soldi» Bagnara: «La biblioteca internazionale specializzata
continua ad arricchirsi, i vitivinicoltori però non sono molto sensibili» (m.c.) Arrivano novemila libri alla Biblioteca
internazionale La Vigna. Il presidente del Centro di cultura e civiltà
contadina Mario Bagnara, però, non si accontenta e rilancia l’appello ai
produttori vitivinicoli vicentini: «Dovete essere più generosi nei confronti di
un’istituzione che tutto il mondo ci invidia. Il mondo produttivo vitivinicolo
vicentino non può voltare le spalle alla Biblioteca La Vigna, che conta quasi
46mila volumi di grande pregio ed alcune rarità molto apprezzate dagli
appassionati e studiosi del settore, che accorrono a Vicenza da ogni parte del
mondo». In attesa che qualche imprenditore metta le mani in tasca
e compia un gesto di generosità la Biblioteca cittadina è costretta ad
organizzare i propri eventi culturali in memoria della civiltà contadina
vicentina e veneta battendo gli inviti con una vecchia macchina da scrivere e
risparmiando su ogni cosa, per non intaccare il lascito che ha dato vita alla
Biblioteca La Vigna. Decisamente interessante e coinvolgente è stata la
presentazione avvenuta l’altra sera del libro della giovane scrittrice
vicentina Monica Bianchetti, "Il cielo sopra l’albero", edito da La
Serenissima. Il volume rappresenta una storia tipica della tradizione
contadina vicentina negli anni a cavallo della seconda guerra mondiale. Un
romanzo intriso di poesia, in cui si assapora la preparazione dell’autrice, il
percorso di crescita e maturazione compiuto negli anni, sempre sotto la luce di
una famiglia che ha sempre raccontato la storia. «Pensavo fossero favole», spiega la giovane autrice, «invece mi sono presto resa conto che ogni parola, intrisa di sofferenza e desiderio al tempo stesso, erano la chiara rappresentazione della mia famiglia. Un padre assente e spesso ubriaco, a fianco ad una madre ed una nonna forti e capaci di governare ogni processo. Sono state loro a trasmettermi il valore delle tradizioni, della cultura di un tempo e dell’importanza della civiltà contadina nella crescita di ciascuno. Perdere di vista la memoria significa ignorare da dove si è venuti. Lasciare che ciò accada significa lasciarsi sfuggire la possibilità di vivere le gioie di una volta, con i dolori, ma anche le gioie forti delle tradizioni». IL GAZZETTINO (Belluno) Il diciassettenne era spirato la mattina di venerdì durante
la corsa disperata dell’ambulanza che lo portava all’ospedale dopo che la madre
lo aveva trovato agonizzante nel letto Mirko, morte senza responsabili: la Procura archivia L’autopsia conferma il mix di alcol e farmaci come causa
del decesso. Il funerale a Stabie slitta a martedì o mercoledì Feltre Secondo il magistrato non ci sono responsabilità da parte
di altre persone nella morte del diciassettenne di Stabie. Il pubblico ministero Gianni Griguolo ha deciso di
chiudere il fascicolo, archiviando il caso come morte per cause non dipendenti
dalla volontà altrui. L’autopsia disposta per stabilire le cause della morte ha
confermato che il cuore di Mirko Cernuschi si è fermato per un malore dovuto ad
un mix di alcol e di un farmaco, il metadone, l’analgesico narcotico sintetico
utilizzato per combattere le dipendenze dalle droghe pesanti, che il giovane
avrebbe avuto nella propria abitazione. Probabilmente le condizioni fisiche del
giovane, che aveva perso un rene alcuni anni fa dopo un grave incidente, erano
anche indebolite. Per il sostituto procuratore, che ha concesso il nullaosta
per la sepoltura, il fascicolo è dunque da archiviare. I funerali si
svolgeranno nella chiesa di Stabie, ma la data non è stata ancora fissata.
L’ipotesi iniziale di farli nella giornata di domani, lunedì, è slittata a
causa del tempo occorso alla Procura per svolgere gli accertamenti necessari.
Le esequie potrebbero dunque tenersi martedì o mercoledì. Il cuore del ragazzo
aveva smesso di battere durante la corsa disperata in ambulanza alle 6 del
mattino di venerdì, chiamata dopo che la mamma lo aveva trovato agonizzante nel
letto. Mirko lavorava da oltre un anno come operaio in un’impresa edile, un
lavoro cui teneva molto e che gli piaceva tanto che lo stesso titolare ricorda
come avesse imparato bene il mestiere e come andasse d’accordo con tutti i
colleghi. La sera prima il giovane aveva trascorso la serata in un locale del Feltrino dove sembra che abbia bevuto una sola birra allungata con aranciata. LA STAMPA Cinque minuti, 10 euro Lo sballo è garantito Nelle discoteche torinesi: tra droga, botte e sbronze Andrea Rossi TORINO Bastano dieci minuti. E dieci euro. Poi la musica techno
martella il cervello, le pupille si spalancano e il «viaggio» comincia. Le
notti dello sballo torinese si consumano così, in discoteche che grondano
rumore, dove cercare un «aiutino» per reggere l’urto di 20 mila watt è
questione di minuti. Là, tra quelle pareti che vomitano techno, elettronica,
trance, house, scorre di tutto. E per trovarlo non occorre essere esperti. A
volte non serve nemmeno cercare. Basta esserci. Sabato sera. Mezzanotte. Il Centralino, in via delle
Rosine, è ancora semivuoto, ma qualcuno è già all’opera. Diciotto, massimo
vent’anni. La persona giusta è uno qualunque. «Scusa, hai una chicca?». Una
pasticca, ecstasy insomma. Ti squadra senza diffidenza. «Aspetta qui, torno tra
un attimo». Passano cinque minuti ed eccolo in compagnia di un altro ceffo,
jeans attillati, maglietta nera aderente, capelli sparati. «Dieci euro», dice
mentre allunga una pastiglia blu. Si allontana ma non fa molta strada. Una
ragazza li ferma. Tre parole, una stretta di mano e ognuno per la sua strada.
La ragazza con la pasticca, l’altro con i dieci euro. Il gioco si ripete, mentre al bancone i baristi
sfornano cocktail e long drink. Roba forte che si chiama Bomber - cognac,
vodka, cointreau e anice – o Invisibile: gin, vodka bianca e un liquore blu, il
curaçao. Un bicchierone tutto d’un fiato, meglio se è un «beverone»: la
pastiglia infilata nel micidiale mix alcolico. Quando la botta sale si
lanciano in pista. Il guaio è che sono tanti quelli in botta. E il confine tra
sballo e corrida è un filo sottile che in ogni momento può degenerare in rissa.
Succede davvero. Basta uno sguardo di troppo, una spinta nei corridoi. E sono
insulti, il branco si muove. La lite uno contro uno diventa burrasca. Qualche
ora più tardi, in strada, spuntano tirapugni e cinture borchiate. Intervengono
i carabinieri e ne arrestano quattro. Stessa notte, stesso copione, cambia solo il teatro. A La
Gare di via Sacchi le casse sparano techno a raffica. Si chiama serata Vanity:
trasgressione, sesso. Trasgressivi però se ne vedono pochi, sesso niente, a
parte trucidi contorcimenti tra cubisti. Droga a fiumi in compenso. Ancora pasticche.
Ancora una volta si fa centro al primo tentativo. «È un’amfetamina. Fanno dieci
euro». Così, in mezzo alla folla. Pochi passi più in là c’è una ragazza:
bionda, capelli lisci indossa un top nero. Avrà 17 anni, si dà un gran da
fare. Sfila tra la calca e urla. «Vuoi una pasta? Lsd? Dieci euro», ed estrae
una pastiglia gialla da una tasca dei pantaloni. «Hai coca?». «Prova ai
bagni, forse ne trovi». Non è facile, ma dopo tre quarti d’ora arriva anche la
polvere bianca. Ce l’ha un tipo con gli occhiali da sole e il giubbotto di
pelle sopra una t-shirt bianca. La «bonza» però è cara: cinquanta euro.
Contrattare non serve: «Non la vuoi? Fuori dai coglioni». Il sabato prima,
proprio qui, era dovuta intervenire la polizia per una rissa. Stavolta la sicurezza
ha fatto selezione. Cancellate le risse è rimasta la droga. Ore quattro e
dieci. Al Life, in corso Massimo d’Azeglio, il rimbombo della musica si sente
dalla strada. Il pusher stavolta sta qui, sul vialetto a venti metri
dall’ingresso. Intrepido imprenditore: forse rischia qualcosa a lavorare così,
allo scoperto, ma se tutto va bene farà affari. E andrà via con le tasche
gonfie di 10 euro. L’ultimo frammento di sballo notturno in un normale sabato sera si trova ai Murazzi lato sinistro. Si chiama Doctor Sax: la tana dell’after. Apre alle 5, si balla fino a mezzogiorno. Arrivano che si reggono appena in piedi, la prima «botta» è scesa da poco. S’infilano dentro e con un altro «aiutino» sono pronti a ricominciare. Si dimenano come zombie, movimenti lenti, disarticolati. Biascicano discorsi sconnessi, si aggrappano al muro perché le gambe non li sorreggono più. E quando la porticina si apre sono le sei e mezza e il cielo si sta colorando di rosso. È l’ora di guardare le immagini che il fotografo ha «rubato» tutta la notte in giro per locali, mentre si comperavano le «paste». A quest’ora, ai Murazzi, non c’è quasi più nessuno. Le strade di Torino sono ancora deserte. Qualche ora di sonno e poi dritto in questura: c’è da portare tutto alla polizia. Dietro la porticina lo sballo va avanti ancora. Fino all’ora di pranzo. LA STAMPA Alcol e saluto romano nel tempio technofolle Notte allo Shock: "Qui ti diverti solo se ti
devasti" Andrea Rossi PAESANA, CUNEO L’esodo comincia verso le 11 di sera quando frotte di giovani
s’infilano in macchina e cominciano a macinare asfalto e curve. Fino a un paio
di anni fa c’erano pure le navette. Imbarcavano decine di ragazzi e li
portavano fin quasi alle pendici del Monviso. Per qualcuno – e sono tanti – la
città non basta: una notte di sballo vale settanta chilometri. Soltanto per
arrivare. Tornare indietro è affare di sei, sette ore più tardi, dopo
essersi massacrati cervello e muscoli al ritmo dell’hardstyle. Roba da 200,
250Bpm, battiti per minuto. Ritmo martellante. Loro, gli indiani della
techno, si appoggiano davanti a un muro di casse e si agitano come manichini
disarticolati. Riveriscono esibendo il saluto romano; intonano inni al Duce. «Technofolli», il loro marchio di fabbrica. Sedici,
vent’anni. Oltre si è già vecchi, o quasi. Capelli rasati, jeans stretti e
magliette attillate, meglio se sfoggiano uno scudo tricolore da qualche parte.
Anche le ragazze non sono poi tanto diverse: abiti identici, l’emporio di
fiducia è una boutique al terzo piano della Rinascente, dove vendono
abbigliamento su misura. Cinture con l’effigie «Technofolle» in bella vista,
tanto per fare un esempio. Alcuni sono skin. Il loro tempio si chiama Shock ed
è a Paesana, tre mila abitanti all’inizio della provincia di Cuneo. Tempo fa si
chiamava Fortino, posto mitico che della fortezza, in effetti, può sfoggiare
qualche requisito: sta arroccato in cima a una stradina di montagna, talmente
stretta che due macchine insieme passano a fatica. Inerpicarsi fin lassù è
questione di un’ora e mezzo di macchina da Torino. Ma arrivano da tutto il
Piemonte e anche dalla Lombardia e dalla Liguria. Nel nome dello sballo. I
«technofolli» raccontano che lo Shock è come uno stile di vita. Un po’ come
mettere le tende in piazza Bodoni. Del resto quelli che assaltano Paesana il
sabato sera sono gli stessi che ringhiano ogni pomeriggio nel bel mezzo della
città. Tra di loro si chiamano «socio»: il branco fa cemento e spirito di
corpo. Techno e pasticche. Lo scrivono sui muri delle città, sui
forum: «Una vita sotto Shock»: motto, regola di vita, parola d’ordine. Serena,
17 anni, la vede così: «Se ti devasti la techno è spettacolare. Te la senti
dentro: tum tum tum. Da impazzire. Quando sono in botta ballo senza farmi
problemi, senza sentirmi in soggezione. Anzi mi diverte essere guardata. Ma se
non sono devastata mi vergogno da morire». Sono tutti devastati tra quelle mura. Almeno, loro dicono
così. Christian, 18 anni, in arte TechnoSmile, racconta che «non c’è niente di
strano. Quando sei là dentro ti devi calare. Lo fanno tutti. Altrimenti la
musica non ti sale dentro. Resti a guardare gli altri e non capisci. Sei un
escluso». Costa
dieci euro, come dappertutto. Il costo del «viaggio». Sabato scorso un
giovane di Paesana è stato arrestato fuori dal locale: aveva addosso 19
pastiglie di ecstasy. Un’ora e mezza per un viaggio che deve durare tutta la
notte. Ma perché fin lassù? Michela ha 17 anni, abita a Mirafiori Sud e la
mette giù dura: «Le discoteche di Torino fanno ridere. Sparano musica commerciale,
sono piene di fighetti». Ridono quando parlano del «Life» di corso Massimo
d’Azeglio, chiusa per i prossimi due fine settimana dopo una serie di controlli
effettuati dai carabinieri della stazione di San Salvario. Era frequentata
anche da ragazzi con meno di 16 anni cui, per legge, dovrebbe essere vietato
l’ingresso. Gli stessi che avevano provocato la chiusura dello Chalet.
Michela dice che «lo Shock è un’altra storia: lì trovi soltanto gente seria. E
quelli che danno fastidio finiscono male». Quelli che danno fastidio, ultimamente, sono alcuni gruppetti di ragazzi albanesi e marocchini. Non sono graditi: se si presentano sono botte. Se non ci sono loro sono botte lo stesso. Allo Shock si va per la techno, certo. Ma ci sono anche conti da regolare, rivalità che chi non appartiene al mondo dei «technofolli» fa fatica a capire. Se la giurano sui forum per tutta la settimana e aspettano che arrivi sabato. Nove anni e Paesana è diventato famoso in tutto il Nord Italia. Per la musica e per tutto il resto. LA STAMPA (Torino) Contro le stragi I padroni dei locali ora vogliono
la linea dura
Sicurezza stradale: qualcosa si
nuove. Dopo il vertice convocato la settimana scorsa dal prefetto Sottile per
fare il punto sulle stragi del sabato sera, dall’Epat arriva una prima
risposta. Ieri mattina Carlo Nebiolo, presidente dell’associazione che
raccoglie 120 locali di intrattenimento della città, ha incontrato gli
associati per mettere a punto una serie di iniziative di carattere preventivo.
“Venerdì le sottoporremo al prefetto, starà a lui decidere – spiega Nebiolo -.
Speriamo che venga apprezzata la disponibilità dell’Epat a mettersi in gioco”. Le proposte sono diverse: alcune
impegnative, tutte ispirate alla massima severità. La prima prevede di dotare i
locali dell’”Alcol-tester”, la macchinetta che permette di rilevare il tasso
alcolico nel sangue. “Andrebbe posizionata agli ingressi per creare uno
sbarramento preventivo – spiega Nebiolo -. Trattandosi di apparecchi costosi,
nel caso l’iniziativa decolli, chiederemo un contributo alle Asl”. A questa proposta si collega quella che prevede
l’istituzione di un “esperto in sicurezza” nei locali,autorizzato a mansioni
diverse: come praticare l’alcol-test o controllare eventuali fenomeni di
spaccio. Se è il caso operando perquisizioni. Il tutto in collaborazione della
questura. Non è finita. Il “pacchetto” dei provvedimenti sui quali l’Epat è disposta ad aprire prevede corsi di formazione per baristi – obbiettivo: spiegare come riconoscere ed interagire con chi è in stato di ebbrezza -, piccoli gruppi di lavoro in tour nelle città europee per valutare come oltre confine viene affrontato il problema, sistemi di telecamere a circuito chiuso a copertura dei locali. Allo studio l’ipotesi di convenzioni con taxisti per riportare a casa chi non è in grado di guidare. L’ultima proposta è la meno scontata. “per il momento è soltanto un’idea – spiega Nebiolo -. Noi mettiamo a disposizione delle forze dell’ordine un auto ed un numero di cellulare a cui i gestori possono fare riferimento per segnalare problemi. Loro, le forze dell’ordine, forniscono un equipaggio in borghese”. Venerdì se ne riparlerà con il prefetto. (ale.mon) ANSA Foto choc in area servizio: gestore, facciamo tutti cosi’ TORINO - Le tre fotografie scioccanti di lamiere contorte
e morti sullo sfondo campeggiano su un pannello all’ ingresso della stazione di
servizio "Pstop" di Priero (Cuneo), lungo l’autostrada Torino-Savona.
E’ impossibile non vederle. Se vuoi entrare nell’autogrill sei costretto a
riflettere sul loro significato, sul messaggio che inviano: "Guidate con
giudizio, andate piano, la vita è bella" c’é scritto su ognuna delle tre
immagini choc. "E tutti - ha
commentato oggi il gestore Gianfranco Pintacuda che le ha mostrate dalle 22,30
di ieri alle 6 di stamattina a tutti i suoi avventori - si sono fermate a
guardarle apprezzando l’iniziativa. Sarebbe una bella cosa se tutte le stazioni
di servizio d’Italia, le discoteche o tutti coloro che hanno a che fare con il mondo
della strada facessero azioni analoghe. La gente osserva - ha precisato - e
riflette". Qualcuno ha anche pianto: lo hanno fatto una ragazza e due
ragazzi. "Avevano gli
occhi umidi e hanno commentato tra loro a voce bassa, sembravano molto
addolorati" ha detto il gestore. Pintacuda ha deciso di appendere le
fotografie, che ritraggono un incidente avvenuto in autostrada e due sulla
vicina strada statale, su sollecitazione di un anonimo papà: "Metta nel
suo autogrill la fotografia di un incidente con scritto ’guidate con giudizio,
andate piano, la vita e’ bellà. Lo faccia - ha scritto l’uomo - e sicuramente
salverà qualche giovane vita. Grazie". "Mi ha anche telefonato - ha detto Pintacuda - e mi
ha detto che verrà a vedere le fotografie. Io non ho fatto nulla di speciale,
ho solo recepito il grido d’ aiuto di un genitore. Anche io - ha precisato - la
penso allo stesso modo. E’ meglio prevenire che piangere a cose fatte".
L’iniziativa sarà ripetuta anche nei prossimi week end: il venerdì, il sabato e
la domenica dalle 22,30 alle 6. "Io la scorsa notte non ho sollecitato nessuno - ha detto Pintacuda - volevo vedere la reazione delle persone. Non c’é stato tantissimo passaggio come altri sabati sera, ma le persone che sono entrate mi hanno ringraziato per quello che avevo fatto. Ho avuto riscontri soprattutto dalle coppie. Credo in questa iniziativa - ha concluso - e continuerò a portarla avanti". La stazione di servizio di Priero era salita alla ribalta domenica scorsa. Era stata l’ultima tappa, alle 5 del mattino, di ritorno da Sanremo, dei quattro giovani che mezz’ ora dopo, poco prima del casello di Marene, si sono schiantati fuori strada. Tre di loro sono morti: i fidanzati, entrambi di 26 anni, Francesca Bortone e Gian Luca Iachetta, e la loro amica, Alessia Ferrero, di 25, mentre è tuttora ricoverato in rianimazione nell’ospedale di Cuneo, il suo ragazzo, Rocco Marra. LA SICILIA Negano le coltellate all’amico Francofonte. Nulla
da fare. Sia pure incalzati dalle domande del Pubblico Ministero Manuela
Cavallo, i tre indagati hanno continuato a negare di avere accoltellato
Silvestro Ferrera. I fratelli Carmelo e Giacomo Belvedere, tipografi come la
vittima, e il bracciante agricolo Roberto Monelli hanno ammesso soltanto di
aver picchiato l’amico. Monelli, assistito dagli avvocati Nino Lazzara e
Pasquale Saraceno, ha riferito di aver iniziato lui il diverbio con Ferrera,
mentre si trovavano a bordo della Fiat Tipo, perchè l’amico gli aveva mosso
l’accusa di avergli importunato la moglie. La discussione era stata poi
appianata e il gruppo si era recato prima a Pedagaggi e poi a Buccheri per
tracannare bevande alcoliche in alcuni bar. Ma poi, secondo la versione di
Monelli, confermata dai fratelli Belvedere, che sono difesi dall’avvocato
Coletta Dinaro, la discussione era ripresa, sempre per le lagnanze di Ferrera.
Capita, quindi, l’incidente con la strisciata della fiancata contro il muretto
di cinta della Fiat Tipo. L’autista, Carmelo Belvedere, era sbandato perchè
completamente partito a causa del troppo alcol tracannato. Alla guida si
era messo, quindi, suo fratello Giacomo, che, rispetto agli altri, sembrava
meno brillo. Ferrera intanto continuava a lamentarsi e, allora, dalle parole,
Monelli è passato alle vie di fatto. Scesi dall’auto, Ferrera e Monelli
ingaggiano la colluttazione. Carmelo Belvedere tentava di dividerli e si
sarebbe beccato un ceffone da Ferrera. A quel punto interviene Giacomo
Belvedere che, rivolgendosi a Ferrera, gli avrebbe detto: «E’ questo il modo di
ringraziare mio fratello che ti ha sempre fatto del bene?». Non contento,
Giacomo dice di essersi scagliato contro Ferrera e gli avrebbe mollato alcuni
pugni e schiaffi. Poi i contendenti smettono di darsi botte. Monelli, ancora
offeso per le insinuazioni di Ferrera, dice di essersi staccato dal gruppo ed è
ritornato a Francofonte a piedi, i fratelli Belvedere dicono di aver tentato di
convincere Ferrera a riprendere posto in macchina, ma quello li avrebbe mandati
a quel paese. Tre ore dopo, Carmelo Belvedere dice di aver ricevuto una
telefonata da Ferrera: «vienimi a prendere». Lui sarebbe ritornato nel posto
della lite, ma non avrebbe trovato l’amico. A trovarlo già morto dissanguato
sarà un automobilista di passaggio, intorno alle 21. Il Gip Alessandra Gigli ha convalidato l’arresto e
disposto la misura della custodia in carcere per i tre francofontesi. Lunedì, 12 Marzo 2007 email
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