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Rassegna stampa Alcol e guida del 14 marzo 2007

A cura di Alessandro Sbarbada e Roberto Argenta

 

COMUNICATO STAMPA EUROCARE

La Commissione Europea pubblica il Rapporto Speciale Eurobarometro sulle attitudini dei cittadini verso l’alcol
Eurocare si augura che esso possa contribuire a misurare il supporto dell’opinione pubblica alla Strategia Europea sull’Alcol
Eurocare dà il benvenuto all’Eurobarometro sulle attitudini verso l’alcol, pubblicato oggi dalla Commissione Europea, e spera che esso possa essere ripetuto ad intervalli regolari, in modo da misurare, fra le altre cose, anche il successo della Strategia Europea nel ridurre il danno alcolcorrelato in Europa.
La scarsa consapevolezza dei cittadini europei sul limite di alcolemia alla guida, oppure l’andamento al rialzo delle risposte date dai giovani sul binge drinking (bere 3-4 drinks o più in ogni occasione in cui si beve) mostrano quanta strada debba fare ancora l’Europa in questo campo.
Andrew McNeil, Segretario Onorario di Eurocare, si è felicitato dei dati pubblicati e ha dichiarato “sebbene i risultati della ricerca mostrino che c’è ancora un mucchio di lavoro da fare, si nota anche un notevole supporto dell’opinione pubblica a favore degli sforzi per contrastare l’alcol alla guida e il binge drinking fra i giovani, cose che sono coerenti con la Strategia Europea"
Circa i tre quarti dei cittadini europei sono d’accordo per mettere avvertimenti in etichetta, per introdurre livelli più bassi di alcolemia alla guida per i guidatori più giovani, per bandire la pubblicità di alcolici mirata ai giovani. Bandire la vendita e la mescita di alcolici ai minori di 18 anni è considerato importante dall’87% degli europei intervistati.
1.- L’Eurobarometro sull’Alcol si trova su: http://europa.eu.int/comm/health/ph_publication/eurobarometers_en.htm,

2.-Il comunicato stampa della Commissione si trova su: http://europa.eu/rapid/pressReleasesAction.do?reference=IP/07/322&format=HTM,

3.- il sito Eurocare è http://www.eurocare.org/


TUTTOCONSUMATORI

I rischi dell’alcol? Il 77 per cento degli europei li vorrebbe indicati sulle etichette

Se un’italiana su due non beve alcolici, il 22 per cento dei giovani ne consuma cinque o più bicchieri durante le uscite del sabato. A rivelarlo un’indagine Eurobarometro sull’atteggiamento degli europei nei confronti dell’alcol, il cui consumo smodato è ritenuto la causa tra l’8 e il 10 per cento delle malattie e degli incidenti nella Ue.

Nell’insieme, comunque, l’Italia è il paese europeo in cui si beve meno, anche se, tra vino, birra e alcolici, 92 italiani su 100 ammettono di averne consumato negli ultimi trenta giorni. Sono invece il 77 per cento dei cittadini Ue a essere d’accordo con l’indicazione dei pericoli derivanti dall’uso eccessivo di alcol sulle etichette dei prodotti.


TENDENZEONLINE

EUROBAROMETRO: LE DONNE ITALIANE NON BEVONO ALCOL

Bruxelles, 14 mar. - Il 51% delle italiane intervistate in un recente sondaggio Eurobarometro dice di non avere bevuto nemmeno una goccia di alcol nell’ultimo anno. La Commissione europea ha oggi pubblicato i risultati dell’indagine dalla quale emerge che in media il 40% degli italiani non fa uso di alcolici, la percentuale più elevata nella Ue. (*)
Soltanto le portoghesi bevono meno delle italiane: sono il 52% quelle che dicono di non avere consumato alcun alcolico nei dodici mesi precedenti al sondaggio. Sul lato opposto ci sono le danesi (solo il 10% non beve). In media in Europa sono il 32% le donne che dichiarano di non fare uso di alcol.
La percentuale riportata in Italia in relazione alle donne è così elevata che la Commissione accenna alla possibilità di dichiarazioni non sempre veritiere. "Nel caso dell’Italia, con oltre il 50% di donne che non bevono alcolici, si può immaginare una tendenza a resoconti parziali, anche se bisogna tenere conto delle differenze culturali", ha indicato il portavoce del commissario Ue Markos Kyprianou che ha presentato oggi a Bruxelles i risultati del sondaggio.
D’altronde la percentuale di italiane non bevitrici si avvicina a quella complessiva dei turco-ciprioti (53%), l’unica comunità europea dove i musulmani sono la stragrande maggioranza.
In generale la percentuale complessiva di italiani che nell’ultimo anno dicono di non essersi neanche avvicinati al bicchiere è del 40%, la maggiore d’Europa dove si registra invece una media totale del 25%. Gli uomini italiani che dicono di non bere sono il 28%, a fronte di una media Ue del 16%.
Tra i consumatori di alcol nella Ue, gli italiani sono quelli che dicono di bere nel modo più moderato: il 71% beve massimo due bicchieri quando capita l’occasione; soltanto il 2% si lascia andare ad oltre 4 bicchieri, la soglia dell’ubriacatura secondo la definizione utilizzata nello studio Ue. Si conferma invece lo stereotipo dei nord-europei come grandi bevitori: il 34% degli irlandesi manda giù oltre 4 bicchieri alla volta. Lo stesso fanno il 27% dei finlandesi, il 24% dei britannici e il 23% dei danesi.
Il sondaggio è stato effettuato in tutti i 27 Stati Ue (più la Crozia) tra l’ottobre e il novembre 2006 su un campione di un migliaio di cittadini per Paese, per un totale di 28,584 intervistati.

(*) Nota: questi dati dovrebbero far riflettere quanti investono milioni (per lo più di denaro pubblico) per la promozione degli alcolici. L’Italia è il paese in cui l’investimento nella loro promozione è stata più massiccia. In un’epoca di consumismo gli alcolici sono l’unico prodotto il cui consumo è in costante calo da trent’anni a questa parte. E c’è ancora chi cerca di convincere gli agricoltori che il vino avrà un grande futuro. Viene anche da chiedersi come sarebbe il consumo se gli alcolici non fossero stati così reclamizzati.


AGI

RAPPORTO UE ALCOL: RENZI A TURCO, PROMUOVERE INFORMAZIONE

(AGI) - Firenze, 14 mar. - "Quanto denunciato dal rapporto UE sul consumo di alcol, da parte dei giovani in Italia, e’ preoccupante". Lo dichiara in una nota Matteo Renzi (DL) Presidente della Provincia di Firenze, in una lettera al Commissario ue della Sanita’ Markos Kyprianou, alla Commissaria per la Protezione Consumatori Maglena Kuneva ed al Ministro della Sanita’, Livia Turco. "Osservando i dati diffusi ed alla luce dei tanti giovani morti ogni sabato sera per l’abuso di alcol - prosegue Renzi - e’ di primaria importanza promuovere una campagna d’informazione sulle conseguenze di una prolungata ed incontrollata assunzione di alcool da parte dei giovani italiani". "Bisogna tener conto degli effetti fisici che un tale consumo determina, a partire dall’apporto calorico che un alcolico contiene. Un bicchiere di birra contiene 100 calorie, un bicchiere di vino bianco ne contiene 114 sino ad arrivare alle 169, per esempio, di una capirinha e alle 245 del whisky: e’ cosi’ che i risultati di una settimana di dieta sono vanificati. "Naturalmente - prosegue Renzi - non vanno dimenticati i rischi, ancor piu’ gravi, che un bevitore regolare corre: danni alle cellule celebrali del cervello, danni al fegato ed aumento della pressione sanguigna sono solo alcune delle conseguenze". "Non possiamo far finta di niente - conclude Renzi - i nostri giovani devono poter sapere a cosa vanno incontro con il consumo eccessivo di alcolici".


AVVENIRE

14 Marzo 2007
Firmato Accordo Triennale 

ALCOL E GUIDA: ACI-DIAGEO PER UNA CAMPAGNA DI PREVENZIONE 

 L’Automobile Club d’Italia e Diageo, leader mondiale nel settore delle bevande alcoliche, hanno sottoscritto un accordo triennale finalizzato a promuovere una campagna di prevenzione e sensibilizzazione sui rischi che l’abuso delle bevande alcoliche comporta se associato alla guida.
L’iniziativa si inserisce nel progetto ACI “Obiettivo 2010, Un traguardo per la vita” volto al dimezzamento delle vittime della strada entro il 2010 come imposto dall’Unione Europea.
L’accordo ACI-DIAGEO prevede:
· una campagna di comunicazione, a partire dal mese di maggio, che coinvolgerà i locali notturni, i pubblici esercizi, le discoteche e le principali sedi territoriali dell’Automobile Club d’Italia;
· eventi di sensibilizzazione sul concetto del Designated Driver per educare i giovani ad individuare, nel gruppo degli amici, uno di loro che scelga di non bere per poter riaccompagnare in sicurezza gli amici;
· la distribuzione di un questionario finalizzato a comprendere le istanze più urgenti dei giovani italiani sul tema di alcol e guida in modo da calibrare efficacemente le attività di sensibilizzazione nei successivi tre anni di collaborazione
.
“Al fine di valorizzare anche in Italia il nostro impegno sul problema del “bere O guidare” eravamo alla ricerca di un partner affidabile in grado di conferire credibilità, autorevolezza e visibilità al nostro impegno - dichiara Sandro Sartor GM di Diageo Italia - ed è stato naturale pensare all’ACI. Insieme porteremo il nostro contributo per tentare di mitigare il problema; accanto ai consueti inviti al bere responsabile che caratterizzano tutte le comunicazioni di Diageo, faremo cultura sul concetto del Designated Driver. Responsabilità nel bere per tutti, sobrietà per chi ha la responsabilità della guida”.
“La sicurezza stradale - sottolinea Franco Lucchesi, Presidente dell’ACI – con il suo tributo di un milione e duecentomila morti l’anno è un’emergenza mondiale. A tal fine l’ACI ha lanciato la Campagna “Obiettivo 2010: un traguardo per la vita” con il duplice intento di raccogliere migliaia di firme per impegnare l’ONU, il G8 e il Governo Italiano ad adottare misure urgenti contro l’incidentalità stradale e di dar vita ad un piano quadriennale di iniziative ed interventi di comunicazione miranti a far sì che il nostro Paese possa centrare l’obiettivo imposto dall’UE per la riduzione del 50% delle vittime della strada entro il 2010”.


VIRGILIO NOTIZIE

SICUREZZA STRADALE/ AMATO: PIU’ PATTUGLIE E CONTROLLI SU STRADE

Ministri Amato e Melandri incontrano associazioni al Viminale

Roma, 14 mar. - "Più pattuglie" della Polizia stradale e "più controlli" per prevenire gli incidenti stradali. Lo ha annunciato il ministro dell’Interno Giuliano Amato. "Il codice è un accordo importante per la sicurezza dei nostri giovani perché testimonia l’impegno di tutti a far sì che si riduca il numero degli incidenti e dei morti sulle strade, in particolare nei week-end", hanno spiegato il ministro dell’Interno che insieme al Ministro per le Politiche giovanili e le Attività sportive, Giovanna Melandri, ha ricevuto oggi al Viminale i rappresentanti delle associazioni dei locali pubblici e delle aziende produttrici e distributrici di bevande alcoliche. (*)
L’incontro è servito a mettere a punto il codice di autoregolamentazione per la sicurezza stradale, che sarà varato contestualmente al provvedimento già annunciato dal Governo. Sulle misure, che vanno dal guidatore designato che non beve, alla collaborazione su campagne di comunicazione, si è registrato il consenso di tutti gli intervenuti.
"Da parte nostra ci mettiamo - ha spiegato Amato nel corso dell’incontro -, in aggiunta alle norme che saranno varate dal Consiglio dei ministri, il rafforzamento della rete dei controlli, con particolare attenzione su chi guida in stato di ebrezza o sotto l’effetto di droghe. Le forze di polizia stanno aumentando la loro dotazione di etilometri e più pattuglie saranno presenti a presidiare le strade. I controlli diventeranno più sistematici e comunque coordinati, in modo che i giovani sappiano che la possibilità di incappare in un accertamento è concreta".
Il ministro Melandri, da parte sua, ha osservato che "questo accordo è il modo migliore per attivare la responsabilità di tutti i soggetti coinvolti e dei giovani stessi. Il fulcro è nella figura del bobby, il responsabile del gruppo che per quella sera non beve e si fa carico della sicurezza di tutti guidando lui l’automobile. Quello delle stragi del sabato sera è un problema che si risolve anche, e soprattutto, con la responsabilità, perciò questo sarà un bel passo avanti".

(*) Nota: da un incontro con rappresentanti delle associazioni dei locali pubblici e delle aziende produttrici e distributrici di bevande alcoliche ci si poteva aspettare un impegno diverso. Ad esempio ridurre le promozioni di alcolici o l’impegno a non vendere e somministrare alcolici sulle autostrade. Come accade sempre in incontri di questo tipo, si decide solamente cosa è utile che debbano fare gli altri. Utopisticamente parlando chi ha il controllo dei rubinetti degli alcolici avrebbe una facile opportunità di essere utile alla causa dei problemi correlati all’alcol.


IL GAZZETTINO (Treviso)

I MINORI E LO "SBALLO" 

I baristi anti alcol: «Noi in prima fila, ma servono famiglie e scuole»

Il problema del consumo di alcol da parte dei minori di 16 anni sta diventando una vera e propria emergenza sociale. «Ma i primi a rendersene conto sono stati proprio i circa 2000 gestori associati alla Fipe-ConfCommercio della provincia di Treviso - spiega il presidente provinciale Franco Zoppè - che, ben prima delle accuse manifestate da parte delle famiglie ed in linea con i più ampi progetti di prevenzione e con l’appoggio delle tre Usl della provincia di Treviso, hanno dato vita già da un mese alla prima concreta campagna di prevenzione volta ad arginare gli eccessi di alcol da parte dei minori di 16 anni».
Al motto di "Hai meno di 16 anni, non chiedermi alcolici, per il resto bevi quello che vuoi", i gestori hanno deciso di proseguire nel cammino di prevenzione intrapreso qualche anno fa con le campagne "guida sicuro" e di promuovere presso i propri locali un nuovo messaggio, coinvolgente e positivo, volto a frenare il consumo di alcol da parte dei minori e ad educare ad un consumo controllato, responsabile e attento.
«Siamo consapevoli - afferma Zoppè - che per scoraggiare il consumo di bevande alcoliche tra i minori i soli divieti e le relative sanzioni non bastano. Tutti i soggetti interessati dal fenomeno devono fare uno sforzo e noi stiamo lavorando seriamente sentendoci interlocutori attivi nella comunità cittadina. Di certo non molleremo la presa, ma per arginare il problema occorre collaborare e le famiglie devono fare la loro parte. Stiamo interagendo anche con tutte le scuole, alle quali abbiamo inviato i manifesti ed il materiale della campagna». (*)

(*) Nota: esiste un articolo del Codice penale che vieta la somministrazione di alcolici ai minori di sedici anni. Cosa altro accorre per rispettare la legge? È come fare una campagna per invogliare i clienti a richiedere lo scontrino fiscale quando già è previsto dalla legge.


CORRIERE DELLA SERA – FORUM ITALIANS

Stragi del sabato sera: pubblichiamo il tasso di alcolemia dei coinvolti

Caro Beppe,
un altro piccolo contributo alla tua giustificatissima crociata contro le stragi del sabato sera. Qui negli Stati Uniti e’ di norma comunicare il livello di alcolemia dei guidatori coinvolti in gravi incidenti mortali. E’ un’informazione che diviene parte della cronaca se la persona e’ morta nell’incidente. Inizialmente mi dava un po’ fastidio, perche’ mi sembrava un accanimento verso qualcuno che era gia’ stato punito a sufficienza dalla sorte. Ma ora ritengo serva ad educare. "Si e’ andato a schiantare contro un albero perche’ aveva bevuto troppo". E’ un atto di accusa che, giorno dopo giorno, articolo dopo articolo, non si dimentica facilmente, e puo’ far pensare due volte prima di mettersi al volante ubriachi. Credo che aiuterebbe a creare quella percezione che bere e guidare e’ da veri idioti. Si puo’ fare anche in Italia? O c’e’ quanche regola sulla privacy (o semplicemente pudore nei confronti di chi e’ morto) che non lo consente? Saluti da Columbus, Ohio

Carlo Di Lorenzo , danydilorenzo@hotmail.com

E’ stato fatto lunedì, dopo la carambola mortale sull’autostrada dei Laghi: tutti i giornali hanno riportato che l’investitrice della vittima aveva il tasso alcolemico tre volte oltre la soglia massima consentita (0.5).


IL GAZZETTINO

Venezia

Maggiori introiti per ...

Maggiori introiti per almeno 100 milioni di euro dalle accise sugli alcolici per finanziare l’istituzione di un Fondo per la sicurezza stradale. Questa la partita di giro suggerita dal progetto di legge statale di iniziativa regionale presentato a palazzo Ferro Fini dai gruppi de L’Ulivo - Partito democratico veneto, Italia dei valori e Per il Veneto con Carraro per tentare di arginare l’ecatombe di ragazzi sulla via del ritorno dalle discoteche soprattutto nei venerdì e sabato notte. «Il nostro vuole essere un contributo su un tema così importante che coinvolge soprattutto i giovani - ha spiegato Achille Variati, capogruppo dell’Ulivo-Pdv - Siamo di fronte a statistiche drammatiche e le proposte in discussione in terza commissione sulla proibizione degli alcolici negli orari notturni non ci convincono appieno. La nostra proposta intende prestare maggiore attenzione all’aspetto formativo, educativo e anche repressivo del fenomeno». «Non vogliamo girare le spalle al problema - ha detto Andrea Causin, primo firmatario del disegno di legge - Vogliamo affrontarlo con un messaggio di fiducia ai giovani creando comportamenti virtuosi».
Tre soli articoli per prevedere, nel primo, la modifica delle aliquote di accisa relative alla birra, ai prodotti alcolici intermedi e all’alcol etilico (si ipotizzano 50-70 centesimi su una bottiglia di superalcolico e di un centesimo a litro di vino e birra) per assicurare dal 2008 maggiori entrate per almeno 100 milioni di euro annui. Il secondo prevede l’istituzione presso il ministero dei Trasporti del Fondo per la sicurezza stradale cui vengono affidati quattro obiettivi: l’intensificazione dei controlli, il sostegno a misure di informazione ed educazione, la sperimentazione di mobilità alternative nei luoghi e nelle fasce orarie a rischio, l’istituzione dell’Osservatorio nazionale sulla sicurezza stradale. L’articolo 3, infine, norma proprio la costituzione dell’Osservatorio sui rischi di incidenti stradali dovuti al consumo di bevande alcoliche e di sostanze stupefacenti per monitorare la casistica e per la ricerca e la sperimentazione di nuove iniziative con finalità educative.

In Veneto, secondo i dati relativi al 2005 forniti al consiglio regionale da cinque Prefetture su sette, su 2.471 incidenti rilevati tra le 22 e le 6 del mattino, 749 sono direttamente collegati all’assunzione di sostanze alcoliche. L’incidenza del tasso alcolemico ha rappresentato una causa diretta del sinistro nel 27 per cento dei casi nella fascia oraria 22-2, percentuale che sale al 34 nella fascia oraria 2-6. E, secondo i dati Istat, le 5 del mattino costituiscono l’ora più nera in cui si registra il valore massimo dell’indice di mortalità, soprattutto nelle notti tra venerdì e sabato e tra sabato e domenica. Se poi a questo si aggiunge il fatto che, sempre secondo l’Istat, gli incidenti stradali causati dall’alcol costituiscono in Italia la prima causa di morte per i giovani tra i 15 e i 29 anni, l’equazione meno alcol meno incidenti appare scientifica.
Giuseppe Tedesco


IL GAZZETTINO

A Bassano un progetto di prevenzione 

Quando lo spritz diventa un vizio

Bassano del Grappa

Il venetissimo spritz torna sotto accusa, non tanto per il suo contenuto alcolico quanto per i suoi significati occulti, o meglio per l’associazione spontanea che ormai se ne fa con il divertimento e con le relazioni sociali tra giovani. «Andare a bere lo spritz ormai è un’abitudine diffusa, tanto che i luoghi di ritrovo dei ragazzi si identificano ormai direttamente con i bar. Ai giovani, sembra quasi d’obbligo che per stare assieme si debba tenere in mano un bicchiere». Parole di Giovanni Grieco, vicepresidente della Società italiana di alcologia, intervenuto ieri a Bassano al convegno "Prevenire divertendosi", promosso in collaborazione con l’osservatorio nazionale "Giovani e divertimento", insediatosi proprio ieri nella città del Grappa con l’incarico di fungere da centro-pilota di studio delle degenerazioni del tempo libero tra gli adolescenti.
«Più ancora che di dipendenza da alcol - ha spiegato Grieco - dovremmo parlare oggi di una soggezione dei giovani ad alcuni riti e messaggi mediatici, quelli che associano l’uso di bibite alcoliche direttamente al successo, alla ricchezza, alle conquiste come anche alla sessualità. È da questo punto che bisogna partire per comprendere meglio le problematiche alcolcorrelate nei giovani».
Concetti espressi anche dal sottosegretario alla Solidarietà sociale Cecilia Donaggio, che dopo aver ricordato il giro di vite del ministero dei Trasporti contro la guida in stato di ebbrezza (sanzioni fino a 12mila euro e sei mesi di reclusione per chi viene sorpreso al volante con un tasso alcolico superiore al consentito) ha annunciato l’intenzione del Governo di reintrodurre la Consulta nazionale per i problemi delle dipendenze, «caduta in disuso negli ultimi anni». Si tratterà di un pool di esperti che tra i primi punti all’ordine del giorno porrà proprio l’analisi e lo studio degli stili di vita degli italiani, con particolare attenzione al rapporto tra alcol e popolazione giovanile.
«Stiamo elaborando un progetto in collaborazione con il ministero della Salute - ha spiegato Donaggio - che mira a diffondere una maggiore consapevolezza dei rischi legati a un eccessivo consumo di bevande alcoliche. Un’iniziativa che, sia chiaro, non va affatto confusa con il proibizionismo ma che invece punta ad insegnare l’uso razionale e moderato dell’alcol». Per una volta, dunque, non si tratterà di una semplice campagna di sensibilizzazione. «L’obiettivo del progetto - ha proseguito il sottosegretario - non sarà solamente quello di far comprendere ai ragazzi, come alle loro famiglie, gli effetti devastanti dell’abuso degli alcolici, ma sarà soprattutto quello di analizzare con precisione quali siano le ragioni che portano i giovani ad abusare di queste sostanze».
Bassano è stata scelta come sede privilegiata per lo studio del rapporto alcol-popolazione giovanile, in quanto da anni già teatro di iniziative di prevenzione del fenomeno dell’alcolismo giovanile, attivate grazie a una rara sinergia tra pubblico, privato sociale ed enti locali. Ieri il dirigente della Regione Veneto Lorenzo Rampazzo ha informato gli oltre 160 partecipanti al workshop sulle ultime novità in merito di politiche regionali dedicate e numerose realtà del privato sociale hanno portato la loro esperienza quotidiana in termini di prevenzione e animazione dei giovani.
Barbara Todesco


IL GAZZETTINO

Con il workshop "Prevenire divertendosi" si è insediato ieri in città l’Osservatorio nazionale sull’alcolismo giovanile 

«Bere non è sinonimo di successo» 
Gli esperti: «Dobbiamo combattere gli stili di vita che associano il bicchiere a potenza e ricchezza»
Bassano

Primo atto ufficiale per il neonato Osservatorio "Giovani e divertimento", tavolo di lavoro nazionale dedicato alla prevenzione dell’abuso di alcolici tra i giovani e giovanissimi che, da ieri, si è insediato in città. Oltre 160 operatori sono intervenuti nella sala congressi dell’ospedale San Bassiano per prendere parte al workshop "Prevenire divertendosi", organizzato dall’Azienda sanitaria n.3 e dalla Conferenza dei sindaci dei 28 Comuni del Bassanese in collaborazione con il Consorzio Civitas e promosso dalla Società italiana di alcologia (Sia) per parlare proprio di lotta all’alcolismo giovanile.
Bassano, dunque, è da ieri il punto di riferimento per quanti operano nel settore della prevenzione all’abuso alcolico e le ragioni che hanno portato alla scelta della città del Grappa, sono spiegate direttamente dal vicepresidente della Società nazionale, Giovanni Greco: "Abbiamo scelto Bassano come sede privilegiata per lo studio dell’uso di sostanze alcoliche nella popolazione giovanile - fa sapere - in quanto da anni già teatro di iniziative di prevenzione del fenomeno dell’alcolismo tra i ragazzi, ma soprattutto perché in nessun altro luogo abbiamo riscontrato una così efficace sinergia tra pubblico, privato sociale ed enti locali. Crediamo, dunque, che quello bassanese sia un modello da imitare ed esportare in tutta la Penisola".
Tanti gli argomenti analizzati ieri in sede di convegno. Tra questi, una particolare attenzione è stata focalizzata sui cosiddetti "stili di vita", oggi da più parti indicati come la prima vera causa dell’abuso di sostanze alcoliche. "Più ancora che di dipendenza da alcol dovremmo parlare oggi di una soggezione dei giovani ad alcuni riti e messaggi mediatici - ha spiegato nel suo intervento Greco - quelli che associano l’uso di bibite alcoliche direttamente al successo, alla ricchezza e alle conquiste".
L’esempio più diretto arriva dall’abitudine, particolarmente consolidata nel Veneto, dell’aperitivo serale. "Andare a bere lo spritz ormai è un’abitudine diffusa - continua - tanto che i luoghi di ritrovo dei ragazzi si identificano ormai direttamente con i bar. Ai giovani sembra quasi d’obbligo che per stare assieme si debba tenere in mano un bicchiere".L’associazione tra divertimento ed uso di alcolici sembra dunque essere diventato un assioma ormai immancabile nella cultura giovanile, lo stesso contro il quale intende ora battersi in prima persona anche il Governo, come annunciato, proprio durante il convegno bassanese, dal sottosegretario del Ministero per la Solidarietà sociale, Cecilia Donaggio. "Proprio in questi giorni - ha spiegato - stiamo elaborando un progetto in collaborazione con il Ministero della Salute che mira a diffondere una maggiore consapevolezza dei rischi legati ad un eccessivo consumo di bevande alcoliche. Un’iniziativa che, sia chiaro, non va affatto confusa con il proibizionismo, ma che invece punta ad insegnare ai ragazzi e non solo l’uso razionale e moderato dell’alcol".
Barbara Todesco


IL GAZZETTINO

L’ultima cosa che possiamo permetterci ...

L’ultima cosa che possiamo permetterci è l’assuefazione a questa tragedia quotidiana. Ogni giorno sulle strade muoiono 15 persone e 860 rimangono ferite, moltissime in maniera grave. Si tratta in gran parte di giovani, si muore soprattutto nel fine settimana. La domenica è il giorno con più vittime, il venerdì con più incidenti. I giornali del lunedì sembrano bollettini di guerra, non è necessario spostarsi lontano per contare le croci: in gennaio soltanto sulle strade del Trevigiano ci sono stati 6 morti in otto giorni. La settimana scorsa i morti sono stati 42 e più della metà avevano meno di trent’anni. Nell’ultimo week-end si è fatta fatica a tenere il conto. E il dramma ogni volta si riempie di altri drammi, come è accaduto domenica. Il ragazzo ucciso appena sceso dall’auto, falciato da qualcuno che forse era ubriaco o drogato. E tra i conducenti dei molti veicoli coinvolti nel maxitamponamento tanti sono risultati positivi all’etilometro e c’è il sospetto che abbiano fatto uso di stupefacenti. Tutti giovani, tutti di domenica nel ritorno a casa quasi all’alba, dopo la notte trascorsa in discoteca o in altri locali.
Ci sono circa 6 mila morti l’anno (poco meno di 600 nel solo Veneto) e 316 mila feriti. Un’emergenza che costa allo Stato 35 miliardi di euro, quanto l’ultima Finanziaria varata dal governo Prodi. Per restare nel Veneto, Treviso è la città con più vittime (115), davanti a Verona e Padova. Colpa anche delle strade ad altissimo rischio e nel Veneto ce ne sono tre sulle 12 individuate sul territorio nazionale: la Pontebbana, la Postumia, la Romea. È su queste strade che si registra il maggior numero di incidenti gravi. Occorrono lavori urgenti, è necessaria una maggiore prevenzione, i Comuni, però, utilizzano i rilevatori di velocità non per aumentare la sicurezza ma per fare cassa.

Il lettore avanza una serie di proposte sensate, il problema vero è che il buon senso rischia di non bastare. Occorre quella che viene chiamata "tolleranza zero". Le ultime proposte del ministro dei Trasporti sembrano adeguate: mai più la patente ai killer della strada; multa fino a 12 mila euro per chi guida sotto effetto di alcol o droga; confisca del mezzo; soprattutto, arresto fino a 6 mesi. In certi casi si potrebbe arrivare al ritiro definitivo della patente e anche ad affidamento al servizio sociale. Qualcuno può storcere il naso in nome del garantismo, ma le cifre delle vittime e i costi sociali giustificano misure di sicurezza proporzionate all’emergenza. Chi eccede nel bere, chi si droga e poi si siede alla guida sicuramente mette a rischio la propria vita, altrettanto sicuramente mette a rischio quella degli altri.


L’ARENA

Sicurezza stradale. Di fronte alla strage continua (34 morti nel 2007) il dibattito si accende. Oggi si decide sulle carcasse in piazza Erbe

«Più agenti sulle strade, meno negli stadi»

I parlamentari: «Dobbiamo educare i giovani e prevedere leggi più dure»

Verona, che dovrebbe essere capitale della sicurezza stradale non solo di nome ma anche di fatto, si interroga sulle strategie da prendere per educare gli automobilisti, giovani e adulti, e far riflettere i ragazzi che si mettono alla guida con eccessiva disinvoltura.
Si attende infatti che oggi dalla Giunta comunale esca un segnale preciso in questa direzione, visto che le proposte emerse la settimana scorsa nel comitato per la sicurezza e l’ordine pubblico marciano a rilento. Tra queste, quella lanciata dal prefetto Italia Fortunati che vuole esporre in piazza Erbe le carcasse delle auto distrutte in incidenti. Nel frattempo sulle strade veronesi si continua a morire, con un ritmo da strage: 34 morti, uno ogni due giorni. Verona, che ogni anno ospita il vertice dei ministri dei Trasporti dell’Ue per discutere di sicurezza stradale e vorrebbe diventare sede di Authority, ha la possibilità di giocare un ruolo nella prevenzione e nell’educazione, così come ha fatto Treviso che fino a un paio d’anni fa era la maglia nera del Veneto, triste primato che sta raccogliendo Verona.
I rapporti con il ministro dei Trasporti Alessandro Bianchi sono già aperti, a città e provincia basterebbe poco, se convinti, per avviare un’azione efficace. Ministro che proprio venerdì porterà in Consiglio dei ministri il pacchetto di provvedimenti più urgenti in materia di sicurezza stradale, tra cui un forte inasprimento delle sanzioni per alcune violazioni e la revisione del codice della strada.
«Provvedimenti come la patente a punti, adottata dal precedente Governo, hanno dato dei frutti, ma adesso oltre ad inasprimenti delle pene e misure punitive, penso che serva prevenzione ed educazione» commenta l’onorevole Pieralfonso Fratta Pasini (Forza Italia). «Le sanzioni servono solo insieme a controlli più efficienti: si sa benissimo quali sono le strade pericolose e lì vanno intensificati i controlli. Il problema non riguarda solo i ragazzini che escono dalla discoteca, ma anche le moto, che di giorno si trovano strade sempre più trafficate e, nel caso di Verona, anche una viabilità per niente pianificata. Proibire la vendita di alcolici o chiudere prima i locali non serve, meglio ad esempio trasporti collettivi dalle discoteche».
L’on. Federico Testa (Ulivo) sottolinea la necessità di educare più che reprimere: «Quando tanti giovani muoiono sulle strade, c’è un problema di valori. Se vogliamo investire nei giovani, dobbiamo mettere in atto tutto ciò che serve a salvare loro la vita, facendo investimenti sulla loro intelligenza e non solo spaventandoli o vietandogli di andare a ballare. Bisogna insomma trovare le forme giuste di comunicazione».
Concorda sulle iniziative educative, locali o nazionali che siano, l’on. Giampaolo Fogliardi (Margherita): «Occorrono grandissime campagne di educazione al non bere se ci si mette al volante dopo il bar, il ristorante o la discoteca. Le limitazioni degli orari sono un palliativo, se non si danno ai giovani dei valori, primo fra tutti quello della vita. Ci sto ragionando da tempo, su questo problema, e condivido le proposte del prefetto e del vescovo di Verona».
«Ogni iniziativa per sensibilizzare sulla guida responsabile è utile, anche se choccante» afferma l’on. Alberto Giorgetti (Alleanza nazionale), «ma secondo me servono pene più severe, come un lungo ritiro della patente per eccesso di velocità, controlli sulle strade a rischio, test dell’alcool fuori dai locali, rilevatori di velocità anche sulle autostrade. Non possiamo più rimandare il problema: l’iniziativa di legge del Governo è benvenuta, la minoranza è disponibile ad un confronto serio, senza logiche di appartenenza politica, perché i morti non sono di destra o di sinistra».
«Colpiamo le cause della strage sulle strade» sostiene Federico Bricolo, deputato della Lega Nord: «L’orario di chiusura delle discoteche incide sull’efficienza alla guida: la stanchezza che si ha alle 4 del mattino non è la stessa a mezzanotte o all’una. Il dibattito politico su questi temi c’è, e mi sembra che prevalga l’aspetto della prevenzione, magari mostrando ai ragazzi immagini choc sulle conseguenze dell’abuso di alcool e droghe e dell’alta velocità; serve un’educazione civica che faccia capire i pericoli di oggi, i quali vengono da auto più potenti, più soldi in tasca, più traffico sulle strade. Vanno anche responsabilizzati i genitori, che permettono a figli di 16 anni di restare in giro fino all’alba, servirebbe più severità».
Sul coinvolgimento delle famiglie punta anche la senatrice Tiziana Valpiana (Rifondazione comunista): «Bisogna riflettere sul tipo di educazione e di modelli che diamo ai nostri giovani» spiega, «e sui valori che le famiglie trasmettono. Le leggi ci sono, ma non bastano da sole perché una persona non beva se deve guidare. Ai giovani dovremmo dare delle ebbrezze culturali, così che non abbiano bisogno di alcool o droghe: diamo loro forme di divertimento alternative alla discoteca e gratuite, musica, teatro, luoghi liberi di aggregazione. Invece a Verona c’è un solo centro sociale e si vuol chiuderlo, mentre ne servirebbe uno in ogni quartiere, che i giovani possano raggiungere a piedi».
L’on. Ettore Peretti (Udc) lancia una provocazione: «Dobbiamo fare delle scelte, decidere se ci interessa di più mandare la polizia negli stadi oppure sulle strade a salvare la vita ai nostri figli. Pene più severe devono essere accompagnate da controlli serrati. E i soldi per questo si trovano, se si vuole: si può risparmiare in altri settori, ad esempio nella pubblica amministrazione o nel welfare, e investire in prevenzione, informazione e forze dell’ordine». (d.b.a.)


CORATOLIVE

Alcol e droghe leggere: si fa chiarezza nelle scuole coratine

La situazione sul territorio, nasconde diversi lati oscuri e secondo alcuni dati forniti dalle strutture di recupero, a Corato si fa sempre meno uso di eroina, mentre è cresciuto a dismisura l’uso di cocaina, hashish e soprattutto alcool.

L’assuefazione alle droghe e all’alcool sono al centro di una serie di incontri all’interno delle scuole medie superiori di Corato che il vicariato zonale sta portando avanti in collaborazione di alcuni enti ed in particolar modo del locale commissariato di Pubblica Sicurezza.
A Corato sono quattro gli istituti superiori, l’istituto d’arte, il liceo classico “Oriani”, il professionale “Tandoi” e l’istituto tecnico commerciale Tannoia, scuola che da alcune settimane rientrano sono state visitate o lo saranno, dal vicario zonale don Cataldo Bevilacqua e dal dirigente del commissariato, dott. Damiano Nappi.
«Abbiamo visitato già un paio di scuole – dice il dott. Nappi – e devo dire che l’attenzione degli studenti su questo argomento è molto alta. I nostri non sono colloqui “unilaterali” ma cerchiamo di spingere i ragazzi a farci domande per chiarire i dubbi che loro hanno sull’argomento.
Tutte le scuole, con i relativi dirigenti scolastici, hanno dato la massima disponibilità per entrare nelle loro aule e parlare in maniera assolutamente non “cattedratica” dei pericoli e dei rischi che l’assuefazione alle droghe e all’alcool danno. In questi primi incontri ho notato una platea molto attenta e desiderosa di sapere, noi con le nostre risposte non cerchiamo di terrorizzarli ma vogliamo soltanto metterli di fronte alle reali conseguenze sanitarie ma anche penali a cui vanno incontro».
La situazione sul territorio, nasconde diversi lati oscuri e secondo alcuni dati forniti dalle strutture di recupero, a Corato si fa sempre meno uso di eroina, mentre è cresciuto a dismisura l’uso di cocaina, haschish e soprattutto alcool.
«A Corato esiste un grande sommerso di tossicodipendenti - dice Mariella Caterina responsabile del centro “I Girasoli” l’unica comunità semiresidenziale di Corato - sono molti purtroppo i giovani che anche in età adolescenziale fanno uso di droghe. Da noi si rivolge solo una piccola parte di ragazzi e sono solo quelli che hanno il coraggio iniziale di farlo, noi li dirottiamo al S.E.R.T. di Ruvo che, dopo una loro analisi, ce li rimandano per il prosieguo dell’attività di recupero».
Un altro aspetto denunciato è quello relativo all’alcooldipendenza.
«Corato offre anche questo aspetto che forse colpisce proprio i più giovani, la dipendenza all’alcool certe volte è anche più dannosa di alcune sostanze stupefacenti. Sotto quest’aspetto più volte è stato sottolineato il pericolo dell’alcolismo, basta farsi un giro nelle piazze periferiche della città o anche nella strade adiacenti il corso cittadino, per vedere tappeti di bottiglie vuote buttate per terra. A differenza degli stupefacenti, l’alcool ha il vantaggio di essere facilmente reperibile sul mercato senza neanche preoccuparsi delle forze dell’ordine».
Una situazione che anche la chiesa locale non vuole lasciare passare inosservata.
«Anche la Chiesa deve fare la sua parte – ha concluso Don Cataldo Bevilacqua - la scuola e la parrocchia devono collaborare con i genitori perché se non c’è questa concertazione, si rischierebbe forse di ottenere l’effetto contrario. Anche se oggi a volte sembra che questo punto di riferimento naturale e forte sembra non esista più. Infine è necessario far capire ai giovani che la droga e le dipendenze in genere, non possono essere un’alternativa alla noia». 


 

NINJAMARKETING

Simone Lenzi aveva 19 anni e studiava Marketing all’Università Bicocca di Milano.

Simone Lenzi era un ragazzo che, come tutti i ragazzi della sua età, il sabato sera usciva con gli amici per far serata e divertirsi: locali, pub, discoteche e tanta voglia di sorridere alla vita e abbracciare l’umanità intera.
Simone Lenzi è morto la notte tra Sabato 10 e Domenica 11 Marzo 2007 sull’Autostrada dei Laghi, che a conclusione della serata passata in giro per Milano a divertirsi con gli amici, lo avrebbe riportato a casa, ma così non è stato, purtroppo.
L’intento di questo post vuol essere commemorativo in un certo senso – ed è inevitabile che lo sia -, ma, allo stesso tempo, vuole portare ad un momento di riflessione e meditazione sulla fragilità della nostra effimera vita e, soprattutto, sulla natura della nostra socialità, su cosa essa si fonda e di cosa essa si alimenta, di tribù in tribù, di persona in persona.
Sono diversi i motivi che mi hanno spinto a scrivere di Simone Lenzi, questo ragazzo diciannovenne che ha perso la vita al ritorno da una delle tante serate passate in giro con gli amici a divertirsi per le strade e i locali di Milano.
Un motivo è stato senz’altro il fatto di apprendere che Simone studiava Marketing all’Università Bicocca di Milano e che quindi sarebbe potuto diventare un esimio collega, o forse anche no, ma a piace credere nelle persone.
Un altro motivo è stato sicuramente il fatto di sentirmi – anche se all’anagrafe non più - coetaneo di Simone. Ho ventisei anni e il sabato sera anch’io vado in giro per la città girando di locale in locale alla ricerca di qualche bella serata di musica live o di qualche bel Dj Set che passi buona musica: posso dire di aver condiviso con Simone, così come faccio con tantissimi altri ragazzi e ragazze, questo bel momento di vita.
Un altro motivo ancora che mi ha spinto a scrivere questo post è l’alcol, o meglio, l’uso che se ne fa, e il fatto che, in realtà, Simone sia morto non perché la macchina sulla quale viaggiava si è cappottata, ma perché, quando è uscito da quella macchina cappottata per mettersi in salvo, è stato investito da un’altra macchina che sopraggiungeva a velocità sostenuta: la ragazza che ne era alla guida era ubriaca, abbastanza ubriaca da non accorgersi in quel momento di aver investito due persone – l’altra persona è una ragazza che ora si trova in prognosi riservata – e averne uccisa una sul colpo.
Personalmente non sono minimamente nella posizione di poter puntare il dito contro nessuno.
Sicuramente non posso e, ancor più importante, non voglio – e non concepisco neanche la possibilità di – puntare il dito contro nessuno degli attori in scena in questa tragica commedia del sabato sera che oramai si ripete inesorabile ogni fine settimana sulle strade di tutta Italia. Potrebbe toccare anche (a) me, mai dire mai.
Il momento di vita sul quale voglio porre l’attenzione è quello del sabato sera, prendendolo a spunto per far riferimento anche a tutti gli altri giorni della settimana e delle nostre esistenze più in generale.
Il sabato sera in discoteca, nei locali, nei pub, nei disco-pub, nei ristoranti e, più semplicemente, per strada e nelle piazze, giovani e meno giovani fanno uso di sostanze alcooliche e stupefacenti. Chi più, chi meno, l’uso è molto diffuso. Tra hashish, marijuana, cocaina, anfetamine, droghe sintetiche varie e alcol - tanto tanto alcol - la notte dei giovani e meno giovani assume sempre un’atmosfera di caos, follia, sfrontatezza, strafottenza, divertimento incondizionato, comunione nello stato di ebbrezza e condivisione della sensazione di sconvolgimento.
Le tribù dei giovani e meno giovani, il sabato sera, vivono dei momenti di vita particolari – come tutti i momenti di vita del resto – legati e incentrati in grandissima parte sull’uso di stupefacenti e alcol, sia in locali al chiuso che nelle piazze all’aperto. Questa è la verità, questo è lo stato di fatto delle cose. Se vogliamo prenderne atto ed analizzare la questione alla luce del sole e senza mezzi termini forse riusciamo a gettar luce su qualche aspetto nascosto – o meglio non conosciuto – del nostro modo di socializzare e, soprattutto, di nutrire la nostra socialità.
Le leggi che vengono dall’alto stabiliscono pene severe per chi guida in stato di ebbrezza. L’art. 186 del Codice della strada stabilisce che:
“E’ un reato di competenza del Tribunale, e non del Giudice di pace, e prevede l’arresto fino a 1 mese, un’ammenda da 258 a 1.032 Euro oltre che la sanzione amministrativa della sospensione della patente ( da 15 giorni a 3 mesi se non si è recidivi ). Per questo tipo di reato è prevista anche la sottrazione di 10 punti sulla patente ( il doppio per i giovani che hanno preso la patente dopo l’01.10.2003 e da meno di 3 anni ).”
L’etilometro è imperdonabile e la legge parla chiaro: se sei ubriaco, sei ubriaco e basta !
Perché, mi chiedo io, aspettare che ragazzi e ragazze arrivino ubriachi al vaglio dell’etilometro ? Questa non è prevenzione, a mio parere, questa si chiama penalizzazione tramite deterrente economico/sociale.
Io non credo, non ho mai creduto e non crederò mai, che una multa, il possibile arresto, la decurtazione dei punti e un accurato controllo medico per monitorare le abitudini alcoliche siano e potranno mai essere i migliori consiglieri del guidatore a prova di etilometro. Secondo me, la prevenzione – che d’ora in poi non chiamerò più così – sta in ben altre cose.
Secondo me, la trasformazione della socialità – legata all’alcol – non sta negli stili di vita, ma nei momenti di vita.
Non si può prevenire qualcosa quando è già accaduto, ma, al contrario, si può nutrire, coltivare e provare a realizzare il desiderio di voler trasformare i cerimoniali, il loro senso e gli oggetti di culto dei quali le tribù giovani e meno giovani si nutrono. L’alcol – così come le droghe, quasi tutte – è un connettore, nonché un catalizzatore, di socialità allo stato puro. Tutti i tipi di bevande alcoliche che si conoscono sono legate ad un ‘immaginario collettivo: ogni whiskey, ogni rhum, ogni cocktail, ogni long drink, ogni birra e ogni tipo di vino muovono tutti un grossissimo carico di senso. Si capisce molto di una persona da quello che beve, o che non beve. ( Per dirne una, Sergio Caputo in un suo album consigliava quale tipo di cocktail sorseggiare per ogni brano del suo disco. )
Interpretare i codici di comunicazione delle tribù, il senso condiviso attraverso il quale percepire e interpretare la realtà e i momenti di vita, gli oggetti tribali e di culto creati ex novo o ri-adattati da qualche altra tribù, lo slang e tutti i linguaggi affini che consentono di conversare tra pochi sentendosi allo stesso tempo parte di un movimento più grande e condiviso.
Fino a quando la Comunicazione di Ministeri e Polizia rimarrà preventiva, le stragi del sabato sera continueranno a mietere vittime, ovunque e sempre.
Entrare nelle tribù, tutte le tribù, da quelle che affollano le discoteche a quelle che vivono i centri sociali, da quelle che rimangono in casa a sbevacchiare allegramente a quelle che calpestano i pavimenti delle piazze, da quelle che siedono ai tavoli di ristoranti, trattorie e pizzerie a quelle che si nutrono di birra, panini, piadine e patatine nei pub e caffè vari.
Le giuste domande da porsi, a mio avviso, sono: perché tutti facciamo uso di alcol – sempre chi più, chi meno e chi per nulla proprio – quando partecipiamo della vita delle nostre tribù ? Perché l’alcol ha questo ruolo centrale e preponderante nei cerimoniali delle tribù di giovani e meno giovani ? Perché il sabato notte a Milano – come ovunque – giovani e meno giovani sono tutti m’briachi e strafatti ?
Anche chi è astemio, non beve per nulla o beve con tutta la moderazione di questo mondo, ha attorno a sé persone che celebrano l’alcol come rituale, e allo stesso tempo, oggetto di culto

Giovedì, 15 Marzo 2007
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