Per
noi FAMILIARI dell’ASSOCIAZIONE ITALIANA VITTIME della STRADA, tra le croci che
dobbiamo sopportare, la più dolorosa è quella delle lapidi sopra le tombe dei
tanti giovani che terminano la vita per le strade. Altri - ritenuti più
fortunati dei primi - devono continuare i giorni trasportandosi con carrozzine.
Insieme alle schiere di vittime sopravvivono quelle immobili nei letti, tra
cannucce, fili, terapie ed assistenze permanenti. E così si continua ad andare
per le nostre strade. Eppure le strade sono costruite dagli uomini per
viaggiare, unire, comunicare e tornare. Ma ancora dagli uomini esse sono spesso
deformate in luoghi di dolori, distruzioni, morte. Nel nostro Paese in un solo
anno le statistiche continuano a registrare che vi perdono la vita, sommandosi
uno dopo l’altro, migliaia di cittadini, tanti come gli abitanti di un nostro
paese. E restano le stigmate affettive, non le sole, di chi li ama. Per non
pochi utenti la strada viene usata come momento per fare presto, bruciare il
tempo, essere davanti, comunque. Come pure sono vissute quali palcoscenici dove
esibirsi, imporsi, provare ebbrezze, sfidare i limiti. Fino a che la strada
degenera in scenario di frantumi, luogo di distruzioni, sangue, morte.
Troppi tra gli abilitati alla guida che soccombono sono giovani, con licenza
fresca, anche senza. Tanti disastri avvengono di notte, dopo incontri con
amici, sballi in discoteche, gare motoristiche per strade scambiate per piste.
E quante volte a monte dell’incidente c’è stato abuso di alcol, assunzione di
stupefacenti, miscuglio di entrambi. Che inducono ad esaltazioni, sfide,
prepotenze. Ma la mente è offuscata, i riflessi sono starati, gli equilibri
compromessi e la guida si fa incerta. Oppure il conducente del veicolo è preso
dalla brama di onnipotenza, da presunzione di domini assoluti, da non essere
contrastati. Se a simili condizioni si somma l’ignorare segnaletiche, regole,
situazioni, allora la strada può trasformarsi in una guerra, un inferno. Le statistiche
oramai conteggiano che entro i 30 anni il finire la vita per le strade sia
salito a prima causa di morte. Che primato! Che insulto alla vita! Che
progressi! Sono costi assurdi ed
insieme terribili da tributare. Spesso si colgono, tardivamente, cause che
contraddicono avanzamenti socioculturali. A monte insistono modelli, si
diffondono stimoli, provocazioni che ignorano codici, norme, senso del limite. Noi, memori dei nostri
cari e nella speranza che tali drammi si ripetano sempre meno, denunciamo con
forza a chi ci vuole ascoltare (ancora pochi): “Ci si deve rassegnare
a piangere vittima dopo vittima, alla sottrazione violenta di affetti, a
sopportare tanti danni, poi trascuratezze, ingiustizie, … pure indulgenze
penali? “E’ da persone intelligenti
e consapevoli trascurare che alla guida del vicolo ‘colpevole’ c’era un
individuo con la testa umana, mentre si tenta di sciogliere responsabilità
coinvolgendo malasorte, destino, sfortuna, anche la curva assassina, l’albero
killer, il buio, la pioggia, l’asfalto traditori? “E’ possibile frenare
questo maledetto andazzo, divulgando informazioni, attuando politiche che si
traducano in reale CIVILTA’ DELLA STRADA
? Tutti, ciascuno ed
insieme, domandiamoci quanto possiamo fare, concordare per PREVENIRE tanti
incidenti stradali, salvare vite, tutelare diritti, e andare più sicuri per le
strade e nelle città. Non si può più
aspettare che provvedano, rimedino solo altri; non basta limitarsi a
compiangere; non è sufficiente riprovare l’accaduto dopo. E’ pure colpa umana e sociale tacere,
ignorare, passando oltre. Noi
dell’Associazioni Familiari e Vittime della Strada, con la forza del dolore e
il diritto - dovere di sperare per sopravvivere, chiediamo ai responsabili
delle istituzioni, a genitori, educatori, organi d’informazione, autoscuole, a
quanti vogliono ascoltarci, il migliore impegno affinché le vittime della
strada, compresi quelli che vi sopravvivono, possano decrescere, come auspica
la recente ‘Carta Europea per la Sicurezza Stradale‘.
Per la
Sezione Provinciale A.I.F.V.S. Francesco
Fontana
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