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Rassegna stampa Alcol e guida del 20 marzo 2007

A cura di Alessandro Sbarbada e Roberto Argenta

 

UNA INTERESSANTE DISCUSSIONE PARLAMENTARE…
… per chi ha la voglia e il tempo di leggerla.
cliccate sul link http://www.vittimestrada.org/UGF/viewtopic.php?lng=it&id=10&t_id=10&pagina=1


IL TRENTINO

Un paese dove, se guidi ubriaco…

Un paese dove, se guidi ubriaco, multa fino a 14mila euro e arresto fino a sei mesi. Dove i figli nati fuori dal matrimonio sono uguali agli altri anche di fronte alla legge, possono ereditare e hanno una famiglia intera che non si ferma ai genitori che li hanno riconosciuti. Dove se dentro casa metti i doppi vetri o fai altri lavori per non disperdere calore ed energia, il fisco ti rimborsa il 55 per cento delle spese sostenute. Dove un processo non può durare più di cinque anni, altrimenti la collettività ti risarcisce del danno procurato dalla mancata sentenza. Che paese è? Facile: l’Italia. Sono tutte leggi approvate dal governo. Sbagliato: in Italia nessuna di queste leggi vale anche se porta il timbro di Palazzo Chigi, in Italia tra il fare le leggi e il farle davvero valere c’è di mezzo...Il mare del tempo infinito e incerto della contrattazione politica e parlamentare. Sono disegni di legge, eleganti e sagge scritture su carta che non toccano la realtà. Tra sei, dodici mesi o forse mai, se il Parlamento ci sarà, vorrà, non si dimenticherà o non cambierà idea, allora e solo allora queste ed altre leggi «vere» smetteranno di essere «finte». Traguardo per poche. (*)

(*) Nota: chi segue questa rassegna stampa da anni, ha visto mille progetti di legge, disegni di legge, che cercavano, nel nome della salute e della sicurezza, di toccare il problema alcol.
Ogni volta abbiamo cercato di lottare per sostenere questi progetti.
Tutti progetti nati in un mare di chiacchiere, ogni volta, poi, naufragati nel nulla.
Le discussioni di questi giorni faranno la stessa fine: il disegno di legge del Governo scomparirà chissà dove, insieme a quelli sulle avvertenze dei rischi dell’alcol in etichetta, sul divieto di vendita e somministrazione nelle autostrade, sul divieto di vendita ai minori, sulla revoca a vita della patente a chi uccide guidando ubriaco, sullo stop alla somministrazione di alcolici nei locali alle 2 di notte, eccetera eccetera.
O magari verrà stravolto nelle sue parti più interessanti ed incisive.
Non verrà potenziata la Polizia Stradale, rendendo di fatto impossibile il necessario e promesso incremento di controlli dell’alcolemia sulle strade.
Resterà un codice di autoregolamentazione, quello resterà: un codice fatto di propaganda e di braccialetti, dove chi si dovrebbe autoregolamentare è lo stesso che lucra sulla vendita delle bevande alcoliche.
W l’Italia.


FORUM DI DISCUSSIONE VITTIMESTRADA.ORG

LE VERGOGNE

http://www.vittimestrada.org/UGF/viewtopic.php?lng=it&id=27&pgt=1&t_id=14 

W L’ITALIA

Il problema della sicurezza stradale è stato ancora una volta affrontato difendendo gli interessi dei gestori delle sale da ballo, le industrie che producono alcol, dove si contano molti zero nei loro fatturati. 
Al tavolo del ministro Bianchi chi c’era a difendere e rappresentare le migliaia di vittime della strada? A tutelare i nostri figli i nostri cari? LORO SEMPRE VERGOGNOSAMENTE LORO!!!!. 

Il governo si accorda con i gestori dei locali pubblici per un codice etico che questi dovrebbero adottare. 
Immagino una discoteca con 5000 persone e i gestori di questi locali in giro con carta penna e braccialetto a designare il guidatore, se la cosa non fosse tragica riderei per una settimana di fila, mettere il lupo a guardare le pecore ecco cosa ha fatto il governo. 
Noi dell’AIFVS onlus dov’eravamo? Certo chiamati dopo per avere un benestare e consenso che non c’è stato alla vergognosa scelta fatta. 

Vogliono farci credere che questi provvedimenti ridurranno le vittime della strada. Questo da quando? Già vero prima ci sarà un iter parlamentare, quindi alcuni spigoli scomodi saranno limati, a favore di chi? Non ci proviamo nemmeno ad indovinare. 
I risultati: 

1) Tutto tornerà come prima. 
2) Le lobby degli interessi commerciali non saranno intaccati. 
3) Le casse dello stato sorrideranno sempre di più. 

In definitiva la solita Italietta che fa ridere l’Europa sempre di più che nulla vuole cambiare se non le casse mentre dei nostri figli non gli interessa un cazzo. 
VERGOGNA  

Giorgio Giunta 
AIFVS onlus Pavia


VARESENEWS

Gavirate - Mercoledì 21 marzo, alle 19.30 davanti alla stazione, si fermerà il "Double deck classic malts selection"

Arriva in piazza il "bus del whisky"

Arriva a Gavirate, domani, 21 marzo, il tour dell’originale Double Decker Classic Malts Selection, un bus inglese degli anni ’50, che presenta una particolare degustazione di Talisker, Lagavulin, Oban, Cragganmore, Dalwhinnie e Glenkinchie, la migliore selezione di whisky di malto scozzesi.
Il tour Double Decker raggiunge la regione lombarda per condurre in un’atmosfera coinvolgente la degustazione dei Classic Malts Selection, storici marchi di malto scozzesi distribuiti da Diageo, leader mondiale del settore bevande alcoliche premium. Unico ed esclusivo appuntamento con l’originale Double Decker è il 21 marzo, dalle 19.30, presso il piazzale delle Ferrovie Nord.


IL RESTO DEL CARLINO (Reggio Emilia)

REGGIO SALUTE

“Alla tua salute”, giovani contro l’alcol a Correggio da tutta la regione

Il vino, come l’uva rossa, contiene un antiossidante importante nella prevenzione dei tumori. Un bicchier di vino a pasto fa certamente bene alla salute, non solo in chiave anticancro, mentre i superalcolici sono sempre da evitare (*). Invece l’alcol sta creando drammatiche dipendenze, soprattutto tra i giovani. Lega Tumori, ASL e Comune di Correggio hanno programmato per lunedì 2 aprile – 9.30-16.30 – a Correggio “Alla tua salute”, progetto pilota regionale di prevenzione alcologica. Saranno presenti gli studenti di scuole superiori di Correggio, Reggio, Montecchio, Scandiano, Bologna, Mantova e Rimini.
Al centro del progetto lo spettacolo “Giovani Spiriti”, in scena alle 11.45 a Teatro Asioli.
L’altro progetto pilota regionale realizzato dalla Lega Tumori è quello collaudato, di Scandiano su prevenzione e cura del tabagismo.

(*) Nota: per i due lettori di questa rassegna che ancora non lo sanno, tale sostanza antiossidante si chiama resveratrolo.
E’ opportuno precisare che nel vino, per ogni parte di benefico resveratrolo, ve ne sono decine di migliaia di alcol, sostanza certamente tossica e potenzialmente cancerogena.
Nel nostro paese si stima che almeno il dieci per cento dei tumori sia alcolcorrelato.
Per assumere una dose "terapeutica" di resveratrolo attraverso in vino, occorrerebbe scolarsi intere damigiane ogni giorno.
Fare la prevenzione ai problemi dell’alcol promuovendo il vino è come fare la prevenzione al tabagismo promuovendo le sigarette.
In Italia il sessanta per cento dei problemi alcolcorrelati sono legati proprio al vino.
Lo slogan dell’Organizzazione Mondiale della Sanità sul tema è "Alcohol: Less is better": come dire che, per la salute, meno si beve e meglio è.


AGIonline

TASSO ALCOLICO 10 VOLTE SUPERIORE NORMA, RITIRATA PATENTE

(AGI) - Arezzo, 20 mar. - Miracolo ad Arezzo dove un automobilista con un tasso alcolimetrico che secondo la casistica medica avrebbe dovuto portarlo al coma etilico, anche se poco vigile, guidava l’auto a zig-zag per le vie del centro.
Una pattuglia della Compagnia di Arezzo fermava l’auto e sottoponeva l’autista alla prova "del palloncino". Il risultato era a dir poco stupefacente, "5,01 g/l" dieci volte superiore al limite massimo consentito. All’autista, che incredibilmente riusciva a stare in piedi, anche se con qualche problema di equilibrio, e’ stata ritirata la patente di guida, peraltro scaduta. (AGI)


ASAPS.IT

Firenze
Patteggia un anno ed 8 mesi di reclusione l’omicida “colposo” di Sergio Romeo, il poliziotto falciato da un ubriaco nel gennaio 2006
L’investitore era in stato di ebbrezza da alcol e stupefacenti

(ASAPS) FIRENZE, 20 marzo 2007 – Un anno, 8 mesi e 20 giorni, da scontare con la condizionale: è questo il valore della vita di un ragazzo di nemmeno 28 anni ucciso all’alba da un ubriaco e drogato? Perché lui, M.B., 40 anni, aveva bevuto tantissimo ed aveva assunto sostanze stupefacenti. Eppure si era messo alla guida della sua auto senza nessun controllo. Per giunta recidivo, accettò il rischio che dalla sua condotta potessero derivare danni gravi, gravissimi. O irreparabili. Invase la corsia opposta, all’alba dell’Epifania di un anno fa, ed uccise Sergio Romeo, 28 anni, agente di Polizia all’VIII Reparto Mobile di Firenze, che si stava recando a prendere servizio. Sabato mattina (17 marzo) ha patteggiato la pena, stabilita per l’appunto a nemmeno due anni di carcere, che ovviamente (presumiamo) non rivedrà. Diciamo “rivedrà” perché la Polizia Municipale, intervenuta sul posto per i rilievi ed i primi soccorsi al collega vittima del pirata, lo arrestò. Il rapporto stilato convinse il Pubblico Ministero a spiccare un provvedimento cautelare e dopo una notte trascorsa in ospedale gli vennero aperte le porte del carcere di Sollicciano. Ma durò poco. È la nostra legge che dice questo, e non c’è da prendersela con nessuno. Certo però, che suonerà male, malissimo, il verbo “patteggiare” ai genitori di Sergio, o alla sua giovane fidanzata. Suonerà come un affronto il fatto che la vita di un ragazzo che stava andando a lavorare all’alba di un giorno di festa, sia stata falciata da una persona che ha mostrato così poco rispetto per il prossimo. L’incidente, terribile, ha lasciato in tutta la città un forte sdegno. Chi l’aveva provocato, aveva già subito il ritiro della patente di guida per lo stato di ebbrezza, ma come sempre capita ne tornò presto in possesso, divenendo capace – a suo modo – di uccidere una persona. Qualcuno obietterà: l’uccisore aveva già saldato il suo debito, oblando l’ammenda. Vero. Ma è anche vero che non possiamo più permetterci di dare licenza di uccidere a tutti. Non possiamo accettare che in uno stato democratico e civile una persona che non è in grado, venga comunque legittimata a guidare. La guida in stato di ebbrezza è un reato di pericolo e quando la si accerta, senza conseguenze, deve essere presa come un campanello d’allarme. L’ebbro deve essere controllato. Dovrebbe cessare, dal momento in cui viola la legge, la sua credibilità e dovrebbe essere messo in condizione di dover dimostrare il più spesso possibile la sua ritrovata condizione psicofisica. Lo si fa nello sport, col controllo antidoping (ci spiace che il riferimento trovi assonanza con qualche proclama politico dei giorni scorsi), perché non farlo sulla strada? Ora la parola passa al GIP, che deciderà se ratificare il patteggiamento ed emettere la sentenza. (ASAPS)


IL SECOLO XIX

Violenze sessuali e botte alla moglie condannato a tre anni e otto mesi
la sentenza
L’ imputato, un uomo di 42 anni, avrebbe agito in stato di ubriachezza abituale ed ora si trova presso una comunità di recupero

20/03/2007

ERA DA TEMPO divenuto un incubo per la moglie e per la figlia di sette anni. Tanto che la donna aveva deciso di denunciarlo per le violenze fisiche e psicologiche che il marito riservava a lei, alla loro bambina e alle altre due figlie che la donna aveva avuto dal primo marito da cui era rimasta vedova. Ieri l’inchiesta del sostituto procuratore Sabrina Monteverde si è conclusa con la condanna di Roberto C, a tre anni e otto mesi di carcere per violenza sessuale e privata nei confronti della moglie. L’ imputato, un uomo di 42 anni, avrebbe agito in stato di ubriachezza abituale ed ora si trova presso una comunità di recupero. Il processo è stato celebrato ieri mattina con rito abbreviato davanti al giudice Franca Borzone. Il pm Sabrina Monteverde aveva chiesto 4 anni di reclusione per il "padre padrone". Da quanto è emerso dalle accuse gli episodi di maltrattamenti si sarebbero succeduti per molti anni e la moglie-vittima non aveva il coraggio di ribellarsi a causa delle continue minacce che le erano rivolte. La poveretta avrebbe sopportato quella situazione che si ripeteva quasi quotidianamente dal 1997 al settembre 2006. La violenza sessuale risulta invece essere iniziata nell’ estate dell’ anno scorso da quando, la donna, al colmo della sopportazione, aveva presentato istanza di separazione. Oltretutto l’uomo non contribuiva in alcun modo al mantenimento della famiglia: a tirare avanti era soltanto la donna che lavorava come portinaia. Più di una volta aveva denunciato il marito sostenendo che in diverse occasioni, quando rientrava a casa ubriaco, si comportava in modo violento nei suoi confronti e in quelli delle figlie minori che insultava pesantemente. In un’occasione Roberto C. aveva afferrato con violenza la moglie strattonandola e procurandole lesioni varie tra cui trauma cranico, contusione ad una spalla e al gomito: la donna aveva dovuto ricorrere alle cure ospedaliere. Una delle denunce, datata settembre 2006, parlava degli abusi sessuali cui la moglie sarebbe stata sottoposta dal marito anche davanti alle figlie (*). Dopo quell’ultimo episodio l’uomo era stato allontanato dall’abitazione con provvedimento di un giudice del Tribunale per i minori. Roberto C., però continuava a stazionare sotto casa minacciando tutta la famiglia. L’ imputato è stato difeso dagli avvocati Elisabetta Feilliene e Antonella Carpi.
El. V.

(*) Nota: l’alcol è anche questo. “Il gusto pieno della vita”.
N.B.: se l’avesse uccisa, travolgendola ubriaco con un’auto, avrebbe preso, come pena, meno della metà (vedi articolo precedente).


AGIonline

STRAGI SABATO SERA: ANCONA, 50% RAGAZZI CON TASSO ALCOLICO ALTO

(AGI) - Ancona, 20 mar. - Oltre il 50% dei ragazzi che si sono sottoposti volontariamente all’alcoltest avevano un tasso alcolico superiore al limite consentito.
Lo ha rivelato il sindaco di Ancona, Fabio Sturani, riferendo i dati raccolti dall’unita’ di strada Informabus del Comune che sta operando sul territorio per la riduzione dei rischi dovuti alla guida in stato di ebbrezza. L’equipe dei servizi sociali nell’arco di nove mesi, ha effettuato 17 uscite serali nei diversi locali nel Comune di Ancona ed ha affettuato 744 alcoltest, che hanno dato un risultato tutt’altro che entusiasmante, anche se e’ risultata piu’ bassa la percentuale dei soggetti guidatori con il tasso alcolico superiore al limite.

"Sul banco degli imputati non ci sono gli alcolici, ma anche le sostanze psicotrope, l’eccessiva velocita’ quando i nostri ragazzi si mettono alla guida - ha detto Sturani -. Di questa situazione l’unica norma possibile e’ quella della prevenzione, che inizia in famiglia, con l’informazione a scuola e nei luoghi di ritrovo sui rischi dello sballo, e sulle strade, con la presenza delle forze dell’ordine". (AGI)


CORRIERE ADRIATICO

Sturani: “Affrontiamo insieme la situazione”

ANCONA - “Non posso come sindaco non intervenire e lanciare un accorato appello affinché tutti i soggetti preposti, le istituzioni, la scuola, le famiglie si impegnino insieme, senza inutili scarica barile riguardo le responsabilità, per affrontare la questione”. Il sindaco Sturani lancia un appello contro le stragi del sabato sera e snocciola dati allarmanti. “I dati raccolti ad Ancona dall’Unità di Strada Informabus del Comune sono tutt’altro che entusiasmanti. L’equipe, nell’arco di nove mesi ha effettuato 17 uscite serali nei vari locali posti nel territorio del comune di Ancona ed effettuato 744 alcoltest trovando più del 50% dei ragazzi, che volontariamente si è sottoposto all’etilometro, un tasso alcolico superiore al limite legale dello 0,50 mentre risultava minore la percentuale di soggetti guidatori con il tasso alcolico superiore al limite consentito. Ma sul banco degli imputati non ci sono solo gli alcolici, ma anche le sostanze psicotrope, l’eccessiva velocità quando i nostri ragazzi si mettono alla guida. Di fronte a questa situazione, l’unica arma possibile è quella della prevenzione, che inizia in famiglia, con l’informazione a scuola e nei luoghi di ritrovo sui rischi dello sballo; sulle strade con la presenza delle forze dell’ordine. Ed al proposito la Polizia municipale nei 2.700 controlli messi in campo nei tre mesi estivi dello scorso anno ha accertato violazioni all’articolo 186 guida sotto influenza alcolica solo in 19 casi” (*)

(*) Nota: come dire meno di uno su cento.
A fronte di oltre il 50% di cui di positivi di cui si parla subito sopra.
C’è qualcosa che non quadra, è evidente.


IL GAZZETTINO (Pordenone)

Ordinanza del sindaco di Pordenone contro l’etilismo (soprattutto fra i più giovani) e per garantire il decoro 
Dopo le 20 non si vende più alcol 
Multe salate a commercianti e gestori di locali pubblici che eluderanno il diktat

Pordenone

NOSTRA REDAZIONE

Il sindaco di Pordenone, Sergio Bolzonello, alza l’attenzione in tema di alcol e giovani e oggi firmerà un’ordinanza per aumentare la prevenzione del fenomeno: multe salate a chi venderà in centro città alcolici per asporto dopo le 20. Duplice lo scopo dell’ordinanza: da un lato arginare l’abuso di alcol in particolare tra i più giovani, dall’altro cercare di evitare che fenomeni di degrado sociale si possano ripresentare (dopo viale Trento) anche in altre zone. La verifica dell’ufficio legale del Comune conferma la legittimità dell’ordinanza che è già stata adottata in diversi Comuni italiani (compresa Venezia) e dalla prefettura di Pisa.
Non potranno più vendere birra, vino e superalcolici per asporto dopo le 20 i supermercati che si trovano all’interno del "ring", ma anche nelle pertinenze del centro città. Il perimetro delineato e compreso nell’ordinanza interessa l’area all’interno della Pontebbana, viale Grigoletti (Pam e Conad sono compresi), mentre nella zona Sud vengono interessati i negozi su via San Giuliano. Escluso dal provvedimento l’Ipermercato "Meduna" che potrà continuare a vendere alcolici per asporto anche dopo le 20 e i punti vendita della periferia. Il provvedimento, comunque, non interferisce più di tanto nell’attività di negozi e supermercati in quanto solitamente chiudono i battenti alle 19.30, massimo alle 20. Possibili deroghe in caso di particolari manifestazioni. Discorso diverso, invece, per i bar. In questo caso non ci sono problemi per la somministrazione di alcolici.

In pratica chiunque potrà bere birra o altre bevande che contengono alcol all’interno del locale pubblico o nelle immediate pertinenze (tavolini esterni), ma non sarà più possibile, dopo le 20, vendere per asporto. Stesso discorso per i locali etnici che sono senza dubbio i più colpiti dal provvedimento. Anche in questo caso la somministrazione è possibile, ma se l’avventore esce dal locale (anche sull’uscio della porta) con la bottiglia o la lattina in mano, il proprietario del locale rischia la multa.
I proprietari dei locali sorpresi a vendere alcolici per asporto dopo le 20 potrebbero, infatti, rischiare una sanzione sino a 10 mila euro. Di più. Una recidiva (essere "beccati" per la seconda volta) potrebbe far scattare la sospensione della licenza (leggi chiusura del locale) per almeno una quindicina di giorni. Nessun provvedimento, invece, è previsto per l’avventore.
L’ordinanza resterà attiva sino al 31 dicembre 2007 e vieta la vendita di alcolici per asporto (nel centro città allargato) sia nei supermercati o altri negozi, sia nei bar che, soprattutto, nei locali etnici che in centro tengono le serrande aperte solitamente sino alle 22. Il divieto di vendita di alcolici per asporto è dalle 20 alle 6 di mattina.

Loris Del Frate


IL GAZZETTINO

Divieto anche in laguna ma i controlli sono troppo saltuari

A Venezia l’ordinanza che vieta la vendita di bevande alcoliche in bottiglia o lattina, dalle 21 in poi, è stata emanata dal sindaco Massimo Cacciari il 16 agosto scorso. Il divieto vale per tutti i locali, per gli esercizi di commercio al minuto e quelli artigianali. Insomma, per bar e locali in genere, pizzerie al taglio, kebab ma anche per ristoranti e pizzerie, sia del centro storico sia della terraferma. Il provvedimento, a dire il vero, era stato testato già nel Carnevale 2006, per contrastare il fenomeno soprattutto dei gruppetti che si ubriacano, offendono e spesso aggrediscono i passanti. Oppure spaccano bottiglie e bicchieri a terra, lasciando in giro il disastro. Per i gestori che non rispettano la norma, c’è la sanzione di 50 euro. A quanto risulta, però, questa norma non è molto rispettata anche perché non ci sarebbero i controlli previsti o sarebbero troppo saltuari. Ovviamente, il provvedimento è stato molto criticato sia dagli esercenti che dall’opposizione di centrodestra.


CORRIERE ADRIATICO

Angelo Raptis, 24 anni, è già libero “Non mi sono accorto del motociclista altrimenti mi sarei fermato”
Scooter travolto, arrestato il pirata
E’ un amico del ragazzo morto a Cattolica, in caserma è scoppiato a piangere

ANCONA - Dormiva, all’una di pomeriggio, quando in casa hanno suonato i carabinieri. Sonno ancora pesante, per uno rientrato a casa alle sette del mattino dopo una notte trascorsa in discoteca. Sonno tormentato, se è vero che sei ore prima Angelo Raptis, anconetano di 24 anni, aveva speronato un motociclista ed era scappato dando gas alla sua Saab 90, lasciando quel poveretto a rotolarsi sull’asfalto con un dito fratturato e ammaccature varie. Gli uomini del Nucleo operativo radiomobile guidati dal tenente Enzo Marinelli l’hanno arrestato per omissione di soccorso e guida in stato di ebbrezza. “Quest’ultimo reato non ci è stato contestato”, diceva ieri mattina l’avvocato difensore Andrea Bordoni, che dopo la convalida dell’arresto ha ottenuto dal giudice Moscaroli che il suo assistito fosse rimesso in libertà in attesa del processo per direttissima che si terrà giovedì. Quando domenica gli avevano fatto l’alcol test, i valori etilici di Angelo Raptis erano quasi tre volte superiori ai limiti di legge e i carabinieri ritengono che fossero i postumi di una sbornia notturna. E quando l’hanno portato in caserma Angelo a un certo punto è scoppiato a piangere. Un po’ saranno stati i rimorsi, ma a farlo crollare emotivamente è stata soprattutto la notizia che un ragazzo del suo stesso gruppo degli Archi, l’amico Umberto Burini, era morto all’alba in un incidente mentre rientrava da una discoteca della riviera romagnola. Spesso uscivano insieme, ma non sabato sera, quando Umberto aveva preferito partire in pullman verso la riviera romagnola, salvo poi accettare un passaggio in auto da un amico per rientrare verso Ancona, viaggio interrotto dal fuoristrada mortale sull’A14, tra Pesaro e Cattolica.
Più o meno alla stessa ora Angelo, anch’egli reduce da una nottata di svago in un locale notturno, stava per arrivare a destinazione, nell’appartamento di via Marconi dove abita con i genitori. Erano le 6 e 30. Mancava una manciata di chilometri, lungo la Flaminia, eppure il ragazzo sembrava aver fretta. All’altezza del ristorante Mizzio di Palombina altri automobilisti l’hanno visto sorpassare un’auto a velocità sostenuta e finire fuori mano, dritto contro uno scooter Piaggio 250 che viaggiava in direzione nord. Il conducente del motociclo, un uomo di 65 anni, s’è visto arrivare contro la sagoma nera della Saab e ha tentato una manovra disperata, puntando verso il centro della carreggiata per schivare l’auto. La vettura guidata da Raptis però l’ha urtato con uno specchietto retrovisore e lo scooterista è caduto sull’asfalto. Se l’è cavata con ecchimosi e abrasioni in varie parti del corpo e la rottura di un dito della mano, ma ha rischiato grosso perché poteva finire investito dalle altre auto. Il ferito è stato dimesso domenica sera dal pronto soccorso di Torrette, con una prognosi di trenta giorni.
I carabinieri sono riusciti a risalire all’automobilista pirata in poche ore grazie ad alcune parti dell’auto rimaste sul luogo dell’incidente (lo specchietto sinistro e il cerchione di una ruota) e alla testimonianza di un automobilista che ha seguito per un po’ la Saab in fuga annotando alcuni numeri di targa. “Non mi sono accorto dello scooter, altrimenti mi sarei fermato”, ha raccontato il giovane in udienza, sostenendo che pensava di aver urtato solo il marciapiede. Per l’omissione di soccorso Raptis rischia una condanna alla reclusione da sei mesi a tre anni e la sospensione della patente per non meno di un anno. Un paio d’anni fa era incappato nella prova del palloncino, durante un controllo notturno in cui l’avevano trovato con valori fuori norma e gli era stata sospesa la patente.

LORENZO SCONOCCHINI


IL GAZZETTINO (Treviso)

Un motociclista è rimasto gravemente ferito, domenica sera sul Menarè, dopo essere stato urtato da un’Audi 
Provoca incidente e fugge, era ubriaco 
Scontro frontale lungo la Statale 13, al confine tra San Fior e Godega: sei persone finiscono all’ospedale

Conegliano/San Fior

Sotto gli effetti dell’alcol provoca un incidente sulla statale Alemagna in località Menarè, nel territorio coneglianese, nel quale è rimasto ferito un centauro, ma anzichè fermarsi a prestare soccorso prosegue. La Polstrada lo incrocia sotto choc e in stato confusionale un chilometro dopo, fermo sulla destra ormai in prossimità dell’abitato di Colle Umberto, quando si è forse reso conto di quanto accaduto.
E’ accaduto domenica sera, alle 20.45: nell’incidente sono rimaste coinvolte complessivamente tre vetture ed un motociclista, B.B., 37 anni di Mareno di Piave che ha riportato numerose fratture ed è stato ricoverato nel reparto ortopedia dell’ospedale di Conegliano: ne avrà per una sessantina di giorni.
Secondo la ricostruzione dell’incidente effettuata dalla Polstrada vittoriese, a innescare la carambola sarebbe stato C.D.A., 28 anni di San Vendemiano. Con la sua Audi Sw stava dirigendosi verso Vittorio Veneto ma, giunto all’altezza della curva destrorsa denominata "di Sant’Antonio della bella volta", ha invaso in parte la corsia opposta mentre stava arrivando la moto di B.B. che non è riuscito ad evitare l’impatto con la parte anteriore laterale sinistra dell’auto, perdendo il controllo e cadendo rovinosamente.

Come se nulla fosse l’Audi proseguiva la sua corsa (e in un primo momento, soprattutto per l’omissione di soccorso, si pensava al pirata della strada) e nel contempo una seconda vettura, che seguiva a qualche decina di metri il centauro, una Rover condotta da I.D.R.,31 anni, di Vittorio Veneto, è stata colpita dai frammenti di lamiera e vetri, ma è riuscita ad evitare l’investimento. Qualche secondo ed è sopraggiunta anche una Golf condotta da P.E., 55 anni di Conegliano, che è stato costretto a frenare e deviare sulla destra per evitare il tamponamento, andando a fermarsi contro un platano, senza riportare troppi danni.
Ad avere la peggio è stato ovviamente B.B. che in seguito allo scontro è stato sbalzato dalla moto riportando fratture e microfratture al gomito, al bacino e alla gamba sinistra. Mentre la Polstrada stava raggiungendo il luogo dell’incidente ha incrociato l’Audi ammaccata, ferma sulla destra. C.D.A. stava scendendo, forse per rendersi conto dei danni. Era visibilmente alterato ed è stato sottoposto ad alcoltest, risultato positivo.

Milvana Citter
Fulvio Fioretti


IL GIORNALE DI VICENZA

 Una è in coma al San Bortolo e l’altra in rianimazione a Treviso . Gravissime le due ragazze ferite nel botto di Belvedere

(ca. b.) Era ubriaco il giovane che si trovava alla guida della Bmw finita contro un muro a Belvedere di Tezze lungo la statale 47 alle 3,20 di domenica. È quanto emerge dagli accertamenti effettuati dai carabinieri. Per Aliaj Kaidi, 25 anni, albanese, residente a San Martino di Lupari, l’unico del gruppetto di amici sulla Bmw ad avere la patente, l’alcoltest non ha lasciato adito ad alcun dubbio: 200 mg/dl, quattro volte il limite consentito. Nei suoi confronti è scattata una denuncia per guida in stato di ebbrezza (oltre al ritiro del documento di guida e alla decurtazione dei punti).
Nel frattempo si appesantisce il bilancio dell’incidente. J.A., 18 anni, romena, residente a Cittadella, è gravissima. In coma farmacologico al San Bortolo di Vicenza ha riportato un grave trauma cranico complicato da un vasto ematoma. I sanitari le hanno diagnosticato anche molteplici lesioni polmonari e stanno facendo il possibile per salvarla. In prognosi riservata, seppur meno grave, si trova anche l’amica Ionelia Rata, 19 anni, pure lei di Cittadella, trasferita nel corso del pomeriggio di ieri, per l’aggravamento delle sue condizioni di salute, dal San Bassiano al nosocomio di Treviso, dove si trova ricoverata in terapia intensiva in conseguenza di un serio trauma cranico e di due frattura scomposte alla mascella destra e alla clavicola sinistra. Meno gravi le condizioni degli altri due occupanti dell’auto finita fuori strada sulla 47, ricoverati dopo l’incidente al San Bassiano, Aliaj Kaidi, l’albanese al volante, e il suo connazionale seduto sul sedile posteriore, Florian Brinya, 26 anni, residente a Cittadella. Per entrambi la prognosi è di trenta giorni per politraumatismi.

Come già riferito ieri, il gruppo è uscito di strada al termine di un sorpasso a Belvedere di Tezze, all’altezza dell’hotel Pigalle, mentre da Bassano si stava dirigendo verso il Cittadellese dopo una serata ai piedi del Grappa.


IL GAZZETTINO

Lettere

Sulla sicurezza stradale il governo ...

Sulla sicurezza stradale il governo è intervenuto nei giorni scorsi con un giro di vite diretto soprattutto ai neo-patentati. Ma temo proprio non possa bastare e per questo mi sento di avanzare una serie di (altre) proposte che nascono dalla consapevolezza che la morte è una tragedia immane, ma il vero dramma, di cui non si parla quasi mai, sono i 28.000 feriti gravi che ogni anno riportano danni irreversibili. Questo "esercito" dopo sofferenze indicibili e lunghe degenze ospedaliere, viene trasferito a carico della famiglia (per chi ne ha una). La mia esperienza è quella di una sorella che è stata per 14 anni in coma in seguito alle conseguenze di un investimento da parte di un’automobilista... distratto.
Il 4 dicembre 1985 lei aveva 26 anni, il ricovero in rianimazione e da subito la diagnosi spietata: danno celebrale diffuso. Per 4 mesi ogni sera siamo rimasti davanti alla porta della rianimazione sperando di sentirsi dire qualcosa di diverso e di vedere un segno, un movimento, un cenno della testa. Niente. Nessuno può capire che cos’è l’attesa fuori da una rianimazione, ci si sostiene al muro con una spalla perché le gambe fanno fatica a reggerti finché si entra a sentire i mille bip delle macchine che la tengono in vita. Davanti a tanto dolore c’è solo il silenzio ma non si deve invece rimanere in silenzio di fronte alla possibile prevenzione.

Le mie proposte sono:

1 - Rendere obbligatorio, per ottenere la patente, oltre ai quiz e alle lezioni pratiche di guida, un percorso formativo con gruppi di ragazzi che hanno subito gravi danni a seguito di incidenti stradali.
2 - come pena accessoria per le infrazioni più gravi prevedere periodi obbligatori di servizio gratuito all’interno di centri di recupero o presso associazioni che seguono i traumatizzati gravi.
3 - divieto assoluto di vendita di alcolici dopo mezzanotte nelle serate più a rischio dei fine settimana.


Giovanna Strazzacappa

Padova


BRESCIA OGGI

Versioni contrastanti sull’episodio per cui è in carcere un 28enne. Confermato dai medici il rapporto sessuale. Sequestrato lenzuolo sporco di sangue
Violenza, accuse al fidanzatino
Favoreggiamento l’ipotesi di reato per l’amico 17enne della giovane che ha denunciato lo stupro

 di Franco Mondini

Era probabilmente alterata per l’alcol, ma non ha assunto droghe - emergerebbe dai primi riscontri medici e dalla ricostruzione dei carabinieri - la ragazzina gardesana che domenica mattina è stata violentata in un appartamento di via Pertini a Roncadelle. L’alloggio è occupato da un albanese di 28 anni, con residenza a Nave e sposato con un’italiana, che la studentessa aveva conosciuto qualche ora prima in una discoteca della Bassa.
I due erano soli in casa quando si è consumato il rapporto sessuale: la ragazza, 18 anni, nega di essere stata consenziente e afferma che l’albanese (che ha alle spalle una condanna a un anno e 6 mesi in Puglia per sfruttamento della prostituzione e un arresto con successiva assoluzione a Brescia per rapina) ha approfittato di lei. Il presunto violentatore, che si trova da domenica in carcere, nega la violenza e persino il rapporto sessuale, che invece risulterebbe confermato dalle analisi mediche.
Ieri il colpo di scena. I carabinieri hanno denunciato a piede libero il fidanzatino 17enne della ragazza, anche lui gardesano, per favoreggiamento. La sua versione dei fatti - fra le altre cose, ha ammesso di aver visto la ragazza salire in auto con l’albanese, ma pensava che l’accompagnasse a casa -, non convince il maresciallo Vincenzo Redavide. Stride sia con quanto raccontato dalla ragazza e dall’arrestato, sia con quanto accertato da chi indaga.
E un sospetto ha tolto il sonno agli inquirenti. Il fidanzato era forse d’accordo con l’uomo accusato della violenza? Come mai ha accettato che la sua ragazza si recasse in casa dell’albanese? Il diciassettenne ha forse ricevuto nella notte cocaina dall’uomo? E le sue condizioni psicofisiche erano tali da non permettergli di comprendere quanto stava accadendo e quali fossero le intenzioni di quel 28enne?
L’albanese è accusato di sequestro di persona, violenza sessuale e possesso di stupefacenti: nell’appartamento i carabinieri di Roncadelle hanno infatti scovato un etto e mezzo di cocaina. A Canton Mombello si attende l’udienza di convalida, nel corso della quale potrà respingere le accuse e fornire la sua versione dei fatti, difeso dall’avvocato d’ufficio Beniamino Grigolato, in attesa della nomina del legale Cristian Mongodi. L’inchiesta è stata affidata al pubblico ministero Mara Pucci. Il magistrato ha disposto il sequestro dell’appartamento affinché nessuno inquini la «scena del delitto». Sotto sequestro per essere esaminato anche il lenzuolo, che presenta tracce di sangue. Le analisi dovranno accertare se si tratta del sangue della ragazzina gardesana, e se ci siano tracce di materiale organico dell’accusato.

Affacciatasi a una finestra nel primo pomeriggio di domenica, la ragazza aveva chiesto aiuto, supplicando i passanti di chiamare i carabinieri per essere liberata. Una vicenda che presenta aspetti controversi. Gli uomini dell’Arma di Roncadelle e della Compagnia di Brescia stanno unendo tassello dopo tassello. Ieri sono state interrogate a lungo più persone ed è stato riascoltato il giovanissimo fidanzato della ragazza. In caserma anche chi ha trascorso la notte in discoteca, nelle stesse ore in cui la giovane e l’albanese hanno fatto amicizia, ballato e fatto mattina ascoltando musica e bevendo abbondantemente.

Da accertare anche se la giovane sia stata spinta a bere sino ad essere incapace di reagire e come mai abbia deciso di recarsi a Roncadelle. Certo è che era sola con il 28enne. Il fidanzato - visto conversare a lungo con l’albanese - non avrebbe mai varcato il cancello che porta all’appartamento dove si sarebbe consumata la violenza. Tra le agghiaccianti ipotesi degli investigatori anche quella che in cambio di cocaina abbia permesso all’albanese di portare a casa la sua fidanzata.


CORRIERE ADRIATICO

L’hanno portata a casa loro dopo l’incontro ai giardini. Sono stati arrestati dai carabinieri
Disabile stuprata per ore da due muratori

 
JESI - L’hanno stuprata a casa loro, in due. Per ore. Pensando di farla franca, tanto lei è un po’ ritardata, forse non s’è neanche resa conto, non ricorderà di certo. Ma quando hanno visto arrivare i carabinieri tutta la baldanza è scomparsa. Si sono nascosti in un ripostiglio delle scale. Sono stati trovati, e arrestati con l’accusa di violenza sessuale.

Storia di un altro stupro in città. Storia che inizia dove la precedente era stata compiuta dal branco l’estate scorsa, ai giardini pubblici di via Grecia, nei pressi del monumento ai Caduti.

Sono stati due muratori polacchi di 26 e 27 anni ad abusare, per ore, di una giovane donna di 36 anni d’età anagrafica, molti meno d’età psicologica. La ricostruzione dei fatti elaborata dai carabinieri del nucleo operativo di Jesi con la collaborazione dei colleghi di Ancona tra i quali militari donne, è precisa e non sembra offrire letture e dinamiche diverse.
E’ il tramonto di ieri l’altro, una domenica calda e limpida. Stanno calando le prime ombre della sera, e Maria (nome di fantasia), sta passeggiando lentamente nella pineta, assorta nei suoi pensieri, chissà quali. I giovani polacchi la conoscono di vista, si sono scambiati qualche saluto e qualche parola. L’incontro pare fortuito, al tramonto di ieri l’altro, ma forse non lo è. Parlano, non si sa di cosa, passeggiando insieme. Arrivano, guarda caso, nell’abitazione dei ragazzi polacchi. Entrano. Parlano e bevono. Poi le avance, e l’impossibilità per Maria di sottrarsi, confusa dalla disabilità e dall’alcol. Abusano di lei per oltre due ore. Ne fanno ciò che vogliono, e come vogliono. Le fanno male. Lei non è in grado di uscire da quella situazione come non era stata in grado di accettarla razionalmente. E’ una vittima, non una partner. Vittima di uno stupro infame, se l’accusa verrà confermata dal giudice. Gli esami ginecologici ai quali viene sottoposta qualche ora dopo non lascerebbero dubbi, sostengono i carabinieri.
E’ notte da ore quando Maria torna a casa, con gli abiti sgualciti, la testa confusa e dolori lancinanti. Suo padre è in pensiero, le chiede dov’è stata. E come sta. Lei gli racconta tutto, con la stessa innocenza mentale di come quel tutto l’ha subìto. Racconta di quei giovani incontrati ai giardini, della camminata, della camera da letto. E dice al padre che sta male, e dove prova dolore.
Non ci pensa un attimo il padre di Maria. Telefona al 112, ai carabinieri. Ripete il racconto della figlia. I militari arrivano in un attimo ma non vogliono spaventare la giovane. Un carabiniere donna si apparta con Maria, e lei ripete quanto ha detto al padre. Riuscendo a spiegare dov’è quella casa, e com’è quella camera da letto. I militari fanno irruzione, trovano i due polacchi nascosti nello sgabuzzino delle scale condominiali. Nella camera da letto trovano tutti i riscontri di compatibilità con il racconto della giovane jesina. Anche tracce di sangue, pare. Sangue di Maria. Che poco dopo indentifica i due violentatori, senza mostrare dubbi.
Non si sa cosa abbiano dichiarato i due muratori polacchi; se hanno - come tutti gli stupratori - sostenuto che lei ci stava, era consenziente; se hanno gettato fango sulla vittima.

BRUNO LUMINARI


IL GAZZETTINO (Venezia)

Un dolore composto per l’addio a Giuseppe Gallo
San Donà

Grande cordoglio, ieri, nel duomo di San Donà per l’ultimo saluto a Giuseppe Gallo, il trentacinquenne rappresentante, deceduto qualche giorno fa, per le gravi ferite riportate in un incidente stradale, mentre percorreva via Salsi, in località Santa Maria del Piave, di ritorno da Jesolo, in sella alla sua moto. Di carattere riservato e serio, il giovane era figlio unico del dottor Gallo, già medico anestesista dell’ospedale di San Donà e di Luisa Dedin, da tanti anni apprezzata coordinatrice responsabile dei club degli alcolisti anonimi (*) della zona, i cui membri erano presenti numerosi alla cerimonia funebre; in tanti, inoltre, conoscevano bene la famiglia della madre, in particolare il nonno del giovane, Graziano Dedin, che era stato proprietario di un mobilificio a Musile. Giuseppe, che da tempo aveva scelto di andare ad abitare a San Donà, continuava tuttavia a mantenere la residenza nell’abitazione della madre con la quale si vedeva quotidianamente, in via delle Industrie a Musile.
Una cerimonia da cui traspariva un dolore composto, officiata dal parroco di Musile, don Mario

Mercoledì, 21 Marzo 2007
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