UNA INTERESSANTE DISCUSSIONE PARLAMENTARE…
… per chi ha la voglia e il tempo di leggerla.
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IL TRENTINO
Un paese dove, se guidi ubriaco…
Un paese dove, se guidi ubriaco,
multa fino a 14mila euro e arresto fino a sei mesi. Dove i figli nati fuori dal
matrimonio sono uguali agli altri anche di fronte alla legge, possono ereditare
e hanno una famiglia intera che non si ferma ai genitori che li hanno
riconosciuti. Dove se dentro casa metti i doppi vetri o fai altri lavori per
non disperdere calore ed energia, il fisco ti rimborsa il 55 per cento delle
spese sostenute. Dove un processo non può durare più di cinque anni, altrimenti
la collettività ti risarcisce del danno procurato dalla mancata sentenza. Che
paese è? Facile: l’Italia. Sono tutte leggi approvate dal governo. Sbagliato:
in Italia nessuna di queste leggi vale anche se porta il timbro di Palazzo
Chigi, in Italia tra il fare le leggi e il farle davvero valere c’è di
mezzo...Il mare del tempo infinito e incerto della contrattazione politica e
parlamentare. Sono disegni di legge, eleganti e sagge scritture su carta che
non toccano la realtà. Tra sei, dodici mesi o forse mai, se il Parlamento ci
sarà, vorrà, non si dimenticherà o non cambierà idea, allora e solo allora
queste ed altre leggi «vere» smetteranno di essere «finte». Traguardo per poche.
(*)
(*) Nota: chi segue questa rassegna stampa da anni, ha
visto mille progetti di legge, disegni di legge, che cercavano, nel nome della
salute e della sicurezza, di toccare il problema alcol.
Ogni volta abbiamo cercato di lottare per sostenere questi
progetti.
Tutti progetti nati in un mare di chiacchiere, ogni volta,
poi, naufragati nel nulla.
Le discussioni di questi giorni faranno la stessa fine: il
disegno di legge del Governo scomparirà chissà dove, insieme a quelli sulle
avvertenze dei rischi dell’alcol in etichetta, sul divieto di vendita e
somministrazione nelle autostrade, sul divieto di vendita ai minori, sulla
revoca a vita della patente a chi uccide guidando ubriaco, sullo stop alla
somministrazione di alcolici nei locali alle 2 di notte, eccetera eccetera.
O magari verrà stravolto nelle sue parti più interessanti
ed incisive.
Non verrà potenziata la Polizia Stradale, rendendo di
fatto impossibile il necessario e promesso incremento di controlli
dell’alcolemia sulle strade.
Resterà un codice di autoregolamentazione, quello resterà:
un codice fatto di propaganda e di braccialetti, dove chi si dovrebbe
autoregolamentare è lo stesso che lucra sulla vendita delle bevande alcoliche.
W l’Italia.
FORUM DI DISCUSSIONE VITTIMESTRADA.ORG
LE VERGOGNE
http://www.vittimestrada.org/UGF/viewtopic.php?lng=it&id=27&pgt=1&t_id=14
W L’ITALIA
Il problema della sicurezza stradale è stato ancora
una volta affrontato difendendo gli interessi dei gestori delle sale da ballo,
le industrie che producono alcol, dove si contano molti zero nei loro
fatturati.
Al tavolo del ministro Bianchi chi c’era a difendere e
rappresentare le migliaia di vittime della strada? A tutelare i nostri figli i nostri cari? LORO SEMPRE
VERGOGNOSAMENTE LORO!!!!.
Il governo si accorda con i gestori dei locali pubblici
per un codice etico che questi dovrebbero adottare.
Immagino una discoteca con 5000 persone e i gestori di
questi locali in giro con carta penna e braccialetto a designare il guidatore, se la cosa non fosse tragica
riderei per una settimana di fila, mettere
il lupo a guardare le pecore ecco cosa ha fatto il governo.
Noi dell’AIFVS onlus dov’eravamo?
Certo chiamati dopo per avere un benestare e consenso che non c’è stato alla
vergognosa scelta fatta.
Vogliono farci credere che questi provvedimenti ridurranno
le vittime della strada. Questo da quando? Già vero prima ci sarà un iter parlamentare, quindi alcuni spigoli
scomodi saranno limati, a favore di chi?
Non ci proviamo nemmeno ad indovinare.
I risultati:
1) Tutto tornerà come prima.
2) Le lobby degli interessi commerciali non saranno intaccati.
3) Le casse dello stato sorrideranno sempre di più.
In definitiva la solita Italietta che fa ridere l’Europa
sempre di più che nulla vuole cambiare se non le casse mentre dei
nostri figli non gli interessa un
cazzo.
VERGOGNA
Giorgio Giunta
AIFVS onlus Pavia
VARESENEWS
Gavirate - Mercoledì 21 marzo, alle 19.30 davanti alla
stazione, si fermerà il "Double deck classic malts selection"
Arriva in piazza il "bus del
whisky"
Arriva a Gavirate, domani, 21 marzo, il tour
dell’originale Double Decker Classic Malts Selection, un bus inglese degli anni
’50, che presenta una particolare degustazione di Talisker, Lagavulin, Oban,
Cragganmore, Dalwhinnie e Glenkinchie, la migliore selezione di whisky di malto
scozzesi.
Il tour Double Decker raggiunge la regione lombarda per
condurre in un’atmosfera coinvolgente la degustazione dei Classic Malts
Selection, storici marchi di malto scozzesi distribuiti da Diageo, leader
mondiale del settore bevande alcoliche premium. Unico ed esclusivo appuntamento
con l’originale Double Decker è il 21 marzo, dalle 19.30, presso il piazzale
delle Ferrovie Nord.
IL RESTO DEL CARLINO (Reggio Emilia)
REGGIO SALUTE
“Alla tua salute”, giovani contro l’alcol a
Correggio da tutta la regione
Il vino, come l’uva rossa, contiene un antiossidante
importante nella prevenzione dei tumori. Un bicchier di vino a pasto fa
certamente bene alla salute, non solo in chiave anticancro, mentre i superalcolici sono
sempre da evitare (*). Invece l’alcol sta creando drammatiche dipendenze,
soprattutto tra i giovani. Lega Tumori, ASL e Comune di Correggio hanno
programmato per lunedì 2 aprile – 9.30-16.30 – a Correggio “Alla tua salute”,
progetto pilota regionale di prevenzione alcologica. Saranno presenti gli
studenti di scuole superiori di Correggio, Reggio, Montecchio, Scandiano,
Bologna, Mantova e Rimini.
Al centro del progetto lo spettacolo “Giovani Spiriti”, in
scena alle 11.45 a Teatro Asioli.
L’altro progetto pilota regionale realizzato dalla Lega
Tumori è quello collaudato, di Scandiano su prevenzione e cura del tabagismo.
(*) Nota: per i due lettori di questa rassegna che ancora
non lo sanno, tale sostanza antiossidante si chiama resveratrolo.
E’ opportuno precisare che nel vino, per ogni parte di
benefico resveratrolo, ve ne sono decine di migliaia di alcol, sostanza
certamente tossica e potenzialmente cancerogena.
Nel nostro paese si stima che almeno il dieci per cento
dei tumori sia alcolcorrelato.
Per assumere una dose "terapeutica" di
resveratrolo attraverso in vino, occorrerebbe scolarsi intere damigiane ogni
giorno.
Fare la prevenzione ai problemi dell’alcol promuovendo il
vino è come fare la prevenzione al tabagismo promuovendo le sigarette.
In Italia il sessanta per cento dei problemi alcolcorrelati
sono legati proprio al vino.
Lo slogan dell’Organizzazione Mondiale della Sanità sul
tema è "Alcohol: Less is better": come dire che, per la salute, meno
si beve e meglio è.
AGIonline
TASSO ALCOLICO 10 VOLTE SUPERIORE
NORMA, RITIRATA PATENTE
(AGI) - Arezzo, 20 mar. - Miracolo ad Arezzo dove
un automobilista con un tasso alcolimetrico che secondo la casistica medica
avrebbe dovuto portarlo al coma etilico, anche se poco vigile, guidava l’auto a
zig-zag per le vie del centro.
Una pattuglia della
Compagnia di Arezzo fermava l’auto e sottoponeva l’autista alla prova "del
palloncino". Il risultato era a dir poco stupefacente, "5,01
g/l" dieci volte superiore al limite massimo consentito. All’autista, che
incredibilmente riusciva a stare in piedi, anche se con qualche problema di
equilibrio, e’ stata ritirata la patente di guida, peraltro scaduta. (AGI)
ASAPS.IT
Firenze
Patteggia un anno ed 8 mesi di reclusione l’omicida
“colposo” di Sergio Romeo, il poliziotto falciato da un ubriaco nel gennaio 2006
L’investitore era in stato di ebbrezza da alcol e
stupefacenti
(ASAPS) FIRENZE, 20 marzo 2007 – Un
anno, 8 mesi e 20 giorni, da scontare con la condizionale: è questo il valore
della vita di un ragazzo di nemmeno 28 anni ucciso all’alba da un ubriaco e
drogato? Perché lui, M.B., 40 anni, aveva bevuto tantissimo ed aveva assunto
sostanze stupefacenti. Eppure si era messo alla guida della sua auto senza
nessun controllo. Per giunta recidivo, accettò il rischio che dalla sua
condotta potessero derivare danni gravi, gravissimi. O irreparabili. Invase la
corsia opposta, all’alba dell’Epifania di un anno fa, ed uccise Sergio Romeo,
28 anni, agente di Polizia all’VIII Reparto Mobile di Firenze, che si stava
recando a prendere servizio. Sabato mattina (17 marzo) ha patteggiato la pena,
stabilita per l’appunto a nemmeno due anni di carcere, che ovviamente
(presumiamo) non rivedrà. Diciamo “rivedrà” perché la Polizia Municipale,
intervenuta sul posto per i rilievi ed i primi soccorsi al collega vittima del
pirata, lo arrestò. Il rapporto stilato convinse il Pubblico Ministero a
spiccare un provvedimento cautelare e dopo una notte trascorsa in ospedale gli
vennero aperte le porte del carcere di Sollicciano. Ma durò poco. È la
nostra legge che dice questo, e non c’è da prendersela con nessuno. Certo
però, che suonerà male, malissimo, il verbo “patteggiare” ai genitori di
Sergio, o alla sua giovane fidanzata. Suonerà come un affronto il fatto che
la vita di un ragazzo che stava andando a lavorare all’alba di un giorno di
festa, sia stata falciata da una persona che ha mostrato così poco rispetto per
il prossimo. L’incidente, terribile, ha lasciato in tutta la città un forte
sdegno. Chi l’aveva provocato, aveva già subito il ritiro della patente di
guida per lo stato di ebbrezza, ma come sempre capita ne tornò presto in
possesso, divenendo capace – a suo modo – di uccidere una persona. Qualcuno
obietterà: l’uccisore aveva già saldato il suo debito, oblando l’ammenda. Vero.
Ma è anche vero che non possiamo più permetterci di dare licenza di uccidere
a tutti. Non possiamo accettare che in uno stato democratico e civile
una persona che non è in grado, venga comunque legittimata a guidare. La
guida in stato di ebbrezza è un reato di pericolo e quando la si accerta, senza
conseguenze, deve essere presa come un campanello d’allarme. L’ebbro deve
essere controllato. Dovrebbe cessare, dal momento in cui viola la legge, la sua
credibilità e dovrebbe essere messo in condizione di dover dimostrare il più
spesso possibile la sua ritrovata condizione psicofisica. Lo si fa nello sport,
col controllo antidoping (ci spiace che il riferimento trovi assonanza con
qualche proclama politico dei giorni scorsi), perché non farlo sulla strada?
Ora la parola passa al GIP, che deciderà se ratificare il patteggiamento ed
emettere la sentenza. (ASAPS)
IL SECOLO XIX
Violenze sessuali e botte alla moglie condannato a tre
anni e otto mesi
la sentenza
L’ imputato, un uomo di 42 anni, avrebbe agito in stato di
ubriachezza abituale ed ora si trova presso una comunità di recupero
20/03/2007
ERA DA TEMPO divenuto un incubo per la moglie e per la
figlia di sette anni.
Tanto che la donna aveva deciso di denunciarlo per le violenze fisiche e
psicologiche che il marito riservava a lei, alla loro bambina e alle altre due
figlie che la donna aveva avuto dal primo marito da cui era rimasta vedova.
Ieri l’inchiesta del sostituto procuratore Sabrina Monteverde si è conclusa con
la condanna di Roberto C, a tre anni e otto mesi di carcere per violenza
sessuale e privata nei confronti della moglie. L’ imputato, un uomo di 42 anni,
avrebbe agito in stato di ubriachezza abituale ed ora si trova presso una
comunità di recupero. Il processo è stato celebrato ieri mattina con rito
abbreviato davanti al giudice Franca Borzone. Il pm Sabrina Monteverde aveva
chiesto 4 anni di reclusione per il "padre padrone". Da quanto è
emerso dalle accuse gli episodi di maltrattamenti si sarebbero succeduti per
molti anni e la moglie-vittima non aveva il coraggio di ribellarsi a causa
delle continue minacce che le erano rivolte. La poveretta avrebbe sopportato
quella situazione che si ripeteva quasi quotidianamente dal 1997 al settembre
2006. La violenza sessuale risulta invece essere iniziata nell’ estate dell’
anno scorso da quando, la donna, al colmo della sopportazione, aveva presentato
istanza di separazione. Oltretutto l’uomo non contribuiva in alcun modo al
mantenimento della famiglia: a tirare avanti era soltanto la donna che lavorava
come portinaia. Più di una volta aveva denunciato il marito sostenendo che in
diverse occasioni, quando rientrava a casa ubriaco, si comportava in
modo violento nei suoi confronti e in quelli delle figlie minori che insultava
pesantemente. In un’occasione Roberto C. aveva afferrato con violenza la moglie
strattonandola e procurandole lesioni varie tra cui trauma cranico, contusione
ad una spalla e al gomito: la donna aveva dovuto ricorrere alle cure
ospedaliere. Una delle denunce, datata settembre 2006, parlava degli abusi
sessuali cui la moglie sarebbe stata sottoposta dal marito anche davanti alle
figlie (*). Dopo quell’ultimo episodio l’uomo era stato allontanato
dall’abitazione con provvedimento di un giudice del Tribunale per i minori.
Roberto C., però continuava a stazionare sotto casa minacciando tutta la
famiglia. L’ imputato è stato difeso dagli avvocati Elisabetta Feilliene e
Antonella Carpi.
El. V.
(*) Nota: l’alcol è anche questo. “Il gusto pieno della
vita”.
N.B.: se l’avesse uccisa, travolgendola ubriaco con
un’auto, avrebbe preso, come pena, meno della metà (vedi articolo precedente).
AGIonline
STRAGI SABATO SERA: ANCONA, 50%
RAGAZZI CON TASSO ALCOLICO ALTO
(AGI) - Ancona, 20 mar. - Oltre il 50% dei ragazzi che si
sono sottoposti volontariamente all’alcoltest avevano un tasso alcolico superiore
al limite consentito.
Lo ha rivelato il sindaco di Ancona, Fabio Sturani, riferendo i dati
raccolti dall’unita’ di strada Informabus del Comune che sta operando sul
territorio per la riduzione dei rischi dovuti alla guida in stato di ebbrezza. L’equipe
dei servizi sociali nell’arco di nove mesi, ha effettuato 17 uscite serali nei
diversi locali nel Comune di Ancona ed ha affettuato 744 alcoltest, che hanno
dato un risultato tutt’altro che entusiasmante, anche se e’ risultata piu’
bassa la percentuale dei soggetti guidatori con il tasso alcolico superiore al
limite.
"Sul banco degli imputati non ci sono gli alcolici, ma anche le
sostanze psicotrope, l’eccessiva velocita’ quando i nostri ragazzi si mettono
alla guida - ha detto Sturani -. Di questa situazione l’unica norma possibile
e’ quella della prevenzione, che inizia in famiglia, con l’informazione a
scuola e nei luoghi di ritrovo sui rischi dello sballo, e sulle strade, con la
presenza delle forze dell’ordine". (AGI)
CORRIERE ADRIATICO
Sturani: “Affrontiamo insieme la
situazione”
ANCONA - “Non posso come sindaco non intervenire e
lanciare un accorato appello affinché tutti i soggetti preposti, le
istituzioni, la scuola, le famiglie si impegnino insieme, senza inutili scarica
barile riguardo le responsabilità, per affrontare la questione”. Il sindaco
Sturani lancia un appello contro le stragi del sabato sera e snocciola dati
allarmanti. “I dati raccolti ad Ancona dall’Unità di Strada Informabus del
Comune sono tutt’altro che entusiasmanti. L’equipe, nell’arco di nove mesi ha
effettuato 17 uscite serali nei vari locali posti nel territorio del comune di
Ancona ed effettuato 744 alcoltest trovando più del 50% dei ragazzi, che volontariamente
si è sottoposto all’etilometro, un tasso alcolico superiore al limite legale
dello 0,50 mentre risultava minore la percentuale di soggetti guidatori con il
tasso alcolico superiore al limite consentito. Ma sul banco degli imputati non
ci sono solo gli alcolici, ma anche le sostanze psicotrope, l’eccessiva
velocità quando i nostri ragazzi si mettono alla guida. Di fronte a questa
situazione, l’unica arma possibile è quella della prevenzione, che inizia in
famiglia, con l’informazione a scuola e nei luoghi di ritrovo sui rischi dello
sballo; sulle strade con la presenza delle forze dell’ordine. Ed al proposito la
Polizia municipale nei 2.700 controlli messi in campo nei tre mesi
estivi dello scorso anno ha accertato violazioni all’articolo 186 guida sotto
influenza alcolica solo in 19 casi” (*)
(*) Nota: come dire meno di uno su cento.
A fronte di oltre il 50% di cui di positivi di cui si
parla subito sopra.
C’è qualcosa che non quadra, è evidente.
IL GAZZETTINO (Pordenone)
Ordinanza del sindaco di Pordenone contro l’etilismo
(soprattutto fra i più giovani) e per garantire il decoro
Dopo le 20 non si vende più alcol
Multe salate a commercianti e gestori di locali pubblici
che eluderanno il diktat
Pordenone
NOSTRA REDAZIONE
Il sindaco di Pordenone, Sergio
Bolzonello, alza l’attenzione in tema di alcol e giovani e oggi firmerà
un’ordinanza per aumentare la prevenzione del fenomeno: multe salate a chi
venderà in centro città alcolici per asporto dopo le 20. Duplice lo scopo
dell’ordinanza: da un lato arginare l’abuso di alcol in particolare tra i più
giovani, dall’altro cercare di evitare che fenomeni di degrado sociale si
possano ripresentare (dopo viale Trento) anche in altre zone. La verifica
dell’ufficio legale del Comune conferma la legittimità dell’ordinanza che è già
stata adottata in diversi Comuni italiani (compresa Venezia) e dalla prefettura
di Pisa.
Non potranno più vendere birra, vino e superalcolici per
asporto dopo le 20 i supermercati che si trovano all’interno del
"ring", ma anche nelle pertinenze del centro città. Il perimetro
delineato e compreso nell’ordinanza interessa l’area all’interno della
Pontebbana, viale Grigoletti (Pam e Conad sono compresi), mentre nella zona Sud
vengono interessati i negozi su via San Giuliano. Escluso dal provvedimento
l’Ipermercato "Meduna" che potrà continuare a vendere alcolici per
asporto anche dopo le 20 e i punti vendita della periferia. Il provvedimento,
comunque, non interferisce più di tanto nell’attività di negozi e supermercati
in quanto solitamente chiudono i battenti alle 19.30, massimo alle 20. Possibili
deroghe in caso di particolari manifestazioni. Discorso diverso, invece, per i
bar. In questo caso non ci sono problemi per la somministrazione di alcolici.
In pratica chiunque potrà bere
birra o altre bevande che contengono alcol all’interno del locale pubblico o
nelle immediate pertinenze (tavolini esterni), ma non sarà più possibile, dopo
le 20, vendere per asporto. Stesso discorso per i locali etnici che sono senza dubbio i più colpiti
dal provvedimento. Anche in questo caso la somministrazione è possibile, ma se
l’avventore esce dal locale (anche sull’uscio della porta) con la bottiglia o
la lattina in mano, il proprietario del locale rischia la multa.
I proprietari dei locali sorpresi a vendere alcolici per
asporto dopo le 20 potrebbero, infatti, rischiare una sanzione sino a 10 mila
euro. Di più. Una recidiva (essere "beccati" per la seconda volta)
potrebbe far scattare la sospensione della licenza (leggi chiusura del locale)
per almeno una quindicina di giorni. Nessun provvedimento, invece, è previsto
per l’avventore.
L’ordinanza resterà attiva sino al 31 dicembre 2007 e
vieta la vendita di alcolici per asporto (nel centro città allargato) sia nei supermercati
o altri negozi, sia nei bar che, soprattutto, nei locali etnici che in centro
tengono le serrande aperte solitamente sino alle 22. Il divieto di vendita di
alcolici per asporto è dalle 20 alle 6 di mattina.
Loris Del Frate
IL GAZZETTINO
Divieto anche in laguna ma i
controlli sono troppo saltuari
A Venezia l’ordinanza che vieta la vendita di bevande
alcoliche in bottiglia o lattina, dalle 21 in poi, è stata emanata dal sindaco
Massimo Cacciari il 16 agosto scorso. Il divieto vale per tutti i locali, per
gli esercizi di commercio al minuto e quelli artigianali. Insomma, per bar e
locali in genere, pizzerie al taglio, kebab ma anche per ristoranti e pizzerie,
sia del centro storico sia della terraferma. Il provvedimento, a dire il vero,
era stato testato già nel Carnevale 2006, per contrastare il fenomeno
soprattutto dei gruppetti che si ubriacano, offendono e spesso aggrediscono i
passanti. Oppure spaccano bottiglie e bicchieri a terra, lasciando in giro il
disastro. Per i gestori che non rispettano la norma, c’è la sanzione di 50
euro. A quanto risulta, però, questa norma non è molto rispettata anche
perché non ci sarebbero i controlli previsti o sarebbero troppo saltuari.
Ovviamente, il provvedimento è stato molto criticato sia dagli esercenti che
dall’opposizione di centrodestra.
CORRIERE ADRIATICO
Angelo Raptis, 24 anni, è già
libero “Non mi sono accorto del motociclista altrimenti mi sarei fermato”
Scooter travolto, arrestato il pirata
E’ un amico del ragazzo morto a Cattolica, in caserma è
scoppiato a piangere
ANCONA - Dormiva, all’una di pomeriggio, quando in casa
hanno suonato i carabinieri. Sonno ancora pesante, per uno rientrato a casa
alle sette del mattino dopo una notte trascorsa in discoteca. Sonno tormentato,
se è vero che sei ore prima Angelo Raptis, anconetano di 24 anni, aveva
speronato un motociclista ed era scappato dando gas alla sua Saab 90, lasciando
quel poveretto a rotolarsi sull’asfalto con un dito fratturato e ammaccature
varie. Gli uomini del Nucleo operativo radiomobile guidati dal tenente Enzo
Marinelli l’hanno arrestato per omissione di soccorso e guida in stato di
ebbrezza. “Quest’ultimo reato non ci è stato contestato”, diceva ieri mattina
l’avvocato difensore Andrea Bordoni, che dopo la convalida dell’arresto ha ottenuto
dal giudice Moscaroli che il suo assistito fosse rimesso in libertà in attesa
del processo per direttissima che si terrà giovedì. Quando domenica gli
avevano fatto l’alcol test, i valori etilici di Angelo Raptis erano quasi tre
volte superiori ai limiti di legge e i carabinieri ritengono che fossero i
postumi di una sbornia notturna. E quando l’hanno portato in caserma Angelo
a un certo punto è scoppiato a piangere. Un po’ saranno stati i rimorsi, ma a
farlo crollare emotivamente è stata soprattutto la notizia che un ragazzo del
suo stesso gruppo degli Archi, l’amico Umberto Burini, era morto all’alba in un
incidente mentre rientrava da una discoteca della riviera romagnola. Spesso
uscivano insieme, ma non sabato sera, quando Umberto aveva preferito partire in
pullman verso la riviera romagnola, salvo poi accettare un passaggio in auto da
un amico per rientrare verso Ancona, viaggio interrotto dal fuoristrada mortale
sull’A14, tra Pesaro e Cattolica.
Più o meno alla stessa ora Angelo, anch’egli reduce da una
nottata di svago in un locale notturno, stava per arrivare a destinazione,
nell’appartamento di via Marconi dove abita con i genitori. Erano le 6 e 30.
Mancava una manciata di chilometri, lungo la Flaminia, eppure il ragazzo
sembrava aver fretta. All’altezza del ristorante Mizzio di Palombina altri
automobilisti l’hanno visto sorpassare un’auto a velocità sostenuta e finire
fuori mano, dritto contro uno scooter Piaggio 250 che viaggiava in direzione
nord. Il conducente del motociclo, un uomo di 65 anni, s’è visto arrivare
contro la sagoma nera della Saab e ha tentato una manovra disperata, puntando
verso il centro della carreggiata per schivare l’auto. La vettura guidata da
Raptis però l’ha urtato con uno specchietto retrovisore e lo scooterista è
caduto sull’asfalto. Se l’è cavata con ecchimosi e abrasioni in varie parti del
corpo e la rottura di un dito della mano, ma ha rischiato grosso perché poteva
finire investito dalle altre auto. Il ferito è stato dimesso domenica sera dal
pronto soccorso di Torrette, con una prognosi di trenta giorni.
I carabinieri sono riusciti a risalire all’automobilista
pirata in poche ore grazie ad alcune parti dell’auto rimaste sul luogo
dell’incidente (lo specchietto sinistro e il cerchione di una ruota) e alla
testimonianza di un automobilista che ha seguito per un po’ la Saab in fuga
annotando alcuni numeri di targa. “Non mi sono accorto dello scooter,
altrimenti mi sarei fermato”, ha raccontato il giovane in udienza, sostenendo
che pensava di aver urtato solo il marciapiede. Per l’omissione di soccorso
Raptis rischia una condanna alla reclusione da sei mesi a tre anni e la
sospensione della patente per non meno di un anno. Un paio d’anni fa era
incappato nella prova del palloncino, durante un controllo notturno in cui
l’avevano trovato con valori fuori norma e gli era stata sospesa la patente.
LORENZO SCONOCCHINI
IL GAZZETTINO (Treviso)
Un motociclista è rimasto
gravemente ferito, domenica sera sul Menarè, dopo essere stato urtato da
un’Audi
Provoca incidente e fugge, era ubriaco
Scontro frontale lungo la Statale 13, al confine tra San
Fior e Godega: sei persone finiscono all’ospedale
Conegliano/San Fior
Sotto gli effetti dell’alcol provoca un incidente sulla
statale Alemagna in località Menarè, nel territorio coneglianese, nel quale è
rimasto ferito un centauro, ma anzichè fermarsi a prestare soccorso prosegue.
La Polstrada lo incrocia sotto choc e in stato confusionale un chilometro dopo,
fermo sulla destra ormai in prossimità dell’abitato di Colle Umberto, quando si
è forse reso conto di quanto accaduto.
E’ accaduto domenica sera, alle 20.45:
nell’incidente sono rimaste coinvolte complessivamente tre vetture ed un
motociclista, B.B., 37 anni di Mareno di Piave che ha riportato numerose
fratture ed è stato ricoverato nel reparto ortopedia dell’ospedale di
Conegliano: ne avrà per una sessantina di giorni.
Secondo la ricostruzione
dell’incidente effettuata dalla Polstrada vittoriese, a innescare la carambola
sarebbe stato C.D.A., 28 anni di San Vendemiano. Con la sua Audi Sw stava
dirigendosi verso Vittorio Veneto ma, giunto all’altezza della curva destrorsa
denominata "di Sant’Antonio della bella volta", ha invaso in parte
la corsia opposta mentre stava arrivando la moto di B.B. che non è riuscito
ad evitare l’impatto con la parte anteriore laterale sinistra dell’auto,
perdendo il controllo e cadendo rovinosamente.
Come se nulla fosse l’Audi proseguiva la sua corsa (e in un primo momento, soprattutto
per l’omissione di soccorso, si pensava al pirata della strada) e nel contempo
una seconda vettura, che seguiva a qualche decina di metri il centauro, una
Rover condotta da I.D.R.,31 anni, di Vittorio Veneto, è stata colpita dai
frammenti di lamiera e vetri, ma è riuscita ad evitare l’investimento. Qualche
secondo ed è sopraggiunta anche una Golf condotta da P.E., 55 anni di
Conegliano, che è stato costretto a frenare e deviare sulla destra per evitare
il tamponamento, andando a fermarsi contro un platano, senza riportare troppi
danni.
Ad avere la peggio è stato
ovviamente B.B. che in seguito allo scontro è stato sbalzato dalla moto
riportando fratture e microfratture al gomito, al bacino e alla gamba sinistra.
Mentre la Polstrada stava raggiungendo il luogo dell’incidente ha incrociato
l’Audi ammaccata, ferma sulla destra. C.D.A. stava scendendo, forse per
rendersi conto dei danni. Era visibilmente alterato ed è stato sottoposto ad
alcoltest, risultato positivo.
Milvana Citter
Fulvio Fioretti
IL GIORNALE DI VICENZA
Una
è in coma al San Bortolo e l’altra in rianimazione a Treviso . Gravissime le due ragazze ferite nel botto di Belvedere
(ca. b.) Era
ubriaco il giovane che si trovava alla guida della Bmw finita contro un muro a
Belvedere di Tezze lungo la statale 47 alle 3,20 di domenica. È
quanto emerge dagli accertamenti effettuati dai carabinieri. Per Aliaj Kaidi,
25 anni, albanese, residente a San Martino di Lupari, l’unico del gruppetto di
amici sulla Bmw ad avere la patente, l’alcoltest non ha lasciato adito ad
alcun dubbio: 200 mg/dl, quattro volte il limite consentito. Nei suoi
confronti è scattata una denuncia per guida in stato di ebbrezza (oltre al
ritiro del documento di guida e alla decurtazione dei punti). Nel frattempo si appesantisce il
bilancio dell’incidente. J.A., 18 anni, romena, residente a Cittadella, è
gravissima. In coma farmacologico al San Bortolo di Vicenza ha riportato un
grave trauma cranico complicato da un vasto ematoma. I sanitari le hanno
diagnosticato anche molteplici lesioni polmonari e stanno facendo il possibile
per salvarla. In prognosi riservata, seppur meno grave, si trova anche
l’amica Ionelia Rata, 19 anni, pure lei di Cittadella, trasferita nel corso del
pomeriggio di ieri, per l’aggravamento delle sue condizioni di salute, dal San
Bassiano al nosocomio di Treviso, dove si trova ricoverata in terapia
intensiva in conseguenza di un serio trauma cranico e di due frattura scomposte
alla mascella destra e alla clavicola sinistra. Meno gravi le condizioni
degli altri due occupanti dell’auto finita fuori strada sulla 47, ricoverati
dopo l’incidente al San Bassiano, Aliaj Kaidi, l’albanese al volante, e il suo
connazionale seduto sul sedile posteriore, Florian Brinya, 26 anni, residente a
Cittadella. Per entrambi la prognosi è di trenta giorni per politraumatismi. Come già riferito ieri, il gruppo è uscito di strada al
termine di un sorpasso a Belvedere di Tezze, all’altezza dell’hotel Pigalle,
mentre da Bassano si stava dirigendo verso il Cittadellese dopo una serata ai
piedi del Grappa.
IL GAZZETTINO
Lettere
Sulla sicurezza stradale il governo ...
Sulla sicurezza stradale il governo è intervenuto nei
giorni scorsi con un giro di vite diretto soprattutto ai neo-patentati. Ma temo
proprio non possa bastare e per questo mi sento di avanzare una serie di
(altre) proposte che nascono dalla consapevolezza che la morte è una tragedia
immane, ma il vero dramma, di cui non si parla quasi mai, sono i 28.000 feriti
gravi che ogni anno riportano danni irreversibili. Questo "esercito"
dopo sofferenze indicibili e lunghe degenze ospedaliere, viene trasferito a
carico della famiglia (per chi ne ha una). La mia esperienza è quella di una
sorella che è stata per 14 anni in coma in seguito alle conseguenze di un
investimento da parte di un’automobilista... distratto. Il 4 dicembre 1985 lei aveva 26 anni, il ricovero in
rianimazione e da subito la diagnosi spietata: danno celebrale diffuso. Per 4
mesi ogni sera siamo rimasti davanti alla porta della rianimazione sperando di
sentirsi dire qualcosa di diverso e di vedere un segno, un movimento, un cenno
della testa. Niente. Nessuno può capire che cos’è l’attesa fuori da una
rianimazione, ci si sostiene al muro con una spalla perché le gambe fanno
fatica a reggerti finché si entra a sentire i mille bip delle macchine che la
tengono in vita. Davanti a tanto dolore c’è solo il silenzio ma non si deve
invece rimanere in silenzio di fronte alla possibile prevenzione.
Le mie proposte sono:
1 - Rendere obbligatorio, per ottenere la patente, oltre
ai quiz e alle lezioni pratiche di guida, un percorso formativo con gruppi di
ragazzi che hanno subito gravi danni a seguito di incidenti stradali. 2 - come pena accessoria per le infrazioni più gravi
prevedere periodi obbligatori di servizio gratuito all’interno di centri di
recupero o presso associazioni che seguono i traumatizzati gravi. 3 - divieto assoluto di vendita
di alcolici dopo mezzanotte nelle serate più a rischio dei fine settimana. Giovanna Strazzacappa
Padova
BRESCIA OGGI
Versioni contrastanti sull’episodio per cui è in carcere
un 28enne. Confermato dai medici il rapporto sessuale. Sequestrato lenzuolo
sporco di sangue Violenza, accuse al fidanzatino Favoreggiamento l’ipotesi di reato per l’amico 17enne della
giovane che ha denunciato lo stupro
di Franco Mondini
Era probabilmente alterata per l’alcol, ma non ha assunto droghe -
emergerebbe dai primi riscontri medici e dalla ricostruzione dei carabinieri -
la ragazzina gardesana che domenica mattina è stata violentata in un
appartamento di via Pertini a Roncadelle. L’alloggio è occupato da un albanese
di 28 anni, con residenza a Nave e sposato con un’italiana, che la studentessa
aveva conosciuto qualche ora prima in una discoteca della Bassa. I due erano soli in casa quando si è consumato il rapporto
sessuale: la ragazza, 18 anni, nega di essere stata consenziente e afferma che
l’albanese (che ha alle spalle una condanna a un anno e 6 mesi in Puglia per
sfruttamento della prostituzione e un arresto con successiva assoluzione a
Brescia per rapina) ha approfittato di lei. Il presunto violentatore, che si
trova da domenica in carcere, nega la violenza e persino il rapporto sessuale,
che invece risulterebbe confermato dalle analisi mediche. Ieri il colpo di scena. I carabinieri hanno denunciato a
piede libero il fidanzatino 17enne della ragazza, anche lui gardesano, per
favoreggiamento. La sua versione dei fatti - fra le altre cose, ha ammesso di
aver visto la ragazza salire in auto con l’albanese, ma pensava che
l’accompagnasse a casa -, non convince il maresciallo Vincenzo Redavide. Stride
sia con quanto raccontato dalla ragazza e dall’arrestato, sia con quanto
accertato da chi indaga. E un sospetto ha tolto il sonno agli inquirenti. Il
fidanzato era forse d’accordo con l’uomo accusato della violenza? Come mai ha
accettato che la sua ragazza si recasse in casa dell’albanese? Il
diciassettenne ha forse ricevuto nella notte cocaina dall’uomo? E le sue
condizioni psicofisiche erano tali da non permettergli di comprendere quanto
stava accadendo e quali fossero le intenzioni di quel 28enne? L’albanese è accusato di sequestro
di persona, violenza sessuale e possesso di stupefacenti: nell’appartamento i
carabinieri di Roncadelle hanno infatti scovato un etto e mezzo di cocaina. A
Canton Mombello si attende l’udienza di convalida, nel corso della quale potrà
respingere le accuse e fornire la sua versione dei fatti, difeso dall’avvocato
d’ufficio Beniamino Grigolato, in attesa della nomina del legale Cristian
Mongodi. L’inchiesta è stata affidata al pubblico ministero Mara Pucci. Il
magistrato ha disposto il sequestro dell’appartamento affinché nessuno inquini
la «scena del delitto». Sotto sequestro per essere esaminato anche il lenzuolo,
che presenta tracce di sangue. Le analisi dovranno accertare se si tratta del
sangue della ragazzina gardesana, e se ci siano tracce di materiale organico
dell’accusato. Affacciatasi a una finestra nel primo pomeriggio di
domenica, la ragazza aveva chiesto aiuto, supplicando i passanti di chiamare i
carabinieri per essere liberata. Una vicenda che presenta aspetti controversi.
Gli uomini dell’Arma di Roncadelle e della Compagnia di Brescia stanno unendo
tassello dopo tassello. Ieri sono state interrogate a lungo più persone ed è
stato riascoltato il giovanissimo fidanzato della ragazza. In caserma anche
chi ha trascorso la notte in discoteca, nelle stesse ore in cui la giovane e
l’albanese hanno fatto amicizia, ballato e fatto mattina ascoltando musica e
bevendo abbondantemente. Da accertare anche se la giovane sia stata spinta a bere
sino ad essere incapace di reagire e come mai abbia deciso di recarsi a Roncadelle. Certo è
che era sola con il 28enne. Il fidanzato - visto conversare a lungo con
l’albanese - non avrebbe mai varcato il cancello che porta all’appartamento
dove si sarebbe consumata la violenza. Tra le agghiaccianti ipotesi degli
investigatori anche quella che in cambio di cocaina abbia permesso all’albanese
di portare a casa la sua fidanzata.
CORRIERE ADRIATICO
L’hanno portata a casa loro dopo
l’incontro ai giardini. Sono stati arrestati dai carabinieri Disabile
stuprata per ore da due muratori JESI - L’hanno stuprata a casa
loro, in due. Per ore. Pensando di farla franca, tanto lei è un po’ ritardata,
forse non s’è neanche resa conto, non ricorderà di certo. Ma quando hanno visto
arrivare i carabinieri tutta la baldanza è scomparsa. Si sono nascosti in un
ripostiglio delle scale. Sono stati trovati, e arrestati con l’accusa di
violenza sessuale. Storia di un altro stupro in
città. Storia che inizia dove la precedente era stata compiuta dal branco
l’estate scorsa, ai giardini pubblici di via Grecia, nei pressi del monumento
ai Caduti. Sono stati due muratori polacchi di 26 e 27 anni ad
abusare, per ore, di una giovane donna di 36 anni d’età anagrafica, molti meno
d’età psicologica. La ricostruzione dei fatti elaborata dai carabinieri del
nucleo operativo di Jesi con la collaborazione dei colleghi di Ancona tra i
quali militari donne, è precisa e non sembra offrire letture e dinamiche
diverse. E’ il tramonto di ieri l’altro, una domenica calda e
limpida. Stanno calando le prime ombre della sera, e Maria (nome di fantasia),
sta passeggiando lentamente nella pineta, assorta nei suoi pensieri, chissà
quali. I giovani polacchi la conoscono di vista, si sono scambiati qualche
saluto e qualche parola. L’incontro pare fortuito, al tramonto di ieri l’altro,
ma forse non lo è. Parlano, non si sa di cosa, passeggiando insieme. Arrivano,
guarda caso, nell’abitazione dei ragazzi polacchi. Entrano. Parlano e bevono.
Poi le avance, e l’impossibilità per Maria di sottrarsi, confusa dalla
disabilità e dall’alcol. Abusano di lei per oltre due ore. Ne fanno ciò che
vogliono, e come vogliono. Le fanno male. Lei non è in grado di uscire da
quella situazione come non era stata in grado di accettarla razionalmente. E’
una vittima, non una partner. Vittima di uno stupro infame, se l’accusa verrà
confermata dal giudice. Gli esami ginecologici ai quali viene sottoposta
qualche ora dopo non lascerebbero dubbi, sostengono i carabinieri. E’ notte da ore quando Maria torna a casa, con gli abiti
sgualciti, la testa confusa e dolori lancinanti. Suo padre è in pensiero, le
chiede dov’è stata. E come sta. Lei gli racconta tutto, con la stessa innocenza
mentale di come quel tutto l’ha subìto. Racconta di quei giovani incontrati ai
giardini, della camminata, della camera da letto. E dice al padre che sta male,
e dove prova dolore. Non ci pensa un attimo il padre di Maria. Telefona al 112,
ai carabinieri. Ripete il racconto della figlia. I militari arrivano in un
attimo ma non vogliono spaventare la giovane. Un carabiniere donna si apparta
con Maria, e lei ripete quanto ha detto al padre. Riuscendo a spiegare dov’è
quella casa, e com’è quella camera da letto. I militari fanno irruzione,
trovano i due polacchi nascosti nello sgabuzzino delle scale condominiali.
Nella camera da letto trovano tutti i riscontri di compatibilità con il
racconto della giovane jesina. Anche tracce di sangue, pare. Sangue di Maria.
Che poco dopo indentifica i due violentatori, senza mostrare dubbi. Non si sa cosa abbiano dichiarato i due muratori polacchi;
se hanno - come tutti gli stupratori - sostenuto che lei ci stava, era
consenziente; se hanno gettato fango sulla vittima.
BRUNO LUMINARI
IL GAZZETTINO (Venezia)
Un
dolore composto per l’addio a Giuseppe Gallo San Donà
Grande cordoglio, ieri, nel duomo di San Donà per l’ultimo
saluto a Giuseppe Gallo, il trentacinquenne rappresentante, deceduto
qualche giorno fa, per le gravi ferite riportate in un incidente stradale,
mentre percorreva via Salsi, in località Santa Maria del Piave, di ritorno da
Jesolo, in sella alla sua moto. Di carattere riservato e serio, il giovane era
figlio unico del dottor Gallo, già medico anestesista dell’ospedale di San Donà
e di Luisa Dedin, da tanti anni apprezzata coordinatrice responsabile dei
club degli alcolisti anonimi (*) della zona, i cui membri erano presenti
numerosi alla cerimonia funebre; in tanti, inoltre, conoscevano bene la
famiglia della madre, in particolare il nonno del giovane, Graziano Dedin, che
era stato proprietario di un mobilificio a Musile. Giuseppe, che da tempo aveva
scelto di andare ad abitare a San Donà, continuava tuttavia a mantenere la
residenza nell’abitazione della madre con la quale si vedeva quotidianamente,
in via delle Industrie a Musile. Una cerimonia da cui traspariva un dolore composto,
officiata dal parroco di Musile, don Mario
Mercoledì, 21 Marzo 2007
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