Rassegna stampa del 29 giugno 2005 |
Da "La Sicilia" del 29 giugno 2005 Tre componenti dello stesso nucleo familiare, Vito Giuseppe Donz’, di 34 anni, Vincenzo Donz’, di 67 anni, Aldo Antonino Donz’, di 41 anni, sono stati condannati dal giudice Giovanni Milano, in composizione monocratica, in quanto riconosciuti colpevoli di essere stati trovati in possesso di numerosa merce di provenienza illecita, quali contrassegni di assicurazione, certificati assicurativi appartenenti a ciclomotori e autovetture risultati rubati; inoltre, con l’utilizzo di punzoni falsi modificavano i telai di ciclomotori, autovetture e motori di provenienza illecita, che poi venivano immessi sul mercato con certificati falsi; inoltre, Vincenzo Donz’ si era permesso di minacciare un agente della Polizia stradale del comando provinciale, che stava esaminando il numero del telaio di una autovettura. Praticamente dieci anni fa, giugno 1995, una squadra della Polizia stradale di Enna, coordinata dall’ispettore superiore Achille Baccani, rinveniva all’interno dell’officina di Vito Donz’ e in alcuni garages, gestiti dai Donz’, ciclomotori, autovetture, motori, oltre a punzoni che avevano la proprietà di modificare i numeri dei telai sia dei ciclomotori che delle auto. Ora, il giudice Giovanni Milano li ha riconosciuti colpevoli di occultamento di ciclomotori, autovetture, ma anche di certificati assicurativi di provenienza illecita, per cui li ha condannati a due anni e un mese di reclusione, 600 euro di multa per Vito e Vincenzo Donz’, due anni e due mesi di reclusione e 700 euro per Antonino Aldo Donz’, pagamento delle spese processuali, restituzione ai legittimi proprietari dei mezzi rubati, confisca e distruzione dei punzoni sequestrati e dei certificati assicurativi sequestrati. denunciato dalla polstrada Viola i sigilli dell’area sequestrata e monta sull’auto una targa falsa Manuel Bisceglie Il fermo del sessantanovenne è scattato in seguito ad attività della squadra di polizia giudiziaria della Polizia stradale su un’area sottoposta a sequestro in via Emilia 8. Dal controllo dell’area, richiesto dal procuratore capo della Procura della Repubblica Roberto Campisi, è stato accertato che i sigilli posti per vietarne l’accesso e il cartello con la dicitura "area sottoposta a sequestro", erano stati violati dall’uomo, proprietario della medesima area di rottamazione abusiva. Dalle successive verifiche, è stato inoltre accertato che il veicolo su cui procedeva l’anziano, una Fiat Uno bianca, possedeva targhe che appartenevano ad una Audi 80 e che la stessa Fiat Uno non disponeva di copertura assicurativa. Il sessantanovenne siracusano, fra l’altro, al momento del fermo, ha dichiarato che aveva personalmente provveduto a contraffare il contrassegno utilizzandone uno sbiadito. Sulla questione delle targhe false, lo stesso ha successivamente riferito che aveva apposto di sua intenzione le targhe dell’Audi 80 sulla Fiat Uno. Queste sono state immediatamente smontate e ritirate dalla squadra di polizia giudiziaria intervenuta sul posto, la quale ha provveduto a trasmetterle alla motorizzazione civile per uso improprio. Da "L’Adige"Ýdel 29 giugno 2005 Gli uomini stavano bene, erano solo assetati e stanchi. Colpiti da decreto di espulsione Clandestini trovati in A22 Cinque afghani. Intervento della polizia stradale E.A.M. Gli agenti hanno allertato le altre forze dell’ordine. Hanno preso parte all’azione i carabinieri di Aldeno, che hanno rintracciato il diciassettenne a Besenello, in centro. Nel frattempo, sull’autostrada è arrivata anche un’ambulanza, che ha verificato le condizioni di salute degli uomini: stavano tutti bene, erano solo stanchi e assetati. A quel punto tutti i cinque gli afghani sono stati accompagnati all’ufficio stranieri della questura di Trento per l’identificazione (avvenuta con autocertificazione, visto che nessuno di loro aveva addosso documenti); verificato il loro stato di clandestinità in Italia, sono stati colpiti da decreto di espulsione ed immediatamente rilasciati. La legge prevede infatti che i clandestini siano accompagnanti in un centro di permanenza temporanea solo dopo la seconda cattura. Per gli afghani di ieri, l’ipotesi pi˜ probabile è che siano saliti di nascosto su un camion in sosta ad una stazione di servizio, o abbiano chiesto un passaggio all’autista. Avrebbero poi deciso autonomamente di scendere, forse per raggiungere la città a piedi; oppure potrebbero essere stati "scaricati" dal camionista, accortosi della presenza non desiderata. Difficile capirlo, visto che la comunicazione in questi casi non è mai semplice. Non si tratta, comunque, del primo evento del genere: pochi giorni fa un ritrovamento analogo era avvenuto nella zona di Ala, sempre in autostrada. Erano le 4 e mezzo, la mattina del 25 giugno, quando la pattuglia della polizia stradale di Trento ha individuato cinque persone di colore che camminavano in corsia di emergenza; fermate, le persone (quattro donne e un uomo) hanno dichiarato di arrivare dalla Nigeria. Anche in quel caso, la procedura è stata la stessa: identificazione alla questura di Trento, decreto di espulsione e rilascio. |
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