Martedì 24 Dicembre 2024
area riservata
ASAPS.it su
Articoli 24/03/2007

“Una Guida da Pensionato”

Comportamenti di Guida ed Età Avanzata



A chi non è capitato, almeno una volta nella vita, di incontrare sulla propria strada, e non in senso metaforico, la classica auto che viaggia ad una velocità particolarmente bassa? Nel raro caso in cui non ci si trovi in un circuito automobilistico e non ci si trovi di fronte ad una safety-car, non essendoci le condizioni idonee per una sorpasso, ed incuriositi da una simile flemma, spostiamo la nostra auto leggermente sulla sinistra e ci “affacciamo” per vedere cosa impedisca al veicolo che ci precede di viaggiare ad una velocità almeno decente, come per concedergli un’ultima possibilità di appello. Con non poca sorpresa, e per qualcuno con un pizzico di indignazione, notiamo che la strada davanti al nostro apripista è completamente deserta e che quella a cui sta viaggiando è una velocità scelta deliberatamente da quel guidatore. Così, teniamo il motore in caldo e su di giri, ed appena possibile sorpassiamo l’auto con gran fragore di pistoni, alzando la mano al cielo, gesto che l’anziano guidatore (sì, adesso lo abbiamo visto, perché sorpassandolo siamo stati come costretti a voltarci, a guardare che faccia potesse avere uno che guida così piano…) difficilmente avrà scambiato per un saluto. A questo punto, il finale della storia può prendere due direzioni differenti: alcuni avvertiranno l’eco di un senso di colpa per aver pensato male dell’anziano guidatore, riconoscendo la sua bassa velocità come una delle conseguenze dell’età avanzata, e proiettandosi empaticamente nella sua condizione, col pensiero che “tanto ci arriviamo tutti”, se non addirittura “speriamo di arrivarci”; altri invece, ben più concentrati sul rispetto dei tempi della propria tabella di marcia e sulle brillanti prestazioni automobilistiche sino ad oggi dimostrate, danno per sottinteso che alla propria vecchiaia ci penseranno quando arriverà, se mai arriverà, al grido di “a una certa età la patente la dovrebbero ritirare!” Guidare un’autovettura è un’attività psicomotoria complessa, che richiede l’elaborazione simultanea di diversi tipi di informazione (acustica, visiva, tattile) ed una certa quantità di azioni fisiche, e con l’aumentare degli anni, guidare un veicolo diviene un compito sempre più costoso per l’intero organismo. Per questo motivo, i guidatori più anziani tendono a compensare il disagio e la tensione che sperimentano al volante evitando condizioni difficili di guida, come durante le ore di punta o con l’oscurità. Il tentativo è dunque quello di far fronte a difficoltà di tipo operativo scegliendo soluzioni strategiche adeguate. È stato suggerito (Hakamies-Blomqvist, 1994) che questo comportamento compensatorio sia adottato a seguito di una sensazione di sovraccarico mentale durante la guida, più che dalla percezione di un possibile rischio. E per quei guidatori che scelgono di smettere del tutto di guidare questa decisione è spesso il punto di arrivo di un processo graduale, durante il quale la guida è limitata sia qualitativamente che quantitativamente. Quello che può innescarsi in questo caso specifico è una sorta di reazione a catena, per la quale i primi disagi al volante fanno sì che la pratica di guida sia vissuta come una condizione spiacevole, cosa che renderà poco desiderabile l’idea di guidare nuovamente. Si comincerà quindi a prendere l’autobus, ad andare a piedi, o a farsi accompagnare, ed a guidare l’auto soltanto quando non è possibile fare altrimenti. Fino a che non ci si renderà conto che l’autobus non è poi così male e che “quattro passi fanno bene alla circolazione”. A rendere la pratica di guida una condizione spiacevole possono partecipare svariati fattori, avvertiti dal guidatore come segni di un degrado psicomotorio. Tra questi, la sensazione di sovraccarico o di confusione mentale e la percezione del rallentamento dei riflessi possono contribuire ad aumentare il senso di incapacità al volante, dipingendo l’autovettura, agli occhi dell’anziano guidatore, come uno strumento sempre più difficile da padroneggiare. A questo punto si confrontano le due immagini di se stessi alla guida, quelle del “come ero” e del “come sono adesso”, con l’inevitabile conclusione di non essere più lo stesso di una volta. La guida dell’auto, in condizioni di prevedibile e non trascurabile impedimento dato dall’età, equivale dunque ad una costante conferma di invecchiamento, boccone che per taluni può risultare difficile da ingoiare. Per questo, meglio stare alla larga dal volante. Ma se per alcuni guidatori il vissuto è quello appena descritto, per altri la sensazione di poter ancora guidare “come un tempo” sembra essere forte. In uno studio di qualche anno fa, Holland e Rabbitt (1992) hanno mostrato che alcuni guidatori settantenni interrogati sulle proprie abilità sensoriali le autovalutavano tanto efficienti quanto venivano autovalutate dai guidatori cinquantenni, benché tendenzialmente non lo fossero. E l’immagine di integrità che avevano di se stessi partecipava sicuramente in maniera considerevole ad una propria valutazione positiva al volante, incentivo questo per non abbandonare la pratica di guida. E sempre nello stesso studio, a conferma di quanto finora detto, i settantenni che avevano notato un deterioramento psicomotorio dichiaravano di aver dovuto apportare sensibili cambiamenti alle proprie strategie di guida, ad esempio evitando situazioni potenzialmente difficili. In conclusione, sembra che tendenzialmente esista una sorta di allarme naturale che, in là con gli anni, fa sì che la guida venga ridotta, o comunque che ne vengano modificate le strategie. Ma questo non deve spaventare nessuno. La terza età è l’età della riflessione, in cui ci si volta indietro e si osserva il proprio percorso di vita con occhi nuovi, con gli occhi della saggezza, una saggezza che tra le altre cose dovrebbe suggerire ai più nostalgici che anche se non si è più quelli di una volta siamo sempre noi stessi, anche se dobbiamo inevitabilmente adattare la nostra guida alle sopraggiunte, inevitabili esigenze dell’organismo.

*Dottore in Psicologia, operatore di Polizia Stradale
 

Riferimenti bibliografici Hakamies-Blomqvist, L. (1994). Mental workload and compensation in older drivers. In K. Johansson & C. Lundberg (Eds.), Aging and Driving (pp. 59–65). Stockholm: Karolinska Institute. Holland, C. A., & Rabbitt, P. M. A. (1992). People’s awareness of their age-related sensory and cognitive deficits and the implications for road safety. Applied Cognitive Psychology, 6, 217–231.


da il Centauro n.110
 


© asaps.it

Francesco Albanese*

da "il Centauro"
Sabato, 24 Marzo 2007
stampa
Condividi


Area Riservata


Attenzione!
Stai per cancellarti dalla newsletter. Vuoi proseguire?

Iscriviti alla Newsletter
SOCIAL NETWORK