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ARBITRIO – «L’attuale concezione delle droghe è mal
concepita e arbitraria» dichiara Nutt commentando le tabelle del governo
britannico (non molto dissimile, per i criteri adottati e per la lista di
sostanze considerate illegali, da quello italiano) «l’esclusione di alcol e
tabacco è dal punto di vista scientifico arbitraria». Il tabacco è infatti
causa del 40 per cento di tutti i ricoveri ospedalieri – ne è quantomeno una
concausa – e all’alcol viene attribuita oltre la metà delle emergenze da pronto
soccorso. Inoltre l’alcol ha un alto tasso di pericolosità sociale (2,2 in una
scala da 0 a 3) ed è secondo in questa classifica solo all’eroina. Il tabacco
invece dà una dipendenza inferiore solo a eroina e cocaina. I PRIMI DIECI – Eroina e cocaina sono le sostanze più
nocive in base anche a questa nuova classificazione. A seguire i barbiturici
(inventati nel 1903 come sedativi e ipnotici), poi il metadone e quindi l’alcol.
Il tabacco è la nona sostanza per pericolosità preceduta da ketamina (un
anestetico per uso veterinario che ha conosciuto una discreta e dannosissima
moda tra le nuove generazioni come droga «da sballo»), benzodiazepine (una
evoluzione raffinata dei barbiturici) e anfetamina. Fuori dalla top ten
cannabis (11°) Lsd (l’acido lisergico scoperto per caso da Albert Hoffman
mentre cercava di creare un cardiotonico, che si piazza in quattordicesima
posizione) e l’ecstasy, solo diciottesima. CUM GRANO SALIS - I risultati dello studio di Nutt vanno
letti con attenzione per evitare facili mistificazioni e pericolosi
fraintendimenti. Si riferiscono infatti non alla sostanza in sé, ma al suo uso
tipico. Assumere Lsd non è meno nocivo di fumare una sigaretta, soprattutto se
se ne fumano venti al giorno. Tuttavia questi nuovi dati sono importanti e i
ricercatori che li hanno aggregati sperano che contribuiscano a riaprire il
dibattito sulle sostanze illegali. Anche chi non ha partecipato direttamente
all’indagine concorda sull’importanza della tabella. Lesile Iversen, professore
di farmacologia a Oxford, definisce quella pubblicata su Lancet «il primo passo
per una classificazione delle droghe basata sulle prove» e non solo sul
retaggio culturale – per cui in occidente l’alcol è ampiamente accettato a
differenza di altre culture che lo considerano veleno – e sui pregiudizi. La
pubblicazione dei risultati ha acceso un dibattito nella comunità scientifica,
sebbene non ancora un dibattito governativo. Ignorare The Lancet non sarà
facile per chiunque d’ora innanzi voglia occuparsi della pericolosità – e
quindi della legalità – di droghe leggere e pesanti. (*) Gabriele De Palma |
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