La rassegna di oggi riporta i primi commenti
all’iniziativa del Comune di Rovereto che ha aperto la rassegna di ieri.
Personalmente consideriamo eccellente questo tipo di
proposta che, ricordiamo, mette in relazione la disponibilità del Comune a
finanziare le Feste che si svolgono su quel territorio con la cultura (e
disponibilità) alcolica che tali feste propongono. Proponiamo di scrivere
(naturalmente chi lo desidera) al Comune di Rovereto, per esprimere il nostro
sostegno. Con l’auspicio che tanti altri Comuni italiani seguano la strada
tracciata da Rovereto.
Questi sono gli indirizzi di posta
elettronica:
comunicazione@comune.rovereto.tn.it, urp@comune.rovereto.tn.it,
Sindaco@comune.rovereto.tn.it,
manzanarenato@comune.rovereto.tn.it,
e, per conoscenza, p.giovanetti@ladige.it, l.zoppello@ladige.it,
trento@trentinocorrierealpi.it,
e, al solito, a a.sbarbada1@tin.it, e robargen@libero.it, per la pubblicazione in rassegna.
TRENTINO
«Alcol, con i soli divieti non si vince»
Festival: il decalogo di Manzana dimentica che la piaga è
nei bar Da Meneghelli, Frapporti, Bellini e Bertolini ok comunque sui liquori
al bando e sui prezzi
MARCO GUIDOTTO
ROVERETO. Sì a un’azione culturale anti-alcol. No alla
scorciatoia del proibizionismo, e quindi no al «decalogo» lanciato
dall’assessore Renato Manzana. Come riferito ieri, le manifestazioni cittadine
che non si adegueranno, potranno dire addio al contributo comunale. Il problema
più grosso, a quanto pare, sarà l’obbligo di allestire una giornata «alcol
free», rinunciando all’incasso da birre e vino. Federico Frapporti
(«Sfumature», «Artisti di strada») e Paolo Bertolini («Open Hands»): «E come si
sostiene la giornata senza alcol, se non ci sono entrate? (*) Il Comune dà
premi per chi la fa? Con poche centinaia di euro, non si fa nulla».
Le feste di piazza ad alta partecipazione di giovani ci
saranno ancora, l’ok definitivo i registi delle principali manifestazioni
estive lo daranno proprio la settimana prossima. Ma il nuovo regolamento lascia
perplessi.
Andrea Meneghelli («Rafanass») non non ha ancora ricevuto
comunicazioni ufficiali, ma non si sottrae da un commento: «Che il problema
dell’alcol tra i giovani esista, nessuno lo ha mai negato. Anzi, siamo sempre
stati impegnati su questo fronte. Ad esempio, noi già da anni non vendiamo
superalcolici. Posto questo, bisogna però anche capire che per risolvere il
problema, ed educare i giovani ad altri stili di vita, compito peraltro che
spetterebbe più alla famiglia, non ci si può limitare a proibire (**). Occorre
invece battere la strada della sensibilizzazione e della prevenzione. Esempio:
perchè non trasformiamo le serate delle nostre manifestazioni in occasioni
tematiche, in cui invitare personaggi di sicuro appeal sui giovani, a parlare
di alcol, e magari anche di bullismo, o di velocità sulla strada?». Che
qualcosa di possa e si debba fare, sono d’accordo tutti. Frapporti
dell’associazione Calmapiatta: «Bisogna garantire alternative al bar. Creare
nuovi spazi di aggregazione». Bertolini: «Le nostre feste rappresentano una parte
minima del problema. I nostri sono 4 eventi. Ma i giovani consumano alcol tutto
l’anno e soprattutto nei bar di sera, o comprando le bottiglie al
supermercato».
Nel merito dell’iniziativa comunale, Frapporti e Bertolini
sono comunque sereni: «Già da tempo non somministriamo superalcolici, e già da
tempo evitiamo promozioni speciali sulla birra».
L’obbligo di organizzare una giornata senza alcol - vera
novità del regolamento di Manzana - rimane il vero problema: «I contributi del
Comune, come noto, sono molto contenuti e non compensano la perdita d’incasso».
Bisognerà pensare a soluzioni alternative. Per evitare di
perdere introiti preziosi, già si pensa di aggiungere al programma normale la
giornata alcol free, invece di assorbirla tra quelle già previste. E di
finanziarla con il premio (esiguo) che il Comune prevede per chi dimostra
sensibilità alla sua iniziativa.
«Ma il contributo aggiuntivo -
sostengono Bertolini e Frapporti - è troppo scarso, è chiaro che avremo serate
alcol free di basso profilo, poco attrattive. I musicisti costano. Così si
arriverebbe al paradosso: ad una giornata di sensibilizzazione e di grande
promozione alla salute, a cui non partecipa nessuno». (***)
Paolo Bellini non propone festival rock, ma Mescolanze,
rassegna enogastronomica di alto profilo. Il decalogo di Manzana riguarda
tutti....
«La logica dei divieti non mi appartiene - ragiona Bellini
- anche se ci si potrà adeguare. Noi siamo avanti su molti aspetti, usiamo
piatti e posate «bio» già da sei anni, non abbiamo mai stracciato i prezzi e
siamo anzi accusati di essere cari e di non proporre nel tendone di piazza il
vino sfuso. Ma nella politica del Comune trovo contraddizioni e limiti. Penso
ai tanti happy hour nei bar, quelli sì devastanti. Penso alla provincia che per
due anni ha proposto una manifestazione costosissima intitolata Vin-art. Penso
ai tavoli che si coprono di birre cinque minuti prima del gong, oltre il quale
non viene più somministrato l’alcolico. Mi domando anche se è meglio un
bicchiere di vino, bevuto imparando qualcosa del territorio da cui proviene,
oppure ingollare Coca-Cola. Mi dispiace insomma che non si ragioni sul come la
bevanda è proposta, che non si faccia formazione anche degli organizzatori, che
si riduca tutto a proibizioni. Non credo che cambieranno granchè: i ragazzi si
sbronzeranno fuori». (****)
(*) Nota: le solite (sciocche) critiche incentrate sullo
spettro del proibizionismo. Secondo le indicazioni del Comune di Rovereto,
riportate ieri in rassegna, nessuno proibisce niente. Chi vuole fare feste
senza la giornata analcolica può continuare a farle. Semplicemente lo farà
senza finanziamenti pubblici, perché gli amministratori hanno la responsabilità
di promuovere una cultura di salute nelle loro comunità, e gli investimenti
pubblici vanno fatti in questa direzione.
(**) Nota: … infatti la proposta del Comune di Rovereto è
sostanzialmente culturale, per nulla proibizionistica. Per fare un esempio,
cambiare nome a una Festa della Birra, evitando l’accostamento – già nel titolo
- tra l’alcol e il divertimento, ha un importantissimo significato. Ma non
proibisce a nessuno di vendere o di consumare birra.
(***) Nota: più volte, in questa rassegna, abbiamo
riportato notizie di iniziative analcoliche, proprio in Trentino, che hanno
avuto grande successo, con grande partecipazione di giovani, anche senza avere
necessariamente ospiti di grande richiamo.
(****) Nota: presentando questa iniziativa, l’assessore di
Rovereto ha parlato di una “svolta culturale”. E’ evidente che questo non
significa risolvere, e subito, i problemi alcolcorrelati di quel territorio.
D’altra parte la ricetta per ottenere un simile risultato non ce l’ha nessuno,
mi pare. La proposta del Comune di Rovereto è un investimento di lungo respiro
che, prima ancora di divenire operativo, sta ottenendo i primi risultati,
portando le persone di quella comunità a riflettere e discutere.
LA REPUBBLICA del 24 marzo 2007
“Alcol e fumo più dannosi della cannabis”
Ricerca shock a Londra. Ecco la classifica delle sostanze
più pericolose Su Lancet pubblicato lo studio redatto da autorevoli studiosi
britannici.
Sarebbero addirittura più nocivi di Lsd ed ecstasy
Le droghe legali fanno più danni
di alcune delle più diffuse droghe illegali. Alcol e tabacco sono più pericolosi
per a salute di cannabis, Lsd ed ecstasy, dunque vanno considerati alla stregua
dei narcotici più nocivi anche se è possibile acquistarli al supermarket e dal
tabaccaio. Ad affermarlo sono alcuni dei più autorevoli studiosi ed esperti
britannici, in un rapporto pubblicato dalla rivista scientifica Lancet. Il
sistema di classificazione della gravità delle droghe attualmente usato da
governo, magistratura e forze dell’ordine nel Regno Unito, dicono nel
documento, è “arbitrario”, non tiene conto dei dati oggettivi e dunque va
radicalmente modificato. Gli studiosi, tra i quali membri del comitato che
agisce da consulente governativo in materia di droghe, offrono una nuova
classificazione, in cui alcolici e tabacco figurano rispettivamente al quinto e
al nono posto fra le venti droghe più socialmente pericolose, suggerendo che le
autorità ne tengano conto nel predisporre misure per affrontarne le
conseguenze. L’iniziativa ha ricevuto ampio spazio sulla stampa londinese, con
il Guardian che le ha dedicato ieri il principale titolo di prima pagina.
“Siamo di fronte a un immenso problema”, dice Colin
Blakemore, direttore del Medical Research council e coordinatore del rapporto
apparso su Lancet.
“La droga non è mai stata così facilmente disponibile,
così a buon mercato, così potente e così ampiamente usata. Chiaramente i
programmi che sono stati usati negli ultimi quarant’anni per combattere questo
fenomeno non hanno funzionato. Perciò pensiamo che sia necessario guardare al
problema da una prospettiva nuova e ci auguriamo che il nostro studio
contribuisca a questo”. Secondo altri autori della ricerca, una diversa classificazione della
gravità delle droghe, legali e illegali, deve avere come prima conseguenza un
differente sistema di pene detentive e sanzioni legali per chi ne fa uso.
“Il punto che vogliamo sottolineare è che tutte le droghe
sono pericolose, anche quelle che si possono acquistare legalmente e che la
gente non considera gravemente nocive, come per esempio l’uso regolare di
alcolici (*)”, osserva il professor David Nutt, psicofamarcologo della Bristol
University.
Per elaborare la nuova graduatoria, gli autori del
rapporto hanno chiesto a un gruppo di esperti di classificare venti droghe in
nove categorie: tre riguardanti i danni fisici che esse causano, tre sulla
probabilità che creino una dipendenza e tre sui danni sociali e i costi per la
sanità pubblica. Il risultato è stato che eroina e cocaina si sono piazzate
rispettivamente al primo e secondo posto della lista, ma alcol e tabacco, droghe
legali, compaiono tra le prime dieci.
Cannabis, dalla cui pianta viene ricavata la marijuana,
appare in undicesima posizione, pur tenendo conto di una nuova variante
chiamata “skunk” (alla lettera, puzzola), che secondo gli studiosi interpellati
dal rapporto è circa tre volte più potente di quella normale. L’allucinogeno
Lsd compare al quattordicesimo posto e l’ecstasy al diciottesimo, nonostante
entrambe siano attualmente considerate droghe di “categoria A”, la stessa di
eroina e cocaina, cioè della massima gravità, nel sistema di classificazione in
vigore. La posizione dell’ecstasy in fondo alla graduatoria e quella dell’alcol
al quarto posto, spiega il professor Nutt, dipende in parte dal fatto che
l’ecstasy causa meno di dieci morti all’anno in Gran Bretagna mentre una
persona al giorno viene uccisa da alcolismo acuto e migliaia soffrono gravi
malattie per l’uso cronico di alcolici. Il rapporto conclude che la nuova
graduatoria sarebbe più veritiera e rifletterebbe più accuratamente i danni
sociali di ogni tipo di droga.
La classifica
1 - Eroina - L’uso è illegale anche in Italia. È un
derivato dell’oppio coltivato nel Sud Est asiatico
2 - Cocaina - Consumo illegale L’uso della coca è
aumentato in modo esponenziale negli ultimi anni
3 - Barbiturici - L’uso dei medicinali a base di
barbiturici è autorizzato solo dietro prescrizione medica
4 - Metadone -Distribuito dai Sert perle terapie a scalare
per i tossicodipendenti da eroina
5 - Alcol - Commercio e consumo
liberi Anche se l’uso eccessivo crea gravi problemi (*)
6 - Chetamine - Analgesico usato dai veterinari Adesso
anche sugli esseri umani Molto pericoloso
7 - Benzodiazepine - Solo su prescrizione medica. Due
esempi: Tavor e Valium
8 - Anfetamine - Sostanze stimolanti. Portano ad uno stato
d’eccitazione, inappetenza
9 - Tabacco - Vendita libera in tutti i Paesi. Una delle
cause dell’insorgere del tumore al polmone
10 - Cannabis - L’uso ed il consumo sono proibiti in
Italia. Acceso il dibattito tra le forze politiche
11 - Lsd - Vietato in Italia. È composto dall’acido
lisergico. Crea eccitazione, molto pericoloso
12 - Solventi - Sono prodotti che provocano uno stato
d’ebbrezza come la colla o l’acetone
13 - Metilfenidato - Principio attivo del Ritalin usato
per i disturbi d’attenzione dei bambini
14 - Steroidi - Proibiti in Italia Usati per aumentare la
massa muscolare degli atleti
15 - Ghb - Viene prescritto sotto controllo medico per le
terapie specifiche degli alcolisti
16 - Ecstasy - Eccita il sistema nervoso. Molto pericoloso
specie se mischiato con sostanze alcoliche
(*) Nota: nel caso dell’alcol,
anche l’uso episodico, e non regolare, può comportare rischi, ad esempio legati
ad incidenti stradali.
LA REPUBBLICA del 24 marzo 2007
L’intervista - “Anche in Italia
sono troppe le vittime di vino e liquori”.
Luigi Cancrini, psichiatra e
direttore scientifico della comunità Saman
Ormai sono parte integrante della nostra cultura, e per
questo li assolviamo di fatto. Ma per Luigi Cancrini, psichiatra e direttore
scientifico della comunità di recupero Saman, la pericolosità di alcol e
tabacco è evidente.
L’accettazione da parte della
società (e della legge) nasce dal minor rischio di dipendenza?
“La dipendenza dal tabacco è in
genere reversibile, con opportuni trattamenti. Ma l’alcol nel nostro paese è la
droga che in assoluto uccide di più. Può creare una dipendenza sia psicologica
che fisica. E il delirium tremens che colpisce i bevitori importanti, quando
stanno lontani dal bicchiere, e una vera e propria crisi di astinenza. Tanto
che era curata con piccole iniezioni di alcol in vena”.
Allora perché tanta liberalità?
“Perché l’alcol fa parte della
nostra cultura, e nella maggior parte dei casi siamo capaci di conviverci.
Altre popolazioni, come gli aborigeni australiani o gli indiani d’America, sono
state distrutte dall’“acqua di fuoco”. Hanno fatto più vittime rum e whisky dei
fucili”.
Bottiglia e sigaretta saranno
anche droghe, ma ci sentiamo capaci di gestirle. Per questo non sono vietate?
“Se un giovane è dipendente dall’alcol, lo giudichiamo
un debole. Se è dipendente dall’eroina, pensiamo che la droga sia un problema
sociale. Ma proviamo a riflettere un attimo: i genitori di Stalin e Hitler
erano degli alcolizzati, e all’interno delle famiglie con questo problema si
commettono abusi terribili. Chissà, forse la storia sarebbe stata diversa senza
la bottiglia”.
Eppure vietare alcol e sigarette
sarebbe impensabile.
“Le nuove leggi sul fumo sono
positive. Quanto all’alcol, sappiamo che una delle voci importanti del nostro
export è rappresentata da vino e liquori. Negli anni ‘90 provammo in Parlamento
a porre il divieto di pubblicità dei superalcolici, ma non ci fu nulla da
fare”.
Elena Dusi
Autore: Enrico Franceschini
L’ADIGE
Oggi al centro pastorale di via Livenza a Lizzana il Gruppo
«Al-Anon» festeggia i 15 anni di vita
«Così ho sconfitto l’alcolismo»
Il racconto di una figlia, dalla
disperazione alla gioia
Oggi, domenica 25 marzo 2007, alle 14.30 presso il Centro
Pastorale di via Livenza a Lizzana, il Gruppo «Al-Anon» festeggia il suo 15°
anno di fondazione. La riunione è aperta al pubblico. «Al-Anon» è un
associazione di volontari che da tre lustri lotta con successo contro la piaga
dell’alcolismo. E le esperienze di vita e di sofferenza si sprecano nella
scansione di questi quindici anni di battaglie. «L’alcol, un mostro che stava
distruggendo la mia famiglia - racconta una donna che ha dovuto convivere col
problema dell’alcolismo - Ormai non vedevo più vie d’uscita, le avevo provate
proprio tutte. Finchè un giorno contattai l’Associazione Alcolisti Anonimi, che
subito si mobilitò offrendomi aiuto immediato. Anche il mio alcolista reagì
bene a quell’incontro decidendo di iniziare a frequentare il gruppo dal quale
avrebbe potuto ricevere aiuto, perché un alcolista può ricevere aiuto soltanto
da un altro alcolista (recuperato). Ed ecco, il mio alcolista aveva trovato la
sua strada per il recupero, ed io da chi potevo essere aiutata? Anch’io -
prosegue la signora - dopo una vita passato con un alcolista avevo bisogno di
cure, anch’io avevo bisogno di recuperarmi; ed ecco che accanto alla speranza
di recupero del mio alcolista con l’Associazione di Alcolisti Anonimi, se ne
accendeva un’altra per il mio recupero. L’Associazione Al-Anon per familiari ed
amici di alcolisti, perché come per l’alcolista era indispensabile l’aiuto di
persone che avevano attraversato il suo stesso problema, così anche per me era
importante l’aiuto di persone che capivano come mi sentivo, perché anche loro
avevano passato quello che stavo passando io e si erano sentite come mi sentivo
io. Incontrai delle persone, o meglio, degli stupendi amici che mi accolsero
con tantissimo amore e mi aiutarono in un percorso difficile tenendomi
costantemente per mano. Il risultato? Il mio alcolista è diventato un alcolista
recuperato, ed io sono diventata una figlia recuperata. La nostra vita è
diventata una vita serena, intendiamoci non una vita senza problemi, ma una
vita senza alcol, perché senza l’alcol i problemi della vita vengono risolti
serenamente insieme. «Vorrei invitare tutti coloro che hanno problemi di
alcolismo in famiglia o nella loro cerchia di amicizia a farsi coraggio e a
contattare le persone che possono davvero aiutarli - conclude la signora - Cioè
le Associazioni di Alcolisti Anonimi per gli alcolisti e di Al-Anon per i
familiari e gli amici di alcolisti, che vengono tutelati, anche con
l’anonimato, assieme alle persone che li contattano».
TRENTINO
Badoo: sfilate e confessioni per
200 ragazze
di Matteo Cassol
Boom delle giovani del C9 sul sito
Internet del momento. Disinvolte e con foto Nei «profili» ammiccamenti alla
carriera, al sesso, ad una politica quasi sempre di destra
ALTO GARDA. È finita l’epoca in cui cercare conoscenze su
internet era considerata abitudine da disadattati. È terminato (o quasi) il
periodo in cui i membri di una coppia sbiancavano al solo pensiero di dover
confessare di essersi conosciuti in rete. Ora è vero il contrario: se non sei
connesso, se non sei dentro un social network (una rete sociale), diventi
«out». Il fenomeno trova adeguata conferma anche nella nostra zona, dove
un’elevata percentuale di giovani (ma anche meno giovani) si iscrive a uno o
più dei siti preposti a conoscenza e condivisione di interessi. Quello
attualmente più in voga si chiama Badoo: più di 5 milioni di iscritti, di cui
oltre 1 milione e centomila italiani. Utenza media superiore a 100mila
navigatori in linea.
A differenza di altri, il sito è del tutto gratuito e con
possibilità di scambiarsi agilmente messaggi, cercare altri utenti, spulciare
le descrizioni di sé che gli iscritti compilano, vagliare e persino votare le
foto personali. Con questi dati, esaminando i profili ci si trova davanti a uno
spaccato di società. I numeri vengono in soccorso: limitandosi per ora alle
sole ragazze (ma i maschi, come in ogni luogo di caccia, sono molti di più), le
rivane registrate sono attualmente 117. Le arcensi 90. Rappresentate anche Dro
(9), Nago-Torbole (6), Molina e Pieve di Ledro (2 a testa). Con numeri in
crescita costante. Il campione, se non scientifico, è significativo.
Come sono, allora, queste nostre ragazze? Beh,
generalmente piuttosto carine, come testimonia il predominio di alcune
alto-gardesane tra le più votate in Trentino. Anche se, a dirla tutta, le meglio
piazzate paiono avere origini esotiche. Madrelingua croata l’una, tratti
somatici e nome sudamericano, l’altra. Suggestioni anglosassoni per altre due.
Poi di nuovo una «latina», un’est-europea e un paio d’etnia indiana.
Dall’aspetto e dagli atteggiamenti non si direbbe che molte siano minorenni.
Eppure è così: per iscriversi il sito prevede di dichiarare la maggiore età, ma
tra i profili si trova chi scrive «In realtà ho 15 anni». Non che la precocità
delle adolescenti si scopra oggi, ma - se buona fetta dei profili è compilata
da giovanissime - quanto si legge o scorge in foto risulta ancora più
allarmante: una schiacciante maggioranza dichiara di fumare abitualmente, di
«bere qualsiasi cosa di alcolico», di fare uso di droga o averla provata.
Parecchie optano per «adoro il cibo spazzatura», moltissime segnalano tra le
priorità la carriera, accanto al sesso. Una 15enne si mostra ritratta in una
delle discoteche che cita in serie, con cocktail, mise e atti pruriginosi
d’ordinanza. Prevale il numero di chi si dichiara di destra, se non di destra
estrema. E tra le attività preferite dominano «Uscire la sera, schopping (sic)
appena possibile, fare lampade, cellulare». Solo una manciata di loro sa però
che la propria attività favorita si scrive «shopping». La quasi totalità non
ama leggere: al massimo si rifugia nei tormentoni di Federico Moccia («Tre
metri sopra il cielo», «Ho voglia di te»). Non rare frasi del tutto
sgrammaticate, miste all’illeggibile modo di abbreviare tipico degli sms. C’è
chi giura che le medie un tempo frequentate si chiamino «Scipio Sigle». Alcune
ragazze, piuttosto che avventurarsi nella perigliosa compilazione del profilo,
lasciano parlare le immagini. Curiosa poi la frequenza di estetiste. Ci sono
anche donne mature: una 34enne spera di crearsi una famiglia sua, una 47enne
vuole condividere i propri interessi, una 39enne con figli si dichiara di
estrema destra e adora wrestling e discoteche, una 45enne dice di non essere
tipa da matrimonio e una 42enne divorziata con figli vuole incontrare nuovi
amici e non manca di mostrarsi in topless.
C’è da dire che si trovano pure profili più discreti, meno
esasperati, spesso senza foto. Ma, per forza di cose, in questo contesto più o
meno fracassone ne escono in modo anonimo. Ne risulta un mezzo di conoscenza
molto pratico, ben più efficace dei fallimentari tentativi di approccio in
qualche locale. Ma per la bontà dell’esito non è che ci si possa fare molto: la
gente è sempre la stessa.
LA SICILIA (Agrigento) del 24 marzo 2007
La proposta
Il sindaco Corbo: «Basta alcolici
ai minorenni»
Il sindaco di Canicattì, Vincenzo
Corbo, visto il diffondersi dei fenomeni legati all’abuso di alcool tra i
giovanissimi, ha deciso di organizzare degli incontri nelle scuole e di
vagliare la possibilità di emettere delle ordinanze per vietare la vendita di
alcolici, dopo un certo orario.
«Il consumo di bevande alcoliche tra i giovani negli
ultimi anni, ha avuto un incremento preoccupante - commenta il sindaco,
Vincenzo Corbo - bisogna mettere in evidenza alcuni dati ed alcuni consigli
utili sia al consumo che alla buona condotta. Sono sempre più numerosi gli
adolescenti che consumano alcool, per questo motivo stiamo vagliando la
possibilità di emettere delle ordinanze che vietino la vendita di bevande
alcoliche e super alcoliche ai minori di 18 anni, che potrebbero arrecare
disturbo e pericolo alla pubblica incolumità. In collaborazione con la Polizia
di stato inoltre, abbiamo previsto una campagna di sensibilizzazione per far
capire ai ragazzi i rischi inerenti all’ abuso di alcool».
Gli incontri saranno realizzati grazie alla collaborazione
dei dirigenti delle scuole canicattinesi, che si sono impegnati a trovare delle
strategie educative, atte ad eliminare le cause principali di emarginazione e
di marginalità sociale e scolastica. Oltre all’alcool, il consumo delle
cosiddette droghe "leggere" nell’hinterland agrigentino sembra essere
in aumento. Hashish e marijuana, sono le sostanze preferite dai giovani
canicattinesi. Ad un sano divertimento purtroppo, si contrappone, una larga
fascia di ragazzi, che ama divertirsi facendo uso di sostanze stupefacenti. In
città, oltre alle cosiddette droghe leggere, tra i giovanissimi è molto comune
anche l’uso di cocaina. A confermare questa tendenza negativa, sono le numerose
segnalazioni all’autorità giudiziaria effettuate dalle forze dell’ordine. Ad
essere sorpresi sono spesso giovani, di buona famiglia, poco più che
quattordicenni. Una tendenza spesso dettata dalla voglia di crescere
rapidamente o da altri disagi sociali.
Davide Difazio
L’ARENA di Verona
I gestori dei locali pubblici del Centro storico insorgono
contro quello che ritengono un vero e proprio attacco alla città
I baristi di piazza Erbe in coro
«La sbornia non abita qui»
Quelli che nel fine settimana
superano i limiti sono pochi e tutti ben conosciuti Rebecchi: «Come padre
preferisco che sia qui» «Lavoriamo per far star bene la gente e non per
ammalarla»
«Tutti gli esercenti sono dei padri di famiglia e lavorano
come lavorerebbe un genitore nel rispetto e nella tutela dei giovani».
Dietro il bancone sono tutti
d’accordo: in Piazza Erbe si va per bere l’aperitivo, per incontrarsi con gli
amici, per parlare ma non certo per ubriacarsi. «Ci stanno infangando
inutilmente», dice Daniele Rebecchi amministratore del bar Lamberti e
vicepresidente dell’Associazione esercenti Piazza Erbe in merito all’articolo
di un quotidiano nazionale dove si parla della piazza come un luogo ad
altissimo tasso alcolico (*). «Noi ci autoregolamentiamo su molte cose-
prosegue Rebecchi facendosi portavoce anche dei colleghi- dal volume della
musica al divieto di distribuzione di alcolici a minorenni. Se venisse un
quattordicenne a chiedermi un whisky lo fotograferei: sarebbe come vedere un
pinguino nel deserto». (**)
Gli esercenti della piazza difendono i giovani che nel
week end passano le serate seduti ai tavolini dei bar o in piedi con il
bicchiere in mano, «sì, ma senza esagerare. Ci sono quelli che notoriamente
superano il limite ogni fine settimana ma sappiamo chi sono, sono pochi, e
cerchiamo di proporgli un caffè al posto di un nuovo bicchiere».
Il loro motto è «lavorare per una piazza pulita» per
questo ci mettono non solo la professionalità ma anche incontri dove discutere
sulle problematiche legate all’abuso di alcol, dove raccogliere esperienze e
dove tracciare linee di condotta comuni.
«Lavoriamo per far stare bene la clientela, non per farla
stare male- conferma un cameriere del bar Bloom- e la linea di condotta del
nostro locale è quella di non servire alcolici ai minorenni e il titolare
interviene con chi esagera non portandogli più nulla da bere».
Il viaggio alcolico dei giovani veronesi, per chi gli
alcolici li vende, non inizia dunque dalle belle pietre della piazza antica.
«Se così fosse, e cioè che arrivano in discoteca già ubriachi come hanno
scritto- incalza Rebecchi- gli incidenti si verificherebbero nel tragitto dal
locale alla discoteca e non quando invece i ragazzi tornano a casa dopo aver
ballato come accade nella maggior parte dei casi». E c’è di più, l’80 per cento
dei ragazzi che passano la serata tra l’Osteria Verona, il Lamberti, l’Anselmi
e il Bloom (sono questi quelli più gettonati dalla generazione degli sprizzati)
passano la serata in piazza, passando magari da un locale all’altro senza poi
però proseguire alla volta delle discoteche.
«Io da padre- commenta il vicepresidente
dell’associazione- sarei più contento di sapere mio figlio in un luogo come
piazza Erbe dove nell’arco di 200 metri si trova di tutto, dalla pizza al
ristorante allo spuntino, piuttosto che saperlo per strada a fare chilometri
per raggiungere la discoteca. E poi qui, in un luogo centralissimo, sono più
facili i controlli e noi siamo sempre in contatto con le forze dell’ordine».
Quanto ai baby bevitori, anche il
titolare del bar Anselmi è d’accordo nel dire che non ce ne sono, «Qui la
clientela è dai 20-25 anni in su e sono rarissimi i casi in cui mi è capitato
di vedere persone ubriache». «La sbornia non abita qui», commenta laconico un
cameriere con quattro spritz sul vassoio.
Silvia Bernardi
(*) Nota: vedi articolo di REPUBBLICA,
pubblicato in rassegna lo scorso 19 marzo.
(**) Nota: anche se chiede una birra?
L’ARENA di Verona
- In giro tra i tavoli
E il freddo blocca la tradizionale
invasione in strada
Ma una polacca assicura che nel suo Paese si beve
molto di più. «Una volta dicevano che eravamo razzisti»
Sarà vero che i giovani veronesi amano il bere compulsivo?
L’articolo pubblicato su un noto quotidiano nazionale di lunedì 19 marzo dal
titolo «Verona tutti in piazza poi all’Alter Ego», lo hanno letto in molti.
Addirittura su di un blog tutto cittadino, sentenziosi.blogspot.com, viene
posto come discussione: «Il j’accuse Verona! Blog dei prigionieri di Verona e
piazza Erbe». In molti lo tacciano di «moralismo da quarantacinquenni e pieno
di luoghi comuni». «L’istinto al riso è a partire dal titolo pseudo
apocalittico», scrive Butel 1, «Nani Moretti in Ecce Bombo stigmatizzava l’uso
improprio e generalista del termine giovani».
Non mancano critiche allo psichiatra Vittorino Andreoli.
Per Alfie, quanto scritto invece, «non è socialmente utile». Insomma i giovani
veronesi, almeno in questa pagina virtuale non appaiono come alcolizzati anche
se qualcuno fa notare che «il bicchiere di vino in mano nei fine settimana non
manca mai» e si domanda «che fine hanno fatto i genitori?».
Ancora una volta il popolo della notte si divide in
coscienziosi e incoscienti. Certo è, che nelle osterie di Corso Portoni Borsari
e nei bar che si affacciano sulla piazza Erbe di quindicenni, diciottenni che
tracannano alcolici non ce ne erano proprio ieri alle 19. Forse l’orario non
era quello giusto, forse il freddo li ha distolti dalla voglia di sballo, fatto
sta che in giro si trovavano solo trentenni, quarantenni. Immancabile però un
bicchiere di vino tra le mani, «bianco o rosso purché buono», dice un giovane
studente universitario e pure lavoratore. Ma i veronesi bevono o no? «Beviamo
sicuramente meno dei friulanii», afferma un ventitreenne mentre sorseggia da un
calice un bianco Soave in compagnia di amici . I suoi compagni lo riprendono
subito: «Non puoi difendere i giovani veronesi accusando altri di essere
alcolisti», dicono in coro. «E’ vero si beve, ma dire che i giovani veronesi
soffrono di bere compulsivo è davvero troppo», sentenziano. Sono studenti, uno
solo di loro lavora. Con loro c’è anche una studentessa polacca. «Sì è vero,
qui ho notato che si beve, ma non come nel mio Paese», afferma. Un altro
gruppetto di giovani più vicini ai trent’anni sono dell’idea che oggi si voglia
«schematizzare tutto, anche il bere».
Ma le stragi del sabato sera, la disattenzione provocata
dall’alcol? «Una volta alla settimana si può pur alzare il gomito», affermano
al secondo bicchiere di Valpolicella, «questo è un ripasso. Se si beve bisogna
bere bene, non crede?». Il gruppo è ben affiatato e complice anche un bicchiere
di troppo racconta che è «normale il sabato sera passare prima dal bar per bere
qualcosa». E dopo? «La cena è d’obbligo e si pasteggia sempre con il vino».
Dunque è normale bere ma i limiti di tasso alcolico nel sangue? «Non c’è
problema oggi uno di noi non beve», assicurano. E l’entrata in discoteca con il
seguente consumo di super alcolici? «Le sciocchezze da ragazzini si fanno ma il
limite c’è sempre», concludono. Insomma per i veronesi il bere un bicchiere o
due non è poi così un problema: sembrano proprio dei "bravi butei".
Ma i baby alcolisti allora dove sono? Alla domanda risponde con ironia una
trentacinquenne: «Mentre leggevo pensavo al mio gatto che dopo cena lo metto
fuori», dice ridendo, «che accada lo stesso con i giovanissimi che dopo le 21 i
genitori li mettono alla porta e li inducono ad uno sfrenato divertimento?». La
sua battuta viene ripresa da un vicino di tavolo che commenta: «L’effetto bomba
può anche essere vissuto da questi giovani. Ma siamo noi adulti che dobbiamo
offrire il buon esempio. Non possiamo dire l’alcol fa male e poi venderlo a chi
ha meno di diciotto anni». In un’osteria di Corso Portoni Borsari, due amici
trentenni, liberi professionisti, hanno appena finito di bere un lugana. Loro
non hanno dubbi: «prima la nostra città veniva indicata come un covo di
razzisti, ora come un covo di baby alcolizzati. Avanti così».
Anna Zegarelli
IL GAZZETTINO (Treviso)
DOPO LO SCERIFFO
Voci giovani per un nuovo governo
della città
di Paolo Ratti
Nelle realtà normali gli amministratori sono eletti su
programmi. Se li rispettano, spesso vengono rieletti. In caso contrario vengono
sostituiti. Comunque, anche nell’ambito del loro mandato, si sforzano di
sentire le esigenze della cittadinanza e di avvicinarne il più possibile le
istanze. Quando questo non accade più, quando la distanza fra la popolazione e
i vertici diventa incolmabile, si crea un vuoto democratico. Più è lunga la
durata di un governo, più è facile che questo succeda. La nostra città sta
vivendo questa deriva. Ormai il nostro primo cittadino non dibatte, non
colloquia; tuona. Assolutamente indifferente o addirittura infastidito dalle
richieste che salgono dal basso, ripete continuamente che a decidere sarà lui,
forte del mandato popolare. Mandato che lui prevede gli venga rinnovato ancora,
per assoluta mancanza di alternative, fuori e dentro il suo partito.
Così, quando anche i medici si uniscono al coro di
critiche contro l’Ombralonga, manifestazione che ha probabilmente il record di
contrari fra i trevigiani, lui dice: «Finchè ci sarò io, si farà». I suoi
abitanti vorrebbero una maggiore disciplina degli orari e degli schiamazzi dei
bar? «Che andassero a abitare da un’altra parte», è la risposta sprezzante.
Abitanti, negozianti, vigili. Tutti contrari e tutti
inascoltati. Per non parlare delle mamme e dei bambini: per loro di fondi non
sono previsti. Treviso ha il poco ambito primato di essere una delle ultime città
in Italia per servizi e attrezzature per bambini. Posti negli asili non ce ne
sono, ma i fondi per sponsorizzare la fondamentale manifestazione della Milizia
Veneta - una serie di buontemponi che si diverte a ricostruire le battaglie
antiche e che nei loro volantini cercano persone che amino "le parade e la
polvere dei spari dei fuxili a piera focaia" - quelli ci sono. Le scuole
cadono a pezzi, manca di tutto, carta igienica, messa in sicurezza,
attrezzature moderne, ma qualsiasi manifestazione che ricordi lo spirito veneto
trova albergo e contributi dalla nostra amministrazione. Anche se i messaggi
che passano sono quelli dell’incapacità di accettare le differenze e l’invito a
bere alcol ai minorenni.
IL GAZZETTINO (Treviso)
Locali notturni e pub sovraffollati ...
Locali notturni e pub sovraffollati con uscite d’emergenza
sbarrate da divani, poltrone e pannelli che impediscono l’apertura delle porte.
È questo il quadro generale - e poco rassicurante - che emerge dai controlli
svolti a campione negli esercizi pubblici e privati, tra pub e discoteche di
tutta la Marca da polizia, amministrativa e volanti, vigili del fuoco e guardia
di finanza. I controlli hanno evidenziato una gestione "allegra" -
come l’ha definita il funzionario dei vigili del fuoco Nicola Micene -
soprattutto dal punto di vista della sicurezza all’interno dei locali. Ma anche
poca informazione e sensibilità da parte dei gestori. Per fare un esempio, in
alcuni degli esercizi i poliziotti della questura avrebbero riscontrato un
numero di avventori fino e oltre il doppio di quello consentito dall’agibilità
degli spazi. È il caso del Jamila di Villorba oppure dell’Amami e della
discoteca Margot in zona Fonderia. I controlli non si sono limitati agli
aspetti amministrativi e della sicurezza, ma hanno riguardato per la parte di
competenza delle volanti anche l’abuso di alcol e di sostanze stupefacenti,
oltre ai controlli per il disturbo dei residenti dovuto a schiamazzi, tipico
del fine settimana.Gli esercizi controllati dalla polizia amministrativa in
marzo sono stati una ventina: al "No-Do" di Ponte di Piave, un
cosiddetto ristomusic, gli agenti hanno trovato 300 persone in più della
capienza massima consentita. «Una situazione pericolosa - ha spiegato il vigile
del fuoco - soprattutto nel caso in cui dovesse verificarsi una circostanza di
panico generale». Il titolare del locale è stato denunciato.La seconda tappa è
stata al "Jamila 2" di Cornuda, al "Red Lowe" e al
"Soul Train" di Conegliano: tra tutti e tre i locali sono stati
identificati 56 dipendenti, di cui 5 in nero e 11 irregolari per quanto
concerne l’inquadramento contrattuale. Complessivamente sono state elevate
contravvenzioni per 33 mila euro.
Una nuova tornata di controlli è scattata il 9 marzo,
questa volta al Jamila di Villorba: anche in questo caso i clienti sono
risultati troppi e le uscite di sicurezza impraticabili, in quanto ostruite da
panchine. Il parcheggio selvaggio delle auto, inoltre, avrebbe reso
difficoltoso anche l’accesso dall’ingresso principale. Il titolare è stato
denunciato all’autorità giudiziaria.
Il 15 marzo è stata la volta dell’Amami, già in precedenza
sottoposto a chiusura. I clienti all’interno del locale, al momento della
verifica, erano più del doppio di quelli consentiti e molte vie di fuga erano
fisicamente precluse dalla presenza di poltrone e sedie. Il gestore e il
titolare sono stati denunciati.Il 19 marzo è stata la volta del Margot:
all’interno gli agenti hanno registrato 1.350 persone, mentre l’agibilità ne
avrebbe consentite al massimo 670. Un’uscita di sicurezza era addirittura
bloccata con un apposito pannello: il titolare della licenza è stato
denunciato. Dai controlli risulterà anche che la struttura del pub era stata
modificata in difetto rispetto alla metratura prevista dalla cartina in base
alla quale la commissione di vigilanza aveva concesso il nullaosta. A questi si
aggiungono i controlli eseguiti dalle volanti: i locali "visitati"
dagli agenti, da metà febbraio a metà marzo sono stati 36. 186 le persone
identificate italiane, tra cui 26 pregiudicati. 71 gli stranieri, di cui 15
pregiudicati e 10 minori che erano presenti nei locali nel pomeriggio.
el.fa.
IL GAZZETTINO (Rovigo)
Notte polesana tra furti e
ubriachi al volante
Servizio disposto dal comando provinciale
dell’Arma. Controlli su tutto il territorio della provincia per prevenire reati
Polesine passato a pettine fitto. Tutto il territorio
della provincia, nella notte fra venerdì e sabato, è stato interessato da un
servizio di perlustrazione del territorio e prevenzione disposto dal comandante
provinciale dei carabinieri Luigi Lastella. Una serie di controlli per sventare
furti, controllare la circolazione stradale e prevenire reati.
La partenza. A Rovigo il servizio scatta poco dopo l’una
di notte, quando dal comando provinciale esce un piccolo convoglio di
autopattuglie, appena varcato il portone arriva la prima chiamata dalla
centrale operativa. Segnala l’allarme lanciato da una signora in via Wolf
Ferrari, si lamenta per il disturbo proveniente da un appartamento abitato da
extracomunitari. Gli agenti si portano sul posto, le luci a intermittenza blu,
sistemate sui tetti delle auto, illuminano la notte rodigina. Giunti sul posto
i militari notano la donna che si sbraccia dalla finestra, salgono le scale
della palazzina e si fanno aprire dagli immigrati, sono tutti regolari, viene
loro detto di evitare ulteriori schiamazzi. Negli ultimi tempi questo tipo di
segnalazioni si sono moltiplicate, almeno due, tre a notte.
Alla stazione ferroviaria. Alle 2 il plotoncino delle
radiomobili fa tappa alla stazione ferroviaria, prima un passaggio per il
quartiere della Commenda. Case immerse nel silenzio, tranquillità assoluta.
«L’ideale - fanno notare gli agenti - per i topi d’appartamento». Il passaggio
dei militari, però, scoraggia i malintenzionati. Nel salone della stazione c’è
solo un barbone che dorme rannicchiato sulla panchina. I carabinieri notano
pure due ragazzi, li fermano per identificarli: entrambi hanno precedenti
penali per spaccio di droga e furto. I due, un ragazzo di Villadose e una
ragazza che afferma di essere di Conegliano, vengono perquisiti. Il giovane poi
può tornarsene a casa. Dalle tasche di lei invece spuntano un cacciavite, una
pinza e un coltellino serramanico, odora ancora di hashish. Viene accompagnata
in caserma per accertamenti. Quel cacciavite si sarebbe potuto usare per
scassinare qualche serratura. Dalla radio dell’auto intanto era giunta
l’informazione di un botto udito in via Badaloni, ma un rapido controllo
evidenzia che si era trattato di un falso allarme.
In via Vittorio Veneto. Alle 2.20 la perlustrazione tocca
via Vittorio Veneto, dopo l’incrocio con la circonvallazione pochi metri
davanti ai mezzi militari un’auto si ferma, si apre una portiera e si nota una
testa sbucare, vomita direttamente sull’asfalto, poi ingrana la marcia e
sparisce un una viuzza laterale. La "radiomobile" allora si getta
all’inseguimento che termina pochi metri dopo. L’autista dell’auto viene fatto
scendere e sottoposto alla prova dell’etilometro, risulterà avere un tasso
alcolico di 2,20, più del quadruplo del limite consentito. Il secondo controllo
a distanza di 5 minuti conferma le analisi, la sua patente viene immediatamente
sequestrata. Contemporaneamente dalla radio di bordo si segnala un incidente
stradale pochi chilometri più avanti. I carabinieri piombano sul posto, una
Volkswagen Golf è appena andata a sbattere contro la ringhiera di un ponticello
in via Vittorio Veneto. C’è anche un mezzo della polizia stradale, saranno loro
a effettuare i rilievi dell’incidente. I feriti, non in condizioni gravi,
vengono caricati su un mezzo del Suem.
Sulla statale 16. Alle 2.40 Il servizio, coordinato da una
delle radiomobili dal tenente colonnello Andrea Firrincieli, percorre la Ss16.
Poco prima di arrivare ad Arquà Polesine, proprio davanti all’Alfa dell’Arma,
una vecchia Renault Clio sbanda ripetutamente, invade parzialmente l’altra
corsia di marcia, c’è pericolo di incidenti. L’appuntato alla guida dell’Alfa
fa i fari, segnala al conducente della Clio di accostare. Scende un ragazzo che
fatica a reggersi in piedi. Anche per lui scatta l’alcoltest: il valore di
alcol del sangue schizza a un livello quadruplo del minimo consentito. Il
giovane prova a giustificarsi: «Sono appena partito da un locale di via Porta
Po. Ho bevuto solo un coca e whisky». È rodigino.«Sto andando a mangiare una
piadina per smaltire l’alcol». La sua voce è "impastata", anche per
lui c’è il ritiro della patente.
In via Cavallotti. Alle 3 la centrale operativa annuncia
un tentato furto in via Cavallotti a Rovigo. Le auto militari tornano in città,
la guida dell’appuntato è decisa, ma sicura. In via Cavallotti un negozio di
motoricambi ha la saracinesca alzata. I ladri hanno tentato di scassinarla. Ad
avvisare i carabinieri è stato un vicino svegliato dal rumore. I ladri poi
hanno abbandonato il campo.
L’arresto. Poco dopo le 3 l’autoradio comunica di un furto
di rame avvenuto a Frassinelle. I carabinieri della stazione di Canaro riescono
a intercettare l’auto dei tre stranieri autori del colpo. Finiscono in manette.
Infine ancora sulla statale 16 per alcoltest a
Lunedì, 26 Marzo 2007
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