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Rassegna stampa Alcol e guida del 25 marzo 2007

A cura di Alessandro Sbarbarda e Roberto Argenta

 

La rassegna di oggi riporta i primi commenti all’iniziativa del Comune di Rovereto che ha aperto la rassegna di ieri.
Personalmente consideriamo eccellente questo tipo di proposta che, ricordiamo, mette in relazione la disponibilità del Comune a finanziare le Feste che si svolgono su quel territorio con la cultura (e disponibilità) alcolica che tali feste propongono. Proponiamo di scrivere (naturalmente chi lo desidera) al Comune di Rovereto, per esprimere il nostro sostegno. Con l’auspicio che tanti altri Comuni italiani seguano la strada tracciata da Rovereto.

Questi sono gli indirizzi di posta elettronica:

comunicazione@comune.rovereto.tn.it, urp@comune.rovereto.tn.it, Sindaco@comune.rovereto.tn.it, manzanarenato@comune.rovereto.tn.it,
e, per conoscenza, p.giovanetti@ladige.it, l.zoppello@ladige.it, trento@trentinocorrierealpi.it,
e, al solito, a a.sbarbada1@tin.it, e robargen@libero.it, per la pubblicazione in rassegna.


TRENTINO
«Alcol, con i soli divieti non si vince» 

Festival: il decalogo di Manzana dimentica che la piaga è nei bar Da Meneghelli, Frapporti, Bellini e Bertolini ok comunque sui liquori al bando e sui prezzi 

MARCO GUIDOTTO 
ROVERETO. Sì a un’azione culturale anti-alcol. No alla scorciatoia del proibizionismo, e quindi no al «decalogo» lanciato dall’assessore Renato Manzana. Come riferito ieri, le manifestazioni cittadine che non si adegueranno, potranno dire addio al contributo comunale. Il problema più grosso, a quanto pare, sarà l’obbligo di allestire una giornata «alcol free», rinunciando all’incasso da birre e vino. Federico Frapporti («Sfumature», «Artisti di strada») e Paolo Bertolini («Open Hands»): «E come si sostiene la giornata senza alcol, se non ci sono entrate? (*) Il Comune dà premi per chi la fa? Con poche centinaia di euro, non si fa nulla».
Le feste di piazza ad alta partecipazione di giovani ci saranno ancora, l’ok definitivo i registi delle principali manifestazioni estive lo daranno proprio la settimana prossima. Ma il nuovo regolamento lascia perplessi.
Andrea Meneghelli («Rafanass») non non ha ancora ricevuto comunicazioni ufficiali, ma non si sottrae da un commento: «Che il problema dell’alcol tra i giovani esista, nessuno lo ha mai negato. Anzi, siamo sempre stati impegnati su questo fronte. Ad esempio, noi già da anni non vendiamo superalcolici. Posto questo, bisogna però anche capire che per risolvere il problema, ed educare i giovani ad altri stili di vita, compito peraltro che spetterebbe più alla famiglia, non ci si può limitare a proibire (**). Occorre invece battere la strada della sensibilizzazione e della prevenzione. Esempio: perchè non trasformiamo le serate delle nostre manifestazioni in occasioni tematiche, in cui invitare personaggi di sicuro appeal sui giovani, a parlare di alcol, e magari anche di bullismo, o di velocità sulla strada?». Che qualcosa di possa e si debba fare, sono d’accordo tutti. Frapporti dell’associazione Calmapiatta: «Bisogna garantire alternative al bar. Creare nuovi spazi di aggregazione». Bertolini: «Le nostre feste rappresentano una parte minima del problema. I nostri sono 4 eventi. Ma i giovani consumano alcol tutto l’anno e soprattutto nei bar di sera, o comprando le bottiglie al supermercato».
Nel merito dell’iniziativa comunale, Frapporti e Bertolini sono comunque sereni: «Già da tempo non somministriamo superalcolici, e già da tempo evitiamo promozioni speciali sulla birra».
L’obbligo di organizzare una giornata senza alcol - vera novità del regolamento di Manzana - rimane il vero problema: «I contributi del Comune, come noto, sono molto contenuti e non compensano la perdita d’incasso».
Bisognerà pensare a soluzioni alternative. Per evitare di perdere introiti preziosi, già si pensa di aggiungere al programma normale la giornata alcol free, invece di assorbirla tra quelle già previste. E di finanziarla con il premio (esiguo) che il Comune prevede per chi dimostra sensibilità alla sua iniziativa.
«Ma il contributo aggiuntivo - sostengono Bertolini e Frapporti - è troppo scarso, è chiaro che avremo serate alcol free di basso profilo, poco attrattive. I musicisti costano. Così si arriverebbe al paradosso: ad una giornata di sensibilizzazione e di grande promozione alla salute, a cui non partecipa nessuno». (***)

Paolo Bellini non propone festival rock, ma Mescolanze, rassegna enogastronomica di alto profilo. Il decalogo di Manzana riguarda tutti....
«La logica dei divieti non mi appartiene - ragiona Bellini - anche se ci si potrà adeguare. Noi siamo avanti su molti aspetti, usiamo piatti e posate «bio» già da sei anni, non abbiamo mai stracciato i prezzi e siamo anzi accusati di essere cari e di non proporre nel tendone di piazza il vino sfuso. Ma nella politica del Comune trovo contraddizioni e limiti. Penso ai tanti happy hour nei bar, quelli sì devastanti. Penso alla provincia che per due anni ha proposto una manifestazione costosissima intitolata Vin-art. Penso ai tavoli che si coprono di birre cinque minuti prima del gong, oltre il quale non viene più somministrato l’alcolico. Mi domando anche se è meglio un bicchiere di vino, bevuto imparando qualcosa del territorio da cui proviene, oppure ingollare Coca-Cola. Mi dispiace insomma che non si ragioni sul come la bevanda è proposta, che non si faccia formazione anche degli organizzatori, che si riduca tutto a proibizioni. Non credo che cambieranno granchè: i ragazzi si sbronzeranno fuori». (****) 

(*) Nota: le solite (sciocche) critiche incentrate sullo spettro del proibizionismo. Secondo le indicazioni del Comune di Rovereto, riportate ieri in rassegna, nessuno proibisce niente. Chi vuole fare feste senza la giornata analcolica può continuare a farle. Semplicemente lo farà senza finanziamenti pubblici, perché gli amministratori hanno la responsabilità di promuovere una cultura di salute nelle loro comunità, e gli investimenti pubblici vanno fatti in questa direzione.

(**) Nota: … infatti la proposta del Comune di Rovereto è sostanzialmente culturale, per nulla proibizionistica. Per fare un esempio, cambiare nome a una Festa della Birra, evitando l’accostamento – già nel titolo - tra l’alcol e il divertimento, ha un importantissimo significato. Ma non proibisce a nessuno di vendere o di consumare birra.

(***) Nota: più volte, in questa rassegna, abbiamo riportato notizie di iniziative analcoliche, proprio in Trentino, che hanno avuto grande successo, con grande partecipazione di giovani, anche senza avere necessariamente ospiti di grande richiamo.

(****) Nota: presentando questa iniziativa, l’assessore di Rovereto ha parlato di una “svolta culturale”. E’ evidente che questo non significa risolvere, e subito, i problemi alcolcorrelati di quel territorio. D’altra parte la ricetta per ottenere un simile risultato non ce l’ha nessuno, mi pare. La proposta del Comune di Rovereto è un investimento di lungo respiro che, prima ancora di divenire operativo, sta ottenendo i primi risultati, portando le persone di quella comunità a riflettere e discutere.


LA REPUBBLICA del 24 marzo 2007

 “Alcol e fumo più dannosi della cannabis”
Ricerca shock a Londra. Ecco la classifica delle sostanze più pericolose Su Lancet pubblicato lo studio redatto da autorevoli studiosi britannici.

Sarebbero addirittura più nocivi di Lsd ed ecstasy

Le droghe legali fanno più danni di alcune delle più diffuse droghe illegali. Alcol e tabacco sono più pericolosi per a salute di cannabis, Lsd ed ecstasy, dunque vanno considerati alla stregua dei narcotici più nocivi anche se è possibile acquistarli al supermarket e dal tabaccaio. Ad affermarlo sono alcuni dei più autorevoli studiosi ed esperti britannici, in un rapporto pubblicato dalla rivista scientifica Lancet. Il sistema di classificazione della gravità delle droghe attualmente usato da governo, magistratura e forze dell’ordine nel Regno Unito, dicono nel documento, è “arbitrario”, non tiene conto dei dati oggettivi e dunque va radicalmente modificato. Gli studiosi, tra i quali membri del comitato che agisce da consulente governativo in materia di droghe, offrono una nuova classificazione, in cui alcolici e tabacco figurano rispettivamente al quinto e al nono posto fra le venti droghe più socialmente pericolose, suggerendo che le autorità ne tengano conto nel predisporre misure per affrontarne le conseguenze. L’iniziativa ha ricevuto ampio spazio sulla stampa londinese, con il Guardian che le ha dedicato ieri il principale titolo di prima pagina.
“Siamo di fronte a un immenso problema”, dice Colin Blakemore, direttore del Medical Research council e coordinatore del rapporto apparso su Lancet.
“La droga non è mai stata così facilmente disponibile, così a buon mercato, così potente e così ampiamente usata. Chiaramente i programmi che sono stati usati negli ultimi quarant’anni per combattere questo fenomeno non hanno funzionato. Perciò pensiamo che sia necessario guardare al problema da una prospettiva nuova e ci auguriamo che il nostro studio contribuisca a questo”.
Secondo altri autori della ricerca, una diversa classificazione della gravità delle droghe, legali e illegali, deve avere come prima conseguenza un differente sistema di pene detentive e sanzioni legali per chi ne fa uso.
“Il punto che vogliamo sottolineare è che tutte le droghe sono pericolose, anche quelle che si possono acquistare legalmente e che la gente non considera gravemente nocive, come per esempio l’uso regolare di alcolici (*)”, osserva il professor David Nutt, psicofamarcologo della Bristol University.
Per elaborare la nuova graduatoria, gli autori del rapporto hanno chiesto a un gruppo di esperti di classificare venti droghe in nove categorie: tre riguardanti i danni fisici che esse causano, tre sulla probabilità che creino una dipendenza e tre sui danni sociali e i costi per la sanità pubblica. Il risultato è stato che eroina e cocaina si sono piazzate rispettivamente al primo e secondo posto della lista, ma alcol e tabacco, droghe legali, compaiono tra le prime dieci.
Cannabis, dalla cui pianta viene ricavata la marijuana, appare in undicesima posizione, pur tenendo conto di una nuova variante chiamata “skunk” (alla lettera, puzzola), che secondo gli studiosi interpellati dal rapporto è circa tre volte più potente di quella normale. L’allucinogeno Lsd compare al quattordicesimo posto e l’ecstasy al diciottesimo, nonostante entrambe siano attualmente considerate droghe di “categoria A”, la stessa di eroina e cocaina, cioè della massima gravità, nel sistema di classificazione in vigore. La posizione dell’ecstasy in fondo alla graduatoria e quella dell’alcol al quarto posto, spiega il professor Nutt, dipende in parte dal fatto che l’ecstasy causa meno di dieci morti all’anno in Gran Bretagna mentre una persona al giorno viene uccisa da alcolismo acuto e migliaia soffrono gravi malattie per l’uso cronico di alcolici. Il rapporto conclude che la nuova graduatoria sarebbe più veritiera e rifletterebbe più accuratamente i danni sociali di ogni tipo di droga.

La classifica

1 - Eroina - L’uso è illegale anche in Italia. È un derivato dell’oppio coltivato nel Sud Est asiatico

2 - Cocaina - Consumo illegale L’uso della coca è aumentato in modo esponenziale negli ultimi anni

3 - Barbiturici - L’uso dei medicinali a base di barbiturici è autorizzato solo dietro prescrizione medica

4 - Metadone -Distribuito dai Sert perle terapie a scalare per i tossicodipendenti da eroina

5 - Alcol - Commercio e consumo liberi Anche se l’uso eccessivo crea gravi problemi (*)

6 - Chetamine - Analgesico usato dai veterinari Adesso anche sugli esseri umani Molto pericoloso

7 - Benzodiazepine - Solo su prescrizione medica. Due esempi: Tavor e Valium

8 - Anfetamine - Sostanze stimolanti. Portano ad uno stato d’eccitazione, inappetenza

9 - Tabacco - Vendita libera in tutti i Paesi. Una delle cause dell’insorgere del tumore al polmone

10 - Cannabis - L’uso ed il consumo sono proibiti in Italia. Acceso il dibattito tra le forze politiche

11 - Lsd - Vietato in Italia. È composto dall’acido lisergico. Crea eccitazione, molto pericoloso

12 - Solventi - Sono prodotti che provocano uno stato d’ebbrezza come la colla o l’acetone

13 - Metilfenidato - Principio attivo del Ritalin usato per i disturbi d’attenzione dei bambini

14 - Steroidi - Proibiti in Italia Usati per aumentare la massa muscolare degli atleti

15 - Ghb - Viene prescritto sotto controllo medico per le terapie specifiche degli alcolisti

16 - Ecstasy - Eccita il sistema nervoso. Molto pericoloso specie se mischiato con sostanze alcoliche

 

(*) Nota: nel caso dell’alcol, anche l’uso episodico, e non regolare, può comportare rischi, ad esempio legati ad incidenti stradali.


LA REPUBBLICA del 24 marzo 2007

L’intervista - “Anche in Italia sono troppe le vittime di vino e liquori”.

Luigi Cancrini, psichiatra e direttore scientifico della comunità Saman

Ormai sono parte integrante della nostra cultura, e per questo li assolviamo di fatto. Ma per Luigi Cancrini, psichiatra e direttore scientifico della comunità di recupero Saman, la pericolosità di alcol e tabacco è evidente.

L’accettazione da parte della società (e della legge) nasce dal minor rischio di dipendenza?

“La dipendenza dal tabacco è in genere reversibile, con opportuni trattamenti. Ma l’alcol nel nostro paese è la droga che in assoluto uccide di più. Può creare una dipendenza sia psicologica che fisica. E il delirium tremens che colpisce i bevitori importanti, quando stanno lontani dal bicchiere, e una vera e propria crisi di astinenza. Tanto che era curata con piccole iniezioni di alcol in vena”.

Allora perché tanta liberalità?

“Perché l’alcol fa parte della nostra cultura, e nella maggior parte dei casi siamo capaci di conviverci. Altre popolazioni, come gli aborigeni australiani o gli indiani d’America, sono state distrutte dall’“acqua di fuoco”. Hanno fatto più vittime rum e whisky dei fucili”.
Bottiglia e sigaretta saranno anche droghe, ma ci sentiamo capaci di gestirle. Per questo non sono vietate?
“Se un giovane è dipendente dall’alcol, lo giudichiamo un debole. Se è dipendente dall’eroina, pensiamo che la droga sia un problema sociale. Ma proviamo a riflettere un attimo: i genitori di Stalin e Hitler erano degli alcolizzati, e all’interno delle famiglie con questo problema si commettono abusi terribili. Chissà, forse la storia sarebbe stata diversa senza la bottiglia”.

Eppure vietare alcol e sigarette sarebbe impensabile.

“Le nuove leggi sul fumo sono positive. Quanto all’alcol, sappiamo che una delle voci importanti del nostro export è rappresentata da vino e liquori. Negli anni ‘90 provammo in Parlamento a porre il divieto di pubblicità dei superalcolici, ma non ci fu nulla da fare”.

Elena Dusi

Autore: Enrico Franceschini


L’ADIGE

Oggi al centro pastorale di via Livenza a Lizzana il Gruppo «Al-Anon» festeggia i 15 anni di vita
«Così ho sconfitto l’alcolismo»

Il racconto di una figlia, dalla disperazione alla gioia

Oggi, domenica 25 marzo 2007, alle 14.30 presso il Centro Pastorale di via Livenza a Lizzana, il Gruppo «Al-Anon» festeggia il suo 15° anno di fondazione. La riunione è aperta al pubblico. «Al-Anon» è un associazione di volontari che da tre lustri lotta con successo contro la piaga dell’alcolismo. E le esperienze di vita e di sofferenza si sprecano nella scansione di questi quindici anni di battaglie. «L’alcol, un mostro che stava distruggendo la mia famiglia - racconta una donna che ha dovuto convivere col problema dell’alcolismo - Ormai non vedevo più vie d’uscita, le avevo provate proprio tutte. Finchè un giorno contattai l’Associazione Alcolisti Anonimi, che subito si mobilitò offrendomi aiuto immediato. Anche il mio alcolista reagì bene a quell’incontro decidendo di iniziare a frequentare il gruppo dal quale avrebbe potuto ricevere aiuto, perché un alcolista può ricevere aiuto soltanto da un altro alcolista (recuperato). Ed ecco, il mio alcolista aveva trovato la sua strada per il recupero, ed io da chi potevo essere aiutata? Anch’io - prosegue la signora - dopo una vita passato con un alcolista avevo bisogno di cure, anch’io avevo bisogno di recuperarmi; ed ecco che accanto alla speranza di recupero del mio alcolista con l’Associazione di Alcolisti Anonimi, se ne accendeva un’altra per il mio recupero. L’Associazione Al-Anon per familiari ed amici di alcolisti, perché come per l’alcolista era indispensabile l’aiuto di persone che avevano attraversato il suo stesso problema, così anche per me era importante l’aiuto di persone che capivano come mi sentivo, perché anche loro avevano passato quello che stavo passando io e si erano sentite come mi sentivo io. Incontrai delle persone, o meglio, degli stupendi amici che mi accolsero con tantissimo amore e mi aiutarono in un percorso difficile tenendomi costantemente per mano. Il risultato? Il mio alcolista è diventato un alcolista recuperato, ed io sono diventata una figlia recuperata. La nostra vita è diventata una vita serena, intendiamoci non una vita senza problemi, ma una vita senza alcol, perché senza l’alcol i problemi della vita vengono risolti serenamente insieme. «Vorrei invitare tutti coloro che hanno problemi di alcolismo in famiglia o nella loro cerchia di amicizia a farsi coraggio e a contattare le persone che possono davvero aiutarli - conclude la signora - Cioè le Associazioni di Alcolisti Anonimi per gli alcolisti e di Al-Anon per i familiari e gli amici di alcolisti, che vengono tutelati, anche con l’anonimato, assieme alle persone che li contattano».


 

TRENTINO

Badoo: sfilate e confessioni per 200 ragazze 

di Matteo Cassol 

Boom delle giovani del C9 sul sito Internet del momento. Disinvolte e con foto Nei «profili» ammiccamenti alla carriera, al sesso, ad una politica quasi sempre di destra 

ALTO GARDA. È finita l’epoca in cui cercare conoscenze su internet era considerata abitudine da disadattati. È terminato (o quasi) il periodo in cui i membri di una coppia sbiancavano al solo pensiero di dover confessare di essersi conosciuti in rete. Ora è vero il contrario: se non sei connesso, se non sei dentro un social network (una rete sociale), diventi «out». Il fenomeno trova adeguata conferma anche nella nostra zona, dove un’elevata percentuale di giovani (ma anche meno giovani) si iscrive a uno o più dei siti preposti a conoscenza e condivisione di interessi. Quello attualmente più in voga si chiama Badoo: più di 5 milioni di iscritti, di cui oltre 1 milione e centomila italiani. Utenza media superiore a 100mila navigatori in linea.
A differenza di altri, il sito è del tutto gratuito e con possibilità di scambiarsi agilmente messaggi, cercare altri utenti, spulciare le descrizioni di sé che gli iscritti compilano, vagliare e persino votare le foto personali. Con questi dati, esaminando i profili ci si trova davanti a uno spaccato di società. I numeri vengono in soccorso: limitandosi per ora alle sole ragazze (ma i maschi, come in ogni luogo di caccia, sono molti di più), le rivane registrate sono attualmente 117. Le arcensi 90. Rappresentate anche Dro (9), Nago-Torbole (6), Molina e Pieve di Ledro (2 a testa). Con numeri in crescita costante. Il campione, se non scientifico, è significativo.
Come sono, allora, queste nostre ragazze? Beh, generalmente piuttosto carine, come testimonia il predominio di alcune alto-gardesane tra le più votate in Trentino. Anche se, a dirla tutta, le meglio piazzate paiono avere origini esotiche. Madrelingua croata l’una, tratti somatici e nome sudamericano, l’altra. Suggestioni anglosassoni per altre due. Poi di nuovo una «latina», un’est-europea e un paio d’etnia indiana. Dall’aspetto e dagli atteggiamenti non si direbbe che molte siano minorenni. Eppure è così: per iscriversi il sito prevede di dichiarare la maggiore età, ma tra i profili si trova chi scrive «In realtà ho 15 anni». Non che la precocità delle adolescenti si scopra oggi, ma - se buona fetta dei profili è compilata da giovanissime - quanto si legge o scorge in foto risulta ancora più allarmante: una schiacciante maggioranza dichiara di fumare abitualmente, di «bere qualsiasi cosa di alcolico», di fare uso di droga o averla provata. Parecchie optano per «adoro il cibo spazzatura», moltissime segnalano tra le priorità la carriera, accanto al sesso. Una 15enne si mostra ritratta in una delle discoteche che cita in serie, con cocktail, mise e atti pruriginosi d’ordinanza. Prevale il numero di chi si dichiara di destra, se non di destra estrema. E tra le attività preferite dominano «Uscire la sera, schopping (sic) appena possibile, fare lampade, cellulare». Solo una manciata di loro sa però che la propria attività favorita si scrive «shopping». La quasi totalità non ama leggere: al massimo si rifugia nei tormentoni di Federico Moccia («Tre metri sopra il cielo», «Ho voglia di te»). Non rare frasi del tutto sgrammaticate, miste all’illeggibile modo di abbreviare tipico degli sms. C’è chi giura che le medie un tempo frequentate si chiamino «Scipio Sigle». Alcune ragazze, piuttosto che avventurarsi nella perigliosa compilazione del profilo, lasciano parlare le immagini. Curiosa poi la frequenza di estetiste. Ci sono anche donne mature: una 34enne spera di crearsi una famiglia sua, una 47enne vuole condividere i propri interessi, una 39enne con figli si dichiara di estrema destra e adora wrestling e discoteche, una 45enne dice di non essere tipa da matrimonio e una 42enne divorziata con figli vuole incontrare nuovi amici e non manca di mostrarsi in topless.
C’è da dire che si trovano pure profili più discreti, meno esasperati, spesso senza foto. Ma, per forza di cose, in questo contesto più o meno fracassone ne escono in modo anonimo. Ne risulta un mezzo di conoscenza molto pratico, ben più efficace dei fallimentari tentativi di approccio in qualche locale. Ma per la bontà dell’esito non è che ci si possa fare molto: la gente è sempre la stessa.


LA SICILIA (Agrigento) del 24 marzo 2007

La proposta 

Il sindaco Corbo: «Basta alcolici ai minorenni»

Il sindaco di Canicattì, Vincenzo Corbo, visto il diffondersi dei fenomeni legati all’abuso di alcool tra i giovanissimi, ha deciso di organizzare degli incontri nelle scuole e di vagliare la possibilità di emettere delle ordinanze per vietare la vendita di alcolici, dopo un certo orario.
«Il consumo di bevande alcoliche tra i giovani negli ultimi anni, ha avuto un incremento preoccupante - commenta il sindaco, Vincenzo Corbo - bisogna mettere in evidenza alcuni dati ed alcuni consigli utili sia al consumo che alla buona condotta. Sono sempre più numerosi gli adolescenti che consumano alcool, per questo motivo stiamo vagliando la possibilità di emettere delle ordinanze che vietino la vendita di bevande alcoliche e super alcoliche ai minori di 18 anni, che potrebbero arrecare disturbo e pericolo alla pubblica incolumità. In collaborazione con la Polizia di stato inoltre, abbiamo previsto una campagna di sensibilizzazione per far capire ai ragazzi i rischi inerenti all’ abuso di alcool».
Gli incontri saranno realizzati grazie alla collaborazione dei dirigenti delle scuole canicattinesi, che si sono impegnati a trovare delle strategie educative, atte ad eliminare le cause principali di emarginazione e di marginalità sociale e scolastica. Oltre all’alcool, il consumo delle cosiddette droghe "leggere" nell’hinterland agrigentino sembra essere in aumento. Hashish e marijuana, sono le sostanze preferite dai giovani canicattinesi. Ad un sano divertimento purtroppo, si contrappone, una larga fascia di ragazzi, che ama divertirsi facendo uso di sostanze stupefacenti. In città, oltre alle cosiddette droghe leggere, tra i giovanissimi è molto comune anche l’uso di cocaina. A confermare questa tendenza negativa, sono le numerose segnalazioni all’autorità giudiziaria effettuate dalle forze dell’ordine. Ad essere sorpresi sono spesso giovani, di buona famiglia, poco più che quattordicenni. Una tendenza spesso dettata dalla voglia di crescere rapidamente o da altri disagi sociali.
Davide Difazio


 
L’ARENA di Verona

I gestori dei locali pubblici del Centro storico insorgono contro quello che ritengono un vero e proprio attacco alla città

I baristi di piazza Erbe in coro «La sbornia non abita qui»

Quelli che nel fine settimana superano i limiti sono pochi e tutti ben conosciuti Rebecchi: «Come padre preferisco che sia qui» «Lavoriamo per far star bene la gente e non per ammalarla»

«Tutti gli esercenti sono dei padri di famiglia e lavorano come lavorerebbe un genitore nel rispetto e nella tutela dei giovani».
Dietro il bancone sono tutti d’accordo: in Piazza Erbe si va per bere l’aperitivo, per incontrarsi con gli amici, per parlare ma non certo per ubriacarsi. «Ci stanno infangando inutilmente», dice Daniele Rebecchi amministratore del bar Lamberti e vicepresidente dell’Associazione esercenti Piazza Erbe in merito all’articolo di un quotidiano nazionale dove si parla della piazza come un luogo ad altissimo tasso alcolico (*). «Noi ci autoregolamentiamo su molte cose- prosegue Rebecchi facendosi portavoce anche dei colleghi- dal volume della musica al divieto di distribuzione di alcolici a minorenni. Se venisse un quattordicenne a chiedermi un whisky lo fotograferei: sarebbe come vedere un pinguino nel deserto». (**)

Gli esercenti della piazza difendono i giovani che nel week end passano le serate seduti ai tavolini dei bar o in piedi con il bicchiere in mano, «sì, ma senza esagerare. Ci sono quelli che notoriamente superano il limite ogni fine settimana ma sappiamo chi sono, sono pochi, e cerchiamo di proporgli un caffè al posto di un nuovo bicchiere».
Il loro motto è «lavorare per una piazza pulita» per questo ci mettono non solo la professionalità ma anche incontri dove discutere sulle problematiche legate all’abuso di alcol, dove raccogliere esperienze e dove tracciare linee di condotta comuni.
«Lavoriamo per far stare bene la clientela, non per farla stare male- conferma un cameriere del bar Bloom- e la linea di condotta del nostro locale è quella di non servire alcolici ai minorenni e il titolare interviene con chi esagera non portandogli più nulla da bere».
Il viaggio alcolico dei giovani veronesi, per chi gli alcolici li vende, non inizia dunque dalle belle pietre della piazza antica. «Se così fosse, e cioè che arrivano in discoteca già ubriachi come hanno scritto- incalza Rebecchi- gli incidenti si verificherebbero nel tragitto dal locale alla discoteca e non quando invece i ragazzi tornano a casa dopo aver ballato come accade nella maggior parte dei casi». E c’è di più, l’80 per cento dei ragazzi che passano la serata tra l’Osteria Verona, il Lamberti, l’Anselmi e il Bloom (sono questi quelli più gettonati dalla generazione degli sprizzati) passano la serata in piazza, passando magari da un locale all’altro senza poi però proseguire alla volta delle discoteche.
«Io da padre- commenta il vicepresidente dell’associazione- sarei più contento di sapere mio figlio in un luogo come piazza Erbe dove nell’arco di 200 metri si trova di tutto, dalla pizza al ristorante allo spuntino, piuttosto che saperlo per strada a fare chilometri per raggiungere la discoteca. E poi qui, in un luogo centralissimo, sono più facili i controlli e noi siamo sempre in contatto con le forze dell’ordine».
Quanto ai baby bevitori, anche il titolare del bar Anselmi è d’accordo nel dire che non ce ne sono, «Qui la clientela è dai 20-25 anni in su e sono rarissimi i casi in cui mi è capitato di vedere persone ubriache». «La sbornia non abita qui», commenta laconico un cameriere con quattro spritz sul vassoio.

Silvia Bernardi

(*) Nota: vedi articolo di REPUBBLICA, pubblicato in rassegna lo scorso 19 marzo.

(**) Nota: anche se chiede una birra?


L’ARENA di Verona

- In giro tra i tavoli

E il freddo blocca la tradizionale invasione in strada

Ma una polacca assicura che nel suo Paese si beve molto di più. «Una volta dicevano che eravamo razzisti»

Sarà vero che i giovani veronesi amano il bere compulsivo? L’articolo pubblicato su un noto quotidiano nazionale di lunedì 19 marzo dal titolo «Verona tutti in piazza poi all’Alter Ego», lo hanno letto in molti. Addirittura su di un blog tutto cittadino, sentenziosi.blogspot.com, viene posto come discussione: «Il j’accuse Verona! Blog dei prigionieri di Verona e piazza Erbe». In molti lo tacciano di «moralismo da quarantacinquenni e pieno di luoghi comuni». «L’istinto al riso è a partire dal titolo pseudo apocalittico», scrive Butel 1, «Nani Moretti in Ecce Bombo stigmatizzava l’uso improprio e generalista del termine giovani».
Non mancano critiche allo psichiatra Vittorino Andreoli. Per Alfie, quanto scritto invece, «non è socialmente utile». Insomma i giovani veronesi, almeno in questa pagina virtuale non appaiono come alcolizzati anche se qualcuno fa notare che «il bicchiere di vino in mano nei fine settimana non manca mai» e si domanda «che fine hanno fatto i genitori?».
Ancora una volta il popolo della notte si divide in coscienziosi e incoscienti. Certo è, che nelle osterie di Corso Portoni Borsari e nei bar che si affacciano sulla piazza Erbe di quindicenni, diciottenni che tracannano alcolici non ce ne erano proprio ieri alle 19. Forse l’orario non era quello giusto, forse il freddo li ha distolti dalla voglia di sballo, fatto sta che in giro si trovavano solo trentenni, quarantenni. Immancabile però un bicchiere di vino tra le mani, «bianco o rosso purché buono», dice un giovane studente universitario e pure lavoratore. Ma i veronesi bevono o no? «Beviamo sicuramente meno dei friulanii», afferma un ventitreenne mentre sorseggia da un calice un bianco Soave in compagnia di amici . I suoi compagni lo riprendono subito: «Non puoi difendere i giovani veronesi accusando altri di essere alcolisti», dicono in coro. «E’ vero si beve, ma dire che i giovani veronesi soffrono di bere compulsivo è davvero troppo», sentenziano. Sono studenti, uno solo di loro lavora. Con loro c’è anche una studentessa polacca. «Sì è vero, qui ho notato che si beve, ma non come nel mio Paese», afferma. Un altro gruppetto di giovani più vicini ai trent’anni sono dell’idea che oggi si voglia «schematizzare tutto, anche il bere».
Ma le stragi del sabato sera, la disattenzione provocata dall’alcol? «Una volta alla settimana si può pur alzare il gomito», affermano al secondo bicchiere di Valpolicella, «questo è un ripasso. Se si beve bisogna bere bene, non crede?». Il gruppo è ben affiatato e complice anche un bicchiere di troppo racconta che è «normale il sabato sera passare prima dal bar per bere qualcosa». E dopo? «La cena è d’obbligo e si pasteggia sempre con il vino». Dunque è normale bere ma i limiti di tasso alcolico nel sangue? «Non c’è problema oggi uno di noi non beve», assicurano. E l’entrata in discoteca con il seguente consumo di super alcolici? «Le sciocchezze da ragazzini si fanno ma il limite c’è sempre», concludono. Insomma per i veronesi il bere un bicchiere o due non è poi così un problema: sembrano proprio dei "bravi butei". Ma i baby alcolisti allora dove sono? Alla domanda risponde con ironia una trentacinquenne: «Mentre leggevo pensavo al mio gatto che dopo cena lo metto fuori», dice ridendo, «che accada lo stesso con i giovanissimi che dopo le 21 i genitori li mettono alla porta e li inducono ad uno sfrenato divertimento?». La sua battuta viene ripresa da un vicino di tavolo che commenta: «L’effetto bomba può anche essere vissuto da questi giovani. Ma siamo noi adulti che dobbiamo offrire il buon esempio. Non possiamo dire l’alcol fa male e poi venderlo a chi ha meno di diciotto anni». In un’osteria di Corso Portoni Borsari, due amici trentenni, liberi professionisti, hanno appena finito di bere un lugana. Loro non hanno dubbi: «prima la nostra città veniva indicata come un covo di razzisti, ora come un covo di baby alcolizzati. Avanti così».

Anna Zegarelli


IL GAZZETTINO (Treviso)
DOPO LO SCERIFFO 

Voci giovani per un nuovo governo della città 

di Paolo Ratti

Nelle realtà normali gli amministratori sono eletti su programmi. Se li rispettano, spesso vengono rieletti. In caso contrario vengono sostituiti. Comunque, anche nell’ambito del loro mandato, si sforzano di sentire le esigenze della cittadinanza e di avvicinarne il più possibile le istanze. Quando questo non accade più, quando la distanza fra la popolazione e i vertici diventa incolmabile, si crea un vuoto democratico. Più è lunga la durata di un governo, più è facile che questo succeda. La nostra città sta vivendo questa deriva. Ormai il nostro primo cittadino non dibatte, non colloquia; tuona. Assolutamente indifferente o addirittura infastidito dalle richieste che salgono dal basso, ripete continuamente che a decidere sarà lui, forte del mandato popolare. Mandato che lui prevede gli venga rinnovato ancora, per assoluta mancanza di alternative, fuori e dentro il suo partito.
Così, quando anche i medici si uniscono al coro di critiche contro l’Ombralonga, manifestazione che ha probabilmente il record di contrari fra i trevigiani, lui dice: «Finchè ci sarò io, si farà». I suoi abitanti vorrebbero una maggiore disciplina degli orari e degli schiamazzi dei bar? «Che andassero a abitare da un’altra parte», è la risposta sprezzante.
Abitanti, negozianti, vigili. Tutti contrari e tutti inascoltati. Per non parlare delle mamme e dei bambini: per loro di fondi non sono previsti. Treviso ha il poco ambito primato di essere una delle ultime città in Italia per servizi e attrezzature per bambini. Posti negli asili non ce ne sono, ma i fondi per sponsorizzare la fondamentale manifestazione della Milizia Veneta - una serie di buontemponi che si diverte a ricostruire le battaglie antiche e che nei loro volantini cercano persone che amino "le parade e la polvere dei spari dei fuxili a piera focaia" - quelli ci sono. Le scuole cadono a pezzi, manca di tutto, carta igienica, messa in sicurezza, attrezzature moderne, ma qualsiasi manifestazione che ricordi lo spirito veneto trova albergo e contributi dalla nostra amministrazione. Anche se i messaggi che passano sono quelli dell’incapacità di accettare le differenze e l’invito a bere alcol ai minorenni.


IL GAZZETTINO (Treviso)

Locali notturni e pub sovraffollati ...

Locali notturni e pub sovraffollati con uscite d’emergenza sbarrate da divani, poltrone e pannelli che impediscono l’apertura delle porte. È questo il quadro generale - e poco rassicurante - che emerge dai controlli svolti a campione negli esercizi pubblici e privati, tra pub e discoteche di tutta la Marca da polizia, amministrativa e volanti, vigili del fuoco e guardia di finanza. I controlli hanno evidenziato una gestione "allegra" - come l’ha definita il funzionario dei vigili del fuoco Nicola Micene - soprattutto dal punto di vista della sicurezza all’interno dei locali. Ma anche poca informazione e sensibilità da parte dei gestori. Per fare un esempio, in alcuni degli esercizi i poliziotti della questura avrebbero riscontrato un numero di avventori fino e oltre il doppio di quello consentito dall’agibilità degli spazi. È il caso del Jamila di Villorba oppure dell’Amami e della discoteca Margot in zona Fonderia. I controlli non si sono limitati agli aspetti amministrativi e della sicurezza, ma hanno riguardato per la parte di competenza delle volanti anche l’abuso di alcol e di sostanze stupefacenti, oltre ai controlli per il disturbo dei residenti dovuto a schiamazzi, tipico del fine settimana.Gli esercizi controllati dalla polizia amministrativa in marzo sono stati una ventina: al "No-Do" di Ponte di Piave, un cosiddetto ristomusic, gli agenti hanno trovato 300 persone in più della capienza massima consentita. «Una situazione pericolosa - ha spiegato il vigile del fuoco - soprattutto nel caso in cui dovesse verificarsi una circostanza di panico generale». Il titolare del locale è stato denunciato.La seconda tappa è stata al "Jamila 2" di Cornuda, al "Red Lowe" e al "Soul Train" di Conegliano: tra tutti e tre i locali sono stati identificati 56 dipendenti, di cui 5 in nero e 11 irregolari per quanto concerne l’inquadramento contrattuale. Complessivamente sono state elevate contravvenzioni per 33 mila euro.
Una nuova tornata di controlli è scattata il 9 marzo, questa volta al Jamila di Villorba: anche in questo caso i clienti sono risultati troppi e le uscite di sicurezza impraticabili, in quanto ostruite da panchine. Il parcheggio selvaggio delle auto, inoltre, avrebbe reso difficoltoso anche l’accesso dall’ingresso principale. Il titolare è stato denunciato all’autorità giudiziaria.
Il 15 marzo è stata la volta dell’Amami, già in precedenza sottoposto a chiusura. I clienti all’interno del locale, al momento della verifica, erano più del doppio di quelli consentiti e molte vie di fuga erano fisicamente precluse dalla presenza di poltrone e sedie. Il gestore e il titolare sono stati denunciati.Il 19 marzo è stata la volta del Margot: all’interno gli agenti hanno registrato 1.350 persone, mentre l’agibilità ne avrebbe consentite al massimo 670. Un’uscita di sicurezza era addirittura bloccata con un apposito pannello: il titolare della licenza è stato denunciato. Dai controlli risulterà anche che la struttura del pub era stata modificata in difetto rispetto alla metratura prevista dalla cartina in base alla quale la commissione di vigilanza aveva concesso il nullaosta. A questi si aggiungono i controlli eseguiti dalle volanti: i locali "visitati" dagli agenti, da metà febbraio a metà marzo sono stati 36. 186 le persone identificate italiane, tra cui 26 pregiudicati. 71 gli stranieri, di cui 15 pregiudicati e 10 minori che erano presenti nei locali nel pomeriggio.

el.fa.


IL GAZZETTINO (Rovigo)

Notte polesana tra furti e ubriachi al volante 

Servizio disposto dal comando provinciale dell’Arma. Controlli su tutto il territorio della provincia per prevenire reati
Polesine passato a pettine fitto. Tutto il territorio della provincia, nella notte fra venerdì e sabato, è stato interessato da un servizio di perlustrazione del territorio e prevenzione disposto dal comandante provinciale dei carabinieri Luigi Lastella. Una serie di controlli per sventare furti, controllare la circolazione stradale e prevenire reati.
La partenza. A Rovigo il servizio scatta poco dopo l’una di notte, quando dal comando provinciale esce un piccolo convoglio di autopattuglie, appena varcato il portone arriva la prima chiamata dalla centrale operativa. Segnala l’allarme lanciato da una signora in via Wolf Ferrari, si lamenta per il disturbo proveniente da un appartamento abitato da extracomunitari. Gli agenti si portano sul posto, le luci a intermittenza blu, sistemate sui tetti delle auto, illuminano la notte rodigina. Giunti sul posto i militari notano la donna che si sbraccia dalla finestra, salgono le scale della palazzina e si fanno aprire dagli immigrati, sono tutti regolari, viene loro detto di evitare ulteriori schiamazzi. Negli ultimi tempi questo tipo di segnalazioni si sono moltiplicate, almeno due, tre a notte.
Alla stazione ferroviaria. Alle 2 il plotoncino delle radiomobili fa tappa alla stazione ferroviaria, prima un passaggio per il quartiere della Commenda. Case immerse nel silenzio, tranquillità assoluta. «L’ideale - fanno notare gli agenti - per i topi d’appartamento». Il passaggio dei militari, però, scoraggia i malintenzionati. Nel salone della stazione c’è solo un barbone che dorme rannicchiato sulla panchina. I carabinieri notano pure due ragazzi, li fermano per identificarli: entrambi hanno precedenti penali per spaccio di droga e furto. I due, un ragazzo di Villadose e una ragazza che afferma di essere di Conegliano, vengono perquisiti. Il giovane poi può tornarsene a casa. Dalle tasche di lei invece spuntano un cacciavite, una pinza e un coltellino serramanico, odora ancora di hashish. Viene accompagnata in caserma per accertamenti. Quel cacciavite si sarebbe potuto usare per scassinare qualche serratura. Dalla radio dell’auto intanto era giunta l’informazione di un botto udito in via Badaloni, ma un rapido controllo evidenzia che si era trattato di un falso allarme.
In via Vittorio Veneto. Alle 2.20 la perlustrazione tocca via Vittorio Veneto, dopo l’incrocio con la circonvallazione pochi metri davanti ai mezzi militari un’auto si ferma, si apre una portiera e si nota una testa sbucare, vomita direttamente sull’asfalto, poi ingrana la marcia e sparisce un una viuzza laterale. La "radiomobile" allora si getta all’inseguimento che termina pochi metri dopo. L’autista dell’auto viene fatto scendere e sottoposto alla prova dell’etilometro, risulterà avere un tasso alcolico di 2,20, più del quadruplo del limite consentito. Il secondo controllo a distanza di 5 minuti conferma le analisi, la sua patente viene immediatamente sequestrata. Contemporaneamente dalla radio di bordo si segnala un incidente stradale pochi chilometri più avanti. I carabinieri piombano sul posto, una Volkswagen Golf è appena andata a sbattere contro la ringhiera di un ponticello in via Vittorio Veneto. C’è anche un mezzo della polizia stradale, saranno loro a effettuare i rilievi dell’incidente. I feriti, non in condizioni gravi, vengono caricati su un mezzo del Suem.
Sulla statale 16. Alle 2.40 Il servizio, coordinato da una delle radiomobili dal tenente colonnello Andrea Firrincieli, percorre la Ss16. Poco prima di arrivare ad Arquà Polesine, proprio davanti all’Alfa dell’Arma, una vecchia Renault Clio sbanda ripetutamente, invade parzialmente l’altra corsia di marcia, c’è pericolo di incidenti. L’appuntato alla guida dell’Alfa fa i fari, segnala al conducente della Clio di accostare. Scende un ragazzo che fatica a reggersi in piedi. Anche per lui scatta l’alcoltest: il valore di alcol del sangue schizza a un livello quadruplo del minimo consentito. Il giovane prova a giustificarsi: «Sono appena partito da un locale di via Porta Po. Ho bevuto solo un coca e whisky». È rodigino.«Sto andando a mangiare una piadina per smaltire l’alcol». La sua voce è "impastata", anche per lui c’è il ritiro della patente.
In via Cavallotti. Alle 3 la centrale operativa annuncia un tentato furto in via Cavallotti a Rovigo. Le auto militari tornano in città, la guida dell’appuntato è decisa, ma sicura. In via Cavallotti un negozio di motoricambi ha la saracinesca alzata. I ladri hanno tentato di scassinarla. Ad avvisare i carabinieri è stato un vicino svegliato dal rumore. I ladri poi hanno abbandonato il campo.
L’arresto. Poco dopo le 3 l’autoradio comunica di un furto di rame avvenuto a Frassinelle. I carabinieri della stazione di Canaro riescono a intercettare l’auto dei tre stranieri autori del colpo. Finiscono in manette.

Infine ancora sulla statale 16 per alcoltest a

Lunedì, 26 Marzo 2007
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