In fondo alla rassegna riportiamo altri commenti
all’iniziativa del Comune di Rovereto. Chi lo desidera può continuate a scrivere per esprimere il
proprio sostegno. Con l’auspicio che tanti altri Comuni italiani seguano la
strada tracciata dal Comune Rovereto.
Questi sono gli
indirizzi di posta elettronica:
comunicazione@comune.rovereto.tn.it,urp@comune.rovereto.tn.it,Sindaco@comune.rovereto.tn.it, manzanarenato@comune.rovereto.tn.it,
e, per conoscenza, p.giovanetti@ladige.it, l.zoppello@ladige.it,
trento@trentinocorrierealpi.it,
e, al solito, a a.sbarbada1@tin.it, e robargen@libero.it, per la pubblicazione in rassegna
IL GIORNALE DI VICENZA
LE STRAGI DEL SABATO SERA
Fermare la «guerra» che abbiamo in
casa
Abbiamo una guerra in casa, ma se ne parla raramente.
Parliamo delle stragi del sabato sera (ma anche del venerdì sera). Negli ultimi
4 anni circa 3.000 ragazzi sono scomparsi, vittime di incidenti mortali a causa
dello stress da ballo, delle pasticche di droga,dell’alcol: 3000 ragazzi al di
sotto dei 30 anni, quasi lo stesso numero dei giovani militari americani morti
nell’inferno iracheno in un analogo periodo. Per non parlare della decine di migliaia di feriti, fra
cui migliaia di giovani che rimangono invalidi per tutta la vita. Nel 2005
,secondo i dati dell’Asaps (Associazione amici della polizia stradale ), nella
fascia oraria tra le 22 e le 6 del mattino, si sono verificati 35.098
incidenti,che hanno provocato la morte di 1.529 giovani e il ferimento di
54.273 persone. Un dato soprattutto fa molto riflettere: mediamente il
numero dei morti ogni 100 sinistri è pari al 2,4 per cento, ma per gli
incidenti che accadono di notte tale numero si raddoppia (4,4%), con una punta
massima nella notte del venerdì (4,7 %). Gli incidenti mortali delle sedici ore
del venerdi e sabato rappresentano il 45% delle vittime complessive delle notti
della settimana. La stragrande maggioranza dei sinistri mortali avviene
nelle strade extraurbane e non, come probabilmente si pensa, nelle grandi aree
metropolitane. Come si può fronteggiare questo fenomeno pericolosamente in
crescita? Vi sono state in passato numerose proposte e disegni di legge per
fissare delle nuove regole,come quella di anticipare e uniformare in tutta
Italia la chiusura dei locali. Nel 2004 un ddl del governo (promosso dall’on.
Carlo Giovanardi ), che puntava alla chiusura delle discoteche alle 4 del
mattino, fu bocciato per un solo voto. Quella sconfitta confermò che la lobbies dei gestori dei
locali da ballo era molto potente e poteva contare su appoggi e simpatie
politiche trasversali. Si era pensato, per limitare le luttuose conseguenze del
sabato sera, di vietare la vendita delle bevande alcoliche dalle tre alle sei
del mattino. Ma, ancora una volta, hanno vinto i gestori e i proprietari dei
bar e delle sale da ballo. Ora però l’onorevole Giovanardi è tornato alla
carica, proponendo, insieme all’Associazione delle famiglie delle vittime, di
invitare i giovani ad andare a ballare, intanto solo per una sera, senza auto e
senza moto, utilizzando esclusivamente i mezzi pubblici (pullman, taxi, metrò).
La serata prescelta è sabato 28 aprile, giornata mondiale
per la sicurezza stradale. «In discoteca senza auto», questo lo slogan
dell’iniziativa, a cui ha già aderito Zapping, che raccoglierà adesioni e
proposte degli ascoltatori, che poi saranno trasmesse ai presidenti della
Camera e del Senato. Se l’appello verrà ascoltato dai giovani si potrà salvare
la vita di almeno 7-10 ragazzi. Ma anche se si trattasse solo di una vita
l’iniziativa avrebbe riscosso un grande successo.
L’ARENA
La lista civica di San Giovanni Ilarione lancia una
proposta per sensibilizzare i ragazzi sui problemi dell’alcol
L’etilometro per fare educazione
In piazza sarà ricollocata un’auto
incidentata. E in classe un ragazzo in carrozzina
San Giovanni Ilarione. Ma lo sai quanto hai bevuto? Potrebbe essere
questa la domanda che i ragazzi potrebbero sentirsi fare all’uscita dai locali
della Val d’Alpone. E a rispondere potrebbe essere un etilometro, acquistato
dai Comuni della valle e messo a disposizione di gruppi di volontari impegnati
a rotazione fuori da pub e disco bar. E’ il senso della proposta che la civica La Colonna ha
girato al sindaco Domenico Dal Cero per cercare di interrompere la sequela di
incidenti stradali che nei fine settimana vedono protagonisti giovanissimi
automobilisti. «Le amministrazioni comunali della valle potrebbero acquistare
insieme un etilometro e metterlo a disposizione di gruppi e associazioni
organizzate di volontariato. «Questi gruppi potrebbero trovare come nucleo fondante dell’iniziativa
un’associazione fatta dai familiari e dagli amici delle vittime della strada.
L’idea», spiegano i consiglieri Luciano Marcazzan, Nadia Lovato, Luigino
Confente e Daniele Allegri nella loro mozione, «è di fornire un servizio
gratuito di controllo dello stato di ebbrezza all’uscita dei locali, non come
strumento di rilevamento di sanzioni ma come strumento di conoscenza». Lo scopo è presto detto: «Rendere consapevoli i giovani
che si accingono a salire in auto delle condizioni psicofisiche con cui si
mettono a guidare collegando ai risultati le eventuali informazioni sul
pericolo che si corre e sulle sanzioni previste. Il tutto per informare e
scoraggiare certi comportamenti». Nella proposta della Colonna un ruolo da primi attori
potrebbe essere riservato anche ai proprietari dei locali «che potrebbero
fornire supporto logistico ed economico alle associazioni coinvolte». Di etilometro in Val d’Alpone non si parla per la prima
volta: in passato servizi coordinati tra polizia locale e carabinieri lo hanno
utilizzato. «L’ultima volta ne parlammo tra sindaci lo scorso anno. Si pensò
già allora all’acquisto consorziato, ma la cosa venne accantonata per questioni
di bilancio. In ogni caso», precisa Domenico Dal Cero, «io la mozione della
minoranza non l’ho ancora vista». Rispetto all’utilizzo che ne farebbero i Comuni, che per
farlo diventare strumento di repressione dovrebbero farlo utilizzare dagli
agenti di polizia locali, con ovvie difficoltà in termini di orario di lavoro,
numero di agenti e relativi impegni economici, l’etilometro dato al
volontariato avrebbe, con la politica della prevenzione, ben altri costi. Come
la pensi, però, il sindaco lo dirà solo dopo aver valutato bene la proposta che
si affianca a quanto la sua Giunta ha già deliberato: «Il 12 aprile ospiteremo
al teatro parrocchiale il presidente della sede veronese dell’Associazione
italiana parenti e vittime della strada-Onlus», annuncia Augusto Gambaretto,
assessore alla cultura. E spiega: «Vorremmo ci fossero quanti più ragazzi possibile
ed è per questo che invieremo inviti a tutti i ragazzi delle scuole della
vallata. E’ probabile poi che riporteremo in piazza, come ammonimento, i
rottami di un’auto incidentata, esattamente come facemmo due anni fa». Intervenire, evidentemente, sarà una scelta libera,
diversamente da quel che accadrà nelle classi terze di tutte le scuole medie
della vallata nel mese di maggio, quando in cattedra salirà un ragazzo finito
in carrozzina in seguito a un incidente stradale. L’iniziativa è del Lions club
Valdalpone, presieduto da Aristide Marcazzan, che ha accolto la proposta di
Giancarla Gugole Menaspà, storica dirigente scolastica e oggi membro del
direttivo lionistico. E’ stata lei stessa a riproporre un progetto che per anni
ha messo assieme le scuole dell’obbligo e il Gruppo di animazione lesionati
midollari (Galm) di Verona per spiegare ai ragazzi come la vita può cambiare
dopo una lesione al midollo. Giuseppe Stefanoni, che del Galm è il presidente, ha
sposato pienamente la proposta grazie alla quale l’associazione e il Lions club
porteranno nelle terze medie, una scuola per ogni sabato di maggio, un medico e
un ragazzo poco più grande di loro, passato in un lampo dal sedile di un’auto
in corsa o dal sellino di una moto a quello di una sedia a rotelle. (p.d.c.)
IL GAZZETTINO
Autobus contro le stragi del
sabato sera
Troppi morti sulle strade, troppi ragazzi che perdono
tragicamente la vita dopo una notte in discoteca. Una strage quella del sabato
sera alla quale va posto fine. Le discoteche del Portogruarese, dove vi vanno a
ballare molti ragazzi del Friuli Venezia Giulia, si stanno attrezzando con una
serie di iniziative finalizzate a rompere questa tragica catena di lutti.
L’ultima in ordine di tempo si chiama "Music for live" promossa dalla
discoteca Tnt di Lugugnana di Portogruaro. Un’iniziativa che vuole lanciare un
messaggio forte ai giovani e che richiede la collaborazione della Regione
Veneto e delle forze di Polizia. In parte, il progetto è già avviato con almeno
otto bus navetta che raccolgono i ragazzi da più parti del Veneto e del Friuli
Venezia Giulia ogni domenica pomeriggio e poi per riportarli a casa. Secondo
una stima della direzione sono più di 400 ragazzi che, in questo modo, vengono
"tolti" dal pericolo delle strade, con ulteriori 180 vetture di
giovani "discotecari" che non circolano. Un successo raggiunto ancora
il 31 ottobre scorso per la festa di Halloween. In quella circostanza si
trattava però di un servizio notturno, con caratteristiche ben diverse dalla
domenica pomeriggio. "Music for life" è stato attivato domenica con
tre bus arrivati a Caorle, Concordia Sagittaria e Portogruaro. Il progetto si
pone anche l’obiettivo di mettere a disposizione di tutti gli automobilisti che
escono dalla discoteca un servizio di controllo sul loro stato psicofisico.
Qualora il risultato dell’etilotest risultasse negativo i gestori del Tnt
offriranno al guidatore e a tutte le persone che si trovano in auto con lui, e
negative al controllo, un invito omaggio per una delle serate successive. Questa
iniziativa potrebbe venire illustrata ai clienti da hostess o steward, che
consegneranno anche gli omaggi dopo l’avvenuto controllo. Nell’eventualità che
le forze dell’ordine non siano disponibili per i controlli all’esterno del
locale per varie motivazioni, i gestori si dicono disponibili ad acquistare dei
semplici etilometri "usa e getta" o un etilometro fisso da
posizionare all’uscita del locale per effettuare autonomamente i
controlli". Per "Music for life" sono già disponibili anche otto
alberghi della zona dove potrebbero pernottare, a prezzo agevolato, gli
automobilisti risultati positivi al test alcolico.
Marco Corazza
IL GAZZETTINO
TREVISO Mi dissocio da Nadal,
L’alcol è dannoso
Con la presente, pubblicamente mi dissocio dalle idee di
Stefano Nadal, il ragazzo tetraplegico che ci ha fatto da testimonial in
discoteca con la carrozzina sabato notte il quale è contro il proibizionismo
dell’alcool nei locali pubblici la notte dopo l’una. Riferire che vietare l’alcool nelle discoteche non serve a
nulla è il messaggio più sbagliato che si possa dare ai giovani di notte dove
tutto è permesso e nessun freno si da a loro. Rispetto il suo dolore, le sue
condizioni fisiche dovute al tragico incidente di cui è rimasto vittima, ma
forse ciò che lui sostiene sono le idee di tre amici trovati a bere un’ombra in
compagnia al bar, non si rende conto cosa può portare l’alcool alla guida,
l’alcool alla guida è peggio dell’uso di droghe. Non basta dire alla gente che
arrivati a mezzo grammo di alcool nel sangue si perde la patente. Bisogna far sapere che già al primo bicchiere la vigilanza
inizia a calare, che ci vuole un’ora a smaltire una dose di un bicchiere, che
ci porta a rischiare di più: ci si sente piacevolmente leggeri e sicuri e si
sottovaluta il pericolo. In barba ai limiti di velocità, ai divieti di
sorpasso, agli stop. Ai semafori. Unico rimedio? Il proibizionismo. A cosa
serve l’alcool dopo l’una? L’alcool indebolisce anche l’efficienza
intellettiva, interferendo con la velocità di percezione e la stabilità dei
processi mentali. Infatti negli incidenti del fine settimana, oltre alla
sonnolenza gioca senza dubbio i suo ruolo l’alcool. I dati divulgati dall’Istituto Superiore della Sanità
parlano molto chiaro: dal 20 al 50% degli accessi al Pronto soccorso per
incidente stradale o lavorativo è correlato all’uso di alcool. Gli alcoolici
sono un’abitudine per il 75% dei nostri concittadini (87 maschi e 63 donne su
100). Un quinto di tutti i ricoveri urgenti sia da incidente che da malattie è
l’alcool-correlato. Molti studi epidemiologici rilevano che la quota di
incidenti stradali gravi e mortali attribuiti all’alcool è attorno al 50%. Caro
Stefano non farti influenzare dalle lobby economiche e prova a pensare cosa
significa rientrare a casa di notte e beccarti un’auto impazzita di giovani
ubriachi alla guida contro mano.
Andrea Dan Presidente associazione Manuela sicurezza
stradale
IL TEMPO
Fiano Romano Il sindaco vieta la
vendita serale degli alcolici in bottiglia di vetro
DIVIETO di vendita di alcolici in contenitori di vetro a
Fiano. L’ordinanza è stata firmata dal sindaco Tarquinio Splendori. Dal 1
aprile al 31 ottobre i gestori non potranno vendere alcolici in contenitori di
vetro dalle 18 alla chiusura. L’ordinanza è stata emessa per ragioni di pubblico
interesse, per fronteggiare eventuali pericoli per le persone che frequentano
gli spazi pubblici. Gio. Cav.
IL GAZZETTINO
Ubriaco in auto uccide un
quindicenne e si dà alla fuga: preso
Chioggia
Morire a soli 15 anni per mano di un pirata della strada,
un giovane venticinquenne che non si è nemmeno fermato a prestare soccorso. È
finita così la vita di Fabrizio Veronese. Lunedì sera in sella alla sua
bicicletta intorno alle 23.30 stava rientrando a casa assieme a due suoi amici.
Era quasi arrivato quando sul ponte girevole del canale San Domenico è stato
travolto da una Peugeot "207" nera. L’auto come una scheggia
impazzita è piombata sui ragazzi. Due sono stati solo sfiorati mentre Fabrizio
Veronese è stato investito in pieno finendo prima sul cofano dell’auto, poi,
dopo aver infranto il parabrezza anteriore, è stato sbalzato a una distanza di
quasi 20 metri dal punto in cui è avvenuto il primo impatto. Infine la rovinosa
caduta sulla strada: è morto pochi minuti dopo in ospedale. Tra lo sconcerto
dei presenti l’uomo al volante della Peugeot non si ferma: ingranata la marcia
si dirige velocemente verso Chioggia. Poi compie un’inversione e torna indietro
sul luogo dell’incidente. Vede il corpo del giovane disteso a terra e scappa di
nuovo, questa volta in direzione di Sottomarina. Il suo ritorno sul luogo
dell’incidente però permette ai testimoni di prendere il numero di targa
dell’auto e di chiamare Polizia e Carabinieri, che riescono così a rintracciare
l’investitore, S.Z., di 25 anni. Non era molto lucido e così gli agenti lo
hanno obbligato a sottoporsi al test per valutare la presenza di alcol nel suo
sangue. Test risultato positivo. Per S.Z. sono scattate immediatamente le
manette per omicidio colposo e omissione di soccorso, con l’aggravante della guida
in stato di ebbrezza.
IL GAZZETTINO
Romeno di 24 anni in q.re XXV
Aprile urta una colonnina del gas e fa cadere una ciclista, ingaggia un
inseguimento con due "volanti" e in via Colomba va a sbattere contro
un albero
Giovane ubriaco semina il panico
in macchina
Bassano
Un romeno di 24 anni, completamente obnubilato dal vino o
dalla birra e forse anche in preda una crisi nervosa, ha seminato il panico, in
auto, lunedì, in città. La sua corsa è stata fermata da un... albero. La vicenda è iniziata intorno alle 19, quando alle forze
dell’ordine è stata segnalata la presenza in quartiere XXV Aprile di una
"Punto" nera che andava a zig-zag e che aveva già urtato una
colonnina del gas e fatto cadere una ciclista. In zona si sono portate unità del
Commissariato e della Stradale di Vicenza. La vettura è stata intercettata in
viale Asiago. Da qui la Fiat si è lanciata verso il centro città, compiendo
evoluzioni da brivido. Inseguita dalle "volanti", l’auto ha
attraversato il ponte Nuovo, subito dopo ha svoltato in via Colomba ed è andata
a sbattere contro una pianta. Il "pilota", frastornato, è uscito
dall’abitacolo e si è accasciato al suolo. Era I.M., romeno, abitante a Romano d’Ezzelino. Aveva
preso la macchina della madre, la 45enne M.I. e presumibilmente (ieri non erano
ancora disponibili gli esiti dei test) aveva bevuto a più non posso. Quando
sono arrivati i sanitari il 24enne si è ripreso. Anche troppo: è andato in
escandescenze e ci sono voluti quattro agenti per tenerlo fermo, portarlo in
ospedale e sottoporlo ai primi esami. Al S. Bassiano si è poi fatta medicare
(contusione al fondoschiena) anche la ciclista, S.Z., 35 anni, di Bassano. I.M. sarà facilmente denunciato per guida in stato di
ebbrezza. Come accennato, nel suo raptus ha forse giocato (vedi la reazione in
via Colomba) una componente nervosa. Il ragazzo ha intanto ricevuto varie
contravvenzioni per velocità e manovre pericolose.
B.C.
IL GAZZETTINO
VIOLENZA CARNALE
Anna Maria, cinquantottenne, aveva conosciuto Ahmed
Barakat, trentasettenne marocchino, nel settembre 2003. Gli aveva fatto pena.
Non aveva di che campare e dormiva nei giacigli sparpagliati nei casolari
abbandonati. Gli aveva offerto ospitalità, nella sua abitazione a San Carlo.
Non sapeva che il magrebino era già noto alle forze dell’ordine con altri
cinque alias. Identità false fornite nei controlli di polizia e carabinieri in
cui era incappato tra il 2000 e il 2002 a cavallo tra Padova e Vicenza. Lo
stato di alcolismo e il carattere violento erano emersi ben presto. Lui l’aveva
ripagata con violenze fisiche e sessuali. Ieri mattina i giudici del Tribunale
lo hanno condannato a due anni e due mesi di reclusione per violenza carnale. Anna Maria lo aveva già cacciato di casa quando la notte
del 13 gennaio 2004 una volante era stata inviata a casa della donna. Gli
agenti trovarono il marocchino steso sul letto matrimoniale. Ronfava in preda
ai fumi dell’alcol. Poco prima si era introdotto con la forza nell’appartamento
situato al primo piano. Si era arrampicato sulla terrazza e aveva sfondato la
portafinestra della cucina. Quindi aveva aggredito la casalinga a calci e
pugni. Poi, non contento, si era sfilato la cintura dei pantaloni e aveva
frustato la povera donna. Il 26 giugno, appena passata la mezzanotte, il
marocchino si era ripresentato nell’abitazione della signora. Come la volta
precedente si era arrampicato sul terrazzo e a calci aveva divelto la persiana
e infranto i vetri della portafinestra della cucina piombando in casa come una
furia. Aveva aggredito la casalinga, l’aveva spogliata e violentata. Poi,
appagato, era andato a farsi la doccia. Bevuto il caffè, alle tre del mattino
si era allontanato. Ultima prodezza il 3 dicembre successivo. Stesso copione,
ennesimo intervento della polizia.
IL GAZZETTINO
IL CASO BOLZONELLA
Il Pm: «La dottoressa non visitò
il ragazzo»
(L.L.) Il pubblico ministero Paolo Luca dice ai giudici
che la dottoressa Rosa Genovese non ha visitato lo sfortunato Marco Bolzonella
la notte del 29 giugno 2003, quando lo portarono al pronto soccorso dopo
l’incidente di motorino accaduto mentre rincasava con la pioggia dalla festa di
Radio Shervood. E se lo avesse fatto, non si è trattato di una vera visita.
Marco Bolzonella, studente diciassettenne di Villaguattera, è morto alle 6 del
mattino tra i dolori atroci, senza neppure un farmaco che lo facesse soffrire
un po’ meno. Il ragazzo aveva delle ferite mortali? Insomma, sarebbe morto lo
stesso? Sì, ma poteva morire su un tavolo operatorio, piuttosto che abbandonato
su una barella in pronto soccorso, dice il pubblico ministero. È lunga e severa la requisitoria del sostituto procuratore
Luca. Parla ai giudici del Tribunale collegiale, presieduti da Lara Fortuna, e
afferma senza mezzi termini: «La dottoressa Genovese non ha visitato il
ragazzo. Non lo ha fatto perchè non ha voluto farlo». Perchè? Per il motivo che
Marco Bolzonella era stato alla festa di Radio Shervood, aveva bevuto un paio
di birre e si era fumato uno spinello. Questo dice il rappresentante
dell’accusa, sostenendo che è sottile il confine tra il "dolo" e la
"colpa". «È un fatto voluto, doloso. Non lo voleva visitare». Marco
Bolzonella è stato abbandonato. Il rappresentante dell’accusa sostiene che ha
trascorso le sue ultime ore di vita con una sensazione di fastidio. Solo alle
5.28, quando non c’era più nulla da fare, la dottoressa Genovese si è accorta
che il ragazzo stava morendo e gli hanno fatto le radiografie. Il padre del ragazzo è parte civile con l’avvocato Davide
Pessi. La dottoressa Genovese è difesa dagli avvocati Filippo Fasolo e Giuseppe
Gasparin. Lunga e appassionata anche l’arringa dell’avvocato Fasolo. Il
difensore dice che tutti hanno provato lo stesso dolore per la morte del
ragazzo. Ma in aula si sta processando un medico che ha fatto il suo dovere. Il
ragazzo è stato visitato. Lo dicono le carte e i testimoni. L’avvocato Fasolo
dice che non sono credibili alcuni dei testimoni indicati dall’accusa, quelli
che hanno messo più in difficoltà la dottoressa. La sentenza verrà letta l’11
maggio
IL TEMPO
di SILVIA MANCINELLI
In preda a un raptus di follia aggredisce la compagna con
... ... un coltello da cucina e poi si avventa con una mannaia
contro il figlioletto di 4 mesi che dorme nella culla. È sera tardi quando
B.H., un marocchino di 30 anni regolare da tempo in Italia, torna a casa
ubriaco dopo l’ennesima serata in un bar. Disoccupato e già noto alle forze
dell’ordine, l’extracomunitario vive con la propria compagna, italiana di 31
anni anche lei con qualche trascorso discutibile, in un residence a vicolo di
Casal Lumbroso. Sono da poco passate le due e ad attenderlo ci sono la
convivente e un banale pretesto per discutere. I due iniziano infatti a
litigare, ma i toni si alzano oltremodo e la situazione perde velocemente il
controllo. È un attimo. L’indole «violenta», per la quale il marocchino è già
conosciuto nel quartiere, gli impedisce di ragionare. Come una furia impugna un
coltello da cucina per puntarlo verso la donna che, terrorizzata, urla e si
dimena. Riesce appena a sfiorarla ferendola a una mano e poi sulla nuca mentre
nel pieno della colluttazione la lama non risparmia neanche lo stesso
aggressore che inizia a perdere sangue dall’addome. La compagna, nei confronti
della quale mai aveva osato tanto, cerca disperata di calmarlo ma la situazione
sembra essere degenerata irrimediabilmente. Abbandonato il coltello o, più
probabilmente strappatogli di mano dalla donna, afferra allora una piccola
mannaia e a passo spedito si muove verso la stanza dove dormono, ignari del
trambusto, il neonato e il figlio della donna di appena 4 anni avuto da una
precedente relazione. La giovane però riesce fortunatamente ad anticiparlo
parandosi come uno scudo davanti alla porta chiusa. Le urla sono strazianti e i
custodi del residence decidono quindi di intervenire chiamando il 112. Sarà proprio
l’intervento dei carabinieri della compagnia di Ostia, agli ordini del Capitano
Saverio Spoto, a scongiurare il peggio. L’irruzione nell’appartamento da parte
dei militari, guidati dai due portinai, è immediata. Uno dei militari dell’Arma
tenta per prima cosa di difendere la donna e il bambino ma il marocchino, in
evidente stato di ebbrezza, lo tiene a distanza minacciandolo con il coltello.
Fortunatamente i carabinieri riescono a bloccare e ad arrestare l’uomo che
dovrà rispondere ora di lesioni personali aggravate. Per la donna, ferita
lievemente nel tentativo di difendersi, solo tanta paura. Per il convivente
sette giorni di prognosi prima di scontare la pena per tentato omicidio
ITALIA SERA
Efferato crimine di una 41 enne romena a Tivoli. Trasforma
l’amico italiano 70 enne in un boia
Marito violento, lei lo fa
sgozzare
Un terribile omicidio risolto a tempo di record. dai
carabinieri di Tivoli,che hanno arrestato i presunti assassini del 43enne
rumeno atrocemente ucciso a colpi di accetta e poi abbandonato in aperta
campagna e il cui corpo era stato rinvenuto domenica mattina all’altezza del
nono chilometro di Via Empolitana, a Castel Madama. In manette la convivente
della vittima, una rumena 41enne disoccupata, e due uomini, un falegname italiano
70enne residente a Tivoli e un rumeno di 32 anni. L’omicidio è stato commesso
in una baracca in un accampamento di fortuna in località Tivoli Terme. Dopo il
delitto, il cadavere è stato avvolto in una coperta e trasportato a bordo di un
furgone a diversi chilometri di distanza, dove è stato nascosto in una stradina
di campagna. Mentre l’arma del delitto, ritrovata dagli investigatori, era
nascosta a casa del falegname I tre carnefici dovranno rispondere alle accuse
di omicidio premeditato ed occultamento di cadavere. La piccola “banda” dei tre
aveva già agito 15 giorni fa, tentando di uccidere il 43enne rumeno
investendolo con una macchina. Lui, almeno in quell’episodio, l’aveva scampata,
uscendo indenne dall’incidente senza riportare alcuna ferita. Fallito il primo
tentativo i tre complici hanno “studiato” un piano per farlo fuori.
Ma perché tanto accanimento? A quanto pare il movente é di natura passionale,
spinti cioé ad agire per vendicarsi della sua violenza e delle continue botte e
minacce nei confronti della convivente. Secondo la ricostruzione fatta dai
Carabinieri della Compagnia di Tivoli, diretti dal Capitano Luca Palmieri, la
vittima tornava spesso a casa ubriaco e per i motivi più futili picchiava la
donna. Quest’ultima aveva allacciato una relazione anche con l’altro
rumeno32enne, che viveva con loro in un’area industriale inutilizzata a Tivoli
Terme, e aveva stretto una forte amicizia con il 70enne celibe che viveva
invece a Tivoli. Dopo l’ennesima aggressione da parte del marito, stanca delle continue
percosse, é stata lei a chieder aiuto ai due amici. I due “vendicatori” hanno
quindi deciso di agire: a uccidere sarebbe stato il 70 enne tiburtino: ha prima
colpito violentemente l’uomo al capo con una mazza da baseball e poi gli ha
tagliato la gola con un machete con una lama lunga 40 centimetri.
Francesca Romana Colletti
CORRIERE ADRIATICO
Assolto un amico dell’imputato
presente alla scena
Condannato per atti osceni davanti
a una poliziotta
PORTO RECANATI – Secondo l’ipotesi accusatoria si era
slacciato i pantaloni davanti a una poliziotta, pronunciando frasi irripetibili
riguardanti le dimensioni delle sue parti intime. Il giovane marocchino e un
suo connazionale, per l’episodio, erano stati rinviati a giudizio dal giudice
per l’udienza preliminare, Renato Gentile, con l’accusa di violenza sessuale di
gruppo. Per la Procura, dopo che uno si era slacciato i pantaloni, i due nord
africani, in preda ai fumi dell’alcol, si sarebbero scagliati contro l’agente
con atti idonei e diretti in modo non equivoco a compiere violenza sessuale. I fatti contestati risalgono al 13 luglio del 2003,
intorno alle 3.30, dopo che si era verificata una rissa nei pressi di un noto
locale sul lungomare. Finì di mezzo anche una vettura parcheggiata, rigata su
un fianco. Per sedare gli animi intervennero la polizia e i carabinieri di
Porto Recanati. E ieri, davanti al collegio presieduto dal giudice
Alessandro Iacoboni, uno dei due marocchini (difeso dall’avvocato Giovanni
Minestroni) è stato condannato a tre mesi di reclusione con la condizionale per
il solo reato di atti osceni, mentre il suo amico (legale difensore Massimo
Pistelli) è stato assolto. Alla sbarra altri due nordafricani, ai quali veniva
contestata solamente la rissa: anche per loro, al termine dell’udienza, è
arrivata l’assoluzione da parte del giudice.
CORRIERE ADRIATICO
Anche l’ateneo di Camerino nel
gruppo di studio del Mtip
Alcolisti, arriva un farmaco
CAMERINO – Altro che Alcolisti Anonimi. La benemerita
organizzazione di recupero dei tossicodipendenti da alcol ha un alleato in
farmacia. I ricercatori dell’Università di Camerino, infatti, ce l’hanno fatta
a trovare l’antidoto. Dopo aver scoperto in passato che una mutazione genica per
il recettore del fattore di rilascio corticotropo predisporrebbe all’uso di
alcol e allo sviluppo all’alcolismo, il gruppo di ricerca coordinato dal
professor Roberto Ciccocioppo del Dipartimento di Medicina Sperimentale e
Sanità Pubblica, in collaborazione con la ditta farmaceutica Eli Lilly e con i
ricercatori del National Institute of Health (Nih/Niaaa) guidati dal Doctor
Markus Heilig, ha studiato l’effetto di un nuovo farmaco, conosciuto come Mtip,
capace di bloccare la risposta del recettore per il fattore di rilascio
corticotropo (Crf1): semplificando, di diminuire sia il consumo di alcol che il
rischio di ricaduta dopo la detossificazione. L’importante scoperta è stata
recentemente pubblicata dal “The Journal of Neuroscience”, prestigiosa rivista
scientifica edita dalla Society for Neuroscience, in cui sono raccolte ricerche
fra le più rilevanti a livello mondiale. L’efficacia terapeutica del nuovo composto è stata
dimostrata utilizzando ratti caratterizzati da una mutazione per il gene che
codifica la proteina recettoriale Crh-R1 che media l’azione dell’ormone del
rilascio corticotropo e selezionati geneticamente per l’elevato consumo di
alcol. La parola all’esperto: “Questi animali - sottolinea il professor
Ciccocioppo - assumono spontaneamente una quantità di alcol che, se paragonata per
peso corporeo al consumo umano, corrisponde a circa 6-7 bottiglie di vino al
giorno. Il trattamento con il nuovo farmaco Mtip non solo è in grado di ridurre
significativamente il consumo quotidiano ma riduce anche la capacità dello
stress di favorire il ritorno all’uso della sostanza in animali con una storia
di eccessivo consumo di alcol e tenuti in astinenza”. La sostanza, inoltre, sembra straordinariamente efficace
nel ridurre l’elevato consumo di alcol in questi animali alcol-preferenti
mentre non hanno effetti in animali non preferenti. “Il farmaco studiato -
prosegue il professor Ciccocioppo - dovrebbe andare in sperimentazione clinica
già dal prossimo anno e potrebbe quindi avere un uso anche tra gli uomini;
ipotizziamo che possa essere utile non solo per il trattamento dell’alcolismo,
ma anche per la terapia di alcune forme di depressione e di ansia”. Sconfitto
l’alcolismo assieme a cause ed effetti? Si apre una nuova era. (*)
L.NICC.
(*) Nota: ci siamo spesso lamentati della scarsa
scientificità degli studi sugli alcolici ed in particolare sul vino. Le
informazioni sulle ricerche farmacologiche sono spesso altrettanto carenti.
Ogni tanto compaiono articoli su farmaci miracolosi. Per problemi così
complessi come l’alcolismo è difficile ipotizzare un farmaco risolutivo e
l’informazione è spesso condizionata dagli interessi delle case farmaceutiche.
Staremo a vedere.
IL TEMPO Bere bene e con responsabilità Il
progetto di Fontana di Papa di CESARE MARTUCCI
LA CANTINA sociale Fontana di Papa, con circa 200 soci
nell’area dei Castelli Romani e tra i primi esportatori di vino in Germania e
nei paesi dell’Europa dell’Est, sarà presente anche quest’anno al Vinitaly.
Nell’ambito di tale manifestazione, oltre alla nuova linea di monovitigni
«U-You», verrà presentato un progetto di responsabilità sociale di impresa.
Infatti «U-You», che abbina a un’elevata qualità un prezzo contenuto con
un’attenzione al design di bottiglia ed etichetta, è indirizzata ad un pubblico
giovane. E si rivolge anche a ragazzi e ragazze il progetto che porta lo stesso
nome, volto a sensibilizzarli a bere bene, a bere vini italiani e in modo
responsabile. La campagna verrà portata avanti nei locali notturni e nelle
discoteche, dove spesso si vengono a creare le condizioni che sono causa delle
tante stragi del sabato sera sulle nostre strade. Tra le altre iniziative
sponsorizzate da Fontana di Papa quest’anno anche il progetto «Regaliamo un
sorriso», che ha donato giocattoli ad alcune centinaia di bambini delle case
famiglia del Lazio, il «Rally delle Ronde» e il «Memorial Karol Wojtyla» di
canoa, promosso dalla Federazione nazionale canoa e kayak, in programma il 31
marzo e il 1° aprile prossimo sul lago di Castel Gandolfo.
QUOTIDIANO.NET
LINDSAY LOHAN
"Esco con qualcuno, ma non vi
dico chi è"
La rossa star di Hollywood ha ormai gettato al
spalle il periodo di crisi, con relativo ricovero in un centro di
disintossicazione dall’alcol. Come lei stessa ha rivelato al settimanale
’People’
Milano, 28 marzo
2007 - Lindsay Lohan comincia di nuovo a sorridere. Dopo il ricovero per
seguire una terapia contro la dipendenza da alcol al Wonderlan center di Los
Angeles, la giovane attrice ha intrecciato una nuova relazione con un
misterioso uomo. A rivelarlo è la stessa Lohan intervistata dalla rivista
People durante una premiere a Los Angeles. "Sto uscendo con qualcuno - ha
ammesso -. Sono davvero felice e mi sto divertendo un mondo". L’attrice
appena ventenne ha chiuso lo scorso autunno una relazione con il ristoratore
Harry Morton.
REDATTORE SOCIALE
Stop alla formula ’’bevi quanto vuoi’’ nei bar e nei
locali di Reggio Emilia
SALERNO NOTIZIE
Salerno: troppe morti su strade, Zitarosa (FI) chiede la
chiusura anticipata locali e divieto alcolici
IL RESTO DEL CARLINO
Stop agli open bar Una sera a piedi? Bene
Alcol: se ne parla venerdì sera
L’AZIONE
AL NORD-EST IL RECORD DEI TUMORI ALLA GOLA
IL TIRRENO
ubriachi al volante, tolti sessanta punti
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Comunicato
COMUNE DI ROVERETO: NO A CONTRIBUTI PER FESTE ALCOLICHE Una svolta culturale che merita di essere sostenuta
L’Associazione Italiana Familiari e Vittime della Strada,
con il proprio comunicato del 4/10/2006, nel condividere i divieti sull’alcol
allora previsti dalla finanziaria, aveva auspicato che l’obiettivo della tutela
della vita diventasse una priorità per tutti, e che i pubblici amministratori
concedessero il suolo pubblico per feste a condizione che non si
somministrassero alcolici. E ciò perchè l’ente pubblico non perda la propria identità
di garante di interessi generali, e si adoperi piuttosto a sostenere lo
sviluppo della civiltà. Inoltre, l’AIFVS ha sempre diffuso le proprie convinzioni
che la soluzione dei problemi passa attraverso l’etica della responsabilità, ed
essa riguarda non solo l’operato della persona, ma anche quello delle
istituzioni. Il Comune di Rovereto, che ha dato per primo chiare indicazioni di
questa consapevolezza, si pone come esempio da seguire e non solo da parte
degli enti locali. L’AIFVS, ancora, ha sempre sostenuto che perchè nella
nostra società si verifichi il cambiamento culturale ed etico di cui essa ha
bisogno, è necessario che ci siano input adeguati dal centro alla periferia,
che assicurino un indirizzo unitario e promuovano la necessaria sinergia
decisionale ed operativa nel territorio. Ma nel caso del Comune di Rovereto il percorso di
sollecitazione si inverte. E’ il livello periferico locale ad offrire al centro
l’input giusto per il cambiamento: dare priorità al valore della vita su tutti
gli altri interessi che tendono a deprimerla ed avere il coraggio di compiere
scelte controcorrente capaci di sostenerla. Ci aspettiamo che lo stesso Ministero degli Affari
Regionali e delle Autonomie Locali, valorizzando l’azione del Comune di
Rovereto, possa rafforzarne la diffusione, come avviene per le "buone
pratiche". E lo stesso possa fare l’ANCI. Noi concludiamo apprezzando anche l’attenzione che il
comune di Rovereto ha rivolto alla comunicazione, tant’è che ha incontrato i
giovani per illustrare la novità dello "stop in sei punti", e ci
auguriamo che nella società cresca sempre di più l’attenzione ai valori per
controbilanciare le inerzie che spesso si riscontrano a livello di
vertice.
Giuseppa Cassaniti Mastrojeni presidente AIFVS
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