IL TRENTINO
Un plauso al decalogo anti-alcol
ROVERETO. Il decalogo anti-alcol per le feste cittadine,
promosso dall’assessore Manzana, piace all’associazione Apcat Trentino che
combatte appunto il fenomeno dell’alcolismo. Il presidente Remo Mengon scrive
che «l’iniziativa del Comune è da valutare con ottimismo perché apre un nuovo
approccio verso una qualità di vita migliore, dove la salute viene collocata al
centro. Altri Comuni stano tentando pur fra molte difficoltà questo approccio: speriamo
che l’esempio di Rovereto rompa gli indugi. In questo periodo si parla e si fa
molto per i problemi legati all’alcol. Ma abbiamo anche il rovescio della
medaglia: chi “soffre” per la mancanza allo stadio del “vin brulè” da offrire
agli amici sportivi, le difficoltà relazionali nelle famiglie, per non parlare
dei ritiri di patenti per alcol. Stiamo entrando in periodi fecondi per le
feste paesane. Ci rendiamo conto che importare divieti sarebbe deleterio. Nella
quotidianità ci sono momenti di fatica, ma è possibile trovare anche armonia e
serenità, divertendoci: dobbiamo solo crederci e Rovereto insegna».
IL SECOLO XIX
Cocktail analcolici agli under 20 Undici bar dicono
sì
CONTRO GLI ABUSI
“La tua vita vale più di un bicchiere”. Drink alternativi nel menù proposto da Udc e “Alessandria al
centro”
ALESSANDRIA. “La tua vita vale + di un bicchiere”.
È lo slogan che, tra pochi giorni, accompagnerà un “decalogo sui giovani e
l’alcol” affisso nei locali pubblici che aderiscono all’iniziativa lanciata da
Giovanni Barosini e Gian Mario Lombardi, segretario cittadino e consigliere di
circoscrizione dell’Udc. Al momento hanno annunciato la firma al protocollo
d’intesa i gestori di undici bar, altri se ne dovrebbero aggiungere. La
“campagna” rappresenta l’epilogo di un percorso iniziato negli scorsi mesi
quando Barosini e Lombardi hanno avviato una serie di incontri, nella sede
dell’associazione “Alessandria Al Centro” di via San Giacomo della Vittoria,
sui disagi e le problematiche legate al mondo giovanile. Tra i primi argomenti
ad essere affrontati, l’abuso di alcol e l’età sempre più bassa in cui si
inizia a bere. «La situazione di Alessandria non è diversa da quella di altri
centri – spiega il consigliere circoscrizionale –. I giovani dai 16 ai 20 anni bevono
molto, già dal pomeriggio, soprattutto le ragazze. L’acqua è sostituita dalla
birra, il vino viene snobbato, si preferiscono i superalcolici». Per invertire
una tendenza pericolosa, l’Udc ha lavorato su vari fronti, con l’obiettivo
della salvaguardia della salute dei più giovani. «La particolare attenzione
dimostrata negli ultimi tempi verso questo problema sinora pressoché ignorato –
sottolinea Barosini – conferma che la linea seguita dall’associazione e dal
partito in merito ai problemi della famiglia, trova sempre più consensi presso
i cittadini, desiderosi di azioni concrete non solo sul versante economico ma
anche e soprattutto su quello della tutela della salute e dell’integrità fisica
dei propri figli». Non sono tuttavia mancate le difficoltà. Affrontare il
problema della limitazione nel servire alcol agli adolescenti ha significato
anche assumersi l’onere di salvaguardare gli interessi economici di chi opera
nel settore dei locali pubblici in un periodo congiunturale non certo facile. Dopo diversi incontri avuti con i gestori, si è arrivati
alla stesura di un protocollo d’intenti comune che prevede, a fronte di una
precisa dichiarazione di non servire bevande alcoliche ai minori di 16 anni, la
stesura e la pubblicazione da parte di “Alessandria Al Centro” di un elenco dei
bar sicuri. Fornendo inoltre un menù di bevande e cocktail analcolici “trendy”
e accattivanti a prezzi invariati rispetto ad una comune bevanda alcolica.
Subito dopo le festività pasquali l’iniziativa si concretizzerà con l’affissione
del “decalogo”; in evidenza lo slogan che invita a pensare soprattutto alla
vita. La speranza di Barosini e di tutte le persone che hanno lavorato per
raggiungere l’obiettivo, è che «una nuova coscienza popolare e sociale rivolta
alla famiglia e alle fasce sociali più deboli possa finalmente crescere e
svilupparsi non solo per l’impegno di pochi,ma anche grazie a una precisa
volontà politica della futura amministrazione che sarà chiamata a governare la
città». L’obiettivo è lo stesso che si propongono altre associazioni di diverse
regioni italiane, impegnate in una serie di iniziative. L’associazione
“Manuela”, di Treviso, per esempio, punta a “far dialogare il mondo dello
svago, del divertimento, del ballo e dello sballo con quello del dolore”. Per questo
motivo ha fatto incontrare in una discoteca di Spresiano un trentenne
tetraplegico in seguito a un incidente stradale per alta velocità con i ragazzi
che frequentano i locali notturni nel fine settimana. SILVANA FOSSATI
L’ARENA
La nuova campagna dell’Ulss 22 per la prevenzione degli
infortuni sul lavoro e degli incidenti stradali
Alcol, il nemico nel bicchierino
«Non lasciamoci con l’amaro in bocca», un invito a
non bere troppo a pranzo
Diminuire gli infortuni sul lavoro e gli incidenti stradali
che hanno come causa l’alcol. Questo è l’obiettivo della campagna di
sensibilizzazione rivolta, oltre che ai cittadini, anche ai sindacati e agli
imprenditori, che è organizzata dallo Spisal dell’Ulss 22. L’alcol è al terzo
posto tra i più importanti fattori a rischio di malattia e morte prematura dopo
il fumo e l’ipertensione. «Ai fini della prevenzione, sono importanti le leggi che
impongono il limite di 0,5 grammi/litro di alcol nel sangue alla guida e il
divieto di assumere alcolici sul lavoro. L’alcol in Italia però causa 30 mila
morti all’anno, oltre il dieci per cento dei ricoveri ospedalieri e una lunga
serie di malattie, dalla cirrosi epatica al tumore ma anche problemi sociali
sul lavoro e in famiglia», ha spiegato il dottor Emilio Cipriani, del
Dipartimento di prevenzione dello Spisal dell’Ulss 22. «Oltre il dieci per
cento degli infortuni sul lavoro sono da ricondurre al consumo di bevande
alcoliche. Nel nostro paese si verificano circa un milione di infortuni sul
lavoro all’anno, di questi mille e trecento risultano mortali. Inoltre è in
netto aumento la percentuale di giovani che abusa dell’alcol. In Italia il
maggior numero delle morti traumatiche è causato da incidenti stradali, con una
media di 9,5 per centomila abitanti, mentre la media europea è di 8,5. La piaga
degli incidenti stradali è collegata al fenomeno del consumo di alcol». E’ stato rilevato inoltre che in Europa il cinque per
cento dei lavoratori è alcolista. Dopo otto anni di abuso d’alcol si perde il
cinquanta per cento delle proprie capacità lavorative. La dipendenza da alcol
tra i giovani è causa anche di molti abbandoni scolastici sia alla scuola
superiore che all’università; quindi incide sui livelli d’istruzione e sul
futuro dei ragazzi. Nella nostra regione l’indagine «Conoscere
per cambiare», condotta dai medici di medicina generale, ha rilevato che il
dodici per cento delle persone che si rivolgono ai loro ambulatori presenta
problemi di alcoldipendenza. Però i due terzi di questi pazienti potrebbero
correggere il loro comportamento a rischio con interventi di prevenzione senza
ricorrere a percorsi terapeutici specialistici. «Per quanto riguarda specificatamente il comportamento dei
lavoratori rispetto al consumo di bevande alcoliche, l’Ulss 22 ha attuato un
progetto mirato alla prevenzione delle dipendenze negli ambienti di lavoro con
particolare riguardo all’alcol», ha continuato Cipriani. «Da questa indagine è
risultato che i lavoratori bevono meno alcol durante la pausa pranzo quando il
pasto è consumato nella mensa aziendale, rispetto a quando mangiano in
trattoria. «Evidentemente c’è un "controllo sociale" legato
all’organizzazione del lavoro», sottolinea Cipriani. «Ciò conferma che
l’ambiente di lavoro è uno scenario particolarmente favorevole per i progetti
di prevenzione, non solo dei rischi lavorativi classici. Nella ricerca abbiamo
rilevato che l’alcolemia, misurata con l’etilometro, a fine pasto, supera in
tre casi su tre il limite di 0,5 grammi per litro, tra coloro, che oltre ad
aver bevuto vino o birra durante il pranzo, avevano assunto anche il digestivo
(amaro, grappa o limoncello)». Uno degli slogan di questa campagna di sensibilizzazione è
appunto «non lasciamoci con l’amaro in bocca». Spesso gli esercenti di ristoranti
al momento di pagare il conto offrono il «cicchetto». «E’ un gesto di cortesia
che però può costare molto caro e va evitato», ricorda Cipriani. «Gli altri
slogan che abbiamo adottato per questa campagna sono: "diamo un passaggio
alla sicurezza" e "non facciamo lavorare l’alcol". Nei
ristoranti e trattorie distribuiremo, in cinquemila copie, il
"regolo" che consente di fare il calcolo personalizzato del tasso
alcolico. Il valore viene rilevato in base alla quantità d’alcol assunta, al
sesso e al peso corporeo della persona». E’ importante che a questa iniziativa aderiscano le
associazioni di categoria, i sindacati e gli imprenditori. «Dobbiamo porre un
freno all’inutile, quotidiana strage, che solo in termini di incidenti
stradali, in Italia, conta ogni giorno 617 sinistri, che causano la morte di 15
persone e il ferimento di altre 860». Luca Belligoli
IL GAZZETTINO
Protocollo d’intesa con le forze
dell’ordine a Treviso per arginare il dilagante abuso di vino, spritz e
sostanze stupefacenti fra i ragazzi della scuola dell’obbligo
Alcol in prima media, agenti mobilitati
Treviso
NOSTRO SERVIZIO
«I nuovi consumatori di alcol sono anche i ragazzini di
prima media. E il dato è tanto più sconvolgente in quanto chi beve birra e
vino, seppur così giovane, non è soggetto a riprovazione sociale». A riportare
il dato, ieri durante la Conferenza permanente in Prefettura, è stata Franca Da
Re, la responsabile del settore Interventi educativi dell’Ufficio scolastico
provinciale. A bere, molto spesso, si inizia proprio all’interno delle mura
domestiche, per proseguire nel gruppetto di amici anche in pieno giorno.
«Diversi casi in questo senso sono stati segnalati negli ultimi mesi
all’Ufficio scolastico provinciale - aggiunge la dottoressa Da Re - Mentre gli
stupefacenti sono soggetti a riprovazione sociale e combattuti in quanto tali,
all’alcol ci si avvicina in età sempre più precoce. A noi arrivano tante
segnalazioni in questo senso, e ormai è una problematica che stiamo affrontando
anche con la Consulta degli studenti a livello provinciale». Sulla stessa linea
è il preside dell’Itg Palladio, Giuliano De Menech: «L’alcol è un problema
sottovalutato perchè c’è troppa accettazione sociale per il bicchiere di vino o
di birra. L’età di avvicinamento è sempre più bassa, e spesso nemmeno le
famiglie sanno che il loro figlio ogni tanto beve anche solo uno spritz, che
però è diventato una moda tra gli adolescenti. E la devianza spesso è per
ricerca di protagonismo». Per prevenire il fenomeno e per effettuare controlli
rapidi, la Prefettura ha elaborato con le tre Usl e le forze dell’ordine un
protocollo d’intesa. In base al quale, nel momento stesso in cui scuole o
famiglie o istituzioni segnaleranno un episodio a rischio, le forze dell’ordine
interverranno direttamente all’esterno delle scuole. «Preferiamo quest’azione
preventiva al ritrovarci a dover risolvere casi di devianza quando arrivano al
tavolo di un magistrato», ha dichiarato il Procuratore capo Antonio Fojadelli.
Anche perchè Treviso, per quanto riguarda l’abuso di sostanze alcoliche, si
assesta sui dati veneti. Che sono a tutti gli effetti allarmanti. Risulta
infatti, secondo un ricerca dell’Usl 9, che consuma vino il 23% dei ragazzini
tra i 14 e i 17 anni, e addirittura il 50% dei diciottenni. Ben più grave il
dato sulla birra: dichiara di berla il 41% dei minorenni. I ragazzini tra i 14
e i 17 anni consumano amari nel 17% dei casi, e liquori nel 25%. Si assumono
alcolici non solo durante i pasti: il 38% dei minori beve a stomaco vuoto, e la
percentuale sale nel caso dei diciottenni (51%) e dei 20-24enni (59%). «Ma non
dimentichiamo anche che la cannabis, oggi 25 volte più potente di qualche anno
fa, non è più da considerarsi una droga leggera. Su questo perfino in
Inghilterra hanno fatto marcia indietro», ha aggiunto il comandante provinciale
della Finanza, colonnello Claudio Pascucci. Ma nel vertice in Prefettura, cui
erano presenti forze dell’ordine, amministratori e dirigenti di istituti
scolastici, si è parlato anche di bullismo tra bambini e ragazzi. Un fenomeno
che è stato segnalato a più riprese all’Ufficio scolastico provinciale,
addirittura da parte di genitori che hanno chiesto aiuto attraverso la scuola
per far fronte alla violenza dei loro figli. «Si tratta - conferma la
dottoressa Da Re - di episodi legati a difficoltà integrative di chi vive un
disagio e reagisce in modo aggressivo. In questi casi il nostro Ufficio dà
aiuto e direttive. Alla dirigente Bigardi sono giunte segnalazioni di violenze
serie tra alunni, perfino della scuola elementare. Il fenomeno purtroppo
coinvolge già i bambini in maniera significativa, poi ha un picco alla scuola
media e si affievolisce alle superiori». Episodi di bullismo sono stati
riferiti anche all’assessore per le Politiche scolastiche del Comune di
Mogliano, Alberto Vianini: «C’è il timore diffuso nei bambini delle medie di
fronte a certe bande che si ribellano contro i professori, che commettono
furtarelli e vandalismi nelle scuole, che si focalizzano su ragazzini di
religione diversa o su cosiddetti secchioni e li prendono di mira. A Mogliano
abbiamo due episodi particolari. Il problema è di come raggiungere questi
ragazzi, e si sta pensando agli operatori di strada perchè l’intervento sia
educativo e non afflittivo. Certo, in questo si evidenza una carenza di valori
a livello familiare». Serena Masetto
IL GAZZETTINO
L’emergenza ancora non c’è, ma ...
L’emergenza ancora non c’è, ma purtroppo sono già giunte
all’Ufficio scolastico provinciale (Usp) diverse segnalazioni in merito.
Adolescenti che bevono alcool appena usciti dalla scuola elementare, che
considerano la cannabis come un semplificatore dei rapporti sociali, che non si
limitano più alla birra ma sono già passati ad amari e liquori. L’allarme
lanciato in Prefettura, durante la Conferenza permanente di ieri, è stato
immediatamente raccolto dal prefetto Vittorio Capocelli, dai tecnici e dalle
forze dell’ordine presenti: d’ora in poi, alla prima segnalazione relativa ad
una determinata realtà si passerà ai controlli a scuola. Il protocollo
d’intesa, concordato ieri, sarà sottoscritto in tempi strettissimi da un gruppo
ristretto di forze sul territorio, che diventeranno corresponsabili della sua
corretta applicazione. Non un pugno di ferro, ma un’azione preventiva che, come
ha dichiarato il procuratore Antonio Fojadelli, «sarà attivata prima che i
singoli casi arrivino al tavolo di un magistrato: significherebbe allora che
sono già divenuti una emergenza». Quello dell’uso di alcol e di droghe è un problema che
riguarda sempre più giovanissimi: «Si tratta di ragazzini anche delle prime
classi delle scuole medie - ha dichiarato la dottoressa Franca Da Re del
settore Interventi Educativi dell’Usp -. Attraverso l’Ufficio lavoriamo con la
Consulta degli studenti, ma ammettiamo che ci preoccupa il consumo di alcol e
di droghe anche fuori dalla scuola. Il fenomeno dell’alcolismo cresce,
soprattutto tra i giovani in età precoce, perchè non è collegato alla
riprovazione sociale che c’è per esempio verso chi si droga. Se lo stupefacente
è considerato un problema, il bicchiere invece aiuta ad acquistare
considerazione". Che il giro di spritz sia un motivo di incontro tra
giovanissimi, come denunciato dalla Questura qualche giorno fa, è convinto
anche il preside dell’Itg "Palladio" De Menech: «L’alcol è troppo
accettato come fattore di integrazione sociale. E’ giusto che si collabori
anche con le forze dell’ordine perchè ci siano controlli sugli eventuali abusi
e sui pericoli che possono provocare». Sulla droga invece si è espresso il
colonnello Caludio Pascucci, comandante provinciale della Guardia di Finanza:
«Dobbiamo smetterla di considerare la cannabis una droga leggera, quando anche
in Inghilterra si sono ricreduti in tal senso. E’ uno stupefacente come gli
altri, anzi: oggi il suo principio attivo è più potente di 25 volte rispetto a
qualche tempo fa». Serena Masetto
IL GAZZETTINO (Padova)
L’AMMINISTRAZIONE COMUNALE È PRONTA A SEDARE IL FENOMENO
CON UNA SERIE DI ORDINANZE. L’INVITO È DI GESTIRE LE ATTIVITÀ DIVERSAMENTE
Spritz, il sindaco Zanonato lancia l’ultimatum ai baristi
del Ghetto
(M.A.) Ultimo avvertimento del sindaco, Flavio Zanonato,
ai baristi del Ghetto. Torna in voga nel centro storico il fenomeno spritz e
l’amministrazione comunale è pronta a sedare il movimento alcolico con una
serie di ordinanze. «Così non è più possibile andare avanti - ha esclamato il
primo cittadino, ieri mattina a palazzo della Ragione per un appuntamento con
il turismo padovano - e i bar del Ghetto devono darsi una regolata. Per ora non
abbiamo ancora deciso di emanare un provvedimento per costringerli a chiudere
alle 22, ma è sicuro che devono gestire la loro attività diversamente. Non
possiamo più accettare che centinaia di giovani urinino sui portoni delle case
e producano schiamazzi fino a notte fonda. Di sicuro, dopo Pasqua, - ha
terminato Zanonato - due locali del Ghetto abbasseranno le saracinesche alle
21». Si tratta del bar "Ai Dadi" e del pub "Beluga Fashion
Drink". A questi due pare si aggiunga anche il "Cafè Madrid" al
Portello, assiduamente frequentato al mercoledì e al venerdì sera da studenti
universitari. Intanto, ieri pomeriggio, il presidente del comitato
"Bar per il centro" Federico Contin si è incontrato con l’assessore
alla Polizia municipale, Marco Carrai, per parlare del possibile decentramento
di questa estate del popolo degli spritz lungo il Piovego. «Ho sottoposto
all’assessore - ha raccontato Contin - la possibile area lungo il Piovego dove
organizzare, come l’anno scorso, la manifestazione "Estate sui
navigli". Si tratterebbe del pezzo di argine, su via Trieste, che va dal
parcheggio dell’Inail al park vicino a piazzale Boschetti. Una zona non
residenziale. Il nodo da sciogliere, però, è il rapporto che il Comitato
dovrebbe tenere con le tre associazioni di categoria». Proprio questa mancata
collaborazione tra il movimento di Contin e le tre associazioni di categoria ha
in passato già impedito un’azione di decentramento del fenomeno spritz prima
allo stadio Appiani e poi in Fiera. «Mi auguro tanto - ha dichiarato Mauro
Marini, titolare del bar ex Zanellato in Ghetto - che Contin trovi un accordo
con le tre associazioni di categoria. A me interessa, soprattutto, lavorare e
lavorare bene. Non amo quei colleghi che aprono bar solo per fare valanghe di
denaro preparando spritz di bassa qualità e sparando la musica a tutto volume
fino a tarda sera. E’ chiaro, poi, che il Comune emana delle ordinanze che
puniscono tutta la categoria». Alcuni baristi si sentono, anche, scherniti da
palazzo Moroni. «Abbiamo rispettato tutte le regole che ci ha imposto
l’amministrazione comunale - ha dichiarato Max, titolare del bacaro "La
Corte Sconta" di via dell’Arco - e nello stesso tempo si permette, grazie
ad una legge dello Stato, di aprire locali uno attaccato all’altro. In Ghetto,
in non più di tre mesi, sono nati due nuovi bar (Barcelloneta e Les Tulipes
Cafè, ndr)». Preoccupata di una eventuale ordinanza comunale che costringa i
bar del Ghetto a chiudere alle 22 anziché alle 24 è la Confesercenti.
Associazione di categoria che fa sapere che, per arrivare ad una soluzione, il fenomeno
spritz deve essere governato in modo condiviso. LA REPUBBLICA
L’Associazione Sostenitori Amici Polizia Stradale:
non si tratta di un fenomeno occasionale, e il suo potenziale di letalità è
impressionante
Vecchi e ubriachi contromano Asaps: "Troppi
gli incidenti"
Varese, 2 gennaio 2006: tunisino di 55 anni, ubriaco,
nella notte imbocca contromano l’A9 dei Laghi. Verona, 4 gennaio 2006:
automobilista 80enne procede contromano sulla tangenziale sud. Ed ancora: Lucca, 8 gennaio 2006, un giovane in stato di
ebbrezza percorre nella notte la tangenziale cittadina contromano. Continuiamo?
La lista relativa solo all’anno scorso sarebbe troppo
lunga da compilare ma una cosa a questo punto è sicura: gli incidenti causati
dalle vetture che viaggiano "contromano" sono troppi per
rappresentare un semplice fenomeno occasionale. L’osservatorio istituito presso l’Asaps (Associazione
Sostenitori Amici Polizia Stradale) ha rilevato che in realtà si tratta di una
manovra purtroppo consueta e con un potenziale di letalità impressionante. La
ricerca si è articolata osservando 46 tra gli episodi segnalati dalla cronaca,
dai quali è stato possibile - con le dovute verifiche - estrapolare i dati che
potessero fornire informazioni complete sulla scena di quello che non può
essere considerato un semplice incidente stradale. Per ottenere un quadro della situazione è stata fatta
anzitutto una distinzione sul contesto di strada cercando di prendere in esame
solo gli eventi accaduti in carreggiate a senso unico di marcia, e questo per
non inquinare la ricerca con episodi di diverso tipo (per esempio manovre di
sorpasso, distrazioni o sbandamento). Su 46 episodi monitorati, sono stati osservati 10 eventi
mortali con 21 vittime e 28 feriti, alcuni dei quali irrimediabilmente segnati
da esperienze devastanti. In 12 casi, pari al 26% del totale, l’intervento
delle forze di polizia è stato provvidenziale e ha evitato una probabile
tragedia. Questo tipo di infortunistica ha comunque principalmente
tre cause. Le prime due sono riconducibili a chi sta al volante: guida in stato
di ebbrezza (e allora la colpa diventa dolo eventuale...), o perdita di
orientamento, agitazione psicomotoria o attacchi di panico. La terza causa sta
invece nella segnaletica, carente o non perfettamente visibile in alcune
condizioni atmosferiche. La ripartizione tra giorno e notte è assolutamente
perfetta, con 23 episodi avvenuti dalle 22 alle 6 ed altrettanti nella fascia
diurna: c’è da dire però che quelli più terribili avvengono di notte, negli
scenari più propriamente autostradali, favoriti dall’assenza di traffico - che
consente di raggiungere velocità più elevate - e dalla minor consistenza di
segnalazioni da parte dell’utenza, particolare questo che complica la ricerca
del veicolo impazzito. Gli eventi più cruenti sono tutti rilevati tra l’una di
notte e le quattro del mattino. Come nel caso di Alessandria del 26 febbraio
(ore 4.35, 3 vittime) in A26, o come in quello di Porto Recanati avvenuto due
giorni dopo (ore 4 in punto, un morto e due feriti gravissimi). Questi due incidenti sono solo l’anticipo di una vera e
propria serie di sciagure avvenute tra la primavera e l’autunno: il 17 aprile,
a Latina, in uno scontro sulla Pontina alle 4 del mattino, muoiono 3 persone.
Bilancio analogo ad Ivrea, dove un’auto dopo 45 km di contromano si schianta
contro una monovolume, provocando 3 vittime. Sulla sola A22 - teatro frequente di queste tragedie -
muoiono 3 persone nel giro di pochi giorni: il 20 agosto, a Prato Isarco, auto
a fuoco dopo un frontale, con una donna uccisa sul colpo. Più a sud, il 26
agosto, muore la campionessa di basket Paola Mazzali, uccisa dall’auto
contromano di una donna tedesca, anch’essa perita nello scontro. A Cagliari,
sull’asse mediano, 4 persone perdono la vita all’alba del 6 ottobre...
MATERAONLINE
Rovagnate: l`alcool in chiusura degli incontri dedicati ai
genitori
Si è concluso nella serata di lunedì 3 il ciclo di
incontri, organizzato dall’Unione della Valletta, dedicato ai genitori e alle
problematiche giovanili.
Come nelle scorse serate anche lunedì una vasto pubblico
ha accolto il dottor Andrea Noventa, responsabile prevenzione Sert del
dipartimento dipendenze dell’Asl di Bergamo che accompagnato da Franco Marando,
presidente dell’associazione Club alcolisti in trattamento sezione di Merate,
ha proposto una discussione sul tema “Le dipendenze: il problema dell’alcool.
Quali strategie d’intervento”. “Nonostante il forte declino di consumi di alcool nei
paesi Europei tradizionalmente vitivinicoli, l’Europa resta nel mondo la
società con più elevati livelli di produzione e consumo di alcool” ha esordito
Noventa “Purtroppo esso costa sempre meno e inoltre si tende ad un rilassamento
delle politiche di controllo sui suoi consumi. C’è infatti una scarsa
conoscenza del problema e dei reali costi umani, sociali e finanziari sia da
parte della popolazione si da parte degli operatori socio sanitari. A questo si
aggiunge una fortissima spinta economica al consumo incentivato soprattutto
dalle pubblicità. Le istituzioni hanno insufficienti misure di diretto
controllo sulla produzione, sulla distribuzione e sulle vendite delle bevande
alcoliche, vi è una scarsa applicazione della legge con controlli
dell’alcolemia sui guidatori e poche sono le risorse assegnate alla prevenzione
e al trattamento del problema”. Poche le risorse investite, quindi, per un problema che
invece rientra tra i più importanti fattori di rischio per la salute dell’uomo
e rappresenta una delle principali cause di mortalità e morbilità. “Ci vorrebbe
invece più informazione e maggiore prevenzione - ha proseguito il dottore -
sono ancora pochi i centri attivati che offrono consulenze e trattamenti
individuali o di gruppo. Occorre incrementare la capacità critica dei giovani,
guidare a recuperare il significato del consumo, svalorizzare il significato
dell’uso e monitorare e vigilare sui ragazzi in famiglia, nelle scuole e negli
altri ambiti frequentati dai giovani, considerato che la media età di
iniziazione all’alcool e di 11-12 anni”. “ Il danno causato dall’abuso di alcol, oltre che al
bevitore, si estende alle famiglie e alla collettività, gravando sull’intera
società, con costi sanitari, la perdita della produttività dovuta alla
morbilità e di reddito dovuta alla mortalità precoce, costi per coprire i danni
provocati dai bevitori” ed è quest’ultimo il dato che preoccupa di più. Si
stima infatti che i costi sociali e sanitari legati alla questione raggiungano
il 2-5% del prodotto interno lordo. J.R
IL GAZZETTINO
IL SOCIOLOGO
«Un segnale rivolto agli adulti, oltre che desiderio di
trasgressione»
Venezia
Rito di passaggio o l’ennesimo trionfo del consumismo? Un
po’ l’uno e un po’ l’altro. Lo sfondamento verso il basso dell’età in cui avviene
il primo approccio con la droga o con l’alcol è comunque un grido. «Un segnale
di rivolta, una richiesta di maggiore attenzione da parte del mondo degli
adulti», spiega il professor Silvio Scanagatta, docente di Sociologia
all’Università di Padova e profondo conoscitore delle dinamiche che
attraversano l’universo giovanile. «Il problema della cocaina è dato
innanzitutto dal basso costo della sostanza e poi dal fatto che non ha
conseguenze evidenti dal punto di vista comportamentale - aggiunge il sociologo
- È un po’ come avviene per i primi bicchieri di vino: fa effetto in un momento
e rientra tutto sommato nella normalità, senza provocare quei malesseri tipici
dell’eroina: è un po’ come un eccitante, che dura il tempo che dura. Va detto
che in tutta la fase iniziale dell’assunzione c’è il pregio, essenziale per un
adolescente, della trasgressione». A fare da cattivi maestri, in questa
tendenza, sono proprio gli adulti. «Sembra che ricorrere alla cocaina non
implichi effetti devianti - riflette il professor Scanagatta - E poi c’è
l’esempio degli adulti, che ricorrono alla stessa sostanza ormai con assoluta
normalità: c’è chi si eccita in vista di una competizione, chi la assume
insieme agli amici. Sono esempi ahimè trainanti, dagli effetti magari non drammatici
sul piano fisico ma devastanti sul piano dell’assuefazione». E per quanto riguarda l’approccio all’alcol? «Il
meccanismo è lo stesso - assicura il sociologo - Una quota di popolazione in
età adolescenziale non riesce a trovare trasgressioni altrove, non ci sono più
proibizioni se non quelle, spesso inutili e banali, che certi adulti
impongono». I numeri però fanno impressione. «Ricordiamoci che una dose di
trasgressione di questo tipo è fisiologica - osserva Scanagatta - Quarant’anni
fa metà degli adolescenti faceva uso di sostanze, magari di altro tipo, un
decennio prima la diffusione dell’alcol tra i giovani era ancora più vistosa.
Situazioni diverse, società diverse, ma la tendenza giovanile è sempre legata a
una certa forma di ribellione. Oggi un giovane che ha tutto, dal punto di vista
materiale, per essere felice deve in qualche modo "costruirsi" una
sua personale felicità». Ma allora proprio non servono a nulla ricerche,
sondaggi, convegni, iniziative per sventare tali fenomeni? «È un ragionamento
che non ha senso - sbotta Scanagatta - Se non si facesse neppure questo tanto
vale rassegnarsi e stop. Almeno se ne parla, qualche piccolo effetto positivo
sicuramente c’è». Liberalizzare il consumo di stupefacenti servirebbe? «È
un’idea dannosa - conclude il professor Scanagatta - Aumentare le quantità
consentite o liberalizzare in toto le droghe significherebbe consegnare in
blocco i giovani al consumismo peggiore». Claudio Bertoncin
WINENEWS.IT
Verona - 04 Aprile 2007
IL VINO NON È COME LA DROGA, PERCHÉ LA DROGA SERVE SOLO A
SBALLARSI, MENTRE IL VINO SI PUO’ CONSUMARE CON MODERAZIONE SENZA DANNI: E’ IL
PENSIERO DI ANDREA MUCCIOLI DELLA COMUNITÀ DI SAN PATRIGNANO, DOVE SI PRODUCE
ANCHE VINO
Alcol e droga sono diversi, perché la droga serve solo a
sballarsi, mentre per il vino c’è l’alternativa del consumo moderato e
consapevole: è il pensiero di Andrea Cuccioli, figlio di Vincenzo e direttore
della comunità di recupero per tossicodipendenti di San Patrignano, dove si
produce anche vino. La riflessione che Muccioli ha scritto sul sito
www.squisito.it, parte da un presupposto: le droghe tout court sono “droghe
d’origine controllata, perché un individuo le usa solo per alterare il suo
rapporto con la realtà. Lo faccia con una “canna”, una pasticca o uno sniffo di
coca, non importa. L’obiettivo è sempre andare via di testa”. Un discorso diverso, sempre secondo Muccioli, va fatto per
il vino: “Non mi sono mai ubriacato. Non berrò mai per alterare la mia
coscienza. Il motivo è semplice: non ne ho bisogno. Tutto cerco nel vino tranne
che l’ubriacatura. Invece, è questa la caratteristica delle sostanze di
sballo”. Anche il vino, e in particolare i super alcolici, posso essere
utilizzati come droga, ma il vino “offre un’altra possibilità: un consumo
consapevole e sano”. Il problema dell’alcolismo però esiste, e per contrastarlo
non bastano, secondo Muccioli, leggi dure (in Italia c’è il divieto di vendita
di bevande alcoliche ai minori di 16 anni, multe pesanti e chiusura per i
locali che non lo osservano), che però nessuno rispetta, “nell’ipocrisia e
nell’indifferenza generale, favorendo gli interessi delle multinazionali
dell’alcol. Invece, la legge, andrebbe osservata e applicata in maniera
rigorosa. Sono anche favorevole - aggiunge - a una campagna di informazione
contro l’abuso delle bevande alcoliche e concordo con la limitazione delle
pubblicità di questi prodotti”. Muccioli sottolinea anche come, secondo la sua esperienza
nel recupero dei tossicodipendenti, sia più forte e meno a rischio di ricaduta
nella droga una persona che “ha imparato sobriamente a bere un bicchiere di
vino a pasto, piuttosto che una terrorizzata dall’insegna di un’enoteca. (*)
Allora dovremo tenerla lontano anche da sesso, lavoro, gioco. Tutte cose che
possono creare dipendenza, ma fanno parte della sua vita. Il nettare di Bacco
non fa eccezione”. (**) Andrea Muccioli esorta anche i produttori a lottare per la
diffusione della cultura del buon bere e della moderazione, riassunto nello
slogan scritto nell’etichetta delle bottiglie che escono da San Patrignano: “il
vino è piacere e salute, bevi con sobrietà”. “Da cinque anni abbiamo proposto una campagna di
educazione a tutto il mondo del vino. Volevamo essere noi a fare il primo passo
e dare il buon esempio ai consumatori, soprattutto ai giovani. Dopo quattro
anni, con noi lo hanno fatto solo una ventina di produttori sugli oltre
diecimila del nostro Paese”.
(*) Nota:
assolutamente no. La ricaduta nei tossicodipendenti passa nella maggior parte
dei casi attraverso l’uso degli alcolici e del vino in particolare. Che senso
ha non metterli in guardia, o addirittura incoraggiare, l’uso di vino. Non è un
problema di quantità, ma di qualità. È molto più utile aiutare le persone a
cercare il piacere in se stessi o nel proprio stile di vita piuttosto che nelle
sostanze. Le dichiarazioni di Muccioli andrebbero sostenute con dei dati. Non è
mai stata fatta una seria valutazione sull’esito dei trattamenti di San
Patrignano.
(**) Nota: esistono
alcune sostanze che più di altre hanno la caratteristica di indurre dipendenza
perché possono alterare chimicamente i centri della gratificazione del sistema
nervoso centrale. Si chiamano droghe. Ed è questa caratteristica che da un
senso alla loro pericolosità e che le diversifica da altre situazioni. Il fatto
che il vino possa essere usato anche per finalità diverse dallo “sballo” non
riduce la sua pericolosità. Se guido un’auto che può raggiungere i 300 all’ora
posso anche andare ai 50, ma il rischio di andare forte rimane, e non può
essere eliminato solo con la semplice raccomandazione di andar piano.
IL GAZZETTINO
Cittadella
Stragi sulle strade la repressione
non basta
Ogni fine settimana apriamo il giornale e ci troviamo di
fronte alle solite tragedie del venerdì e del sabato sera. Puniamo chi beve.
Perfetto. Chi fa uso di sostanze stupefacenti (anche se, con l’alcol test,
paradossalmente, viene fermato e colpito chi beve, mentre l’impasticcato può
continuare a guidare come se niente fosse). Ma la ragione, la legge, può far
ben poco contro l’istinto; quest’ultimo, infatti, essendo un effetto,
appartiene alla categoria dell’irrazionalità, perciò non può esser combattuto
con le armi della ragione, che invece dovrebbe indagare sulle cause di questo
effetto stesso, su ciò che, appunto, fa scaturire questi tragici istinti (di
morte). Sappiamo tutti che l’istinto può esser a sua volta causa e di cose
magnifiche (come l’arte, l’amore ecc.) e di altre, come in questo caso,
terribili. Ma se non andremo a fondo delle questione, se non scopriamo le
cause, che risiedono nella nostra società, ogni fine settimana assisteremo
sempre alle medesime tragedie. David Polo
LA STAMPA
Giro di vite
Sergio Miravalle
Quei brividi da metanolo e lo
scandalo senza giustizia
Ai produttori di vino ed ai consumatori leggere sui giornali
anche soltanto la parola metanolo mette i brividi. La “brutta bestia” è tornata
a 21 anni dallo scandalo, abbinata questa volta non al vino, ma alla povere e
misera voglia di sballo di immigrati dall’est europeo, che in Sicilia non
trovano di meglio se non stordirsi aggiungendo a liquori e intrugli vari quel
micidiale veleno: lo “spirito di legno”. Basta sbagliare la dose e dagli
effetti allucinogeni si arriva alla morte. Secondo le procure siciliane ci
sarebbero già 12 casi in un paio di anni. Tristi e consapevoli vittime. Chi invece non ne sapeva nulla, nella primavera 1986,
erano quei consumatori di vino che furono avvelenati dal metanolo: 17 morirono,
altri ebbero gravi danni, qualcuno perse al vista. Furono riconosciute 34 parti
civili tra i sopravvissuti e gli eredi. Nel 1992 le sentenze definitive in Cassazione confermò un
risarcimento di un miliardo di lire ciascuno: 34 miliardi in tutto. Ma nel
frattempo gli 11 titolari delle aziende ritenute colpevoli sono risultati tutti
nullatenenti, altri fallirono. La cosa si è persa nelle pieghe di assicurazioni
e contratti. In sostanza dopo oltre 20 anni nessuna delle vittime ha
ricevuto una lira o un euro. Si sono costituite in associazione, presieduta da
Roberto Ferlicca, che sul caso ci ha pure scritto un libro. Ma non ha fatto
notizia più di tanto. Ora l’associazione Città del vino e la Coldiretti hanno
spinto perché il caso venga portato in Parlamento, ricordando che a suo tempo
lo Stato stanziò 50 miliardi per il rilancio del vino italiano, ma nulla per le
vittime. Ferlicca è andato a Roma alla Presidenza del Consiglio. lui e gli
altri aspettano. Basterebbe una leggina. E le scuse ufficiali: quelle
almeno non costano nulla.
IL SECOLO XIX
Inseguimento in via Chiodo a scooterista senza patente
polizia municipale
MOVIMENTATO inseguimento ieri pomeriggio in via Chiodo.
Uno spezzino di 40 anni che procedeva in scooter verso l’Arsenale sulla corsia
degli autobus non si è fermato all’alt dei vigili urbani. Gli agenti della
sezione motociclisti si sono lanciati all’inseguimento e lo hanno fermato pochi
metri più avanti. L’uomo era privo di patentino e documenti del ciclomotore.
Nonostante questo appariva tranquillo ai controlli, ma quando i vigili urbani
hanno cominciato a perquisirlo, prima di accompagnarlo al comando, ha
cominciato a dare in escandescenza. Ha guadagnato alcuni metri e ha ingoiato
alcune dosi di eroina. La scena è stata seguito da numerosi passanti
incuriositi per quello che stava succedendo. A quel punto gli agenti lo hanno
ammanettato e trasportato direttamente al pronto soccorso. L’uomo è stato
trovato positivo al test dell’alcol. Una vera e propria mina vagante in mezzo
alla strada considerato che lo scooterista guidava ubriaco e sprovvisto
dell’assicurazione. I medici del pronto soccorso lo hanno calmato con sedativi
e con ogni probabilità gli agenti provvederanno ad arrestarlo per resistenza e
per possesso di sostanza stupefacente.
IL DENARO
Israele
Locali pubblici senza alcool: apre a Gerusalemme il primo
bar analcolico
Seguendo la tendenza a frenare
l’uso di alcol da parte dei giovani, è stato inaugurato in Israele il primo bar
analcolico. Il locale, che si trova nella zona centrale di Gerusalemme, è un
lounge bar e ristorante che serve cocktail gustosi e colorati, ma rigorosamente
senza alcol, oltre ad ospitare eventi culturali ed artistici.
L’apertura del bar è arrivata grazie allo sforzo congiunto
da parte del Lev Hàir Community Center e del Comune di Gerusalemme che hanno
condiviso la spesa.Il coinvolgimento della municipalità è stato fondamentale
perché indica il più forte interessamento da parte di Kikar Safra, il palazzo
del municipio, nella creazione di attività e luoghi di aggregazione per i
giovani. Il progetto, come spiega Netanel Mazeh, coordinatore per i giovani del
centro culturale Lev Hàir, è nato proprio dal laboratorio del centro giovanile
che raccoglie ragazzi e ragazze di tutte le religioni dai 16 ai 18 anni. “I
ragazzi ci chiedevano proposte alternative per la vita notturna di Gerusalemme
e questo bar è una risposta”, afferma Mazeh. Il progetto ruota intorno alla
cultura “sobria”: "L’idea - aggiunge Mazeh - è di creare un luogo di
aggregazione in cui i ragazzi possano incontrarsi senza che l’alcol giochi un
ruolo centrale”. Secondo la legge israeliana i ragazzi al di sotto dei 18
anni non possono entrare nei bar e nei pub. Ma la legge viene quasi sempre
disattesa. Netanel, 16 anni, uno dei membri più attivi del centro giovanile
aggiunge: Io credo che la noia sia uno dei problemi principali per i giovani a
Gerusalemme oggi. Non c’è abbastanza da fare per noi giovani in città: possiamo
solo andarcene a spasso per la città o sederci in un caffé con gli amici.
Vogliamo qualcosa di più interessante da fare”. La moda dei bar analcolici è
importata dal centro Europa dove sono numerosi i locali che offrono ai giovani
clienti cocktail colorati ma a basso o nullo contenuto alcolico.
LA STAMPA
Chavez contro l’alcool, il popolo contro Chavez
Il
presidente populista ha vietato la vendita di alcolici nella Settimana Santa, ufficialmente
per limitare gli incidenti stradali
CARACAS
Venezuela in rivolta contro la Settimana Santa senza alcol
imposta da Hugo Chavez. Il presidente populista ha vietato la vendita di bevande
alcoliche in strada e sulle autostrade fino a dopo Pasqua mentre nei bar e
negozi ci sarà un’unica breve finestra per acquistare vino, birra e liquori,
tra le 10 e le 15 di sabato. Ufficialmente il divieto mira a limitare gli
incidenti causati dalla guida in stato d’ebbrezza nel ponte delle festività
pasquali, ma sembra rientrare nella crociata di Chavez contro l’alcol in
genere. A dicembre il leader bolivariano aveva proibito «i camion
della birra», i furgoni-frigo che vendono lattine e bottigliette nei quartieri
popolari, e più recentemente ha imposto un dazio del 35% sulle importazioni di
whisky, con cui i venezuelani accompagnano spesso i loro pranzi. La Consecomercio ha denunciato che così si ridurranno del
60% le vendite proprio durante uno dei più lunghi periodi di vacanza dell’anno.
La rivolta accomuna anche i consumatori, che guardano con orrore all’idea di
una Pasqua «secca». Molte le proteste spontanee, in particolare nell’isola di
Margarita, popolare meta turistica. Il Venezuela, anche grazie al benessere
portato dal boom di esportazioni petrolifere, è al primo posto in America
latina per il consumo di birra e ai primissimi per quello di alcolici in
generale.
ASAPS
Mumbai – India
Sottobicchieri “insanguinati” per dire no alla guida in stato
di ebbrezza
Innovativa campagna di
sensibilizzazione voluta dalla Polizia Stradale
Immagini shock per sensibilizzare i giovani sul tema della
guida in stato di ebbrezza. L’idea è sicuramente originale e innovativa ed è
stata sperimentata nei sottobicchieri distribuiti nei locali di Mumbai, la
città più popolata dell’India. I “Bloody coasters”, i sottobicchieri di
cartone, sono impregnati di uno speciale inchiostro rosso invisibile. Quando si
bagnano, l’inchiostro rosso appare magicamente dando la sensazione di
insanguinare il soggetto della foto, solitamente volti di ragazzi giovani. La
campagna è stata voluta dalla Polizia Stradale di Mumbai proprio per
fronteggiare questo importante problema. Anche il messaggio scelto per il
lancio della campagna è di grande impatto: “Ricordati: guidare ubriachi
uccide”.
ADNKRONOS
"Nei brevi momenti di lucidità chiede spesso ’quando
me ne vado da qui?’"
Maradona, medici: "E’ ancora in fase di
astinenza alcolica"
Ricoverato da sei giorni nella clinica ’Guemes’ di
Buenos Aires, il Pibe de Oro è sotto effetto sedativi per quasi tutto il
giorno: migliora ma non sono ancora permesse visite
Buenos Aires, 4 apr. - (Adnkronos) - In piena fase di
astinenza alcolica, sotto effetto di sedativi per quasi tutto il giorno, senza ricevere
la visita di parenti né amici: è in queste condizioni, come riporta ’Marca’,
che Diego Armando Maradona sta passando la propria convalescenza nella clinica
’Guemes’ di Buenos Aires, dove è ricoverato ormai da sei giorni. Secondo fonti
mediche, l’ex ’Pibe de Oro’ non trascorre in media più di 40 minuti al giorno
in stato di piena lucidità, senza l’effetto dei sedativi, e in questi momenti
si comporta comunque in maniera piuttosto tranquilla. Nonostante i netti miglioramenti del quadro clinico riscontrati
col passare dei giorni da Maradona, il direttore della clinica, Hector Pezzella
ha spiegato che "il paziente si trova ancora in fase di astinenza
alcolica, c’è quindi la necessità assoluta di mantenerlo sotto sedativi.
Perciò, i suoi stati di lucidità durano per 5-10 minuti, tre o quattro volte al
giorno". In questi momenti, Maradona "a volte chiede da mangiare,
oppure da bere, e chiede spesso ’quando me ne vado da qui?’ ma in modo mai
aggressivo". Inizialmente amici e familiari "gli facevano visita periodicamente
-conclude il dottor Pezzella-. Questo però eccita il paziente, rendendolo più
teso. Dunque per precauzione abbiamo deciso di non permettere ulteriori
visite".
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