Da “Il Secolo XIX”
del 20 maggio 2005
Fermato un
furgone carico di amianto
Ieri mattina a
Lavagna.
La Polstrada ha
sequestrato il mezzo e denunciato la ditta che aveva eseguito i lavori edili
F. For.
Lavagna. Poteva
arrivare a destinazione senza problemi, e finire smaltito chissà dove, in
maniera illecita. E in maniera dannosa per l’uomo e per l’ambiente. Ma un
controllo della Polizia stradale, un controllo di routine dei documenti e
del retro di un furgone Ford Transit, ha fatto scoprire agli agenti un
trasporto illecito di quasi un quintale di amianto. L’episodio è avvenuto
ieri mattina sull’Aurelia fra Lavagna e Cavi, intorno alle dieci. Aprendo le
porte posteriori del furgone, gli agenti della Polstrada hanno trovato
lastre di eternit che erano state asportate dal tetto di un condominio di
via Previati, a Lavagna, di cui una ditta di Sestri Levante aveva deciso di
disfarsi abusivamente. Probabilmente per abbattere i costi dei lavori di
bonifica del condominio lavagnese.
La ditta che aveva eseguito i lavori nel palazzo di via Previati ha meritato
una denuncia penale e una sanzione di oltre tremila euro dalla Polizia
stradale per non aver rispettato le norme sul conferimento della sostanza
altamente nociva per l’uomo. Sul posto è intervenuta anche la struttura
dell’Asl che vigila sulla sicurezza nei posti di lavoro. Una ditta
specializzata ha lavorato quasi tutta la mattina per impacchettare le lastre
di eternit, con maschere e tute bianche protettive per non intossicarsi con
la sostanza. All’impresa edile sestrese, la Polizia stradale ha sequestrato
il mezzo che è stato portato via e resta in deposito presso l’Aci. I sacchi
di amianto sono stati depositati in via temporanea nel cortile del
distaccamento di polizia stradale di Chiavari. In seguito verranno smaltiti
in una discarica specializzata che si trova in Piemonte.
Alla polizia stradale, il conducente del furgone ha dichiarato che doveva
portare il materiale a Sestri Levante senza indicare la precisa
destinazione. Probabilmente una discarica abusiva dove sarebbe stato
nascosto l’eternit. Il fenomeno dello smaltimento illecito di sostanze
nocive come l’eternit, come dimostra l’episodio di ieri mattina,
risulterebbe non raro nel Tigullio: una scorciatoia nel tentativo di
abbattere i costi, evitando le procedure di legge.
Da “Il Quotidiano
Calabria” del 20 maggio 2005
Indagati il titolare
della concessionaria, irreperibile, la sua segretaria e un funzionario di
banca
Autotecnica,
indagini chiuse
False
immatricolazioni per non pagare le auto alla Toyota
Sono state chiuse nei giorni scorsi, dal pm Roberta Conforti, le indagini
relative all’operazione denominata, in maniera significativa, "Sol...
truffante". Una serie di raggiri di cui sono state vittime molti cosentini,
che avevano acquistato la loro vettura presso la concessionaria Toyota "Autotecnica"
di Rende. Il periodo era un momento di boom per la casa giapponese, che
aveva immesso sul mercato una nuova utilitaria a prezzi contenuti, ma dalle
buone prestazioni. Una macchina che ha avuto un buon successo. A differenza
di altre truffe che si sono consumate in città nel settore, le macchine in
questo caso venivano regolarmente consegnate. Quello che era taroccato,
invece, era la loro immatricolazione. Qualcuno se ne è accorto nell’ottobre
del 2002. Avrebbe voluto protestare, ma la concessionaria Toyota non c’era
già più. I clienti hanno trovato per giorni e giorni le saracinesche
abbassate. Poi hanno saputo che il titolare dell’autosalone, Massimo
Ziccarelli, 43 anni di Rende, era uccel di bosco. Anche gli agenti della
Polizia stradale lo stanno cercando, ma al momento risulta irreperibile. Con
il titolare della concessionaria, gli inquirenti hanno inscritto nel
registro degli indagati anche un funzionario di banca, Francesco Costa, 54
anni, difeso dall’avvocato Franz Caruso e Raffaella Palmieri, 46 anni,
segreteria della concessionaria, difesa dall’avvocato Roberto Le Pera. La
truffa messa su dalle tre persone, secondo le ricostruzioni degli inquirenti
era molto complicata. Quando si acquista un’auto, la concessionaria deve
rilasciare al cliente anche la dichiarazione per l’immatricolazione, che è
il documento ufficiale fornito dalla casa costruttrice, senza il quale non è
possibile mettere su strada un veicolo nuovo.
Il documento non è in mano ai concessionari, ma la casa costruttrice li
consegna ad istituti bancari che hanno la gestione economica
dell’incartamento. Per avere i documenti il concessionario deve versare alla
banca un certo importo a titolo di pagamento del veicolo. Secondo gli
inquirenti Ziccarelli, tramite la sua segretaria, otteneva illecitamente
copie dei documenti necessari all’immatricolazione, senza sborsare nemmeno
un euro. La Palmieri si recava in banca da Costa e con una scusa chiedeva di
poter visionare i documenti necessari all’immatricolazione. In alcuni casi
annotava gli estremi dei documenti, in altri casi li fotocopiava
direttamente.Il tutto veniva giustificato da presunte esigenze di controlli
amministrativi dell’Autotecnica. Così il funzionario della banca, in buona
fede o meno questo lo accerteranno i giudici, apriva personalmente le buste
contenenti i documenti e li faceva visionare alla donna. Il titolare della
concessionaria, venuto in possesso dei dati, era in grado di riprodurre dei
documenti in tutto e per tutto simili a quelli prodotti dalla Toyota. Solo
un’attento confronto fra i documenti taroccati dell’Autotecnica e quelli
originali, permette di notare le differenze. Sbavature minime, come il
colore dello stemma Toyota che si trova al centro del documento; oppure la
scritta in basso relativa alla sede della Toyota Motor Italia (l’originale
non riporta il capitale sociale, mentre il falso documento si).
Ancora. I documenti originali necessari all’immatricolazione nella parte
inferiore hanno due strisce adesive che riportano alcuni dati identificativi
del mezzo. Una di queste va applicata sul libretto di manutenzione, l’altra
va invece spedita, dal concessionario, all’ufficio garanzie della Casa
costruttrice. Gli accertamenti effettuati dalla stradale hanno permesso di
stabilire che sui libretti è stata apposta, con della colla, una fotocopia
dell’originale, mentre all’ufficio garanzie della Toyota non è stato inviato
nulla. Così gli acquirenti dell’Autotecnica si sono accorti della truffa.
Chi ha avuto problemi all’auto e voleva la riparazione sotto garanzia, si è
visto rispondere picche dai concessionari Toyota (l’Autotecnica nel
frattempo era stata chiusa). Ne sono seguite telefonate roventi alla Toyota
Italia che ha così scoperto la truffa ai suoi danni. Da qui è partita
l’inchiesta. Da qui, ma anche dai dubbi avanzati alla Stradale, da parte di
alcuni funzionari della Motorizzazione cosentina. Per prima cosa la Stradale
ha effettuato un controllo presso la banca dove lavorava Costa. Delle 73
buste contenenti i documenti necessari all’immatricolazione, ben 69 erano
state aperte, nonostante l’espresso divieto stampato sul fronte della busta.
Tutti i documenti sono stati sequestrati. Le indagini sono proseguite a
ritroso, a partire dai documenti sequestrati, e alla fine sono risultate
circa 52 le Toyota immesse irregolarmente su strada dall’Autotecnica. Nei
giorni scorsi la chiusura delle indagini. Le parti hanno venti giorni per
avanzare le proprie controdeduzioni sui risultati delle indagini.
L’ammontare della truffa ammonterebbe a poco più di due milioni di euro.
Anche la Toyota, nella persona del suo presidente Norio Kitamura, ha dato
mandato ad un pool di legali romani di seguire con attenzione la vicenda.
L’intento dei giapponesi è quello di costituirsi parte civile, per i danni
economici e di immagine, in un’eventuale processo. Le accuse sono, a vario
titolo, di falso in scrittura privata e truffa aggravata. Per il momento il
titolare della concessionaria, è irreperibile. Gli inquirenti hanno provato
a cercarlo anche in Germania, dove risiedono alcuni suoi parenti, ma senza
successo. La Stradale aveva anche sollecitato un’ordinanza di custodia
cautelare nei suoi confronti, richiesta che al momento non ha avuto seguito.
Da “Il Messaggero”
del 20 maggio 2005
Il corteo
«Difendiamo la vita:
più controlli sulle strade»
Sono scesi in piazza.
Silenziosamente hanno sfilato per le vie principali della città. Davanti al
corteo uno striscione con le foto dei ragazzi rimasti vittime di incidenti
stradali. Nomi e volti sorridenti di giovani che non ci sono più ai quali
dovranno aggiungersi, purtroppo, quelli dei ragazzi che hanno perso la vita
nei numerosi incide mortali che si sono susseguiti negli ultimi giorni.
L’associazione Familiari vittime della strada, ancora una volta chiede aiuto
al Prefetto, Salvatore La Rosa, affinche’ provveda ad intensificare i
controlli delle forze dell’ordine sulle strade. «Basterebbero piu’ pattuglie
– dice Roberto Marzella, vice presidente dell’associazione – multe più
pesanti e leggi piu’ severe per indurre gli automobilisti a rispettare il
codice della strada». Ma è impensabile provvedere e organizzare
pattugliamenti su tutte le strade, il personale è insufficiente. Lo sanno
bene anche i membri dell’associazione che addirittura hanno avanzato l’idea
di far intervenire l’esercito. Una richiesta forse azzardata ed esagerata.
Non per loro.
«I morti per incidenti
stradali sulle strade pontine negli ultimi mesi – spiega Giovanni Delle Cave
- sono superiori ai soldati morti nella missione italiana in Iraq. Una vera
guerra ma qui l’esercito non c’è. A pensarci bene, i ragazzi che hanno
deciso di partire per prendere parte alla missione italiana in Medio Oriente
corrono meno rischi dei nostri figli che viaggiano tutti i giorni sulle
strade di questa provincia». Forse hanno osato, dimenticandosi che i
pericoli ai quali vanno incontro i militari sono di gran lunga maggiori.
Comunque sul fatto che la sicurezza stradale è un diritto e per nessun
motivo deve essere negato hanno ragione.
Da “La Sicilia” del 20
maggio 2005
Controlli a tappeto su
autobus e camion
M.t.g.
Si è chiusa ieri la
due giorni di controlli a tappeto sui mezzi pesanti in circolazione in
città.
Ad essere impegnata sul fronte delle verifiche è stata la polizia stradale.
Siracusa è stata tra le 77 città d’Italia in cui è stata svolta l’operazione
Zefiro la cui finalità è quella di garantire la sicurezza sulle strade e il
rispetto delle leggi.
Lo specifico servizio
di controllo, che ha interessato solo i mezzi il cui peso è superiore alle
3,5 tonnellate, sarà ripetuto ogni settimana in modo da assicurare un
accertamento quanto più esteso possibile.
La postazione di controllo è stata sistemata nello spiazzale retrostante il
mercato ortofrutticolo di via Elorina.
I controlli, infatti,
riguardavano sia l’aspetto amministrativo, ovvero la regolarità di tutti i
documenti del mezzo, sia quello tecnico attraverso una verifica dello stato
del mezzo, a partire dalle condizioni dei copertoni ai gas di scarico, alle
luci.
Le ispezioni hanno
portato al fermo di due camion che, oltretutto, erano passati già dalla
tradizionale revisione non più di alcuni giorni prima. Il bilancio
dell’operazione ha registrato però una notevole differenza numerica tra il
primo ed il secondo giorno.
«Evidentemente è
scattato il passa-parola tra gli autotrasportatori riguardo la nostra
presenza qui. Basta guardare i numeri. Nella mattinata del primo giorno sono
passati, e quindi controllati, 10 mezzi pesanti. La mattina successiva solo
due», ha commentato il comandante della polizia stradale di Siracusa,
Giuseppina Pirrello.
I controlli hanno
interessato anche i pullman, compresi quelli turistici.
L’operazione appena
conclusa è la prima di una lunga serie. Così come predisposto dal ministero
dell’Interno, le verifiche devono avere una cadenza regolare. Per il
territorio siracusano si tratterà di un appuntamento settimanale.
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