Ma è davvero tutto da rifare?
Paragonato ai livelli del 2001 – anno nel quale l’Unione Europea ha imposto a
tutti gli stati membri di dimezzare la mortalità entro il 2010 – il decremento
è considerevole (vi furono all’epoca 140 vittime in 118 eventi), ma alla Spagna
non basta. Secondo la DGT, infatti, la sola
adozione della patente a punti “doveva” incidere di più, e se alla riforma del
“codigo” si aggiungono le 317 postazioni radar già operative h24, 365 giorni
all’anno, il decremento è del tutto inferiore alle aspettative. Ha
dunque ragione lo stato maggiore della Guardia Civile, che ha recentemente
invocato un maggior impegno sul fronte degli uomini e dei mezzi? Ma andiamo con ordine: a
differenza di quanto accade in Italia, paese nel quale la statistica
dell’incidentalità stradale non offre molti spunti di valutazione per
intervenire nell’immediato (alcol e velocità a parte), la Spagna ha
razionalizzato l’analisi degli eventi infortunistici, consentendo – anche a
pochi giorni dall’osservazione di un determinato periodo – di trarre
conclusioni estremamente precise, secondo un vero e proprio “triage” dei
singoli eventi. Analizziamo la fenomenologia con
una certa invidia: senza entrare in polemica, ci piacerebbe poter disporre di
analoghi dati anche per il nostro paese, per il quale dobbiamo accontentarci di
dati provvisori relativi al 2005, e report settimanali relativi a Polizia
Stradale e Carabinieri, forniti dal Servizio Polizia Stradale del Ministero
dell’Interno, escludendo dal computo il contributo importantissimo che potrebbe
fornire la Polizia Locale. Le cause d’incidente. La
velocità è l’indiziata numero uno, visto che il 47% degli eventi
mortali (il 39% delle vittime) ha avuto quale caratteristica comune la
fuoriuscita di strada, registrata in 41 incidenti, mentre gli scontri frontali,
nei quali la velocità o la manovra pericolosa di uno dei due veicoli coinvolti
è una costante, sono stati in tutto 24 (15%), provocando il 23% delle vittime.
Sono stati molti anche gli scontri fronto-laterali, quelli cioè che solitamente
sono caratterizzati da perdita di controllo di un veicolo in prossimità di una
curva, con intraversamento sulla corsia opposta, o da impatti in prossimità di
incroci; anche in questo caso è ancora la velocità, ma anche la condizione
psicofisica dei conducenti, a salire sul banco degli imputati: sono stati
registrati 22 casi mortali (18% del totale) incidendo del 22% sul numero dei
morti. Il mancato rispetto delle norme
di comportamento ha un ruolo preminente nella sinistrosità iberica:
nel 27% degli eventi monitorati dalla DGT, la violazione di una norma del
codice della strada è stata la causa determinante nella dinamica. Un esempio
tra tutti? Il 27% delle vittime tra conducenti e passeggeri di autoveicoli, non
faceva uso delle cinture di sicurezza. In Italia, questo particolare traspare
di rado, pur risultando evidente sia dalla tipologia delle lesioni (riscontrate
nei morti ma anche nei sopravvissuti) che dallo stato dei luoghi (ad esempio
quando i corpi siano espulsi dall’abitacolo). Le categorie di vittime:
in Spagna, come del resto in tutta Europa, i motociclisti sono da tempo
“sorvegliati speciali”. Eppure, nel lungo ponte pasquale, l’indice di mortalità
di questa categoria ha evidenziato un netto miglioramento. Le vittime sono
state in tutto 5, rispetto alle 13 dello stesso periodo del 2006. La situazione
è decisamente peggiore tra gli automobilisti, visto che rispetto
all’osservazione dello scorso anno i morti sono cresciuti di 9 unità. A bordo
dei veicoli da “turismos” – così sono dette le autovetture – sono morte 75
persone, contro le precedenti 66. Stabile la situazione dei ciclomotoristi (3
vittime contro le precedenti 4), dei pedoni (9 morti contro i 10 del
2006) e dei ciclisti (una vittima nel 2007 ed una l’anno prima). Le fasce d’età: i
giovani, a giudicare dai dati, sono quelli per i quali le recenti campagne di
sensibilizzazione ed i rinnovati standard addestrativi, hanno ottenuto il
miglior profitto. I gruppi di età compresa tra i 15 ed i 24 anni, e tra i 25 ed
i 34, hanno evidenziato un’ottima evoluzione, soprattutto nel caso dei
giovanissimi. Questi, nel 2006, fecero registrare 26 vittime, scese a 18
quest’anno (-31%), mentre il gruppo 25/34 è passato da 26 a 21 morti (-19%).
Restano invece del tutto stabili i gruppi d’età tra i 35 ed i 44 anni e tra i
45 ed i 54 (rispettivamente 23:23 e 10:11), mentre destano qualche
preoccupazione i conducenti d’età compresa tra i 55 ed i 64 anni, passati dalle
2 vittime del 2006 alle 9 attuali (+200%). Tipologia di strada: le
strade statali, che in Spagna sono classificate come “carreteras
convencionales”, sono certamente le più pericolose, se è vero che 62 degli 84
incidenti mortali (73,8%) si sono verificati proprio su queste arterie. Bassa,
per non dire bassissima, l’incidenza autostradale (autopistas), dove sono stati
registrati 4 eventi letali (4,8%) e delle strade di grande comunicazione
(autovias), dove in tutto si sono verificati 14 episodi mortali (16,6%). (Asaps) |
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