WINENEWS.IT “NO AD ETICHETTE TERRORISTICHE, SÌ
ALL’EDUCAZIONE AL CONSUMO CONSAPEVOLE”: APPELLO AL PREMIER ROMANO PRODI DEL
PRESIDENTE DELL’UNIONE ITALIANA VINI (UIV) ANDREA SARTORI, CHE SPIEGA “SCORRETTO
TRASCINARE IL VINO NEL VORTICE DELLE DROGHE” Ancora una volta il settore del vino è
chiamato a fare fronte comune contro un disegno di legge che, così come
annunciato dal Ministro della Solidarietà Sociale, Paolo Ferrero, intende
proibire la pubblicità degli alcolici e apporre avvertenze sanitarie terroristiche
sulle etichette. (*) “In Italia - afferma Andrea Sartori,
presidente della Confederazione Italiana della Vite e del Vino - Unione
Italiana Vini - regna la schizofrenia legislativa. Una settimana fa viene
annunciato un Piano nazionale alcol e salute in cui si chiede la collaborazione
delle imprese del settore, cosa encomiabile, e contemporaneamente un ministro
dello stesso Governo lancia una proposta che va nel segno diametralmente
contrario. Il mondo della produzione non si è mai nascosto - continua
Sartori - anzi è sempre stato impegnato in prima linea sul tema
dell’informazione al corretto uso delle bevande, dando lo stesso risalto
agli effetti salutistici di un consumo moderato e consapevole e all’avvertenza
sui rischi derivanti dall’abuso (**). Ci spiace dover constatare ancora una
volta che alcuni esponenti del Governo, ritengono di poter risolvere un
problema delicato come quello dell’alcolismo “nascondendo” il prodotto alla
vista o apponendo sulle etichette messaggi terrorizzanti. Se il ritorno
mediatico di tali iniziative è notevole, a livello pratico gli effetti di
questi provvedimenti potrebbero essere devastanti, specie nei confronti dei
soggetti che più si vogliono proteggere, ovvero i giovani”. Per questo motivo, Andrea Sartori indirizza
l’appello del mondo imprenditoriale vitivinicolo direttamente al presidente del
Consiglio Romano Prodi. “Mi permetto - si legge nel telegramma inviato dal
presidente Unione Italiana Vini (Uiv) al capo del Governo - di esprimerle le
nostre forti preoccupazioni per la nuova ondata proibizionistica che rischia di
travolgere anche un prodotto della nostra tradizione capace di generare
ricchezza per l’economia italiana e prestigio nel mondo (***).
L’imprenditoria del comparto è consapevole della piaga dell’alcolismo e plaude
alle iniziative che mirano a promuovere un consumo consapevole, ma non può
rimanere passiva di fronte a decisioni e prese di posizione da parte del mondo
politico tanto esasperate e scorrette da trascinare il vino nel vortice
delle droghe (****), demonizzandone il consumo. Se il consumatore deve
conoscere i rischi di abuso, è un suo diritto conoscere anche i tanti
vantaggi in termini salutistici di un consumo corretto (*****). La gravità
della situazione mi spinge a sollecitare un suo intervento affinché il nostro
vino possa continuare a raccogliere i successi che merita”. (*) Nota: bum!!! E chi le scriverà, Bin Laden? E’ forse “terrorismo” informare che non va
consumato alcol in gravidanza, o che non si deve bere prima di guidare? O, piuttosto, è irresponsabile tenerlo
nascosto e non scriverlo? (**) Nota: curando questa quotidiana rassegna,
da anni tengo costantemente monitorata l’informazione sul vino e sull’alcol che
viene proposta dai nostri mass-media. La quasi totalità degli articoli in cui il
mondo della produzione ha descritto gli effetti per la salute del consumo di
vino raccontano di effetti benefici, in larga parte spacciati mediante una
manipolazione di ricerche scientifiche, spesso evidente e grossolana, più volte
documentata in rassegna. Non solo il mondo della produzione “si è
nascosto”, ma ha investito in questi anni grandi risorse per disinformare
deliberatamente i consumatori, naturalmente per motivi commerciali. Lo ha detto l’OMS, non è un mio pensiero: “gli
esperti dell’OMS ribattono nella battaglia contro gli effetti avversi
dell’alcol, che è insostenibile e non saggio promuovere il concetto del bere
moderato per ragioni di salute. Essi sono dell’opinione che la pubblicità
data a questo concetto non è il risultato di una rigorosa ricerca scientifica
ma è piuttosto ispirato da scopi commerciali” – “Moderate drinking:
serious warning by WHO specialists” – WHO Press, 1 Novembre 1994. (***) Nota: informare i consumatori sui rischi
legati al consumo di un prodotto non ha nulla a che fare con il proibizionismo. Al contrario una corretta informazione
garantisce la consapevolezza, e quindi una
maggiore libertà, di chi sceglie. Che il vino generi ricchezza all’economia
italiana non è affatto scontato. (****) Nota: che l’alcol sia una droga è un
fatto, non un’opinione. Scorretto, casomai, è chi lo vuole nascondere
all’opinione pubblica, tanto più scorretto se lo fa per tutelare il proprio
portafoglio. (*****) Nota: in Italia il diritto ad una
informazione corretta sugli effetti del vino per la salute umana è sempre stato
negato ai cittadini, proprio in conseguenza delle pressione sui politici e
sui mass media da parte della lobby dei produttori. Ci sono sempre riusciti, evidentemente ci stanno provando anche questa volta. L’ADIGE Lettere Alcoltest contestato e rischi sulla strada Sono una volontaria del progetto «Stente Sani
Bus» che si svolge in Val di Sole e si occupa di alcol e guida, scrivo questo
articolo in risposta alla lettera apparsa sull’Adige dal titolo «Qualcosa non
va nell’alcoltest» di mercoledì 18 aprile. Per rispondere a questa signora
vorrei innanzitutto specificare una cosa, quando si parla di alcol si cade
sempre nell’errore di dividere il mondo in due: buoni e cattivi, dove i cattivi
sono coloro i quali hanno un problema di alcol e che abusano della sostanza, i
buoni invece sono quelli che «si sanno regolare» e ne fanno un uso socialmente
accettato. Immancabilmente inoltre ognuno si colloca nella fascia dei
buoni, dei cosiddetti bevitori moderati, mentre ad avere problemi sono sempre
gli altri, gli «alcolisti». Ma dove sta la distinzione? Dov’è lo
spartiacque tra le due cose? La realtà è che una separazione netta non
esiste, anche se è molto rassicurante e ci piace pensare in questo modo. Di
fronte ai problemi causati dall’alcol siamo tutti uguali (anche i donatori di
sangue come la signora); quando decidiamo di consumare bevande alcoliche è
importante essere consapevoli delle situazioni a rischio in cui questo
comportamento ci può mettere. In alcune situazioni, anche poco alcol
corrisponde ad un grande rischio, come ad esempio nel caso della guida.
Quando si sale in macchina avendo bevuto si va incontro ad un grosso pericolo
in quanto la guida è una situazione già delicata, che associata all’alcol
diventa estremamente rischiosa. E non ci si riferisce solamente a chi tenta
di guidare ubriaco, ma in particolar modo a chi beve solo alcuni bicchieri.
Infatti sono proprio queste ultime le situazioni più a rischio, perché
l’autista è soggetto a tutte le conseguenze dell’alcol: rallentamento dei
riflessi, riduzione del campo visivo, sottovalutazione del pericolo, difficoltà
di adattamento all’oscurità, diminuzione della coordinazione motoria, ricerca del
rischio; ma non ne ha consapevolezza, si sente a posto e forse anche un po’ più
sicuro del solito grazie all’alcol, pensa di guidare tranquillo e non si rende
conto di correre un forte rischio. La riduzione dei limiti da 0.8 a 0.5 g/l a
cui si riferisce la signora non è stata fatta a caso: con 0.8 g/l di alcolemia
il rischio di provocare incidenti era davvero troppo elevato. Bisogna però
ricordare che la presenza di alcol nel sangue fino ad un valore di 0.5 g/l non
corrisponde ad una condizione ideale per la guida (con questo valore i tempi di
reazione sono già raddoppiati), ma è frutto di un compromesso fra le esigenze
di sicurezza e gli interessi economici. In tanti Stati il livello, per
legge, è stato fissato a 0,0 g/l. Sono queste le situazioni che causano
migliaia di decessi ogni anno e che rendono gli incidenti alcolcorrelati la
prima causa di morte tra i giovani di tutt’Europa. Quando ci si siede al
volante avendo bevuto anche poco si mette a repentaglio la propria vita, quella
dei passeggeri e di tutti coloro che si incontrano per strada: vale la pena di
correre questo rischio per due birre? È per questi semplici motivi che in
Italia esiste una legge che regola alcol e guida, e le forze dell’ordine hanno
pienamente ragione nel farla rispettare, nel bene e nel male. Si possono
cercare mille scappatoie e cavilli, ma sono inutili, in realtà bisogna solo
capire che, anche se non ci piace, alcol e guida sono due cose che non devono
essere associate. Lettera firmata IL GAZZETTINO (Udine) L’ESPERTO Piani: «Trasgressivo è chi non si fa le
"canne" e non beve alcolici» (P.D.) Marijuana e hascisc tra gli studenti.
Ma sul serio si tratta di un fenomeno così radicato? Come combatterlo? Ed è
vero che queste droghe non sono più tanto "leggere"? Francesco Piani
(Dipartimento dipendenze Ass Medio Friuli) chiarisce che il concetto è
cambiato: «Non esistono più droghe "leggere" ma droghe e basta,
droghe che hanno effetti sul cervello, che danno dipendenza e tolleranza e che
sono pericolose, anche se possono provocare danni più o meno gravi». Piani non
sottovaluta per nulla anche l’alcol, definito una droga pesante. Tra l’altro il
suo utilizzo è cambiato: «Non è visto come alimento o come qualcosa che
favorisca la socializzazione ma è assunto per la ricerca dello sballo». Quanto alla marijuana, i forti assuntori vanno
incontro a problemi come mancanza di motivazione, stordimento continuo...Dal
medico un ammonimento: «Soprattutto finchè uno ha cervello in fase di
maturazione, 15-18 anni, meglio non assumere proprio nulla...Anche perchè prima
si comincia e più è facile cadere nella dipendenza; non perchè si debba
necessariamente passare a una sostanza più dannosa, ma perchè, magari
nell’affrontare un periodo più difficile della propria vita, si può essere
indotti a cercare rifugio nella sostanza. Così l’individuo rischia di non
uscirne più...». E Piani si rivolge direttamente agli adulti:
«I ragazzini che assumono alcol a 11 anni non nascono sotto i cavoli ma sono i
figli che abbiamo cresciuto noi. Bisogna compiere una riflessione in termini
educativi, di trasmissione di valori ideali, non guardarli come per dire
"questi sono quelli marci"». Che fare? Non drammatizzare. Nella nostra
cultura si tollera più facilmente un’ubriacatura, che comunque non va
banalizzata, di uno spinello. Piani consiglia di porre la questione in termini
educativi, suggerendo modelli di vita sani: «Nel dubbio però, è un grave errore
aspettare ed è meglio rivolgersi servizi specialistici, ai Sert». «Sembra paradossale - dichiara Piani - : non è
granchè come trasgressione la marijuana. È trasgressivo quello che non si fa
"canne" e che non beve». Piani riporta i dati dell’Iss: il 40 per
cento tra i 15 e 19 anni approva la cannabis e stima l’uso come comportamento
non a rischio per la salute; un terzo la prova una volta nella vita; il 15 per
cento ha fumato negli ultimi 30 giorni. La repressione serve? «Penso di sì, anche se non tutti sono di questa opinione. I risultati se ci saranno si vedranno a distanza di anni ma deve esserci la percezione che certi comportamenti sono illegali e non si devono attuare. Come società non dobbiamo abdicare dall’idea che drogarsi sia male anche se il massimo rigore va accompagnato da azioni informative e preventive». LA PROVINCIA DI COMO prevenzione Campagna nelle scuole delle associazioni dei
consumatori per sensibilizzare i giovani che rischiano la vita al volante «Dal fegato al cervello. Ragazzi, ecco come
finirete con l’alcol» (a.l.) Sempre più alcol nei bicchieri dei giovanissimi e sempre meno consapevolezza dei rischi per la salute. Dopo l’allarme lanciato nei giorni scorsi dall’Asl, con la prima bevuta intorno a dieci anni, anche le associazioni dei consumatori scendono in campo per contrastare il consumo di alcolici tra i ragazzi. Confconsumatori, insieme a Movimento difesa del cittadino e Movimento consumatori, ha deciso di avviare una campagna di sensibilizzazione, cofinanziata dalla Regione e dal ministero dello Sviluppo economico. «Agire sulla consapevolezza dei rischi irreversibili legati all’abuso di alcol tra i più giovani è una delle misure preventive più difficili da realizzare - spiega Laura Benincasa, presidente della federazione di Como della Confconsumatori - per questo abbiamo deciso di mettere a punto un progetto che si rivolga direttamente a loro. Spesso infatti i ragazzi sembrano non rendersi minimamente conto dei rischi che corrono e le parole dei professori sull’argomento sono inefficaci». È stato così elaborato del materiale ad hoc, di facile consultazione, che evidenzia i pericoli legati all’assunzione di alcol e invita a un comportamento consapevole: «Abbiamo realizzato un volantino diviso in due parti - prosegue - da un lato c’è un test, per permettere di capire il proprio rapporto con l’alcol, abbinato a uno schema che riassume i danni di queste sostanze su sistema nervoso, apparato digerente, fegato, sistema circolatorio ed endocrino, mentre dall’altro c’è un questionario anonimo che gli studenti dovranno compilare e che permetterà di avere il polso sulla loro conoscenza dell’argomento. A questi si aggiunge una sorta di regolo, che, in base a sesso e peso, dà indicazioni su quanto si può bere prima di superare il limite di 0,5 gr/ml stabilito dalla legge». Gli opuscoli, che verranno distribuiti con l’inizio del prossimo anno scolastico, sono stati realizzati sulla base di una ricerca, effettuata da un gruppo di psicologi dell’Università Cattolica, su un centinaio di ragazzi tra i 15 e i 30 anni, residenti in otto province lombarde tra cui Como. «Dalle nostre interviste è emerso come i ragazzi associno all’alcol termini come divertimento, e, solo in seconda battuta, a parole come incidenti o dipendenza - spiega Diego Boerchi, responsabile della ricerca - e come l’abuso sia da ricondursi al diffondersi di modelli tipici dei Paesi del Nord Europa come l’happy hour, aperitivi a base di vivande e alcolici che spesso sostituiscono al cena, ed il binge drinking, ovvero ubriacature legate all’abitudine di consumare eccessive quantità di alcol in una sola occasione, cioè in una stessa serata o a una festa». L’ARENA di Verona Doppia intitolazione a Caldiero Onori a De Vita e ai carabinieri morti a
Nassiriya E’
dedicata all’appuntato scelto Ciro De Vita, morto in servizio lo scorso anno,
la sede della sezione di Caldiero e Colognola dell’associazione nazionale
carabinieri, che sarà inaugurata oggi contestualmente all’intitolazione di via
Caduti di Nassiriya. L’appuntamento è alle 11 in piazza Marcolungo. Sono
attesi, tra gli altri, il comandante provinciale Georg Di Pauli, il prefetto
Italia Fortunati, il questore Luigi Merolla e la moglie dell’appuntato, la
signora De Vita. La Fanfara dei carabinieri accompagnerà dalle
11.30 il corteo, che percorrerà corso De Gasperi fino a piazza Matteotti, dove
verrà reso l’onore ai caduti e l’alzabadiera davanti al monumento. Nella chiesa
parrocchiale a mezzogiorno il parroco don Giuseppe Andriolo e il cappellano dei
carabinieri concelebreranno la messa, animata dal coro delle Benemerite. Al
termine, il corteo sfilerà fino a piazza Vittorio Veneto, dove si trova la sede
dell’associazione carabinieri, all’interno della Casa delle associazioni. Qui avverrà l’intitolazione della sede a De
Vita. Sarà quindi scoperta la targa che indicherà nella toponomastica via
Caduti di Nassirya, ossia la strada in costruzione che da via Vittorio Veneto
sfocerà all’intersezione delle vie Rosa e Fiordaliso e che attraverserà il
quartiere «El Vivar». La cerimonia proseguirà con il saluto del
sindaco Roberto Alberti e il discorso dell’ispettore regionale
dell’associazione carabinieri, colonnello Romeo Anniballi, che ricorderà
l’appuntato scelto. Al termine sarà allestito un rinfresco da parte degli
alpini. Ciro De Vita è morto nella notte del 30 aprile
2006, a un posto di controllo lungo la strada regionale a Lugagnano: è stato
investito da un giovane ubriaco. Originario di Napoli, 47 anni, era in
servizio alla stazione dei carabinieri di Sommacampagna, dipendente della
compagnia di Villafranca. Si era sposato a Verona, dove risiedeva con la
famiglia. «Abbiamo voluto onorare in questo modo il suo sacrificio», spiega
Paolo Menini presidente dell’associazione carabinieri di Caldiero e Colognola.
«In questo modo il suo nome sarà ricordato dai nostri volontari di oggi e di
domani». Nella toponomastica caldierese resterà memoria
anche dell’impegno di pace dei militari italiani in Iraq. La giunta, dando il
nome a questa strada, ha deciso di ricordare i 19 italiani uccisi da un camion
bomba il 12 novembre 2003. Tra essi due civili, Stefano Rolla e Marco Beci.
Cinque i soldati: Massimo Ficuciello, Silvio Olla, Emanuele Ferraro, Alessandro
Carrisi e Pietro Petrucci. Dodici i carabinieri: Giovanni Cavallaro, Enzo
Fregosi, Filippo Merlino, Alfonso Trincone, Massimiliano Bruno, Alfio Ragazzi,
Daniele Ghione, Giuseppe Coletta, Ivan Ghitti, Domenico Intravaia, Horatio
Majorana e Andrea Filippa. La targa onorerà la memoria anche delle
quattro vittime dell’attentato, sempre compiuto da terroristi iracheni contro
il nostro contingente a Nassiriya, avvenuto il 27 aprile 2006. Tra essi c’è il
carabiniere veronese Enrico Frassanito, insieme a Franco Lattanzio, Carlo Di
Trizio e Nicola Ciardelli. Zeno Martini L’ADIGE Lettere Il Comune di Rabbi boccia il discobus Relativamente all’articolo pubblicato
sull’Adige dove si fa il bilancio del servizio del discobus, dal quale sembra
che questa proposta abbia incontrato il favore di tutta la comunità, ritengo
corretto evidenziare che l’amministrazione comunale di Rabbi non ha
partecipato a questa iniziativa che è stata valutata non positiva se non
addirittura diseducativa. Dopo una verifica anche fra i giovani della
Valle, la giunta del Comune di Rabbi, condividendo la proposta del Sindaco, ha
ritenuto di non partecipare all’iniziativa in quanto non si è ritenuto che il
servizio di portare in discoteca i ragazzi con un pullman sia da ritenere un
interesse pubblico. Noi infatti riteniamo che il servizio pubblico vada
identificato con il trasporto per la scuola e per altri motivi strettamente
collegati alla vita formativa e lavorativa delle persone ed in un periodo di
aumento di tasse e contenimento dei costi a tutti i livelli, come quello che
stiamo affrontando, certo questi non possono essere ritenuti servizi
essenziali. Ogni giorno dobbiamo gravare i cittadini (magari che vivono di una
sola pensione sociale) di costi per la gestione di servizi essenziali acqua,
luce, e rifiuti che diventano sempre più onerosi a causa di regole e politiche
gestionali che ci vengono imposte e che sono sempre più gravose. Oltre a ciò va
detto che gli orari seguiti dalle discoteche sono sempre nel solco dell’
eccesso e poco compatibili sia con i ritmi di studio che di lavoro ai quali la
società tutta si deve orientare. Il servizio inoltre, non aiuta a
contrastare queste nuove abitudini che portano sostanzialmente i giovani a
vivere più di notte che di giorno con i problemi conseguenti che ci sono a
rendere compatibili quelli che sono gli orari di studio e di lavoro con i tempi
dello svago. Noi riteniamo che oggi ci si occupi dei giovani più sotto un’aspetto
speculativo e quindi costruendo «da adulti» percorsi e organizzazioni che
erogano servizi e quindi con ritorni di tipo economico o di immagine. Non
possiamo continuare a voler costruire tutto noi adulti per questi giovani che
devono e vogliono essere responsabilizzati. La nostra funzione è certo quella
di aiutarli su ciò che ci chiedono, se coerente con le funzioni pubbliche che
il Comune deve perseguire, ma non si può continuare a costruire progetti per il
loro tempo libero creando soggetti che si devono occupare come lavoro di
questo. L’ente pubblico deve creare condizioni di lavoro di infrastrutture e di
servizi affinché la popolazione possa trovare sul proprio territorio ragioni
per rimanervi. Per contrastare il fenomeno dell’alcolismo, credo che il
primo impegno sia quello della famiglia, perché non c’è nessun soggetto e
nessun progetto che può sostituirsi alla responsabilità di un genitore che deve
dare al proprio figlio orari coerenti la sua età e con il suo grado di
responsabilità, verificare i luoghi che frequenta e vigilare sulle sue
condizioni al rientro. È sbagliato continuare affidare ad altri un ruolo
che può essere svolto solo dalla famiglia. Se invece non c’è la famiglia,
si devono pensare progetti più ampi che accompagnino in maniera più ampia e
qualificata la questione dell’educazione vista anche nell’ottica di educazione
alla salute, per la quale comunque già alcuni buoni percorsi si sono
avviati nelle scuole. Si è quindi valutato che questa sia l’ottica da mantenere
a riguardo del ragionamento e delle scelte sull’erogazione di servizi pubblici
altrimenti, dovremo organizzare servizi per ogni esigenza voluttuaria, in
quanto non credo, con tutto il rispetto e senza essere contraria, che si possa
paragonare la discoteca alla scuola e quindi se una è obbligatoria l’altra è
uno svago. Se vi sono risorse disponibili, queste debbano essere utilizzate
direttamente sul canale dell’istruzione, togliendo queste continue limitazioni
imposte alla spesa per la scuola, sia per quella pubblica che per quella
privata che dovrebbe essere ancora più aiutata. Anche su questo argomento sono
sorte molte polemiche per il finanziamento della scuola privata che dovrebbe
essere proprio ancora più aiutata affinché non rimanga una possibilità
esclusiva delle persone più abbienti ma che preveda invece l’accesso, magari
per merito, a costi contenuti ad un servizio scolastico che si occupa di
istruzione ma non tralascia l’educazione e la formazione umana e sociale della
persona, in maniera che le famiglie possano veramente scegliere il tipo di
formazione e di educazione da dare ai loro figli che rimane lo strumento più
importante per affrontare al meglio la vita. Franca Penasa - Sindaco di Rabbi In riferimento all’articolo citato, ovviamente mi sono basata su quanto mi è stato comunicato dai responsabili di tale progetto. (L.Z.) LA SICILIA Dal 14 al 19 maggio Corso sui problemi correlati all’alcol Dal 14 al 19 maggio nella tenuta dell’Opera salesiana in contrada Passo di Piazza si terrà un corso di sensibilizzazione all’approccio ecologico-sociale ai problemi alcol correlati e complessi (metodologia Hudolin). Sono ammessi fino a sessanta corsisti. Possono partecipare medici, assistenti sociali, insegnanti, assistenti sanitari, infermieri, educatori, sacerdoti, volontari, membri di club e quanti intendono operare nel campo della prevenzione e trattamento dei problemi alcol correlati. Il corso non prevede quota d’iscrizione. A dirigerlo, il dott. Michele Parisi; codirettori il dott. Giuseppe La Rocca e Giorgio Reali. L’iniziativa è dei Servizi Sociali del Comune, dell’ApCat Caltanissetta, dell’Azienda sanitaria locale 2 di Caltanissetta, del Sert di Gela e dell’Arcat Sicilia. L’ADIGE Carambola a Novaledo: patente ritirata a un
marocchino trentacinquenne Ubriaco finisce nella scarpata Spettacolare incidente ieri mattina verso le 9
in località Torre Quadra, nella parte est del territorio comunale di Novaledo.
Un’autovettura Renault Clio proveniente da Borgo, condotta da un operaio
marocchino di 35 anni, H. N. le iniziali, mentre stava percorrendo la strada
provinciale che attraversa il centro di Novaledo, è finita in un fossato (
nella foto Pacher ) Il veicolo, sul quale viaggiava anche un coetaneo
conterraneo, si è fermata dopo un salto di circa tre metri. I due occupanti,
subito soccorsi, sono usciti praticamente illesi ma in preda ad un grande
spavento. Sul luogo dell’incidente sono prontamente intervenuti l’ambulanza, i
vigili del fuoco di Novaledo con il comandante Ivano Bastiani, che hanno
provveduto, dopo la prima assistenza ai due malcapitati, a regolare il
traffico. La viabilità è rimasta parzialmente interrotta, per tutto il tempo
necessario ai rilievi, che sono stati effettuati dagli agenti del Corpo di
polizia Comprensoriale della Bassa Valsugana e del Tesino. In un primo momento,
almeno stando al racconto del passeggero, pareva che la carambola fosse stata
provocata da un blocco dello sterzo proprio in prossimità della curva. Gli
agenti della polizia municipale, però, non si sono accontentati della
spiegazione e, forse insospettiti dall’alito del conducente, hanno deciso di
sottoporlo ad alcoltest. L’esame ha così rilevato che l’uomo aveva valori
ben quattro volte oltre i limiti consentiti dalla legge. (*) A quel punto
la patente è stata immediatamente ritirata, l’uomo denunciato e il mezzo
sequestrato. M. P. (*) Nota: anche se non fossero stati insospettiti dall’alito avrebbero fatto comunque l’alcoltest, adempimento da attuare sempre in caso di incidente. IL GAZZETTINO (Vicenza) A corollario del progetto "+gusto
-alcol", singolare party a luci soffuse solo con analcolici In passerella con abiti usati Coop Insieme: «Da 25 anni recuperiamo
indumenti vecchi» (m.c.) "Sfiliamoci". È il tema della
sfilata che si è svolta l’altra sera nella sede vicentina della Cooperativa
Insieme, nell’ambito della manifestazione "-Alcol +Gusto", che occupa
come di consueto il mese di aprile, mese dedicato alla prevenzione alcologica. A corollario della manifestazione una sorta di party con luci soffuse realizzato, rigorosamente, con bibite analcoliche. «Da oltre 25 anni», spiega la coordinatrice del gruppo tessile della Cooperativa Insieme, Giovanna Dal Sasso, «lavoriamo nel settore del recupero degli indumenti usati, attraverso la raccolta svolta dalla Caritas e con i conferimenti diretti da parte dei cittadini». L’attività della Cooperativa vicentina nel settore è decisamente importante e rappresenta anche un’occasione per il reinserimento lavorativo. «Nel 2006 abbiamo raccolto», conclude Giovanna Dal Sasso, «oltre 140 tonnellate di indumenti usati. Dopo la selezione si valuta quali abiti valorizzare, per metterli in vendita attraverso i tre punti vendita della Cooperativa Insieme: a Vicenza ed Arzignano e nel negozio Girabito, in città, in via Pecori Girali. Il settore tessile è uno dei più importanti della Cooperativa Insieme ed impegna 6 soci responsabili che coordinano 15 giovani in accoglienza per lo svolgimento del servizio di inserimento lavorativo». IL GAZZETTINO (Treviso) I ragazzi trevigiani delle scuole ... I ragazzi trevigiani delle scuole medie e
superiori non hanno una precisa cognizione di cosa significhi l’abuso di droghe
e alcool. Per di più l’età media del primo approccio al consumo sta calando
notevolmente: a Treviso, il primo bicchiere si beve a 11 anni. Lo dimostrano i dati di un test effettuato
negli istituti e promosso dall’Usl 9, i cui risultati sono stati discussi ieri
durante l’incontro organizzato dal Lions Club Eleonora Duse nell’auditorium del
collegio vescovile Pio X. Basti pensare che alla domanda su quale sia la
quantità di alcool dannosa per una persona, la maggioranza degli studenti ha
risposto: più di mezzo litro al giorno. «Questo significa che i giovani non si
rendono conto che anche un singolo bicchiere di vino ha degli effetti
collaterali sul nostro fisico - spiega la dottoressa Maria Antonietta
Giacomini, responsabile dell’unità operativa Sert2 di Oderzo - Questo è
dovuto anche a fattori culturali e sociali». (*) Secondo la dottoressa infatti la società
sarebbe colpevole di «minimizzare i danni derivati dall’abuso di sostanze». «La
tradizione italiana del vino è importante e ci dà prestigio, ma bisogna essere
consapevoli dei rischi del bere», specifica la Giacomini. Mentre tutti gli adolescenti hanno capito
che bere e poi mettersi alla guida è pericoloso, parecchi hanno le idee
piuttosto vaghe riguardo agli effetti delle sostanze sul proprio corpo. Di
fronte a un’altra domanda - esistono accorgimenti per eliminare le conseguenze
dell’alcool? - tanti hanno risposto di sì. E fra gli stratagemmi elencati i più
comuni sono stati bere caffè, fare esercizi fisici, una doccia fredda e altri
ancora. «Ancora informazioni errate - prosegue la Giacomini - Infatti
per smaltire anche solo una birra o un bicchiere di vino il nostro organismo
necessita di un tempo minimo di un’ora e mezza. Ogni altro tipo di stratagemma
è completamente inutile». L’alcool è dunque un veleno, ma i giovani trevigiani
non sembrano accorgersene. Secondo l’indagine del 2006, sempre dell’Usl 9,
in città il primo approccio con le bevande alcoliche avviene a 11 o 12 anni,
due anni prima della media europea. Il 18,5\% dei ragazzi fra i 14 e i 15 anni
ammette di aver abusato di sostanze alcoliche almeno una volta nell’anno, il
19\% fra i 15 e 16 anni almeno una volta al mese e dai 16 ai 18 anni il 22\%
dichiara di bere in eccesso almeno una volta a settimana. «Sono dati
impressionanti - conclude la dottoressa Giacomini -, soprattutto se si tiene
conto del fatto che il cervello di un adolescente non è ancora formato e
l’abuso di sostanze ne potrebbe compromettere lo sviluppo». Beatrice Mani (*) Nota: si parla sempre dei giovani, ma se agli
insegnanti di quelle scuola fosse stata rivolta la stessa domanda,
avrebbero fornito la stessa risposta. Se poi si fosse fatta quella stessa domanda al viceSindaco di Treviso… IL GAZZETTINO (Treviso) LA CURIOSITÀ Gentilini diventa astemio per ordine del
questore Il gazebo posizionato allo stadio Tenni e riservato ai vip ieri, in occasione della gara interna con il Modena, non era dotato delle solite leccornie né tantomeno di vino ed acqua minerale. Così i possessori del pass si sono dovuti accontentare del tradizionale caffé. Tempi di vacche magre, come quelli della squadra? «No - spiega il vicesindaco Giancarlo Gentilini - il Treviso calcio ha osservato l’ordinanza emessa dal questore che vietava la distribuzione di alcolici e altri cibi e bevande. Le motivazioni? Non le conosco. Io sono stato in vari stadi d’Italia e non ho mai trovato simili limitazioni». CORRIERE ADRIATICO Nei primi tre mesi gli schianti diminuiti del
10 per cento Due patenti ritirate Il Club NovAesis chiama azienda sanitaria,
scuola e polizia stradale “Basta con le stragi del sabato” Più pattuglie sulle arterie principali durante
il weekend JESI – Orgogliosi, sicuri di sé, arroganti,
fragili, romantici, cattivi, disorientati. Sono i giovani, perno attorno al
quale ruota la società moderna fatta di falsi ideali, modelli sbagliati,
reality e messaggi subliminali. Proprio “I giovani e la sicurezza” è stato il
tema dell’incontro organizzato dal Club NovAesis venerdì sera al ristorante “La
Rusticanella”. Il presidente del club jesino, Giancarlo Catani, ha voluto al
tavolo dei relatori illustri ospiti: il comandante della Polstrada ispettore
capo Raffaele Tasselli, il primario dell’unità operativa pronto soccorso
dell’Asur 5 dottor Gilberto Bruciaferri, il responsabile dell’unità operativa
salute mentale dell’Asur 5 Franco Burattini (già presidente dell’associazione
Guida Sicura), il presidente del consiglio d’Istituto della scuola “Carlo
Urbani” professor Pierluigi Cesarini. L’ospite d’onore della serata, il
prefetto Giovanni D’Onofrio, già impegnato in un’altra riunione a Monteroberto,
non riuscendo a presenziare ha inviato i suoi saluti tramite telegramma. “Una tematica delicata quanto importante – ha
detto il presidente Catani – quella della sicurezza dei giovani, vista nei vari
settori della vita, dall’ordine pubblico alla circolazione stradale, evitando
il rifugio negli alcolismi e negli stupefacenti, le prevaricazioni e il
bullismo”. “Il maggior numero di incidenti stradali in
cui vengono coinvolti o peggio, restano vittime i giovani – ha spiegato il
comandante della Polstrada di Jesi – si verificano a ridosso delle festività,
nei weekend, nei mesi estivi e specie sulle arterie che conducono ai luoghi di
ritrovo, come le discoteche. Proprio per prevenire gli incidenti e le stragi
del sabato sera abbiamo incrementato le pattuglie sia lungo l’autostrada che in
superstrada sia nell’ottica della prevenzione, e quindi della
sensibilizzazione, che del monitoraggio del territorio (anche attraverso le
multe, quando necessario). I nostri agenti sono al lavoro davanti alle discoteche
e luoghi di ritrovo anche con gli apparecchi etilometrici e con gli alcoltest
gratuiti, perché l’informazione è fondamentale”. “Le maggiori cause di incidenti stradali –
hanno sottolineato anche Bruciaferri e Burattini – sono da imputare alla guida
sotto l’effetto di alcol e/o stupefacenti, al mancato uso dei sistemi di
ritenuta intelligenti, ma anche alla fretta, alla stanchezza, a una guida
aggressiva, all’intolleranza, a una guida incerta o a una distrazione. La
sicurezza è una questione mentale, baricentro del triangolo costituito dalle
condizioni della strada, della persona e del mezzo”. E se la sicurezza del singolo vista in
rapporto alla collettività, alla prevaricazione dei “bulli” in particolare nel
mondo della scuola - illustrata dal professor Cesarini - ha visto contrapporsi
i sostenitori della “sana e vecchia sculacciata” da una parte e i
“montessoriani convinti” dall’altra, la conclusione più logica è stata quella
di “una necessaria collaborazione tra istituzioni scolastiche e famiglia per
un’educazione fatta anche di no”. I dati rilevati dal comando di Polstrada a
Jesi nel 2006 -Incidenti: 38 -Incidenti con feriti: 38 -Persone coinvolte ma non ferite: 125 -Persone ferite con lesioni traumatiche: 49 -Persone risultate in stato d’ebbrezza alla
guida: 4 (*) -Persone denunciate per omissione di soccorso:
2 Dati dal 1.01.2007 al 1.04.2007:
diminuzione degli incidenti del 10% -Incidenti senza feriti: 2 -Incidenti con feriti: 6 -Persone ferite con lesioni traumatiche: 9 -Persone risultate in stato d’ebbrezza alla
guida: 2 Incidentalità Italia: 5000 vittime in media l’anno. 20.000 disabili gravi. Lunedì, 23 Aprile 2007
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