Lunedì 25 Novembre 2024
area riservata
ASAPS.it su

Rassegna stampa Alcol e Guida del 22 aprile 2007

A cura di Alessandro Sbarbada e Roberto Argenta

 

WINENEWS.IT

“NO AD ETICHETTE TERRORISTICHE, SÌ ALL’EDUCAZIONE AL CONSUMO CONSAPEVOLE”: APPELLO AL PREMIER ROMANO PRODI DEL PRESIDENTE DELL’UNIONE ITALIANA VINI (UIV) ANDREA SARTORI, CHE SPIEGA “SCORRETTO TRASCINARE IL VINO NEL VORTICE DELLE DROGHE”

Ancora una volta il settore del vino è chiamato a fare fronte comune contro un disegno di legge che, così come annunciato dal Ministro della Solidarietà Sociale, Paolo Ferrero, intende proibire la pubblicità degli alcolici e apporre avvertenze sanitarie terroristiche sulle etichette. (*)

In Italia - afferma Andrea Sartori, presidente della Confederazione Italiana della Vite e del Vino - Unione Italiana Vini - regna la schizofrenia legislativa. Una settimana fa viene annunciato un Piano nazionale alcol e salute in cui si chiede la collaborazione delle imprese del settore, cosa encomiabile, e contemporaneamente un ministro dello stesso Governo lancia una proposta che va nel segno diametralmente contrario. Il mondo della produzione non si è mai nascosto - continua Sartori - anzi è sempre stato impegnato in prima linea sul tema dell’informazione al corretto uso delle bevande, dando lo stesso risalto agli effetti salutistici di un consumo moderato e consapevole e all’avvertenza sui rischi derivanti dall’abuso (**). Ci spiace dover constatare ancora una volta che alcuni esponenti del Governo, ritengono di poter risolvere un problema delicato come quello dell’alcolismo “nascondendo” il prodotto alla vista o apponendo sulle etichette messaggi terrorizzanti. Se il ritorno mediatico di tali iniziative è notevole, a livello pratico gli effetti di questi provvedimenti potrebbero essere devastanti, specie nei confronti dei soggetti che più si vogliono proteggere, ovvero i giovani”.

Per questo motivo, Andrea Sartori indirizza l’appello del mondo imprenditoriale vitivinicolo direttamente al presidente del Consiglio Romano Prodi. “Mi permetto - si legge nel telegramma inviato dal presidente Unione Italiana Vini (Uiv) al capo del Governo - di esprimerle le nostre forti preoccupazioni per la nuova ondata proibizionistica che rischia di travolgere anche un prodotto della nostra tradizione capace di generare ricchezza per l’economia italiana e prestigio nel mondo (***). L’imprenditoria del comparto è consapevole della piaga dell’alcolismo e plaude alle iniziative che mirano a promuovere un consumo consapevole, ma non può rimanere passiva di fronte a decisioni e prese di posizione da parte del mondo politico tanto esasperate e scorrette da trascinare il vino nel vortice delle droghe (****), demonizzandone il consumo. Se il consumatore deve conoscere i rischi di abuso, è un suo diritto conoscere anche i tanti vantaggi in termini salutistici di un consumo corretto (*****). La gravità della situazione mi spinge a sollecitare un suo intervento affinché il nostro vino possa continuare a raccogliere i successi che merita”.

 

(*) Nota: bum!!! E chi le scriverà, Bin Laden?

E’ forse “terrorismo” informare che non va consumato alcol in gravidanza, o che non si deve bere prima di guidare?

O, piuttosto, è irresponsabile tenerlo nascosto e non scriverlo?

 

(**) Nota: curando questa quotidiana rassegna, da anni tengo costantemente monitorata l’informazione sul vino e sull’alcol che viene proposta dai nostri mass-media.

La quasi totalità degli articoli in cui il mondo della produzione ha descritto gli effetti per la salute del consumo di vino raccontano di effetti benefici, in larga parte spacciati mediante una manipolazione di ricerche scientifiche, spesso evidente e grossolana, più volte documentata in rassegna.

Non solo il mondo della produzione “si è nascosto”, ma ha investito in questi anni grandi risorse per disinformare deliberatamente i consumatori, naturalmente per motivi commerciali.

Lo ha detto l’OMS, non è un mio pensiero: “gli esperti dell’OMS ribattono nella battaglia contro gli effetti avversi dell’alcol, che è insostenibile e non saggio promuovere il concetto del bere moderato per ragioni di salute. Essi sono dell’opinione che la pubblicità data a questo concetto non è il risultato di una rigorosa ricerca scientifica ma è piuttosto ispirato da scopi commerciali” – “Moderate drinking: serious warning by WHO specialists” – WHO Press, 1 Novembre 1994.

 

(***) Nota: informare i consumatori sui rischi legati al consumo di un prodotto non ha nulla a che fare con il proibizionismo.

Al contrario una corretta informazione garantisce la consapevolezza, e quindi una maggiore libertà, di chi sceglie.

Che il vino generi ricchezza all’economia italiana non è affatto scontato.

 

(****) Nota: che l’alcol sia una droga è un fatto, non un’opinione.

Scorretto, casomai, è chi lo vuole nascondere all’opinione pubblica, tanto più scorretto se lo fa per tutelare il proprio portafoglio.

 

(*****) Nota: in Italia il diritto ad una informazione corretta sugli effetti del vino per la salute umana è sempre stato negato ai cittadini, proprio in conseguenza delle pressione sui politici e sui mass media da parte della lobby dei produttori.

Ci sono sempre riusciti, evidentemente ci stanno provando anche questa volta.


 

L’ADIGE

Lettere

Alcoltest contestato e rischi sulla strada

Sono una volontaria del progetto «Stente Sani Bus» che si svolge in Val di Sole e si occupa di alcol e guida, scrivo questo articolo in risposta alla lettera apparsa sull’Adige dal titolo «Qualcosa non va nell’alcoltest» di mercoledì 18 aprile. Per rispondere a questa signora vorrei innanzitutto specificare una cosa, quando si parla di alcol si cade sempre nell’errore di dividere il mondo in due: buoni e cattivi, dove i cattivi sono coloro i quali hanno un problema di alcol e che abusano della sostanza, i buoni invece sono quelli che «si sanno regolare» e ne fanno un uso socialmente accettato. Immancabilmente inoltre ognuno si colloca nella fascia dei buoni, dei cosiddetti bevitori moderati, mentre ad avere problemi sono sempre gli altri, gli «alcolisti». Ma dove sta la distinzione? Dov’è lo spartiacque tra le due cose? La realtà è che una separazione netta non esiste, anche se è molto rassicurante e ci piace pensare in questo modo. Di fronte ai problemi causati dall’alcol siamo tutti uguali (anche i donatori di sangue come la signora); quando decidiamo di consumare bevande alcoliche è importante essere consapevoli delle situazioni a rischio in cui questo comportamento ci può mettere. In alcune situazioni, anche poco alcol corrisponde ad un grande rischio, come ad esempio nel caso della guida. Quando si sale in macchina avendo bevuto si va incontro ad un grosso pericolo in quanto la guida è una situazione già delicata, che associata all’alcol diventa estremamente rischiosa. E non ci si riferisce solamente a chi tenta di guidare ubriaco, ma in particolar modo a chi beve solo alcuni bicchieri. Infatti sono proprio queste ultime le situazioni più a rischio, perché l’autista è soggetto a tutte le conseguenze dell’alcol: rallentamento dei riflessi, riduzione del campo visivo, sottovalutazione del pericolo, difficoltà di adattamento all’oscurità, diminuzione della coordinazione motoria, ricerca del rischio; ma non ne ha consapevolezza, si sente a posto e forse anche un po’ più sicuro del solito grazie all’alcol, pensa di guidare tranquillo e non si rende conto di correre un forte rischio. La riduzione dei limiti da 0.8 a 0.5 g/l a cui si riferisce la signora non è stata fatta a caso: con 0.8 g/l di alcolemia il rischio di provocare incidenti era davvero troppo elevato. Bisogna però ricordare che la presenza di alcol nel sangue fino ad un valore di 0.5 g/l non corrisponde ad una condizione ideale per la guida (con questo valore i tempi di reazione sono già raddoppiati), ma è frutto di un compromesso fra le esigenze di sicurezza e gli interessi economici. In tanti Stati il livello, per legge, è stato fissato a 0,0 g/l. Sono queste le situazioni che causano migliaia di decessi ogni anno e che rendono gli incidenti alcolcorrelati la prima causa di morte tra i giovani di tutt’Europa. Quando ci si siede al volante avendo bevuto anche poco si mette a repentaglio la propria vita, quella dei passeggeri e di tutti coloro che si incontrano per strada: vale la pena di correre questo rischio per due birre? È per questi semplici motivi che in Italia esiste una legge che regola alcol e guida, e le forze dell’ordine hanno pienamente ragione nel farla rispettare, nel bene e nel male. Si possono cercare mille scappatoie e cavilli, ma sono inutili, in realtà bisogna solo capire che, anche se non ci piace, alcol e guida sono due cose che non devono essere associate.

Lettera firmata


 

IL GAZZETTINO (Udine)

L’ESPERTO 

Piani: «Trasgressivo è chi non si fa le "canne" e non beve alcolici»

(P.D.) Marijuana e hascisc tra gli studenti. Ma sul serio si tratta di un fenomeno così radicato? Come combatterlo? Ed è vero che queste droghe non sono più tanto "leggere"? Francesco Piani (Dipartimento dipendenze Ass Medio Friuli) chiarisce che il concetto è cambiato: «Non esistono più droghe "leggere" ma droghe e basta, droghe che hanno effetti sul cervello, che danno dipendenza e tolleranza e che sono pericolose, anche se possono provocare danni più o meno gravi». Piani non sottovaluta per nulla anche l’alcol, definito una droga pesante. Tra l’altro il suo utilizzo è cambiato: «Non è visto come alimento o come qualcosa che favorisca la socializzazione ma è assunto per la ricerca dello sballo».

Quanto alla marijuana, i forti assuntori vanno incontro a problemi come mancanza di motivazione, stordimento continuo...Dal medico un ammonimento: «Soprattutto finchè uno ha cervello in fase di maturazione, 15-18 anni, meglio non assumere proprio nulla...Anche perchè prima si comincia e più è facile cadere nella dipendenza; non perchè si debba necessariamente passare a una sostanza più dannosa, ma perchè, magari nell’affrontare un periodo più difficile della propria vita, si può essere indotti a cercare rifugio nella sostanza. Così l’individuo rischia di non uscirne più...».

E Piani si rivolge direttamente agli adulti: «I ragazzini che assumono alcol a 11 anni non nascono sotto i cavoli ma sono i figli che abbiamo cresciuto noi. Bisogna compiere una riflessione in termini educativi, di trasmissione di valori ideali, non guardarli come per dire "questi sono quelli marci"».

Che fare? Non drammatizzare. Nella nostra cultura si tollera più facilmente un’ubriacatura, che comunque non va banalizzata, di uno spinello. Piani consiglia di porre la questione in termini educativi, suggerendo modelli di vita sani: «Nel dubbio però, è un grave errore aspettare ed è meglio rivolgersi servizi specialistici, ai Sert».

«Sembra paradossale - dichiara Piani - : non è granchè come trasgressione la marijuana. È trasgressivo quello che non si fa "canne" e che non beve». Piani riporta i dati dell’Iss: il 40 per cento tra i 15 e 19 anni approva la cannabis e stima l’uso come comportamento non a rischio per la salute; un terzo la prova una volta nella vita; il 15 per cento ha fumato negli ultimi 30 giorni.

La repressione serve? «Penso di sì, anche se non tutti sono di questa opinione. I risultati se ci saranno si vedranno a distanza di anni ma deve esserci la percezione che certi comportamenti sono illegali e non si devono attuare. Come società non dobbiamo abdicare dall’idea che drogarsi sia male anche se il massimo rigore va accompagnato da azioni informative e preventive».


 

LA PROVINCIA DI COMO

prevenzione

Campagna nelle scuole delle associazioni dei consumatori per sensibilizzare i giovani che rischiano la vita al volante

«Dal fegato al cervello. Ragazzi, ecco come finirete con l’alcol»

(a.l.) Sempre più alcol nei bicchieri dei giovanissimi e sempre meno consapevolezza dei rischi per la salute. Dopo l’allarme lanciato nei giorni scorsi dall’Asl, con la prima bevuta intorno a dieci anni, anche le associazioni dei consumatori scendono in campo per contrastare il consumo di alcolici tra i ragazzi. Confconsumatori, insieme a Movimento difesa del cittadino e Movimento consumatori, ha deciso di avviare una campagna di sensibilizzazione, cofinanziata dalla Regione e dal ministero dello Sviluppo economico. «Agire sulla consapevolezza dei rischi irreversibili legati all’abuso di alcol tra i più giovani è una delle misure preventive più difficili da realizzare - spiega Laura Benincasa, presidente della federazione di Como della Confconsumatori - per questo abbiamo deciso di mettere a punto un progetto che si rivolga direttamente a loro. Spesso infatti i ragazzi sembrano non rendersi minimamente conto dei rischi che corrono e le parole dei professori sull’argomento sono inefficaci». È stato così elaborato del materiale ad hoc, di facile consultazione, che evidenzia i pericoli legati all’assunzione di alcol e invita a un comportamento consapevole: «Abbiamo realizzato un volantino diviso in due parti - prosegue - da un lato c’è un test, per permettere di capire il proprio rapporto con l’alcol, abbinato a uno schema che riassume i danni di queste sostanze su sistema nervoso, apparato digerente, fegato, sistema circolatorio ed endocrino, mentre dall’altro c’è un questionario anonimo che gli studenti dovranno compilare e che permetterà di avere il polso sulla loro conoscenza dell’argomento. A questi si aggiunge una sorta di regolo, che, in base a sesso e peso, dà indicazioni su quanto si può bere prima di superare il limite di 0,5 gr/ml stabilito dalla legge». Gli opuscoli, che verranno distribuiti con l’inizio del prossimo anno scolastico, sono stati realizzati sulla base di una ricerca, effettuata da un gruppo di psicologi dell’Università Cattolica, su un centinaio di ragazzi tra i 15 e i 30 anni, residenti in otto province lombarde tra cui Como. «Dalle nostre interviste è emerso come i ragazzi associno all’alcol termini come divertimento, e, solo in seconda battuta, a parole come incidenti o dipendenza - spiega Diego Boerchi, responsabile della ricerca - e come l’abuso sia da ricondursi al diffondersi di modelli tipici dei Paesi del Nord Europa come l’happy hour, aperitivi a base di vivande e alcolici che spesso sostituiscono al cena, ed il binge drinking, ovvero ubriacature legate all’abitudine di consumare eccessive quantità di alcol in una sola occasione, cioè in una stessa serata o a una festa».


 

L’ARENA di Verona

Doppia intitolazione a Caldiero

Onori a De Vita e ai carabinieri morti a Nassiriya

 E’ dedicata all’appuntato scelto Ciro De Vita, morto in servizio lo scorso anno, la sede della sezione di Caldiero e Colognola dell’associazione nazionale carabinieri, che sarà inaugurata oggi contestualmente all’intitolazione di via Caduti di Nassiriya. L’appuntamento è alle 11 in piazza Marcolungo. Sono attesi, tra gli altri, il comandante provinciale Georg Di Pauli, il prefetto Italia Fortunati, il questore Luigi Merolla e la moglie dell’appuntato, la signora De Vita.

La Fanfara dei carabinieri accompagnerà dalle 11.30 il corteo, che percorrerà corso De Gasperi fino a piazza Matteotti, dove verrà reso l’onore ai caduti e l’alzabadiera davanti al monumento. Nella chiesa parrocchiale a mezzogiorno il parroco don Giuseppe Andriolo e il cappellano dei carabinieri concelebreranno la messa, animata dal coro delle Benemerite. Al termine, il corteo sfilerà fino a piazza Vittorio Veneto, dove si trova la sede dell’associazione carabinieri, all’interno della Casa delle associazioni.

Qui avverrà l’intitolazione della sede a De Vita. Sarà quindi scoperta la targa che indicherà nella toponomastica via Caduti di Nassirya, ossia la strada in costruzione che da via Vittorio Veneto sfocerà all’intersezione delle vie Rosa e Fiordaliso e che attraverserà il quartiere «El Vivar».

La cerimonia proseguirà con il saluto del sindaco Roberto Alberti e il discorso dell’ispettore regionale dell’associazione carabinieri, colonnello Romeo Anniballi, che ricorderà l’appuntato scelto. Al termine sarà allestito un rinfresco da parte degli alpini.

Ciro De Vita è morto nella notte del 30 aprile 2006, a un posto di controllo lungo la strada regionale a Lugagnano: è stato investito da un giovane ubriaco. Originario di Napoli, 47 anni, era in servizio alla stazione dei carabinieri di Sommacampagna, dipendente della compagnia di Villafranca. Si era sposato a Verona, dove risiedeva con la famiglia. «Abbiamo voluto onorare in questo modo il suo sacrificio», spiega Paolo Menini presidente dell’associazione carabinieri di Caldiero e Colognola. «In questo modo il suo nome sarà ricordato dai nostri volontari di oggi e di domani».

Nella toponomastica caldierese resterà memoria anche dell’impegno di pace dei militari italiani in Iraq. La giunta, dando il nome a questa strada, ha deciso di ricordare i 19 italiani uccisi da un camion bomba il 12 novembre 2003. Tra essi due civili, Stefano Rolla e Marco Beci. Cinque i soldati: Massimo Ficuciello, Silvio Olla, Emanuele Ferraro, Alessandro Carrisi e Pietro Petrucci. Dodici i carabinieri: Giovanni Cavallaro, Enzo Fregosi, Filippo Merlino, Alfonso Trincone, Massimiliano Bruno, Alfio Ragazzi, Daniele Ghione, Giuseppe Coletta, Ivan Ghitti, Domenico Intravaia, Horatio Majorana e Andrea Filippa.

La targa onorerà la memoria anche delle quattro vittime dell’attentato, sempre compiuto da terroristi iracheni contro il nostro contingente a Nassiriya, avvenuto il 27 aprile 2006. Tra essi c’è il carabiniere veronese Enrico Frassanito, insieme a Franco Lattanzio, Carlo Di Trizio e Nicola Ciardelli.

Zeno Martini


 

L’ADIGE

Lettere

Il Comune di Rabbi boccia il discobus

Relativamente all’articolo pubblicato sull’Adige dove si fa il bilancio del servizio del discobus, dal quale sembra che questa proposta abbia incontrato il favore di tutta la comunità, ritengo corretto evidenziare che l’amministrazione comunale di Rabbi non ha partecipato a questa iniziativa che è stata valutata non positiva se non addirittura diseducativa. Dopo una verifica anche fra i giovani della Valle, la giunta del Comune di Rabbi, condividendo la proposta del Sindaco, ha ritenuto di non partecipare all’iniziativa in quanto non si è ritenuto che il servizio di portare in discoteca i ragazzi con un pullman sia da ritenere un interesse pubblico. Noi infatti riteniamo che il servizio pubblico vada identificato con il trasporto per la scuola e per altri motivi strettamente collegati alla vita formativa e lavorativa delle persone ed in un periodo di aumento di tasse e contenimento dei costi a tutti i livelli, come quello che stiamo affrontando, certo questi non possono essere ritenuti servizi essenziali. Ogni giorno dobbiamo gravare i cittadini (magari che vivono di una sola pensione sociale) di costi per la gestione di servizi essenziali acqua, luce, e rifiuti che diventano sempre più onerosi a causa di regole e politiche gestionali che ci vengono imposte e che sono sempre più gravose. Oltre a ciò va detto che gli orari seguiti dalle discoteche sono sempre nel solco dell’ eccesso e poco compatibili sia con i ritmi di studio che di lavoro ai quali la società tutta si deve orientare. Il servizio inoltre, non aiuta a contrastare queste nuove abitudini che portano sostanzialmente i giovani a vivere più di notte che di giorno con i problemi conseguenti che ci sono a rendere compatibili quelli che sono gli orari di studio e di lavoro con i tempi dello svago. Noi riteniamo che oggi ci si occupi dei giovani più sotto un’aspetto speculativo e quindi costruendo «da adulti» percorsi e organizzazioni che erogano servizi e quindi con ritorni di tipo economico o di immagine. Non possiamo continuare a voler costruire tutto noi adulti per questi giovani che devono e vogliono essere responsabilizzati. La nostra funzione è certo quella di aiutarli su ciò che ci chiedono, se coerente con le funzioni pubbliche che il Comune deve perseguire, ma non si può continuare a costruire progetti per il loro tempo libero creando soggetti che si devono occupare come lavoro di questo. L’ente pubblico deve creare condizioni di lavoro di infrastrutture e di servizi affinché la popolazione possa trovare sul proprio territorio ragioni per rimanervi. Per contrastare il fenomeno dell’alcolismo, credo che il primo impegno sia quello della famiglia, perché non c’è nessun soggetto e nessun progetto che può sostituirsi alla responsabilità di un genitore che deve dare al proprio figlio orari coerenti la sua età e con il suo grado di responsabilità, verificare i luoghi che frequenta e vigilare sulle sue condizioni al rientro. È sbagliato continuare affidare ad altri un ruolo che può essere svolto solo dalla famiglia. Se invece non c’è la famiglia, si devono pensare progetti più ampi che accompagnino in maniera più ampia e qualificata la questione dell’educazione vista anche nell’ottica di educazione alla salute, per la quale comunque già alcuni buoni percorsi si sono avviati nelle scuole. Si è quindi valutato che questa sia l’ottica da mantenere a riguardo del ragionamento e delle scelte sull’erogazione di servizi pubblici altrimenti, dovremo organizzare servizi per ogni esigenza voluttuaria, in quanto non credo, con tutto il rispetto e senza essere contraria, che si possa paragonare la discoteca alla scuola e quindi se una è obbligatoria l’altra è uno svago. Se vi sono risorse disponibili, queste debbano essere utilizzate direttamente sul canale dell’istruzione, togliendo queste continue limitazioni imposte alla spesa per la scuola, sia per quella pubblica che per quella privata che dovrebbe essere ancora più aiutata. Anche su questo argomento sono sorte molte polemiche per il finanziamento della scuola privata che dovrebbe essere proprio ancora più aiutata affinché non rimanga una possibilità esclusiva delle persone più abbienti ma che preveda invece l’accesso, magari per merito, a costi contenuti ad un servizio scolastico che si occupa di istruzione ma non tralascia l’educazione e la formazione umana e sociale della persona, in maniera che le famiglie possano veramente scegliere il tipo di formazione e di educazione da dare ai loro figli che rimane lo strumento più importante per affrontare al meglio la vita.

Franca Penasa - Sindaco di Rabbi

In riferimento all’articolo citato, ovviamente mi sono basata su quanto mi è stato comunicato dai responsabili di tale progetto. (L.Z.)


 

LA SICILIA

Dal 14 al 19 maggio

Corso sui problemi correlati all’alcol

Dal 14 al 19 maggio nella tenuta dell’Opera salesiana in contrada Passo di Piazza si terrà un corso di sensibilizzazione all’approccio ecologico-sociale ai problemi alcol correlati e complessi (metodologia Hudolin). Sono ammessi fino a sessanta corsisti. Possono partecipare medici, assistenti sociali, insegnanti, assistenti sanitari, infermieri, educatori, sacerdoti, volontari, membri di club e quanti intendono operare nel campo della prevenzione e trattamento dei problemi alcol correlati. Il corso non prevede quota d’iscrizione. A dirigerlo, il dott. Michele Parisi; codirettori il dott. Giuseppe La Rocca e Giorgio Reali. L’iniziativa è dei Servizi Sociali del Comune, dell’ApCat Caltanissetta, dell’Azienda sanitaria locale 2 di Caltanissetta, del Sert di Gela e dell’Arcat Sicilia.


 

L’ADIGE

Carambola a Novaledo: patente ritirata a un marocchino trentacinquenne

Ubriaco finisce nella scarpata

 Spettacolare incidente ieri mattina verso le 9 in località Torre Quadra, nella parte est del territorio comunale di Novaledo. Un’autovettura Renault Clio proveniente da Borgo, condotta da un operaio marocchino di 35 anni, H. N. le iniziali, mentre stava percorrendo la strada provinciale che attraversa il centro di Novaledo, è finita in un fossato ( nella foto Pacher ) Il veicolo, sul quale viaggiava anche un coetaneo conterraneo, si è fermata dopo un salto di circa tre metri. I due occupanti, subito soccorsi, sono usciti praticamente illesi ma in preda ad un grande spavento. Sul luogo dell’incidente sono prontamente intervenuti l’ambulanza, i vigili del fuoco di Novaledo con il comandante Ivano Bastiani, che hanno provveduto, dopo la prima assistenza ai due malcapitati, a regolare il traffico. La viabilità è rimasta parzialmente interrotta, per tutto il tempo necessario ai rilievi, che sono stati effettuati dagli agenti del Corpo di polizia Comprensoriale della Bassa Valsugana e del Tesino. In un primo momento, almeno stando al racconto del passeggero, pareva che la carambola fosse stata provocata da un blocco dello sterzo proprio in prossimità della curva. Gli agenti della polizia municipale, però, non si sono accontentati della spiegazione e, forse insospettiti dall’alito del conducente, hanno deciso di sottoporlo ad alcoltest. L’esame ha così rilevato che l’uomo aveva valori ben quattro volte oltre i limiti consentiti dalla legge. (*) A quel punto la patente è stata immediatamente ritirata, l’uomo denunciato e il mezzo sequestrato. M. P.

 

(*) Nota: anche se non fossero stati insospettiti dall’alito avrebbero fatto comunque l’alcoltest, adempimento da attuare sempre in caso di incidente.


 

IL GAZZETTINO (Vicenza)

A corollario del progetto "+gusto -alcol", singolare party a luci soffuse solo con analcolici 

In passerella con abiti usati 

Coop Insieme: «Da 25 anni recuperiamo indumenti vecchi»

(m.c.) "Sfiliamoci". È il tema della sfilata che si è svolta l’altra sera nella sede vicentina della Cooperativa Insieme, nell’ambito della manifestazione "-Alcol +Gusto", che occupa come di consueto il mese di aprile, mese dedicato alla prevenzione alcologica.

A corollario della manifestazione una sorta di party con luci soffuse realizzato, rigorosamente, con bibite analcoliche. «Da oltre 25 anni», spiega la coordinatrice del gruppo tessile della Cooperativa Insieme, Giovanna Dal Sasso, «lavoriamo nel settore del recupero degli indumenti usati, attraverso la raccolta svolta dalla Caritas e con i conferimenti diretti da parte dei cittadini». L’attività della Cooperativa vicentina nel settore è decisamente importante e rappresenta anche un’occasione per il reinserimento lavorativo. «Nel 2006 abbiamo raccolto», conclude Giovanna Dal Sasso, «oltre 140 tonnellate di indumenti usati. Dopo la selezione si valuta quali abiti valorizzare, per metterli in vendita attraverso i tre punti vendita della Cooperativa Insieme: a Vicenza ed Arzignano e nel negozio Girabito, in città, in via Pecori Girali. Il settore tessile è uno dei più importanti della Cooperativa Insieme ed impegna 6 soci responsabili che coordinano 15 giovani in accoglienza per lo svolgimento del servizio di inserimento lavorativo».


 

IL GAZZETTINO (Treviso)

I ragazzi trevigiani delle scuole ...

I ragazzi trevigiani delle scuole medie e superiori non hanno una precisa cognizione di cosa significhi l’abuso di droghe e alcool. Per di più l’età media del primo approccio al consumo sta calando notevolmente: a Treviso, il primo bicchiere si beve a 11 anni.

Lo dimostrano i dati di un test effettuato negli istituti e promosso dall’Usl 9, i cui risultati sono stati discussi ieri durante l’incontro organizzato dal Lions Club Eleonora Duse nell’auditorium del collegio vescovile Pio X. Basti pensare che alla domanda su quale sia la quantità di alcool dannosa per una persona, la maggioranza degli studenti ha risposto: più di mezzo litro al giorno. «Questo significa che i giovani non si rendono conto che anche un singolo bicchiere di vino ha degli effetti collaterali sul nostro fisico - spiega la dottoressa Maria Antonietta Giacomini, responsabile dell’unità operativa Sert2 di Oderzo - Questo è dovuto anche a fattori culturali e sociali». (*)

Secondo la dottoressa infatti la società sarebbe colpevole di «minimizzare i danni derivati dall’abuso di sostanze». «La tradizione italiana del vino è importante e ci dà prestigio, ma bisogna essere consapevoli dei rischi del bere», specifica la Giacomini.

Mentre tutti gli adolescenti hanno capito che bere e poi mettersi alla guida è pericoloso, parecchi hanno le idee piuttosto vaghe riguardo agli effetti delle sostanze sul proprio corpo. Di fronte a un’altra domanda - esistono accorgimenti per eliminare le conseguenze dell’alcool? - tanti hanno risposto di sì. E fra gli stratagemmi elencati i più comuni sono stati bere caffè, fare esercizi fisici, una doccia fredda e altri ancora. «Ancora informazioni errate - prosegue la Giacomini - Infatti per smaltire anche solo una birra o un bicchiere di vino il nostro organismo necessita di un tempo minimo di un’ora e mezza. Ogni altro tipo di stratagemma è completamente inutile». L’alcool è dunque un veleno, ma i giovani trevigiani non sembrano accorgersene. Secondo l’indagine del 2006, sempre dell’Usl 9, in città il primo approccio con le bevande alcoliche avviene a 11 o 12 anni, due anni prima della media europea. Il 18,5\% dei ragazzi fra i 14 e i 15 anni ammette di aver abusato di sostanze alcoliche almeno una volta nell’anno, il 19\% fra i 15 e 16 anni almeno una volta al mese e dai 16 ai 18 anni il 22\% dichiara di bere in eccesso almeno una volta a settimana. «Sono dati impressionanti - conclude la dottoressa Giacomini -, soprattutto se si tiene conto del fatto che il cervello di un adolescente non è ancora formato e l’abuso di sostanze ne potrebbe compromettere lo sviluppo».

Beatrice Mani

 

(*) Nota: si parla sempre dei giovani, ma se agli insegnanti di quelle scuola fosse stata rivolta la stessa domanda, avrebbero fornito la stessa risposta.

Se poi si fosse fatta quella stessa domanda al viceSindaco di Treviso…


 

IL GAZZETTINO (Treviso)

LA CURIOSITÀ 

Gentilini diventa astemio per ordine del questore

Il gazebo posizionato allo stadio Tenni e riservato ai vip ieri, in occasione della gara interna con il Modena, non era dotato delle solite leccornie né tantomeno di vino ed acqua minerale. Così i possessori del pass si sono dovuti accontentare del tradizionale caffé. Tempi di vacche magre, come quelli della squadra? «No - spiega il vicesindaco Giancarlo Gentilini - il Treviso calcio ha osservato l’ordinanza emessa dal questore che vietava la distribuzione di alcolici e altri cibi e bevande. Le motivazioni? Non le conosco. Io sono stato in vari stadi d’Italia e non ho mai trovato simili limitazioni».


 

CORRIERE ADRIATICO

Nei primi tre mesi gli schianti diminuiti del 10 per cento Due patenti ritirate

Il Club NovAesis chiama azienda sanitaria, scuola e polizia stradale

“Basta con le stragi del sabato”

Più pattuglie sulle arterie principali durante il weekend

JESI – Orgogliosi, sicuri di sé, arroganti, fragili, romantici, cattivi, disorientati. Sono i giovani, perno attorno al quale ruota la società moderna fatta di falsi ideali, modelli sbagliati, reality e messaggi subliminali.

Proprio “I giovani e la sicurezza” è stato il tema dell’incontro organizzato dal Club NovAesis venerdì sera al ristorante “La Rusticanella”. Il presidente del club jesino, Giancarlo Catani, ha voluto al tavolo dei relatori illustri ospiti: il comandante della Polstrada ispettore capo Raffaele Tasselli, il primario dell’unità operativa pronto soccorso dell’Asur 5 dottor Gilberto Bruciaferri, il responsabile dell’unità operativa salute mentale dell’Asur 5 Franco Burattini (già presidente dell’associazione Guida Sicura), il presidente del consiglio d’Istituto della scuola “Carlo Urbani” professor Pierluigi Cesarini. L’ospite d’onore della serata, il prefetto Giovanni D’Onofrio, già impegnato in un’altra riunione a Monteroberto, non riuscendo a presenziare ha inviato i suoi saluti tramite telegramma.

“Una tematica delicata quanto importante – ha detto il presidente Catani – quella della sicurezza dei giovani, vista nei vari settori della vita, dall’ordine pubblico alla circolazione stradale, evitando il rifugio negli alcolismi e negli stupefacenti, le prevaricazioni e il bullismo”.

“Il maggior numero di incidenti stradali in cui vengono coinvolti o peggio, restano vittime i giovani – ha spiegato il comandante della Polstrada di Jesi – si verificano a ridosso delle festività, nei weekend, nei mesi estivi e specie sulle arterie che conducono ai luoghi di ritrovo, come le discoteche. Proprio per prevenire gli incidenti e le stragi del sabato sera abbiamo incrementato le pattuglie sia lungo l’autostrada che in superstrada sia nell’ottica della prevenzione, e quindi della sensibilizzazione, che del monitoraggio del territorio (anche attraverso le multe, quando necessario). I nostri agenti sono al lavoro davanti alle discoteche e luoghi di ritrovo anche con gli apparecchi etilometrici e con gli alcoltest gratuiti, perché l’informazione è fondamentale”.

Le maggiori cause di incidenti stradali – hanno sottolineato anche Bruciaferri e Burattini – sono da imputare alla guida sotto l’effetto di alcol e/o stupefacenti, al mancato uso dei sistemi di ritenuta intelligenti, ma anche alla fretta, alla stanchezza, a una guida aggressiva, all’intolleranza, a una guida incerta o a una distrazione. La sicurezza è una questione mentale, baricentro del triangolo costituito dalle condizioni della strada, della persona e del mezzo”.

E se la sicurezza del singolo vista in rapporto alla collettività, alla prevaricazione dei “bulli” in particolare nel mondo della scuola - illustrata dal professor Cesarini - ha visto contrapporsi i sostenitori della “sana e vecchia sculacciata” da una parte e i “montessoriani convinti” dall’altra, la conclusione più logica è stata quella di “una necessaria collaborazione tra istituzioni scolastiche e famiglia per un’educazione fatta anche di no”.

 

I dati rilevati dal comando di Polstrada a Jesi nel 2006

-Incidenti: 38

-Incidenti con feriti: 38

-Persone coinvolte ma non ferite: 125

-Persone ferite con lesioni traumatiche: 49

-Persone risultate in stato d’ebbrezza alla guida: 4 (*)

-Persone denunciate per omissione di soccorso: 2

Dati dal 1.01.2007 al 1.04.2007: diminuzione degli incidenti del 10%

-Incidenti senza feriti: 2

-Incidenti con feriti: 6

-Persone ferite con lesioni traumatiche: 9

-Persone risultate in stato d’ebbrezza alla guida: 2

Incidentalità

Italia: 5000 vittime in media l’anno.

20.000 disabili gravi.

Lunedì, 23 Aprile 2007

stampa
Condividi


Area Riservata


Attenzione!
Stai per cancellarti dalla newsletter. Vuoi proseguire?

Iscriviti alla Newsletter
SOCIAL NETWORK