L’Assemblea dell’Organizzazione delle Nazioni Unite ha
istituito nell’ottobre 2005 la Settimana Mondiale della Sicurezza Stradale, con
il fine di migliorare la sicurezza stradale dei Paesi che ne fanno parte.
La Settimana si configura quindi, nelle intenzioni dell’ONU, come un’occasione
storica per portare all’attenzione dei cittadini di tutti i Paesi il tema delle
lesioni da incidentalità stradale.
La Settimana sarà focalizzata sui "giovani utenti della strada", di
età compresa tra 0 e 25 anni e si svolgerà tra il 23 ed il 29 aprile
2007. Il 29 aprile 2007 termina la settimana mondiale per la
sicurezza stradale. Nove anni fa il 29 Aprile 1998, era uccisa barbaramente con
cattiveria insopportabile, sulla strada a pochi metri da casa, mia figlia
Roberta Dellamore, quindicenne. Da quel dì, io e la mia famiglia, abbiamo gridato, scritto
il dolore, l’angoscia, la strage della nostra famiglia, affinché agli altri,
non toccati, fosse data conoscenza di queste enormi grandissime tragedie. Abbiamo fondato, seguendo l’avvocato Saladini, il Comitato
Familiari e Vittime della Strada e poi l’Associazione Italiana Familiari e
Vittime della strada onlus e poi l’Associazione
Europea Familiari e Vittime della Strada onlus. In nove anni, tutti i giorni, i mesi, insieme ai soci
fondatori ed aderenti, abbiamo dato indicazioni sulle strategie da attuare per
superare ed annullare la strage stradale sul nostro territorio nazionale. In tanti si è affermato che l’alcool fa male, si da
suggerimento ai ragazzi di non bere, perché fa “male”. Poi si producono, si vendono a chicchessia ed ovunque
ettolitri di alcool, si continua a rovinare la salute dei ragazzi con nottate infernali
del sabato sera, col solo fine del profitto di chi crede di vivere eternamente. Abbiamo denunciato la velocità quale causa principale
d’omicidio e suicidio stradale, con un coro di voci in tal senso e poi si
producono auto sempre più potenti e veloci, s’inneggia alla velocità, si
pubblicizza la velocità, comunque e dovunque. Abbiamo richiesto l’educazione stradale per i nostri
ragazzi, nelle scuole, dove ancora manca e dove gli associati entrano ad
educare al rispetto della vita propria e soprattutto degli altri. Poi i ragazzi si trovano in seno alle famiglie dove una
buona percentuale dei membri guidatori, commette infrazioni e manca di rispetto
agli altri dando esempio, negativo, ai propri figli. Abbiamo gridato il valore unico ed assoluto della vita,
abbiamo chiesto giustizia, poveri illusi, in questo paese dove perdura
l’impunità, dove si grida nessuno tocchi Caino e non si pensa alle vittime, che
non hanno scelto d’essere vittime, mentre i responsabili di morti una scelta
forse l’hanno fatta onniscienti od incoscienti. Abbiamo chiesto controlli sulle strade, mentre veniva data
la risposta che non si possono militarizzare le strade, ed intanto sulle strade
si moriva, non si viveva. Abbiamo parlato di riprensione e non repressione, perché il
termine repressione era illiberale e non accettato ed intanto sulle strade si
moriva. Abbiamo detto e ridetto che se sulle strade ogni anno
lasciano la vita novemila persone e che se i nostri cari sono già stati
immolati, per forza deve toccare ai cari degli altri. Abbiamo subito l’angheria degli avvocati difensori dei
colpevoli e la mancata giustizia per noi vittime e la mancata pena per i
colpevoli d’omicidio colposo, sì che non hanno capito cosa avessero commesso e
sì che fosse annullata la fase rieducativa. Abbiamo chiesto che il riconoscimento dei danni, quello
supremo ed assoluto della vita estirpata, rubata; quello dei rimanenti giorni
di sofferenza inestinguibile, di purgatorio infiammato, fosse adeguato, in
termini monetari, se si deve monetizzare tutto in questa nostra società. La risposta delle assicurazioni, conniventi i governi, è
stata di tabelle inique, offensive, dei valori della vita e del benessere. Un prezzario al ribasso come al supermercato dove
addirittura ci sono le offerte. Abbiamo subito il perdono, il perdonismo, il perdonesimo. Se non perdonavamo, eravamo additati come persone
acrimoniose, come cattivi cristiani, arrabbiati, mentre i colpevoli poverini. Siamo stati alle regole della società per avere la giustizia,
il riconoscimento del danno, non abbiamo cercato la vendetta, ma ci siamo
ritrovati senza giustizia, con offensivi riconoscimenti del danno e senza la
vendetta, che non è nostra, della nostra indole. Ebbene alfine, cosa chiediamo ancora da questo governo
inadempiente, assente, inconsapevole dei dolori ai quali sono sottoposti chi ha
confidato in lui per essere sicuri nelle strade ed invece sono stati soppressi insieme al proprio caro. Vogliamo che ci sia un controllo della distribuzione
dell’alcool. Vogliamo che ci sia un orario decente per il divertimento
del sabato sera. Vogliamo l’educazione stradale istituzionalizzata. Vogliamo che ci siano controlli telematici in ogni dove e
per ogni come, sì che la certezza della pena, assente la falsa privacy, assenti
i ricorsi ed i giudici di pace, metta in condizione di sicurezza gli
insofferenti delle regole stradali salvando la loro vita e soprattutto quella
di altri innocenti, che non hanno scelto di fare c. sulle strade. Vogliamo che siano posti dei limitatori di velocità sulle
autovetture, che se anche hanno miglia di cavalli di potenza, non possano
superare i limiti di velocità. Un esempio, in Svezia ci sono sulle vetture dei codici a
barre che sono letti al loro passaggio e regolano la velocità massima
consentita in quel tratto di strada. Vogliamo che le strade siano messe in sicurezza passiva, che
non ci siano più baratri privi di reti di sicurezza; guard rail ghigliottina. Vogliamo che il valore della vita, che il sangue dei nostri
figli straziati sulle strade, sia enorme, che il danno sia sentito a livello
sociale, non solo sulle spalle delle vittime; che le assicurazioni paghino
molto, moltissimo, così come deve essere e pensino insieme ai governi a rendere
vivibile la strada. Non vogliamo più che il sangue dei nostri figli ed i nostri
dolori siano disprezzati, deprezzati (pensiamo ai miliardi che, giustamente, si
pagano per salvare la vita dei sequestrati in zone di guerra. I morti in questa
guerra stradale sono più che sequestrati). Non vogliamo più questo lassismo indifferente della società
nei confronti degli omicidi colposi stradali. Non vogliamo più l’ignoranza stradale. Non vogliamo più le morti del sabato sera. Non vogliamo più le morti nei burroni. Non vogliamo più le morti sulle strade. Tutto questo nei fatti e non nei blà blà, sovvenzionati e
non, che si ripetono in questo nostro paese.
Con cordialità.
Lilia Gaviani Dellamore (presidente) |