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Rassegna stampa Alcol e Guida del 25 aprile 2007

A cura di Alessandro Sbarbada e Roberto Argenta

 

EMERGENZA ALCOLISMO
UNDERAGE DRINKING COSTS SOCIETY MORE THAN ILLICIT DRUGS
COSTI SOCIALI ALCOLISMO GIOVANILE SUPERIORI A QUELLI DIPENDENZA SOSTANZE

Un nuovo studio del Pacific Institute on Research and Education (PIRE) pubblicato sul Journal of Studies on Alcohol fa il punto sui costi sociali della diffusione dell’alcol fra le giovani generazioni e scopre che sono superiori di gran lunga a quelli per problemi da dipendenza da sostanze. L’alcolismo giovanile infatti costa ai soli Stati Uniti 62 miliardi di dollari l’anno e miete più di 3.200 morti, oltre a causare 2.600 milioni di eventi dannosi. In pratica - sottolineano al PIRE - l’alcolismo giovanile risulta il problema principale del paese, anche perchè fa quattro volte tanto i morti di tutte le sostanze messe insieme, ma il governo federale spende 25 volte di più nella prevenzione della dipendenza da sostanze che nella prevenzione dell’alcolismo. I ricercatori hanno stimato che ogni bicchiere bevuto dai giovani americani costa alla nazione 3 dollari. Il fatturato generato dalle vendite di alcol ai giovani si aggira intorno ai 18 miliardi di dollari l’anno.


IL PENSIERO SCIENTIFICO EDITORE

Nel mese della lotta all’abuso di alcool nasce l’Alcohol Policy Index

Lo hanno chiamato Alcohol Policy Index: un indice universale per stabilire quali sono le misure più efficaci nella lotta all’abuso di alcool . Nel mese dedicato alla prevenzione delle patologie correlate all’alcool, sulla rivista open access Plos Medicine un gruppo di ricercatori del New York Medical College ha pubblicato i risultati di una singolare analisi condotta in 30 paesi in cui sono in vigore leggi che regolino l’abuso di alcool o che sono attivamente impegnati in campagne comunicative, sociali e sanitarie contro questa dipendenza.
L’alcool è considerato uno dei principali fattori di rischio per la salute, la terza causa di mortalità prematura e malattia nell’Unione Europea dopo il fumo e l’ipertensione. Secondo dati resi noti dall’Istituto Superiore di Sanità, ogni anno nel nostro Paese l’alcool miete 25 mila vittime: 18 mila uomini e circa 7 mila donne. In Italia il consumo totale è in diminuzione, ma sono state rilevate alcune tendenze preoccupanti, come l’aumento del consumo fra i giovanissimi e il fenomeno del "binge drinking", il bere per ubriacarsi.
Paesi diversi hanno un approccio dissimile al problema. Nelle intenzioni dei ricercatori, che hanno elaborato un complesso software, un indicatore universale potrebbe essere utile per uniformare e migliorare la politica della lotta all’abuso di alcool.
Per determinare questo indice sono stati valutati alcuni tra i principali fattori, indicati anche dall’Organizzazione Mondiale della Sanità, che determinano il consumo e l’abuso di alcool: la disponibilità ai cittadini di alcolici, l’approccio culturale al bere, il prezzo dei prodotti, la pubblicità. Il primo risultato del guardare al problema utilizzando l’Alcohol Policy Index è che una legislazione più restrittiva favorisce la diminuzione della quantità di alcool bevuta in una popolazione ma non necessariamente riduce la percentuale di soggetti dipendenti o le patologie correlate all’abuso della sostanza. L’indice, secondo quanto sostenuto nella pubblicazione, dovrebbe anche servire a migliorare le politiche sanitarie in un paese grazie al confronto con gli altri.
Nonostante la ricerca appaia ben congegnata, è stata aspramente criticata in un editoriale pubblicato sullo stesso numero della rivista Plos Medicine in cui si dubita della possibilità di trovare una approccio comune ad un fenomeno che è strettamente collegato con le condizioni socio-culturali di ogni singolo paese.

Fonte: Ritter A. Comparing alcohol policies between countries: science or silliness? Plos Medicine, 2007;4:e153

emanuela grasso Il Pensiero Scientifico Editore


 


IL GAZZETTINO

Il trend d’incidenza delle vittime su quattro e due ruote sta crescendo secondo gli ultimi dati resi noti dall’Acu di Udine. LA mappa in Friuli 

Distrazione e alcol, ecco perché si muore

Distrazione, stupefacenti, alcol, mancato rispetto dei segnali. Ecco perchè si muore sulle strade friulane che vedono ogni anno quasi 2 mila 500 feriti e una settantina di morti in spregio alle norme della guida sicura e soprattutto libera da strisce (di coca) e dai fumi dei drink. Il trend d’incidenza delle vittime su quattro e due ruote sta crescendo, secondo gli ultimi dati resi noti dall’Acu di Udine che ieri, a palazzo Kechler, ha battezzato la campagna "Obiettivo 2010, un traguardo per la vita" che si prefigge di ridurre del 50 per cento il rischio di sinistri sulle strade. Utopistico? "Niente affatto, ce la faremo", rassicurano il direttore Acu, Maddalena Valli, e il vicepresidente Giuliano Parmegiani. A voler stilare la classifica del sangue versato in Friuli, si scopre che, mentre nella nostra città si registrano circa 490 incidenti e 590 feriti, in provincia il primato spetta a Latisana con 80 feriti, seguita da Codroipo (68 feriti) e da Cervignano (63); non scherza nemmeno Pozzuolo, con oltre 40 feriti e Tolmezzo con 38 feriti.
A caratterizzare una particolarità tutta nostrana è l’incidenza del numero di sinistri: di gran lunga più frequenti durante la settimana, causati da traffico da lavoro, rispetto al weekend durante il quale si conteggiano meno sinistri, sebbene di gravità più elevata. Non è un caso che, scorrendo i dati relativi alle ore e ai giorni della settimana, si trovino addirittura 450 incidenti con feriti, spalmati dal lunedì alla domenica, fra le 14 e le 17 e 387 fra le 10 e le 13; statistiche che si riducono a 118 nella fascia oraria 21-24. Passando ad analizzare i decessi, si constata come al primo posto si collochi l’orario 10-13 (18 morti), seguito da quello mezzanotte-sei del mattino (16) e dai 14 morti fra le 14 e le 17. Nella hit delle circostanze in cui si è consumata la tragedia troviamo la cattiva abitudine di non rispettare i segnali (16 per cento), l’eccesso di velocità (12 per cento) e la guida distratta (10 per cento).
I fine-settimana maledetti vedono ai primi posti degli schianti i target anagrafici 18-29 anni, con 64 feriti fra le 22 e le sei, e 30-54 anni, con 42 feriti. L’effetto benefico innescato dal nuovo sistema della patente a punti sulla conta delle vittime stradali sembra essere scemato negli ultimi mesi 2006 e i primi 2007, stando al resoconto dell’Acu friulana. Ancora oggi circa il 30 per cento degli incidenti resta imputabile ai neopatentati con meno di tre anni di guida. L’allerta resta al massimo per le notti infuocate di venerdì e sabato dove, in media, si annovera il 40 per ceto dei sinistri registrati settimanalmente, con un indice di mortalità, ovvero il numero dei decessi ogni mille sinistri, che risulta doppio rispetto alla media. Le condizioni atmosferiche, si sa, peggiorano i bollettini: la pioggia fa alzare il tasso di mortalità a 25 morti ogni mille incidenti contro i 22 conteggiati in condizioni di cielo sereno. «La sicurezza stradale - ha dichiarato Parmegiani - non è associato solo alle infrastrutture e ai veicoli, ma soprattutto ai comportamenti e alle abitudini». Subito il pensiero balza alla poca praticità che i friulani hanno con il sistema delle rotonde, ormai diventate parte integrante della nuova concezione automobilistica. Eppure, secondo l’Acu, si devono mettere in piedi delle campagne informative per far capire ai conducenti come utilizzare le rotonde le cui regole, spesso e volentieri, restano degli optional.
Ad allarmare ancora di più sono i dati che interessano tutto il territorio regionale: una carneficina a cielo aperto. Più di 6 mila feriti all’anno, quasi 170 morti: il tasso di mortalità dei sinistri è pari al 34 per cento, mentre l’indice di gravità ammonta al 25 per cento. Per evitare necrologie e una qualità della vita ridotta a qualche arto in meno o direttamente sulla sedia a rotelle, l’Acu vuole promuovere il traguardo della sopravvivenza.

Irene Giurovich



L’ARENA

La settimana della sicurezza. Federfarma propone a 1,90 euro il kit per sottoporsi al controllo come atto di prevenzione

Prezzo «politico» per il test col palloncino

Il comandante dei vigili: «Educare i giovani a non mettersi al volante dopo aver bevuto»

«Un soffio per la vita». È lo slogan che caratterizza la settimana europea della sicurezza stradale (23 - 29 aprile), con chiaro riferimento al famoso palloncino che può inchiodare quegli automobilisti che avessero bevuto più di quanto ammesso dalla normativa. Grazie alla collaborazione fra il ministero della Salute e Federfarma, l’associazione dei titolari di farmacie, il kit per sottoporsi autonomamente, a scopo preventivo, al test di misurazione del tasso alcolemico sarà venduto per tutta la settimana a prezzo contenuto: 1,90 euro anzichè 3.
I dettagli dell’iniziativa sono stati spiegati nella sede di Federfarma Verona, alla presenza del presidente, Daniela Veneri e del comandante della polizia municipale, Luigi Altamura. L’obiettivo, ovviamente, è quello di responsabilizzare gli automobilisti di tutte le età a un consumo consapevole di sostanze alcoliche, considerando che lo stato di ebbrezza, «solo nel Comune di Verona nel 2005 è da considerarsi responsabile dell’8% degli incidenti stradali verificatisi sulle nostre strade», come ha ricordato il comandante Altamura.
Sottoporsi quindi al test da soli, prima di mettersi al volante, può rappresentare un gesto salvavita. Anche perché, ha sottolineato Altamura, l’attenzione delle forze dell’ordine alla problematica è molto elevata. «I controlli sulle strade durante il fine settimana sono aumentati», ha rimarcato, «e anche se siamo indietro rispetto a altri paesi europei i primi risultati cominciano a vedersi. Ma non vogliamo affrontare il problema solo con l’arma della repressione. Occorre soprattutto educare alla guida sicura».
L’abuso di alcol, è noto, costituisce un’emergenza sociale e sanitaria di grande rilievo. Una recente ricerca ha evidenziato che un giovane su dieci si ubriaca nel fine settimana e che anche ragazzini di 13 e 15 anni hanno l’abitudine di consumare alcol il sabato. A preoccupare sono soprattutto le adolescenti, più esposte alle conseguenze dell’abuso di alcol per costituzione, ma anche per motivi genetici (la donna è sprovvista di un enzima che metabolizza l’alcol). Statistiche preoccupanti che si riverberano in altrettanto preoccupanti numeri: ci calcola che ogni anno in Italia circa 17 mila uomini e 7 mila donne perdano la vita per motivi correlati all’alcol. Negativo anche il fatto che il 66% degli italiani ritenga l’alcol non pericoloso e che, forse anche per questa errata convinzione, l’approccio con il bere avvenga a appena 12,2 anni, contro la media europea di 14,6 anni.
Senso di responsabilità al volante, dunque, perché la normativa è severa. Il limite del tasso alcolemico consentito dalla legge è di 0,5 grammi per litro. Un bicchiere di una qualsiasi bevanda alcolica (12 grammi di alcol) determina un alcolemia di 0,2 grammi per litro, ma la percentuale è estremamente soggettiva. Le donne possono raggiungere 0,5 di alcolemia dopo aver bevuto un bicchiere di vino o di birra. Il rischio di avere un incidente stradale mentre si guida con 0,5 di alcolemia - ricordano gli esperti - è 5 volte maggiore rispetto a chi è sobrio. Con una alcolemia di 1,5 (pari a sei bicchieri) il rischio è 30 volte maggiore.



IL GAZZETTINO

L’ULTIMA MODA 

La follia del "binge drinking"

E’ il fenomeno del momento: si chiama "binge drinking" e consiste nel bere con l’unico scopo di ubriacarsi. Quantificabile in 5/6 bicchieri concentrati in una sola serata, il binge drinking riguarda il 5,2% dei ragazzi fra gli 11 e i 18 anni, con punte del 21% tra i maggiorenni. Una tendenza che aumenta ulteriormente tra i fumatori e chi frequenta le discoteche. Il Veneto è tra le regioni italiane ove il fenomeno è più diffuso (10,1% degli under 18), secondo solo al Trentino Alto Adige (12,8%), terza l’Emilia Romagna (8,2%). Su questa nuova forma del bere e in generale sul binomio alcol e giovani, gli interessati potranno trovare volantini, brochure e materiale informativo nel gazebo allestito in piazza Garibaldi. Qui sabato si terrà una grande giornata di sensibilizzazione a cura di Comune, Progetto Giovani, Polizia stradale e Motorizzazione.



IL TEMPO

«NO ALCOL: se guidi non bere».

È questo lo spot scelto dalla Regione per la campagna d’informazione per la Settimana mondiale per la sicurezza sulle strade. Del resto, oltre il 30% degli incidenti mortali, che avvengono sulle nostre strade, è causato da un guidatore ubriaco. (…)



IL GAZZETTINO

bar (per ora) raggiunti dal provvedimento: "Ai dadi" e "Beluga" di via Soncin e l’"Alexander" di via San Francesco 

Spritz, il Comune firma il coprifuoco 

Dovranno chiudere alle 21 anzichè a mezzanotte, per evitare l’assembramento e gli schiamazzi dei clienti

(M.A.) Nell’arco di 48 ore tre bar del centro storico saranno costretti ad abbassare le saracinesche alle 21 anziché a mezzanotte. Il sindaco Flavio Zanonato, ieri mattina, ha firmato l’ordinanza di chiusura anticipata per i locali "Ai Dadi" e "Beluga Fashion Drink" che si trovano in Ghetto, e per il pub "Alexander" di via San Francesco. Due di questi, il bar "Ai Dadi" e l’"Alexander", sono gestiti da cinesi. Secondo l’assessore alla Polizia municipale, Marco Carrai, i tre locali sarebbero "altamente frequentati" e di conseguenza causa di schiamazzi notturni da parte dei loro avventori, perchè l’alcol viene venduto a basso prezzo: in particolare il pub "Ai Dadi", dove un bicchiere di spritz costa solo 80 centesimi, quando nel resto dei bar del centro viene venduto intorno ai 2 euro.
Proprio il bar "Ai Dadi", il cui titolare è un cinese che ama farsi chiamare Francesco, si è rivolto al legale Attilio De Martin per difendersi, appunto, contro un eventuale provvedimento restrittivo di orario da parte di palazzo Moroni. «Prima dobbiamo aspettare che le ordinanze vengano notificate - ha affermato De Martin - e poi valuteremo i contenuti del provvedimento. A questo punto però, se il mio cliente sarà d’accordo, presenteremo ricorso al Tar». Il titolare del locale "Ai Dadi", accompagnato dall’avvocato De Martin aveva tentato, nelle settimane scorse, di arrivare ad un compromesso con il Comune, promettendo una chiusura anticipata del pub alle 21 nei giorni di mercoledì, venerdì e sabato per tutto il mese di maggio. Proposta che si è rivelata inutile e che si è scontrata con la volontà dell’amministrazione comunale di combattere con la fermezza l’altra faccia del fenomeno spritz.
«Il bar Ai Dadi vendeva spritz a prezzi troppo bassi - ha commentato il presidente del comitato "Bar per il centro", Federico Contin - e attirava troppi clienti, per altro senza garantire alcuna sicurezza. L’ordinanza comunale nei suoi confronti è giusta. L’Alexander, nuovo del mestiere, ha commesso errori di gestione e ne ha pagato le conseguenze. Tutti devono rispettare le regole. Il meno colpevole, invece, è il Beluga, che non ha mai avuto avventori rumorosi e maleducati».



IL GAZZETTINO

Bus navetta gratis agli avventori alticci

Pordenone

Bus navetta gratuito verso Maniago - da dove provengono gran parte dei loro avventori - e analcolici gratis per i guidatori. A condizione, naturalmente, che superino la prova etilometro. Per il loro nuovo locale aperto a Frisanco (Pordenone), Michele e Paola Benvenuto, fratelli col pallino dell’innovazione, si sono dati come mission la sicurezza dei loro avventori e hanno organizzato un bus navetta gratuito che fa la spola tra la piazza di Maniago e il loro locale. La "navetta" viene attivata attorno alle 21 e percorre il tragitto da e per la Val Colvera fino a che l’ultimo cliente fa ritorno alla città dei coltelli. Per quanti invece raggiungono autonomamente il "Bus del Colvera", è possibile partecipare all’iniziativa "Stasera guido io", che privilegia quanti si mettono al volante sobri. In pratica, all’arrivo nel locale l’autista che decide di astenersi dall’assumere alcolici consegna le chiavi dell’auto al barman e ottiene in cambio un distintivo di riconoscimento che dà diritto a tre consumazioni gratuite di analcolici. All’uscita dal disco-pub, il volontario si deve però sottoporre all’alcol test prima di avere indietro le chiavi e di poter uscire senza pagare. se tutto filerà liscio potrà andarsene liberamente; diversamente, sarà accompagnato a casa col bus navetta e potrà tornare a riprendersi le chiavi e la macchina (e a pagare il conto) il giorno successivo.

Lorenzo Padovan



IL GAZZETTINO

Settimana della sicurezza: gli studenti hanno posto domande agli esperti di Stradale, carabinieri e Azienda ospedaliera 

Bere meglio per fermare le stragi sulle strade

L’uomo, il mezzo, la strada. Su questi tre argomenti ieri mattina i ragazzi delle superiori di Pordenone hanno fatto domande alla Polizia Stradale e Municipale, a carabinieri, a rappresentanti dell’Ass e dell’Aci, a insegnanti di autoscuole, eccetera. L’occasione è stato il dibattito "2 domande a", moderato da Gigi Di Meo, organizzato in Provincia in occasione della settimana della sicurezza stradale. Il pericolo della guida sotto l’effetto dell’alcol e delle sostanze stupefacenti, della stanchezza che porta ai famosi "colpi di sonno", l’utilizzo dei sistemi di sicurezza passiva (cinture, poggiatesta, ecc), l’attenzione alla segnaletica stradale, il rispetto dei limiti di velocità Tutti argomenti trattati ieri. E se qualcuno potrebbe dire che sono state le soliti inutili chiacchiere e raccomandazioni fatte ai ragazzi (inutili perché tanto loro non ascoltano), a scrollare il pubblico, con la sua solita vivace spontaneità e concretezza, ci ha pensato Mauro Corona, ancora una volta "senza peli sulla lingua".
Prima di rivolgersi ai giovani ha guardato in faccia le autorità chiedendo "Dove siete la domenica quando le moto fanno le gare in Valcellina?"; così, con il noto fare provocatorio, ha subito dato motivo di riflessione sul fatto che c’è sempre un margine di miglioramento!
Corona, al di là di tutto quanto si può dire sulle soluzioni per mettere fine alle stragi del sabato sera (la poca responsabilità dei giovani, le regole che devono seguire, i limiti di velocità che vanno rispettati e così via) è andato subito al nocciolo della questione e, senza quella paura di esporsi che chi indossa una divisa (istituzionale, legale, politica o delle forze dell’ordine che sia) in qualche modo ha, per dovere, ha guardato all’essenza del problema, tirando fuori ciò che portano dentro i loro animi i ragazzi: "Il problema - ha esordito, non è la droga, ma è l’alcool. E non il fatto che bevono, ma il fatto che non sanno bere. E la scuola dovrebbe educare proprio a questo. A saper bere". Insomma, non proibizionismo, che ha sempre l’effetto contrario, ma disciplina. "La scuola - ha continuato - dovrebbe insegnare che è meglio un bicchiere di cabernet che tutti i mestoloni (coca cola, whisky eccetera) che bevono i giovani. Una volta si beveva in modo diverso: andare al bar e bere un bicchiere o due significava ritrovarsi, chiacchierare. Oggi invece i ragazzi non hanno niente da dirsi e si "rovinano" di alcool senza nemmeno parlare tra loro. E poi si chiudono nelle discoteche rimbambendosi di decibel! Alla faccia della comunicazione!".
E, dietro a questo, il problema ancora più grave e profondo: "Voi non vi bastate da soli - ha detto Corona al suo pubblico di adolescenti -. Siete eroinomani d’affetto perché non vi hanno educato a bastarvi, non sapete stare da soli e cercate il branco. È sbagliato, dovete imparare a volervi bene e dovete capire che una cena e un bicchiere di vino, assieme al dialogo, è la libertà, quella vera, che voi invece cercate, a causa di come vi hanno educato, nella corsa a fare soldi, ad avere sempre di più (la Ferrari ve la rubano, la mia Ape no!). Così non rispettate voi stessi, non vi rendete conto che la società che vi ha creati vi ha aperto "un vuoto di vita" e rincorrete qualcosa che non vi darà mai la felicità".
E ha concluso, in un applauso generale, esortando proprio al rispetto, quello per se stessi, ma anche quello per i genitori e gli amici: "Non ammazzatevi da imbecilli, pensate al dolore e alla disperazione che lascereste nelle vostre famiglie".

Francesca Orlando


IL GAZZETTINO

È il tumore provocato dal tabacco il principale fattore dei decessi nell’opitergino-mottense, pari al 13 per cento 

Fumo killer, è la prima causa di morte 

Al Sert vengono seguite 158 persone con problemi di tossicodipendenza, 192 per alcol

Oderzo

Sono i tumori provocati dal fumo di tabacco la principale causa di morte per malattia prima degli ottant’anni nell’opitergino-mottense. La falce della morte lavora a tempo pieno in questa zona negli incidenti stradali. Ma, per quanto riguarda le malattie, la causa potremmo dire sia volontaria, perchè si tratta del fumo di sigaretta. I dati relativi a tutto ciò sono stati resi noti dal dottor Claudio Dario, direttore generale dell’Usl 9, in un interessante convegno nel corso del quale si è parlato di salute, strutture sanitarie e futuro dell’ospedale di Oderzo. «La nostra provincia - ha detto Dario - è la 5° in Italia per percentuale di morti negli incidenti stradali, e viene dopo province come Roma, Napoli, Milano. Per quanto riguarda le malattie, la prima causa sono i tumori dovuti al fumo di tabacco, con decessi pari al 13% del totale. Seguono gli infarti, pari all’11%, i tumori del colon pari al 6%». Per quanto riguarda la popolazione femminile la percentuale del tumore al seno è contenuta, pari al 3,6%. Un risultato raggiunto grazie all’intensa prevenzione attuata attraverso lo screening mammografico. «Si tratta di morti legate agli stili di vita - ha precisato Claudio Dario - fra essi le sigarette e l’alimentazione». Stili di vita che sono modificabili: si può fare molto per incidere sulla sedentarietà, sulla dipendenza dal fumo, sull’alimentazione troppo ricca. I nuovi comportamenti si riflettono anche sulle altre dipendenze, quelle da droghe e da bevande alcoliche. Al Sert vengono seguite 158 persone con problemi di tossicodipendenza e 192 con problemi di alcolismo. E’ soprattutto riguardo le droghe che i comportamenti sono cambiati. Oggi i giovani che le assumono sono in pratica degli "insospettabili", studiano o lavorano e, incontrandoli per la strada, mai verrebbe in mente di considerarli dei "tossici". Claudio Dario si è pure soffermato sul problema delle risorse. In materia di Sanità, «se il Veneto ricevesse i trasferimenti che ha la Lombardia - ha detto - potremmo dare molto di più». Quanto al futuro dell’ospedale di Oderzo, per il direttore generale non ci sono punti interrogativi. «Il nuovo Pronto Soccorso - ha ribadito - è fra i nostri obiettivi prioritari. Stiamo impostando sia la riorganizzazione logistica che quella organizzativa». Il direttore ha inoltre spiegato come, essendo l’ospedale di Motta di Livenza divenuto struttura privata che cammina con le proprie risorse, l’Usl 9 possa investire di più nell’ospedale di Oderzo. Il quale avendo tutti i reparti in una dimensione contenuta si presta benissimo alle sperimentazioni - vedi ad esempio la cartella clinica informatizzata - che poi vengono estese su scala più ampia.

Annalisa Fregonese




IL CORRIERE DELLA SERA

La strage su una strada di Appignano, in provincia di Ascoli Piceno

Rom ubriaco falcia con un furgone 4 giovani

I ragazzi investiti, tra i 16 e i 19 anni, sono morti. L’investitore è stato arrestato ed è piantonato in ospedale dalla polizia 

APPIGNANO (Ascoli Piceno) - Un giovane Rom, di 22 anni, Marco Ahmetovic, alla guida di un furgone ha falciato la notte scorsa cinque ragazzi tra i 16 e i 19 anni: quattro sono morti mentre uno è stato operato e si trova in ospedale in gravi condizioni. L’incidente è avvenuto intorno a mezzanotte su una strada nei pressi di Appignano (Ascoli Piceno). L’investitore, completamente ubriaco, è stato arrestato. I ragazzi erano andati insieme a prendere un gelato, quando il furgone è piombato su di loro. È stata una strage.
LE VITTIME - Erano tutti giovanissimi i ragazzi morti. Tra le vittime anche una ragazza, Eleonora Allevi, 19 anni. Gli altri sono Davide Corradetti, 16 anni, Danilo Traini, 17 anni e Alex Luciani, sedicenne. I ragazzi viaggiavano su tre scooter lungo la strada provinciale Appignanese, quando il furgone ha invaso la corsia opposta scontrandosi frontalmente con i motorini. Questi, nell’impatto, sarebbero andati a fuoco: da qui - secondo la ricostruzione fatta dai vigili del fuoco - un incendio che avrebbe parzialmente carbonizzato i corpi delle giovani vittime. Nell’incidente è rimasto coinvolto anche un altro ragazzo, il fratello di Elenora Allevi, Leonardo, di 16 anni, che ha riportato ferite guaribili in 30 giorni. Grazie a lui, ma soprattutto alla testimonianza di un giovane che con l’auto stava percorrendo la stessa strada e per fortuna è scampato alla carambola, i carabinieri hanno potuto in gran parte ricostruire la dinamica dell’incidente. Il giovane Rom, con qualche precedente per reati contro il patrimonio, guidava certamente ad altissima velocità, tanto che sul furgone è stata trovata la quinta marcia innestata.
ARRESTATO E PIANTONATO IN OSPEDALE - Il Rom si trova ora piantonato in ospedale a Ascoli Piceno, dove è stato ricoverato per le lesioni riportate a sua volta nell’incidente. Vive in un accampamento da sempre al centro di polemiche nella cittadina perché considerato incompatibile con la comunità locale. (*) Sulla vicenda indagano i carabinieri, coordinati dal sostituto procuratore di Ascoli Piceno Carmine Pirozzoli.
I ROM SI SONO ALLONTANATI - La comunità Rom cui appartiene Marco Ahmetovic sembra essersi allontanata dall’accampamento. Testimoni hanno visto poco dopo l’incidente tre auto e sei furgoni allontanarsi dal campo dove, a parte i panni stesi e i segni di attività che si sono interrotte bruscamente, non si vede anima viva. La presenza dell’accampamento è stata sempre oggetto di proteste da parte della gente del posto, e anche oggi, fra le persone che sostavano sul luogo dell’incidente, c’era chi si scagliava contro i nomadi per le loro consuetudini e la difficoltà a integrarsi con la comunità locale. Secondo alcuni abitanti, non era inconsueto vedere i Rom girare ubriachi. Ahmetovic, nullafacente, stazionava spesso - ha raccontato chi lo conosceva di vista - in un bar a Castel di Lama, nei pressi di un distributore di benzina, ma non era considerato un attaccabrighe o un uomo dal carattere violento.


(*) Nota: con la guida di un veicolo sono sicuramente più incompatibili gli alcolici dei Rom. Di fronte a tragedie come queste si percepiscono ancora di più i limiti culturali dell’approccio ai problemi correlati all’alcol. Dare per scontata la presenza degli alcolici nella nostra società rende difficile comprendere la loro incompatibilità con molte situazioni della vita.


IL GAZZETINO

Ascoli Piceno

Quattro mazzi ...
Quattro mazzi di fiori, accanto a una rosa rossa piantata nel terreno: così mani pietose hanno voluto ricordare ieri mattina sul luogo dell’incidente, in un pellegrinaggio continuo di amici e semplici cittadini, quattro ragazzi falciati l’altra notte da un furgone impazzito con alla guida un Rom di 22 anni, Marco Ahmetovic, romeno, completamente ubriaco.
I ragazzi - Eleonora Allevi, 19 anni, il fratello Leonardo, 16 anni, l’unico scampato alla strage, Davide Corradetti, 16 anni, Danilo Traini, 17, e Alex Luciani, 16 anni - stanno viaggiando lungo la Provinciale Appignanese sui loro scooter per andare da Appignano del Tronto a Castel di Lama a prendere un gelato. Sono le 23: i ragazzi se la stanno prendendo comoda, perché il giorno dopo non c’è scuola. All’improvviso, dopo una curva, vengono centrati da un vecchio ’Ducato’ che invade la loro corsia. «Non si può guidare ubriachi e mandare all’aria la vita di quattro ragazzi, come fossero birilli», dirà con le lacrime agli occhi il sindaco Maria Nazzarena Agostini.
Ahmetovic - piccoli precedenti per furto e danneggiamento, un permesso di soggiorno scaduto a giugno del 2006 - ha bevuto e viaggia a tutta velocità, con la quinta marcia innestata: per i ragazzi non c’è scampo; i motorini prendono fuoco e per qualcuna delle vittime ci sarà anche lo strazio delle fiamme.
Il Rom, nato a Caserta e residente in un campo nomadi alle porte di Appignano, viene arrestato, e prima portato in ospedale, poi trasferito in carcere, dov’è tuttora sedato, motivo per cui non ha ancora parlato con l’avvocato: l’accusa è omicidio colposo plurimo, con l’aggravante della guida in stato d’ebbrezza, e resistenza a pubblico ufficiale, per essersi scagliato contro i carabinieri in preda a una crisi etilica acuta.
La sua comunità, intanto, se la dà a gambe: testimoni hanno visto i Rom lasciare nella notte l’accampamento - da sempre al centro di polemiche - con auto e furgoni. Così questa mattina, un silenzio irreale gravava sul campo, come in paese. Dove è forte la rabbia per quei nomadi mal tollerati da dieci anni a questa parte, in un’area che assomma diversi disagi, come quelli provocati dalla discarica di Relluce. «Il problema esiste - ammette il sindaco, che ieri notte è stata insultata da alcuni ragazzi - e stiamo cercando una diversa collocazione per il campo», che arriva a ospitare fino a 70 persone d’estate e un pò meno in inverno, in un paese che di abitanti ne fa 2.000.

Ma la tragedia, ammonisce il presidente della Provincia di Ascoli Massimo Rossi, del Prc, non ha nulla a che vedere con l’appartenenza dell’investitore alla comunità Rom: è l’alcol il problema. E, mentre il movimento di ultradestra Forza Nuova chiede l’espulsione dei Rom che non sono cittadini Ue (e pensare che Ahmetovic, pur avendone tutti i requisiti, non aveva mai fatto domanda per ottenere la cittadinanza italiana), Rossi invita la cittadinanza a dare un «segnale di civiltà». Tuttavia il senatore Luigi Lusi (Dl) chiede un provvedimento esemplare nei confronti del ventiduenne e sollecita controlli nei campi nomadi. «Il nostro Paese - ha detto - ha da sempre dimostrato grande apertura e ospitalità nei confronti degli immigrati e della comunità rom. Ma è opportuno ribadire che, al di là della tolleranza per le culture diverse, le persone che risiedono in Italia sono tenute s rispettare le leggi del nostro Paese. Per questo oltre ad una costante campagna di controllo nei campi nomadi sono necessari provvedimenti duri che coinvolgano tutti i residenti dei campi nei quali sono ospitati soggetti che delinquono».

In paese c’è comunque tensione, la gente è annichilita: tutti conoscevano i ragazzi, figli chi di un fornaio, chi di un carabiniere, chi del gestore di un bar.



CORRIERE ADRIATICO

La rabbia dei cittadini

“Inutile la raccolta di firme”

APPIGNANO - “Non bisognava arrivare a questo, è una tragedia, una guerra”. In piedi all’ombra di un albero Claudio e Gianfranco, due amici sui cinquant’anni, danno voce al senso di impotenza della comunità. “Qui non ne possiamo più, sono state raccolte centinaia di firme, i carabinieri intervengono di continuo ma quando ne arrestano uno è già libero il giorno dopo. Un bidello che si è azzardato a rimproverare un ragazzino Rom il giorno dopo è stato preso a schiaffi. Poche sere fa a Valle Orta è intervenuta un’ambulanza perché due nomadi litigavano e quelli l’hanno sfasciata. Chi passa di lì viene preso a sassate, c’è stato un incendio poco fa, rubano il rame e bruciano i cavi”. Discorsi razzisti? “No - rispondono -, il razzismo è quello di chi pensa che ci siano cittadini a cui tutto è dovuto solo perché magari vengono da lontano. Noi gli offriamo gratis lo scuolabus, loro non pagano le bollette dell’acqua. Noi gli diamo ospitalità, quelli passano la sera a scolarsi bottiglie di stravecchio e poi succede questo”. Difficile trovare qualcuno che spenda una parola per mettere in guardia dal pericolo dell’intolleranza. Ci prova un uomo maturo che tutti chiamano Pippo, nel capannello di persone che alle undici fa la veglia davanti ai quattro mazzi di fiori allineati che ricordano Eleonora, Davide, Danilo e Alex. “Le teste calde ci sono dappertutto, anche tra noi italiani”, prova a dire prima che un tipo più giovane, Salvatore, si scaldi nella sua tuta da ginnastica per metterlo a tacere. “A me hanno tolto la patente per una birra di troppo, questi si ubriacano tutte le sere e c’è scappata la strage, bisognerebbe cacciarli tutti dall’Italia”.
Anche nella maggioranza che amministra il comune non tutti la pensavano allo stesso modo sui Rom. Il dottor Giulio Filipponi, medico, unico esponente centrista nella lista Bilancia formata con Ds e Rifondazione, aveva un approccio diverso. “Anche per questo mi è stato revocato cinque mesi fa l’incarico da assessore - dice il consigliere dell’Udc -. Credo che il sindaco, difendendo i Rom per nobili sentimenti, non abbia fatto abbastanza per risolvere il problema”.

L.S.


CORRIERE ADRIATICO

Iniziative di prevenzione della Provincia

Educazione stradale nelle scuole e controlli sull’alcol

APPIGNANO - Sangue sulle strade, ancora e sempre sangue. Sembra una constatazione ormai ineluttabile, quasi una dichiarazione di incapacità a frenare eventi che si affollano e si moltiplicano senza soluzione di continuità.
Solo lunedì scorso, l’Amministrazione provinciale ha rieditato la Settimana mondiale per la sicurezza che trova compartecipi molti enti e organizzazioni, tutti tesi a combattere, almeno a sfreddare il fenomeno.
Ne abbiamo parlato con l’assessore provinciale ai Trasporti, Ubaldo Maroni e con uno degli esperti, l’ingegnere Nobile.
Due sono gli impegni - ci ha detto - in primo luogo agire sulla formazione dei giovani con le autoscuole, la consulta della prefettura di Ascoli ed altri. Quindi, in secondo luogo aggiornare la comunicazione oltre alle cartoline, i gadget, i cartelli”.
“Soprattutto soffermarsi sulla sensibilizzazione. Tentare di capire come agiscono i giovani, seguendoli anno per anno.
Naturalmente questa è solo una sintesi del vasto programma di queste Settimane, così come sono più articolati gli stessi impegni.
Ad esempio s’è detto di allargare i controlli per la ricerca del grado di alcoolicità di quanti, ad esempio il sabato sera o alla vigilia di giornate festive, frequentano locali pubblici, discoteche e via dicendo.
Purtuttavia, malgrado tutte queste attenzioni, tutte mirate alla prevenzione degli incidenti stradali, il terribile carico dei decessi non si ferma.
Sembra di assistere ai tanti meeting mondiali sulla pace, ma le guerre non diminuiscono! (*)
Incapacità della società a frenare certi fenomeni?
Il fatto è che non c’è riga di cronaca nera che non pianga morti su morti.
La logica, però, vuole che non si cada nell’impossibile: se esistono sistemi - di qualunque tipo - per evitare queste ecatombi, bhe si faccia presto, si brucino i tempi per la loro applicazione. In questo caso la velocità servirà a salvare tane vite.

C.P.

(*) Nota: i meeting sulla pace hanno successo quando si concretizzano nel disarmo. I meeting sui problemi alcol correlati avranno successo quando ridurranno concretamente il consumo di alcolici. Oggi a Cossignano, con la collaborazione della provincia di Asoli Piceno, si è svolta la fiera di San Giorgio, nella quale non sarà mancata l’occasione di elogiare e promuovere il vino locale. 


 

CORRIERE ADRIATICO

L’assessore Travanti: “Non alimentiamo ora la polemica ma qualcosa dovremo fare” Rossi non vuole accusare i nomadi

“Si è trattato solo di una fatalità”

APPIGNANO - “Ho deciso di non andare all’obitorio per non spettacolarizzare questo grande momento di dolore che va vissuto in assoluta intimità”, dichiara il presidente dell’Amministrazione provinciale, Massimo Rossi, profondamente turbato per la strage di Appignano dove sono morti quattro giovanissimi.
Voce fuori dal coro, il presidente di Palazzo San Filippo che non intende assolutamente gettare la croce addosso alla comunità nomade dei Rom. “Si è trattato - prosegue - di una pura fatalità che ha visto protagonista un Rom ubriaco. Ma quanti giovani piceni purtroppo sono ubriachi al volante e provocano tanti incidenti stradali? La responsabilità di quanto è accaduto dunque non va attribuita al Rom in quanto Rom ma ad un automobilista ubriaco”.
“In questo momento delicato - afferma l’assessore Claudio Travanti, che ha portato avanti la crociata contro i Rom in questi ultimi mesi battendosi contro il loro trasferimento a Campolungo - non è il caso di alimentare la polemica anche se tutti sanno come la pensa il sottoscritto e in generale la giunta comunale ascolana. Facciamo trascorrere questo momento tragico per le famiglie e per un’intera cittadina e poi torneremo a parlare di politica. Non so se ci muoveremo come giunta comunale - termina l’assessore all’ambiente - ma certamente come esponente di Forza Italia prenderò una posizione determinata dopo quanto è accaduto”.
Posizione prudente anche per Guido Castelli, consigliere regionale di Alleanza Nazionale: “Conosco personalmente tutte le famiglie coinvolte nella tragedia ed è difficile poter dire qualcosa in questi momenti. Oggi è il caso che la vis polemica della politica faccia un passo indietro per rispettare il lutto di quattro sfortunate famiglie”. “Non riesco a dare nessuna dichiarazione di fronte ad una tragedia così grande, non ci sono parole che possono commentare un dramma del genere, non servirebbe alimentare l’odio nei confronti di chi è senza rispetto alcuno del prossimo”, dice a caldo il consigliere provinciale, Massimiliano Brugni. “La vita di un uomo non ha prezzo e quando sono soprattutto ragazzi molto giovani senza colpa alcuna, l’unica possibilità che si ha è quella di tacere non perchè non si hanno parole o argomentazioni ma perchè nessuna polemica politica e nessuna dichiarazione è all’altezza di questo dramma”.


CORRIERE ADRIATICO

“Ho cercato di risolvere il problema Ma questo è il momento del dolore” Attacchi a Nazzarena Agostini: “Ha tollerato troppo gli eccessi della comunità di nomadi”

La piazza assedia il sindaco “buonista”

APPIGNANO - Lei ha gli occhi gonfi di pianto e nell’ora del dolore parla di tragica fatalità. Loro no, le rinfacciano tutti quei campanelli d’allarme che forse potevano risparmiare la notte dell’orrore: il bidello picchiato davanti alla scuola, l’auto a fuoco, i furti di rame, l’ambulanza sfasciata. Tutte bravate “di quegli zingari che hanno smammato da Ascoli per mandarli qui da noi”, assicurano ai tavolini del bar La Taverna, in piazza Umberto I, sintetizzando una disputa di confine che dura da dieci anni, tra il capoluogo di provincia e il comune di duemila anime, su chi dovesse convivere con un’ingombrante comunità Rom. “Sindaco, voglio vedere se parli ancora di risorse...”, le urlano dietro mentre Maria Nazzarena Agostini s’infila in municipio alle tre e un quarto di un pomeriggio da lutto cittadino, il primo di due giorni con le bandiere a mezz’asta. Lì accanto c’è una pattuglia dei carabinieri, tanto per controllare che la rabbia covata durante la notte non si sfoghi in vendetta. Nella notte la Agostini s’era presa anche gli insulti di alcuni ragazzi disperati. Il sindaco, quando c’è temporale, fa sempre da parafulmine. Figurarsi dopo che ha provato a rassicurare che non c’erano nubi scure all’orizzonte. Non le perdonano, i suoi cittadini, quella sortita alle telecamere del Tg regionale itinerante, quando la quarantenne esponente di Rifondazione comunista, eletta nell’aprile 2005 con 746 voti, pari al 52,1% dei suffragi, avrebbe risposto così a una domanda sulla convivenza con la comunità nomade stanziata sulla collina di Valle Orta: “I Rom? Per noi sono una risorsa e non un problema”. Vallo a spiegare adesso a quelli che fino alle cinque del mattino hanno vegliato i cadaveri di quattro ragazzi all’obitorio e poi hanno fatto la processione su quel guardrail sporco di sangue e annerito dall’incendio lungo la strada che da Appignano scende verso la Salaria. “Che coraggio ha di farsi vedere... Dovrebbe dimettersi subito”, mescolano le invettive all’aperitivo con noccioline servito davanti alla chiesa che in una targa ricorda frate Francesco d’Appignano e “quanti vorranno imitarne la fortezza di carattere”. Ci prova il sindaco-ragazzina, una abituata a confrontarsi con la sofferenza e la voglia di riscatto, visto che il suo lavoro di insegnante la porta anche tra i detenuti del carcere di Fermo. Ma dopo alcune frasi ad effetto d’appello al senso civico e alla solidarietà, dopo aver incarnato con il suo volto delicato e teso il dolore di tutta una comunità, volta le spalle a una ventina di cronisti e cameramen e comincia a singhiozzare. Il suo discorso aveva cercato di sviare da quella domanda che adesso la insegue ai quattro angoli del paese che governa da due anni alla guida della lista civica Bilancia. “Ma che senso ha parlare oggi dei Rom? Oggi è il giorno del lutto”, risponde brusca al telefono a chi - quella domanda - non cerca di eluderla. “Non si può guidare ubriachi e mandare all’aria la vita di quattro ragazzi, come fossero birilli - dice nella sua stanza di sindaco, affiancata dal suo vice Antonio Maurizi - Siamo annullati, piegati in due da un dolore troppo pesante per le spalle di una comunità piccola come la nostra. Questi ragazzi li avevamo visti nascere e crescere: erano andati solo a prendere un gelato, in una tranquilla serata, e la loro vita è stata spazzata via da un pazzo ubriaco, che ora deve pagare. Spero sia fatta giustizia”.
Lì fuori la piazza è affollata, per il ponte di San Giorgio, festa patronale. La incolpano di averne fatto una questione di

Giovedì, 26 Aprile 2007
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