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Rassegna stampa 26/03/2005

Rassegna stampa del 25 Marzo 2005

Rassegna stampa del 25 Marzo 2005

 



Da “Il Gazzettino”     del 25 marzo 2005

DAL TRIBUNALE Condannato a un anno e trenta giorni

Picchia la moglie, fugge e sperona la polstrada


 

Maltrattamenti e lesioni alla moglie. Con l’aggiunta di resistenza alla polizia e guida in stato di ebbrezza alcolica. Ce n’è stato abbastanza perchè il giudice del Tribunale di Belluno, Antonella Coniglio, condannasse Claudio Romor, 50 anni, originario di Soverzene, ma residente a Belluno alla pena di un anno di reclusione nonchè 30 giorni di ammenda per le contravvenzioni. Inoltre l’uomo dovrà risarcire seimila euro alla parte civile, pena sospesa. Era difeso dall’avvocato Giuseppe Triolo.

Lunga la serie di contestazioni che hanno portato l’uomo davanti al giudice. C’era anzitutto l’accusa di aver costretto la consorte ad un penoso e umiliante regime di vita tra pesanti insulti e minacce e percosse. Nel capo d’imputazione si parla di calci, pugni, ciocche di capelli strappate e perfino un colpo di coltello da cucina che avrebbe vibrato al braccio della compagna. Ma si parlava pure dei guai che Romor avrebbe poi avuto con la polizia. Fuggito a bordo della propria Ford Fiesta, dopo le aggressioni alla moglie, venne inseguito da una pattuglia della polstrada che lo aveva intercettato. Alla vista dei mezzi che gli stavano alle calcagna con tanto di lampeggianti e sirene, bloccò repentinamente ed innestata la retromarcia puntò diritto contro le forze dell’ordine. A bordo dell’auto della polizia stavano gli assistenti Ruggero Martini e Loris De Guz, che riportarono lesioni. La fuga proseguì con altre peripezie con altri mezzi della polizia con i quali cercò collisione. Una volta bloccato, si accertò che si trovava in stato di ebbrezza alcolica.

 

 


Da “Corriere Romagna” del 25 marzo 2005

Condannato per “discarica abusiva”

Fabrizio Rappini


 

FAENZA. Nove mesi di reclusione e 3mila euro di multa, per “smaltimento di rifiuti su area non autorizzata”. Ad emettere la sentenza, nei confronti di Andrea Baldini, è stato il giudice monocratico del tribunale di Faenza, Danila Indirli. Il pubblico ministero, Danilo Mastrocinque, aveva chiesto una pena di quattro mesi di reclusione e 2mila euro di multa. Il reato è quello previsto dall’articolo 28 del decreto “Ronchi”, del 5 febbraio 1997, “attuazione direttive europee sui rifiuti”. La vicenda risale al mese di luglio dello scorso quando, il giorno 15, gli agenti del nucleo di polizia giudiziaria della Stradale di Ravenna, scoprono un’area di smaltimento non autorizzata. Nell’area, che si trova in via Plicca 4, nelle campagne di Pieve Cesato, ci sono accatastate una sessantina di carcasse di auto da demolire, circa 130 metri cubi di rifiuti edili, oltre a una novantina di cisterne. Ma non solo. Durante il sopralluogo, effettuato gli agenti della polizia stradale di Ravenna, hanno anche scoperto un fossato di circa 30 metri quadrati con del liquido oleoso e delle travi di linee ferroviarie. A far scattare l’indagine degli investigatori della Stradale nell’area di via Plicca, era stata una segnalazione anonima, che parlava di una discarica abusiva nei pressi di un casolare di campagna. L’anonimo segnalatore, per rendere più credibile la sua “informazione”, aveva inviato anche qualche immagine. Una volta individuato il posto, c’era stato il sopralluogo. L’area era stata posta sotto sequestro e, nei confronti del proprietario era stata sporta una denuncia penale. Al tempo stesso era informata anche l’Arpa che, ha svolto una serie di servizi per esaminare i materiali stoccati e dire se si trattava di materiale pericoloso e inquinante. Per quanto riguarda la presenza delle auto, non sono state ritenute da demolizione, ma più semplicemente di interesse storico e quindi non stoccate in una discarica. Nessuna pericolosità, come certificato dall’Arpa, per quanto riguardava le traversine delle linee ferroviarie e i laterizi. Diverso, invece, il discorso per quanto riguardava le cisterne.“Le cisterne - ha sostenuto l’avvocato Roberto Ridolfi durante l’arringa difensiva - facevano parte della normale attività commerciale del mio cliente. Erano lì in attesa di essere vendute e non per essere demolite. Il fatto poi che una di queste contenesse una modestissima quantità di olio, non può degradare quell’oggetto, da bene di valore a rottame”. Il legale ravennate, quindi, ha chiesto per il suo cliente l’assoluzione piena.Di diverso avviso, però, il giudice monocratico, Danila Indirli che, non solo ha accolto la richiesta di condanna da parte del pubblico ministero, ma ha praticamente raddoppiato la pena. Nelle motivazioni della sentenza, quando, fra qualche settimana, saranno pubblicate, si potrà capire cosa ha indotto il giudice a formulare un giudizio tanto pesante. Da parte sua, la difesa dell’imputato, ricorrerà quasi sicuramente in appello.

 


Da “Il Messaggero”   del 25 marzo 2005

CASTELLALTO

Sequestrati otto motori di grossa cilindrata


 

Brillante operazione, quella condotta ieri mattina dalla squadra di Polizia giudiziaria della sezione Polizia stradale di Teramo che ha portato al rinvenimento di 8 motori di auto di grossa cilindrata, nascosti in un casolare nelle campagne di Castellalto, dando così un apporto consistente nelle indagini sul traffico di riciclaggio di veicoli rubati non nuovo alla zona interessata. Le auto da cui erano stati asportati i motori rinvenuti sono risultate tutte rubate in provincia di Roma, nel periodo compreso tra febbraio e marzo. Una denuncia per ricettazione ha così raggiunto C.G., 37 anni, operaio di Castellalto: l’accusa, quella di aver occultato la refurtiva in oggetto. E’ infatti ipotizzabile che, proprio in risposta a controlli mirati eseguiti a ritmo serrato dalle forze dell’ordine, indirizzati in particolare verso attività di autoriparazione e demolizione della zona, ci si servisse di insospettabili terzi a cui affidare un passaggio chiaramente delicato dell’”operazione”. E sempre gli uomini della squadra di Polizia giudiziaria hanno sequestrato 5 patenti di guida , sottratte in bianco in uffici della Motorizzazione civile, sulle quali, opportunamente contraffatte, erano state abilmente trasferite generalità e foto. Denunciati per ricettazione e e falso i loro possessori: R.F., 60 anni, di origine campana; B.Z., 37 anni, cinese; W.Z., 36 anni, cinese; H.D.B., 38 anni, tunisino e B.W., 31 anni, polacco.

 


Da “Il Giornale di Vicenza”   del 25 marzo 2005

È un ciclone l’inchiesta della polstrada di Verona Sud dopo il sequestro di una ditta ad Arzignano

Traffico di rifiuti. Cento denunciati

Il pm Barbaglio ipotizza il deposito incontrollato per tante imprese

di Ivano Tolettini


 

Dopo il traffico illecito di rifiuti, è il turno dei depositi incontrollati delle società che avrebbero avuto rapporti con la ditta di Graziella Destro di Tezze di Arzignano. Il controllo casuale sul camion condotto dalla donna ed eseguito dalla polstrada di Verona Sud a Peschiera il 10 marzo, si sta trasformando in un ciclone per un esercito di titolari d’impresa nel Vicentino. L’inchiesta coordinata dal pm Angela Barbaglio sta scoperchiando un gigantesco pentolone di irregolarità penali di cui sospettavano gli inquirenti, ma di cui adesso ci sarebbero certezze. Gli investigatori del vicequestore Vincenzo Diaferia, dirigente della polstrada di Verona, hanno individuato un filone che si è tramutato in un centinaio di denunce. Nel mirino oltre ai gestori del presunto traffico, tra cui ci sarebbero Graziella Destro, 61 anni, di Cornedo, Carletto Tirapelle di Alte Ceccato e Vilmo Repetti di Brescia, sono finite le società che stoccavano il materiale pericoloso violando la legge Ronchi del ’97, in particolare quanto censurato dall’articolo 51. Alle indagini oltre agli agenti della polizia partecipano i tecnici dell’Arpav di Arzignano. I controlli e le perquisizioni si stanno succedendo a ritmo quotidiano nella zona ovest della provincia, perché negli uffici della "Destro" sono stati rinvenuti documenti che rappresentano una sorta di ipotetica mappa dell’illecito riferito allo smaltimento dei rifiuti.

Se da una parte la procura contesta alla signora Destro e alle altre persone a lei vicine lo smaltimento fuorilegge dei rifiuti, dall’altra si stanno verificando le posizioni delle realtà produttive che non rispettano il decreto legislativo del febbraio ’97.

Per questo ogni giorno il voluminoso dossier che sarà vagliato dal pm Barbaglio si arricchisce di nuovi capitoli ambientali che testimoniano le difficoltà di tante aziende a rispettare le regole del gioco in materia ambientale.

Gli accertamenti sono partiti da Arzignano, ma si sono allargati in breve ai comuni limitrofi, interessando ditte che operano non solo nella concia, com’è facile intuire. Si parla anche di autodemolizioni e via discorrendo. Sono state sequestrate aree e i provvedimenti cautelari si susseguono a ritmo incalzante.

Per certi versi è un’inchiesta che non ha molti confronti con il passato e trova origine nel fatto che la ditta Destro agiva al di fuori della legalità, non a caso sono stati messi i sigilli. L’autorizzazione provinciale riguardava soltanto alcune tipologie di rifiuti non pericolosi, mentre l’azienda non avrebbe badato a diversificare le tipologie. In barba, sostiene la procura, alla legge che è molto tassativa perché i rischi ambientali sono immaginabili.

Il problema di base, come osservano gli inquirenti, è che un deposito perché si possa dire controllato deve rispettare una serie di condizioni come il raggruppamento dei rifiuti nel luogo della produzione e il controllo dei tempi di giacenza sia in ragione della pericolosità o meno, sia in ragione dei quantitativi.

Quando i parametri non sono rispettati si è in presenza di quello che la legge identifica come un "deposito incontrollato".

Quello che si sta registrando nel Vicentino, ma che con ogni probabilità si troverebbe anche nelle altre province industriali qualora i controlli fossero a tappeto, è una diffusa irregolarità se la polstrada in un paio di settimana ha scoperto ditte dei più disparati settori che hanno commesso piccoli e grandi illeciti.

Del resto, troppi operatori, e i numeri dell’inchiesta lo dimostrano, non si rendono conto che un deposito perché si possa considerare controllato, cioè temporaneo, deve rispettare tutte le condizioni previste dal decreto Ronchi.

«La legge - spiegano all’Arpav - esige il raggruppamento, prima della raccolta, nel luogo della produzione dei rifiuti e il rigoroso controllo dei tempi di giacenza, in ragione della natura e dei quantitativi. In difetto anche solo di un requisito scatta la segnalazione alla procura perché c’è la contravvenzione per il reato di abbandono o di deposito incontrollato commesso dal titolare dell’impresa».
Da osservare che non c’era precedente di un’indagine di questa ampiezza svolta da un comando di polizia stradale in Italia.

Gli agenti del vicequestore Diaferia e del commissario Di Ruzza, responsabile quest’ultimo del distaccamento di Verona Sud che ha fermato il camion della Destro, sono impegnati in verifiche quotidiane che avvengono sotto il coordinamento della dott. Barbaglio.

Da quello che si è appreso gli accertamenti sono destinati a spostarsi anche nel Veronese e nel Bresciano, perchè seguendo una sorta di filo d’Arianna, un’azienda ne tira un’altra e le irregolarità faranno incassare allo Stato parecchi quattrini.


Sabato, 26 Marzo 2005
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