Ansia e
depressione sono caratteristiche frequenti del cosiddetto “disagio di vivere”,
espressione a volte di un malessere sociale, altre volte di problemi interni
alla persona. Alcune forme d’ansia possono scaturire dallo stile convulso e
conflittuale della vita contemporanea. Forme depressive possono, invece,
insorgere dalla continua sensazione d’inadeguatezza che si avverte nella forte
competizione economica e sociale, e nel confronto forzato con i modelli
costantemente elevati proposti oggi dai mass-media. Molte condizioni ansiose o
depressive non trovano, tuttavia, spiegazione nell’elemento sociale, ed hanno
meccanismi d’origine ancora non ben definiti, nonostante gli enormi progressi
di farmacologia, neurologia e psichiatria in questo campo. In passato si
riteneva che questi disturbi fossero determinati esclusivamente da traumi
psicologici; la psicanalisi rileva, infatti, l’importanza del fattore della
“perdita”, intesa come separazione, rottura di legami, proibizione, e di lutti
inconsci infantili o precoci, la cui mancata elaborazione costituirebbe la
premessa della depressione nell’età adulta. Oggi, pur non negando le componenti
psicologica, socioambientale e educativa, si è concluso che all’origine dei
disturbi ci sia un’alterazione biochimica del cervello, ossia la carenza di
alcuni neuromediatori (noradrenalina, dopamina, serotonina) utilizzati dai
recettori cerebrali. In molti casi di depressione maggiore esiste una chiara
predisposizione familiare; lesioni organiche, malattie generali concomitanti,
fattori genetici sono stati individuati come cause o concause.
• Per quanto riguarda l’ansia, essa in realtà fa parte del sistema
fisiologico di difesa dell’organismo correlato con l’istinto di conservazione,
che ci consente di percepire in anticipo il pericolo. Nel caso dell’ansia
patologica questo sistema sarebbe mal regolato, e produrrebbe una risposta
sproporzionata e irrealistica a preoccupazioni concernenti l’esistenza o
l’ambiente, provocando effetti di blocco e sensazione di malessere, dallo stato
di tensione ansiosa all’attacco di panico o alle fobie. Numerose sono le
ipotesi che una situazione d’ansia cronica possa determinare delle variazioni
biochimiche nel cervello simili a quelle tipiche della depressione.
• Ansia e depressione possono presentarsi come reazione ad una
situazione ambientale, in cui avvenimenti esterni reali vengono drammatizzati
(incidenti, situazioni di tensione psicologica, conflitti, shock, delusioni),
oppure in forma episodica come neurosi, o come psicosi maggiore. Generalmente
nelle sindromi ansiose sono presenti agitazione, o immobilità nello stato di
panico, disturbi neurovegetativi di varia intensità (tachicardia, dolore al
petto, senso di soffocamento, sudorazione, tremori, vertigini, annebbiamento
visivo), a volte paura ingiustificata della morte, dell’avvenire o del passato.
La depressione è, invece, contrassegnata da abbassamento del tono dell’umore,
prostrazione fisica e psichica, accompagnati da insonnia e disturbi
neurovegetativi (cefalea, vertigini, sintomi cardiovascolari). Accanto alla
tristezza, alla disistima, al disinteresse e alla scarsa capacità d’iniziativa,
sono spesso presenti insicurezza, irrequietezza ed ansia. Nelle forme maggiori,
che rientrano nell’ambito delle psicosi, l’angoscia è disperata e
incomprensibile, prevale un
senso d’incolmabile vuoto interiore, di colpa e di dolore, che conduce a
fantasie autolesive fino ai tentativi di suicidio. Le forme minori (nevrotiche
e reattive) sono, viceversa, sempre riconducibili a conflitti interiori o a
difficoltà d’adattamento a vicissitudini esistenziali. Il malessere pare,
quindi, ancorato ad eventi della vita che lo rendono relativamente
comprensibile; prevalgono scontento, irritabilità, pessimismo, ma non si
raggiunge mai il livello psicotico della completa alienazione. Nella maggior
parte dei casi questi disturbi non sono immediatamente riconosciuti, ma sono
spesso sottovalutati e mal curati, senza fare ricorso in tempo utile a
specifiche terapie. Un quadro ansioso è frequentemente scambiato per
“nervosismo”, legato a fattori transitori; la depressione viene molte volte
considerata come un periodo in cui il soggetto è “giù di tono”, per cui gli si
richiede semplicemente di reagire con uno “sforzo di volontà”. In realtà ansia
e depressione sono malattie vere e proprie, che possono arrivare a
compromettere nelle forme più gravi il lavoro e la vita familiare e sociale.
Non bisogna poi dimenticare che la depressione ha un rischio importante di suicidio.
Dal punto di vista clinico, peraltro, l’impiego di farmaci antidepressivi anche
per la maggior parte dei disturbi d’ansia consente di unificare il trattamento
e di ottenere buoni risultati in entrambe le situazioni. Oltre alla terapia
farmacologica, che può comportare effetti tossici e dipendenza se protratta per
lunghi periodi, si sono dimostrate efficaci terapie complementari, come la
psicoterapia cognitivo-comportamentale, ed in alcuni casi la psicanalisi. Nelle
forme reattive, legate ad eventi o a situazioni ambientali D’eccessivo stress,
si può cercare di prevenire la malattia vera e propria accorgendosi in tempo
del disagio psichico che sta emergendo ed evitando di accumulare troppi carichi
emotivi e troppe preoccupazioni, rimanendo, invece, in ascolto di se stessi,
chiedendo aiuto ad un medico specialista; comunque, dividendo con qualcuno le
proprie difficoltà. A volte anche il semplice supporto psicologico ed affettivo
di un amico può essere un valido aiuto, tale da rendere più sostenibile un periodo
di vita critico e difficile. Non ci si dovrà vergognare ad affidarsi a figure
professionali competenti in materia (psicologici e medici). Nella realtà della
nostra Amministrazione esistono, ad esempio, dei team di supporto psicologico.
Nella garanzia di assoluta privacy e riservatezza tali team sono contattabili
per il tramite dei medici di polizia.
*Medico Capo
Polizia di Stato Questura di Ragusa
Da
“Il Centauro” n.111
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