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Sorpreso alla guida dell’auto mentre parlava con una
paziente, un medico di Terni è stato multato dalla polizia. Ha
presentato ricorso al giudice di pace che gli ha dato ragione, ma
la Cassazione ha invece confermato la multa, condannandolo
inoltre a pagare altri 500 euro per spese processuali.
La vicenda, che risale a qualche anno fa, si è conclusa il 26 aprile scorso
quando la seconda sezione civile della Cassazione ha accolto il ricorso
del Comune di Terni presentato contro la decisione del giudice di pace
che aveva annullato la multa elevata a un medico dalla Polizia municipale
perché era stato sorpreso a parlare al cellulare, senza il
viva voce e senza l’auricolare, in quanto era stato contattato da una
paziente colta da un malore.
Il giudice di pace aveva riconosciuto al sanitario il cosiddetto stato di
necessità ma il Comune aveva presentato ricorso in Cassazione sostenendo
che in questi casi non può affatto parlarsi di stato di necessità (anche perché
il reato scatta nel momento in cui l’automobilista risponde alla telefonata e
quindi il medico non poteva sapere che si trattava di una paziente colta da
malore) e che quindi la multa è valida a tutti gli effetti.
La Suprema corte ha accolto la tesi del Comune spiegando che "la giustificazione
addotta dal sanitario, quand’anche veridica" non lo
autorizza a violare il codice mettendo a rischio la propria e
l’altrui incolumità e che "il medico avrebbe potuto dare riscontro dopo
aver opportunamente arrestato la marcia in posizione tale da non impegnare la
circolazione stradale".
Da Cellulare.it
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