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Articoli 24/01/2012

Alcune riflessioni per la sicurezza dei bambini

Foto dalla rete

 

 


Per fortuna gli incidenti in Italia che vedono coinvolti scuolabus, sono molto rari.
Questo dipende da due ragioni principali:
La prima, che si tratta di un servizio in lento declino, di uso molto meno frequente rispetto agli anni ’70: la spiegazione è soprattutto sociologica, visto che nella società di oggi non ci sono più molte mamme casalinghe e quindi il piccolo viene accompagnato a scuola direttamente dai genitori, prima del lavoro.
La seconda, che gli attuali standard di sicurezza italiani sono comunque da ritenersi adeguati.
È ovvio che, trattandosi di veicoli molto spesso inseriti nel contesto cittadino, di proporzioni rilevate rispetto ai veicoli da diporto, anche in caso di lievi impatti le conseguenze per i trasportati sono irrisorie.
Pur non disponendo di statistiche precise, c’è però la sensazione che di un’imminente inversione di tendenza, in parte dovuta all’accorpamento di molti istituti scolastici, con il conseguente allungamento dei percorsi casa-scuola, e la mancata risposta in termini di affidabilità e sicurezza del trasporto pubblico tradizionale, incapace per esempio di trasportare con un minimo di dignità un alunno diversamente abile.
L’ultimo incidente di una certa gravità risale al 29 giugno 2006, quando sull’autostrada Firenze Mare (la A11), all’altezza di Porcari (Lucca) in direzione mare, lo scontro tra un tir ed una macchina ebbe come conseguenza il coinvolgimento di uno scuolabus che trasportava diciassette passeggeri, di età compresa tra i 6 ed i 15 anni.
Il veicolo subì la rottura dei vetri della fiancata sinistra ed una quindicina di ragazzi furono costretti a ricorrere alle cure del pronto soccorso. Le conseguenze furono comunque lievi.
Circa un mese prima, il 24 maggio, un tamponamento tra due scuolabus avvenuto a Bisognano (Cosenza) provocò il ferimento grave di uno dei due conducenti (il tamponante) e lievi contusioni per 4 piccoli passeggeri.
Il 17 novembre 2005, una decina di alunni di una scuola elementare rimasero lievemente feriti dopo che il bus scolastico su cui stavano viaggiando era stato tamponato da un’auto, a sua volta urtata da un autobus di linea.
Il 23 giugno 2005, a LATIANO (Brindisi), un pulmino adibito al trasporto di scolari (12 bambini a bordo) finì fuori strada, dopo che l’autista venne colto da infarto. Per lui, 48 anni, non ci fu nulla da fare: tutti gli scolari rimasero illesi.
In generale, però, il compito al quale gli adulti incaricati del trasporto dei bambini è estremamente delicato e pieno di responsabilità: non sappiamo quali training addestrativi questo personale debba superare per potersi dire idoneo.
È scontato che l’autista dello scuolabus, e l’accompagnatore a bordo, hanno doveri e responsabilità estremamente simili a quelle di un genitore: hanno, per esempio, il dovere di attendere gli scolari all’uscita dalle lezioni e se un alunno dovesse scendere dal veicolo in luogo differente dalla fermata prestabilita o semplicemente dovesse tornare a piedi, quando per lui era prestabilito il viaggio, il personale di bordo risponderebbe penalmente di “abbandono di minore”. Questo è il senso dell’articolo 591 del codice penale, più volte ribadito dalla Cassazione.
Stabilito dunque il dovere dell’incaricato, ci troviamo però a dover effettuare una considerazione: la pubblica amministrazione, fa tutto ciò che dovrebbe per garantire la massima sicurezza possibile a questo tipo di delicatissimo servizio?
Cominciamo dall’inizio.

Il conducente. Quale formazione?

Lasciamo al Codice della Strada la questione tecnica del tipo di patente e dei certificati vari: ma come viene formato un conducente di scuolabus?
In paesi esteri (per esempio gli Usa), gli autisti vengono selezionati accuratamente e, prima di potersi mettere al volante di uno “Yellow Bus”, sono sottoposti ad accurati stage di formazione, che prevedono anche prove di guida sicura, tecniche di primo soccorso pediatrico (BPLS) e programmi di gestione delle criticità.
Nella vicina Svizzera, i conducenti di bus scolastici “imparano ad insegnare” ai bambini i primi rudimenti della sicurezza stradale, e così niente è lasciato al caso: il primo giorno di scuola, per un alunno della prima elementare, si apre con la spiegazione di come si indossa una cintura di sicurezza e del perché è necessario compiere questo semplice e vitale gesto.

Il percorso: un sentiero sicuro.

Chi decide quale percorso compiere, deve tener conto non solo della brevità del sentiero da e per la scuola: si deve poter scegliere anche il tracciato più sicuro, evitando per esempio incroci ciechi, semafori critici e comunque i punti neri di una viabilità. Una volta stabilito questo, la scelta delle fermate deve avvenire con i medesimi criteri, facendo bene attenzione a sceglierle anche in base alle fasce orarie, evitando attraversamenti pedonali incustoditi o punti particolarmente bui o angusti. Piuttosto, meglio selezionare percorsi più lontani: i bambini devono poter attendere in sicurezza e salire e scendere senza invadere la sede stradale.

Fase critica: la discesa e la salita.

Negli Stati Uniti, gli scuolabus sono dotati di lampeggianti gialli posti sul tetto e di una sorta di messaggeria variabile: quando il veicolo è impegnato in una fermata, scatta il divieto di sorpasso e comunque l’utenza è avvertita che ci sono in giro bambini. I nostri scuolabus hanno dotazioni accettabili, ma la norma non fa alcun riferimento a luci lampeggianti o altro. Non sarebbe male, nel rispetto delle norme vigenti, attrezzare in tal senso i pulmini, magari anche con maniglie progettate per le dimensioni degli alunni. Molti infortuni, non legati alla circolazione stradale in senso stretto, avvengono per il pigia-pigia dei bambini.

Bimbo a bordo: sicurezza passiva.

In Italia abbiamo alcune carrozzerie tra le più famose in Europa, capaci di trasformare un veicolo normale in scuolabus. Non diamo alcuna lezione ai maestri carrozzieri, che sono soliti già rivestire le parti più pericolose con imbottiture, maniglie maggiorate ad altezze più basse, portiere maggiormente sicure e pavimenti antisdrucciolevoli.
 

L. B.

 

Martedì, 24 Gennaio 2012
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