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Rassegna stampa Alcol e guida del 10 maggio 2007

A cura di Alessandro Sbarbada e Roberto Argenta

L’ADIGE

Non si beve per stare insieme ma per evidenziare le differenze

di IRENE VIOLA

Non si beve per stare insieme ma per evidenziare le differenze. Non ci si ubriaca per caso, lo si pianifica razionalmente, freddamente. Anche se si conoscono perfettamente le conseguenze dell’abuso di alcolici - i giovani sono intelligenti e bene informati - si beve per relazionarsi con gli altri, perché così recita il codice culturale della società odierna. A queste conclusioni sono giunti Marco Rosi e Charlie Barnao, due sociologi che hanno condotto una ricerca biennale, circa 300 ore di osservazione partecipata, con interviste approfondite a 38 giovani fra i 16 e i 30 anni, 33 donne e 5 uomini, più sette interviste a testimoni privilegiati (esercenti pubblici) e analisi di articoli tratti dalla stampa locale. La ricerca «Alcol al femminile», nata dal progetto di Samuele Autonomia e Autorealizzazione e co-finanziata dall’assessorato alla Salute è stata presentata ieri presso il Bar Naut della Cooperativa Samuele di Villa S. Ignazio. Una ricerca imperniata sul modello femminile del bere oggi, profondamente diverso da quello tradizionale. «Se prima il consumo di alcool da parte di una donna era oggetto di un forte stigma sociale che la costringeva a dissimulare e a nascondersi, oggi il bere è diventato una risorsa relazionale che la donna, specialmente quella in carriera, usa per definire il suo grado di emancipazione - dice Marco Rosi -Se così fosse siamo di fronte ad un’emergenza della qualità della vita sociale e relazionale». Charlie Barnao si è occupato della ricerca etnografica sul campo, andando a ricercare non le situazioni devianti ma il bere normale, la sera al bar. Obiettivo era capire perché i giovani bevono tanto, se c’erano dei rituali da soddisfare e quali funzioni soggiacevano ai rituali. Intanto i modi del bere sono importati. Binge drinking, la bevuta del sabato sera, shot, il bicchierino bevuto tutto d’un fiato, happy hour appartengono alla tradizione anglosassone. Il botellon, il bottiglione di bibita svuotato e riempito con miscele alcoliche, è di derivazione spagnola. E poi ci sono i rituali del bere: serve per scandire il passaggio da una fase all’altra (studio/divertimento, lavoro/svago, giorno/notte) da uno stato sociale all’altro (nubile / sposata, adolescente / adulto, studente / lavoratore). La convinzione generale è che bere sia un collante indispensabile per stare insieme. Reggere l’alcol è considerato un valore sociale, chi regge di più è più apprezzato. Quando si beve ci si deve rendere il più possibile visibili, ma solo nei luoghi e agli occhi di chi considera il bere un segno di emancipazione. Infine il bere come medicazione. Molte donne credono che bere faccia bene perché disinibisce, fa bene al morale, è una sorta di catarsi personale. Intervenuto alla presentazione, l’assessore Andreolli ha ricordato come i gestori, in quanto opinion leader tra i giovani, non possano esimersi dalle loro responsabilità di generatori dell’offerta alcolica e ha rimarcato l’avvio entro l’autunno della legge sul divieto di vendita di alcolici ai minori di 18 anni.


L’ADIGE

LE TIPOLOGIE DELLE BEVITRICI

Bevitrici che si definiscono "fighette", 18-35 anni, cioè chi segue le mode costose, individualiste, bevono cocktails o shot fino al "binge" lo sballo. Girano molto per farsi vedere il più possibile, in piccoli gruppi, prediligono bar newyorkesi, locali chic, ecc e non pagano i giri. Bevitrici che si definiscono "alla mano" 18-40 anni. Preferiscono trovarsi in gruppo, sempre nei soliti locali. Bevanda tipica è la birra, che permette di pagare un giro a testa. Bevitrici Poser o "atteggiate". 18-35 anni. Si adattano al contesto senza interiorizzarne le norme. Donne in carriera. 25-40 anni. Single, indipendenti. Girano molto per locali come le "fighette" ma evitano perlopiù il binge, cioè lo sballo. Adolescenti. 13-18 anni. Bevono in gruppo, possibilmente nei luoghi pubblici, ostentandolo e usando rituali particolari. Usano giochi come la "dama" alcolica, dove al posto dei pezzi si mettono bicchierini da bere d’un fiato quando si mangia un pezzo.


L’ADIGE

Una ricerca sul campo fotografa il problema dell’alcol al femminile in Trentino

Quando la sbronza fa tendenza
Tra «poser» e donne in carriera: ecco le bevitrici

Non si beve per far baldoria e stare insieme, ma per marcare le differenze, sulla base di un codice di comportamento. Lo spiegano due sociologi, Marco Rosi e Charlie Barnao, autori della ricerca «Alcol al femminile». Per la donna il bere è diventato una risorsa relazionale e di emancipazione, spiegano: reggere l’alcol è un valore sociale. Ma chi sono le bevitrici? Ci sono le «fighette» dei cocktail, quelle «alla mano», che prediligono la birra, le «poser» o atteggiate e le carrieriste. I.


L’ARENA.IT

Un nuovo servizio

La «rete alcologica» è un aiuto essenziale

Bussolengo. «Rete Alcologica» è il sistema integrato socio sanitario per affrontare le problematiche legate all’abuso alcolico attivato dall’Ulss 22. La «Rete Alcolgica» è stata istituita nell’ambito funzionale del Dipartimento Dipendenze dell’Ulss 22 . Ne fanno parte le unità alcologiche del Ser.T. di Bussolengo e del Ser.T. di Villafranca, i medici di medicina generale oltre all’Associazione Club Alcolisti in Trattamento (A.c.at.), Alcolisti Anonimi (A.a.) e la Comunità Giovani. A questi si aggiungono i servizi del Dipartimento salute mentale, i servizi sociali dei Comuni e tutti gli altri servizi ed operatori dell’Ulss 22 e del mondo del volontariato che sono impegnati nella lotta all’abuso di sostanze alcoliche.

Tra i servizi istituzionali dell’Ulss 22 il Servizio di Prevenzione Igiene e Sicurezza negli Ambienti di Lavoro (Spisal) si occupa di progetti di progetti di promozione alla salute che vengono proposti alle aziende. Il Servizio Integrazione Lavorativa (Sil) e il Servizio Integrazione territoriale (Sit) invece, promuovono, in collaborazione con i Ser.T., i servizi psichiatrici e gli altri servizi della rete, progetti personalizzati di integrazione in ambito lavorativo per persone con problemi di alcolismo.

Oltre a queste iniziativa, sempre nell’ambito della lotta all’abuso dell’alcol, e è partita anche la campagna a favore di comportamenti sicuri alla guida e al lavoro. Per avere informazioni è a disposizione l’indirizzo di posta elettronica promozionesalute@ulss22.ven.it e il numero verde alcol 8006322000, servizio anonimo e gratuito operativo dal lunedì al venerdì dalle dieci alle sedici.

«La gente ascolta con molta attenzione i messaggi dell’informazione scientifica. Rispetto alle patologie alcol correlate però il messaggio è ancora molto confuso», spiega il direttore generale dell’Ulss 22, Renato Piccoli, «mentre in realtà le evidenze della medicina sono chiare. L’alcol è la terzo posto tra i più importanti fattori di rischio di malattia e morte prematura. L’alcol causa trentamila morti all’anno in Italia, oltre il dieci per cento dei ricoveri ospedalieri e una lunga serie di malattie, dalla cirrosi epatica a vari tipi di tumore oltre a gravi problemi sociali, sul lavoro e in famiglia. Sul fronte della prevenzione, sono importanti le leggi che impongono il limite di 0,5 grammi/litro di alcol nel sangue alla guida di veicoli e il divieto di assumere alcolici sul lavoro. Gli incidenti stradali e gli infortuni sul lavoro legati al consumo di alcol sono motivo di seria preoccupazione per la sanità pubblica. Ogni anno nel nostro paese oltre diecimila bambini sono coinvolti in incidenti stradali e di questi centocinquanta perdono la vita. Almeno il dieci per cento degli infortuni sul lavoro (che in Italia ogni anno sono un milione, di cui mille e trecento mortali) sono da ricondurre al consumo di bevande alcoliche»

Luca Belligoli


ROMAGNAOGGI.IT

Operatori della notte sui banchi di scuola per le "Notti Sicure" 

CESENA - Sono oltre 10.000 i giovani che dal 1999 ad oggi sono stati avvicinati fuori dalla discoteca, in piazza e nei diversi luoghi del divertimento notturno dagli operatori e dai volontari del camper colorato anti-sballo. Sono passati ormai 8 anni dalla nascita del progetto “Notti Sicure”, promosso dall’Azienda USL di Cesena in collaborazione con l’intera rete di servizi, pubblici e privati, impegnati a diverso titolo nel mondo della notte. Un’iniziativa che certamente è riuscita a creare un canale privilegiato di comunicazione con gli adolescenti e i giovani, veicolando informazioni chiare e precise su droghe, alcool e comportamenti a rischio, ma che necessita di crescere e proseguire lungo la strada della prevenzione. Non va dimenticato infatti che gli incidenti stradali, spesso collegati all’abuso di sostanze, rappresentano la prima causa di morte nei giovani tra i 15 e i 35 anni, che l’Emilia Romagna è seconda, dopo la Lombardia, per il numero di incidenti stradali.

Per offrire una formazione specifica sull’intero progetto “Notti sicure”, in particolare nel settore alcol e nuove droghe, e per fornire competenze comuni a tutti gli operatori coinvolti nel progetto (operatori di strada, animatori di strada dei Comuni coinvolti, operatori volontari), il Ser.T dell’Azienda USL di Cesena ha organizzato un Corso di formazione rivolto agli operatori del mondo della notte, per portare avanti il progetto Notti Sicure e creare un legame sempre più stretto con i Centri di Ascolto Nuove Droghe dell’Azienda USL di Cesena. Solo il 50% dei ragazzi intervistati, infatti, sa che in caso di problemi legati alle sostanze stupefacenti può rivolgersi al Centro di Ascolto e Consulenza Nuove Droghe, nelle sedi di Cesena, Savignano e Cesenatico. E’ necessario quindi rafforzare il legame tra gli operatori di strada, che incontrano i ragazzi nei loro luoghi di divertimento, e i Centri di Ascolto presenti sul territorio, in grado di dare una risposta più completa ed efficace per limitare i comportamenti a rischio dei giovani.

Il corso, che si svolge a Cesena presso la Sala Formazione del CSM in Via Brunelli 474, dalle 20,30 alle 22,30, prevede 5 serate: lunedì 14 maggio si parlerà di “Alcol e sostanze ricreative” (con Roberto Pagliata, formatore, e Edo Polidori, direttore del Ser.T di Forlì); mercoledì 15 maggio si affronta il tema “Adolescenza: dalla dipendenza all’autonomia” (con Catherine Hamon, neuropsichiatra infantile); giovedì 24 maggio si prosegue con “Adeloscenza e sessualità” (con Marzia Pirini, ostetrica del Consultorio Familiare di Cesena); lunedì 28 maggio si riflette su “La comunicazione e la relazione con l’adolescente” (con Paolo Sacchetti, psicologo, psicoterapeuta, formatore dell’Azienda USL di Cesena); giovedì 31 maggio si conclude con “La metodologia del progetto “Notti Sicure” e il lavoro di animazione nei luoghi di divertimento notturno” (con Lidia Agostini e Marusca Stella, del Centro di Ascolto del Ser.T. di Cesena, Libero Cola, gestore ed organizzatore di eventi, e Michele Sanza, direttore del Ser.T. di Cesena).

Per partecipare al corso, tel. 0547 352162, il martedì, giovedì, venerdì dalle 8,30 alle 13,30 (Michela Campagnoli, operatore di strada dell’Associazione di Iqbal).


EMERGENZA ALCOL (tratto da SWISS INFO)

L’alcol provoca 3’500 morti all’anno in Svizzera

Secondo lo studio, in Svizzera si sottovalutano i rischi mortali legati al consumo di alcol (Keystone)

Il consumo di alcol rappresenta uno dei cinque principali rischi per la salute in Svizzera. È quanto emerge da uno studio effettuato dall’Istituto di ricerche sulla salute pubblica e le dipendenze.

Per arginare il problema, gli autori dello studio propongono di rafforzare le misure di prevenzione strutturale, ad esempio aumentando le imposte sulle bevande alcoliche.

Nel 2002, 1033 donne e 2432 uomini sono deceduti in Svizzera in seguito al consumo di bevande alcoliche.

Pur avendo anche effetti benefici, se consumato con moderazione, l’alcol risulta essere all’origine del 5,25% dei casi di mortalità degli uomini e dell’1,4% di quello delle donne.

È quanto comunicato giovedì dall’Istituto di ricerche sulla sanità pubblica e le dipendenze, che ha condotto uno studio su incarico dell’Ufficio federale della sanità pubblica.

Sostanza cancerogena

In base allo studio, l’alcol costituisce uno dei principali fattori che influiscono negativamente sulla speranza di vita della popolazione elvetica.

Il suo consumo è infatti responsabile della perdita del 10,5% degli anni anni di vita degli uomini e del 4,9% per quanto riguarda le donne. Tenendo conto di questi dati, l’alcol figura tra i cinque principali rischi per la salute in Svizzera.

Secondo il Centro internazionale di ricerche sul cancro di Lione, in Francia, l’alcol rientra nella lista delle "sostanze cancerogene". In particolare rappresenta un importante fattore di rischio per quanto concerne il cancro al seno, la cavità orale, la faringe, l’esofago, il fegato e l’intestino retto.

Come dimostrato da alcuni studi, il consumo quotidiano di un solo bicchiere di birra, vino o altre bevande a più alto tenore alcolico è sufficiente per aggravare i rischi di cancro al seno.

Prevenzione da migliorare

Gli specialisti ritengono che, complessivamente, almeno una sessantina di malattie siano legate all’abuso di alcol. Tra le affezioni più gravi figurano la cirrosi epatica e le malattie cardiovascolari, tra cui l’infarto.

A detta dell’Istituto di ricerche sulla salute pubblica e le dipendenze, i rischi mortali costituiti dal consumo, anche sporadico, di grandi quantità di alcol vengono spesso sottovalutati in Svizzera.

Il numero di problemi dovuti a questo fenomeno è da considerare quasi "sorprendente", afferma l’istituto, tenendo conto del fatto che esistono misure efficaci per ridurre il consumo di alcol.

Tra queste, innanzitutto, il rafforzamento della prevenzione e delle terapie, la protezione dei giovani, l’aumento delle tasse sulle bevande alcoliche o il divieto di vendita di alcol in certe manifestazioni.

Secondo gli esperti, la Svizzera dovrebbe seguire l’esempio dell’Italia e della Francia, "che hanno potuto ridurre nettamente il consumo di alcol, come pure le malattie che ne conseguono". (*)

(*) Nota: l’esterofilia non è un problema solo di noi italiani. Osservando i vicini, evidentemente, non si vede solo l’erba più verde, ma anche le bottiglie più piccole.


TRENTINO

LA TESTIMONIANZA <>
«Se bevevo potevo lavorare»

 

PREDAZZO. C’è chi ha affermato nel corso di un forum del mensile L’Avisio, che il lavoro c’è, basta aver voglia di lavorare. Ma un immigrato, cui è stata data voce nel corso del dibattito di Migra, lo sta cercando invano da un mese e mezzo, anche con l’aiuto degli amici del Cat, dopo aver perso un posto di carpentiere a causa di un percorso intrapreso per allontanarsi dall’alcol. «Quando bevevo andava tutto bene perchè salivo tranquillamente sui tetti - ha raccontato - da quando ho smesso il datore di lavoro mi ha detto invece che non andavo più bene».

 È il terzo singolare paradosso uscito dal dibattito di martedì pomeriggio su immigrazione e turismo organizzato dall’osservatorio Migra. Chi segue un percorso virtuoso è penalizzato e i recenti e ripetuti appelli del presidente della Repubblica Giorgio Napolitano o contro la vergognosa escalation degli incidenti sul lavoro trovano risposte come queste: bevi e produci. Perché stupirsi allora se un lavoratore, per di più immigrato, occulta la propria condizione? «Dica sempre la verità - gli ha raccomandato Rita Dallabona con una punta di commozione - io ho un cuoco che ora mangia con noi, cui ho dato una mano, quella mano che qualcun altro non ha dato a mio padre». Una mano, ovvero un lavoro. Lo troverà? (f.m.)


AFFARI ITALIANI (ONLINE)

Test antidroga/ L’assessore De Albertis contro il ministro Ferrero: "E’ un aiuto per i genitori"

"È un onore che il Ministro Paolo Ferrero, che dall’inizio del suo mandato ci ha proposto ’la stanza del buco’, l’apertura indiscriminata delle porte all’immigrazione, la figura dell’’autosponsor’ per gli extracomunitari, il modello dei centri sociali, i Dico e altro, critichi il mio operato. Io credo che i genitori di bambini di 12, 13 anni abbiano il diritto e il dovere di controllare i figli se si parla di droga, non di letterine d’amore, e cioè della vita e della salute stessa dei nostri figli. Meglio un controllo in più e un figlio drogato in meno che viceversa". 

Così, l’assessore alla Salute, Carla De Albertis, risponde al ministro Ferrero in merito alle dichiarazioni sul test antidroga distribuito in zona 6. "Forse il Ministro Ferrero non ha capito che il kit antidroga è semplicemente una libera scelta per i genitori: ma probabilmente il concetto di libera scelta non fa parte della cultura dell’estrema sinistra. Inoltre, il nostro progetto insegna e sensibilizza. Ritiene forse il Ministro che sia meglio non sapere e non vedere? Certo la nostra iniziativa non è la soluzione al dramma della droga, nessuno ne ha la presunzione, e magari lo fosse, ma è la volontà di riportare la famiglia a un ruolo centrale nell’educazione dei figli e di sottolineare il concetto che drogarsi, con qualsiasi droga, non è normalità e non deve essere considerata tale".

Stasera, alle ore 20, davanti al Consiglio di Zona 6 in via Legioni Romane 54, si terrà un presidio di protesta all’iniziativa di distribuzione alle famiglie della zona di un test antidroga da somministrare ai ragazzi e alle ragazze. "I giovani comunisti di Milano e provincia si oppongo al progetto del Consiglio di Zona 6 di inviare a tutte le famiglie un coupon per il ritiro gratuito di un test antidroga, un proposta, che mina alle fondamenta i rapporti familiari, basati non più sulla comprensione e il dialogo, ma sulla logica del genitore-agente, ottendendo come unico risultato l’insinuazione del dubbio e del sospetto. Questo rientra nella politica securitaria promossa negli ultimi mesi da tutto il Comune, che preferisce creare un clima di repressione piuttosto che occuparsi realmente del problema". Durante il presidio verranno distribuiti test etilici per verificare "la sobrietà dei genitori, come risposta ad un’iniziativa che vuole creare l’immagine di una generazione devastata dai problemi di alcool e droga". (*)

(*) Nota: se si presuppone che un test per verificare l’uso di droghe da parte dei figli favorisce il dialogo, la misurazione dell’alcolemia ai genitori non può che arricchire ancora di più la discussione.


NOTIZIARIO DROGHE

Neo-proibizionista Chiamparino sostenga nostra proposta di legge per proibire alcool e tabacco

Pietro Yates Moretti

In una intervista al Corriere della Sera, il sindaco di Torino, Sergio Chiamparino, ha affermato che e’ giunta l’ora di punire il consumo. Pur ritenendo che il consumo di cannabis debba essere depenalizzato, e vi debbano essere misure di riduzione del danno, Chiamparino sostiene che chi acquista droghe illegali finanzia la criminalita’, e per questo deve essere punito.

Siamo certi, e ne abbiamo avuto prova in passato, dell’intelligenza di Chiamparino in materia di droga. Questa volta pero’ ci sfugge il ragionamento logico della sua "svolta" repressiva. E’ proprio il proibizionismo che ha creato realta’ come il Tossik park di Torino, una sorta di zona-franca in cui i tossici vanno a comprare droga e ad iniettarsela, che ha tanto influenzato Chiamparino per fargli cambiare idea. E’ proprio il proibizionismo che sta regalando miliardi di euro ogni anno alle organizzazioni criminali. Comprendiamo la frustrazione di chi ogni giorno combatte la droga, senza risultato alcuno. Ma cio’ non e’ dovuto certo all’antiproibizionismo, visto che vige in Italia una delle leggi piu’ repressive del mondo occidentale e che il consumo, anche di piccole quantita’ (basta poco per superare le tabelle della Fini-Giovanardi), e’ punito con pesanti sanzioni amministrative e spesso anche con il carcere.

Su una cosa comunque siamo d’accordo con Chiamparino: la legge attuale e’ ipocrita e contraddittoria. Infatti, se le droghe sono da proibire perche’ creano danni alla salute e alla societa’, dobbiamo essere coerenti e proibire subito anche alcool e tabacco. Sono queste le droghe piu’ letali, con 140mila morti ogni anno solo in Italia e 4 milioni nel mondo.

Rivolgiamo quindi un invito al sindaco neo-proibizionista affinche’ sostenga la nostra campagna "tutte legali o tutte proibite"

(http://droghe.aduc.it/php/articolo.php?id=15741), che include una proposta di legge per inserire nelle tabelle del Testo unico sugli stupefacenti anche alcool e tabacco.


L’AVANTI

ALCOOL E AUTO, GLI SPOT DEL PARADOSSO

Pericoli della pubblicità

Nella vita quotidiana il paradosso è oramai norma acquisita. Ma il paradosso se utilizzato in letteratura o nel cinema è figura retorica elegante; se le vicende della esistenza lo concretizzano articolando opposte situazioni è segno della varietà della nostra stessa vita. Ma all´opposto se il paradosso è conclamato negli spot televisivi senza che tuttavia alcuno si curi di individuarlo, e soprattutto, se tale paradosso è negativo per l´utente allora è il caso di intervenire. Mi riferisco alle pubblicità di automobili e di alcolici. Per le seconde non c´è molto da dire. L´alcool è causa di morte in Italia e nel mondo: provoca numerose malattie, eppure è tranquillamente venduto e spesso senza che si presti attenzione alla soglia dell´età dei diciotto anni che dovrebbe essere almeno un limite per i minorenni (ricordiamo l´inchiesta di Striscia la Notizia dove ragazzini, teen agers compravano supercolici senza che nessun esercente chiedesse loro le carte d´identità). Le pubblicità che reclamizzano alcolici, mai che ne evidenzino la pericolosità per la salute e la pericolosità sociale - incidenti che possono coinvolgere persone ubriache, litigi che alimentati dall´alcool sfociano in tragedia - al contrario viene accentuato l´aspetto ludico, innocuo, quasi ingenuo. E´ naturale che qualsiasi manuale di tecnica pubblicitaria sostenga queste caratteristiche: espungere qualsiasi elemento che possa direttamente o meno nuocere alla vendita del prodotto e isolarne anzi le virtù, anche quando non ne esistono, magari associando al prodotto una bella ragazza così da creare una correlazione per analogia tra bevanda e sesso. Un tempo anche le automobili assecondavano il medesimo assioma semiotico. Ancora oggi negli auto-saloni vediamo splendide ragazze sdraiate sopra i cofani di scintillanti fuoriserie. E fin qui siamo nella norma, appunto. Nessun paradosso; tutt´altro: un invito a comperare l´autovettura che potrà essere viatico per straordinarie conquiste. Invito senza dubbio semplice, arguto, e perché no, simpatico. Ma ciò che è realmente paradossale è la pubblicità delle automobili di questi ultimi tempi. Quasi la bionda di turno è scomparsa. Le co-protagoniste, oltre che la macchina, sono la velocità unita con performances da veicoli di supereroi. E´ l´esatta metafora del livello iperbolico di comunicazione che accelera i desideri, li deforma, li accosta alle vite rare delle rockstar, tende all´identificazione con l´eccesso. Vediamo macchine che salgono sopra i palazzi, che vincono la forza di gravità, che fuggono misteriosi inseguitori, emulano il film Mission Impossible, ora pattinano perfino sopra il ghiaccio. Tralasciando qualsiasi analisi semiologica, queste rozze metafore invitano anche in modo subliminale ad imitare questi modelli impossibili, inumani, in cui l´allegoria è fonte di frustrazione qualora non venga applicata nella vita di tutti i giorni, qualora non ci si attenga a quei modelli, non fuori norma, ma fuori ogni logica naturale, scientifica, morale. Una sera qualunque, prima di uscire, nell´arco di mezz´ora mi sono passate sul piccolo schermo tre pubblicità: una, dove in una festa piena di belle donne, scorrevano fiumi di alcolici, l´altra dove una macchina correva sopra marciapiedi, palazzi, e scivolava fluida e incurante di ogni pericolo come in un videogioco. A seguire, per coronare l´ossimoro degli ossimori: la pubblicità di una birra, che è sponsor di partite di calcio. A voi le conclusioni.

Luigi Senise


IL GAZZETTINO (UDINE)

Il giro del mondo "nel bicchiere" resta sotto traccia per non urtare la sensibilità dei musulmani

Una festa riuscitissima quella universitaria che ha fatto da antipasto al piatto forte del festival di vicino/lontano, con oltre cinquecento persone (e solo all’inizio) sul piazzale del Castello ad ascoltare la musica mixata dal dj Abdul e a fare un inedito "giro del mondo nel bicchiere". Ovvero, su proposta degli stessi universitari delle associazioni studentesche (l’Alig, ma anche l’associazione italo-albanese Insieme che hanno collaborato all’organizzazione assieme all’Erdisu e all’ateneo), una degustazione gratuita di bevande alcoliche da tutto il globo, con partenza dalla grappa friulana, passaggio ad est attraverso la Romania con la famosa Tuicà, puntata in Ucraina per la tipica vodka al peperoncino fino ad arrivare in Asia, con assaggi di liquori che caratterizzano questi territori. Il che, a tradurlo in numeri, fa quasi tremila assaggi, cinquecento per ognuna delle sei bevande tipiche di uno dei Paesi stranieri scelti.Ma questo i tanti che hanno scelto di fare una capatina in castello, l’hanno scoperto solo una volta giunti alla meta, o poco prima, grazie al passaparola, visto che negli inviti e nei comunicati ufficiali non compariva. Il motivo? Scrupolosissimi e rispettosi delle altrui culture e religioni, gli organizzatori del festival della globalizzazione, per evitare che qualcuno degli islamici presenti al festival potesse sentirsi in imbarazzo (visto che la religione di Maometto vieta in modo rigoroso gli alcolici), hanno preferito tenere un basso profilo sul "giro del mondo nel bicchiere" che ha riscaldato gli animi degli universitari.

Cdm


TRENTINO

Il camper anti-alcol fa la giusta prevenzione

Da più di 3 anni faccio parte dei ragazzi che l’articolo apparso in cronaca il 28 aprile scorso (quello relativo alle nuove tendenze alcoliche dei giovani trentini) definisce “operatori sociali del servizio Alcologia dell’Azienda sanitaria provinciale”. Per fare chiarezza, l’Azienda Sanitaria, in collaborazione con l’A.M.A. (associazione di Auto Mutuo Aiuto), sostiene un progetto conosciuto come “Frena l’alcol... fai correre la vita”: una ventina di ragazzi che dedicano qualche serata della settimana alla causa alcol e giovani, recandosi con un camper attrezzato di etilometri all’uscita di pub, locali e discoteche, ma anche in prossimità di feste, sagre di paese, manifestazioni in genere... Non si fa altro che aspettare chi, volontariamente, sale sul camper per sottoporsi alla prova gratuita dell’etilometro: è l’occasione per noi “operatori” di scambiare due parole in un contesto informale, discutere e cercare di capire serenamente il rapporto che c’è tra alcol ed il ragazzo stesso. Che scende dal camper con 2 elementi in più: il valore del suo tasso alcolico e una “potenziale consapevolezza”. Nel caso di valore alto sta a lui decidere se mettersi alla guida o se passare la mano. Come? Cedendo le chiavi della macchina ad un amico sobrio, aspettando il tempo necessario allo smaltimento degli effetti della sbornia, chiamando qualcuno che lo riporti a casa in sicurezza.

 In effetti - purtroppo - qualcuno che affronta il risultato con superficialità e leggerezza c’è, ma va considerato che in queste situazioni si uniscono le “dinamiche del gruppo”, quindi non è da escludere che lo stesso ragazzo che fra amici fa il brillante o lo spaccone non sia il primo che nella sua intimità riflette e fa tesoro delle parole che lì per lì sembrerebbero gettate al vento. E’ evidente e fa notizia chi prende l’esperienza del camper ed il suo etilometro come diversivo di serata o divertimento aggiunto, è invece molto difficile dimostrare quanti possibili/potenziali incidenti il progetto evita, grazie ai ragazzi che, con la consapevolezza della loro “situazione alcolica” decidono di non mettersi al volante.

Andrea Sadler


LA PADANIA

LA PROPOSTA

Caner: penne-etilometro gratis fuori dalle discoteche

La proposta è semplice. E serve a responsabilizzare i giovani e prevenire gli incidenti stradali causati dall’abuso di alcol. Il consigliere regionale Federico Caner lancia la sua iniziativa di penne-etilometro: «La Regione Veneto acquisti immediatamente l’ultimo ritrovato del mondo dei farmacisti per distribuirlo gratuitamente fuori dai locali frequentati dai giovani».

Discrete e poco ingombranti, facili da usare, le penne-etilometro potranno aiutare i ragazzi a capire se sono in grado di mettersi alla guida o se hanno bevuto troppo, superando i limiti stabiliti dalla legge. «Proprio con l’inizio della bella stagione, che porta i ragazzi a uscire di più la sera, potrebbe arrivare una mossa che aiuta a responsabilizzarli senza comunque porre loro divieti assurdi come quello che nega la somministrazione delle bevande alcoliche dopo una certa ora» spiega Caner, che ricorda come irrigidire le regole non risolva il problema alla radice, ma rischi di generare comportamenti di sfida da parte del mondo giovanile.

Caner suggerisce quindi alla Regione Veneto di acquistare i kit e distribuirli fuori dalle discoteche e dai locali notturni. Un «progetto pilota» che potrebbe poi essere esteso a tutti i locali, «anche nelle ore diurne».

Ritenendo la proposta di Caner «intelligente», il vicegovernatore veneto, Luca Zaia, suggerisce quindi «l’istituzione dell’obbligo di legge ad avere in macchina un etilometro» con funzione di «autocontrollo». Secondo Zaia, infatti, «abituare i ragazzi a verificare il proprio tasso alcolico significa responsabilizzarli rendendoli i primi controllori di se stessi: ognuno dovrebbe imparare a essere il primo giudice delle proprie condizioni fisiche».


MARKETPRESS.INFO

ZAIA: RENDERE OBBLIGATORI I KIT ETILOMETRO FAI DA TE 

Venezia, - “E’ intelligente la proposta di Caner e sarebbe opportuno siglare degli accordi con i gestori dei locali per pianificare la distribuzione degli etilometri sul territorio, so che già in molti sono disposti ad aderire all’iniziativa”. Lo ha detto il Vicepresidente della Giunta Regionale del Veneto, Luca Zaia, commentando la proposta del consigliere regionale della Lega Nord, Federico Caner, di far acquistare alla Regione penne-etilometro e distribuirle fuori dai locali notturni per prevenire le stragi del sabato sera. “Io però vorrei andare ancora oltre – ha aggiunto Zaia – e chiedere l’istituzione dell’obbligo di legge ad avere in macchina un etilometro con funzione, per così dire, di “autocontrollo”. Servirebbe come deterrente e anche come prevenzione di incidenti causati da quanti si mettono in strada nonostante abbiano bevuto troppo; nello stesso tempo avrebbe anche lo scopo di responsabilizzare i giovani rendendoli i primi controllori di se stessi. Abituare i ragazzi a verificare il proprio tasso alcolico all’uscita dalla discoteca potrà inizialmente farli sorridere, ma alla lunga, oltre che utile per evitare che provochino incidenti magari irreparabili, sarà anche sommamente educativo poiché ognuno di noi dovrebbe, con la pratica, imparare ad essere il primo giudice delle proprie condizioni fisiche oggettive, riconoscendo i limiti oltre i quali, per il suo bene e per quello degli altri, non può spingersi”.


IL GAZZETTINO (UDINE)

Trieste

Sono un barista e un ...

Sono un barista e un avvocato di Trieste, Walter Zidarich, le vittime dell’accoltellamento avvenuto ieri pomeriggio in pieno centro a Trieste, alle 17.45, all’uscita del supermercato Punto Sme di via XXX Ottobre.

Ad accoltellare i due uomini è stato un uomo di circa 30 anni, visibilmente ubriaco. A quanto si è appreso ieri, l’aggressore dopo essersi recato due volte al supermercato per acquistare delle bottiglie di birra avrebbe intimato al cassiere di consegnargli l’incasso.

Di fronte al rifiuto, l’uomo si è scagliato direttamente sulla cassa, tentando di forzarla mentre il cassiere ha richiesto aiuto all’esterno del negozio. In soccorso al negoziante sono intervenuti un cliente del negozio, l’avvocato Zidarich e uno dei banconieri del vicino bar Tivoli.

Ne è derivata una colluttazione nel corso della quale il ladro ha estratto un coltello ferendo alla schiena Zidarich e ad un braccio il barista. Nonostante la scena sia avvenuta di fronte ad un folto gruppo di persone, l’uomo è però riuscito ad allontanarsi.

L’avvocato è stato trasportato d’urgenza all’ospedale di Cattinara, mentre l’altro ferito al vicino ospedale Maggiore. Sul posto sono intervenute due squadre volanti della polizia che hanno raccolto le testimonianze attivando le ricerche per individuare ed arrestare l’aggressore.


IL GAZZETTINO (VICENZA)

Calci e pugni agli agenti della "volante" Camionista patteggia quattro mesi

Bassano

Quattro mesi di reclusione con la sospensione condizionale. È la pena concordata davanti al giudice Gastone Andreazza da Nicola Liumbruno, il ventottenne camionista molisano che lunedì scorso ha provocato il caos in commissariato dopo che la polizia stradale gli aveva ritirato la patente per guida in stato di ebbrezza. Il difensore del giovane, l’avvocato Alberto Gnoato, ha trovato l’accordo per il patteggiamento con il pubblico ministero Isabella Dotto. Liumbruno era stato fermato sulla ss. 47, in territorio di Solagna. Era apparso alterato. Il test alcolimetrico aveva dato esito positivo. Liumbruno aveva rimediato una denuncia. I poliziotti gli avevano ritirato la pa

Venerdì, 11 Maggio 2007
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