L’ADIGE
Non si beve per stare insieme ma per evidenziare le differenze
di IRENE VIOLA Non
si beve per stare insieme ma per evidenziare le differenze. Non ci si
ubriaca per caso, lo si pianifica razionalmente, freddamente. Anche se
si conoscono perfettamente le conseguenze dell’abuso di alcolici - i
giovani sono intelligenti e bene informati - si beve per relazionarsi
con gli altri, perché così recita il codice culturale della società
odierna. A queste conclusioni sono giunti Marco Rosi e Charlie Barnao,
due sociologi che hanno condotto una ricerca biennale, circa 300 ore di
osservazione partecipata, con interviste approfondite a 38 giovani fra
i 16 e i 30 anni, 33 donne e 5 uomini, più sette interviste a testimoni
privilegiati (esercenti pubblici) e analisi di articoli tratti dalla
stampa locale. La ricerca «Alcol al femminile», nata dal progetto
di Samuele Autonomia e Autorealizzazione e co-finanziata
dall’assessorato alla Salute è stata presentata ieri presso il Bar Naut
della Cooperativa Samuele di Villa S. Ignazio. Una ricerca
imperniata sul modello femminile del bere oggi, profondamente diverso
da quello tradizionale. «Se prima il consumo di alcool da parte di una
donna era oggetto di un forte stigma sociale che la costringeva a
dissimulare e a nascondersi, oggi il bere è diventato una risorsa
relazionale che la donna, specialmente quella in carriera, usa per
definire il suo grado di emancipazione - dice Marco Rosi -Se così fosse
siamo di fronte ad un’emergenza della qualità della vita sociale e
relazionale». Charlie Barnao si è occupato della ricerca etnografica
sul campo, andando a ricercare non le situazioni devianti ma il bere
normale, la sera al bar. Obiettivo era capire perché i giovani bevono
tanto, se c’erano dei rituali da soddisfare e quali funzioni
soggiacevano ai rituali. Intanto i modi del bere sono importati. Binge
drinking, la bevuta del sabato sera, shot, il bicchierino bevuto tutto
d’un fiato, happy hour appartengono alla tradizione anglosassone. Il
botellon, il bottiglione di bibita svuotato e riempito con miscele
alcoliche, è di derivazione spagnola. E poi ci sono i rituali del bere:
serve per scandire il passaggio da una fase all’altra
(studio/divertimento, lavoro/svago, giorno/notte) da uno stato sociale
all’altro (nubile / sposata, adolescente / adulto, studente /
lavoratore). La convinzione generale è che bere sia un collante
indispensabile per stare insieme. Reggere l’alcol è considerato un
valore sociale, chi regge di più è più apprezzato. Quando si beve ci si
deve rendere il più possibile visibili, ma solo nei luoghi e agli occhi
di chi considera il bere un segno di emancipazione. Infine il bere come
medicazione. Molte donne credono che bere faccia bene perché
disinibisce, fa bene al morale, è una sorta di catarsi personale.
Intervenuto alla presentazione, l’assessore Andreolli ha ricordato come
i gestori, in quanto opinion leader tra i giovani, non possano esimersi
dalle loro responsabilità di generatori dell’offerta alcolica e ha
rimarcato l’avvio entro l’autunno della legge sul divieto di vendita di
alcolici ai minori di 18 anni.
L’ADIGE LE TIPOLOGIE DELLE BEVITRICI Bevitrici
che si definiscono "fighette", 18-35 anni, cioè chi segue le mode
costose, individualiste, bevono cocktails o shot fino al "binge" lo
sballo. Girano molto per farsi vedere il più possibile, in piccoli
gruppi, prediligono bar newyorkesi, locali chic, ecc e non pagano i
giri. Bevitrici che si definiscono "alla mano" 18-40 anni. Preferiscono
trovarsi in gruppo, sempre nei soliti locali. Bevanda tipica è la
birra, che permette di pagare un giro a testa. Bevitrici Poser o
"atteggiate". 18-35 anni. Si adattano al contesto senza interiorizzarne
le norme. Donne in carriera. 25-40 anni. Single, indipendenti. Girano
molto per locali come le "fighette" ma evitano perlopiù il binge, cioè
lo sballo. Adolescenti. 13-18 anni. Bevono in gruppo, possibilmente nei
luoghi pubblici, ostentandolo e usando rituali particolari. Usano
giochi come la "dama" alcolica, dove al posto dei pezzi si mettono
bicchierini da bere d’un fiato quando si mangia un pezzo.
L’ADIGE
Una ricerca sul campo fotografa il problema dell’alcol al femminile in Trentino
Quando la sbronza fa tendenza
Tra «poser» e donne in carriera: ecco le bevitrici
Non
si beve per far baldoria e stare insieme, ma per marcare le differenze,
sulla base di un codice di comportamento. Lo spiegano due sociologi,
Marco Rosi e Charlie Barnao, autori della ricerca «Alcol al femminile».
Per la donna il bere è diventato una risorsa relazionale e di
emancipazione, spiegano: reggere l’alcol è un valore sociale. Ma chi
sono le bevitrici? Ci sono le «fighette» dei cocktail, quelle «alla
mano», che prediligono la birra, le «poser» o atteggiate e le
carrieriste. I.
L’ARENA.IT
Un nuovo servizio La «rete alcologica» è un aiuto essenzialeBussolengo.
«Rete Alcologica» è il sistema integrato socio sanitario per affrontare
le problematiche legate all’abuso alcolico attivato dall’Ulss 22. La
«Rete Alcolgica» è stata istituita nell’ambito funzionale del
Dipartimento Dipendenze dell’Ulss 22 . Ne fanno parte le unità
alcologiche del Ser.T. di Bussolengo e del Ser.T. di Villafranca, i
medici di medicina generale oltre all’Associazione Club Alcolisti in
Trattamento (A.c.at.), Alcolisti Anonimi (A.a.) e la Comunità Giovani.
A questi si aggiungono i servizi del Dipartimento salute mentale, i
servizi sociali dei Comuni e tutti gli altri servizi ed operatori
dell’Ulss 22 e del mondo del volontariato che sono impegnati nella
lotta all’abuso di sostanze alcoliche. Tra
i servizi istituzionali dell’Ulss 22 il Servizio di Prevenzione Igiene
e Sicurezza negli Ambienti di Lavoro (Spisal) si occupa di progetti di
progetti di promozione alla salute che vengono proposti alle aziende.
Il Servizio Integrazione Lavorativa (Sil) e il Servizio Integrazione
territoriale (Sit) invece, promuovono, in collaborazione con i Ser.T.,
i servizi psichiatrici e gli altri servizi della rete, progetti
personalizzati di integrazione in ambito lavorativo per persone con
problemi di alcolismo. Oltre
a queste iniziativa, sempre nell’ambito della lotta all’abuso
dell’alcol, e è partita anche la campagna a favore di comportamenti
sicuri alla guida e al lavoro. Per avere informazioni è a disposizione
l’indirizzo di posta elettronica promozionesalute@ulss22.ven.it e il
numero verde alcol 8006322000, servizio anonimo e gratuito operativo
dal lunedì al venerdì dalle dieci alle sedici. «La
gente ascolta con molta attenzione i messaggi dell’informazione
scientifica. Rispetto alle patologie alcol correlate però il messaggio
è ancora molto confuso», spiega il direttore generale dell’Ulss 22,
Renato Piccoli, «mentre in realtà le evidenze della medicina sono
chiare. L’alcol è la terzo posto tra i più importanti fattori di
rischio di malattia e morte prematura. L’alcol causa trentamila morti
all’anno in Italia, oltre il dieci per cento dei ricoveri ospedalieri e
una lunga serie di malattie, dalla cirrosi epatica a vari tipi di
tumore oltre a gravi problemi sociali, sul lavoro e in famiglia. Sul
fronte della prevenzione, sono importanti le leggi che impongono il
limite di 0,5 grammi/litro di alcol nel sangue alla guida di veicoli e
il divieto di assumere alcolici sul lavoro. Gli incidenti stradali e
gli infortuni sul lavoro legati al consumo di alcol sono motivo di
seria preoccupazione per la sanità pubblica. Ogni anno nel nostro paese
oltre diecimila bambini sono coinvolti in incidenti stradali e di
questi centocinquanta perdono la vita. Almeno il dieci per cento degli
infortuni sul lavoro (che in Italia ogni anno sono un milione, di cui
mille e trecento mortali) sono da ricondurre al consumo di bevande
alcoliche»
Luca Belligoli
ROMAGNAOGGI.IT
Operatori della notte sui banchi di scuola per le "Notti Sicure" CESENA - Sono oltre 10.000 i giovani che dal 1999 ad oggi sono stati
avvicinati fuori dalla discoteca, in piazza e nei diversi luoghi del
divertimento notturno dagli operatori e dai volontari del camper
colorato anti-sballo. Sono passati ormai 8 anni dalla nascita del
progetto “Notti Sicure”, promosso dall’Azienda USL di Cesena in
collaborazione con l’intera rete di servizi, pubblici e privati,
impegnati a diverso titolo nel mondo della notte. Un’iniziativa che
certamente è riuscita a creare un canale privilegiato di comunicazione
con gli adolescenti e i giovani, veicolando informazioni chiare e
precise su droghe, alcool e comportamenti a rischio, ma che necessita
di crescere e proseguire lungo la strada della prevenzione. Non va
dimenticato infatti che gli incidenti stradali, spesso collegati
all’abuso di sostanze, rappresentano la prima causa di morte nei
giovani tra i 15 e i 35 anni, che l’Emilia Romagna è seconda, dopo la
Lombardia, per il numero di incidenti stradali. Per
offrire una formazione specifica sull’intero progetto “Notti sicure”,
in particolare nel settore alcol e nuove droghe, e per fornire
competenze comuni a tutti gli operatori coinvolti nel progetto
(operatori di strada, animatori di strada dei Comuni coinvolti,
operatori volontari), il Ser.T dell’Azienda USL di Cesena ha
organizzato un Corso di formazione rivolto agli operatori del mondo
della notte, per portare avanti il progetto Notti Sicure e creare un
legame sempre più stretto con i Centri di Ascolto Nuove Droghe
dell’Azienda USL di Cesena. Solo il 50% dei ragazzi intervistati,
infatti, sa che in caso di problemi legati alle sostanze stupefacenti
può rivolgersi al Centro di Ascolto e Consulenza Nuove Droghe, nelle
sedi di Cesena, Savignano e Cesenatico. E’ necessario quindi rafforzare
il legame tra gli operatori di strada, che incontrano i ragazzi nei
loro luoghi di divertimento, e i Centri di Ascolto presenti sul
territorio, in grado di dare una risposta più completa ed efficace per
limitare i comportamenti a rischio dei giovani. Il
corso, che si svolge a Cesena presso la Sala Formazione del CSM in Via
Brunelli 474, dalle 20,30 alle 22,30, prevede 5 serate: lunedì 14
maggio si parlerà di “Alcol e sostanze ricreative” (con Roberto
Pagliata, formatore, e Edo Polidori, direttore del Ser.T di Forlì);
mercoledì 15 maggio si affronta il tema “Adolescenza: dalla dipendenza
all’autonomia” (con Catherine Hamon, neuropsichiatra infantile);
giovedì 24 maggio si prosegue con “Adeloscenza e sessualità” (con
Marzia Pirini, ostetrica del Consultorio Familiare di Cesena); lunedì
28 maggio si riflette su “La comunicazione e la relazione con
l’adolescente” (con Paolo Sacchetti, psicologo, psicoterapeuta,
formatore dell’Azienda USL di Cesena); giovedì 31 maggio si conclude
con “La metodologia del progetto “Notti Sicure” e il lavoro di
animazione nei luoghi di divertimento notturno” (con Lidia Agostini e
Marusca Stella, del Centro di Ascolto del Ser.T. di Cesena, Libero
Cola, gestore ed organizzatore di eventi, e Michele Sanza, direttore
del Ser.T. di Cesena). Per
partecipare al corso, tel. 0547 352162, il martedì, giovedì, venerdì
dalle 8,30 alle 13,30 (Michela Campagnoli, operatore di strada
dell’Associazione di Iqbal).
EMERGENZA ALCOL (tratto da SWISS INFO)
L’alcol provoca 3’500 morti all’anno in Svizzera Secondo lo studio, in Svizzera si sottovalutano i rischi mortali legati al consumo di alcol (Keystone) Il
consumo di alcol rappresenta uno dei cinque principali rischi per la
salute in Svizzera. È quanto emerge da uno studio effettuato
dall’Istituto di ricerche sulla salute pubblica e le dipendenze. Per
arginare il problema, gli autori dello studio propongono di rafforzare
le misure di prevenzione strutturale, ad esempio aumentando le imposte
sulle bevande alcoliche. Nel 2002, 1033 donne e 2432 uomini sono deceduti in Svizzera in seguito al consumo di bevande alcoliche. Pur
avendo anche effetti benefici, se consumato con moderazione, l’alcol
risulta essere all’origine del 5,25% dei casi di mortalità degli uomini
e dell’1,4% di quello delle donne. È
quanto comunicato giovedì dall’Istituto di ricerche sulla sanità
pubblica e le dipendenze, che ha condotto uno studio su incarico
dell’Ufficio federale della sanità pubblica. Sostanza cancerogenaIn
base allo studio, l’alcol costituisce uno dei principali fattori che
influiscono negativamente sulla speranza di vita della popolazione
elvetica. Il
suo consumo è infatti responsabile della perdita del 10,5% degli anni
anni di vita degli uomini e del 4,9% per quanto riguarda le donne.
Tenendo conto di questi dati, l’alcol figura tra i cinque principali
rischi per la salute in Svizzera. Secondo
il Centro internazionale di ricerche sul cancro di Lione, in Francia,
l’alcol rientra nella lista delle "sostanze cancerogene". In
particolare rappresenta un importante fattore di rischio per quanto
concerne il cancro al seno, la cavità orale, la faringe, l’esofago, il
fegato e l’intestino retto. Come
dimostrato da alcuni studi, il consumo quotidiano di un solo bicchiere
di birra, vino o altre bevande a più alto tenore alcolico è sufficiente
per aggravare i rischi di cancro al seno. Prevenzione da migliorareGli
specialisti ritengono che, complessivamente, almeno una sessantina di
malattie siano legate all’abuso di alcol. Tra le affezioni più gravi
figurano la cirrosi epatica e le malattie cardiovascolari, tra cui
l’infarto. A
detta dell’Istituto di ricerche sulla salute pubblica e le dipendenze,
i rischi mortali costituiti dal consumo, anche sporadico, di grandi
quantità di alcol vengono spesso sottovalutati in Svizzera. Il
numero di problemi dovuti a questo fenomeno è da considerare quasi
"sorprendente", afferma l’istituto, tenendo conto del fatto che
esistono misure efficaci per ridurre il consumo di alcol. Tra
queste, innanzitutto, il rafforzamento della prevenzione e delle
terapie, la protezione dei giovani, l’aumento delle tasse sulle bevande
alcoliche o il divieto di vendita di alcol in certe manifestazioni. Secondo
gli esperti, la Svizzera dovrebbe seguire l’esempio dell’Italia e della
Francia, "che hanno potuto ridurre nettamente il consumo di alcol, come
pure le malattie che ne conseguono". (*) (*)
Nota: l’esterofilia non è un problema solo di noi italiani. Osservando
i vicini, evidentemente, non si vede solo l’erba più verde, ma anche le
bottiglie più piccole.
TRENTINO
LA TESTIMONIANZA <>
«Se bevevo potevo lavorare»
PREDAZZO.
C’è chi ha affermato nel corso di un forum del mensile L’Avisio, che il
lavoro c’è, basta aver voglia di lavorare. Ma un immigrato, cui è stata
data voce nel corso del dibattito di Migra, lo sta cercando invano da
un mese e mezzo, anche con l’aiuto degli amici del Cat, dopo aver perso
un posto di carpentiere a causa di un percorso intrapreso per
allontanarsi dall’alcol. «Quando bevevo andava tutto bene perchè salivo
tranquillamente sui tetti - ha raccontato - da quando ho smesso il
datore di lavoro mi ha detto invece che non andavo più bene». È
il terzo singolare paradosso uscito dal dibattito di martedì pomeriggio
su immigrazione e turismo organizzato dall’osservatorio Migra. Chi
segue un percorso virtuoso è penalizzato e i recenti e ripetuti appelli
del presidente della Repubblica Giorgio Napolitano o contro la
vergognosa escalation degli incidenti sul lavoro trovano risposte come
queste: bevi e produci. Perché stupirsi allora se un lavoratore, per di
più immigrato, occulta la propria condizione? «Dica sempre la verità -
gli ha raccomandato Rita Dallabona con una punta di commozione - io ho
un cuoco che ora mangia con noi, cui ho dato una mano, quella mano che
qualcun altro non ha dato a mio padre». Una mano, ovvero un lavoro. Lo
troverà? (f.m.)
AFFARI ITALIANI (ONLINE)
Test antidroga/ L’assessore De Albertis contro il ministro Ferrero: "E’ un aiuto per i genitori" "È
un onore che il Ministro Paolo Ferrero, che dall’inizio del suo mandato
ci ha proposto ’la stanza del buco’, l’apertura indiscriminata delle
porte all’immigrazione, la figura dell’’autosponsor’ per gli
extracomunitari, il modello dei centri sociali, i Dico e altro,
critichi il mio operato. Io credo che i genitori di bambini di 12, 13
anni abbiano il diritto e il dovere di controllare i figli se si parla
di droga, non di letterine d’amore, e cioè della vita e della salute
stessa dei nostri figli. Meglio un controllo in più e un figlio drogato
in meno che viceversa". Così,
l’assessore alla Salute, Carla De Albertis, risponde al ministro
Ferrero in merito alle dichiarazioni sul test antidroga distribuito in
zona 6. "Forse il Ministro Ferrero non ha capito che il kit antidroga è
semplicemente una libera scelta per i genitori: ma probabilmente il
concetto di libera scelta non fa parte della cultura dell’estrema
sinistra. Inoltre, il nostro progetto insegna e sensibilizza. Ritiene
forse il Ministro che sia meglio non sapere e non vedere? Certo la
nostra iniziativa non è la soluzione al dramma della droga, nessuno ne
ha la presunzione, e magari lo fosse, ma è la volontà di riportare la
famiglia a un ruolo centrale nell’educazione dei figli e di
sottolineare il concetto che drogarsi, con qualsiasi droga, non è
normalità e non deve essere considerata tale". Stasera,
alle ore 20, davanti al Consiglio di Zona 6 in via Legioni Romane 54,
si terrà un presidio di protesta all’iniziativa di distribuzione alle
famiglie della zona di un test antidroga da somministrare ai ragazzi e
alle ragazze. "I giovani comunisti di Milano e provincia si oppongo al
progetto del Consiglio di Zona 6 di inviare a tutte le famiglie un
coupon per il ritiro gratuito di un test antidroga, un proposta, che
mina alle fondamenta i rapporti familiari, basati non più sulla
comprensione e il dialogo, ma sulla logica del genitore-agente,
ottendendo come unico risultato l’insinuazione del dubbio e del
sospetto. Questo rientra nella politica securitaria promossa negli
ultimi mesi da tutto il Comune, che preferisce creare un clima di
repressione piuttosto che occuparsi realmente del problema". Durante
il presidio verranno distribuiti test etilici per verificare "la
sobrietà dei genitori, come risposta ad un’iniziativa che vuole creare
l’immagine di una generazione devastata dai problemi di alcool e
droga". (*) (*)
Nota: se si presuppone che un test per verificare l’uso di droghe da
parte dei figli favorisce il dialogo, la misurazione dell’alcolemia ai
genitori non può che arricchire ancora di più la discussione.
NOTIZIARIO DROGHE
Neo-proibizionista Chiamparino sostenga nostra proposta di legge per proibire alcool e tabacco Pietro Yates Moretti In
una intervista al Corriere della Sera, il sindaco di Torino, Sergio
Chiamparino, ha affermato che e’ giunta l’ora di punire il consumo. Pur
ritenendo che il consumo di cannabis debba essere depenalizzato, e vi
debbano essere misure di riduzione del danno, Chiamparino sostiene che
chi acquista droghe illegali finanzia la criminalita’, e per questo
deve essere punito. Siamo
certi, e ne abbiamo avuto prova in passato, dell’intelligenza di
Chiamparino in materia di droga. Questa volta pero’ ci sfugge il
ragionamento logico della sua "svolta" repressiva. E’ proprio il
proibizionismo che ha creato realta’ come il Tossik park di Torino, una
sorta di zona-franca in cui i tossici vanno a comprare droga e ad
iniettarsela, che ha tanto influenzato Chiamparino per fargli cambiare
idea. E’ proprio il proibizionismo che sta regalando miliardi di euro
ogni anno alle organizzazioni criminali. Comprendiamo la frustrazione
di chi ogni giorno combatte la droga, senza risultato alcuno. Ma cio’
non e’ dovuto certo all’antiproibizionismo, visto che vige in Italia
una delle leggi piu’ repressive del mondo occidentale e che il consumo,
anche di piccole quantita’ (basta poco per superare le tabelle della
Fini-Giovanardi), e’ punito con pesanti sanzioni amministrative e
spesso anche con il carcere. Su
una cosa comunque siamo d’accordo con Chiamparino: la legge attuale e’
ipocrita e contraddittoria. Infatti, se le droghe sono da proibire
perche’ creano danni alla salute e alla societa’, dobbiamo essere
coerenti e proibire subito anche alcool e tabacco. Sono queste le
droghe piu’ letali, con 140mila morti ogni anno solo in Italia e 4
milioni nel mondo. Rivolgiamo quindi un invito al sindaco neo-proibizionista affinche’ sostenga la nostra campagna "tutte legali o tutte proibite" (http://droghe.aduc.it/php/articolo.php?id=15741),
che include una proposta di legge per inserire nelle tabelle del Testo
unico sugli stupefacenti anche alcool e tabacco.
L’AVANTI
ALCOOL E AUTO, GLI SPOT DEL PARADOSSO Pericoli della pubblicità Nella
vita quotidiana il paradosso è oramai norma acquisita. Ma il paradosso
se utilizzato in letteratura o nel cinema è figura retorica elegante;
se le vicende della esistenza lo concretizzano articolando opposte
situazioni è segno della varietà della nostra stessa vita. Ma
all´opposto se il paradosso è conclamato negli spot televisivi senza
che tuttavia alcuno si curi di individuarlo, e soprattutto, se tale
paradosso è negativo per l´utente allora è il caso di intervenire. Mi
riferisco alle pubblicità di automobili e di alcolici. Per le seconde
non c´è molto da dire. L´alcool è causa di morte in Italia e nel mondo:
provoca numerose malattie, eppure è tranquillamente venduto e spesso
senza che si presti attenzione alla soglia dell´età dei diciotto anni
che dovrebbe essere almeno un limite per i minorenni (ricordiamo
l´inchiesta di Striscia la Notizia dove ragazzini, teen agers
compravano supercolici senza che nessun esercente chiedesse loro le
carte d´identità). Le pubblicità che reclamizzano alcolici, mai che ne
evidenzino la pericolosità per la salute e la pericolosità sociale -
incidenti che possono coinvolgere persone ubriache, litigi che
alimentati dall´alcool sfociano in tragedia - al contrario viene
accentuato l´aspetto ludico, innocuo, quasi ingenuo. E´ naturale che
qualsiasi manuale di tecnica pubblicitaria sostenga queste
caratteristiche: espungere qualsiasi elemento che possa direttamente o
meno nuocere alla vendita del prodotto e isolarne anzi le virtù, anche
quando non ne esistono, magari associando al prodotto una bella ragazza
così da creare una correlazione per analogia tra bevanda e sesso. Un
tempo anche le automobili assecondavano il medesimo assioma semiotico.
Ancora oggi negli auto-saloni vediamo splendide ragazze sdraiate sopra
i cofani di scintillanti fuoriserie. E fin qui siamo nella norma,
appunto. Nessun paradosso; tutt´altro: un invito a comperare
l´autovettura che potrà essere viatico per straordinarie conquiste.
Invito senza dubbio semplice, arguto, e perché no, simpatico. Ma ciò
che è realmente paradossale è la pubblicità delle automobili di questi
ultimi tempi. Quasi la bionda di turno è scomparsa. Le co-protagoniste,
oltre che la macchina, sono la velocità unita con performances da
veicoli di supereroi. E´ l´esatta metafora del livello iperbolico di
comunicazione che accelera i desideri, li deforma, li accosta alle vite
rare delle rockstar, tende all´identificazione con l´eccesso. Vediamo
macchine che salgono sopra i palazzi, che vincono la forza di gravità,
che fuggono misteriosi inseguitori, emulano il film Mission Impossible,
ora pattinano perfino sopra il ghiaccio. Tralasciando qualsiasi analisi
semiologica, queste rozze metafore invitano anche in modo subliminale
ad imitare questi modelli impossibili, inumani, in cui l´allegoria è
fonte di frustrazione qualora non venga applicata nella vita di tutti i
giorni, qualora non ci si attenga a quei modelli, non fuori norma, ma
fuori ogni logica naturale, scientifica, morale. Una sera qualunque,
prima di uscire, nell´arco di mezz´ora mi sono passate sul piccolo
schermo tre pubblicità: una, dove in una festa piena di belle donne,
scorrevano fiumi di alcolici, l´altra dove una macchina correva sopra
marciapiedi, palazzi, e scivolava fluida e incurante di ogni pericolo
come in un videogioco. A seguire, per coronare l´ossimoro degli
ossimori: la pubblicità di una birra, che è sponsor di partite di
calcio. A voi le conclusioni.
Luigi Senise
IL GAZZETTINO (UDINE)
Il giro del mondo "nel bicchiere" resta sotto traccia per non urtare la sensibilità dei musulmani Una
festa riuscitissima quella universitaria che ha fatto da antipasto al
piatto forte del festival di vicino/lontano, con oltre cinquecento
persone (e solo all’inizio) sul piazzale del Castello ad ascoltare la
musica mixata dal dj Abdul e a fare un inedito "giro del mondo nel
bicchiere". Ovvero, su proposta degli stessi universitari delle
associazioni studentesche (l’Alig, ma anche l’associazione
italo-albanese Insieme che hanno collaborato all’organizzazione assieme
all’Erdisu e all’ateneo), una degustazione gratuita di bevande
alcoliche da tutto il globo, con partenza dalla grappa friulana,
passaggio ad est attraverso la Romania con la famosa Tuicà, puntata in
Ucraina per la tipica vodka al peperoncino fino ad arrivare in Asia,
con assaggi di liquori che caratterizzano questi territori. Il che, a
tradurlo in numeri, fa quasi tremila assaggi, cinquecento per ognuna
delle sei bevande tipiche di uno dei Paesi stranieri scelti.Ma questo i
tanti che hanno scelto di fare una capatina in castello, l’hanno
scoperto solo una volta giunti alla meta, o poco prima, grazie al
passaparola, visto che negli inviti e nei comunicati ufficiali non
compariva. Il motivo? Scrupolosissimi e rispettosi delle altrui culture
e religioni, gli organizzatori del festival della globalizzazione, per
evitare che qualcuno degli islamici presenti al festival potesse
sentirsi in imbarazzo (visto che la religione di Maometto vieta in modo
rigoroso gli alcolici), hanno preferito tenere un basso profilo sul
"giro del mondo nel bicchiere" che ha riscaldato gli animi degli
universitari.
Cdm
TRENTINO
Il camper anti-alcol fa la giusta prevenzioneDa
più di 3 anni faccio parte dei ragazzi che l’articolo apparso in
cronaca il 28 aprile scorso (quello relativo alle nuove tendenze
alcoliche dei giovani trentini) definisce “operatori sociali del
servizio Alcologia dell’Azienda sanitaria provinciale”. Per fare
chiarezza, l’Azienda Sanitaria, in collaborazione con l’A.M.A.
(associazione di Auto Mutuo Aiuto), sostiene un progetto conosciuto
come “Frena l’alcol... fai correre la vita”: una ventina di ragazzi che
dedicano qualche serata della settimana alla causa alcol e giovani,
recandosi con un camper attrezzato di etilometri all’uscita di pub,
locali e discoteche, ma anche in prossimità di feste, sagre di paese,
manifestazioni in genere... Non si fa altro che aspettare chi,
volontariamente, sale sul camper per sottoporsi alla prova gratuita
dell’etilometro: è l’occasione per noi “operatori” di scambiare due
parole in un contesto informale, discutere e cercare di capire
serenamente il rapporto che c’è tra alcol ed il ragazzo stesso. Che
scende dal camper con 2 elementi in più: il valore del suo tasso
alcolico e una “potenziale consapevolezza”. Nel caso di valore alto sta
a lui decidere se mettersi alla guida o se passare la mano. Come?
Cedendo le chiavi della macchina ad un amico sobrio, aspettando il
tempo necessario allo smaltimento degli effetti della sbornia,
chiamando qualcuno che lo riporti a casa in sicurezza. In
effetti - purtroppo - qualcuno che affronta il risultato con
superficialità e leggerezza c’è, ma va considerato che in queste
situazioni si uniscono le “dinamiche del gruppo”, quindi non è da
escludere che lo stesso ragazzo che fra amici fa il brillante o lo
spaccone non sia il primo che nella sua intimità riflette e fa tesoro
delle parole che lì per lì sembrerebbero gettate al vento. E’ evidente
e fa notizia chi prende l’esperienza del camper ed il suo etilometro
come diversivo di serata o divertimento aggiunto, è invece molto
difficile dimostrare quanti possibili/potenziali incidenti il progetto
evita, grazie ai ragazzi che, con la consapevolezza della loro
“situazione alcolica” decidono di non mettersi al volante.
Andrea Sadler
LA PADANIA
LA PROPOSTACaner: penne-etilometro gratis fuori dalle discoteche
La
proposta è semplice. E serve a responsabilizzare i giovani e prevenire
gli incidenti stradali causati dall’abuso di alcol. Il consigliere
regionale Federico Caner lancia la sua iniziativa di penne-etilometro:
«La Regione Veneto acquisti immediatamente l’ultimo ritrovato del mondo
dei farmacisti per distribuirlo gratuitamente fuori dai locali
frequentati dai giovani». Discrete
e poco ingombranti, facili da usare, le penne-etilometro potranno
aiutare i ragazzi a capire se sono in grado di mettersi alla guida o se
hanno bevuto troppo, superando i limiti stabiliti dalla legge. «Proprio
con l’inizio della bella stagione, che porta i ragazzi a uscire di più
la sera, potrebbe arrivare una mossa che aiuta a responsabilizzarli
senza comunque porre loro divieti assurdi come quello che nega la
somministrazione delle bevande alcoliche dopo una certa ora» spiega
Caner, che ricorda come irrigidire le regole non risolva il problema
alla radice, ma rischi di generare comportamenti di sfida da parte del
mondo giovanile. Caner
suggerisce quindi alla Regione Veneto di acquistare i kit e
distribuirli fuori dalle discoteche e dai locali notturni. Un «progetto
pilota» che potrebbe poi essere esteso a tutti i locali, «anche nelle
ore diurne». Ritenendo
la proposta di Caner «intelligente», il vicegovernatore veneto, Luca
Zaia, suggerisce quindi «l’istituzione dell’obbligo di legge ad avere
in macchina un etilometro» con funzione di «autocontrollo». Secondo
Zaia, infatti, «abituare i ragazzi a verificare il proprio tasso
alcolico significa responsabilizzarli rendendoli i primi controllori di
se stessi: ognuno dovrebbe imparare a essere il primo giudice delle
proprie condizioni fisiche».
MARKETPRESS.INFO
ZAIA: RENDERE OBBLIGATORI I KIT ETILOMETRO FAI DA TE Venezia,
- “E’ intelligente la proposta di Caner e sarebbe opportuno siglare
degli accordi con i gestori dei locali per pianificare la distribuzione
degli etilometri sul territorio, so che già in molti sono disposti ad
aderire all’iniziativa”. Lo ha detto il Vicepresidente della Giunta
Regionale del Veneto, Luca Zaia, commentando la proposta del
consigliere regionale della Lega Nord, Federico Caner, di far
acquistare alla Regione penne-etilometro e distribuirle fuori dai
locali notturni per prevenire le stragi del sabato sera. “Io però
vorrei andare ancora oltre – ha aggiunto Zaia – e chiedere
l’istituzione dell’obbligo di legge ad avere in macchina un etilometro
con funzione, per così dire, di “autocontrollo”. Servirebbe come
deterrente e anche come prevenzione di incidenti causati da quanti si
mettono in strada nonostante abbiano bevuto troppo; nello stesso tempo
avrebbe anche lo scopo di responsabilizzare i giovani rendendoli i
primi controllori di se stessi. Abituare i ragazzi a verificare il
proprio tasso alcolico all’uscita dalla discoteca potrà inizialmente
farli sorridere, ma alla lunga, oltre che utile per evitare che
provochino incidenti magari irreparabili, sarà anche sommamente
educativo poiché ognuno di noi dovrebbe, con la pratica, imparare ad
essere il primo giudice delle proprie condizioni fisiche oggettive,
riconoscendo i limiti oltre i quali, per il suo bene e per quello degli
altri, non può spingersi”.
IL GAZZETTINO (UDINE)
TriesteSono un barista e un ... Sono
un barista e un avvocato di Trieste, Walter Zidarich, le vittime
dell’accoltellamento avvenuto ieri pomeriggio in pieno centro a
Trieste, alle 17.45, all’uscita del supermercato Punto Sme di via XXX
Ottobre. Ad
accoltellare i due uomini è stato un uomo di circa 30 anni,
visibilmente ubriaco. A quanto si è appreso ieri, l’aggressore dopo
essersi recato due volte al supermercato per acquistare delle bottiglie
di birra avrebbe intimato al cassiere di consegnargli l’incasso. Di
fronte al rifiuto, l’uomo si è scagliato direttamente sulla cassa,
tentando di forzarla mentre il cassiere ha richiesto aiuto all’esterno
del negozio. In soccorso al negoziante sono intervenuti un cliente del
negozio, l’avvocato Zidarich e uno dei banconieri del vicino bar Tivoli. Ne
è derivata una colluttazione nel corso della quale il ladro ha estratto
un coltello ferendo alla schiena Zidarich e ad un braccio il barista.
Nonostante la scena sia avvenuta di fronte ad un folto gruppo di
persone, l’uomo è però riuscito ad allontanarsi. L’avvocato
è stato trasportato d’urgenza all’ospedale di Cattinara, mentre l’altro
ferito al vicino ospedale Maggiore. Sul posto sono intervenute due
squadre volanti della polizia che hanno raccolto le testimonianze
attivando le ricerche per individuare ed arrestare l’aggressore.
IL GAZZETTINO (VICENZA)
Calci e pugni agli agenti della "volante" Camionista patteggia quattro mesi BassanoQuattro
mesi di reclusione con la sospensione condizionale. È la pena
concordata davanti al giudice Gastone Andreazza da Nicola Liumbruno, il
ventottenne camionista molisano che lunedì scorso ha provocato il caos
in commissariato dopo che la polizia stradale gli aveva ritirato la
patente per guida in stato di ebbrezza. Il difensore del giovane,
l’avvocato Alberto Gnoato, ha trovato l’accordo per il patteggiamento
con il pubblico ministero Isabella Dotto. Liumbruno era stato fermato
sulla ss. 47, in territorio di Solagna. Era apparso alterato. Il test
alcolimetrico aveva dato esito positivo. Liumbruno aveva rimediato una
denuncia. I poliziotti gli avevano ritirato la pa
Venerdì, 11 Maggio 2007
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