Quelle sostanze non sono innocue.
Adeguare i controlli ai consumi ... 11-05-2007 - La tragedia provocata da un giovane autista
fumato dovrebbe convincerci che è venuto il tempo di parlar chiaro. Uno
spinello, un tiro di coca, una pasticca, tre vodke: è chiaro che gli effetti
sono diversi, ma uguale è la conseguenza. Gli stupefacenti cambiano la nostra
percezione e i nostri riflessi, e ci impediscono di fare bene alcune cose. Una
società responsabile non ha il diritto di scoprire chi è fumato, sniffato,
impasticcato o bevuto: ha il DOVERE di farlo, nel momento in cui questa persona
può diventare pericolosa. (*) La tragedia di quel pullman in Piemonte può sembrare
eccezionale non lo è Dieci anni fa la principessa Diana è morta per un motivo
simile, in quel tunnel di Parigi: un autista ubriaco. Le stesse sostanze che
(forse) hanno aiutato Bukowski o Lou Reed a creare opere d’arte, ogni fine
settimana uccidono decine di ragazzi sulle strade, ne lasciano migliaia feriti,
mettono nell’angoscia milioni di famiglie. (**) Banale? Certo. Però diciamolo.
Quando, insieme alta collega Giusi Fasano, ho passato la notte con la polizia
stradale di Brescia, dalle automobili ho visto scendere di tutto: euforie
sospette, occhi sfavillanti, lingue impastate, nasi iperattivi. Molti
conducenti in quelle condizioni passavano il test dell’etilometro, non avendo
bevuto alcol ma - per usare le parole di un giovane poliziotto - “se gli
facessimo l’esame del sangue, uscirebbe fosforescente”. Se è così - ed è così -
bisogna trarne le conseguenze. La prima: occorre adeguare i controlli ai consumi: nuove
droghe, nuovi test, nuove sanzioni. La seconda: le sostanze che alterano la
percezione non sono innocue. Alcune, come l’alcol in modica quantità, sono
state socialmente accettate (scrivo dalla Finlandia: qui, come in tutto il
Nordeuropa, la quantità accettata non è proprio modica). In questo caso,
dobbiamo stare attenti alle conseguenze. Un ubriaco che cade si rompe il naso;
un ubriaco al volante uccide cinque persone. Su altre sostanze, invece, c’è più
leggerezza. Sulla cocaina, in Italia, ormai si scherza in radio e in Tv: come
se non creasse una dipendenza feroce, come se non provocasse un super-omismo
letale, come se non distruggesse vite e carriere. Intorno alla cannabis, addirittura, aleggia una reputazione
scapigliata e poetica. Ma fumare uno spinello non è come fumare una sigaretta
(che fa male, ma in un altro modo). Proporre quest’equivalenza non è solo
stupido: è sbagliato. Beppe Severgnini
(*) Nota: la polemica di questi giorni, seguita alla tragedia del
pullman, ha avuto il merito di far emergere la contraddizione che se si vuole
giustamente contrastare la guida in condizioni alterate non si può non
considerare gli alcolici. L’alcol è
così poco considerato che se ne parla più in seguito alle (presunte)
conseguenze di uno spinello che dopo migliaia di casi analoghi con gli
alcolici. (**) Nota: l’idea che alcol e stupefacenti aiutino la creatività è un mito. Il fatto che alcuni artisti usino sostanze non significa che siano utili. Bisognerebbe poter confrontare la loro produzione senza stupefacenti. De Andrè è stato prima un forte bevitore e poi astemio negli ultimi 10 anni della sua vita. A parere di molti le sue opere migliori le ha composte da sobrio. IL TRENTINO «Fumo», le tracce durano giorni «Ma
l’ebbrezza solo poche ore» ROMA. Se l’autista avesse assunto la cannabis la sera prima,
nel sangue non ci sarebbero «tracce» ma una concentrazione alta del Thc, il
principio attivo: lo afferma Felice Nava, farmacologo e dirigente del
Dipartimento delle dipendenze dell’ospedale di Castelfranco Veneto (Treviso),
citando una ricerca effettuata nell’Università della Louisiana: «Ci vogliono
cioè sei giorni - aggiunge - perchè la concentrazione massima si dimezzi». Per
il farmacologo la correlazione tra l’uso della cannabis e l’incidente stradale
«diventa molto difficile da provare». Lo stesso afferma Pietro Yates Moretti, consigliere dell’associazione consumatori Aduc: l’aver trovato tracce di cannabis nel sangue del conducente «non significa necessariamente che l’uomo fosse sotto l’influenza di sostanze stupefacenti al momento dell’incidente: la cannabis può essere trovata nel sangue anche giorni e settimane dopo averla consumata per l’ultima volta».. «Se passasse l’equazione antiscientifica tracce uguale a intossicazione - spiega Moretti - giungeremmo a una criminalizzazione senza precedenti del consumo di cannabis». Moretti sottolinea inoltre «che il Codice della strada vieta la guida in stato di alterazione fisica e psichica. Uno spinello fumato giorni addietro, anche se rintracciabile nel sangue, non provoca alterazione». Quindi «solo se sarà dimostrabile che il conducente dello scuolabus aveva consumato cannabis nelle ore immediatamente precedenti all’incidente, egli dovrà incorrere nelle giustamente severe sanzioni amministrative e penali previste dal Codice della strada». E tuttavia, secondo la letteratura scientifica, la guida sotto effetto di cannabis può aumentare gli errori fino al 60%, soprattutto entro la prima ora. AVVENIRE In nome della legge, a sinistra è
subito crisi
Davide Rondoni
Prima una missiva di un lettore di «Repubblica», il cui
succo era: sono di sinistra ma sto diventando razzista a causa dell’insicurezza
e dell’illegalità. Segue dibattito. Poi il sindaco torinese Chiamparino che
ammette: ero antiproibizionista, ma ho cambiato idea, servono leggi contro il
consumo di droga. E via il dibattito. Che, secondo me, è il vero dibattito di nascita
del partito democratico, mica quello sulla leadership. Insomma cosa succede a
sinistra, in quella parte importante e viva della politica e della cultura
italiana che ora è al governo? Sul tema della «legalità» anche il sindaco di
Bologna Cofferati ha avuto scontri nella sua coalizione per interventi che i
suoi compagni di sinistra giudicavano repressivi contro occupazioni, schiamazzi
pubblici, vendita di alcool…(*) A sinistra la legalità fa discutere. Intorno a
questa paroletta magica si sta muovendo qualcosa di interessante ma anche di
oscuro. In genere si pensa che nella cultura di destra la legge non è un
«problema». La si esalta, (quasi) sempre la si osserva. I «destri» sono,
nell’immaginario, uomini di legge. A sinistra il problema della legge sembra
invece da digerire, come mai? Forse perché restano in quella cultura i segni di
un’utopia rivoluzionaria (e perciò «fuorilegge»)… No, credo che su questo tema
possano finalmente crollare le inutili bandiere di destra e sinistra, i costumi
di scena con cui buona parte della politica e della cultura ama presentarsi.
Infatti dietro si intravede il vero tema, più che mai attuale: a cosa servono
le leggi, per cosa le si fa… Cioè il problema di una visione antropologica. E
qui le varie culture che sono presenti e vive nel nostro Paese stanno dando
diversa prova di sé, e diverso spettacolo. La grande cultura cosiddetta di
sinistra sta soffrendo proprio sul tema della legalità una delle sfide più
interessanti. Si confrontano su questo terreno le sue tre anime: una cultura
giustizialista - che non a caso s’era saldata con la cultura più rigida di
destra - che esalta la Legge come braccio dello Stato, unico vero dio; una di
stampo laicista-radicale che fa coincidere il desiderio individuale con il
diritto; e infine una tendenza a presentarsi come forza affidabile di governo,
moderata e amante delle regole. In tutti i tre casi, si tratta di posizioni che
vengono da visioni antropologiche (o «accenti» antropologici) che hanno
convissuto, ma la prima e la terza avevano nel corso di un paio di secoli
trovato loro punti di equilibrio. Ora la seconda, come aveva visto
profeticamente Augusto Del Noce, ha provveduto a erodere terreno, alleandosi ma
in posizione dominante con le altre. Vediamo esponenti di primo piano della sinistra
(e loro organi di stampa e di riflessione) ragionare secondo gli slogan di un
radicalismo borghese e individualista che ha indebolito ogni altra possibile
antropologia di stampo umanitario e socialista. A questa deriva radicaloide e
individualista opporre la «legalità» è un trucchetto retorico da ultima
spiaggia, che nasconde un vuoto culturale. Abbiamo veduto i grandi partiti di
sinistra sposare battaglie in-civili che non appartenevano al Dna della loro
cultura. E ora che devono dar conto di come si fanno le leggi, a che cosa
servono, che cosa promuovere o cosa colpire, paiono confusi, sballottati tra
slogan e luoghi comuni. È una grande occasione per una preziosa parte della
cultura italiana: riempire di contenuto antropologico la parolina magica
«legalità». Se lo faranno, sarà un grande servizio al Paese (e al nascente
partito democratico). Altrimenti sarà maggiore la palude e lo scontro tra
egoismi, in nome della legge. (*) Nota: incredibile come di fronte al grande numero di morti causati dagli incidenti stradali e dall’alcol ci si interroghi ancora sul significato delle proposte di soluzioni e la loro appartenenza a questa o quella ideologia. La sinistra a chiedersi se dare delle regole sia proibizionismo. Come se difendere i più deboli, scopo di ogni legge, non fosse di sinistra. E la destra a lottare contro la pagliuzza dello spinello, come fosse una lotta alla sinistra, senza considerare la trave dell’alcol. VIRGILIO NOTIZIE DROGA/TURCO: STOP IPOCRISIE,
PROIBIZIONISMO NON SERVE Entro estate test obbligatori per
lavori legati sicurezza altrui
Roma, 11 mag. - Il ministro della Salute Livia Turco esprime
la sua "vicinanza al dolore" delle mamme dei due bambini morti
nell’incidente di Vercelli, ma invita a evitare strumentalizzazioni e, soprattutto
"ipocrisie". In un’intervista a Repubblica spiega infatti: "In
Italia si demonizza la cannabis e si considera invece parte della nostra
cultura il vino. Eppure è l’abuso di alcol che provoca ogni anno migliaia di
morti sulle strade". A giudizio del ministro l’incidente di Vercelli
"dimostra ancora una volta che il proibizionismo non serve. La legge
Fini-Giovanardi è la più punitiva in assoluto, considera droghe leggere e
pesanti allo stesso livello, prevede sanzioni penali eppure i consumi aumentano".
"Per quanto riguarda il tragico incidente - annuncia - posso assicurare che entro l’estate ci saranno test obbligatori per i lavoratori la cui occupazione comporta la sicurezza di altri. Erano già previsti da anni, ma il passato governo non aveva trovato l’accordo con le Regioni". IL MATTINO Droghe leggere, torna la polemica
Ferrero: «Non strumentalizzare» Roma. Autista positivo al test sugli stupefacenti, inevitabile la polemica politica sulle norme antidroga. Il centrodestra sottolinea gli «effetti devastanti» dell’uso anche delle droghe leggere e chiede il ritorno alla legge Fini-Giovanardi, ma anche controlli severi per gli autisti di bus pubblici e privati. La prima risposta arriva dal ministro della Salute, Livia Turco, che dice sì ai «test periodici obbligatori per verificare l’assunzione di stupefacenti, alcol e farmaci che possono compromettere la capacità di guida degli autisti». E il ministro della Solidarietà sociale, Paolo Ferrero, chiede che «si eviti qualsiasi strumentalizzazione politica». E alla Moratti che gli manda a dire: «È incredibile, Ferrero pensa ancora che le droghe leggere non fanno male», ribatte: «Se l’autista del bus avesse bevuto troppo, Letizia Moratti avrebbe proposto di proibire il vino?» Ma l’opposizione attacca: Elisabetta Gardini (Fi), ribadisce la necessità di non legalizzare le dosi minime di stupefacenti e Alfredo Mantovano (An) chiede se dopo quanto accaduto il ministro Ferrero intenda ancora cambiare la legge sulla droga. «Piuttosto che tentare di cancellarla, la Fini-Giovanardi andava sostenuta», dice Maurizio Gasparri (An). E secondo lo stesso Carlo Giovanardi (Udc), ciò che occorre è proprio «l’applicazione» della legge che porta il suo nome e quello di Fini, mentre Alessandra Mussolini (Alternativa sociale) sottolinea che «drogarsi è un reato». Voce fuori dal coro quella di Vladimir Luxuria (Prc): «In Parlamento c’è chi si droga - dice - la smettano di fare i moralisti». IL GIORNALE DI VICENZA PROIBIZIONISMI La destra attacca Ferrero risponde: «E
il vino, allora?»
Roma. Le analisi del sangue dell’autista del bus diventano
il pretesto per l’ennesima polemica politica, questa volta sulle norme
antidroga. La destra sottolinea gli «effetti devastanti» dell’uso delle droghe
leggere e chiede il ritorno alla legge Fini-Giovanardi, e anche controlli
severi per gli autisti di bus pubblici e privati. La prima risposta arriva dal ministro della Salute Livia
Turco che dice immediatamente sì ai «test periodici obbligatori per verificare
l’assunzione di stupefacenti, alcol e farmaci che possono compromettere la
capacità di guida degli autisti». E a Letizia Moratti che ripropone la tesi
proibizionista, il ministro Ferrero fa una domanda: «Che cosa direbbe se
risultasse che l’autista del bus aveva bevuto troppo: forse che si deve
proibire il vino?». Dai banchi dell’opposizione, la forzista Elisabetta Gardini
(Fi) ribadisce la necessità di non legalizzare le dosi minime di droga e
Alfredo Mantovano (An) chiede se Ferrero intenda ancora cambiare la norma della
legge sulla droga. E secondo lo stesso Carlo Giovanardi (Udc), ciò che occorre
è «l’applicazione» della legge che porta il suo nome e quello di Gianfranco
Fini. L’eurodeputata Alessandra Mussolini (Alternativa sociale) sostiene che
drogarsi è un reato, «perché chi si droga mette in pericolo la vita propria e
quella degli altri», e la forzista Bertolini sollecita la Turco a esprimere il
cordoglio alle famiglie dei bambini morti, «vittime non soltanto della strada
ma anche della droga». Per Silvana Mura (Idv) se l’assunzione di droga da parte
dell’autista è alla base dell’incidente sarà necessario «aprire una seria
riflessione». Ma per Ferrero, «occorre innanzitutto fare una verifica seria per
chiarire se il conducente del bus fosse effettivamente sotto l’effetto di
sostanze psicotrope o se le tracce, che rimangono a lungo nel sangue, si
riferiscono a consumi pregressi». E a Milano, la Moratti annuncia che il Comune finanzierà solo quelle comunità, associazioni e progetti che puntano alla cura e al pieno recupero dei tossicodipendenti e non distribuirà più siringhe gratis ai drogati. Secondo Achille Saletti della comunità Saman, questa condotta «condannerà migliaia di consumatori a sviluppare malattie, emarginazione e ulteriore sofferenza». IL GAZZETTINO (Venezia) JESOLO. INIZIATIVA DELLA POLIZIA LOCALE Etilometri in discoteca, prime
verifiche
Sicurezza sulle strade, non solo etilometri a muro nei
locali ma anche etilometri stick monouso e opuscoli in omaggio contro la guida
in stato di ebbrezza. Apre la nuova stagione estiva e la città si prepara con
la sua azione di prevenzione e promozione della sicurezza stradale rivolta
soprattutto ai giovani per scongiurare i gravi incidenti stradali in cui
restano coinvolti all’uscita dei locali dopo un notte di divertimento.
Iniziative portate avanti da anni dalla Polizia Locale, che le sono valse molti
riconoscimenti nazionali. Questa settimana terminerà l’installazione degli etilometri
a muro nelle discoteche e nei pubblici esercizi ubicati sul territorio
comunale. Sabato sera il comandante della Polizia Locale, Claudio Vanin, si
recherà in alcuni pubblici esercizi (ad esempio il Gasoline di piazza Mazzini,
frequentatissimo dai giovani) che hanno aderito all’iniziativa, per verificare
il funzionamento degli etilometri installati, fare delle prove, cogliere le
reazioni dei titolari dei bar e, soprattutto dei loro clienti. Dopo la fase di
prevenzione, la serata della Polizia Locale proseguirà con i controlli su
strada. Ai conducenti delle auto fermate che, a seguito del controllo
risulteranno negativi, verrà donato un etilometro a stick monouso. Invece a
quelli che risulteranno positivi, oltre al ritiro della patente ed al fermo
dell’auto, verrà dato in omaggio un opuscolo in cui sono spiegati i vari
sintomi che si manifestano a seconda della percentuale di bevande alcoliche
assunte dall’organismo. F.Cib. IL TEMPO No a fumo e alcool
La prevenzione parte in discoteca
PRESENTATO in un noto albergo di Mentana il progetto «Prevenzione in discoteca», campagna di informazione e prevenzione socio-sanitaria utilizzando i luoghi di aggregazione giovanili. Si tratta di un progetto che «parla giovane ai giovani», incontrandoli nei loro luoghi di aggregazione. Nell’obbiettivo della prevenzione nella prima fase del progetto, le dipendenze e gli incidenti stradali a esse correlati. Il progetto prevede il contatto diretto di operatori specializzati e formati con i ragazzi nei loro luoghi di aggregazione e la diffusione del manifesto dei «Giovani Europei» contro il tabacco. Un ruolo fondamentale è rappresentato dall’informazione sui rischi fisici e mentali derivanti da dipendenze patogene da sostanze come alcol e tabacco. L’iniziativa realizzata in collaborazione con la Regione Lazio, assessorato alle Politiche sociali, ha visto tra gli altri in sede di apertura dei lavori l’assessore Alessandro Mandarelli e i sindaci di Mentana Guido Tabanella con l’assessore Coltella e del suo collega di Monterotondo. GIORNAL.IT Alcool e famiglia: come superare
insieme la dipendenza
Marcella Morcio "L´alcolismo non è una malattia. E´ uno stile di vita
sbagliato e dannoso che noi aiutiamo a correggere", sono le parole di
Gabriella Barbierato dell´A.C.A.T. , l´Associazione Club Alcolisti in
Trattamento, una comunità multifamiliare inserita nel territorio che si
incontra regolarmente, con l´obiettivo di allontanare l´alcool dalla vita
famigliare. Quando nasce l´A.C.A.T.?
"Il merito dello sviluppo di questo metodo innovativo,
va al Prof. Hudolin, psichiatra croato, che decise di riunire gli alcolisti
insieme alle loro famiglie, perchè potessero discutere gli uni con gli altri,
un problema che non riguarda solo il diretto interessato, ma tutte le persone
che lo circondano e che gli stanno vicino", continua la Barbierato,
"l´alcool distrugge tutto quello che è intorno. E´ la droga più pericolosa
e dannosa: è reperibile ovunque e a qualunque prezzo". Come si è sviluppata in Italia
l´associazione?
"Nel 1979 dalla Croazia, ha incominciato a diffondersi
in Friuli Venezia Giulia, raggiungendo man mano tutte le regioni italiane, fino
ad arrivare oggi al numero di 2.200 sul territorio nazionale e a 400 in oltre
30 paesi nel mondo. In Piemonte se ne contano 224 e la nostra città,
Alessandria, è la sede dell´A.C.A.T.". Come funziona l´A.C.A.T?
"Le famiglie degli alcolisti si riuniscono una volta a
settimana in piccole comunità, dette Club degli Alcolisti in Trattamento, per
discuterse e confrontarsi sulle problematiche alcolcorrelate. Questi incontri
sono presieduti da un volontario, detto servitore, come lo sono io, che dopo un
corso di preparazione tenuto da psichiatri e psicologi, ottiene l´adeguata
formazione per gestire questi gruppi". Come si svolgono queste sedute?
"Il Club è composto al massimo da 12 famiglie e le
riunioni durano un´ora e mezza. L´attenzione durante questi momenti, si focalizza su
tematiche quali la spiritualità antropologica, l´etica, l´amore, l´amicizia, i
diritti dei popoli e dei cittadini. Il tutto con l´obiettivo finale di modificare lo stile di
vita errato legato all´alcool, di queste persone". Quanti Club ci sono nella nostra
provincia?
"Nonostante i recenti cali di persone che partecipano
alle riunioni dell´associazione, ad Alessandria ci sono 2 gruppi; a Valenza 1;
7, 8 a Casale e 1 a Tortona. Quello di cui avremmo bisogno sono dei volontari, motivati e
disposti ad affrontare una tematica così delicata e difficile da gestire". Chi beve oggi di più?
"I dati allarmanti oggi riguardano i giovani che
iniziano a bere addirittura dagli 11 anni. Non lo fanno solo perchè hanno dei
problemi famigliari. Spesso, ed è questa la cosa più preoccupante, lo fanno
perchè piace bere o perchè significa trasgressione, non sentirsi fuori dal
gruppo". La Barbierato sottolinea anche un altro particolare
inquietante: "A volte è quasi impossibile accorgersi di avere un alcolista
in casa. Sono abilissimi a nascondere le bottiglie e a far credere che i malori
conseguenti all´abuso di alcool, siano dovuti ad altri motivi". Questo accade soprattutto nelle donne: "Lo stereotipo
oggi della donna casalinga-depressa che beve è ampiamente superato: spesso a
bere sono donne realizzate professionalmente, socialmente ben inserite. Le donne riescono a mascherare il loro abuso d´alcool fino a
raggiungere situazioni estreme. Infatti se la donna passa molto tempo in casa, riesce a
smaltirlo dormendo". Chi beve, cosa beve?
"Di tutto. Si può iniziare con qualcosa che piace, il
vino o un super alcolico, fino ad arrivare ai limiti più estremi come i
profumi". Quali sono i principi su cui si basano
gli incontri nei Club?
"La sincerità di chi vi partecipa e la considerazione
fondamentale da parte di noi servitori che tutti sono uguali. Una volta entrati
nel gruppo, si abbadonano i nostri status sociali perchè siamo tutte persone
che devono combattere un nemico comune molto pericoloso". E i risultati raggiunti dal metodo dell´A.C.A.T., parlano da soli: "Circa l´80% degli alcolisti supera la dipendenza". IL GAZZETTINO (Padova) INTANTO IN PIAZZA DELLE ERBE UN ALTRO MERCOLEDÌ DI CAOS E
DEGRADO Il Pedro: «Abbiamo vinto noi». Oggi la
"critical mass"
(M.A.) Un altro mercoledì sera tra piazza delle Erbe e
Ghetto è trascorso all’insegna dell’alcol e della musica sparata a tutto volume
fino a notte fonda. Registi della festa universitaria in pieno centro storico,
ancora una volta i Disobbedienti. Il fenomeno dello spritz decolla con
l’organizzazione no global fatta di una consol e un paio di casse, lattine di
birra a 1 euro e striscioni appesi alle colonne contro il Comune. Tra i tanti
il più irriverente è uno dedicato al sindaco con stampigliata la scritta
"Zanonato multa Sircana". Chiaro riferimento all’ordinanza
anti-prostitute voluta dal primo cittadino. Terminato il mega rave party il
selciato di piazza delle Erbe e Ghetto è quello di sempre: bicchieri di
plastica, bottigliette di birra, rivoli di urina e cartacce di ogni tipo. Il
popolo dello spritz non si ferma mai. Così come gli indiani padani che hanno rivendicato la loro
vittoria nei confronti del comitato "Com.Res" di Massimiliano
Pellizzari, che aveva organizzato per questa sera una fiaccolata contro il
degrado. Manifestazione considerata poco sicura dalla Questura per la presenza
dei no global che avrebbero cercato di boicottarla con una critical mass. «La Padova libera e solidale ha vinto - ha affermato il
leader del Cso Pedro, Max Gallob - contro la Padova qualunquista e demagogica
che obbedisce alle logiche securitarie della giunta Zanonato. Siamo contro la
desertificazione del centro, le ronde e i muri. Abbiamo ottenuto un grande e
primo risultato. Adesso dobbiamo continuare a tessere una nuova realtà per una
Padova libera». A questo punto, quindi, la super biciclettata promossa dai
Disobbedienti si trasformerà in un incontro alle 21 di stasera in piazza delle
Erbe, con tutti i movimenti che avrebbero dovuto partecipare alla critical
mass. Il tema dominante sarà la sfilata di mercoledì organizzata dalla
prostitute e dai trans. Intanto si continua a parlare del decentramento del rito dello spritz. L’anno scorso artefice dell’iniziativa fu il comitato "Bar per il centro" del presidente Federico Contin, quest’anno il Comune ha deciso di regolamentare l’operazione con un bando di gara. Il problema è che Federico Contin vorrebbe essere il regista anche della seconda edizione, ma le associazioni di categoria lo attaccano appoggiate dall’assessore al Commercio, Ruggero Pieruz. «Mi piacerebbe essere il responsabile della manifestazione - ha spiegato Contin - perchè la scorsa estate è stata ideata e creata dal nostro Comitato. Il bando di gara stabilirà quali bar dovranno andare lungo il Piovego e io mi rimetto alla volontà del Comune. Credo, però, che la nostra esperienza possa contribuire a rendere l’appuntamento piacevole e sicuro. Ricordo infatti che tutte le spese per organizzare l’iniziativa saranno a carico dei baristi e non chiederemo un soldo a palazzo Moroni». IL MATTINO «Brava persona rovinata dalle donnacce» CLAUDIO LOMBARDI Recale. Era in pensione da un mese. Il 10 aprile aveva salutato i suoi amici alla «Firema Trasporti» di Caserta e, probabilmente, si era andato a bere una birra. Per Virgilio Rinaldi, che a luglio avrebbe compiuto 56 anni, l’alcol non era più un piacere, ma un’ossessione. Qualche collega nello stringergli la mano per l’ultima volta, forse, si sarà chiesto come avesse fatto – lui, autotrasportatore per ventitré anni – a reggere le centinaia di chilometri che macinava al giorno e i litri di birra che ingurgitava. Si inizia a bere, si dice, per affogare i fallimenti e, all’inizio, la bottiglia sembra un piacere innocuo, quasi meritato. Poi però, comincia ad insinuarsi nella tua vita fino a diventare una presenza di cui non puoi fare a meno. E di fallimenti da affogare Virgilio ne aveva tanti. Un matrimonio andato in rovina, la morte accidentale di un figlio. Cinque anni fa aveva abbandonato rione Michelangelo, a Caserta, dove abita ancora la moglie, Anna Gaudino, e aveva trovato rifugio a Recale, in un modesto appartamento, preso in affitto, al secondo piano di un edificio in via Gibuti 31. Chi, ieri, è riuscito ad entrare in casa, si è trovato in un ambiente disadorno: un paio di stanze, un mobilio da mercatino dell’usato, bottiglie vuote ovunque, qualche oggetto messo alla rinfusa e poco più. Virgilio era solito ospitare in quell’appartamento donne straniere disposte ad erogare attimi di piacere per pochi euro. Un’altra ossessione, questa, che gli procurava gli sguardi inquisitori dei condomini. Non si vedeva spesso in giro per il paese e non era quel che si definirebbe una persona conviviale. Comprava le sigarette nel tabacchi di piazza Matteotti e qualche volta se ne andava al bar di piazza Aldo Moro a bere un paio di birre. Per il titolare, era un uomo mite, un cliente educato, una brava persona. Lo era anche per la moglie Anna: «Non stava più con me, è vero. Ma veniva a trovare spesso i nipoti e mi passava dei soldi per andare avanti. Era buono, solo che aveva quel vizio del bere... e poi quelle donnacce!». Il cadavere di Virgilio è stato ritrovato dai carabinieri della stazione di Macerata intorno alle 13.30. La notizia si è diffusa immediatamente nel quartiere, ma nessuno riusciva ad individuare chi fosse quell’uomo, forse ucciso da una coppia di stranieri, che abitava in quello stabile al civico 31 di via Gibuti. KATA WEB NEWS Accoltellò genero, attore Burruano
condannato a 16 mesi
11 maggio 2007 - Il popolare attore palermitano di cinema e
teatro, Luigi Maria Burruano, conosciuto anche come Gigi, noto anche per la sua
interpretazione nel film “I cento passi”, è stato condannato a sedici mesi, con
il patteggiamento, per il ferimento del genero Fabio Guida, accolltellato nella
piazza di Mondello, il lido di Palermo, il 5 settembre scorso. La sentenza è del giudice delle indagini preliminari Vincenzina Massa, che ha ratificato l’accordo sulla pena raggiunto dal pm Ambrogio Cartosio e dall’avvocato Toto Cordaro, che assiste l’attore. Burruano rispondeva originariamente di tentato omicidio: arrestato, rimase due settimane in carcere, poi ebbe i domiciliari e in seguito il divieto di dimora in Sicilia, revocato in febbraio. L’indagato, anche perché in preda ai fumi dell’alcol, colpì il genero dopo l’ennesima crisi scoppiata tra Guida e la moglie, Gelsomina Burruano. L’episodio servì a ricompattare la famiglia: i due coniugi, genitori di tre bambini in tenera età, hanno fatto pace e sono tornati insieme. Guida si è scusato col suocero e Burruano ha fatto lo stesso con lui, scrivendo una lettera destinata al genero e alla figlia. La pace è tornata in famiglia, il danno è stato risarcito e nonostante la relativa gravità del fatto, pm e Gip hanno detto di sì al patteggiamento. IL TRENTINO Litiga e chiude la moglie in bagagliaio
A processo per sequestro di persona.
Lei aveva bevuto troppo
PERGINE. Voleva portarla dai carabinieri dopo l’ennesima lite coniugale. Ma per convincerla ha deciso di usare metodi un po’ bruschi: l’ha chiusa nel bagagliaio dell’auto e si è avviato verso la caserma. Per questo un sessantenne di Pergine è finito a processo con l’accusa di sequestro di persona. Nei guai anche la donna, denunciata per resistenza a pubblico ufficiale a causa della sua reazione scomposta davanti ai militari. Tra marito e moglie da tempo i rapporti erano tesi: in particolare lui le rimproverava di tornare a casa alticcia. Anche in quell’occasione la lite era scoppiata per le condizioni fisiche della donna. IL GAZZETTINO (Pordenone) Trieste È stato fermato mercoledì ... È stato fermato mercoledì sera dalla Squadra Mobile l’uomo che nel pomeriggio dello stesso giorno aveva accoltellato due persone a Trieste, durante un tentativo di rapina nel supermercato Punto Sma di via XXX Ottobre. Felice Damiani, 33 anni, noto alla polizia per reati contro il patrimonio, è stato rintracciato intorno alle 21 nell’appartamento di alcuni suoi conoscenti, nei pressi della stazione centrale, grazie anche ad alcune testimonianze che descrivevano il tatuaggio che l’uomo ha sul collo. Damiani è stato condotto in Questura, dove il pm Giorgio Milillo ha disposto il fermo. Damiani è stato riconosciuto da alcuni testimoni, tra i quali il cassiere del supermercato e i due feriti. Dalla ricostruzione fornita dalla polizia, il pregiudicato prima ha acquistato una birra e poi è ritornato nel supermercato, ubriaco, per comprarne un’altra. Pretendeva dal cassiere l’incasso, che glielo ha negato. L’intervento del barista del Bar Tivoli e di un avvocato, Walter Zidarich, ha innescato la violenta reazione di Damiani, che li ha colpiti con un temperino dalla lama lunga 5-6 centimetri. A rischiare grosso è stato l’avvocato: la coltellata alla schiena gli ha sfiorato un rene. Il barista è stato invece ferito alla coscia. Entrambi sono stati ricoverati in ospedale e dimessi ieri. Damiani, riferisce la polizia, frequenta un giro di persone composto anche da pregiudicati per furti e lesioni. L’uomo è stato rinchiuso nel carcere del Coroneo. I due feriti, ieri hanno ricevuto la visita del sottosegretario agli Interni, Ettore Rosato, del prefetto e del questore di Trieste, Giovanni Balsamo e Domenico Mazzilli, che hanno espresso loro solidarietà, stima e riconoscenza per l’alto senso civico dimostrato, mettendo a repentaglio la propria incolumità. VARESENEWS Milano - Oltre 200 varietà di birre
artigianali sino a domenica 13 maggio a fieramilanocity. Ad accompagnare la
manifestazioni cibi etnici, balli e tanta musica Milano, un weekend a tutta birra
Milano Beer Festival, alias “Birra senza frontiere”. E’
questo il titolo della manifestazione in programma da oggi e sino al 13 maggio
prossimo a Fieramilanocity, dove protagoniste saranno le migliori “bionde” provenienti
dai 5 continenti: fra le nazioni presenti, infatti, oltre alle più note
“europee” anche stand di Stati Uniti, India e Turchia. Un festival all’insegna
della bevanda alcolica più amata dalle nuove e vecchie generazioni (anche se
gli organizzatori raccomandano di non esagerare troppo con le “degustazioni”) e
del divertimento, con l’obiettivo di celebrare la cultura di una birra migliore
perché “artigianale”, e ciò sulle orme dei sempre più numerosi “homebrewers” o
birrificatori casalinghi. Circa 200 le varietà presenti, tutte garantite
dall’Associazione Degustatori Birra e da “sorbire”, come vuole tradizione, rigorosamente accompagnate dai classici
panini “imbottiti” con salumi e formaggi nostrani, ma anche dagli immancabili wurstel con crauti bavaresi o dai più
originali kebab alla turca. A fare da contorno alla “gustosa” manifestazione
sarà infatti il cibo etnico proveniente da tutto il mondo, così come la musica
soul, jazz, blues e i più travolgenti balli etnici. I veri intenditori avranno la possibilità, negli stand del Regno
Unito, di degustare 12 birre servite direttamente dalla “barrique” a caduta,
sistema antico e tradizionale per conservare tutta la freschezza e la fragranza
della bevanda appena prodotta. Per gli appassionati dei passatempi più
“prossimi” alla tradizione dei pub, come le freccette, il ping-pong e il calcio
balilla, i campioni della Federazione Italiana Tennis Tavolo, della Federazione
Italiana Calcio Balilla e della Federazione Italiana Gioco Freccette daranno
eccellenti dimostrazioni di gioco, sfidando poi i visitatori in gare e tornei
con premi all’ultimo “drink”. Per gli irriducibili dello shopping, il
fornitissimo Beershop collocato all’uscita del Festival consentirà di portare a
casa qualche originale e più o meno alcolico souvenir. Per tutti la possibilità di prendere in cauzione
all’ingresso (2 euro, che saranno riconsegnati poi in fase di uscita) un
bicchiere serigrafato da 25 cl . E che,
per garantire un alto livello della degustazione, potrà essere di volta in volta
pulito grazie alla presenza di appositi dispositivi per il lavaggio collocati
nei vari padiglioni. Per gli amanti delle “bionde” più diffuse al mondo, l’appuntamento è dunque da oggi al 13 maggio prossimo a fieramilanocity (3 euro il biglietto di ingresso, accesso da viale Eginardo) con orari dalle 17.00 alle 2.00 (venerdì 11), dalle 11.00 alle 2.00 (sabato 12), dalle 11.00 alle 24.00 (domenica 13). Per informazioni: www.milanobeerfestival.com Vignali: «Lotta a droga, alcol e doping» LA NAZIONE Turco: Controlli obbligatori . Ma la La disposizione esiste da 17 anni e resta ignorata perché il decreto attuativo Gli esperti non hanno dubbi: Cannabis e alcol mix micidiale Da Genova la proposta di fare test agli autisti |
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