Ciò che resta del bus - Foto da Corriere.it -
Emmevi
A bordo i passeggeri sono 17 in tutto, molti
giovani, ma anche 2 agenti di polizia liberi dal servizio, in borghese: alcuni
minuti dopo l’inizio del viaggio, il commando entra in azione. La reazione dei
due poliziotti è immediata, ma c’è troppa gente attorno e la condizione è
numericamente sfavorevole. Un agente rimedia una brutta coltellata al braccio e
viene abbandonato al casello di Alessandria Sud (A26). Nel frattempo partono
alcune telefonate dal bus verso il 113 ed il 112: tutte le unità operative
rincorrono il pullman ed il cerchio si chiude. Presi dal panico, i tre
sequestratori cospargono l’interno del veicolo di benzina, minacciando di
appiccare il fuoco al minimo accenno di reazione. Più avanti, tutte le donne a
bordo vengono fatte scendere, ma il viaggio della follia continua verso nord,
in autostrada, dalla quale l’autobus esce a Vercelli Est e dove altri ostaggi
vengono lasciati liberi. I banditi comprendono di averla fatta grossa, ma non
demordono ed imboccano la statale 11, che conduce a Novara: tra Trecate e
Magenta è una gazzella dei Carabinieri che intercetta il bus e lo costringe a
fermarsi: determinati, i Carabinieri rispondono al fuoco e colpiscono il
dirottatore armato, arrestandolo subito dopo. I complici sono in fuga e dopo
aver guadagnato la boscaglia facendosi scudo con gli ostaggi rimasti,
spariscono. Un istante prima di scendere hanno appiccato il fuoco al veicolo,
andato completamente distrutto. Il secondo delinquente viene braccato con
l’aiuto di cani poliziotto, ed arrestato dagli agenti nel giro di poco tempo. ![]() {foto3c} L’arresto di uno dei malviventi che
hanno sequestrato il bus - Foto Corriere.it - Emmevi
Si era subito parlato di magrebini e, con l’aria
che tira, l’intera Italia è rimasta col fiato sospeso pensando ad un episodio
terroristico: si tratta invece di albanesi. Uno, 27 anni, è regolarmente munito
di permesso di soggiorno, e si trova piantonato in ospedale dopo essere stato
attinto dai colpi di pistola esplosi dai militari dell’Arma. Il secondo,
catturato dalla Polizia, ha appena 21 anni e sembra essere clandestino. Le
modalità dell’evento, che dovrà essere ricostruito nei minimi dettagli, fanno
pensare ad un maldestro tentativo di rapina. Ma proprio questo particolare,
merita un’accurata riflessione, visto che gli ingredienti per la tragedia
c’erano tutti: la determinazione del terzetto era così elevata da assaltare un
bus carico di gente, accettando tutto il conseguente rischio e salendo a bordo
con taniche di benzina e pistola carica.
Siamo tutti in divisa, e sappiamo il rischio
potenziale che un evento come questo ha rappresentato. Bisogna riflettere ed
imparare: è necessario tornare al controllo del territorio, al presidio delle
statali. I fenomeni delle rapine in villa, dei furti d’auto, dei sequestri di
persona nei confronti di autotrasportatori, mostrano sempre più matrici comuni
e non è certo una novità che una buona parte della manovalanza, sia oggi
affidata a cittadini stranieri, molti dei quali di nazionalità albanese e romena.
I rapinatori di ville, per esempio, sono ormai costituiti in bande, senza una
precisa organizzazione, ma con un fine comune assolutamente stabile: razziare.
È un dato di fatto, purtroppo, che con l’indulto si sia tornati ad assistere ad
un’improvvisa recrudescenza di tutti questi fenomeni: al maggio di quest’anno,
i detenuti rimessi in libertà grazie alla legge 241/2006, che ha disposto la
causa di estinzione della pena così come prevista dall’articolo 174 del codice
penale, sarebbero 26.201, dei quali 16.158 italiani e 10.043
stranieri: il 12% di loro, 3.144 persone, sono nel frattempo rientrate
in carcere per aver commesso ulteriori reati. |
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