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Cina, il governo “annuncia” che sulle strade si muore di meno

Nel triennio 2003/2006 un risparmio di oltre 14mila vite, ma secondo molti “i conti non tornano”
Tra nuove leggi e campagne di sensibilizzazione, “il Paese di Mezzo” resta uno dei più pericolosi al mondo

 


(ASAPS) PECHINO (RPC), 21 maggio 2007 – La sinistrosità stradale, in Cina, non è affatto una scienza esatta, nemmeno dal punto di vista della statistica: da una parte le autorità di Pechino, che annunciano senza troppi fronzoli il recesso del fenomeno infortunistico da ormai 4 anni, dall’altra istituti come l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), che bolla l’immenso paese della Grande Muraglia come uno dei luoghi meno sicuri per circolare, controbattendo all’ufficialità governativa un proprio bollettino raddoppiato, sia in ordine alla mortalità che al numero di feriti.
È una questione che più volte ha sfiorato l’incidente diplomatico.
Che il problema esista, è però fuori discussione, tanto che, per arginare l’ecatombe, il governo ha recentemente lanciato una serie di campagne di sensibilizzazione e promulgato un pacchetto di norme maggiormente restrittive: ai primi di aprile, abbiamo pubblicato la notizia dell’approvazione di un disegno di legge che prevede l’introduzione di una rigidissima procedura di selezione dei candidati al conseguimento della patente di guida. Gli aspiranti conducenti, infatti, dovranno superare 13 differenti prove pratiche, tra le quali un lungo test notturno, l’esecuzione perfetta delle manovre di superamento degli incroci e, per coloro che abitano nelle regioni più remote dell’immenso paese, perfino prove speciali di guida in montagna o in fuoristrada.
L’ultima novità, invece, prevede la formazione di una specifica “coscienza” del conducente, requisito fondamentale per un paese che non può garantire la tolleranza zero visto l’altissimo numero di abitanti (1 miliardo e 313 milioni di abitanti, secondo il censimento del 2006) e l’immensità del territorio.
Secondo Pechino, nel corso del triennio 2003-2006 gli incidenti stradali avrebbero subito una riduzione media pari all’11% annuo, tanto che nel corso del 2006 il numero complessivo di eventi non avrebbe superato un totale di 380.000 impatti. Un decremento importante, che però sarebbe caratterizzato – secondo il rapporto ufficiale del governo – da un recesso molto meno marcato in ordine alla mortalità: 104mila vittime nel 2003, 89.455 nel 2006. Questo bollettino, che dunque evidenzia un risparmio di 14.545 vite nel periodo preso in esame, non convince affatto molti osservatori, tra cui, appunto, l’Organizzazione Mondiale della Sanità.
Tuttavia, che la Cina stia lavorando duramente alla questione, è certamente un dato di fatto: il paese è sottoposto ad un incremento della motorizzazione che definire “galoppante” potrebbe apparire riduttivo: secondo i dati dichiarati dalle fonti governative, infatti, nello stesso periodo preso in esame (2003/2006), il parco veicolare della Repubblica Popolare cinese è aumentato del 18,8%, ed avrebbe ormai raggiunto i 22 milioni di mezzi immatricolati (gli Stati Uniti, al 2006, hanno superato i 136 milioni). (ASAPS)
© asaps.it
Lunedì, 21 Maggio 2007
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