LA VOCE DI MANTOVA E poteva mancare il festival musicale analcolico nella provincia
(città ormai è limitativo) dei festival? Certo che no, e infatti il 26 e 27
maggio al Parco Florida di Pegognaga artisti e musicisti più o meno famosi si
alterneranno sul palco mentre tutt’intorno scorreranno fiumi… d’acqua e
nient’altro. A organizzare il tutto il Club degli alcolisti in trattamento,
l’associazione europea familiari e vittime della strada e l’assessorato
provinciale delle politiche sociali. Un festival dal forte significato
sociale, “culturalmente trasgressivo” come lo definiscono gli ideatori. Questo
è il festival analcolico che si terrà sabato 26 e domenica 27 al Parco Florida
di Pegognaga. Perché “culturalmente trasgressivo”? Presto detto: “perché si
pone in alternativa – spiegano gli organizzatori (Club degli alcolisti in trattamento,
l’Associazione Europea Familiari e Vittime della Strada e assessorato ai
servizi sociali e politiche giovanili della Provincia) – a una cultura che
tende ad associare sempre i momenti di divertimento con il consumo di alcol”.
Insomma, si vuole dimostrare che divertirsi senza ubriacarsi è più che
possibile e spesso salva la vita. In occasione di questa manifestazione, che si
svolge dal 2002, in maniera simbolica, infatti, non vengono bevute bevande
alcoliche. E l’idea, piano piano, sta prendendo piede e si sta diffondendo in
tuttt’Italia tanto che, ormai, sono numerose le manifestazioni musicali nate
sull’onda del “no alcol please”. Anche quest’anno il livello qualitativo degli artisti che
si alterneranno sul palcoscenico è elevato. In particolar modo, nelle due
serate di festival, si alterneranno in scena: sabato 26 Franco Mussida,
Vittorio Merlo, Luca Bonaffini, Alberto Bertoli e Tolo Marton Trio;
domenica 27, Fabrizio Frabetti, Luca Maciacchini, Pippo Pollina e
Pietro Nobile. Oltre alla musica nel parco di Pegognaga troverà spazio uno stand gastronomico in cui sarà possibile gustare specialità da leccarsi i baffi. Il tutto, ovviamente, sarà innaffiato da ottime bevande analcoliche e centinaia di litri d’acqua. Gli spettacoli inizieranno alle ore 19; ingresso gratuito. Alcol, limiti agli spot e nuove regole IL GOVERNO ha un progetto di legge: «Vietare le pubblicità in cui gli alcolici sono rappresentati come il mezzo per socializzare. Saranno ammesse soltanto pubblicità in cui si parli delle caratteristiche e delle qualità del prodotto». Lo ha detto al Secolo XIX il ministro Paolo Ferrero, ieri a Genova per la campagna elettorale. «Non siamo proibizionisti, ma l’idea che bere alcol faciliti i rapporti umani è falsa e va contrastata», spiega il ministro per la Solidarietà sociale. Che aggiunge: «I prodotti al di sopra di 1,2 gradi dovranno avere un’etichetta ben visibile per avvertire che si tratta di prodotti alcolici». E, come sui pacchetti di sigarette dove sono riportati i pericoli del fumo, sulle bottiglie saranno indicati i rischi per chi beve. Grande succeso per gli espositori. «Tanti i curiosi desiderosi
di scoprire come nasce un prodotto di qualità» TRENTO. La 71ª Mostra dei Vini del Trentino si
è conclusa ieri sera con un’affluenza boom: in due giorni sono stati oltre
quattro mila i visitatori. Non soltanto esperti degustatori, ma soprattutto
giovani appassionati e curiosi che hanno approfittato di un prezzo abbordabile
(otto euro) per assaporare il “nettare degli dèi” in un’atmosfera sofisticata
come quella offerta dal teatro Sociale. Ieri sera, alle
19.30, la coda per entrare a curiosare tra i settantuno stand arrivava fino
all’esterno, mentre all’interno la folla sorseggiava rossi e bianchi per tutti
i gusti. Filippo Lanaro, studente di Giurisprudenza, è
lapidario. «Qui è il paradiso: vino buono, belle donne e una sala stupenda».
Come lui Federico, 24 anni, un autentico aficionados della Mostra. «Sono qua da
due giorni - racconta - sono un appassionati di vini e qui è bellissimo. Mi
piacerebbe anche fare un corso per sommelier». Insomma, tantissimi ragazzi,
come conferma Paolo Malfer dell’Azienda Revì di Aldeno. «Il pubblico è
veramente giovane, ma non vuole solo bere ma anche conoscere ciò che beve».
Lo stesso spirito col quale sono venuti Daniele e David, emiliani che studiano
a Trento. «Il vino ci piace - spiegano - e siamo venuti per conoscerlo meglio:
il vostro è più delicato del nostro. Comunque c’è un’atmosfera piacevole ed è
bello sapere come nasce un vino e come va bevuto al meglio». Poi ci sono
Lorenzo, Giuseppe e Michael. «È come essere in una piazza con tanti stand di
vini buoni: dovrebbero esserci più iniziative di questo tipo», dicono sicuri.
Michael è australiano ed è a Trento per Erasmus. «Voi trentini siete davvero
fortunati - spiega - avete il sole, le montagne più belle del mondo, ragazze
simpatiche ed un vino bianco eccezionale». E secondo il produttore Paolo a
Prato, della ditta Barone a Prato di Piazzo di Segonzano «i giovani d’oggi
stanno riscoprendo la cultura del vino, riprendendo le tradizioni della nostra
terra». Giovani e vino: un binomio forte nella Mostra del Sociale.
Conferma della ricerca fatta di recente da un sociologo dell’Università di
Trento, Charlie Barnao, che spiegava il rapporto sempre più forte tra
giovani ed alcol. Insomma, qualcuno ricordi anche in queste occasioni che un
bicchiere di rosso «fa buon sangue», ma che comunque l’alcol fa male. (*)
(j.t.) (*) Nota: di queste due ultime considerazioni la prima non ha supporto scientifico, la seconda sì. CONTRADDIZIONI Il
vino che si degusta e quello da (non) bere
I vini non sono tutti uguali: c’è quello che ci invitano a
bere con moderazione, mai prima di metterci alla guida, perché con l’alcol non
si scherza e i costi sociali di chi alza troppo il gomito sono sempre
elevatissimi. E poi c’è l’altro vino, quello prezioso che si merita mostre,
degustazioni, convegni e ricerche scientifiche: ma non è sempre lo stesso
vino? La verità sta in mezzo ma con tutti questi messaggi (bevi! non
bere!) è difficile orientarsi. (*) (*) Nota: già, è proprio così. Questa confusione nella comunicazione è motivata dalla difficoltà
di conciliare la promozione della salute con gli interessi economici dei
produttori (e con il fatto che ciascuno difende il proprio bere). Eppure, quando si parla di salute, la comunicazione è efficace solo quando è chiara. Ubriachi al volante ALESSANDRO MONDO Mancato rispetto dei segnali,
velocità, guida distratta, insufficiente distanza di sicurezza, mancata
precedenza al pedone, «fuoriuscita improvvisa», sorpasso irregolare. Aumenta il
numero di veicoli sulle strade ma le cause degli incidenti, sovente mortali,
restano più o meno le stesse. Cambia invece lo stato psicofisico degli
automobilisti, dal quale dipendono le manovre pericolose, con dinamiche preoccupanti.
Su un campione di 307 incidenti con feriti, in 180 casi la ragione del
sinistro era legata ai fumi dell’alcool: guida in stato di ebbrezza, un
fenomeno che riguarda sempre più spesso giovani e giovanissimi. (*) E
ancora: «abbagliamento» (15 casi), superato periodo di guida (37), malore (34),
sonno (22), sostanze stupefacenti (18)... L’elenco dei Comuni ad alto rischio, nei quali si sono
verificati più di 50 sinistri con lesioni, comprende 22 centri: il poco
inviadiabile primato è detenuto da Torino, con 6.679 persone morte o ferite,
seguita da Rivoli (306), Moncalieri (264) e Settimo (240). Quando la morte scende in strada
si porta via chi trova, senza distinzioni. Trenta degli 887 pedoni investiti
nel 2006 hanno perso la vita, 735 sono rimasti feriti gravemente. Alla voce
«utenti deboli» compaiono anche i ciclisti: l’anno scorso ne sono stati
investiti 369, con un bilancio di 5 morti e 241 feriti gravi. Un incidente su 5
ha riguardato motociclisti: 1.628 i centauri interessati, 28 morti, 1.199 i
feriti gravi. Gli incidenti con lesioni in cui sono stati coinvolti mezzi
pesanti - 318 in tutto - hanno stroncato la vita di 8 persone: 537 i feriti.
Mezzi pesanti: come la betoniera che nel 2002 ha ucciso Alessandro Santagada,
29 anni, schiacciato con la sua auto vicino all’ospedale San Luigi di Orbassano
dal mostro lanciato a 100 chilometri orari. «Al volante c’era un’altro ragazzo
di 20 anni non abilitato alla guida del mezzo», ricordava ieri il padre di
Alessandro, Giuseppe, che della sicurezza e soprattutto dell’educazione al
rispetto del codice stradale ha fatto la sua ragione di vita. Il progetto di
trasformare la carcassa dell’auto sulla quale viaggiava il figlio in un
monumento commemorativo delle vittime della strada, idea già sottoposta a
Saitta e a Chiamparino, risponde a questo obiettivo. «Non è solo una questione
di commemorazione ma di educazione - spiegava mentre i numeri dell’Osservatorio
sfilavano sullo schermo -. Sembra paradossale, ma tutte le volte che ho
affrontato l’argomento sono stati proprio i giovani gli interlocutori più
attenti». I dati illustrati ieri hanno sfatato un vecchio
stereotipo. «Donna al volante, pericolo costante»: quante volte l’avete sentito
ripetere fra una sghignazzata e l’altra? Ebbene: gli incidenti mortali nel
2006 hanno riguardato veicoli guidati per l’80% da uomini e per il 9% da donne (**);
per quelli con sole lesioni la percentuale è stata il 68 e il 21. La risposta
delle istituzioni passa attraverso un mix di provvedimenti diversi. Le multe,
d’accordo. Ma anche la messa a norma e la manutenzione delle strade, le
ricorrenti campagne informative, i corsi di guida sicura. Proprio ieri, al
Parco Ruffini, si è tenuta la manifestazione conclusiva di quelli che gli
agenti della Polizia Municipale hanno tenuto nelle scuole torinesi con la
collaborazione dell’«Istituzione Torinese per una Educazione Responsabile»:
sono stati formati circa 5 mila allievi. L’avanguardia, si spera, di
automobilisti più consapevoli del valore della vita: la loro e quella del
prossimo. (*) Nota: … e meno giovani e per niente giovani. (**) Nota: si può dedurre che in questo territorio ci sono moltissimi ermafroditi, protagonisti del 11 per cento degli incidenti mortali nel 2006. CORRIERE ADRIATICO La pattuglia della Municipale era appostata in piazza
Boccolino Non sono state elevate multe, era solo una dimostrazione. Torna il bus navetta serale per la riviera Numeri-choc dei controlli di prevenzione. I vigili non
fanno drammi: “Pensavamo peggio” Un automobilista su cinque è
ubriaco
OSIMO – Ventisei persone in stato
di ebbrezza di cui cinque con un valore di alcol nel sangue doppio rispetto a
quello consentito dalla legge. Sono questi i risultati delle rilevazioni del
tasso alcolemico effettuate sabato scorso dai vigili in collaborazione con la
locale sede della Croce Rossa. Ma si è trattato solo di una dimostrazione che
non ha prodotto sanzioni per quanti sono risultati positivi al test.
L’iniziativa ha avuto scopi informativi e di prevenzione per favorire un
atteggiamento più responsabile in chi si mette alla guida dopo aver bevuto
qualche bicchiere di troppo. Non sapendo forse che le nuove norme in materia
sono particolarmente rigorose e hanno abbassato i parametri di riferimento. E
così sabato scorso gli uomini del comandante Galassi hanno organizzato questo
test esclusivamente dimostrativo, aperto a tutti coloro che avessero deciso di
sottoporsi alla rilevazione di loro spontanea volontà. In 130 hanno risposto
all’iniziativa mettendosi a disposizione degli agenti di Polizia, che per l’occasione
avevano allestito una postazione in Piazza del Comune e in Piazza Boccolino, in
funzione dalle nove di sera fino all’una di notte. Questi i risultati: il 20
per cento del campione ha superato il parametro dello 0,50 grammi per litro di
concentrazione alcolemica previsto dalle norme vigenti. In tutto ventisei
persone su centotrenta. In 21 hanno riportato valori di alcol nel sangue
compresi tra lo 0,51 e lo 0,90, soltanto 5 le persone che hanno superato il
valore dell’1,00, e tra questi la punta massima si è attestata sull’1,54. Pur
trattandosi di una dimostrazione i risultati sono quanto mai reali, e se il
controllo fosse stato invece “ufficiale” con tanto di etilometro, per i
potenziali automobilisti fuori legge sarebbe scattato il provvedimento di guida
in stato di ebbrezza. Qui subentra l’articolo 186 del Codice della strada che
prevede l’arresto fino a 1 mese, un’ammenda da 258 a 1.032 euro, oltre che la
sanzione amministrativa della sospensione della patente (da 15 giorni a 3 mesi
se non si è recidivi) e la sottrazione di 10 punti sulla patente (il doppio per
i giovani che hanno preso la patente da meno di 3 anni). In ogni caso, i dati scaturiti dal test di sabato scorso
vengono commentati senza allarmismo dal comandante dei Vigili Urbani Graziano
Galassi. “Le previsioni della vigilia erano peggiori – spiega – tutto
sommato il 20 per cento di casi irregolari non alimenta particolari
preoccupazioni. (*) L’iniziativa è servita soprattutto a fare prevenzione e
informare le persone sui valori limite previsti dalle legge”. Molti i ragazzi
che si sono sottoposti al test, di età diverse a partire dai 15 anni.
“All’inizio erano un po’ titubanti – ammette Galassi – poi hanno partecipato e
ci hanno fatto diverse domande”. Al termine della prova gli agenti di Polizia
hanno distribuito ai partecipanti diversi “palloncini” per effettuare in
proprio un altro test. L’iniziativa verrà ripetuta questa sera a Osimo Stazione e
ci sarà probabilmente un nuovo appuntamento anche a Campocavallo. Sempre in tema di prevenzione, il Comune potrebbe
riproporre per quest’estate il collegamento tra Osimo e la riviera attraverso
un servizio di bus navetta serale messo a disposizione gratuitamente dalla
Park.O. In una lettera aperta del sindaco Latini agli adolescenti osimani,
pubblicata sul blog istituzionale lo scorso 26 aprile, il primo cittadino ha
garantito la propria disponibilità a discutere la proposta di riproporre
l’iniziativa dopo l’esperimento portato avanti due estati fa. DIEGO GALLINA FIORINI (*) Nota: !?! IL GIORNALE Studenti ubriachi alle lezioni:
arriva la prova dell’etilometro
di Marino Smiderle da Treviso Alcolizzato a quattordici anni? Se prima
dell’interrogazione in matematica, come è capitato in alcune scuole di Treviso,
tiri fuori dallo zainetto un beverone che sembra aranciata ma che in realtà è
un intruglio da 20 gradi e te lo spari d’un fiato per far sparire emozione e
paura, di sicuro sei sulla buona, o meglio cattiva, strada. Per questo il
prefetto di Treviso, Vittorio Capocelli, ha fatto una proposta forte: un
bell’etilometro davanti ai cancelli, perché prevenire è meglio che curare.
Tantopiù che in Veneto gli under 16 che «trincano» sono raddoppiati negli
ultimi cinque anni. «Non siamo arrivati ai dettagli tecnici - ha poi precisato
il prefetto - ma siamo d’accordo che il problema esiste e va affrontato. I
medici delle Usl hanno segnalato diversi casi, anche relativi a ragazzini
inferiori ai 14 anni, che affrontano le lezioni scolastiche dopo aver abusato
di bevande alcoliche. Tutti ci siamo trovati sulla stessa lunghezza d’onda:
bisogna potenziare i controlli». Invitati da Capocelli, in Prefettura si sono incontrati i
rappresentanti della scuola, delle unità sanitarie, delle forze dell’ordine per
parlare di tossicodipendenze e di bullismo, ma è parso a tutti chiaro che
non si poteva trascurare il problema dell’alcol. Che non è solo di Treviso,
ma di un po’ tutte le città del Veneto, a cominciare da Padova, la patria dello
spritz, un’istituzione del tempo libero, ma anche un pericolo se sono i
ragazzini a berne quattro o cinque di seguito. Le ultime ricerche effettuate
sull’argomento, una dell’Eurispes-Telefono Azzurro e l’altra dell’Oms-Regione
Veneto, dicono che i ragazzi minorenni che bevono per abitudine nel Veneto sono
il 43,7 per cento. «Non possiamo parlare di alcolismo vero e proprio nelle
scuole medie e superiori - aggiunge Capocelli -, ma è indubbio che i giovani
che cominciano a bere vino o liquori o birra non lo percepiscono certo come un
rischio. Ancora non hanno la patente, ma girano già in motorino e basta un
niente perché l’alcol provochi incidenti fatali. È in questo senso che
stiamo studiando il modo di monitorare la situazione, su segnalazione delle
scuole». E che cosa si può fare? Poco, per
la verità, perché, come ricorda lo stesso prefetto, non si possono fare
controlli arbitrari. «Al momento - ha specificato - non c’è allo studio alcuna
ipotesi né di intervento, né di approfondimento del tema: in un prossimo futuro
potrebbe però emergere un progetto da portarsi avanti in concerto tra i vari
soggetti istituzionali proprio per il contrasto dell’uso di alcol, ovviamente
sempre nell’ambito della normativa in vigore». Precisazioni in burocratese per
dire che le idee dell’etilometro e dei controlli davanti alla scuola, che
sembrano i sistemi più efficaci, finiscono per scontrarsi con i tortuosi
ostacoli delle normative. Eppure in Veneto il 69 per cento dei giovani
dichiara di aver bevuto il primo bicchiere di vino o di birra prima dei 15
anni, il 44,8 per cento tra gli 11 e i 14 anni e il 24,3 per cento ancora
prima. Non si tratta, è ovvio, di criminalizzare il bicchiere di birra o di
vino, che restano dei piaceri da gustare con intelligenza, ma di evitare quei
pericolosi abusi tra i giovani che l’esperienza quotidiana ha purtroppo
evidenziato. (*) L’etilometro davanti a scuola sarebbe un bel deterrente
che Treviso proverà a applicare, al di là delle prudenti dichiarazioni
ufficiali, dribblando la burocrazia. (*) Nota: traduzione: non si tratta del mio bere, che è buono, ma di quello dei giovani, che è cattivo. IL GAZZETTINO Il vicepresidente del Veneto plaude alla proposta del
prefetto di Treviso e chiede di estendere i controlli anche a chi ricopre
incarichi pubblici Zaia: «Alcol test anche per gli insegnanti» Linea dura nel campo dell’istruzione: «La scuola deve dare
l’esempio, bisogna recuperare modelli di educazione più rigorosi» Treviso NOSTRO SERVIZIO «Un’idea da condividere appieno. Con un unico, piccolo
aggiustamento: ai controlli vanno sottoposti non solo i ragazzi, ma anche gli
insegnanti». Luca Zaia, vicepresidente della Regione Veneto, approva la
proposta lanciata dal prefetto di Treviso, Vittorio Capocelli, di effettuare il
test dell’etilometro nelle scuole della Marca. Approva e rilancia. Zaia, teme che ci siano docenti
che salgono in cattedra brilli? «Assolutamente no. Sia ben chiaro: non esiste l’allarme di
professori ubriachi. Lungi da me demonizzare qualcuno o generalizzare. Credo
però che se le verifiche si limitassero solo ai ragazzi non sarebbe un bel
segnale dal punto di vista educativo». Perchè? «Bisogna far capire che tutti devono sottostare alle
regole, senza eccezioni, senza che ci siano élite esentate. Il mondo della
scuola potrebbe dare un forte esempio in questo senso. E altre categorie
dovrebbero seguire». I test vanno estesi? «Dovrebbero farli tutti coloro che svolgono una
funzione pubblica: dagli insegnanti ai medici, a tutti coloro che esercitano
un’attività in cui sono coinvolte altre persone. Abbiamo letto tutti cosa è
successo in Piemonte a causa di quell’autista che si era fumato uno spinello
prima di mettersi alla guida del pullman. Anzi, dovrebbe essere un requisito
indispensabile per poter lavorare». Anche per i politici? «A partire dai politici e dagli amministratori
pubblici». (*) E come la mettiamo con quelli che
invocheranno il rispetto della privacy e della libertà? «Da liberale, sono convinto che la libertà di ciascuno
finisce dove comincia quella degli altri. Mi sta bene che uno decida di
autodistruggersi con la droga o l’alcol. Purchè questa sua scelta non metta a
repentaglio la sicurezza degli altri. Se, ad esempio, si tratta di un
intellettuale che vive chiuso nel suo studio a scrivere o dipingere, gli
eccessi riguardano soltanto lui. Ma chi ha la responsabilità nei confronti
di altre persone deve rispettare dei limiti». Non esiste solo l’alcol. «Infatti allargherei i controlli anche alla droga, ai
farmaci e ad altre sostanze eccitanti. Naturalmente, sempre con tutte le
autorizzazioni e le tutele. In questo campo ci sono due atteggiamenti:
quello di intervenire a posteriori e quello di cercare di risolvere la
questione a monte; quello di beccare qualche ragazzo all’uscita della discoteca
e quello di fare i controlli preventivi all’ingresso. Il prefetto Capocelli ed
io apparteniamo alla prima categoria». Sono sufficienti maggiori
controlli per sottrarre i giovanissimi allo "sballo"? «Bisogna recuperare modelli educativi più rigorosi, a
cominciare dalle piccole cose: come si può, ad esempio, far comprendere ai
bambini il senso dell’autorità, se già alle elementari si permette loro di dare
del "tu" alla maestra? Salvo poi lamentarsi che a diciotto anni non
rispettano più nessuno». Colpa solo della scuola? «Tutt’altro. Non si può pensare che le istituzioni si
facciano carico del ruolo della famiglia. Se i ragazzi oggi arrivano in
classe ubriachi, non è un problema della scuola o della società: sostenere ciò,
significa solamente cercare degli sporchi alibi. Il problema è nelle famiglie.
Ognuno deve assumersi le proprie responsabilità». Mattia Zanardo (*) Nota: attendiamo la risposta del vicesindaco di Treviso Gentilizi a questa affermazione del vicepresidente del Veneto. IL GAZZETTINO DOMENICALINO UN TEMPO NON BERE ERA PEGGIO CHE
ESSERE GAY
di Lino Toffolo "Per deventar un alpin che ghe piase el vin!" era
normale che ogni tanto il nonno intingesse "el ciuccio" del neonato
nel vino. "Tra qualche mese lo beve meglio del latte!". Non bere, una
volta, era peggio che essere gay: che era proprio l’impossibile, peggio della
galera. Questo fino alla penultima generazione. Poi è saltato fuori
l’ecologico, il naturale, l’equilibrio, il parlare in italiano ecc. ecc.
"Non esagerare" era la regola che andava bene per tutto, escluso che
per "andare a donne!" : come sostiene ancora, bicchiere in mano, al
banco del bar, il nonno e il papà di Roby: che, depilato, tatuato in inglese
"the best" (la bestia), e con orecchino, sarebbe più sul
"lasciar perdere". Le tradizioni sono dei modi, o situazioni, che
si è autorizzati-obbligati a ripetere (piacere-dovere: pranzo di Natale,
Capodanno, invitare tutti i parenti per le nozze ecc.) senza che nessuno si
lamenti. "Gli ha tirato una legnata in testa!?". "Si, ma per
tradizione!". "Allora mi scusi". Adesso la proposta sarebbe
"etilometro" per studenti all’uscita delle scuole, e semmai anche per
i professori. "Si scoprirà che bevono quasi tutti?".
"Sicuramente!". L’accortezza, semmai, sarà di mandare
"controllori" di altre regioni per evitare di scoprire che magari
anche loro rientrano nella "tradizione". "Bevevano i nostri
padri e madri, anche i gatti (colombi spritz) e noi che figli siamo...". Droga
no, bere no, sabato sera no, ma questa generazione di benestanti, per
diversificare, cosa deve fare, i kamikaze? (*) (*) Nota: fare quello che fanno tutti mi pare uno strano modo di “diversificare”. In questo contesto quello che diversifica per davvero è quello che non beve alcol. ALICE.IT PERU’/ ESPLOSIONE IN UN MERCATO,
DIVERSI MORTI E DECINE DI FERITI
Nel sud, polizia valuta ipotesi di un attentato
terroristico Lima, 20 mag. (Ap) - E’ di diversi morti e decine di
feriti il bilancio di un’esplosione avvenuta in un mercato del Perù meridionale.
Lo hanno riferito fonti di polizia, secondo le quali gli inquirenti valutano
l’ipotesi di un attentato terroristico. Lo scoppio è avvenuto ieri sera a
Juliaca, una città sulla cordigliera delle Ande circa 800 chilometri a sud-est
di Lima. Secondo il colonnello Romeo Delgado, durante una festa popolare
l’esplosione di uno zaino pieno di dinamite ha causato la morte di sei persone.
I feriti sarebbero 48. Delgado ha affermato che gli inquirenti non escludono l’ipotesi di una detonazione accidentale dell’ordigno. Durante i festeggiamenti - ha detto il colonnello di polizia - molte persone erano ubriache. IL GAZZETTINO (Udine) Notte brava di quattro friulani,
finiti in carcere dopo aver selvaggiamente picchiato il collaboratore 17enne
dell’osteria «Teresina» a Udine Pestato a sangue perché il bar chiude Udine NOSTRA REDAZIONE (c.a.) In quattro contro un
ragazzino di 17 anni, picchiato selvaggiamente perchè stava chiudendo il bar.
È successo tutto in fretta, all’una di notte, in via Sarpi 10, nel centro storico
di Udine, dove si trova "Teresina", un locale che tra i giovani fa
tendenza. «Stavamo chiudendo - racconta Daniele Albini, il titolare - Si sono
presentati in quattro, era la prima volta che venivano. Con il bar chiuso
non diamo da bere». È un episodio di violenza estraneo alla realtà udinese
e che ha avuto uno strascico altrettanto violento al momento dell’arrivo dei
poliziotti e, successivamente, in Questura, durante la fase dell’arresto dei
quattro protagonisti dell’aggressione. Tutto comincia sulla porta del locale. «Guarda che stiamo
chiudendo», avverte il diciassettenne. Gli altri insistono. Ronnie Zoratto, 30
anni, udinese, blocca la porta con un piede e colpisce il ragazzo con una
testata. Con lui ci sono anche il fratello David Zoratto, 28 anni e gli
amici Fabrizio Sguatti, 35 e Lino Flaugnacco, 41. Tutti di Udine. Sono
corpulenti e aggressivi, forse per l’abuso di alcolici. Uno trattiene il
diciassettenne alle spalle e gli altri cominciano a colpirlo in faccia. È un
pestaggio brutale. Alla gragnuola di pugni si aggiunge anche un colpo
sferrato con una bottiglia di birra trovata in strada. Daniele Albini, zio della vittima, tenta di intervenire,
ma gli sputano in faccia. Il nipote ha le labbra tumefatte per i colpi
ricevuti. «Mi avete già spaccato due denti, cosa volete farmi ancora», dirà
agli aggressori. I quattro se ne vanno, lasciano l’auto vicino al locale e si
dirigono in vicolo Pulesi, al caffè Miller. È al bancone che li trova
l’ispettore della Squadra Volante. Il poliziotto chiede i documenti, ma
riceve una scarica di insulti. «Sbirri di m...». «Vi spacco la faccia». E
ancora: «Vi rompiamo le ossa». A quell’ora in via Sarpi, la strada da cui si sbuca in piazza Matteotti, dove i locali sono frequentatissimi, c’è una trentina di persone. I quattro sfidano a parole i poliziotti e la situazione diventa ingestibile. Arriva una seconda Volante. Poi una terza. La sala operativa del 113 è costretta a chiedere anche l’intervento di una pattuglia del Radiomobile dei carabinieri. Non basta per tenere a bada la veemenza dei fratelli Zoratto, di Sguatti e Flaugnacco. È necessaria una quarta Volante, mentre il dirigente Maurizio Ferrara, impegnato in un altro servizio, rientra subito in città. I quattro sono stati arrestati per resistenza e violenza a pubblico ufficiale. Gli sono state contestate anche le lesioni gravi, le minacce e - al solo Ronnie Zoratto - il porto abusivo di armi bianche. Nel marsupio, infatti, aveva due coltelli, di cui uno a doppia punta. TGCOM Ex barista ucciso,preso il fratello Nuoro, si ipotizza un pestaggio I carabinieri del Comando provinciale di Nuoro hanno
effettuato un arresto nelle indagini sulla morte di Giuseppe Soddu, 52enne di
Mamoiada, avvenuta l’8 maggio: in manette è finito il fratello della vittima
con l’accusa di omicidio. Il 52enne il 6 maggio si era presentato al Pronto
Soccorso con un trauma facciale sostenendo di essere caduto. Alcuni testimoni
sostengono invece che sia stato oggetto di un pestaggio. Giuseppe Soddu era deceduto
martedì 8 maggio ma gli inquirenti avevano saputo che la domenica precedente si
era presentato al Pronto Soccorso del San Francesco di Nuoro con un trauma
facciale. Soddu aveva sostenuto di essersi provocato le contusioni cadendo. E
dopo la medicazione aveva rifiutato il ricovero per ulteriori accertamenti.
Poi, un paio di giorni dopo, è morto per arresto cardio-circolatorio. I carabinieri che indagano sulla
vicenda hanno subito voluto accertare le cause di quella ferita al volto e
soprattutto capire se Soddu abbia riportato il trauma facciale durante un
litigio con un familiare, come era emerso poco dopo da alcune segnalazioni. Il
magistrato, dopo aver ricevuto il rapporto dei carabinieri, aveva disposto
l’autopsia. Dopodiché è stato deciso di arrestare Enrico Soddu, 47 anni. Il fratello della vittima è stato rinchiuso nel carcere di Nuoro con l’accusa di omicidio preteritenzionale. Secondo i carabinieri, ha picchiato il fratello provocandogli lesioni che poi ne hanno provocato la morte. Il violento pestaggio ha avuto come teatro la casa dell’anziana madre dove l’ex barista risiedeva. Dalle indagini, come riporta l’agenzia Agi, è anche emerso che la vittima era sotto l’effetto dell’alcool. L’ADIGE Tione: etilometro ai vigili urbani La giunta comunale di Tione ha deciso l’acquisto di un etilometro da affidare al corpo di polizia municipale delle Giudicarie. Il costo dello strumento è di 6.780 euro. La giunta ha stabilito inoltre che l’etilometro potrà essere utilizzato anche dalle stazioni dei carabinieri operanti sul territorio, alle quali lo strumento potrà essere concesso in uso. AGI.IT almeno mezzo milione le "wine lovers" italiane il vino si tinge di rosa, sempre più donne lo bevono (AGI) - Roma, 20 mag. - Il vino si tinge sempre piu’ di "rosa". Crescono infatti le donne che lo amano: sono mezzo milione le "wine lovers" italiane e una su quattro ritiene di essere molto preparata al riguardo. Amano ogni tipo di vino, a partire dal rosso, ma hanno una predilezione per Champagne e spumanti. Proprio come gli appassionati, anche le appassionate del vino si informano, partecipano a corsi e sono disposte a fare follie per una bottiglia veramente particolare. E’ quanto emerge da uno studio commissionato da Vinitaly e realizzato da Eta Meta Research attraverso 101 interviste ad aziende agricole produttrici di vino e a 518 a consumatori e conoscitori di vini. Cio’ che si evidenzia e’ che il panorama per cosi’ dire ’sociale’ del vino e’ completamente cambiato: un tempo era lui a scegliere "cosa bere" al ristorante, ad andare per cantine alla ricerca della bottiglia migliore, a partecipare a degustazioni e corsi. Oggi il vino non e’ piu’ un mondo esclusivamente al maschile; e se nel Bel Paese ci sono circa 2 milioni di ’wine lovers’, ovvero super appassionati, coloro tanto per intenderci che per una etichetta speciale sarebbero disposti a spendere qualche centinaio di euro e che ogni anno comprano fino a 300 bottiglie, piu’ di una su cinque e’ una donna. La cultura del vino, insomma, ha fatto breccia anche nel gentil sesso, che sempre di piu’ si dimostra appassionato e preparato, tanto che una donna su quattro (23,9%) ritiene di avere una conoscenza molto buona del vino e del suo mondo. Una convinzione che trova conferma negli stessi proprietari delle cantine: il 70,3% testimonia infatti che inizia ad aumentare il numero di donne che sceglie il vino da acquistare, anzi, per uno su sei (15,80%) sono sempre piu’ le donne a sceglierlo. Ma quali sono i gusti femminili in fatto di vino? Come per gli uomini il rosso e’ al primo posto, ma quello che le ’wine lovers’ amano particolarmente sono le bollicine: Champagne (27,5%, molto piu’ degli uomini, fermi al 15,6%) e lo spumante (23,9% donne contro il 16,1%). (AGI) IL TEMPO Pescara
Alcol ai minorenni Chiusa la discoteca PESCARA — E alla fine qualcuno ha pagato per dei giovani usciti ubriachi da una discoteca, Quindici giorni di chiusura per avere somministrato alcolici ad adolescenti: con questo provvedimento la polizia di Pescara ha sanzionato una frequentatissima discoteca cittadina all’uscita della quale, nello scorso fine settimana, un numero preoccupante di ragazzini era finito al pronto soccorso per consumo eccessivo di alcol. Uno di loro è stato ricoverato in Pediatria per coma etilico. A fare scattare i controlli immediati degli agenti, coordinati dall’ufficio minori della Divisione Anticrimine della Questura - già da tempo all’opera, in città, per attività di prevenzione in tal senso - è stata la segnalazione degli operatori sanitari i quali in ospedale, domenica scorsa, si sono visti arrivare decine di adolescenti, soccorsi in ambulanza o accompagnati dai genitori dopo aver accusato malori. Dalle indagini successive degli agenti è emerso che quella sera i ragazzi presenti in discoteca, prevalentemente studenti del primo e secondo anno delle superiori, hanno bevuto superalcolici serviti direttamente ai tavoli in brocche, come previsto dal biglietto di ingresso che comprendeva due consumazioni. Due gestori della discoteca sono stati denunciati per violazione dell’articolo 689 del Codice Penale, che vieta la vendita di alcolici a minori di sedici anni. IL TEMPO Lettere Ubriacato in discoteca Chiudete il locale Discoteca «La Fabbrica» di Pescara. Un frequentatore, un ragazzo di 14
anni, è in coma etilico (altri coetanei sono intossicati). È stata disposta la
chiusura del locale per 15 giorni. Un’inezia. La chiusura dovrebbe durare,
esemplarmente, molto di più, affinché nessun altro locale pubblico si azzardi a
somministrare alcolici ai ragazzini, ma neppure agli adolescenti, che rischiano
di essere vittime delle stragi del sabato sera. Lucio Di Nisio - Pescara IL GAZZETTINO (Vicenza) C’è un filo conduttore ... Bassano (A.L.) C’è un filo conduttore nell’attività di tante
associazioni del territorio. È quello della sensibilizzazione dei giovani verso
i rischi che si corrono nell’uso-abuso dell’alcool e del fumo, oggi assunti già
dall’età di dieci anni. Convinto dell’importanza della prevenzione di quelli
che durante l’adolescenza sono ben più di semplici vizi, al cinema Da Ponte il
Lions Club Bassano Host, in collaborazione con i servizi di prevenzione ed
educazione alla salute dell’Ulss 3 si è fatto promotore della terza edizione
del convegno "Bacco, tabacco e...Cenere". Un’intera mattinata
è volata per gli oltre 300 ragazzi delle classi terza media e prima superiore
di Bassano, Marostica e Asiago. Pregne di messaggi di sensibilizzazione anche
le parole del promotore dell’evento Cesare Benzi, dei dirigenti medici Anna
Catia Miola e Maurizio Sforzi, dell’assessore ai servizi alla persona Maria
Federica Finco e del governatore del Lions Jacob Pinackatt. È volata perché i veri
protagonisti sono stati i ragazzi che hanno fatto del palco della sala una
vetrina di slogan anti alcool e fumo: «Io fumo per sentirmi grande: io non fumo
perché sono grande», «Non rinchiuderti in una bottiglia, ma ubriacati di vita».
Questo il messaggio del cd degli studenti del "Roncalli" di Rosà,
dopo il coinvolgente momento proposto dal dottor Giovanni Greco, medico e
vicepresidente della società italiana di Alcologia. Le sue parole sono arrivate
agli orecchi dei ragazzi assieme a dati sconcertanti: «Nel 2002 in Italia sono
morti 9mila uomini e 10mila donne per tumori dovuti all’alcool; ogni anno a
causa dell’alcool avvengono 20mila incidenti e muoiono 25mila persone per
malattie al fegato». «Non lasciate che gli altri decidano per voi - ha
esortato Greco - l’alcool porta ad essere disinibiti, alla perdita di controllo
e alla mancanza di affidabilità. Non lasciatevi condizionare dalle pubblicità
per emulare George Clooney, Valentino Rossi, Guinnett Paltrow». Ha risposto
all’invito Sara Fabris della seconda D del "Roncalli" e Greco l’ha
premiata con un lettore mp3. Profondo il significato del dvd "Fumo negli
occhi" dei ragazzi della "Peer Education" del liceo Da Ponte. Le
interviste a mo’ di "Iene" a ragazzi e docenti fumatori e non
fumatori si sono concluse con la testimonianza di chi ha avuto il coraggio di
smettere. Ha terminato il convegno il reading con accompagname
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