Rassegna stampa del 1 Febbraio 2005 |
Da "La Gazzetta del Mezzogiorno" del 1 febbraio 2005 L’operazione condotta in collaborazione tra Questure e Polstrada di Foggia e Matera Furti d’auto, 6 in manette Specializzati nel riciclaggio dei mezzi, pure due incensurati Cerignola
Sono sei, su complessive sedici ordinanze di custodia cautelare, i cerignolani arrestati dagli agenti del locale commissariato nell’ambito dell’operazione denominata "Secret Park", condotta in collaborazione tra le squadre mobili e la Polstrada di Matera e Foggia. In manette prima ed alla casa circondariale del capoluogo dauno poi, sono finiti Michele Tullo, pregiudicato di 29 anni e Luigi Perrucci, ex guardia campestre, incensurato di 46 anni. Ordinanza di custodia, ma con destinazione agli arresti domiciliari per Leonardo Cirulli ed Emilio Cirulli, pregiudicati per reati contro il patrimonio, rispettivamente di 32 e 29 anni, titolari di un’autodemolizione sulla ex strada statale "98"; Antonio Mancini, 19 anni, incensurato e Domenico Tricarico, diciottenne, anch’egli senza precedenti penali a suo carico. I provvedimenti restrittivi, per reati che a vario titolo variano dall’associazione a delinquere al furto, dalla ricettazione al riciclaggio di automobili e mezzi industriali, sono stati emessi lo scorso 24 gennaio dal Gip (giudice per le indagini preliminari) del Tribunale di Matera, Angelo Onorati, su richiesta del pubblico ministero, Salvatore Colella, sempre del tribunale lucano. Le indagini su un centinaio di furti di automobili e mezzi agricoli, erano iniziate nel 2003. Successive intercettazioni telefoniche ed ambientali, oltre a pedinamenti e controlli, avevano portato gli inquirenti a delineare i contorni di una organizzazione che aveva come fulcro il materano, ma che era ramificata anche a Cerignola, Manfredonia, Foggia ed a Bitonto. I furti, prevalentemente su ordinazione, avvenivano a Matera e nei dintorni e gran parte degli automezzi rubati finivano a Cerignola, che si conferma sempre di più come un santuario del riciclaggio. Per quanto riguarda la sezione cerignolana della "holding" del crimine organizzato, i furti venivano materialmente effettuati dal Tullo e dai due giovani incensurati, Mancini e Tricarico, che per ogni pezzo rubato incassavano una cifra variabile tra i 300 ed i 700 euro. Secondo quanto si legge nell’ordinanza di custodia cautelare, al Perrucci era demandato il compito di custodire le automobili in attesa di piazzarle sul mercato. Ieri mattina all’alba, quando è scattata l’operazione, nel fondo agricolo di sua proprietà (nei pressi della diga di Capacciotti) sono state ritrovate due auto rubate di grossa cilindrata, una quindicina di propulsori, targhe e centraline elettroniche utilizzate per neutralizzare gli antifurto. Infine, sempre secondo i risultati delle indagini, gli automezzi rubati finivano nell’autodemolizione dei Cirulli dove venivano "tagliate" o riciclate pronte per essere poi smerciate sui mercati paralleli del riciclaggio di automobili. L’attenzione degli inquirenti foggiani e lucani adesso si sposta su un secondo centro cerignolano di autodemolizioni (a quanto si dice ancora da individuare, ma in piena attività) i cui titolari farebbero parte della stessa associazione a delinquere. Da "La Gazzetta del Mezzogiorno" del 1 febbraio 2005 OPERAZIONE SECRET PARK Più di cento furti messi a segno tra Matera e i comuni del Barese. Sedici gli indagati Colpito il mercato di auto rubate La polizia scopre nel Foggiano una banda di specialisti, dieci arresti Un paraplegico il "regista" dei furti. Smontate, le vetture erano cedute a ricettatori e rivendute come pezzi di ricambio Emilio Oliva
MATERA
"Ti serve una Megane?". Bastava una telefonata al cellulare e l’affare era concluso. Auto o veicoli industriali presi di mira venivano rubati, smontati e rivenduti come pezzi di ricambio o taroccati, con la complicità di una fitta rete di meccanici e carrozzieri. Un mercato illegale parallelo, dai facili profitti, esentasse. A dirigere i furti, segnalando questa o quella vettura, era un paraplegico. Sarebbe uno dei componenti di una banda di foggiani, con base a Cerignola, specializzata in furti e riciclaggio di auto e mezzi pesanti. Più di cento colpi messi a segno tra Matera e i comuni del Barese. Dopo un complesso lavoro di indagine avviato nel 2003 dalla Squadra Mobile, in collaborazione con la Polizia Stradale, l’organizzazione è stata sgominata l’altra notte, con l’esecuzione di 10 arresti. Altri quattro potrebbero scattare nelle prossime ore. Sono invece 16 le ordinanze di custodia cautelare spiccate dal giudice per le indagini preliminari, Angelo Onorati, su richiesta del pubblico ministero, Salvatore Colella, che ha coordinato le indagini. Quasi tutti gli arrestati hanno precedenti penali. Cinque di loro sono detenuti in carcere. Si tratta di Michele Tullo, 30 anni, e Luigi Perrucci, 45, di Cerignola, Domenico Callea, 28, di Bari, Antonio Logrieco, 31, e Francesco Antonio Schiraldi, 42 anni, di Bitonto. Hanno invece ottenuto gli arresti domiciliari Cosimo Damiano Brilli, 35 anni, di Bitonto, Antonio Mancini, 19, Emilio e Leonardo Cirulli, 29 anni il primo e 32 l’altro, e Domenico Tricarico, 18, di Cerignola. All’obbligo di firma sono stati sottoposti altri due indagati. Il blitz è stato portato a termine da 150 agenti di polizia. Con gli uomini della Squadra Mobile e della Polizia Stradale hanno collaborato le questure di Foggia e Bari, il commissariato di Cerignola, il Nucleo di prevenzione crimine della Puglia, la Polstrada e il Corpo forestale di Foggia, che ha individuato in un bosco uno dei nascondigli sfruttati per occultare le scocche delle auto rubate. L’operazione contro i furti di auto è stata denominata "Secret Park", ovvero il parcheggio segreto dove erano piazzati auto e veicoli industriali rubati. Oltre a quest’area, la polizia ha sequestrato due grossi impianti di autodemolizione a Cerignola e un capannone industriale sulla statale 98 Bari-Foggia adibito a deposito di autocarri di dubbia provenienza. I particolari dell’operazione sono stati illustrati ieri mattina in una conferenza stampa dal questore, Antonio Dellinoci, dal sostituto procuratore Salvatore Colella e dal dirigente della Squadra Mobile, Giancarlo Conticchio. Ad attirare l’interesse degli investigatori sulla vicenda - ha spiegato quest’ultimo - era stato un incremento di furti di auto di grossa cilindrata, in particolare Bmw, Mercedes e Audi. I ladri si spostavano da Cerignola in gruppi di cinque o anche sette individui. Rubavano quattro o cinque auto al giorno, su commissione o secondo piani definiti all’istante. Tra le vittime dei furti non sono mancati concessionari o clienti, interessati al controllo dell’auto quasi nuova. Ma spesso i colpi avvenivano ai danni di imprese delle aree Paip e della zona industriale. Le vetture rubate erano cedute ai ricettatori per somme dai 300 ai 700 euro. Smontate, erano rivendute come pezzi di ricambio e i guadagni si moltiplicavano. Autocarri e mezzi industriali, invece, erano riciclati sul mercato dell’usato dopo esser stati taroccati. A ricostruire l’organigramma dell’intera banda si è arrivati attraverso un paziente lavoro di indagini, basate su appostamenti e intercettazioni telefoniche. Sono state seguite le mosse degli autori dei furti e si è giunti a localizzare nel Foggiano la base dell’organizzazione. Nel corso dell’operazione sono state sequestrate due auto di grossa cilindrata appena rubate, 15 motori, targhe e centraline di sistemi di controllo. Da "La Padania" del 1 febbraio 2005 Contestato anche lo smercio di droga all’ingrosso Sgominata gang che riciclava auto rubate Torino
Un’organizzazione criminale specializzata in riciclaggio internazionale di auto rubate e spaccio di droga, è stata sgominata dalla polizia stradale e dalla squadra mobile di Torino. Undici sono le persone arrestate ieri mattina, in esecuzione delle ordinanze di custodia cautelare emesse dal gip Alberto Viti. Le indagini, iniziate nel gennaio del 2004 e coordinate dal sostituto procuratore Antonio Rinaudo, hanno scoperto l’ esistenza di una banda che rimetteva sul mercato vetture rubate dopo averne contraffatto i dati di immatricolazione. Per riciclare le auto rubate venivano usati documenti di veicoli incidentati, in genere comprati all’estero, e demoliti a Torino. I vecchi documenti servivano a reimmatricolare un’auto che non era quella incidentata e riparata, ma una identica e rubata. Dopo qualche tempo denunciavano il furto e incassavano il rimborso assicurativo. Gli investigatori hanno accertato che l’operazione è stata compiuta per una decina di auto, tutte costose di grossa cilindrata, ma il giro d’affari potrebbe risultare molto più ampio, dal momento che la polizia stradale ritiene che questo traffico andasse avanti da almeno un anno. Le auto incidentate venivano importate dalla Francia e dalla Germania e le assicurazioni da truffare venivano scelte tutte tra Torino e provincia. Più raramente i veicoli con i documenti falsi venivano rivenduti, in genere nel Nord Italia. Lo smontaggio delle auto avveniva in un terreno alla periferia di Torino, nella frazione Villaretto di Borgaro (To), in un terreno di proprietà di Gioacchino e Gaetano Giudice, 42 e 38 anni, originari di Canicattì (Ag) e residenti a Torino. Secondo gli investigatori sono stati loro le menti dell’organizzazione alla quale è contestata l’ associazione per delinquere finalizzata allo spaccio di droga e al riciclaggio d’auto. Sono accusati di spaccio di stupefacenti, nell’ambito del filone d’indagine curato dalla squadra mobile della Questura di Torino, Si stima che avessero trattato alcuni chili di droga nel periodo delle indagini, iniziate a gennaio dello scorso anno. Gli altri finiti in carcere sono un demolitore, Emanuele Miccoli, 43 anni, nato a Mesagne (Br) e residente a Torino, e Catello Lista, originario della Calabria e residente a Torino. La misura cautelare in carcere è stata contestata loro per riciclaggio. I restanti provvedimenti eseguiti riguardano sette arresti domiciliari con accuse di riciclaggio d’auto, truffe e falso. Altre quindici persone sono indagate a piede libero per gli stessi reati. Si tratta in gran parte di carrozzieri, elettrauto e demolitori. Da "Corriere della Sera" del 1 febbraio 2005 Patenti fasulle, 170 indagati Svolta nell’inchiesta sulle tangenti pagate per ottenere il permesso di guida Lavinia Di Gianvito Sono
automobilisti, istruttori di guida, piloti di potenti barche a motore
e skipper di scafi a vela. Ma non hanno mai sostenuto sul serio gli
esami. Invece di studiare norme e segnaletica, hanno comprato la patente:
c’era un’organizzazione rapida, efficiente e sicura che pensava
a tutto. Anche se la scorciatoia era un po’ costosa. Sono 170 gli
indagati nell’inchesta sui permessi di guida fasulli: conducenti
di Roma e di altre città accusati di corruzione e falso. Lo scandalo
era esploso a settembre, quando la procura di Torino aveva spedito in
carcere 12 dirigenti del Dipartimento trasporti terrestri (ex Motorizzazione),
un funzionario della Provincia di Roma, 15 procacciatori, responsabili
e dipendenti di autoscuole. Intanto era scattata la caccia ai clienti,
diventati assi del volante per aver superato i test pagando tangenti
fra i 400 e i duemila euro: nella maggior parte dei casi, 1.500.
Il traffico delle licenze facili è emerso per caso nell’ambito di un’inchiesta sul riciclaggio di vetture di lusso. Il 21 ottobre 2003 gli agenti della polstrada di Torino captano una conversazione in cui un indagato, Sandro Lafleur, dice che "non ha ancora chiamato quello della patente". Qualche giorno dopo, in un altro colloquio, Lafleur chiede all’interlocutore "600 euro che gli servono per andare a Roma a prendere" il permesso di guida. Il viaggio lo farà in aereo, ma gli occorrono "pure 1.500 euro per la patente". "E siamo a posto", conclude Lafleur rivolgendosi all’altro, che è suo debitore. Da pochi giorni però l’inchiesta non è più nelle mani della magistratura piemontese: alcuni avvocati hanno sostenuto che la competenza è della procura di Roma e la Cassazione ha condiviso questa tesi. Il fascicolo è stato trasmesso a piazzale Clodio ed è stato affidato al sostituto Carlo Lasperanza, che dovrà proseguire gli accertamenti. Prima di rivolgersi alla Suprema Corte, i legali avevano tentato di far spostare l’inchiesta nella capitale con un’istanza al pm Antonio Rinaudo, titolare dell’indagine. Ma il magistrato l’aveva respinta, sottolineando che il pactum sceleris , cioè l’accordo per comprare la patente, era stato concluso a Torino. Almeno nel primo caso scoperto. Anche quella mazzetta però, come le successive, sarebbe stata pagata a Roma, poichè al centro del giro di tangenti ci sarebbe stata un’autoscuola di Santa Marinella, la "Universal". Sarebbero stati i suoi titolari a pagare i funzionari compiacenti per conto dei clienti reperiti dai procacciatori. Una circostanza che ha convinto i giudici di piazza Cavour a dare ragione ai difensori. Da "Il Gazzettino" del 1 febbraio 2005 POLSTRADA Troppo veloci e troppo alticci Via nove patenti e 242 punti Inesorabili.
I controlli della Polstrada nell’ultimo fine settimana hanno fruttato
un "bottino" di nove patenti ritirate e di 242 punti decurtati.
Lungo le strade della provincia le 31 pattuglie in servizio hanno fermato
332 veicoli e identificato 341 persone.
Le infrazioni al codice sono risultate 104, delle quali 17 per eccesso di velocità, 8 per le cinture di sicurezza non allacciate, sette per l’uso del telefonino nella guida, cinque per stato di ebbrezza. Sul fronte degli incidenti ne sono stati rilevati quattro e di lieve entità. In due casi, a Trissino e a Vicenza città, uno dei conducenti i mezzi coinvolti, sottoposto al test alcolimetrico ha evidenziato un tasso quattro volte il limite di legge: si tratta di G.F. sessantaquattrenne di Brogliano con 2,11 grammi per litro. Numerosi i soccorsi agli automobilisti rimasti in panne o in difficoltà: al riguardo i poliziotti sono intervenuti in ben 31 casi. Infine, due extracomunitari denunciati a piede libero. controllati lungo l’autostrada A4 sia il rumeno che l’albanese hanno esibito dei documenti contraffatti: il primo l’assicurazione, il secondo la patente In entrambi i casi i rispettivi veicolo sono stati sottoposti a fermo amministrativo. |
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