LA STAMPA Pochi i test, non entriamo nemmeno nelle statistiche. Uno
studio comunitario sulla guida in stato d’ebbrezza... Come va la lotta alla guida in stato d’ebbrezza? In
Europa, puntando all’obiettivo di ridurre entro il 2010 le vittime della strada
del 50%, si registrano alti e bassi, qualche Paese migliora, altri peggiorano.
E l’Italia? Non si sa. Lo dice, quasi con candore, Antonio Avenoso, direttore
dell’Etsc, organizzazione non governativa finanziata dall’UE: “E’ impossibile
fare una valutazione oggettiva in questo campo per la carenza di dati
disponibili”. Traduzione: salvo casi eclatanti non si analizzano in modo
organico e continuativo le ragioni “nascoste” di tanti incidenti e, soprattutto,
il numero dei controlli fatti ai guidatori è troppo esiguo. Si stima che gli
stessi siano stati nel 2006 circa 200 mila, cioè più o meno 550 al giorno, il
che in un Paese ad alta densità automobilistica come il nostro fa specie. Su duemila tra le 24 e le 2 di notte si sale al 13% e su
tremila tra le 2 e le 4 si arriva al 17%. “In realtà - afferma Lucchesi -
quello dell’alcol è un tenia sottovalutato. Che ci fa rischiare di non
raggiungere entro il 2010 l’obiettivo UE”. Il problema principale è la scarsità
di controlli. Facile ricorrere alla telamatica per altri tipi di infrazioni, ai
sistemi elettronici con riprese televisive o fotografiche, ma qui, sottolineano
in Aci, bisogna avere pattuglie sul campo, specie di notte. Solito discorso:
mancano gli uomini ci mezzi {e il discorso vale naturalménte nelle città per i
vigili urbani), gli etilometri sono poche centinaia. Sintetizza Avenoso:
“Meglio un tasso più alto che uno minore ma senza controlli. Lo abbiamo visto
in tutta Europa. Il senso di impunità è deleterio”. Che fare allora? Pressione
su governi e istituzioni, petizioni per coinvolgere i cittadini, educazione
nelle scuole, sensibilizzazione dei giovani, per i quali gli incidenti sono la
causa n. 1 di morte, campagne di sicurezza. L’ultima, appunto, parte da qui con
il motto “O si beve o si guida”, che rilancia la figura del “Guidatore
Designato”. Interessante la partnership con un produttore di alcolici,
categoria messa sotto accusa dal ministro Paolo Ferrero per certi spot tivù.
“Per quanto ci riguarda - afferma Sandro Sartor, ad di Diageo -, noi abbiamo
sempre creduto nel “bere responsabile”. E abbiamo un testimonial d’eccezione
come il campione di F1 Mika Hakkinen”. La figura del “Guidatore Designato”, con lo slogan “Guida
il tuo Team”, sarà propagandata insieme con l’Aci attraverso varie iniziative
(2.500 discoteche coinvolte). E un concorso premierà i giovani. Una giornata a
Vallelunga con Hakkinen, appunto. I numeri della strage
41.600 - I morti l’anno nell’Unione Europea per incidenti
stradali, oltre 3,5 milioni di feriti 25.000 - Il morti in Italia ogni anno per eccesso di alcol
(17.000 uomini e 8.000 donne). In tutta Europa la cifra sale a 115.000 persone 10.000 - Decessi in incidenti causati dall’alcol: quasi un
quarto del totale. È la seconda causa di mortalità, alla pari con il mancato
uso delle cinture, dopo la velocità (11.000 decessi) 83% - È la percentuale dei giovani che dichiarano di bere
abitualmente nei week-end 17% - Non beve 19% - Si ubriaca 28% - Beve da 3 a 5 bicchieri 36% - Meno di due bicchieri 200 miliardi di euro - È il costo annuale comunitario in
seguito a incidente dovuti all’abuso di alcol alla guida Autore: Michele Fenu EMERGENZA ALCOLISMO (Tratto da Tuttoconsumatori) Alcolismo. Codici: “Il 72,1 per cento dei giovani romani
beve, servono più controlli” “Il 72,1 per cento dei giovani romani consuma sostanze
alcoliche, servono maggiori controlli fuori dalle discoteche e nuove misure per
dissuadere i minori dal bere”. È quanto afferma il segretario nazionale del
Codici, Ivano Giacomelli dopo un weekend definito da “brividi” per gli
incidenti accaduti. L’osservatorio dell’associazione ha documentato che sono sempre più numerosi gli adolescenti che consumano alcol, il 72,1 per cento di giovani romani fino a trenta anni consuma sostanze alcoliche. In genere, l’incremento maggiore si registra tra i giovani di età compresa tra i 13 e i 19 anni, che nel 60,9 per cento dei casi bevono abitualmente. Per questo, si legge nel comunicato, servono maggiori controlli fuori dalle discoteche, la messa in sicurezza delle strade del litorale e nuove sanzioni per chi vende sostanze alcoliche ai minori di 18 anni. AGI Milano - Il kit antidroga puo’ essere un aiuto, ma la priorita’ e’ l’informazione dei giovani. E’ il pensiero del ministro della Pubblica Istruzione, Giuseppe Fioroni, sullo strumento antidroga proposto dal sindaco di Milano, Letizia Moratti. "Il kit puo’ essere utile anche se bisogna mettersi d’accordo su cos’e’ e come utilizzarlo - dice Fioroni, intervenuto ad un convegno sul bullismo alla comunita’ Exodus di don Mazzi - prima di tutto bisogna prevenire, attraverso l’informazione ai ragazzi perche’ un ragazzo informato e’ un ragazzo formato". "Prima di tutto - conclude - deve passare un messaggio, e cioe’ che l’utilizzo di sostanze drogastiche, fumo e alcool, e’ patologico e non fisiologico". AVVENIRE (ONLINE) In margine ad alcuni fatti di cronaca nera
Legalizzare la droga? Cadono molte
remore morali
Giacomo Samek Lodovici I drammatici fatti di cronaca nera di questi ultimi giorni
legati all’uso di droghe dovrebbero far riflettere su alcune delle
argomentazioni tipiche degli antiproibizionisti. Secondo costoro, la
legalizzazione della cannabis avrebbe il merito di colpire le organizzazioni
criminali, eliminando i profitti che esse ricavano dal narcotraffico. Bisogna replicare che se spacciare sostanze stupefacente è
moralmente lecito, allora non si capisce perché vietarlo a queste
organizzazioni; se invece spacciare non è moralmente lecito, allora non lo deve
fare nessuno, neanche con la licenza dello Stato. Legalizzando la cannabis, lo
Stato permette che qualcuno possa esercitare attività criminali, purché con la
licenza: un po’ come dare ad alcuni la licenza di assassinare, per togliere i
proventi ai killer. Inoltre, gli spacciatori che rimarrebbero senza la licenza
dello Stato, non potendo più guadagnare smerciando la cannabis, si
concentrerebbero sul commercio di droghe peggiori (per esempio l’eroina o la
cocaina), che sono molto più redditizie, quindi la legalizzazione non ne
diminuirebbe i profitti. Del resto, anche nell’ipotesi di legalizzare la
cannabis, lo smercio non potrebbe essere accessibile anche ad un bambino.
Perciò, gli spacciatori, non potendo più guadagnare profitti dalla vendita agli
adulti, cercherebbero di avvicinare alla droga appunto i bambini, per poter
guadagnare qualcosa almeno con loro. Alcuni antiproibizionisti dicono anche che
la legalizzazione fa diminuire il consumo, perché viene meno il fascino del
proibito. Si può ribattere che le leggi non soltanto disciplinano delle
situazioni, ma inoltre le influenzano, perché incidono sulla cultura di un
popolo. In Spagna, per fare solo un esempio, la legge di Zapatero, che ha
accorciato a soli tre mesi i tempi per ottenere il divorzio, ha incrementato la
concezione per cui il matrimonio è un impegno molto labile, determinando
l’aumento dei divorzi: erano 52.591 nell’anno prima della legge, sono diventati
82.340 già nei soli primi sei mesi del 2006. La legalizzazione fa, cioè, cadere
molte remore morali al consumo di droghe. Inoltre diminuisce la difficoltà di
procurarsele. E il caso olandese smentisce la tesi antiproibizionista. Infatti,
un documento (che cita vari studi) della Drug Enforcement Administration, la
polizia antidroga degli Stati Uniti, rileva che in Olanda, dopo la
legalizzazione della marijuana, dal 1984 al 1996 il consumo tra i giovani è
passato dal 15 al 44%. E, se è vero che una politica di lotta alla droga non ne
potrà mai del tutto cancellare la vendita e il consumo, tuttavia le severe
leggi americane, unitamente ai programmi educativi, negli ultimi due decenni
hanno ridotto il consumo di droghe di più del 33% e quello di cocaina del 70%. Infine,
qualora fosse vero che il consumo di cannabis cala se non c’è il gusto della
trasgressione, questo gusto si sposterebbe dalla cannabis alle droghe peggiori,
contribuendo a farne aumentare il consumo. Da ultimo, non è vero che se si
vieta il commercio delle droghe bisognerebbe vietare anche quello degli
alcolici: mentre il consumo di droghe comporta pericoli, come minimo, per
l’incolumità pubblica (si pensi agli incidenti stradali provocati da chi usa
sostanze stupefacenti), l’uso moderato degli alcolici non è, di per sé,
pericoloso per nessuno. (*) (*) Nota: non si poteva usare esempio peggiore di quello degli incidenti stradali per dimostrare che gli alcolici sono meno pericolosi delle droghe illegali. Il numero di incidenti sotto effetto di droghe illegali è di gran lunga inferiore a quello dei sinistri in cui sono coinvolti bevitori. Nella polemiche sulla pericolosità della cannabis si rischia di passare da sostenitori delle droghe leggere. Ma se il discorso verte sul numero di morti, non ci tiriamo certo indietro. Contiamoli pure. BLOGOSFERE La strage del fine settimana
Passi un bel week end fuori città. Visiti una bella città
medievale, in compagnia di amici, mangi in un buon ristorante in campagna, poi
un gelato. La sera ti metti in marcia alla buon ora, e rientri nella
metropoli. E capita sempre più spesso che ci metti ore, a rietrare,
con un traffico impazzito, caselli autostradali ingestibili, rallentamenti che
anche se hai il telepass ci metti tre quarti d’ora a superare il casello. E finisce che ti penti di aver sperato di passare una
domenica piacevole, lontano da casa. Poi la mattina dopo capisci che sei stato fortunato, che
sulle strade, la domenica ci sono stati 20 morti e 13 feriti. Come in Iraq o in Afghanistan. una guerra. I morti sono perlopiù ragazzi: le statistiche dicono che
la maggior parte dei morti sulle strade ha dai 25 ai 29 anni. Gente che ha la
patente da 5 - 10 anni, quindi abbastanza esperta, che probabilmente ha qualche
soldo per divertirsi e tempo da far trascorrere in compagnia. e pensi che non è affatto solo questione di velocità o di
tassi alcolici: il problema è la sicurezza delle strade italiane. Autostrade che da tre corsie passano improvvisamente a una
sola, strade poco e male illuminate, segnaletica stradale sbagliata,
fatiscente, inesistente. Limiti di velocità a volte ridicoli, altre volte
criminali. Basta. E’ ora che lo stato destini somme più ampie delle tasse
che prende per la sicurezza stradale. I controlli e i limiti di velocità ci
sono già. Ma con strade così la morte mieterà sempre più vittime ogni
settimana. Del resto è più facile mettere un autovelox che
risistemare una strada. Ma se si fa solo questo, non è sufficiente, e si è complici della strage. CORRIERE ADRIATICO Il progetto della Provincia e
dell’associazione Algor contro il “male di bere” ha coinvolto 333 giovani in 14
scuole medie “Alcoladolescenza”, un’altra
battaglia vinta
FANO - Una nuova battaglia vinta contro il disagio
giovanile. Si è conclusa la terza edizione di Alcoladolescenza, il progetto
della Provincia realizzato insieme all’associazione Algor di Fano contro il
male del bere, l’etilismo, una dipendenza che si sta diffondendo in maniera
allarmante anche tra i ragazzi del territorio. L’intervento era rivolto agli alunni delle scuole medie e
alle loro famiglie: tra Montefelcino-Isola del Piano, Pergola, Cagli-Cantiano,
Orciano, Macerata Feltria-Carpegna, Urbino-Gallo di Petriano, Urbania, Tavullia
(Pian del Bruscolo), Mondolfo, Sant’Angelo in Vado-Mercatello sul Metauro,
Novafeltria, San Lorenzo in Campo, Pennabilli e Montecalvo in Foglia (per gli
ultimi cinque si è trattato di una new entry) sono stati in tutto 14 gli
istituti comprensivi coinvolti per un totale di 333 ragazzi e 1.009 nuclei
familiari. Il progetto si è articolato in tre incontri per ciascuna scuola
condotti da una coppia di operatori di Algor. “L’esperienza è stata anche quest’anno entusiasmante -
sottolinea l’assessore alle politiche sociali Graziano Ilari -, coinvolgimento
e partecipazione si sono registrati in tutte le scuole. L’esito positivo degli
incontri risulta anche dal fatto che si è riusciti a valorizzare le
potenzialità del gruppo, lavorando sulle competenze di ciascun ragazzo. Durante
gli incontri è emerso che effettivamente era necessaria una corretta
informazione e che nella fase adolescenziale i giovani non hanno un vero e
proprio motivo che spieghi il perché piace loro bere. Ritengo che il progetto
di prevenzione possa essere arricchito con il coinvolgimento degli insegnanti,
attraverso specifici momenti di incontro, e una sempre maggiore consapevolezza
del problema da parte delle famiglie”. “In tutti gli istituti - racconta Sonia Tranquilli, psicologa di Algor - sono stati utilizzati la peer education e i lavori di gruppo in classe. La peer education è un metodo in base al quale i ragazzi vengono responsabilizzati, formati e coinvolti per realizzare specifiche attività con i coetanei. Il lavoro ha affrontato sia l’aspetto informativo, sui rischi dell’uso-abuso dell’alcol, sia soprattutto il rafforzamento psicologico, attraverso lavori individuali e simulazioni di giochi di ruolo”. ROMAGNA OGGI Alcol vietato per la festa di
Pentecoste
CASTEL BOLOGNESE Anche quest’anno alla festa di Pentecoste di Castel
Bolognese in programma da mercoledì 23 maggio a lunedì 28 maggio verrà limitato
l’uso dell’alcol. Il comune ha infatti deciso di limitare al
somministrazione di tutti gli alcolici specialmente in contenitori di vetro. Per questo motivo il sindaco ha firmato una nuova ordinanza
che vieta la vendita delle bottiglie di vetro dopo le ore 23. Ma la novità di
quest’anno è rappresentata dallo stop anche alla somministrazione di vino e
altri altre bevande alcoliche. Tutti gli esercenti del centro abitato, compresi
gli stand gastronomici dovranno così chiudere i rubinetti a mezzanotte e mezza.
In ogni caso sarà
sempre vietato passare bicchieri ai minorenni e alle persone in evidente stato
di ebbrezza. (*) A vigilare sul rispetto delle nuove regole sono chiamati
anche gli organizzatori della manifestazione che potranno eventuali abusi o
irregolarità alle forze dell’ordine. Sono previste punizioni a norma di legge per
eventuali violazioni riscontrate ed accertate. (*) Nota: i primi tentativi di limitare il consumo di alcolici sono caratterizzati da una estremo timore di apparire troppo repressivi o proibizionisti. Ci si limita a proporre ciò che già sta scritto nel codice penale. In attesa che le amministrazioni superino timidezze e reverenze verso commercianti e produttori dobbiamo accontentarci. Meglio poco che pochissimo. (Proverbio nigeriano) PRIMADANOI.IT Discoteca chiusa dopo alcol ai minori: «pena troppo
leggera» PESCARA. «La chiusura di soli 15 giorni, come sanzione
alla nota discoteca pescarese, colpevole di aver somministrato micidiali
cocktail super alcolici addirittura a giovani minorenni, è poca cosa se
rapportata al gravissimo danno sociale legato ai rischi di incidenti stradali
per guida in stato di ebbrezza». L’associazione
culturale La Radice che da sempre si batte per la sicurezza stradale in città
contesta il provvedimento adottato dalla polizia di Pescara che ha provveduto a
chiudere il locale da ballo. «È davvero sconcertante definire imprenditori», ha
dichiarato Mattia Giansante, «gente senza scrupoli che, pur di incrementare gli
incassi, somministra bombe alcoliche a chiunque frequenti i loro locali,
cosiddetti di divertimento». Il numero di vittime di incidenti di auto e moto in
Italia, ricorda La Radice, «è del 13% sopra la media europea, pari a 900 morti
in più e, per ogni incidente stradale, statisticamente, quattro persone
rimangono permanentemente disabili». Alla prevenzione «si deve necessariamente aggiungere la
sensibilizzazione degli operatori commerciali autorizzati a somministrare
liberamente e senza alcun controllo bombe alcoliche in grado di stroncare anche
i fisici più resistenti. Si dovrebbe far capire loro che, a lungo andare,
rendere disabile o stroncare la vita ai propri clienti, significa la fine dei guadagni».
E l’associazione torna a battere anche con la richiesta dell’istituzione in città della figura del “Safety & Security Social Manager”, «con poteri di programmazione, gestione e controllo in ordine alla manutenzione delle strade, alle politiche di educazione e d’informazione alla cultura della sicurezza stradale, impiegando parte dei proventi delle multe per le contravvenzioni rilevate dalla Polizia Municipale come previsto dall’articolo 208 del Codice della Strada». MENTELOCALE Bersi la vita contro la solitudine
Storia di un cinquantenne che non riesce a
smettere. L’alcol distrugge tutto. Piange
di Leopoldo Ragusa GENOVA, 21 MAGGIO 2007 - Sarà forse un momento sfortunato
o l’accanimento su un argomento purtroppo di grande attualità, ma ultimamente
quella che in gergo si chiama la tossicologia risulta in pole position. Non c’é
da vantarsi purtroppo. E non è la scienza medica di cui parliamo, ma degli
effetti disastrosi - a volte mortali - delle malattie. La tossicologia studia quelle dipendenze - potenziali
patologie - il cui legame rende molti pazienti esclusivamente propensi ad una
ragione di vita: bere, drogarsi, anche fumare. Non è dei camionisti ubriachi o cocainomani che ci
occuperemo, ma di un uomo da prendere in esempio. Ha cinquantacinque anni ed ha vissuto in un piccolo centro
della Francia del sud, prossimo alla frontiera Svizzera: montagna, neve,
silenzio. E poi il lavoro, sveglia alle cinque tutte le mattine per trent’anni.
Adesso il riposo la retraite, come dicono; una vera e propria
"ritirata" alla ricerca di un amico o di un passatempo. Lui ha quasi
sempre vissuto da solo. La famiglia in Algeria, moglie compresa, il lavoro in
Francia. Ha tre carissimi amici a cui se ne aggiunge un altro: l’alcol. Che disastro per un uomo di origini musulmane. Un
traditore, un peccatore da patibolo. Viene ricoverato in ospedale per essere
operato, anche la sua malattia "chirurgica" è stata conseguente
all’alcol. Poca alimentazione, molta birra, del vino. Niente scorie, niente
frutta. Un po’ di pane, per fare economia - la gustosissima baguette francese -
ed un companatico d’occasione, secco e magari piccante. Si nota subito che non riesce a sopportare le regole
ospedaliere, soffre d’insonnia, non ha fame. Deve solo bere, ma non può. E,
grazie al cielo, non ci sono spacciatori di birra. «Gli faccia paura», dice uno degli amici. Nelle mie
mansioni di medico non posso terrorizzare la gente, devo confortarla. Ma
qualche volta è l’eccezione che conferma la regola. Spiego che l’alcol distrugge tutto: il cuore, le arterie,
il sistema nervoso centrale, il pancreas. Parlo, con il mio francese-italico,
lui capisce benissimo, siamo entrambi mediterranei. «Lei ha soltanto cinquant’anni - dico garbatamente - non è
detto che muoia, ma potrebbe passare le sue giornate, insonni, in un letto
d’ospedale, quando i suoi amici sono qui per lei e si preoccupano, come fosse
loro fratello». Il suo viso segnato dalle rughe ed i suoi occhi neri e
grandi non cessano di rimanere immobili, quasi non sentisse. Ma ad un certo
punto le palpebre cominciano a tremare, gli occhi si velano di un qualcosa che
pare brillare. Non si vedono più i colori dell’iride scura. Piange in silenzio.
Senza singhiozzare, un pianto composto, interiore. È un nemico, mi spiega. Mi chiama, ovunque io sia. Mi attira,
poi dice la frase storica: «Mi trattenga in ospedale, non mi faccia uscire, mi
trasferisca in una casa di riposo, ovunque. Ma non mi faccia uscire». Era la prima volta che sentivo una frase del genere.
Riconoscere l’essere schiavi, essere frustati dall’alcol; ma provarne sollievo,
desiderare il peggio. È stato fatto quanto possibile. Ma non si possono fare
miracoli. So che non ha più bevuto per un po’ di tempo. Poi doveva partire per
l’Algeria. Sono fiducioso ed ottimista, quest’uomo aveva trovato la
terapia, da solo: la Volontà (non a caso maiuscola), ed è stato aiutato. Non scommetterei una cifra, sarebbe troppo presto; ma sono certo che i suoi occhi ritorneranno ad essere grandi e neri. Senza veli di lacrime. IL SECOLO XIX Sarzana
Tre auto volano nel fossato dopo
incidente, ragazza rischia di morire intrappolata La sedicenne ha riportato lo
schiacciamento di 5 vertebre. Altri cinque feriti. L’autista che ha provocato
tutto è stato denunciato 21/05/2007 - UN PANETTIERE al volante della sua Mercedes
ha rischiato di provocare una strage l’altra notte a Sarzana lungo il viale XXV
Aprile. In condizioni molto gravi, è ricoverata all’ospedale della Spezia una
ragazzina di 16 anni. La giovane, A.A.di Sondrio, si trovava insieme ad un’amica
sull’auto del panettiere di Bolano ed è rimasta schiacciata all’interno
dell’abitacolo. L’allarme è scattato alle 3 di notte quando alcuni
automobilisti hanno visto la Mercedes sbattere contro due auto che viaggiavano
sulla corsia opposta, percorrere un centinaio di metri tra la carreggiata e il
ciglio dell’argine e finire, insieme ad una delle due vetture colpite, nel
fossato. «Venite presto, sul vialone di Marinella c’è stata una strage»è la
frase urlata al telefono da un automobilista al 118. I soccorritori si sono trovati di fronte una scena
agghiacciante. Dalla Mercedes capovolta nel fossato, si udivano le grida
d’aiuto della ragazza intrappolata: i vigili hanno faticato non poco ad
estrarla. Anche perchè ha riportato lo schiacciamento di cinque vertebre ed
ogni movimento dei soccorritori doveva essere molto delicato, per non
compromettere ulteriormente la sua salute. Ora è ricoverata in prognosi
riservata al Sant’Andrea. Più facile estrarre l’altra occupante della Mercedes, D.A.
di 23 anni di Bolano, e l’autista. Come pure gli occupanti della Golf, anche
questa finita nel fossato: A.B. , 21 anni di Aulla e una ragazza della stessa
età ,S.P. , di Santo Stefano. Anche l’occupante della Mini Cooper , L.F., 30
anni, di Carrara è stato aiutato ad uscire dai pompieri, dai carabinieri e dai
tanti altri soccorritori che erano giunti sul vialone. I cinque feriti sono stati portati all’ospedale di Sarzana
e ognuno di loro ha riportato lesioni e contusioni giudicate guaribili in un
paio di settimane. Il panettiere di Bolano è stato denunciato per guida in stato d’ebbrezza, dato che aveva superato di ben tre volte i parametri dell’alcol test. Gli è stata sequestrata la patente e gli sono stati tolti 20 punti per le varie infrazioni compiute. Silva Collecchia IL GAZZETTINO (ROVIGO) Ha aggredito i poliziotti quando ... Ha aggredito i poliziotti quando gli hanno comunicato che
gli avrebbero ritirato la patente. Ne ha mandati tre all’ospedale eppoi è stato
arrestato. Il tutto dopo non essersi fermato all’alt di una pattuglia e venire
bloccato dopo una manciata di chilometri. Le manette sono scattate ai polsi di Andrea Costa, 24
anni, rodigino abitante in via Galilei e che da ieri mattina alle 10 si trova
rinchiuso nel carcere di via Verdi a disposizione del sostituto procuratore
Sabrina Duò. È indagato di resistenza e violenza a pubblico ufficiale, oltre a
guida in stato di ebbrezza. Sono le 4,30 di ieri mattina. Una pattuglia della Polizia
stradale è ferma lungo la Statale 16 sulla corsia di immissione al Centro commerciale
la Fattoria. In ausilio, per un controllo di routine, ha una Volante. Transita
una Fiat Stilo che all’alt dei poliziotti non si ferma, ma prosegue verso il
capoluogo. La Volante inizia l’inseguimento e al semaforo con viale Tre Martiri
blocca l’auto. I due giovani a bordo vengono invitati a spostarsi in piazza
d’Armi. Tutto sembra tranquillo, sino a quando la pattuglia della Polstrada,
intanto sopraggiunta, sottopone il conducente all’alcoltest. I livelli sono ben
oltre i limiti così gli agenti comunicano al giovane che devono ritirargli la
patente. Scatta la reazione di Costa, prima a parole e poi con i fatti. Non vuole sottostare al provvedimento e si ribella. Gli agenti tentano di placarlo e poi devono immobilizzarlo. Operazione non facile per la robusta corporatura del giovane. Alla fine gli agenti riescono a mettergli le manette ai polsi, a portarlo in questura e ad arrestarlo su autorizzazione del sostituto procuratore Sabrina Duò. Poi tre poliziotti ricorrono alle cure del Pronto soccorso dove vengono giudicati guaribili con prognosi tra i 5 e i 10 giorni. IL GAZZETTINO (VICENZA) THIENE L’africano ha colpito un
avversario durante una lite, è scappato e poi per un sorpasso azzardato ha
causato una carambola a tre: gravissimo un suo connazionale Ghanese in fuga centra l’auto
degli sposini
(V.B.) Lite, investimento, fuga e
nuovo incidente, l’altra notte, fra Thiene e Villaverla. Il bilancio è di 4
feriti, dei quali uno gravissimo. Alle 0.30 di ieri la Polizia locale di Thiene è stata
chiamata alla pizzeria "Ok" di Lampertico per sedare una rissa tra
stranieri: una macchina aveva anche investito una persona. Giunti sul posto gli
uomini del comandante Scalpellini, non hanno trovato nessuno, in compenso
venivano a sapere che un individuo era in fuga su una Opel "Calibra".
Non passava neppure un minuto quando alla pattuglia arrivava una nuova
richiesta di soccorso, per un grosso incidente appena avvenuto a Villaverla, in
via Capovilla, di fronte al bar "Tana dell’orso". Nell’incidente
erano coinvolte tre auto: una "Calibra", una Opel "Astra"
sw. e una Bmw. Immediatamente i vigili assieme a due ambulanze del Suem di
Vicenza e due di Thiene e ai vigili del fuoco di Vicenza hanno raggiunto il
luogo del sinistro. In breve i tutori dell’ordine hanno scoperto che la
"Calibra", dirigendosi a forte velocità verso Vicenza, aveva tentato
il dell’"Astra", cozzando però frontalmente contro la Bmw che veniva
dal senso contrario. Dal groviglio delle lamiere i pompieri estraevano, dalla
"Calibra", Simons Larbi Aryeh, 31 anni, ghanese, residente a Vicenza,
e il suo passeggero, Tony Blay, connazionale e coetaneo, residente a Reggio
Emilia, e dall’"Astra" Blinda Adams, una 22enne sempre del Ghana,
abitante a Thiene. Nella Bmw viaggiava una coppia di novelli sposi, lui, I.G.,
30, di Isola Vicentina, ancora in frac, lei, M.Z., 29, di San Vito di
Leguzzano, in abito bianco: fortunatamente illesi. Il Larbi e la Adams sono
stati ricoverati all’ospedale di Schio con lesioni non serie. Toni Blay,
giudicato subito gravissimo, è stato portato, prima, a Vicenza e poi a Padova:
prognosi riservata. Nel corso delle indagini gli uomini di Scalpellini hanno scoperto che autore dell’investimento del pedone (fattosi medicare per suo conto), Prese Chrest, liberiano, 28 anni, residente a Vicenza, davanti alla pizzeria, era stato lo stesso Simons Larbi Aryeh. Il 31enne è ora in stato d’arresto all’ospedale di Schio con l’accusa di lesioni, omissione di soccorso e guida in stato di ebbrezza. IL GAZZETTINO (VICENZA) BASSANO In macchina, alle 7, totalmente
ubriachi
(B.C.) Li hanno trovati in auto disfatti
dall’alcol, alle 7 di mattina. Sabato, all’ora di colazione, una pattuglia della Polizia di Bassano, in città, ha fermato un’Audi A3. Dentro vi erano quattro ventenni di Cittadella, completamente ubriachi. Il guidatore, N.I., 25 anni (che al test alcolimetrico ha fatto segnare 210 mg./dl.) è stato denunciato per guida in stato di ebbrezza. Patente ritirata, auto sequestrata e fine della notte brava. LIBERTA’ Arrestato dai carabinieri per resistenza
Un giovane si butta in mezzo alla
strada per evitare l’alcol-test (er.ma) Un giovane ubriaco al volante della sua automobile, fermato dai carabinieri, non avrebbe voluto sottoporsi al test alcolimetrico e si sarebbe buttato in mezzo alla strada, rischiando di farsi investire da veicoli di passaggio. Avrebbe inoltre ingaggiato un parapiglia con i carabinieri che cercavano di ricondurlo al sicuro ai lati della carreggiata, spingendoli e schiaffeggiandoli. A un militare avrebbe anche strappato la divisa. Il fatto avvenuto ieri mattina alle 4 sulla Caorsana è costato l’arresto ad un 25enne di Pontedellolio. Il giovane è stato accusato di resistenza e violenza a pubblico ufficiale e danneggiamento. È stato inoltre denunciato per guida in stato di ebbrezza e gli è stata ritirata la patente. L’imputato è comparso ieri mattiana davanti al giudice Giuseppe Bersani e al Pm Antonio Rubino. A difenderlo l’avvocato Wally Salvagnini che per il suo assistito, ha chiesto i termini a difesa. Richiesta accolta dal giudice che ha rinviato il processo al prossimo 10 luglio. Nessuna misura cautelare è stata chiesta dal Pm, probabilmente anche in considerazione del fatto che i carabinieri intervenuti non avevano riportato lesioni. Il venticinquenne al termine dell’udienza è stato quindi rimesso in libertà. Intorno alle 4 del mattino una pattuglia dei carabinieri del Nucleo operativo e radiomobile della Compagnia di Piacenza, aveva notato una macchina che procedeva a zig zag lungo la Caorsana. La vettura è stata fermata e l’autista visibilmente ubriaco, secondo i militari, avrebbe rifiutato di sottoporsi al test alcolimetri scagliandosi in mezzo alla strada e cercando di resistere ai carabinieri che volevano riportarlo ai margini della carreggiata. IL TEMPO Notte di risse, un morto e un ferito Anagnina, la vittima è un ucraino. Un albanese
grave a Tor Vergata
di SILVIA MANCINELLI UN MORTO, un ferito grave e due agenti picchiati. È il bilancio di una notte di risse iniziata poco dopo le 24 dell’altro ieri, quando un ucraino di 35 anni viene portato al pronto soccorso del policlinico di Tor Vergata da tre connazionali ubriachi. Le numerose contusioni in tutto il corpo e le ferite da arma da taglio al volto non hanno dato però scampo a Boris Vjkoskj, morto poco prima dell’una di ieri mattina per arresto cardiocircolatorio. Secondo quanto riferito da alcuni testimoni agli agenti della squadra mobile, tuttora impegnati nelle indagini, anche i tre amici della vittima erano feriti. Barcollando avrebbero chiesto aiuto ad alcuni sanitari e poi, il viso tumefatto anche loro e l’aria spaventata, si sarebbero dileguati a bordo di un’automobile. Rintracciati e interrogati nel primo pomeriggio di ieri, i tre ucraini, in un italiano approssimativo, avrebbero raccontato agli inquirenti di aver preso parte a una rissa all’esterno del locale Tex, in zona Anagnina. Sulle cause dell’aggressione tanto violenta che ha portato alla morte dell’ucraino, così come sull’identità degli altri componenti della rissa, indagano gli uomini agli ordini del dottor Alberto Intini. È andata meglio invece a un cittadino albanese di 30 anni, soccorso da un’ambulanza in via di Rocca Cencia quando mancava un quarto d’ora all’una, solo mezz’ora dopo la prima rissa costata la vita a Boris. Picchiato con una violenza inaudita e abbandonato in strada, l’uomo è stato trasportato al policlinico Casilino. Nonostante le diverse ferite d’arma da taglio, concentrate questa volta all’addome, e un forte trauma cranico, lo straniero è riuscito comunque a raccontare ai poliziotti di essere stato malmenato da alcuni connazionali durante una lite degenerata per futili motivi. Operato d’urgenza, si trova al momento in prognosi riservata. Gli agenti del commissariato Casilino impegnati nelle indagini escludono categoricamente ogni possibile collegamento tra le due aggressioni, pure tanto simili. Sono invece finiti in manette due italiani, Francesco D. L., di 30 anni, e Gianluca C., di 29, che intorno alle 2,45 sono stati fermati dagli agenti della volante 19 e della Polizia Stradale mentre se le davano di buona ragione nel piazzale dell’area di servizio Tiburtina sud, sulla A24. Chiamati sul posto, i poliziotti avrebbero tentato di dividere i due che per tutta risposta gli si sarebbero avventati contro con calci e pugni. Immediato per loro l’arresto con l’accusa di violenza, resistenza e lesioni a pubblico ufficiale. Tre risse, a distanza di poche ore, hanno di nuovo sporcato di sangue le strade della Capitale a due giorni dall’omicidio nella degradata zona dell’Idroscalo, a Ostia, di Ramon Eduardo Bezada Cabezas. Il cileno, 37 anni, vecchia conoscenza delle forze dell’ordine per rapine e furti, è stato ammazzato venerdì sera con tre coltellate all’addome, all’inguine e allo stinco durante una rissa con alcuni connazionali. Il suo aggressore, dileguatosi insieme agli altri testimoni, è tuttora ricercato dalla polizia. Indagano gli agenti del XIII commissariato e la sezione omicidi della Mobile, diretta dal dottor Eugenio Ferraro. IL TEMPO Casilino Si addormenta nel cassonetto
Salvato dall’Ama
RIFLESSI pronti e una professionalità ultra decennale lo hanno reso eroe per un giorno. Vincenzo Abbate, 37 anni, da 15 dipendente Ama, ha salvato da morte atroce un rumeno di 23 anni senza fissa dimora che sabato notte, ubriaco fradicio, aveva scelto come rifugio il cassonetto di via Quaglia, a Tor Bella Monaca. Sarebbe stato stritolato dal compattatore se l’autista non si fosse accorto di lui dal monitor vicino al volante. È successo ieri mattina intorno alle 6,20. Abbate aveva agganciato ormai l’ultimo secchio per svuotarlo quando le urla del ragazzo, precipitato insieme all’immondizia, hanno richiamato la sua attenzione. Senza farsi prendere dal panico l’autista ha staccato immediatamente la presa della macchina evitando al rumeno una morte atroce. «Sono tre le persone che a Roma, negli ultimi nove mesi, sono state salvate dai cassonetti al momento della raccolta dei rifiuti», spiega il presidente dell’Ama Giovanni Hermanin, che nella giornata di ieri ha ringraziato Abbate. «In tutti questi casi - prosegue Hermanin – la prontezza di riflessi e l’accuratezza nello svolgere le operazioni di svuotamento da parte degli uomini dell’azienda ha evitato le tragedie». Sil. Man. IL TEMPO Un altro sabato notte movimentato
nelle vie del centro storico. Intorno alle 4 e mezzo sul posto sono dovute intervenire
diverse pattuglie del 113 per far tornare alla ragione un trentasettenne di
Manoppello, F.F. con precedenti penali alle spalle che, in evidente stato di
ebbrezza, passava il tempo ad infastidire i passanti e i client
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